Un esordio in poesia che sorprende, inaspettato e provocante.
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Eliminate tutte le incomprensibili frasi in inglese. TUMBR è nato per pubblicare SOLO le mie poesie. Tutto il resto è prevaricazione.
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Prego parlare italiano, non conosco altra lingua. Grazie
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A Palestinian man trying to save doves after the IDF demolished his home in Khirbet Makhoul in the Jordan Valley, Palestine
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LUCI NELLA NOTTE
Cammino nella notte.
Il buio è la mia luce, il silenzio la mia voce.
Tutto intorno paura, angoscia,
sentore di morte.
Foglie secche giù come fragili farfalle
svolazzano, cadono giù
preda del loro tragico destino.
Un piccolo spicchio di luna si affaccia nel cielo,
nuvole impietose ne coprono subito la luce,
lo affogano.
Una saetta azzurra serpeggia nel cielo,
un cupo brontolio,
poi torna il silenzio.
Ed è allora che,
come nell'Inferno Dantesco,
vedo venirmi incontro due luci tremolanti.
Si accostano.
Una la riconosco subito :
è la fiamma del mio passato.
Piange, forse, per il male che mi ha fatto,
e lenta si allontana fino a spegnersi.
L'altra invece, vivida ed audace,
s'avanza verso di me quasi a sfidarmi.
Attonito mi accosto,
ma quella mi avviluppa con la sue braccia di fuoco.
Poi, tenera,
prende a parlare al mio cuore.
Ed il mio cuore,
indurito dalle tristi vicende della vita,
resiste prima, e poi cede, incredulo,
ad un nuovo incontro lusinghiero di promesse.
L'altra fiammella intanto è sparita;
mi giunge solo, da lontano,
l'accorata eco del suo pianto.
E’ stata la mia compagna di una vita,
ha condiviso con me la mia solitudine.
Ma ora ha capito che è finita
ed esce piangendo dalla mia vita.
Un nuovo nobile sentimento
sta sbocciando nel mio cuore.
E se una lacrima solca le mie guance,
stavolta è una lacrima di felicità.
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NELLA NOTTE UN'OMBRA
E' notte, una buia notte di Gennaio. Piove a dirotto. Nel cielo un fulmine disegna i suoi dorati arabeschi. Poi, a seguire, un tuono: e si spegne anche l'ultimo lampione. Continuo il mio cammino, spingendo a fatica il mio deambulatore. Dietro una siepe un cane avverte il mio passaggio ed il suo latrato rompe il silenzio della notte. Dormono tutti, e non sanno che il sonno è l'anticamera della morte. “Forse perché della fatal quiete tu sei l'imago, a me sì cara vieni, o sera”. Sono i versi del Foscolo che turbinano, improvvisi, nella mia mente. Ed al cane che abbaia, dico: non avrai le mie ossa! Le ho promesse alla Signora di nero vestita, che veglia, inesorabile, sulla mia vita. La pioggia si fa sempre più forte, i suoi scrosci rimbalzano cantando sul mio capo. Quand'ecco, improvvisa, illuminarsi una finestra; ed è allora che, voltandomi, vedo l'ombra che mi segue, muta, silenziosa, nera come la notte. Un brivido mi assale, affretto il passo, ma quella è sempre dietro di me, minacciosa. Mi volto, si volta. Allora comprendo che quell'ombra è la mia, l'ombra maledetta che mi segue e mi perseguita da quando son nato. Vorrei afferrarla, schiacciarla; ma mi sfugge: è l'ombra del mio passato che mai mi abbandona dal triste giorno che vide la fine del mio amore. Le lacrime che rigano il mio viso si mischiano alla pioggia battente, mentre il mio pensiero vola lontano, al nulla eterno, a quel nulla che è il fine della mia vita terrena. Ed è così che concludo il mio peregrinare. Raggiungo la mia dimora, mi butto, vestito e bagnato, sul letto. Ed è così che prendo sonno, e nel sonno mi sorprendo a pregare la Parca dal nero mantello, perché cali su di me la sua falce.
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CREPUSCOLO
Il sole ha esaurito il suo compito, lontano, sulla linea dell'orizzonte, s'immerge friggendo nel mare. Seduto su una roccia della diga vivo, in solitudine, la fine del giorno. Il silenzio regna sovrano, rotto solo dallo sciacquìo delle onde che baciano le rocce. Timida, una lucertola fa capolino fra i sassi, mi fissa, mi studia, poi si nasconde. E' il crepuscolo. Dal bianco di una nuvola spicca, ammiccando, uno spicchio di luna. In lontananza, un cane abbaia all'astro nascente, un'orchestrina attacca un motivetto. Poi tutto tace, in un pallido silenzio di morte. Gli alberghi lontani hanno acceso le prime luci, gli ultimi bagnanti sono rientrati per la cena. Quand'ecco, all'improvviso, qualcosa che attraversa l'aria. La voce del silenzio viene rotta da un suono, un suono flebile dapprima, quasi indistinto, poi sempre più forte, più chiaro. Proviene dal piccolo cimitero abbandonato, situato vicino alla spiaggia. E' la voce dei morti, il lamento dei defunti che piangono la loro condizione. Affascinato prima, dopo impaurito, sento il gelo attraversarmi le ossa. Non oso muovermi, penso ai miei cari sepolti in una terra lontana, la mia amata terra. Il pianto di un bimbo sovrasta forte quel coro: è la voce del mio fanciulletto, del mio Alberto che ha paura del buio e piange, invocando la mamma. Piango in silenzio anch'io, lacrime cocenti solcano il mio viso. Ma un'onda benevola viene in mio soccorso. S'infrange con forza sulla diga, si leva alta fino a me. I suoi spruzzi cancellano le mie lacrime, mi fanno ripiombare nella realtà, una realtà sempre più amara, sempre più crudele.
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BUON ANNO
E' già mezzanotte. Dal balcone di casa mia vedo il cielo colorarsi di mille luci: le scie luminose dei petardi che salgono su esprimono la gioia, l'allegria della gente che plaude festosa al lieto evento. Io non riesco a gioire, non ci riesco più da quella notte, la nostra notte, l'ultima. Da allora sono solo, solo con la mia solitudine; e vedo in quei fuochi il film della nostra vita. Eravamo due corpi in un'anima sola, scorrevano felici i nostri giorni, il sole splendeva per noi, la luna ammiccava dall'alto. Era la fine dell'anno, una notte fredda e senza stelle. Dalla terrazza sul mare, avvolti in una morbida coperta, ammiravamo abbracciati il gioco delle luci che annunciavano l'arrivo del nuovo anno. E non immaginavamo che quell'anno sarebbe stato l'ultimo per noi. Ora sei lontana, un oceano ci divide. Vorrei avere le ali, volare da te, magari solo per vederti, per sapere di te. Vorrei nuovamente rivivere insieme la notte di San Silvestro. Ma nulla mi è più concesso, solo un ricordo lontano, solo il rimpianto. Finisce l'anno stasera, oggi come allora. Ma tu non ci sei, sono solo senza te: vorrei piangere, ma il mio cuore s'è indurito, non ci riesco. Prendo allora in mano la penna e, con la morte nel cuore, dedico a te un accorato ricordo. Buon anno, buon anno a te, amore: per la felicità che mi hai dato, per l'infelicità cui mi hai condannato.
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TIGRO, CARO AMICO MIO
Vivo con il ricordo di cosa sei stato per me. Sei sempre nel chiuso del mio cuore, nessuno capirà mai cos'è stato il nostro amore. Quando la mattina facevo tardi a letto, leccavi in silenzio la punta del mio naso; e quando aprivo gli occhi tu eri lì, ritto sulle zampe, a contare i miei respiri, ad aspettare il mio risveglio. Una carezza, e poi una corsa pazza da una stanza all'altra, saltando sempre sul mio corpo inerte. Come un cane di nobile lignaggio, mi seguivi sempre, silenzioso, fino al parcheggio dell'auto. E quando tornavo a casa, ti sdraiavi, pancia rivolta al cielo, in attesa di una grattatina. Capivi quando ti dicevo “sto male”, capivi, e ti stringevi a me, e mi leccavi il viso. Ora, nella nostra vecchia casa, tu non ci sei più, non mi vieni più incontro, non mi salti più in braccio, non porti più un po' di calore all'inverno della mia vita. Addio, Tigro, hai preso un'altra strada, hai scelto la nuova vita. Io vivrò sempre del tuo ricordo, con il tuo ricordo, oltre il tuo ricordo. E se una lacrima dovrò spendere, la spenderò per te, mio amico, senza ritegno, senza vergogna!
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SOGNANDO L'IMPOSSIBILE
Vorrei che il cielo non fosse più azzurro, che la notte non fosse più popolata di stelle.
Vorrei che i fiumi non confluissero più in mare e che il mare potesse dissetare ovunque i popoli.
Vorrei che anche gli animali fossero armati nella caccia e che la Pace regnasse sempre nel mondo.
E vorrei non averti mai amato!
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CIELO E MARE E TU
Sono solo sulla spiaggia deserta. Difronte a me il mare, sopra di me il cielo. “Cielo e mare” cantava disperato Andrea Chenier. Vola un gabbiano, si abbassa fino ad accarezzare l'acqua; poi si solleva ed il suo stridulo grido è un inno alla vita. Il mare è calmo, liscio come l'olio, le sue onde s'inseguono silenziose. Grido all'orizzonte il mio nome, aspettando un'eco che non c'è, non risponde. Sento uno smarrimento profondo impossessarsi di me, sento la voce della disperazione che mi assale. Poi, d'un tratto, un'esile figura si staglia all'orizzonte: sei tu! I tuoi piedi nudi danzano sul bagnasciuga, i tuoi capelli corvini volano al vento, il tuo agile corpo profuma di sale. Ora sei vicina a me, il tuo seno, le tue cosce sono accanto a me, sono su di me. Ed io mi perdo in quel ricordo, m'abbandono all'angoscia di quella dolce visione. Sole e mare, gabbiani ed onde, l'orizzonte. E poi tu, mio rimpianto, mia disperazione. Io mi perdo in te, mentre cala la luce e sciami di zanzare si avventano su di me, quasi a richiamarmi all'amara realtà, a destarmi dal mio sogno fantasioso. E resto lì, ad ammirare il mare, ad interrogare il cielo, ad inseguire il sogno d'una volta, perduto!
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LA CONDANNA
Il sole mattutino illumina il mondo. Un lieve venticello soffia delicato tra i miei radi capelli, accarezza il mio viso. Spariscono le cose della notte, si apre l'alba di un nuovo giorno. Poi t'accorgi che il passato è sempre lì, non è svanito con le prime luci del giorno. Gioco con i miei ricordi che m'attanagliano il cuore e la mente. Li metto in ordine, li faccio sfilare come su uno schermo. Scivolano come l'acqua di un ruscello di montagna che anela di raggiungere la valle. Scivolo anch'io con quell'acqua, mi abbandono ad essa. E nel suo impetuoso incedere trascina con sé il mondo dei miei ricordi. E vorrei che il ruscello raggiungesse il fiume, che sfociasse poi nel mare. Ed il mare poi inghiottisse me, ponendo così fine alla mia inutile vita, e cancellando di me persino il ricordo.
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SCORCI D'ESTATE
E' corrucciato il dio Nettuno e dalle sue membra si muovono, increspate, le azzurre acque mormoranti. Il vento soffia gagliardo e spinge l'onda spumeggiante sugli scogli. Tra le nubi capeggia il sole; ed il suo raggio dorato disegna sulle rocce la mia ombra.
Respiro in silenzio, e nel silenzio mi par di sentire la voce della mia passione che sussurra il lento fluire della vita.
Sensuale, Agosto, sembra non avvertire il lento approssimarsi del tiepido Autunno. Volano i gabbiani nel cielo, e le loro grida stridenti richiamano quelle di un amante che insegue il bene perduto.
Poi, lentamente, scende la sera; il sole calante offusca la mia vista, il vento impetuoso mi spinge come un amante tra le braccia dell'amata. Mi abbandono così ai miei pensieri, rivivo i miei sogni perduti.
E su quel viso riarso dal sole affiora, cocente, una lacrima.
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NEL BUIO UNA LUCCIOLA
Sdraiato su un letto d'erba, osservo una lucciola che, saltando, rompe l'oscurità della notte. Non sa neppure il perché del suo vagare. Forse è sola, sola come me, e come me chiede al cielo il perché della maledizione che la spinge verso il nulla che non conosce.
Alzo lo sguardo. Ora il firmamento è trapunto di stelle che vorrebbero forse mostrarti la bellezza del Creato; ed invece richiamano alla mente ricordi dolorosi, quando, distesi sulla sabbia, giocavamo con le stelle mentre l'onda, lenta e silenziosa, accarezzava i nostri piedi nudi, per poi ritrarsi, quasi vergognosa del suo tanto osare.
Non so se il tuo mondo, così lontano, è ricco di stelle. Non so se, osservandole, destano in te il tumulto di sentimenti che provocano in me. Non so se nel tuo mondo, così lontano e diverso dal mio, ha ancora posto la parola rimorso.
Lo chiedo alle stelle; poi abbasso lo sguardo e m'immergo di nuovo nell'oscurità che mi circonda. E lei è ancora là, la mia lucciola, che ha assistito in silenzio al turbinio dei miei pensieri. E con una luminosa strizzatina d'occhio mi fa dono della sua comprensione, della sua compassione, della sua amicizia.
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RENDIMI L'ANIMA
Dentro di me il vuoto assoluto: dov'è la mia anima? Quando il Creatore mi chiederà di restituirgliela per verificare l'uso che ne ho fatto, cosa risponderò?
Chi ha rubato la mia anima? Chi ha voluto che il mio corpo vagasse nel tempo privo del bene suo più grande? Chi scalderà adesso il gelo delle mie notti solitarie?
Ladra! Sei tu che m'hai rubato l'anima, sei tu che mi hai condannato alla dannazione eterna! Ancora tu che, senza pietà, hai fatto irruzione nella mia vita, hai squarciato il mio cuore, ti sei presa gioco del mio amore, l'unica ragione che mi teneva legato al mondo.
Oggi che il grande giorno è vicino, oggi che la nera Signora agita la sua falce sul mio capo, poni fine al mio tormento. Son pronto a dimenticare, ad appellarmi al senso di pietà che un giorno era tuo. Ma tu, rendimi l'anima!
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SEI SEMPRE TU IL MIO TORMENTO
La mia anima non si dà pace ed io so il perché. La mia pace è essere accanto a te ora! Vorrei vivere con te il presente, pensare al passato come ad un brutto sogno. Ma invano la mia anima urla il suo dolore, t'inseguo invano nel deserto della mia solitudine. La mia anima vede la tua, cerca di afferrarla; ma essa di colpo svanisce, come svanisce la luce del giorno per far posto al buio della notte. Cosa ne è stato dei nostri giorni felici? Ti vedo in ogni attimo di tempo, in ogni angolo di spazio. Quando capirai che tutti i miei pensieri erano dedicati a te, a te che, come una ladra, ti sei impadronita del mio cuore? Era tuo il primo buongiorno del mattino, eri tu che vegliavi il mio sonno, tu che riscaldavi il mio inverno! Poi il futuro, un futuro infame senza te, senza più sentire dentro me il tuo respiro, senza sentire più la tua bocca sulla mia bocca, il tuo corpo sul mio. Mi hai circondato del tuo amore, per poi andartene per il più stupido dei motivi! Ed il mio tormento da allora, da sempre sei tu.
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SCENDE LA NOTTE
Il disco di fuoco, fiammeggiante nel cielo, svanisce nel nulla, dietro la curva dell'orizzonte. Miliardi di candeline si accendono ed illuminano la via del mio pensiero che cerca te, che vuole te.
E' notte, ormai, nel buio vedo scorrere il tempo. La mia mente insegue sogni già sopiti, dedicati a te, a te che nel tuo letto di piume abbracci stretto il cuscino, ignara del tumulto d'amore e di passione che hai scatenato in me.
Vorrei afferrare l'aria, vorrei fermare il tempo. Vorrei prestare ascolto ai palpiti del mio cuore, sentire ancora l'ardore del nostro folle amore.
Ma dall'alto del silenzio imperante avverto il senso di inutilità della vita, della mia vita.
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