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la cosa che preferisco di te è l'odore.
sai di terra, erbe, giardini. un po' più
umano di noi altri. 🍒
ʜᴀsᴀɴ Molte volte, Hasan si chiedeva ancora come avesse potuto la gente crederlo capace di qualcosa di tanto atroce come un omicidio; lui che Clara l'aveva amata davvero e che non farebbe male ad una mosca, e non solo per via del proprio credo. Ma soprattutto si chiedeva spesso perché non lo avessero mai creduto in quegli anni, quando aveva più volte ripetuto loro, che sapesse esattamente quanto fosse successo quella maledetta sera. ( ... ) Sa bene che si tratterà in quel bosco molto di più di quanto concesso dalla libertà vigilata, sa bene di star trasgredendo a delle regole molto rigide ma non gli importa, poich'egli ha quel bisogno viscerale di star a contatto con la natura. ( ... ) ‹ ‹ Sai io avevo due timpani funzionanti, una volta. › › Disse stizzito verso quella ragazzina che non la smetteva di urlar manco avesse visto un fantasma, ma nonostante la confusione nel di lui sguardo, continuò a guardarla con genuina curiosità. ‹ ‹ Potresti calmarti per cortesia, sei più snervante di una sirena della polizia. › ›
ᴠᴇᴇ Suo padre le dice spesso di non uscir quando il sole sta per tramontare, eppure Vivì, curiosa come un bambino, è solita passeggiare nel bosco anche al calar del sole. Resteranno forse poche ore di luce, ma la pace che trae da quelle sfumature di colore è a dir poco elevata. Siederà come al solito dinanzi al fiume a leggere il suo libro sulle piante, poi tornerà a casa e andrà a letto. Una vita normale la sua, se non fosse che non conosce niente del mondo se non quei boschi e le altre persone che lo popolano non le ha mai viste; anche perché suo padre le ha detto che sono tutti pericolosi. Mai dire mai comunque... Ed eccola lanciare un urlo, mentre gli occhi si posano sulla figura dinanzi a lei e di primo istinto dopo aver urlato, gli lancia una pigna. ‹‹ Non farmi male, non farmi male, non farmi male! ›› Lo ripete, nascondendosi dietro un albero e sbirciando solo dopo essersi appena calmata. ‹‹ Mi vuoi mangiare? ››
ʜᴀsᴀɴ Con le mani alzate quasi a voler, silenziosamente, rimarcar quel ` guarda che non ti faccio niente `, Hasan abbassò lo sguardo su quella pigna rimbalzatagli addosso e poi caduta a terra. ‹ ‹ Auch. › › Disse sarcasticamente, fingendo di provar tutto il dolore ch'ella forse sperava di provocargli con quel suo inutile gesto. ‹ ‹ Non intendo farti del male, cosa che sapresti da almeno un quarto d'ora se solo non stessi dando ascolto soltanto alle tue urla. › › Continuò avanzando d'un poco in direzione di quel albero, dietro il quale vi si fosse nascosta; non sembrava ferita e neppure in pericolo, ma neanche per così dire ` normale .` Quella ragazza aveva davvero qualcosa di strano, come se fosse appena uscita da un libro da colorare per bambini, su qualche mondo incantato. ‹ ‹ Ugh, non vedi? Ho le fauci più aperte del lupo in cappuccetto rosso › › Rispose sbuffando una piccola risata. ‹ ‹ Come ti chiami? › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Mio padre dice che voi altri siete pericolosi. ›› Ma deve ammetter che il cuore le batte di gioia e al contempo di paura. Ha sempre desiderato conoscere qualcuno di quelli che suo padre definisce altri, benché ne sia anche spaventata. Allo stesso modo sogna di esplorare il mondo ma suo padre le ha detto che anche quello è troppo pericoloso; non si esce dai confini del bosco! ‹‹ Sei il primo “ altro „ che vedo nella mia vita. ›› E sbuca fuori da dietro l'albero, osservando l'altro incuriosita dai suoi indumenti e dal suo aspetto. ‹‹ Io sono Vartiter, ma la mia famiglia mi chiama Vivì. E tu chi sei? ›› Chiede dunque, accennando poi un cordiale sorriso.
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Altro? › › Chiese non capendo, inarcando un sopracciglio. ‹ ‹ Scusa, dove hai detto che abiti? › › Continuò. C'era qualcosa di strano a cui non riusciva a venirne a capo in quel piccolo esserino. Sembrava sorpresa, genuinamente spaventata al vederlo, come se non si trovasse veramente a contatto con la realtà in cui vivevano. Tanto che per un istante Hasan pensò ella avesse subito chissà quale trauma cranico, e subito dopo ch'egli fosse sotto l'effetto di qualche strano allucinogeno; peccato però non avesse mai fumato niente in vita propria. ‹ ‹ Sono Rat, piacere di conoscerti Ví. Quindi tu mi stai dicendo che non hai mai visto qualcuno come me? Proprio mai? › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Altro, si. Quelli che vivono nel mondo si chiamano altri e sono pericolosi esattamente come il mondo. ›› Asserisce con convinzione, portando le mani chiuse a pugno sotto il mento. ‹‹ Ciao Rat, ho visto mamma e papà! Ma loro non sono '' altri ''. È la prima volta che vedo qualcuno del mondo, io abito nel bosco! oh no, non dovevo dirlo. ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Sai che anche tu vivi nel mondo, vero? › › Disse Hasan continuando a non capirla. ‹ ‹ Aspetta fammi capire bene, vivi nel bosco coi tuoi genitori da quando sei nata, e non hai mai visto cosa ci sia oltre esso? Mai mai? › › Com'era possibile una cosa del genere?
ᴠᴇᴇ Sbatte le palpebre diverse volte e lo guarda. ‹‹ Si, so dove vivo! Ma il mio lato di mondo non è pericoloso, cioè.. casa mia non lo è. Anche se vorrei vedere il tuo lato di mondo. Ma è pericoloso! Non voglio morire. ›› Si è sempre chiesta il motivo di quell'isolamento, tuttavia adesso che il forestiero è dinanzi a lei si chiede anche perché vivano da soli e perché lui sia vestito in quel modo. ‹‹ Mh mh, esattamente. Non sono mai andata a scuola ma -- non sono un ciuchino come Skeetie, papà mi fa lezioni su tutto. ››
ʜᴀsᴀɴ Hasan tornò seduto, a gambe incrociate come Buddha e la guardò per un attimo passandosi una mano tra i capelli castani, leggermente ondulati. ‹ ‹ Perché pensi che il mio lato di mondo sia pericoloso? › › Chiese dunque cercando finalmente di capir. C'era qualcosa che non lo convinceva per niente nel di lei racconto, e non intendeva viaggiar troppo con la fantasia, ma se fosse stata lei quella realmente in pericolo non l'avrebbe di certo lasciata lì, così. Non che egli non sapesse ci fossero persone che vivevan nei boschi, per scelta, ma addirittura da isolarsi così tanto e reputare gli altri estremamente pericolosi? No, qualcosa non gli quadrava sul serio. ‹ ‹ Scusa la domanda, ma quanti anni hai? › ›
ᴠᴇᴇ L'osserva con genuina curiosità e dondola sul posto, dando una sistemata alla gonna che solleva leggermente per superare un cumuletto di fango e poter sedere al suo fianco e fissare quel dolce brillar dell'acqua sotto le ultime luci del sole. ‹‹ Me l'ha detto papà, non mi ha detto perché è pericoloso -- ma così dice papà. ›› E solleva le spalle. ‹‹ Sono curiosa del mondo esterno, ma sono anche molto spaventata. Ho diciotto anni, comunque. E tu? ›› Poi l'osserva sorridendo. ‹‹ Sei vestito buffo! ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Vestito buffo in che senso? › › Chiese allor egli, continuando a rigirarsi tra le dita quel pezzo di cristallo grezzo, con cui intendeva costruirci un anello, prima che ella lo prendesse completamente alla sprovvista. ‹ ‹ Perché tuo padre di veste anche lui seguendo il tuo stile? › › Continuò indicandola da capo a piedi, con uno svogliato gesto della mano. ‹ ‹ Io ne ho ventitré, e ti assicuro che fuori da qui le cose non stiano esattamente come dice tuo padre. È vero i pericoli ci sono ma gli ` altri ` come li chiami tu non sono tutti cattivi. E di certo nessuno vuole mangiarti per cena, a meno che tu non ti trovi davanti ad un cannibale. › › Spiegò con un piccolo sorriso a fior di labbra.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Si, la mia intera famiglia si veste così. Sono abiti che cuce mia mamma. ›› E gioca con piccoli fili d'erba, ponendo le gambe in avanti e muovendo i piedi, che sbattono l'uno con l'altro. ‹‹ Cos'è un cannibale? Un animale? ›› Chiede dunque, piegando la testa e giocando con la propria collana, da cui pende un cristallo. ‹‹ Come sono le cose lì fuori? ››
ʜᴀsᴀɴ Hasan osservò quei di lei atteggiamenti a dir poco fanciulleschi, chiedendosi come potesse qualcuno essere tanto naive ed al contempo, tremendamente spensierato. Sembrava sul serio che le andasse bene la vita che viveva, aldilà della di propria già ben palesata curiosità. ‹ ‹ Un cannibale è un ` altro ` che mangia ` altri. ` Ma lo fa perché è schizzato, non siamo tutti così. E fuori le cose sono normali, per alcuni monotone. Non lo so ... Dovresti vederlo coi tuoi occhi per capire. — Anche quella l'ha fatta tua madre? › › Chiese infine indicando la piccola collanina al di lei collo.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Sarebbe bello poterlo vedere con i miei occhi ma non posso. Papà dice anche che se me ne andassi darei alla mia mamma un dolore immenso. Dice anche che non bisogna parlare del mondo esterno, con lei. ›› E alza nuovamente le spalle, posando due dita sulla collana per acciuffarne il cristallo. ‹‹ Oh no, questa no. Non possediamo mezzi per creare queste cose, credo. Un giorno l'ho semplicemente trovata nel bosco e l'ho presa, per ricordarmi che esiste altro lì fuori. Poi mi piaceva il suo colore, il verde è il mio preferito! Tu ce l'hai un colore preferito? ›› Chiede dunque sporgendosi curiosa nella sua direzione. ‹‹ Hai un sacco di segni sulla pelle, come Kratos! Lo sai che è figlio di un Titano e di una ninfa? Il mio secondo nome è Nymphes! ›› Che stia parlando troppo? Suo padre non ne sarebbe per nulla contento.
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Puoi sempre uscire a vederlo e poi tornare senza che loro lo sappiano, no? › › Disse Hasan, tornando a poggiar lo sguardo sul cristallo, che avvolse con del sottil fil di ferro. Quella per i gioielli era una passione ereditata dal padre, o meglio coltivata attraverso i racconti di sua madre su quest'ultimo, dal momento in cui l'uomo li aveva abbandonati quand'egli era ancor troppo piccolo, per ricordar la verità. ‹ ‹ Quindi è tua madre che ha scelto di farvi vivere qui? › › Continuò egli. ‹ ‹ Comunque si ce l'ho un colore preferito, l'azzurro. Ma in generale mi piacciono tutti i colori, specialmente quelli dei cristalli tipo l'ametista. Ad esempio, sai che il ciondolo della tua collana sia un pezzo di avventurina verde? › › E rise, sentendo quel paragone per i tatuaggi sulle braccia, visibili per via della t-shirt bianca immacolata, che copriva gran parte di questi ultimi, specialmente sul petto. ‹ ‹ La mia conoscenza in fatto di mitologia si ferma a quanto ho imparato a scuola. Il mio secondo nome è Marat. Rat per gli amici, che dicono io somigli ad un topo di fogna. Comunque Nymphes è molto più carino come nome. › › Concluse tornando a sorriderle.
ᴠᴇᴇ ‹‹ E se mi accadesse qualcosa? E se non sapessi come tornare a casa? ›› Chiede, visibilmente in ansia, calmandosi poi quasi repentinamente lanciando un sassolino che accarezza la superficie del fiume. ‹‹ Credo che si, sia lei ad aver scelto di vivere qui. È un posto che la fa stare tranquilla. Papà dice che ne ha bisogno, ma non so perché. ›› E osserva le sue mani lavorare, sorridendo tranquilla, d'altro canto non riesce a sentirsi in pericolo. ‹‹ Non lo sapevo! Sembri intendertene molto. ( ... ) io invece amo la mitologia, se torni qualche volta potrei insegnarti qualcosina su di essa. E non somigli ad un topo di fogna! Sai, una volta un topino è entrato in casa nostra, era molto carino! ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Oh quindi io non sono carino? › › Chiese fingendosi tremendamente offeso. ‹ ‹ A tornare torno, anche perché si sta facendo davvero tardi e dovremmo entrambi rientrare a casa, io nella mia e tu nella tua. Specialmente tu, a meno che non vuoi tuo padre si arrabbi e non ti lasci più uscire. › › Disse sorridendole appena. ‹ ‹ Non hai un telefono cellulare, vero? — Comunque sì di cristalli ne so abbastanza, sono molto legato alla natura e a tutto ciò che significa vita. › › Ammise, lui che non raccoglierebbe neppure un fiore e che sta attento a non calpestar neppure una formica; per questo non capiva neppure come avessero fatto le autorità ad accusarlo della morte della ragazza ch'egli, un tempo, amava.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Oh no no, intendevo dire che sei più simile ad un topolino che ad un vero e proprio ratto! Sai di quelli carini, con il musetto adorabile e i baffi. ›› Un sorriso dolce le veste le labbra nel mentre si alza. ‹‹ Io posso restare fuori fin quando non si vedono le lucciole, a patto che me ne stia nei dintorni di casa. Vuoi vedere casa mia? Da lontano però, abbiamo i cavalli, le mucche, i maialini e un asino super piccolo! Poi abbiamo anche i pomodori, tanta verdura -- oh no lo sto facendo di nuovo, scusa! È che sei la prima persona con cui parlo che non conosce niente di me. Sono felicemente agitata! ›› E fa qualche passetto, allungando la mano nella sua direzione. ‹‹ Non so cosa sia un telefono cellulare..ma anch'io sono molto legata alla natura. Sai che conosco ogni proprietà delle piante nel bosco, che siano esse curative o no? ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Non scusarti. › › Disse egli, alzandosi a propria volta; e tirando fuori dalla tasca l'orologio da taschino di suo padre, lasciò cader in essa la collana appena fatta. ‹ ‹ Ci vengo, ma sto poco perché casa mia è parecchio lontana da qui e sono a piedi. › › Spiegò guardando l'ora, abbasandosi a raccogliere la propria felpa, che indossò poi con gesto svelto. ‹ ‹ Comunque devo portarti un telefono se riesco, ed insegnarti ad usarlo, così se è brutto tempo e non possiamo vederci, almeno ti rimane un contatto col mondo che non conosci. › › Disse, e le sorrise infilando le mani nelle tasche dei jeans. In qualche modo quella ragazzina lo faceva stare in pace con se stesso, ma non era ancora pronto al contatto con un altro essere umano. ‹ ‹ Io so riconoscere i funghi velenosi. Comunque se mi fai strada ti seguo — e mi stai dicendo che le lucciole esistono davvero? Non ne ho mai vista una! › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Potrei prestarti il mio cavallo per tornare a casa ma non credo sapresti dove metterlo, poi. ›› Una risata cristallina e delicata, che ricorda quasi quella piccola pietra che sfiora la superficie dell'acqua con eleganza le esce dalla labbra. Sua madre le ha insegnato a non ridere in maniera '' sciocca '' troppo rumorosa e coprirsi la bocca, ed è ciò che fa. ‹‹ Quindi il telefono serve per sentire le persone che non sono vicine a noi? Cioè tipo tu sei lì dentro e puoi parlare con me? ›› Chiede adesso confusa, mentre inizia a camminare stando attenta a rami sul terreno e pietre. ‹‹ Io no, ammetto di aver rischiato spesso di raccogliere quelli velenosi. ( ... ) Il bosco è un posto magico sai? Specialmente il posto dove eravamo prima, che inoltre è il mio preferito. Esistono davvero e sono molto belle. Le trovo anche molto romantiche! Ma forse troverei romantica qualsiasi cosa. Adoro le cose romantiche! ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Sei gentile ma temo tu abbia ragione, nel mio garage non c'è spazio per il tuo amichetto. › › Ribatté egli, calciando distrattamente qualche sassolino nel tragitto. ‹ ‹ Non proprio comunque, io sarei a casa mia non nel telefono, ma ti arriverebbe un mio video in diretta, dal mio telefono al tuo. › › Tentò di spiegarle. ‹ ‹ Poi ti spiegherò meglio. › › aggiunse. ‹ ‹ E fidati non ti ci facevo proprio romantica, visto il tuo essere appena uscita da qualche trilogia sulle fate e chissà quale mondo perduto. › › Scherzò infine.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Uhm sono un po' confusa! Come si fa ad essere nel telefono di qualcuno e contemporaneamente a casa propria? Aspetta -- hai dei poteri magici? ›› Sgrana dunque gli occhi, brillanti e felici come quelli di una bambina dinanzi a dei dolciumi. ‹‹ Io sono un alseide, come Callisto e Anthea, loro erano ninfe buone che concedevano passione e cure a chi attraversava il bosco. Ho letto della passione nei romanzi che divoro, le donne innamorate vengono descritte come passionali. Credo che sia un sinonimo di romantiche..! ›› Gli sorride e indica poi in lontananza, quella grande casa fatta di legno, circondata nei lati da un campi pieni di colture. ‹‹ E quella è casa mia. ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Oh le mie più sentite scuse mini ninfa. › › Disse Hasan alzando le mani in segno di resa. ‹ ‹ Non è che sei nel telefono, è solo una tua versione fatta di pixels, e no non ho poteri magici. › › Proseguì trattenendo una lieve risata. ‹ ‹ Oh quindi i libri sai cosa siano, almeno quello. Cominciavo un po'a preoccuparmi. › › Concluse osservando la casa, che sembrava un'accurata rappresentazione del vivere in maniera modesta, visto gli orti e il bestiame attorno. Potendo scegliere si sarebbe volentieri trasferito anch'egli in quella pittoresca oasi di pace.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Cosa sono i pif..fixtel? ›› Chiede perplessa, gonfiando poi le guance. ‹‹ Hey! Guarda che io leggo molto e so cosa sono i libri! Sono praticamente la mia unica compagnia qui. ›› Ammette con un velo di tristezza che sparisce dietro un sorriso. ‹‹ Tornerai davvero? ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Lascia stare te lo spiego un altro giorno. › › Disse Hasan guardandola con tenerezza. ‹ ‹ Qual è l'ultimo libro che hai letto? › › Chiese poi, riprendendo il ciondolo dalla tasca. ‹ ‹ Prendilo › › Disse aspettando ella gli allungasse la mano per poter lasciarlo cader nel di lei palmo. ‹ ‹ Non è un regalo, ma una garanzia. Tornerò a riprenderlo. › › Concluse con un piccolo sorriso in volto.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Un grande classico di questi tempi, Anna Karenina. “ Capì che, non solo ella gli era vicina, ma che ora non sapeva più dove finiva lei e dove cominciava lui. ” ›› Sorride dolcemente, passandosi qualche ciocca rossa dietro le orecchie. Poi osserva l'altro ed apre la mano accogliendo il ciondolo che lui le lascia. L'osserva e lo stringe delicatamente verso il petto. ‹‹ Me ne prenderò cura. ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Il mio peccato principale è il dubbio. Io dubito di tutto e mi trovo sempre nel dubbio. › › Replicò Hasan, di gran lunga più razionale. ‹ ‹ Non farlo vedere a tuo padre però, non voglio crearti problemi. › › Le consigliò poi. ‹ ‹ È il caso io torni indietro ora, si è fatto davvero tardi. › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Oh no, preferisco : scese, evitando di guardarla a lungo, come si fa col sole, ma vedeva lei, come si vede il sole, anche senza guardare. ›› Ancor un sorriso e un annuir del capo. ‹‹ Si, sarà meglio. La notte è bella, così come la luna, ma anche terribilmente pericolosa. ›› E s'allontana di qualche passo, uscendo dall'alta vegetazione. ‹‹ Ti aspetterò. A presto, nuovo amico. ›› E così, con il sorriso più smagliante che possa fare, si volta camminando verso casa.
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Perchè sei proprio un'inguaribile romanticona. › › Ribatté Hasan ridendo genuinamente; una risata davvero lieve ma pur sempre veramente genuina, dopo tanto tempo. ‹ ‹ Sogni d'oro, Vi. › › Concluse infine.
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VARTITER AND HASAN .ᐟ
soulmate name : hasan kerr.
first meeting : vee ha passato la propria vita isolata in una casa di campagna assieme ai genitori. Suo padre le ha sempre detto che le persone del mondo esterno fossero una minaccia e lei non ha mai ceduto alla curiosità di conoscerle proprio perché credeva alle sue parole. Tuttavia, in una delle sue segrete passeggiate al lago, Vartiter conosce Hasan. Il loro incontro parte con lo spavento della ragazza, divenendo poi un legame saldo e affidabile che le ha fatto non solo conoscere il mondo esterno, smontando le false verità di suo padre ma anche l'amore che tanto ha sognato leggendo libri.
couple resource : abigail cowen & danny griffin.
important dates :
30 giugno 2022 ⎬ primo incontro.
25 settembre 2022 ⎬ inizio relazione.
21 ottobre 2022 ⎬ prima gravidanza.
11 maggio 2023 ⎬ interruzione di gravidanza.
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# THE “ HEAVEN GIRL ” : 𝖌𝖚𝖑𝖑𝖎𝖇𝖑𝖊 & 𝒔𝒊𝒏𝒄𝒆𝒓𝒆 , i'm not afraid of god, i'm afraid of man . original character based on kate marsh ( life is strange ) . ‘ ‘ 𝖙𝖊𝖓𝖉𝖊𝖗𝖓𝖊𝖘𝖘 𝖎𝖘 𝖆 𝖛𝖎𝖗𝖙𝖚𝖊 ‚ ‚
USEFUL LINKS :
about her.
relationship.
pinterest.
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𝅄 🐁 : hasan marat kerr .ᐟ a little lost, a little found.
YOUR LIPS, MY LIPS, APOCALYPSE.
original character . 🕷️
introvert & talented.
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# THE “ WOOD NYMPH ” : 𝖎𝖓𝖓𝖔𝖈𝖊𝖓𝖈𝖊 & 𝒑𝒖𝒓𝒊𝒕𝒚 , being strong is the only choice you have . original character based on 𝗮𝗹𝗰𝗲𝘀𝘁𝗶 and 𝘀𝗵𝗲𝗿𝗿𝘆 ( twd ) . ‘ ‘ 𝖎𝖓 𝖑𝖎𝖇𝖗𝖎𝖘 𝖑𝖎𝖇𝖊𝖗𝖙𝖆𝖘 ‚ ‚
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