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Come riconoscere la celiachia nei bambini
Come fa una mamma ad accorgersi che il proprio bambino soffre di celiachia?
Le prime manifestazioni della celiachia nel bambino sono diarrea, vomito, arresto della crescita, scarsa massa muscolare o eccessiva magrezza. La diagnosi precoce è fondamentale e si deve basare non solo sui sintomi tipici della malattia, ma anche su quegli aspetti che caratterizzano le forme atipica e silente di celiachia. Ecco perché nei bimbi le alterazioni dell’umore, l’irritabilità, l’apatia, l’assenza del sorriso, ripetuti mal di pancia, stati anemici e l’essere in certo qual modo distaccati dall’ambiente circostante, possono essere dei piccoli segnali cruciali nell’identificazione di forme di celiachia atipiche o silenti. Spessissimo, infatti, questi aspetti sono trascurati e, crescendo, il bambino sarà un adulto dal carattere depresso, a volte con dolori addominali, gastrite, un senso di inadeguatezza, oltre ovviamente ad essere un soggetto probabilmente con alcune patologie associate e moltissime altre potenziali che nei celiaci hanno una ricorrenza maggiore (tiroiditi autoimmuni, diabete o neoplasie dell’apparato digerente)”.
La diagnosi precoce quindi, è fondamentale per scongiurare e/o anticipare possibili complicazioni o vere e proprie patologie future. Anche gli esami del sangue sono importanti, non sono invasivi e sono altamente affidabili, come anche la determinazione degli anticorpi antiTransglutaminasi che può essere effettuata sulla saliva. Ma è l'arresto della crescita il segnale che più spesso allarma e allerta i genitori che si presentano all'osservazione del pediatra.
La diagnosi e la cura della celiachia in età pediatrica devono tener conto dei diversi aspetti clinici, nutrizionali, psicologici, familiari e sociali in rapporto al periodo dell'età evolutiva nella quale viene eseguita la diagnosi di celiachia.
Come affrontare la diagnosi?
Dopo la diagnosi, la famiglia deve intraprendere un percorso di adattamento e una riorganizzazione dello stile di vita che coinvolge tutti i suoi componenti. Se ben organizzata, la dieta del bambino celiaco permette un'adesione ottimale: stoviglie dedicate, organizzazione della dispensa con alimenti senza glutine separati da quelli del resto della famiglia, acquisto dei prodotti certificati e l'informazione alla scuola in modo che la mensa si adegui alle esigenza, sono i suoi pilastri certificati. A cui si aggiunge l'apprendimento di ricette nuove che rendano varia e gustosa la dieta del piccolo celiaco. Ciononostante, più della metà degli adolescenti abbandona la dieta senza glutine a causa della perdita del controllo dei genitori, del desiderio di adeguarsi al gruppo e di non essere accettato o marginalizzato. La mancata aderenza alla dieta comporta una ricomparsa dei sintomi e nuove manifestazioni.
Nell'adolescente celiaco non diagnosticato o che non segue correttamente la dieta senza glutine, il picco di massa ossea che viene raggiunto rimane ridotto con la conseguenza di un maggiore rischio di osteoporosi in età adulta. Questo perché l'aderenza alla dieta, qualora instaurata dopo il raggiungimento del picco di massa ossea (16-18 anni nelle femmine, 20-22 anni nel maschio), non basta più da sola a correggere il difetto di mineralizzazione dell'osso. Ma una corretta dieta senza glutine è in grado ripristinare in un anno la normalizzazione della quota minerale ossea.
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farmacia-sant-elena · 7 years
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L’importanza di una corretta alimentazione per i celiaci
A tutt’oggi, nonostante i grandi avanzamenti della ricerca scientifica, una rigorosa e permanente dieta priva di glutine rappresenta l’unico trattamento disponibile per la celiachia. Dalla dieta quotidiana del paziente devono essere esclusi tutti gli alimenti contenenti frumento (pane, pasta, pizza, biscotti), orzo e segale. La dieta senza glutine prevede il consumo di alimenti naturalmente privi di glutine come frutta, verdura, ortaggi, legumi, pesce e carne freschi, uova, latte, formaggi tradizionali, yogurt naturale. Esistono infine gli alimenti appositamente formulati per celiaci: sono sostituti di prodotti che per il consumo generale sono totalmente o prevalentemente costituiti da farine con glutine e che sono invece prodotti con materie prime prive di glutine o deglutinizzate. Alcuni esempi sono il pane di mais, pasta di mais e/o di riso e i prodotti da forno e i mix di farine costituiti da farine di cereali senza glutine uniti a fecola di patate o farina di semi di carrube. È molto importante che un paziente celiaco non abbandoni mai l’alimentazione priva di glutine. Il rischio di complicanze infatti, aumenta nei pazienti in cui viene ritardata la diagnosi e in quelli in cui c’è scarsa aderenza alla dieta. La fase della vita più problematica nel mantenimento della dieta corretta è l’adolescenza: è il momento in cui il giovane acquista la sua indipendenza, anche alimentare. I ragazzi che hanno accettato per lungo tempo questo regime dietetico spesso si ribellano e una consistente percentuale interrompe o non segue strettamente la dieta senza glutine, con conseguenze sulla loro salute e sul loro sviluppo, che arriva a completamento proprio negli anni dell’adolescenza. Molti pazienti, inoltre, pensano che seguire uno schema alimentare senza glutine sia restrittivo; in realtà, un’alimentazione senza glutine varia ed equilibrata fornisce tutti i macro e micronutrienti necessari e le persone celiache non necessitano di integratori vitaminici o di minerali, soprattutto dopo i sei mesi dalla diagnosi, quando il normale assorbimento intestinale si è ristabilito grazie alla dieta.
Attenzione ai piatti pronti Il paziente celiaco deve prestare particolare attenzione nei confronti degli alimenti commerciali a complessa formulazione - come piatti pronti, salse, salumi, gelati - che potrebbero contenere quantità più o meno rilevanti di glutine aggiunto come additivo o presente per contaminazione accidentale durante il processo produttivo. Il consumo di questi prodotti alimentari è permesso nell’ambito di una dieta senza glutine, solo se in etichetta è riportata la dicitura “senza glutine”. I pazienti celiaci quindi devono essere sempre molto attenti e scrupolosi nella lettura delle etichette. Come e perché variare la dieta Una corretta informazione ed educazione alimentare sono fondamentali per permettere al celiaco di seguire una alimentazione varia ed equilibrata. L’informazione non deve coinvolgere soltanto il paziente, ma anche i suoi familiari, soprattutto quando si tratta di bambini, in modo da prevenire o ridurre il rischio di possibili complicanze legate alla cattiva gestione dell’alimentazione che, abbiamo visto, per il celiaco è una vera e propria terapia. L'alimentazione senza glutine non è, come potrebbe sembrare, limitativa o legata necessariamente al concetto di rinuncia. Prendendo spunto dalla sempre cara dieta mediterranea, si possono individuare una moltitudine di alimenti naturalmente privi di glutine che ognuno di noi consuma giornalmente e che sono alla base di numerose ricette gustose, da quelle semplici alle più elaborate. Le proteine del glutine non hanno un alto valore biologico e nutrizionale, poiché non contengono amminoacidi essenziali; l’eliminazione dei cibi contenenti glutine non rappresenta dunque un grosso problema dal punto di vista nutrizionale. Il celiaco ha quindi a disposizione tutti i componenti per costruire una dieta bilanciata e varia. L'esclusione nella dieta del glutine infatti non deve escludere le regole di base di un’alimentazione sana ed i principi della "dieta mediterranea" che promuovono i cereali (scegliendo quelli privi di glutine), i legumi, la frutta, gli ortaggi, il pesce, le spezie e l’olio di oliva. La densità energetica, il contenuto in fibre vegetali e vitamine, il contenuto e la composizione dei grassi prevalentemente di origine vegetale di questi alimenti hanno un ruolo protettivo verso molte patologie e favoriscono un buon stato di salute generale. La dieta mediterranea è il migliore “elisir” di una lunga vita in salute, perché privarsene anche se siamo celiaci? Anche il celiaco quindi, benché con le dovute accortezze che derivano dalla sua condizione, può godere ogni giorno di una alimentazione varia e gustosa, senza privarsi del piacere della buona tavola e di una sana alimentazione che difende e protegge la sua salute.
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farmacia-sant-elena · 7 years
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La celiachia è diventata una moda!
Negli ultimi tempi si è diffusa l’abitudine ad adottare, senza ragione medica una dieta senza glutine in persone non celiache, spesso per l’errata convinzione che “la dieta senza glutine faccia dimagrire”. Naturalmente, si tratta di un’affermazione senza nessun fondamento scientifico: nelle persone non celiache, eliminare il glutine non ha nessuna azione dimagrante o benefica sulla salute.
Non giova alla salute e neppure al portafoglio, eppure il “no glutine” attira proseliti a ritmi impressionanti, tanto da far conquistare all’Italia la fascia di reginetta del “gluten free” per moda. Se i casi di celiachia diagnosticati sono 190.000, i “malati immaginari”, quelli cioè che fanno autodiagnosi o semplicemente considerano gli alimenti senza glutine un volano per avere la pancia piatta e il cuore sano, superano i 6 milioni.
Chi è celiaco non ha alternative: deve seguire per tutta la vita una dieta senza glutine per far regredire i sintomi ed evitare le complicanze della malattia.
Chi non lo è, invece, non ha motivi validi per escludere gli alimenti contenenti glutine e soprattutto ne ha ancora meno per consumare i prodotti dietetici destinati ai celiaci.
Diverso è se si sceglie di ampliare la gamma di cereali consumati, favorendo quelli naturalmente privi di glutine; la varietà alimentare è sicuramente positiva, così come il rispettare le giuste quantità di carboidrati consigliate dalla società italiana di nutrizione umana.
Quella che negli ultimi anni è divenuta una moda, in realtà non è altro che una grave e pericolosa banalizzazione di un trattamento dietetico necessario e salvavita per le persone affette da celiachia. Anzi, eliminare i prodotti senza glutine, in assenza di sintomi clinici della malattia, potrebbe avere un effetto controproducente: mascherando eventuali sintomi della celiachia, possono quindi ritardarne la diagnosi, esponendo alla lunga l’individuo a rischi per la salute, anche gravi.
Secondo i dati più recenti, quindi, sarebbero milioni gli italiani non celiaci che attingono alle proprie risorse per seguire una dieta senza glutine, cara e, in questo caso, priva di ogni beneficio. Se non si arresta questa deriva, si corre il rischio di smantellare le tutele dei celiaci e di perdere le caratteristiche distintive della terapia dietetica per la celiachia.
La dieta senza glutine è invece essenziale per i pazienti celiaci: in Italia si stimano circa 600.000 casi, pari all'1% della popolazione, ma i diagnosticati ad oggi sono appena 190.000. Il Servizio Sanitario Nazionale eroga ai pazienti celiaci i prodotti dietetici senza glutine fino a un tetto massimo di 90 euro/mese per paziente: "I celiaci hanno faticosamente conquistato diritti e tutele che però - avverte l'Aic - rischiano di essere messi in discussione dal diffondersi della moda del senza glutine tra i non celiaci, che banalizza la malattia". I veri celiaci, invece, hanno spesso difficoltà anche nel mangiare fuori casa.
È importante tenere sempre presente che l’alimentazione, così come molte altre questioni legate alla nostra salute, è un tema complesso ed è bene non lasciarsi guidare dalle dicerie che si leggono in rete o dalle mode del momento, ma ascoltare sempre i medici e i ricercatori che hanno dedicato all’argomento anni di studio e lavoro. Sono gli unici in grado di parlarne in maniera rigorosa e senza sensazionalismi, e di darci i giusti consigli.
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farmacia-sant-elena · 7 years
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COLESTEROLO: VOGLIAMO SOLO QUELLO BUONO
Il colesterolo è stato isolato per la prima volta nel 1816 dal chimico francese Michel Eugène Chevreul. Componente del sangue di importanza vitale, è dotato di molteplici funzioni. l colesterolo, infatti, è un elemento costitutivo strutturale della membrana di tutte le cellule e del rivestimento di mielina che ricopre i nervi. Esso è anche indispensabile per la formazione dei sali biliari, della vitamina D e di molti ormoni. Il contenuto di colesterolo negli alimenti (colesterolo esogeno) rappresenta il 30% del colesterolo totale, mentre il restante 70% viene prodotto dal fegato (colesterolo endogeno). BUONO E CATTIVO Già alla fine degli anni Settanta si era giunti alla conclusione che il colesterolo elevato nel sangue fosse uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Negli anni successivi tale rischio è stato differenziato in base al rapporto tra le frazioni del colesterolo cosiddetto “buono”, legato alle proteine HDL (High Density Lipoproteins), e del colesterolo “cattivo”, trasportato dalle proteine LDL (Low Density Lipoproteins). Alti livelli di lipoproteine ad alta densità o HDL manifestano un ruolo protettivo nei confronti di cuore e vasi, mentre valori elevati di lipoproteine a bassa densità o LDL comportano un rischio diretto di malattie cardiovascolari. Secondo la Società Europea dell’Arteriosclerosi, i valori medi ottimali di colesterolo nel sangue devono essere inferiori a 200 mg per 100 ml per l’adulto e a 160 mg per i bambini. Il colesterolo che è in eccesso si accumula nel tessuto adiposo, nei lipomi, nei calcoli biliari e nelle placche di aterosclerosi, noti anche come ateromi, che restringono progressivamente il lume dei vasi, ostacolando la circolazione e provocando la sofferenza dei tessuti irrorati. Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nei Paesi occidentali. In Italia sono responsabili del 44% di tutti i decessi. Si stima che il 23,5% della spesa farmaceutica italiana sia destinata alle affezioni cardiovascolari. Tra di esse, le forme acute più frequenti comprendono infarto cardiaco e ictus cerebrale. La lesione di base comune è l’aterosclerosi.
COME CONTROLLARE IL COLESTEROLO? È stato rilevato che spesso un eccesso di colesterolo è la conseguenza di uno stile di vita sedentario e di un’alimentazione ricca di zuccheri semplici e di grassi di origine animale. Le statine rappresentano il farmaco di elezione nel trattamento dell’ipercolesterolemia. Tuttavia, esse possono indurre fenomeni collaterali, come i dolori, crampi e debolezza muscolare con danno a livello renale. Alcuni complementi nutrizionali permettono un controllo più fisiologico del colesterolo elevato.
di Bruno Brigo Medico specializzato in Medicina Interna e Riabilitazione, autore di numerosi testi di Medicina Integrata
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farmacia-sant-elena · 7 years
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Gli ultimi dati sulle allergie primaverili
Il 33,6% degli italiani associa la primavera all'arrivo delle allergie, il 40% dichiara di soffrire di una qualche forma allergica e la quota di allergici che soffrono inesorabilmente tutte le primavere, spesso o sempre, è pari al 19,5% del campione. Per controllare i sintomi, quasi la metà fa ricorso ai farmaci senza obbligo di prescrizione (antistaminici e antiallergici, decongestionanti, vasocostrittori e corticosteroidi). Questo il dato che emerge da un un'indagine di Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione) effettuata a febbraio 2017 su 1.000 cittadini, presentata in una conferenza stampa. Secondo i dati non si rilevano significative differenze tra uomini e donne; quello della rinite allergica sembra essere un problema che riguarda in misura crescente i giovani: uno su quattro dei rispondenti under 30 si dichiara allergico. «Il calcolo di prevalenza riferisce un 30% circa di adolescenti con rinite, con trend in crescita - dichiara Giorgio Walter Canonica, Presidente Siaac, Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica - si è calcolato che questa stessa popolazione potrebbe arrivare al 50% nel 2020». Starnuti (62,1%), prurito agli occhi (57,5%), lacrimazione (47,7%) e naso chiuso (39,4%) i sintomi più fastidiosi delle allergie, che rappresentano fattori limitanti per gli impegni quotidiani. Quasi il 45% degli intervistati ha dichiarato di non dormire bene la notte, il 32,5% di avere difficoltà a concentrarsi mentre, soprattutto i giovani, affermano di "sentirsi malati". «Difficoltà del sonno e conseguente irascibilità sono tra gli effetti più fastidiosi per chi soffre di allergie primaverili. Questo condizionamento negativo nel riposo notturno limita il rendimento del soggetto allergico - afferma Canonica- e riduce drasticamente la produttività lavorativa per gli adulti e dello studio nei giovani o bambini. Questa è la conseguenza più impattante, anche a livello di costi sociali che la rinite allergica si porta dietro». E, se con il passare dell'età, l'allergia viene vissuta meno come una malattia ma più come fastidioso elemento di disturbo della vita di tutti i giorni, i suoi sintomi condizionano non solo chi ne soffre ma limitano anche la quotidianità e le abitudini della vita dell'intera famiglia. L'irritabilità e il cattivo umore causati dall'allergia possono creare situazioni di contrasto e litigi in famiglia (41,6%), limitarne la vita all'aria aperta (40%) e le interazioni sociali (21,1%). Insomma, l'allergia rende la vita familiare più pesante e difficile, ancor più se si hanno figli piccoli che, in caso di allergie, diventano ingestibili. Per tenere a bada i sintomi delle allergie primaverili, quasi la metà degli italiani fa ricorso ai farmaci senza obbligo di prescrizione (antistaminici e antiallergici, decongestionanti, vasocostrittori e corticosteroidi) che conoscono per esperienza, percentuale in aumento rispetto al 2014 (42,5%) e che sale al 56,1% tra coloro che dichiarano di soffrire di rinite allergica tutti gli anni. Inoltre, circa il 32% si affida al consiglio di uno specialista della salute, il medico o il farmacista. Una quota non minoritaria (18,6%) si affida a prodotti naturali, mentre solo il 6,8% dichiara di aver ricorso al vaccino. Più in generale, si rileva un'alta propensione a combattere i sintomi delle allergie respiratorie tanto che, rispetto ai dati della medesima indagine effettuata nel 2014, diminuisce di 9 punti percentuali - attestandosi al 13,3% - la fetta di coloro che dichiarano di aspettare che l'allergia passi da sola. «L'incidenza di allergie respiratorie è in costante aumento ed è correlata non solo a fattori genetici ma anche a stile di vita e a fattori ambientali- aggiunge Canonica-. In linea di massima, la percentuale di persone che soffrono di allergie si attesta intorno al 40% della popolazione generale, confermando il risultato della recente indagine di Assosalute. È un dato di fatto che il soggetto allergico - conclude Canonica - abbia sicuramente imparato a gestire con soddisfazione i sintomi più comuni della rinite, anche attraverso l'impiego di i farmaci da banco. È comunque molto importante ricordare ai pazienti di far ricorso al consiglio del farmacista o del medico per gestire al meglio la sintomatologia».
Articolo tratto da www.farmacista33.it.
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farmacia-sant-elena · 8 years
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Il piacere del Natale, senza prendere peso
Attendere le festività con la paura di ingrassare ci renderà impossibile godere appieno sia di un momento speciale quale il Natale, sia del piacere della convivialità che l’accompagna.
La frustrazione della rinuncia, proprio in una situazione speciale in cui l’eccesso ed il gusto la fanno da padroni, renderà ancora più difficile superare le feste. Quindi, vediamo cosa è importante ricordare:
I momenti di convivialità importanti meritano di essere vissuti senza pensare a “cosa dovrei mangiare per nutrire al meglio il mio corpo”. E' tanto importante anche nutrire la mente e per farlo non c'è niente di meglio che un pranzo di famiglia o con amici, in totale spensieratezza. Non alterniamo abbuffate a digiuni, mantenendo quindi sempre un certo equilibrio, in modo da essere sempre sazi.. Scegliamo prima qualcosa a base di verdura, poi orientiamoci verso quei cibi che sappiamo darci più appagamento sensoriale, evitando magari quelli a noi meno graditi, che mangeremmo solo perché ci passano sotto il naso. Evitiamo il digestivo. E' un nome del tutto fuorviante. A fine pasto, il miglior modo per NON digerire correttamente è prendere un digestivo. Nei giorni “di mezzo” cerchiamo di rispettare una dieta equilibrata. Infine, nel dopo pranzo, facciamo una bella passeggiata. Rimanere sul divano ci annoia e ci rende pigri...
Dr.ssa Barbara Fariello Biologa Nutrizionista
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farmacia-sant-elena · 8 years
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IL GLUTINE C’E’, MA NON SI VEDE
In questi ultimi anni il numero di persone colpite da celiachia, oltre a quello di persone affette da sensibilità al glutine, è notevolmente aumentato. Chi soffre della prima patologia deve necessariamente eliminare tutti gli alimenti contenenti glutine, per gli altri è sufficiente una dieta di rotazione, per contrastare i fastidiosi sintomi gastroenterici. I principali cibi che contengono questa sostanza sono frumento, orzo, avena, segale, farro, kamut, spelta, triticale. Tuttavia, per evitare l’insorgere di disturbi legati all’assimilazione di glutine, non basta eliminare quegli alimenti come pane, pasta, pizza, biscotti. E’ necessario, infatti, fare attenzione anche a molti altri cibi che contengono anche piccole quantità di questa sostanza, in grado comunque di scatenare crisi nei soggetti sensibili. Per questo motivo, è importantissimo, soprattutto per chi soffre di celiachia, controllare l’etichetta di tutti i prodotti alimentari che recano la scritta senza glutine. Alcuni cibi insospettabili potrebbero “nascondere” tracce di glutine; il rischio di contaminazione è elevato. Ecco un elenco dei dieci cibi in cui potrebbero esserci tracce di glutine:
Salsa di soia: non sempre contiene solo soia, a volte è possibile trovare tracce di grano e orzo; controllate che abbia la dicitura “gluten free”.
Ghiaccioli: anche se potrebbero sembrare innocui, potrebbero contenere tracce di glutine utilizzato come addensante.
Bevande alcoliche: partendo dalla vodka fino ai distillati bisogna fare attenzione, perché potrebbero essere aggiunti aromi e sostanze a rischio, quindi sono idonei solo se puri, senza aggiunta di aromi, coloranti o altri additivi. Mentre i liquori sono sempre a rischio, perché ottenuti con trasformazione a freddo (macerazione, infusione, ecc.) partendo dall’alcol etilico o da altri liquidi alcolici, mescolati con sciroppo di zucchero ed aromatizzati, chiarificati, colorati, ecc. E’ possibile consumare con una certa sicurezza solo quelli presenti nel Prontuario degli Alimenti, o riportanti la dicitura “senza glutine” ai sensi del Reg. 41/2009, o che sono prodotti artigianalmente in casa e di cui pertanto si possono controllare il processo produttivo e gli ingredienti utilizzati. Per quanto riguarda i distillati o acquaviti, ottenuti tramite distillazione: assenzio, brandy, cachaça, calvados, cognac, gin, grappa, rum, tequila, vodka, whisky, ecc, anche in questo caso devono essere puri senza aggiunta di aromi, coloranti o altri additivi. Ovviamente, un prodotto “derivato” da distillato e contenente anche altri ingredienti (es. prodotti “a base di …”) ricadrebbe ugualmente tra le bevande alcoliche a rischio e può essere consumato solo se presente in Prontuario o se riporta la dicitura “senza glutine” ai sensi del Reg. 41/2009. Whisky, vodka e gin: i recenti risultati degli studi promossi dall’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza degli Alimenti) e finalizzati alla ricerca dell’eventuale presenza di tracce di glutine nei distillati da cereali contenenti glutine ne hanno confermato l’assenza in queste bevande. Il processo produttivo tramite distillazione, infatti, è tale per cui il prodotto finito non può contenere glutine né esserne contaminato.
Barrette di cioccolato: tra i loro ingredienti possono celarsi amido o farina di grano.
Caramelle: potrebbero contenere aromi e altre sostanze ricche di glutine.
Prosciutto cotto: in questo caso il glutine potrebbe essere utilizzato durante la lavorazione; accertatevi che abbia l’indicazione gluten free.
Condimento per insalate: vengono usati spesso amido e farina di mais per aumentarne la cremosità.
Gelati: potrebbero contenere glutine come agente legante e devono avere la scritta SENZA GLUTINE sulle confezioni.
Formaggi fusi, a fette e spalmabili: spesso ricchi di addensanti e aromi, potrebbero contenerne elevate quantità.
Curry: le spezie tale e quali sono idonee, ma il curry, essendo un mix di spezie addizionato con amidi, inseriti per prevenire agglomerazioni, è un prodotto a rischio.
Fate sempre molta attenzione ai cibi che acquistatee soprattutto, controllate bene le etichette!
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farmacia-sant-elena · 8 years
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GINNASTICA PER I NOSTRI AMICI
Anche i cani, come noi esseri umani, hanno bisogno di muoversi. Eccovi 6 idee per stimolare i piu pigri. Fare esercizio e giocare, infatti, è importante per la salute fisica e mentale del cane; bisogna quindi cercare di stimolarne muscoli e cervello, in modo che resti attivo, divertendosi.
Se per caso è pigro (ma non avrà preso dal padrone? Con i cani funziona come con i bambini, vale I'esempio...) bisogna invogliarlo a giocare, magari lanciandogli un giocattolo non troppo lontano. Anche se all'inizio fa lo gnorri, prima o poi accetterà I'invito e correrà a prenderlo. A quel punto va premiato con un biscotto o con un croccantino.
Meglio però portarlo a fare una passeggiata all'aperto, in un parco. Lì troverà stimoli, odori ed esperienze nuove che lo incuriosiranno.
Munitevi di giochi specifici che accendono Ia sua curiosità (si trovano nei pet shop) e diventate parte attiva nella sua attività: lui ha bisogno di un capo che condivida le esperienze insieme a lui, quelle possibili, almeno...
A volte basta anche una palla da tenere tra i piedi mentre camminate e che a un certo punto gli passerete tra le zampe: magarive la rilancia!
Il contatto con altri cani più vivaci di lui lo porterà a imitarli e a giocare con loro.
Un’altra idea è quella di fargli frequentare un corso di Agility, dove imparerà a diventare più attivo e reattivo, guidato da professionisti.
Articolo tratto dalla rivista “Victoria”.
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farmacia-sant-elena · 8 years
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PRENDERSI CURA DELLA NOSTRA PELLE E’ IMPORTANTE
La bellezza e il benessere della nostra pelle richiedono l'uso del prodotto cosmetico corretto, di una perfetta detersione e dell'integratore adatto al nostro tipo di pelle. Ci sono, infatti, delle sostanze, utilizzate negli integratori alimentari, che possono dare risultati molto interessanti nel miglioramento della pelle. Innanzitutto, essenziale è consigliare oli polinsaturi in caso di pelle secca, non solo come cosmetici, ma proprio come integratori quotidiani. In particolare, la borragine, che contiene acido gamma linolenico, quindi un Omega 6, ha uno spiccato effetto barriera per la pelle, cioè migliora la capacità di mantenere l’idratazione cutanea. La borragine è conosciuta fin dai tempi antichi per le sue proprietà antinfiammatorie sulla pelle e, infatti, l’olio si utilizza per trattare dermatiti atopiche, eczemi e altre affezioni cutanee. Se non vi è un problema di secchezza, ma di rilassamento dei tessuti, bisogna agire con sostanze che abbiano una funzione sull’elasticità e sulla tonicità cutanea. Parliamo quindi del collagene, che non viene più prodotto a partire già dai 30 a 35 anni e il cui decadimento implica la formazione di rughe e perdita di tono, specie nel collo e nel contorno dell’ovale del viso, ma anche in altre parti del corpo, quali braccia e cosce. Bisogna fare in modo che il collagene venga assorbito e non tutti gli integratori presenti in commercio hanno questa capacità, perché vengono degradati a livello della barriera gastrica. Il collagene comunque viene utilizzato non solo per la pelle, ma per rafforzare unghie, capelli, articolazioni e tendini e di solito si utilizza in associazione alla vitamina C, che ne favorisce l’assorbimento e la produzione ex novo all’interno dell’organismo. Altre due sostanze sono molto utili da consigliare come antiossidanti e sono il coenzima Q10 e l’acido alfa lipoico, che ha anche una spiccata azione antinfiammatoria per le nevralgie."
Articolo della dott.ssa Elena Penazzi.
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farmacia-sant-elena · 8 years
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ALLERGIE E PROBIOTICI
L’alterazione della flora intestinale è in grado di influenzare l’equilibrio del sistema immunitario, da cui dipendono anche le allergie. Un recente studio dell’organizzazione mondiale degli allergologi, la World Allergy Organization, ha dimostrato, infatti, che ci sono evidenze significative degli effetti benefici per tutti i tipi di allergie dopo assunzione di probiotici, anche se gli effetti maggiori si verificano nei casi di eczema. Le raccomandazioni sono in particolare per i bambini a rischio, i cui genitori o un fratello hanno un’allergia già diagnosticata.
«Soprattutto nelle società industrializzate, negli ultimi anni c’è stata una crescita del numero di patologie autoimmuni su base allergica» spiega Etta Finocchiaro, specialista in Dietologia e scienza dell’alimentazione all’A.o.u. Città della salute e della scienza di Torino. È dimostrato che il corretto funzionamento del sistema immunitario è influenzato dalla flora batterica intestinale. Intervenire su di essa per ripristinarne l’equilibrio, consente di agire sullo sviluppo e sul mantenimento delle difese immunitarie. In particolare, un recente studio condotto su un campione di circa 1.800 americani allergici adulti, conferma il potenziale aumento del rischio di allergie nei soggetti con disbiosi. Un’azione riequilibrante del microbiota intestinale può avere effetti benefici sulla malattia allergica. L’azione benefica dei probiotici sul sistema immunitario e la capacità di influenzarne positivamente l’attività sono il punto di partenza per l’elaborazione di strategie di prevenzione e di terapie per il trattamento delle allergie. «Sono molte le variabili che permettono di avere benefici dai probiotico per la cura e per la prevenzione delle allergie. In primo luogo, occorre conoscere le capacità immunoregolatorie e antinfiammatorie delle combinazioni di probiotici usate» riprende Etta Finocchiaro. «I probiotici non sono tutti uguali: ogni ceppo ha le sue specificità e la scelta della combinazione da utilizzare è fondamentale per la riuscita della terapia. Recenti studi hanno dimostrato come due ceppi, il Bifidobacterium longum BB536 e il Lactobacillus rhamnosus HN001, possono sopravvivere alle condizioni gastrointestinali e di interagire con l’ambiente circostante, mantenendo tutti i vantaggi della loro attività sinergica».
Articolo di Cesare Betti tratto da www.inpharmamag.it.
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farmacia-sant-elena · 8 years
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SENSIBILITA’ AL GLUTINE NON CELIACA
La sensibilità al glutine non celiaca, e non la celiachia o la sindrome dell’intestino irritabile, sarebbe responsabile in 1 paziente su 5 di gonfiori addominali, mal di testa, stanchezza generalizzata. Sono i risultati di Glutox, UNO studio promosso dall’Associazione italiana gastroenterologi ospedalieri AIGO, pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients, coordinato dal Centro per la Prevenzione e Diagnosi della Malattia Celiaca della Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Lo studio ha coinvolto 15 centri di gastroenterologia ospedalieri italiani, esaminando 140 pazienti tra i 18 e i 75 anni per circa 6 mesi. Interrompendo l’assunzione di glutine, 3 pazienti su 5 hanno smesso di presentare sintomi e disturbi attribuiti fino a quel momento alla sindrome dell’intestino irritabile o ad altre alterazioni del funzionamento dell’apparato digerente. Uno su cinque ha risposto sintomatologicamente alla somministrazione nascosta del glutine. «Lo studio Glutox, grazie all’osservatorio qualificato delle gastroenterologie ospedaliere, è partito dall’ambizione di dare una dimensione epidemiologica alla sensibilità al glutine non celiachia (SGNC)» ha spiegato Luca Elli, coordinatore dello studio Glutox e membro del Dr. Schär Institute «ma è andato oltre perché ha dimostrato chiaramente che 1 paziente su 5 con sintomi gastrointestinali funzionali, ossia non spiegati da una patologia organica, potrebbe avere una sensibilità al glutine non celiaca». «Il successo dello studio è stato quello di aver identificato in modo chiaro un sottoinsieme di pazienti con diagnosi certa di sensibilità al glutine non celiaca tra quelli reattivi al glutine» ha concluso Elli. «Questo approccio rappresenta un punto di partenza per lo sviluppo di un protocollo diagnostico per la SGNC. Infine, c’è un riscontro molto pratico: per un numero rilevante di pazienti si apre la prospettiva di una terapia dietetica di facile introduzione, come l’alimentazione senza glutine, quale soluzione al proprio stato di malessere, con il conseguente abbandono di terapie farmacologiche inadatte e spesso gravate da importanti effetti collaterali». La sensibilità al glutine non celiaca è una sindrome distinta dalla celiachia ed è caratterizzata da sintomi multi-sistemici intestinali ed extra-intestinali, collegati alla reazione del nostro organismo ai cibi contenenti glutine. Stime di esperti valutano la sua incidenza in 1 adulto su 10. La diagnosi della sensibilità al glutine attualmente viene effettuata per esclusione: pazienti con sintomi simili a quelli della celiachia, indotti dal glutine, che non risultano positivi alla celichia agli esami ematici e alle biopsie endoscopiche, sono classificati come affetti da sensibilità al glutine non celiaca. Questo tipo di sensibilità al glutine è generalmente transitoria e viene curata attraverso l’eliminazione del glutine dall’alimentazione per un periodo determinato.
Articolo tratto da InPharma Magazine.
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farmacia-sant-elena · 8 years
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LE MILLE VIRTU’ DEI PROBIOTICI
I probiotici, come dice il loro stesso nome, che deriva dal greco, sono utili alla vita. Tutti sanno che ci sono cibi più sani e altri meno sani per l’organismo. In genere, si consiglia di non eccedere con i grassi animali e con la carne, mangiare tanta frutta e verdura fresca e privilegiare il pesce. Ma ci sono anche sostanze che hanno un’azione utile per l’organismo, perché hanno un effetto positivo sulla salute e sulla capacità di prevenire persino certe malattie. Si parla tanto dei probiotici, che in pochi anni hanno conquistato gli italiani. Cerchiamo di saperne di più.
I probiotici potenziano le difese intestinali Secondo la definizione del ministero della Salute, i probiotici sono microrganismi vivi che, se ingeriti in quantità adeguate, arrivano attivi nel tubo digerente e svolgono funzioni benefiche per l’organismo. Numerosi studi hanno dimostrato che essi aiutano a tenere sano l’organismo perché aumentano le difese naturali. Mantengono in equilibrio la flora batterica dell’intestino in grado di proteggere il corpo da germi che possono alterarne il funzionamento. Se da un lato, creano un effetto barriera che impedisce l’insediamento e la proliferazione dei batteri dannosi, dall’altro, ripristinano adeguati livelli di flora intestinale “buona”. I probiotici svolgono anche un’azione disintossicante, perché aiutano a smaltire le sostanze potenzialmente nocive e migliorano la digeribilità del lattosio nelle persone sensibili a questa sostanza. Infine, producono sostanze utili, come vitamine e acidi grassi, mentre si sta valutando la loro capacità di ridurre i fenomeni allergici e il livello di enzimi presenti nelle feci in grado di promuovere lo sviluppo dei tumori.
I probiotici: per chi sono utili? I probiotici sono un complemento alla dieta utile a tutti. Sono particolarmente importanti per i convalescenti, per chi è sottoposto a stress da lavoro o deve far uso prolungato di medicinali e per chi ha problemi di regolarità intestinale, di colon irritabile e di meteorismo. Sono indicati anche per chi ha difficoltà di digestione a livello gastrico, perché i loro batteri “predigeriscono” il lattosio e la caseina, alleggerendo così il lavoro dello stomaco e dell’intestino. Sono utili anche ai bambini, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità li consiglia per combattere la diarrea infantile, che compare spesso nei piccoli in cura con antibiotici. Esistono anche specifiche formule per la prima infanzia, come il latte in polvere, addizionate con i probiotici.
Probiotici: chi deve usarli con cautela? E le controindicazioni al loro uso? Sono veramente poche: vanno usati con cautela soltanto in casi molto specifici, come nelle persone allergiche alla proteina del latte, immunodepresse o con importanti malattie all’apparato digerente. (articolo di Cesare Betti, tratto da InPharma Magazine)
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farmacia-sant-elena · 8 years
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L’OMEOPATIA, UN ALTRO MODO DI CURARTI
“Hai provato con i medicinali omeopatici?”. Quante volte abbiamo sentito un’amica, un parente, un conoscente, consigliarci di ricorrere all’omeopatia come scelta terapeutica per affrontare determinate patologie? Sono, infatti, molte le persone che hanno deciso di provare questa strada. In particolare, i medicinali omeopatici costituiti da sostanze molto diluite, oltre a essere apprezzati per i loro benefici, non presentano generalmente rischi di interazioni con altri farmaci o di sovraddosaggio. Per questo, possono anche essere solitamente associati ad altri trattamenti farmacologici e utilizzati da tutti, compresi bambini, anziani, donne in gravidanza o in allattamento, per i quali è sempre importante attenersi al parere del medico. Gli omeopatici possono essere utilizzati per il trattamento di un disturbo acuto o in fase preventiva, ma possono anche far parte di una terapia più globale e personalizzata, in particolare in presenza di patologie croniche o recidivanti. I medicinali omeopatici, a nome comune, si presentano più frequentemente sotto forma di granuli (tubi) e di globuli (dosi) e sono composti da una sola sostanza. Hanno la particolarità di poter essere utilizzati in diversi ambiti terapeutici. Esistono poi le “specialità” omeopatiche, generalmente costituite dall’associazione di più sostanze attive. Vengono solitamente prescritte per i disturbi più comuni quali il raffreddore, la tosse, l’ansia e le allergie. Le specialità si presentano normalmente sotto forma di sciroppi, pomate, compresse, soluzioni orali e colliri monodose, oltre a granuli e globuli. Da ormai 200 anni l’omeopatia si pone come un approccio terapeutico che tende all’ascolto di sé e dove la salute è intesa non solo come assenza della malattia ma, più in generale, come uno stato di completo benessere fisico e mentale. Oggi, centinaia di migliaia di medici e farmacisti prescrivono ogni giorno i medicinali omeopatici in 58 paesi del mondo. E per milioni di pazienti è una risposta concreta per le patologie delle prime vie aeree, disturbi del sonno, stress, disturbi della gravidanza, affezioni croniche, allergie stagionali e per aiutare l’organismo a restare in buona salute. E tu, l’hai mai provata l’omeopatia?
Articolo tratto da http://spazioomeopatia.it/
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farmacia-sant-elena · 8 years
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Da oggi a tavola c’è … una nuova opportunità: l’AVENA
L’avena – tra gli alimenti ricchi in carboidrati - si pone su di un piano privilegiato, poiché permette di allungare l’elenco dei cereali permessi a coloro che vivono reazioni avverse al glutine e, al contempo, rappresenta un vero e proprio scrigno di salute, grazie alla sua ricchezza in nutrienti. Da un punto di vista botanico e anatomico l’Avena sativa, è una pianticella erbacea annuale, della famiglia delle Graminacee. Ha fiori piccoli, quasi insignificanti, riuniti in una pannocchietta ricadente, mentre i frutti, che entrano nell’alimentazione umana sono detti cariossidi ed hanno una forma ellittica e allungata con un caratteristico solco laterale.
Perché l’avena è così importante? Quali sono i suoi effetti positivi? Come può essere utilizzata in cucina? Ci sono controindicazioni? Prima di dare risposta alle singole domande bisogna riportare con chiarezza quanto ad oggi la comunità scientifica asserisce sull’utilizzo dell’avena da parte di coloro che vivono reazioni avverse al glutine, inclusi i celiaci. La maggior parte dei celiaci può inserire l'avena nella propria dieta senza effetti negativi per la salute. Il Board Scientifico di AIC, pertanto, suggerisce il consumo di avena solo per quei prodotti ‘a base di’ o ‘contenenti’ avena presenti nel Registro Nazionale dei prodotti senza glutine del Ministero della Salute, che garantisce sull’idoneità dell’avena impiegata. Allo scopo di monitorare eventuali effetti legati all’introduzione dell’avena, si consiglia inoltre che tali prodotti vengano inizialmente somministrati a pazienti in completa remissione e che stiano seguendo una dieta senza glutine che abbia escluso anche l’avena. (Fonte: www.celiachia.it - ultimo accesso 12 ottobre 2015)
Perché l’avena è così importante? Questa la carta d’identità dell’ avena: 100 g di avena contengono: 389 kcal. Carboidrati 66.27 g Grassi 06.90 g Proteine 16.89 g Fibra alimentare 10.6 g Colesterolo 0.0 mg Tiamina 0.8 mg Folati 56.0 mcg Acido pantotenico 01.3 mg Manganese 04.9 mg Fosforo 523 mg Magnesio 177 mg Rame 0.6 mg Ferro 4.7 mg Zinco 4.0 mg Dall’analisi nutrizionale emerge immediatamente che l’avena, tra tutti i cereali, detiene il primato di alimento più ricco in proteine e di grassi ma altre peculiarità rendono l’avena un cereale così tanto importante per la salute umana. Le proteine non contengono la frazione tossica per i celiaci (globuline 50% - avenine 4-14% mentre albumine e glutenine 9-20% e 21-27% rispettivamente) e garantiscono un elevato valore biologico, determinato dalla discreta quantità di metionina, cisteina e di lisina, aminoacido essenziale nella sintesi proteica. Tra i grassi ci sono importanti sottolineature, come il discreto contenuto di acido linoleico, essenziale per la sintesi delle prostaglandine. La frazione lipidica si completa inoltre con trigliceridi, acidi grassi liberi mono e digliceridi, steroli, fosfolipidi e componenti biologicamente attivi quali vitamina E e carotenoidi. Tra i carboidrati, esigua è la componente di zuccheri semplici, mentre è importante la frazione dei carboidrati complessi quali fibra alimentare e amido. La fibra alimentare, in particolare, è rappresentata da β-glucano, lignina, cellulosa ed emicellulosa. Infine, l’avena, oltre alla ricchezza in minerali e vitamine, regala al nostro organismo importanti composti con elevato potere antiossidante: phytochemicals quali tocoli, acidi fenolici, flavonoidi, steroli, acido fitico e avenantramidi. Da questa ricca e peculiare composizione chimica emergono importanti e positivi effetti sulla salute dell’uomo sia nel trattamento che nella prevenzione di alcune patologie cronico-degenerative.
Quali sono i suoi effetti positivi? Sono sicuramente numerosi, ma l’attenzione sarà posta su quelli che sembrano essere più ricercati per la popolazione di coloro che vivono reazioni avverse al glutine, in quanto la loro alimentazione è sbilanciata in zuccheri, grassi, fibra alimentare e phytocomposti. L’introduzione dell’avena coadiuva il mantenimento del buon funzionamento dei nostri laboratori; ad esempio, l’apporto e la qualità della fibra alimentare presente nell’avena permette il controllo del senso di sazietà e grazie al suo potere igroscopico consente il controllo dell’appetito e della stipsi. La fibra entra nella mediazione di numerosi processi della digestione riducendo naturalmente l’assorbimento dei lipidi fino a favorire la proliferazione dei microorganismi con potere anti-ossidante e anti-infiammatorio e dei batteri che partecipano alla sintesi delle vitamine. L’associazione della fibra alimentare (in particolare b-glucano) con la presenza di grassi polinsaturi e di phytocomposti permette inoltre, il controllo dei lipidi circolanti, soprattutto colesterolo, il cui eccesso sappiamo essere fattore di rischio per le patologie cardio-vascolari, ictus e cancro oltre ad accelerare la formazione di placche lipidiche nei vasi. Sono sempre i b-glucani a giocare un ruolo potenziante nei confronti del sistema immunitario. Hanno infatti un ruolo preventivo e di difesa, in quanto capaci di ridurre l’infiammazione e di conseguenza l’insorgenza di patologie che derivano da infiammazioni croniche quali il tumore. Un ultimo effetto positivo dei b-glucani, non certo per importanza quanto piuttosto perché ancora in fase di sperimentazione, è quello di controllare la glicemia poiché sembra essere in grado di simulare l’effetto dell’insulina. Si aggiunge anche il fatto che tutti gli alimenti a base di avena hanno un basso IG e riducono l’innalzamento del picco post-prandiale proprio grazie alla elevata quantità di fibra alimentare.
Come può essere utilizzata in cucina? L’avena in cucina è davvero molto versatile, infatti, in base ai diversi tipi di lavorazione si possono ottenere: • Chicchi: non schiacciati, ottimi per la prima colazione. • Fiocchi: grazie al processo di trafilatura si ottengono delle croccanti sfogliette. • Crusca: la si può mangiare tal quale o aggiungere alle preparazioni. • Farina: ricavata da macinazione e utilizzata come materia prima per prodotti dolci e/o salati.
Ci sono controindicazioni? Abbiamo presentato fin qui la ricchezza nutrizionale e discusso gli effetti positivi di un alimento e non certo di un farmaco pertanto parlare di contro-indicazioni sembra inappropriato. Al tempo stesso, possiamo affermare che, come in ogni alimento, anche nell’avena possono essere presenti componenti che innescano reazioni avverse variabili da soggetto-a-soggetto.
Articolo tratto da http://www.drschaer-institute.com.
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farmacia-sant-elena · 8 years
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GLI EFFETTI BENEFICI DELLA CAMOMILLA
Uno studio della University of Texas Medicai Branch elegge la camomilla a vero e proprio elisir di lunga vita, almeno per le donne. l ricercatori americani sono giunti a tali conclusioni seguendo per sette anni 1.677 donne e uomini di almeno 65 anni; di questi, il 14% beveva regolarmente camomilla. Dall’analisi dell’effetto della bevanda e delle cause di morte del campione, è emerso che le donne consumatrici abitudinarie dell’infuso potevano beneficiare di una riduzione del 29% del rischio di morte per tutte le cause. Tale risultato è rimasto invariato anche quando sono state considerate altre variabili, quali la salute dei soggetti reclutati e le loro abitudini. L'effetto benefico della camomilla non è invece stato riscontrato nel genere maschile. Non è ancora chiaro perché il consumo di camomilla sia associato ad una diminuzione della mortalità. Tuttavia, questo effetto benefico si aggiunge ad altri evidenziati da recenti studi, che vedono questo infuso utile nel trattamento di iperglicemia, mal di stomaco, complicazioni derivanti dal diabete e disturbi d'ansia. La camomilla viene inoltre raccomandata come anti-colesterolo, antiossidante, antimicrobico e antinfiammatorio.
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farmacia-sant-elena · 9 years
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COLESTEROLO, un nemico silenzioso da tenere sotto controllo.
Per il tuo benessere cardiovascolare ricordati sempre di tenere sotto controllo i livelli di colesterolo e trigliceridi, i principali nemici delle arterie. Queste sostanze grasse, quando sono in eccesso, tendono infatti a depositarsi sulle pareti interne dei vasi, ostacolando la circolazione sanguigna e quindi la regolare ossigenazione dei tessuti irrorati. Livelli elevati di colesterolo e trigliceridi sono infatti due tra i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Molto dipende dall'alimentazione e dallo stile di vita, ma non solo.... Una dieta ricca di grassi saturi (burro, carni, insaccati, cibi fritti...), il sovrappeso, una scarsa attività fisica, il fumo...possono infatti aumentare i livelli di colesterolo e trigliceridi... Regola n.1: correggere lo stile di vita e le abitudine alimentari. Questo però non sempre è sufficiente a mantenere sotto controllo i livelli di colesterolo. Circa l'80% di esso, infatti, viene prodotto dal nostro organismo (il cosiddetto colesterolo endogeno). E come si può intervenire sulla produzione di colesterolo endogeno? Per questo le piante ci possono aiutare. In particolare, l'estratto di riso rosso fermentato, grazie al suo contenuto di monakolina k, favorisce il mantenimento di normali livelli di colesterolo. E' stato infatti dimostrato un meccanismo d'azione simile a quello delle statine, cioè inibizione della sintesi endogena di colesterolo. Ma molto utile è anche l'impiego di un frutto della tradizione calabrese, il Bergamotto. Questo prezioso frutto appartenente al genere Citrus, oltre ad essere apprezzato per le sue proprietà vitaminiche, antiossidati e capillaroprotettrive, favorisce il benessere cardiovascolare grazie alle sue proprietà ipocosterolemizzanti. Ma ad aiutarci ci sono anche gli acidi grassi omega3 e il coenzima Q10...naturalmente alleati per il tuo nenessere cardiovascolare. La nostra proposta è il NO COLEST della Specchiasol. Lo trovate in promozione speciale fino al 15 novembre.
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