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Video di presentazione di Tabita Prodan.
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Il tempo che passiamo sui social tra spreco e investimento.
Sicuramente il digitale ha influenzato molti aspetti della nostra realtà, del nostro modo di fare le cose. Ma un aspetto altrettanto importante è che l'avvento del digitale ha cambiato il nostro modo di usare la nostra risorsa più importante e fugace: il tempo.
Innanzitutto cerchiamo di capire perché le persone passano tempo sui social. Possiamo individuare dall'avvento del digitale due ere: una pre-social e una post-social. Mentre nella prima le persone si limitavano a navigare nell'Web e ad usare internet a tale scopo con l'avvento dei social l'essere umano non si limita a fare ciò, non fa solo dei viaggi nel mondo digitale ma va ad esistere là dentro creando una copia di se stesso, esponendo un frammento della propria personalità, della propria vita privata. Siccome questi frammenti di noi possono arrivare gli sguardi e le opinioni di moltissimi individui siamo propensi naturalmente a “curare” la nostra copia ad abbellirla e quindi ad investirci tempo.
Vi propongo a scopo argomentativo la seguente citazione tratta dal libro The Game di Alessandro Baricco: “In quell'irritante andirivieni tra mondo e oltremondo noi anche limiamo con successo una certa solitudine, e spesso estorciamo alla vita una brillantezza che lei di suo ha solo a sprazzi, e quando le pare.”
I social infatti fanno una cosa importantissima: mettono facilmente in contatto le persone, esorcizzano la bestia della solitudine (l'argomento è molto più complesso e bisognerebbe farne un ragionamento a parte, in questo blog non parlerò di questo) e l'ottenere il consenso o l'invidia degli altri per le nostre esperienze di vita le rende più belle.
L’orologio social. Fonte: pixabay
Chiariti alcuni dei motivi che spingono le persone a passare tempo sui social, bisogna adesso rendersi conto se questo tempo lo utilizziamo in futili supervacua, per usare un concetto socratico, oppure lo investiamo. Bisognerebbe avere a tal scopo un metro di paragone, una quantità da confrontare per decidere se il tempo è ben investito oppure no. Ma qual è il metro di paragone più adatto? Il denaro? In quel caso la distinzione tra chi usa il proprio tempo in maniera utile oppure no è abbastanza chiaro. Esiste una ristretta cerchia di persone che usa i social in maniera organica, per le quali non è presente nessun confine tra mondo digitale e mondo reale e che con un po' di talento e fortuna traggono dall'utilizzo dei social anche un profitto economico. Ne sono un esempio gli influencer e gli youtuber. Bisogna però fare una precisazione. Queste persone hanno una vita tale o un talento che permette loro di attirare follower e consenso. A mio parere però questo talento non è presente in tutti noi. Per quel che mi riguarda divento una perfetta imbecille di fronte ad una telecamera. Quindi passare troppo tempo sui social, per queste persone diventa superfluo e controproducente.
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Mondo Reale e Mondo Digitale
Vorrei cominciare questo post proponendovi la seguente domanda. Ha senso parlare di confine tra mondo reale e mondo digitale?
Non mi sto riferendo all'immagine che noi diamo o abbiamo di noi stessi in uno o nell'altro mondo, perché noi non siamo altro che abitanti che popolano questi due mondi. Ovviamente ognuno può avere una propria opinione riguardo all'argomento e le varie opinioni possono essere anche molto contrastanti tra di loro. Io vi espongo la mia.
A tal proposito vi propongo la seguente citazione, tratta dal libro The Game di Alessandro Baricco: “Né si era capito ancora bene che mondo e oltremondo non erano due ambienti in conflitto ma, ormai, i due cuori di un unico sistema di realtà.”
Un unico sistema di realtà!
Ovviamente con il termine oltremondo l'autore si riferisce al mondo digitale. Ormai tracciare un confine tra mondo e oltremondo sta diventando piuttosto arduo se non addirittura inutile. Il digitale spesso non è più solo uno strumento, ma un'estensione dell'essere umano stesso. Fa parte della sua figura, definisce la sua personalità e il suo modo di fare le cose, di vivere la sua quotidianità.
Nel libro di Baricco è presente una metafora che mi ha colpita profondamente. Lui paragona il meccanismo di funzionamento della nostra mente con il sistema dei link dell' Web.
Quando entri nell'Web non rimani mai fermo in un unico posto, incollato su un'unica pagina ma cliccando su un link o un altro ti trovi a navigare tra una pagina e l'altra, tra un posto e l'altro; nulla è lineare, è un continuo saltellare, scoprire, viaggiare. Se ci pensate bene, come dice anche l'autore stesso, la nostra mente si comporta allo stesso modo, non fa altro che aprire link in continuazione, a viaggiare, a distrarsi per dirla più correttamente. Basta pensare alla fatica che fa un bambino a rimanere concentro su un testo o su un operazione matematica. La nostra mente non è fatta per funzionare in maniera lineare, lo fa solo se costretta da un grande sforzo di concentrazione.
La nostra mente. Fonte: pixabay
Dunque alla fine nel creare questo oltremondo, il mondo digitale, non abbiamo fatto altro che dare una forma “materiale” a meccanismi che esistono già nella natura dell'uomo.
D'altronde solo in questo modo riusciamo a spiegare coma mai se ai bambini di oggi viene dato uno smartphone in mano, questi lo sanno padroneggiare con molta naturalezza. Basta fargli vedere una breve lezioncina introduttiva, su come si accende l'wifi e dove si trovano le applicazioni e da lì i poi sono autodidatti, sanno navigare da soli, guardare cartoni su Youtube passando da uno all'altro video senza problemi, come se quel modo di fare per loro fosse naturale, già presente nel loro DNA. Poi quando imparano anche a leggere e diventano adolescenti, superano a volte i maestri, i genitori. Date il cellulare a vostro figlio e lui vi insegnerà ad usarlo. Tutto questo perché i bambini e gli adolescenti, anche se in misura minore, non sono ancora stati costretti a pensare in modo lineare, la loro mente è libera e aperta, è un continuo aprirsi e chiudersi di link.
Bambino con cellulare. Fonte: pixabay
Se chiedessimo ad un adolescente se abbia senso parlare di confine tra mondo digitale e mondo reale, molto probabilmente direbbe di no.
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La prima esperienza con internet di Prodan Tabita
Prima di parlarvi della mia prima esperienza con internet, vorrei raccontarvi un ricordo che ritengo abbastanza significativo a tal proposito: il mio primo incontro con il digitale.
Si sa che dell'infanzia conserviamo pochi ricordi, quelli più significativi. Uno in particolare a me è rimasto nitido e chiaro nonostante il tempo; risale a quando, per la prima volta, è entrato in casa nostra un apparecchio digitale molto importante: la televisione. Non era la prima volta che ne vedevo una ma era la prima volta che ne avevamo una nostra.
Me lo ricordo ancora mio padre che con il sorriso montava quel marchingegno nel cucinotto di casa nostra e noi tre, io e le mie sorelline, impazienti ed eccitate che aspettavamo che finisse.
Poi finalmente quell’apparecchio è stato acceso catapultandoci in un nuovo mondo. Ovviamente il primo mondo che abbiamo visitato non è stato quello della politica, o dello sport o delle telenovele spagnole ma quello magico dei cartoni animati. D'altronde noi bambine eravamo in tre, i nostri genitori in due, quindi anche democraticamente parlando avevamo guadagnato il diritto di scegliere quale sarebbe stato il primo utilizzo di quel fantastico apparecchio digitale.
Scientificamente è stato dimostrato che i ricordi che rimangono più a lungo sono quelli accompagnati da sensazioni emotive forti, da sentimenti. Ricordo la felicità sia di noi ragazze che finalmente eravamo padrone di una televisione, potevamo decidere cosa e quando guardare e non dovevamo più aspettare di andare a casa di altri che l'avevano già da un po', che dei nostri genitori, magari per lo stesso motivo o perché vedevano la nostra gioia.
Quel senso di spensieratezza è stato interrotto solo per qualche frangente. Un attimo che ho guardato fuori dalla finestra, al mondo reale, a quello che solo fino a qualche minuto prima era il parco giochi privilegiato delle nostre giornate. Ho provato un senso di nostalgia. Ricordo di aver pensato che nulla sarebbe stato più come prima. Ero abbastanza piccolina, chissà perché l'ho pensato. Poi ho spostato nuovamente lo sguardo sul televisore. Il ricordo si interrompe.
Bambina che guarda la televisione. Fonte: pixabay e shutterstock
Per quanto riguarda la mia prima esperienza con internet non ho un ricordo altrettanto ben definito. Forse perché internet ha una miriade di scopi e usi quindi la sua conoscenza avviene gradualmente più esperienze possono essere considerate la “prima volta”.
Sicuramente il primo contatto con internet l'ho avuto quando abbiamo comprato il primo computer collegabile ad una rete wifi, ai tempi quando io frequentavo le medie. Il senso di ebbrezza ed eccitazione per quel nuovo acquisto c'era ma non era il medesimo del aver comprato la televisione. Forse perché eravamo un po' più grandi o perché non ci sembrava una grande novità infatti con quel mondo, il mondo digitale, avevamo già fatto conoscenza e lo conoscevamo. Non solo grazie alla televisione ma perché ormai era tutt'intorno a noi, a scuola, per fare un esempio. Quindi avere un computer collegabile ad internet ci sembrava “normale”. Infatti noi ragazze dopo pochissimo tempo sapevamo già come usarlo, come navigare nell'Web, andare su Youtube e così via, pur senza averlo mai fatto e senza nessuno che ci insegnasse. I nostri genitori avevano molte più difficoltà .
Un'altra“prima volta” importante a mio parere è il contatto con i social. Il mio primo è stato Facebook. L'incontro è avvenuto gradualmente. Ne avevo sentito parlare ma non mi ero iscritta fin da subito. C'era un problema: chiedeva dati personali.
Mentre ora del fatto che Mark Zuckerberg usi o meno i nostri dati, “ci spii” o del fatto che altri utenti possano avere notizie sulla nostra vita privata sembra interessarci poco o almeno non diamo all'argomento grande importanza, il 2 settembre di 6 anni fa quando io ho effettuato l'iscrizione questo era un problema che generava paura, sgomento e la gente si guardava bene dall'usare questo social. Alla fine ho convinto i miei a permettermi di iscrivermi e da li è stato tutto in discesa, ho “convertito anche gli altri e ad oggi ogni membro della famiglia è utente di Facebook.
Sicuramente la tecnologia continua a progredire, quindi chissà in futuro cosa ancora sarà inventato e quante altre volte potremmo parlare di prima esperienza con quello o quell'altro strumento digitale.
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Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno. (Albert Einstein)
aforisticamente.com
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I robot ci ruberanno il lavoro?
In questo post parlerò di un problema che secondo molti catastrofisti dovremo affrontare in un futuro non molto lontano, ovvero la perdita di posti di lavoro per mano dei robot e a causa di uno sviluppo sempre maggiore dell’ automatizzazione dei servizi e dell’ intelligenza artificiale.
Infatti secondo molti, studiosi e non, nell’ arco di vent’anni i robot ci ruberanno gran parte dei lavori sia manuali che gestionali. Ci sono però molti fatti concreti in contrasto con questa teoria e proprio su questi si concentrerà questo post .
Un robot cameriere che sta sostituendo gli umani in molti ristoranti in Cina
Fonte:Wikimedia commons
Un primo aspetto che smentisce la teoria è che l’automazione dei processi produttivi porta prima di tutto un risparmio sui costi: questo permette alle aziende di abbassare i prezzi e quindi vendere di più. La maggiore domanda avrà come effetto positivo quello di generare nuovi posti di lavoro. Che in parte saranno ancora destinati ai robot, ma in parte andranno a lavoratori in carne e ossa. I maggiori profitti conseguiti dalle aziende permetteranno di incrementare i salari. I lavoratori, data la maggior capacità di spesa, potranno aumentare i consumi e la maggior domanda innescherà la creazione di nuovi posti di lavoro. Non solo: la diminuzione dei prezzi, a parità di salari, permetterà ai lavoratori di accedere ad una maggiore quantità di beni. Un esempio di questo circolo virtuoso ce lo fornisce Amazon che continua ad automatizzare sempre più le sue produzioni ma nonostante ciò continua ad aumentare regolarmente il numero di posti di lavoro “umano”. Infatti i robot aiutano Amazon a tenere i prezzi bassi: questo permette all’azienda di avere sempre più clienti che richiedono sempre più magazzini e più lavoro.
Un drone simile a quelli brevettati ultimamente da Bezos per le consegne di Amazon negli Stati Uniti
Fonte:Flickr
Un’ altra delle paure più diffuse è quella secondo la quale la progressiva adozione delle macchine andrà a discapito soprattutto dei lavoratori più deboli, che svolgono attività a bassa specializzazione e con salari molto bassi.
Va anche detto però che lo sviluppo non toglie soltanto posti di lavoro ma ne forgia anche di nuovi, infatti negli ultimi anni stanno nascendo delle professioni che fino a 20 anni non si sarebbero mai neanche immaginare, e che comunque non richiedono chissà quale specializzazione, come ad esempio blogger, youtuber e influencer.
Inoltre è anche vero che i robot, comunque, devono essere costruiti da uomini e quindi da una maggiore richiesta di questi ne conseguirà necessariamente un aumento di posti di lavoro.
Quindi si può tranquillizzare i catastrofisti dicendo che in un futuro più o meno prossimo molti di noi, a tutti i livelli, dovranno cambiare il proprio modo di lavorare, probabilmente in meglio, perchè le parti più monotone e noiose o pericolose verranno svolte da macchine o sistemi automatici.
In conclusione possiamo dire che non sappiamo se nei decenni a venire i robot distruggeranno veramente il mercato del lavoro così come siamo abituati a conoscerlo o “semplicemente” lo ridisegneranno. L’unica certezza è che dovremo prepararci a cambiamenti radicali nelle nostre vite, legate proprio alla “invasione” delle intelligenze artificiali
Petraglia Michele
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I pericoli del web
In questo post cercherò di analizzare alcuni pericoli spesso sottovalutati del web. Prima di fare questo però farò un elenco delle migliaia di modi utili con cui viene utilizzato il web per far capire come gli aspetti negativi sono quasi “trascurabili” se confrontati con la miriade di aspetti positivi che consentono lo sviluppo continuo del mondo della rete.
Internet è un mondo vastissimo che tramite un clic sul mouse permette di trovare siti e blog che trattano qualsiasi argomento e materia in tutte le lingue del mondo. Tutto ciò fa in modo che gli utenti possano conoscere e imparare cose nuove o migliorare ed approfondire nozioni già in loro possesso. Viene utilizzato molto per sapere notizie in tempo reale ed essere sempre aggiornati su quello che succede nel mondo.
Anche nel mondo del lavoro Internet ha avuto un utilizzo dirompente: tramite le e-mail le aziende possono comunicare tra loro con estrema facilità al fine di pubblicizzare e proporre i loro prodotti. Anche nel mondo del commercio molti prodotti e servizi vengono offerti tramite Internet, così non è più necessario dover aprire negozi e sopportare costi come affitti, bollette e del personale. Anche la televisione, se non interattiva, sta perdendo ascolti a favore di Internet, a scapito degli introiti pubblicitari.
Altri importanti utilizzi di internet sono sicuramente quelli di permettere di comunicare con gli amici tramite siti appositi e rimanere quindi sempre in contatto, oppure ascoltare musica e guardare video e film.
Questo mondo vastissimo, dalle qualità multimediali e interattive ineguagliabili per qualsiasi altro mass-media ha molti lati negativi. Negli ultimi anni Internet molte volte è stato associato a fenomeni di pornografia, pedofilia, terrorismo e ultimamente anche al furto di dati personali e utilizzi fraudolenti di carte di credito.
Un altro lato negativo di Internet è quello riguardante l’uso massiccio dello strumento. Infatti stare davanti al pc e navigare in continuazione può creare dipendenza e provocare gravi disturbi della persona, come l’isolamento dalla realtà che ci circonda e conseguentemente alla perdita delle proprie amicizie .
Ragazzo che passa il suo tempo davanti ad un pc
Fonte: Flickr
Alcuni dei lati peggiori di internet sono legati al mondo dei social network. Infatti si sa che ognuno di noi cerca di sopraffare sugli altri ed apparire a tutti i costi, ma quando il numero di persone con cui ci si confronta è sproporzionato, come nel mondo dei social, c’è il rischio che per apparire si metta a repentaglio l’incolumità propria o altrui. Questo è ciò che sta alla base delle morti causate da “giochi” come la realizzazione di selfie estremi, in situazioni pericolosissime come sul tetto di un grattacielo o sull’ orlo di un precipizio , o peggio ancora blue whale.
Uno dei panorami utilizzato in molte occasioni per dei selfie estremi
Fonte: Flickr
Blue whale letteralmente: “balenottero azzurro” consiste in una serie di gare spericolate ognuna delle quale deve essere regolarmente postata sui social per arrivare a milioni di visualizzazione e l ultima prova coincide nel suicidio, e arrivati a questo punto alcuni per non deludere i propri fans sono arrivati fino in fondo.
In conclusione Internet è diventato un mezzo di fondamentale importanza a tutti i livelli. Determinante chiaramente è l’utilizzo che se ne fa. Se l’uso è adeguato a ciò che interessa o a ciò che serve diventa indispensabile, altrimenti può portare a molteplici problemi.
Michele Petraglia.
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La prima esperienza online di Petraglia Michele.
Prima di iniziare a parlare dei pericoli del web e delle conseguenze della rivoluzione digitale sulla società, temi di cui parlerò nei miei blog post, e anche per inaugurare questo blog, voglio condividere quella che è stata la mia prima esperienza in internet.
I ricordi sulla mia prima esperienza in internet non sono molto nitidi. Questo probabilmente perché fin da che ho memoria in casa abbiamo sempre avuto almeno un computer.
Molto probabilmente il mio primo contato con un computer è avvenuto all’ età di 4 o 5 anni, infatti all’epoca mio fratello iniziava a frequentare le medie e quindi per aiutarlo nelle ricerche e nello studio i miei comprarono quello che è stato il nostro primo computer…
Già da tempo io ero affascinato e incuriosito dal mondo del computer ma nonostante questo i miei primi contatti con Internet furono solo d’osservazione infatti per i miei genitori ero troppo piccolo per utilizzarlo e poi non mi serviva ancora a niente. Ricordo ancora come quando mio padre si collegava in internet si sentiva un segnale sonoro che era la connessione di un modem a 56k e io correvo alla scrivania per capire come funzionasse. Di fatto, i miei primi ricordi sono legati a cd giochi su cd, al download di immagini e anche all’ enciclopedia su cd per fare ricerche per la scuola assieme a mio fratello .
MODEM 56 K
FONTE :Wikimedia
I miei primi veri e propri approcci con il mondo della rete è avvenuto all’ inizio della scuola media quando dopo aver iniziato a seguire delle lezioni di informatica a scuola ho iniziato ad utilizzare la connessione anche a casa, certo in quel periodo le mie “connessioni” erano sporadiche e incentrate principalmente su dei giochi online, ricerche oppure compiti, infatti io a differenza della maggior parte dei miei coetanei non sono mai stato particolarmente avvezzo al mondo dei social network, basti pensare che ho aperto il mio profilo su facebook all’ età di quattordici anni e ho smesso di usarlo poco dopo.
ENCICLOPEDIA ENCARTA SU CD
FONTE: Flickr
Ripensare a quel periodo sembra come tornare indietro si chissà quanti secoli, infatti all’ora la connessione era lenta e non continua come oggi, infatti per connettermi col pc utilizzavo una chiavetta e prima di accedere ad internet dovevo fare non so quanti tentativi.
Oggi tutto questo sembra assurdo , infatti noi siamo sempre connessi e per accedere ad internet ci è sufficiente prendere lo smartphone dalla tasca e quello che solo poco più di dieci anni fa sembrava un mondo nuovo da setacciare ormai sembra una parte indispensabile di noi.
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