cmcartigiano
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il blog di CMC Artigiano
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cmcartigiano · 8 years ago
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Produzione di Gif animata. Potrei dire che è divertente... anche se richiede un certo impegno .
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cmcartigiano · 8 years ago
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cmcartigiano · 8 years ago
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Il procacciatore di affari per Google
E anche questa, anche se redatta con la passione dello scrittore dilettante,  non è "narrativa". E' tutto vero, di questa mattina alle ore dodici e venti.
Driiinnn.
- Buongiorno, sono Marco Amatore di Google Italia.
La voce pare quella di Ollio, manca solo che questo signore prenda in mano la cravatta e se la rigiri tra le dita sorridendo. Non la vedrei ma la avvertirei, e in effetti ci manca poco. Ogni tanto quelli di Google mi cercano. Non ho voglia di litigare e gli dò trenta secondi per spiegarsi.
- Scusi, non ho capito un accidente. Ho solo capito che è di Google. - Sono Marco Amatore di Google Italia. La disturbo? - Evito di risponderle di sì. Ma lei non è italiano, scusi? - No, sono francese, ma lavoro per Google Italia. Lei lo sa che dovrebbe fare qualcosa per farsi trovare dai suoi clienti? La sua ditta non appare nelle pagine iniziali di Google. Se desidera possiamo far arrivare la sua azienda molto in alto nel motore di ricerca. Lei conosce Google? - Non ho capito... lei sa con chi sta parlando? - Certamente, lei è CMC Artigiano, il titolare, suppongo? - Sì... ma su Google i miei clienti NON mi cercano così. Mi cercano in base alle keywords che utilizzano per cercare di risolvere i loro problemi. - Infatti la sua ditta non appare nelle pagine di Google. Se digita "CMC Artigiano" e "Macchine" non si trova la sua azienda. - Certo che no, con chi crede di avere a che fare? Io non sono Google e non sono un esperto di comunicazione e marketing, ma queste materie le studio da svariati anni e le posso anche assicurare che le applico con un primo certo successo. A nessun cliente potenziale potrebbe servire di cercare "CMC Artigiano macchine". Che tipo di macchine pensa che io tratti? Lei mi sta chiamando senza prima informarsi di chi sono io e di che lavoro io tratto? Il termine "macchine" è assolutamente generico e privo di significato. Se lei è di Google dovrebbe prima sapere questo. Se vuole, le faccio io qualche lezione privata di comunicazione rivolta al business, dato che nel mio settore io opero da quasi quarant'anni, da quando avevo quattordici anni. Sa quanti venditori di pubblicità ho visto, in tanti anni? Lei non era neppure nato (mi accorgo di dire ciò che veniva detto a me appunto quando ero ragazzino!). Lei sa qual è il mio lavoro? Lei sa cosa fa la mia "azienda"? - No, so solo che lei ha una partita IVA e che la sua ditta non appare su Google e così lei perde tanti clienti. Noi possiamo costruire per lei una pagina su Google che tutti i potenziali clienti possono vedere appena aprono Google. - A parte il fatto che in questo momento ho più richieste di interventi di quante ne posso soddisfare, le dico che Google mi contatta praticamente tutti i mesi e l'ultima volta mi ha chiesto seicento Euro per la pubblicità annuale... sa che io faccio la mia comunicazione non solo su internet e che su internet spendo una cifra pari a una piccola parte di quella che mi chiede Google e appaio al primo posto? Lei non sa nemmeno con chi sta parlando, che lavoro faccio. Perchè mi disturba se prima non si documenta un po' meglio? Lei sa cosa sono le macchine per scrivere? Ecco, io riparo macchine per scrivere e mi trovano, appunto, cercando su Google. - Non è possibile, la sua ditta non appare su Google... -Certo che no, perchè il mio cliente NON CERCA ME, cerca la soluzione al suo problema! Se lei cerca: "riparazioni macchine per scrivere Milano" mi trova SUBITO! Trova "marinoripara", che sono io e che è il riferimento, pensato ad hoc per mesi con l'aiuto di persone competenti in web, per la mia attività. La mia ditta è nata addirittura DOPO due anni! Nulla è stato lasciato al caso e io non faccio solo comunicazione su internet, faccio anche rete con blog, facebook, Tumblr e video su Youtube. - Adesso vado a vedere... ah, sì, c'è CMC Artigiano... (grossa pausa) Ma se lei adesso fa una ricerca e cerca, per esempio, "ristorante Torino", troverà di fianco ai risultati una pagina pubblicitaria di un commerciante come lei con tutti i dati per essere subito contattato... - Ah... grazie! Ma questo è quello che faccio da solo con un sitarello artigianale e senza l'aiuto di nessuno... e io non sono un commerciante, ma uno che sa fare tutto da solo... e che studia e si documenta PRIMA di farlo per benino.
Questo qui voleva da me centonovantanove Euro.
Google, se serve un aiuto concreto, per stipulare contratti più validi, sono qui. Avrei parecchie cosettine da raccontarti, perchè è ormai evidente che tu e i tuoi ragazzini avete perso decine di anni di esperienza.
Ogni volta faccio questa proposta, e la facevo anche a Seat di Pagine Gialle, inspiegabilmente senza ricevere risposta... dicevo, prima di chiudere la inutile telefonata. fatemi un anno di pubblicità GRATIS e se vedo che arrivano più clienti di quanti ne arrivano con la mia pubblicità povera, vi faccio un contratto per un anno. Così però non vi piace, vero?
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cmcartigiano · 9 years ago
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L’artigiano non va in vacanza
...e talvolta compie operazioni praticamente impossibili. McGyver gli fa un baffo, all’artigiano.
McGyver si trova, per vie traverse, in un’isola deserta insieme a una ragazza bionda e appariscente, e sull’isola deserta c’è una bomba atomica che esploderà tra venti minuti. Sull’isola c’è solo il gabbiotto dei pescatori e un idrovolante con il motore rotto, una pala spezzata e senza benzina. Ma McGyver NON si dà per vinto e, dopo avere baciato la ragazza bionda, prende dal gabbiotto dei pescatori una pinna e la fissa con il filo di ferro alla pala rotta dell’aereo. Poi prende una latta di solvente per vernice e la mette nel serbatoio della benzina, poi prende un cacciavite e una chiave del 19 e, tacchete, ripara il motore dell’aereoplano. Poi prende dai capelli della ragazza bionda la forcina e la infila nel pannello dei controlli della bomba atomica a solamente trenta secondi dall’esplosione. Dice alla ragazza che non può disinnescarla, ovviamente, ma ha guadagnato ancora qualche secondo. Quindi prende la ragazza per mano, la trascina di corsa e la issa sull’aereo spingendola per le natiche. Infine si butta al posto di pilotaggio, avvia il motore e decolla. Di lì a due secondi la bomba atomica esplode e distrugge l’isola deserta. Lo spostamento d’aria mette a dura prova le abilità di pilota di McGyver ma lui ha già pilotato, in passato, le giostrine dei dischi volanti e sa come mantenere il controllo dell’aereo. Fine dell’episodio e sospiro di mia sorella Doriana... circa vent’anni fa.
Bello, vero? Eppure, io ne ho viste di ancora più incredibili, di “imprese”. E non c’è mai stato un telefilm, non un eroe biondo e spettinato a illustrarle sullo schermo.
Vado un po’ più indietro nel tempo. In un’epoca in cui internet e il computer non c’erano. Erano tempi “analogici” e certamente meno frettolosi. Gli anni Settanta, all’inizio. Ero ragazzino e si andava in vacanza nel mantovano nella casa dei nonni, capitava spesso il vicino di casa che portava una macchina per scrivere o una calcolatrice e voleva che mio papà la facesse funzionare presto. Quindi mio papà, che voleva trascorrere il suo mese di ferie (una volta le vacanze erano lunghissime, specialmente se si andava a casa dei nonni e tutto costava pochissimo) doveva, invece e ancora una volta, inventarsi la "lavatrice" per eliminare il grasso, lo sporco, i detriti e la limatura di gomma prendendo il mastello di mia mamma, succhiando un po' di miscela dal motorino, e immergendo la macchina nel mastello con un po' di benzina e spennellarla per lavarla. Con tanta pazienza riusciva a ripulirla e a rimettere in funzione i meccanismi ingrippati e poi cominciava a "operare" la macchina con cacciaviti di fortuna; e se mancava un agganciamolle, assolutamente necessario, chiedeva un vecchio ombrello, estraeva una bacchetta e con lima, fornello a gas e tanta pazienza si forgiava anche l'agganciamolle! Insomma, ci voleva molto più tempo che in officina ma davanti ai miei occhi nasceva la riparazione che riportava in vita la macchinina. Poi toccava a me lavare la carrozzeria con il Vetril e la macchina veniva riconsegnata, dopo qualche giorno, al contadino che rivedendola rimessa a nuovo aveva gli occhi brillanti e ripagava mio papà... con un salame buonissimo, non quello dei negozi! Altri tempi, certamente.
L’artigiano non va mai in vacanza.
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cmcartigiano · 9 years ago
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Non un gioiellino, ma funzionante in tutti i meccanismi e presentabile, sì. Buon compleanno.
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cmcartigiano · 9 years ago
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Restauro
La signora mi ha chiamato tempo fa. Al telefono mi ha detto che in casa hanno da venti e passa anni una vecchia macchina per scrivere, di quelle nere quadrate, regalo del suocero, oggi non più al mondo. Ora si avvicina la data del compleanno del marito, e lei vorrebbe, come regalo, fargliela trovare nuovamente funzionante e bella da vedere. Così il giorno stabilito posteggio la macchina in un luogo al sicuro dai famelici e irragionevoli vigili di Milano e mi presento. Mi riceve il cognato e poi arriva la signora.
Mi fanno vedere un disastro. Una Remington 12, anno circa 1924, tutta arrugginita, zoppa, sbiadita, opacizzata, completamente ossidata, bloccata in tutti i meccanismi e con il tirante del carrello sganciato e penzolante. Penso a cosa potrebbe essere questa fantastica macchina, e a come si trova ora.
- Signora,  qui per fare un restauro appena decente, senza farla diventare un gioiellino perchè rifare la verniciatura sarebbe una spesa pazzesca, servono venti ore solo per la meccanica e per il lavaggio. Posso far funzionare quasi tutti i meccanismi ma qui c’è da estrarre rullo e rullini, vaschetta, telaio premicarta, granmolla, piedini, giranastro,bobine nastro, disincrostare i caratteri e il settore, E chissà cosa trovo una volta che apro la macchina.
La macchina è una stupenda macchina americana degli anni Venti, un apparecchio realizzato con precisione e con materiali eccellenti, che davvero sa sfidare il tempo e che se ben conservato oggi scriverebbe perfettamente. Purtroppo la Remington 12 NON è una macchina rara, nè di grande pregio. E’ una macchina che ha invaso il mondo, ne sono state fabbricati milioni di esemplari e oggi la valutazione commerciale, per un esemplare magari recante i segni del tempo ma decentemente pulita e funzionante è tra i cento e i centocinquanta Euro. Negli USA viene venduta tra i cinquanta e i duecento dollari. Ne ho viste alcune scintillanti anche a trecento dollari, con spese di spedizione di altri trecento. Insomma, il restauro costerebbe molto di più.
La signora insiste e mi dice che semplicemente si accontenta di renderla più bella esteticamente e minimamente funzionante. E io ci casco, ancora una volta, pensando al marito che un giorno la rivedrà molto migliore di come è oggi. Così, tanto per iniziare le cose col piede giusto e per evitare le immancabili discussioni alla riconsegna, mi metto a fotografarla ed esorto anche la signora a farlo. Non faccio in tempo a dire che queste foto serviranno per comparare lo stato della macchina tra adesso che la porto via e come si presenterà quando la riporterò che, tacchete, lei e il cognato estraggono i cellulari e la riprendono da tutti gli angoli.
L’artigiano è come un dottore: una volta che un paziente entra in clinica, per lui è una missione. Le ore non contano più, ci si mette anche il doppio di quanto preventivato e non chiederemo una lira di più. Perchè il nostro lavoro è soprattutto quello di dimostrare che il tecnico, quello in gamba, è quello che dà valore al suo lavoro, e farà rifunzionare questa macchina come tanti anni fa. Anni fa un anziano signore mi disse: lavora per il tuo nome, e il tuo nome lavorerà per te. Ho sempre pensato che questa affermazione fosse un tesoro, e ancora la penso così e la trovo vieppiù valida soprattutto negli ultimi tempi...
L’artigiano ricostruisce il piede mancante, ricopre in gomma quello sbagliato (un volgare dado per automobile), ricostruisce la bobina sinistra (che era un’altra destra), estrae la barra dei marginatori e la rilucida, rimette in funzione i marginatori, il campanello di fine riga, il blocco della tastiera la barra dei tabulatori, il gruppo della granmolla con la fettuccia nuova, estrae sporcizia e polvere di novanta anni, inonda la macchina di olio per lavare i meccanismi dei cinematici, dilava ossidazione e ruggine dai cinematici, rilucida il settore, estrae rullo e vaschetta reggifoglio, riporta a lucentezza la vaschetta arrugginita, fresa i rullini premicarta deformati dall’inattività, ricopre i rullini premicarta superiori, rilucida almeno in parte le parti cromate a suon di spazzole di ottone, cotone e pasta lucidante e si mette a ritoccare la carrozzeria dove la vernice ha lasciato buchi rugginosi, Poi porta la macchina sul balcone e la lascia al sole per due giorni per asciugare la vernice, poi la riporta in laboratorio e rinnova oli fini e ripassa grafite su numerosi scorrimenti. Quaranta ore vanno via come niente, in due mesi.
Infine mette un foglio di carta e scrive.
E, ancora una volta, il miracolo si ripete. La Remington 12 scrive e ciò che scrive si legge bene. Lo scritto potrà rimanere altri cento anni, e così la macchina, se chi la possiede sarà tanto disciplinato da conservarla con cura, facendola scrivere regolarmente e facendola ripulire una volta all’anno da un buon tecnico.
Se sto molto attento, se mi ricordo di respirare e di mangiare qualcosina tutti i giorni, penso che potrò arrivare a centotrenta anni. Dirò alla signora che per la manutenzione, per i prossimi ottanta anni, sono sempre qui.
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cmcartigiano · 9 years ago
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L’artigiano nasce
... facilmente, si direbbe da quanto mi càpita di sentire ogni tanto. Evidentemente si pensa, comunemente, che riparare macchine per scrivere sia facile e che spesso basti mettere dell’olio e stringere qualche vite qua e là. Osservo nascere molti sedicenti “riparatori” che mi contattano al telefono o per email. I miei riferimenti sono pubblici e ormai si trovano dappertutto in tutto l’universo, e quindi anche qualche sciagurato ne approfitta.
L’altra mattina squilla il cellulare (il mio cellulare “squilla” davvero, la mia suoneria è proprio quella di un telefono antico, di prima del computer), e rispondo da artigiano professionale quale sono. Dall’altra parte una gentile signora, voce di circa quarantacinque anni suppergiù.
- Buongiorno, ho visto la sua “pubblicità” su internet e volevo sapere da lei una cosa: ripara anche le Olivetti vecchie?
- Grazie per la visita al mio sito. Certamente, anche quelle “vecchie”. Si ricorda il modello?
- Non so, è nera, ma portatile.
- Nera? Allora ha la carrozzeria in plastica? Una Dora, una Lettera DL?
- Non lo so, non c’è scritto sopra niente, so solo che ha la valigetta nera di legno.
- Uhm, allora lei intende una macchina moolto vecchia, potrebbe essere degli anni Quaranta...
- Si, certamente, è molto vecchia. E’ nera lucida con i tasti rotondi di metallo.
- Ok, allora si tratta probabilmente della MP1, la cosiddetta “ICO”. Si tratta di una macchina ,molto bella ma piuttosto delicata, qual’è il problema?
- Ecco, io la stavo pulendo e adesso non riesco più a rimettere il rullo al suo posto...
- Uhm, si è bloccato il carrello? Sa come regolare e controllare i margini?
- No, i margini sono a posto, è che ho sfilato il rullo per pulirlo e adesso non resco più a infilarlo dove l’avevo estratto.
- Scusi, lei ha sfilato il rullo di gomma della ICO? Cioè ha prima tolto le viti fissate con le vitine maledette vicino alle manopole? E ha anche fatto una certa fatica nel toglierle, mi sa... Certo che adesso il rullo NON va più al suo posto. Probabilmente lei non sa che esistono manovre di precisione, con un certo ordine, per reinfilare il rullo. E bisogna anche... no, no, lasci perdere, chè non è un’operazione che può fare lei da sola. Se vuole gliela sistemo io, basta che non mi abbia perso dei pezzettini...
- Sì, ma quanto mi chiede?
Ahia...
* * * * *
Altra telefonata, sempre la scorsa settimana. Un’altra signora. Ma che hanno le signore di oggi? Perchè si mettono in testa di smontare le macchine per scrivere?
- Salve, ho visto il suo sito su Google e volevo sapere se ripara anche le Olivetti.
- Certamente, Si ricorda il modello?
- No... (la gente non ricorda MAI il modello della macchina per cui mi chiama. Davvero càpita molto di rado e quelli che, toh, se lo ricordano... si rivelano spesso precisini insopportabili). Ma è quella grossa, pesante, grigia-beige.
- Ok, allora è una standard da ufficio, E di carrozzeria squadrata o arrotondata?
- Esatto, bravo, è quella tutta spigolosa.
- Ok allora direi la Diaspron 82. Mi sa dire il difetto?
- NULLA DI GRAVE... mentre la spolveravo mi sono ritrovata in mano un nastrino di tessuto con due ganci in fondo...
(questa donna è riuscita a sfilare la fettuccia tirante del carrello, sganciandola dall’estremità del carrello, e fin qui è facile, e dal barilotto della granmolla... e questa è un’impresa!)
- No, scusi...  ma come ha fatto a estratte la fettuccia? Non può venire via da sola! Lei ci ha messo le mani, ha estratto la fettuccia dal carrello ma non si è arrotolata dentro, nel barilotto della granmiolla? Ha smontato il carrello?
- Sì, ho tolto le vitone e ho messo il carrello sul tavolo. Non so come ho fatto, me lo sono trovato in mano...
Ahia...
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cmcartigiano · 9 years ago
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                                                                                                                    Signorina, le avevo  detto di scrivere la lettera di sollecito al cavaliere Bergnocloni,  quello che deve ancora pagare le ventidue lire della rata del  condominio!
E’ vero, commendator Brambilla, ma prima ho dovuto archiviare tutte  le pratiche relative alle sue schedine della Sisal. Le ho messe nel  raccoglitore circolare di fianco alla sua scrivania.
Me le ha infilate nel cestino! Ma io non le vedo! Sedici anni di schedine conservate!
E’ passato appena due minuti fa l'uomo delle pulizie… A chi devo intestare la lettera di sollecito? Ops, mi si è rotta l'unghia…
Fa nulla, signorina, me la scrivo io la lettera di sollecito. Lei  continui a occuparsi delle sue unghie. Cosa c'è per cena, stasera,  Clotilde?
Pesce veloce del Baltico e budino di mais, Anselmo.
Oh, finalmente qualcosa di nuovo, stasera, dopo anni che mi cucini sempre polenta e baccalà.
Quando sarai ricco potremo permetterci anche di comprare una  Topolino, adesso la danno a comode rate da centosessanta lire mensili!  Attento, stai mettendo al contrario la carta carbone!
Quando vincerò alla Sisal, la Topolino te la comprerò nuova e in  contanti. Ma non trovo più la schedina, avevo messo Milan-Spal due  fisso: se il Milan perde vinciamo quarantamila lire… Ecco, adesso la  carta carbone è giusta…
Era fra quelle che ho messo nel raccoglitore circolare. Così hai  risparmiato due lire di schedina. Tra un anno avrai i soldi per la prima rata della Topolino!
Vabbè, hai sempre ragione tu, Clotilde…
Certo! E guarda che “commendatore” si scrive con due emme!
Lo so, lo so! E’ che questa dannatissima Remington va troppo veloce per i miei gusti… Ah, se avessi la Olivetti M40…
Faresti gli stessi errori più velocemente e io non riuscirei ad  impedirtene la metà: Dai, che la vecchia Remington ti va bene lo stesso!
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cmcartigiano · 9 years ago
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cmcartigiano · 9 years ago
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Il grande Harold Lloyd in una delle sue comiche. Anni Venti, ruggenti e frenetici. Pareva di vivere a due passi dal futuro, con tanta tecnologia a portata di mano. La macchina per scrivere è lì, già pesantemente impolverata, come a significare che si tratta di un apparecchio già datato e dall’uso complicato. Notare l’oliatore nella mano del buon Luke che sta... facendo un pochino di manutenzione.
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cmcartigiano · 9 years ago
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Eccomi ai comandi di una magnifica Olivetti M20. Ben conservata, ha richiesto, soprattutto secondo le indicazioni del proprietario, un restauro leggero e più volto all’estetica che al perfetto funzionamento meccanico. Però è davvero un piacere mettere le mani su questa macchina, che ha alle spalle novanta anni e chissà quante ne ha viste.
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cmcartigiano · 9 years ago
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Tesori offronsi
Il cellulare squilla anche il giorno di Pasqua.
Dall’altra parte un tizio dalla voce giovane, probabilmente un buontempone che non ha famiglia e di meglio da fare, e mi cerca, avendo avuto il mio numero da un lontano conoscente da cui ogni tanto acquisto macchine da smontare (che ovviamente devo pagare pochi soldi).
Ti interessa una Adler 7? Ho anche delle Remington, e delle Olivetti.
Non mi piace sentirmi dare del tu dal primo che passa, perdipiù più giovane di me... Questa mania del “tu” a chiunque mi ha sempre dato molto fastidio e l’ho sempre combattuto, anche nella vecchia “società” dove valevo l’uno per cento eppure davo del voi anche ai fattorini ventenni e alle telefoniste importune. Ma questa moda di penetrare nell’altrui cervello con una supposta familiarità a me non piace e finalmente, da quando la vecchia società non è più parte di me, adesso non ho più nessuno a cui dare retta e per cui sopportare anche il malcostume. Insomma, questo qui mi dà fastidio dopo solo due frasi.
No, grazie... sarei interessato invece a Lettera 22 prima serie, ma dovrei pagarla pochissimo, anche rotta; poi ci penso io a farne buon uso.
Ce l’ho, se la vuoi, quella di Nizzoli! Tasti rotondi, te la dò a soli duecento.
No, grazie, al momento non sono in cerca, magari tra un paio di mesi...
Ti interessa una Valentina bianca? Te la dò a trecento!
Ho visto Valentine in vendita a ottocento Euro... ma dentro rimane pur sempre una specie di catorcio in lamierone di ferro. Ma questo il pubblico non lo sa e in Italia è più facile spacciare panzane a prezzi elevatissimi che vendere al giusto prezzo prodotti di qualità. Insomma, saluto cordialmente senza inalberarmi troppo e riattacco.
Ma in fondo è meglio così: in questo periodo ho già conosciuto un dottore commercialista, un odontotecnico, un assicuratore in pensione che si son dati da fare nel riparare e vendere macchine per scrivere. Grazie a queste “figure professionali” nel mio settore posso stare sicuro che le macchine per scrivere sono ancora in mano a ignoranti e incompetenti. Chi, come me, ha studiato, investito e ancora oggi aumenta e migliora la sue professionalità, vende ogni giorno che passa il diminuire di concorrenza di elevata qualità e il numero di macchine in ottimo stato. Il mio ruolo è così in continuo rafforzamento.
Poi ci sono quelli che, quando la macchinina non è molto a posto, cominciano a sostituire il nastro, poi a oliarla e poi a smontare qualche vite. Quando qualche pezzetto casca per terra, vengono presi dal panico e scrivono che avrebbero bisogno di un “aiutino”.
E io rido, sottovoce.
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cmcartigiano · 9 years ago
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Poesia.
La macchina per scrivere, quella riprodotta in questa foto è una Olivetti Studio 44, è ottima per lasciar correre la mente e fissare immagini.
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cmcartigiano · 9 years ago
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Mi piacciono le gif animate. E ogni tanto mi piace produrne una. Quando ci si trova a meraviglie della meccanica bisogna proprio prendere in mano la macchinina digitale e fissare qualcosa più di una semplice immagine.
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cmcartigiano · 9 years ago
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La vetrina dell’ottico nella mia via, giusto pochi mesi fa. Ogni tanto mi càpita di vedere qualcosa di carino e allora devo sfoderare la mia fida compatta. Potrebbe darsi che l’evento sia irripetibile.
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cmcartigiano · 9 years ago
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E’ definito “cinematico” il complesso di elementi che partono dal tasto e arrivano al carattere fissato sul martelletto. Si tratta di leve, tiranti,a volte denti e cremagliere e hanno un’importanza basilare nel definire le caratteristiche di una macchina per scrivere. Tanto che le grandi case lo hanno brevettato per proteggerlo, e ogni grande casa si faceva vanto di averne elaborato uno originale, efficiente e rapido. Dal cinematico e dalla sua buona progettazione dipende il tocco della macchina, la rapidità della sua battuta, la precisione e la leggerezza per l’utente. E anche il caratteristico suono: un buon dattilografo riconosce al primo battito la sua macchina e un buon tecnico distingue diversissime macchine per scrivere semplicemente udendone due o tre ticchettii.
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cmcartigiano · 9 years ago
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Gli odori della passione
Papà mi ha sempre fatto “respirare” macchine per scrivere. I miei ricordi più antichi sono, infatti,  soprattutto olfattivi. Ricordo quando la sera papà Nevio tornava a casa e noi bambini correvamo alla porta per salutarlo e la prima cosa che si avvertiva era quell’alone di petrolio e inchiostro, che sapeva di officina e di meccanica. In quegli anni, circa la fine degli anni Sessanta, io e i miei due  fratelli Max e Barbara avevamo come giocattolo una vera macchina per scrivere, vale a dire che ne avevamo una a testa!, perché tre bambini di età molto vicina litigherebbero tra loro con una sola; e si trattava di macchine che allora erano da definirsi semplicemente “vecchie”, vale a dire una Remington 12, una Continental e una Olivetti M40. Oggi queste macchine sarebbero da considerarsi vere e proprie antichità, ma all’epoca papà ce le aveva portate a casa proprio per farci giocare e, naturalmente, anche per abituarci all’idea di un oggetto che avrebbe certamente riempito le nostre vite e al quale avremmo anche potuto affezionarci. Forse, chissà. Non c’era solo l’odore della meccanica. Alla fine degli anni Sessanta nel mondo del lavoro d’ufficio cominciavano le prime rivoluzioni tecnologiche che si sarebbero susseguite fino a metà degli anni Ottanta con l’avvento del personal computer. Le macchine calcolatrici cominciavano a essere sostituite da quelle elettroniche, che erano perlopiù enormi, pesantissime e lentissime. Solamente visive le prime, erano dotate di tubi fluorescenti colorati in ambra, le cosiddette “nixie”. Queste calcolatrici erano costosissime e richiedevano molta manutenzione e così anche mio papà doveva darsi da fare per studiare elettronica ed essere in grado di assistere queste macchine che cominciavano ad entrare negli uffici delle aziende. Così cominciai a vedere arrivare in casa piastre elettroniche e componenti elettronici e insieme ad essi anche riviste di elettronica e saldatore e stagno. Mio papà studiava e si aggiornava e aveva anche intrapreso l’hobby di radioamatore CB. E anche io cominciai a prendere in mano il saldatore per smontare dalle enormi piastre i componenti elettronici per poi classificarli in base alla loro tipologia e al loro valore. Ho così “annusato” l’odore dello stagno fuso e della colofonia, ed erano odori bellissimi, ai quali mi sono davvero assuefatto e che oggi posso nuovamente sentire solo saltuariamente. Ancora oggi devo prendere in mano il saldatore, ma gli odori sono cambiati e sono cambiati anche le apparecchiature. I nuovi saldatori sono più piccoli, lo stagno è meno odoroso e meno amichevole e, insomma, non è più come una volta, come si suol dire. Però ancora oggi mi càpita, durante il lavoro, di risentire qualche odore che mi fa tornare indietro di quaranta anni. Siccome opero su macchine antiche e su apparecchi elettromeccanici degli anni Cinquanta, mi ritrovo a tornare bambino ogni volta che apro o che eseguo qualche saldatura su un giradischi o su una radio a valvole. Non càpita spesso ma sono momenti davvero fantastici.
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