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balotta · 7 years ago
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La valutazione è una cosa seria, le persone che vi lavorano a vario livello possono, come sempre, fare la differenza, per gli altri e per loro stesse. Il tempo è una risorsa limitata. Usiamola “bene” “per il bene” nel senso più completo che possiamo pensare e allora potremo anche sorridere e nessuno penserà che un po’ di spensieratezza possa inficiare la bontà, l’utilità e la rilevanza di ciò che si è appena fatto. Come professionisti, come consulenti, come persone, come donne e uomini percorriamo strade che prima o poi si ri-incroceranno in un casino di partenze a arrivi che è la metafora del nostro esistere e del nostro lavorare. Come valutatori, in questo caso.
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balotta · 7 years ago
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Il punto sulle Pari Opportunità: cosa fa davvero la differenza? (di Catina Balotta)
Le Pari Opportunità (P.O.) vantano in Italia e in Europa un lungo cammino normativo. La Comunità Europe definisce il principio di pari opportunità come l’assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale di qualsiasi individuo per ragioni connesse al genere, religione e convinzioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età e orientamento sessuale. Tale discriminazione è proibita in tutta Europa perché può pregiudicare il conseguimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale, la solidarietà e la libera circolazione delle persone. In particolare con il termine pari opportunità ci si riferisce all’assenza di discriminazione condizionata dal sesso di appartenenza. L’obiettivo è quello di assicurare ai due sessi eguali opportunità di accesso e partecipazione equilibrata alla vita economica sociale e politica, con l’eliminazione di quelle barriere che vi si frappongono. 
Esistono politiche, programmi e progetti (PPP) che cercano di traghettare dal piano formale a quello sostanziale l’esecutività di tale principio. Tali PPP possono avere valenza sovra-nazionale, nazionale, regionale, locale e possono essere di carattere generico o specifico. 
Detto questo, i dati Istat sulla condizione delle donne (la più recente pubblicazione Istat del 2015 si riferisce al periodo 2004-20014) attestano che l’Italia si trova ancora in una situazione sconfortante anche se si rileva qualche segnale che fa ben sperare per il futuro. 
In particolare:
- Continua il forte investimento nell’istruzione da parte delle donne, che ottengono risultati migliori di quelli degli uomini sia a scuola che all’Università;
- La diffusione delle nuove tecnologie riguarda tutta la popolazione con una diminuzione del divario di genere e, per le giovani, con un suo annullamento; 
- Negli anni di crisi le donne hanno tenuto di più nel mercato del lavoro e hanno visto incrementare il loro ruolo di breadwinner. Inoltre, la presenza nei ruoli decisionali è in crescita sia nei luoghi politici che in quelli economici. 
Permangono però le difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro legate anche all’asimmetria dei ruoli all’interno delle coppie, e le donne occupate, in corrispondenza della maternità, si trovano a sperimentare in misura crescente la perdita o l’abbandono del lavoro. Inoltre la condizione reddituale femminile continua ad essere peggiore di quella maschile, anche se la distanza fra uomini e donne, nel periodo osservato, si è accorciata. 
E’ così evidente come uno dei veri problemi della donna che lavora sia quello della conciliazione, ovvero l’individuazione di quelle strategie che consentono le pari opportunità in ambito lavorativo, sociale  e personale. Il termine conciliazione si riferisce al rapporto che esiste tra almeno due sfere della vita: la famiglia e il lavoro (ma non solo), sarebbe meglio dire tra due ambiti di organizzazione del tempo: il tempo di “vita” e il tempo lavorativo professionale. Una conciliazione riuscita assicura alle persone adulte un equilibrio tra la sfera del lavoro remunerato e la sfera dell’organizzazione del tempo “altro” che può prevedere le attività domestiche, la cura dei figli e di famigliari in situazione di bisogno, il volontariato, le attività civiche e la gestione del tempo libero, possibilmente orientato a uno standard di vita soddisfacente. 
Dall’analisi dei lavori femminile nella loro evoluzione temporale, si ricava l’evidenza di una forte continuità della concentrazione femminile in pochi canali occupazionali, che per lungo periodo hanno assorbito la quasi totalità delle donne. Tali settori riflettono, per le modalità di svolgimento e per il tipo di attività previste, l’attività femminile non “di mercato”  (si pensi all’infermiera, alla maestra, alla sarta …). Oggi molto è cambiato nei modi e nei tempi di partecipazione della donna al mondo del lavoro ma le diverse rappresentazioni della appartenenza di genere condizionano ancora il modo in cui la donna si colloca nel mondo del lavoro. 
E’ più nei nessi e negli incastri tra lavoro retribuito (per il mercato) e lavoro non retribuito (per la vita), nel loro continuo mutare e nei percorsi di crescita individuali e possibili che si può rintracciare il vero senso della presenza femminile nel mondo del lavoro. Sia nell’assolvere le funzioni famigliari sia in quelle per il mercato le donne mettono in atto una attività costante di cucitura tra pezzi della loro vita. E’ in questa attività di cucitura che la donna compie continuamente delle scelte che ne determinano il percorso lavorativo e personale (si pensi alla bassissima natalità italiana). 
In conclusione penso si possa affermare che: 
- le Pari Opportunità per poter essere “materia viva” devono diventare un valore condiviso dalle persone adulte. Valore per il quale si potrà lavorare seriamente solo quando il substrato sociale che lo legittima sia favorevole al suo effettivo radicamento e sviluppo. 
- E’ rilevante la sottolineatura sulla dimensione “equilibrio della vita della persona adulta” che tale principio sempre più sponsorizza. Forse a carico di una non-numericamente-equa spartizione di ciascuno dei carichi lavorativi (professionali e non) della donna, ma sicuramente a favore di un recupero dello sviluppo personale nella sua vera interezza e importanza. 
In sostanza è l’equilibrio e la soddisfazione per la propria vita che vanno perennemente e seriamente ricercati anche se questo non necessariamente passa da un’equa spartizione di ciò che può (numericamente) essere diviso a metà tra maschi e femmine. Ma esiste qualcosa che davvero e rigorosamente possiamo considerare diviso/divisibile a metà? Forse no, ma non è comunque questo a fare la differenza. 
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balotta · 9 years ago
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VALUTARE LA GOVERNANCE: LE BEST PRACTICE (QUARTA PARTE). L’ultima delle quattro dimensioni prese in esame per lo studio e la valutazione  della governance di un sistema reticolare di welfare, è lo studio delle  Best Practice attivate.
Ricordiamo che le Best practice si connotano per due dimensioni:
-Una PRATICA (modalità con cui si sono svolte una o più azioni);
-Che ha portato a RISULTATI ritenuti particolarmente:
A- Innovativi.
B- (e/o)Efficaci
C- (e/o)Efficienti
D-(e/o)Utili
Studiare una BEST PRACTICE significa quindi: Individuare quali sono i risultati attesi in rapporto alla qualità della vita “attesa” della popolazione target e studiare le caratteristiche dell’intervento che li ha meglio perseguiti.
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balotta · 9 years ago
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DOVREMMO DIVENTARE TUTTI PIU’ CREATIVI ? [di Catina Balotta]
Marcel Proust affermò che “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Io sono d’accordo. Sono anche d’accordo sul fatto che la creatività sia una strategia di rinnovamento sociale e personale. Per gli over 50 ma anche per gli over 20 che sono nelle condizioni di inventarsi un lavoro, di cambiarlo e plasmarlo con assoluta rapidità se non vogliono soccombere alla dura legge del mercato (che nessuno ha mi davvero capito fino  in fondo cosa sia, visto che il mercato “puro” non esiste, men che meno in Italia) e alla durissima legge di una quotidianità non garantita professionalmente, ben aldilà delle competenze.
Ma in tutto questo “ansamble” difficile e depressivo sbuca un fiore di loto dalle mille sfumature. La chiamiamo genericamente creatività. E’ quella abilità che ti permette di vedere a colori il mondo, che ti permette di trovare soluzioni diverse a problemi cogenti, spiazzando gli altri e garantendoti margini di libertà tonificanti. Chi canta, balla, scrive, suona, o semplicemente trova una soluzione “diversa” a qualche accidente che gli è capitato, vive un momento di assoluto privilegio  sia rispetto ai vincoli usuali che una quotidianità cogente con le sue mille oscenità ti impedisce di vedere, sia rispetto a possibili ulteriori vincoli accidentali e accidiosi.  E così si può trovare un nuovo lavoro, delle nuove relazioni, una nuova vita, un nuovo amore, una pace inaspettata. Liberare la creatività è la migliore strategia che io conosca  per ridare senso a questa vita riempiendola di inaspettate soddisfazioni(che la allungano e tonificano). Lo dico a ragion veduta, dietro l’angolo della creatività sbuca un mondo nuovo, sarà una grande sorpresa per chi lo saprà vedere e apprezzare in tempo.
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balotta · 9 years ago
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COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO: GRANDI IMPRESE E INIZIATIVE LOCALI  - Prima parte
[di Catina Balotta e Umberto Carrescia]
Data la complessità del tema trattato “La Cooperazione allo sviluppo” abbiamo deciso di dividere il post in due parti.
- La prima parte tratta di una esperienza concreta di “Cooperazione allo sviluppo” in fase di realizzazione a CIRCLE (ONLUS di Merano presieduta da Umberto Carrescia) e delle sue premesse deontologiche;
- La seconda parte si sposterà sul versante valutativo, cercando di “descrivere” come esperienze di questo tipo si prestino ad attività di valutazione che fungano da supporto allo svolgimento dell’operatività e non da controllori ridondante di progettualità fasulle.
Le parti in corsivo sono frasi di Umberto Carrescia trascritte esattamente come sono state dette.
PRIMA PARTE : CIRCLE E LA DEONTOLOGIA DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
 1 – PREMESSA
E’ molto difficile affrontare in un post il tema della Cooperazione allo sviluppo, in quanto la storia che l’ha caratterizzata, le modalità con cui si è tentato di realizzarla e gli attori implicati sono tanti, mutevoli e complessi.
La cooperazione allo sviluppo “governativa” nasce dopo il secondo conflitto mondiale con le prime Conferenze delle Nazioni Unite (ad es: Bandung 1955. Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Conferenza_di_Bandung).  Dalla fine del XX secolo viene affiancata e sostenuta grazie a un forte sistema di valori, da quella non governativa, legittima rappresentanza della società civile. La cooperazione governativa si occupa del trasferimento di risorse finanziarie, assistenza tecnica, servizi e beni da un governo o da un organo pubblico di un Paese sviluppato a favore di un Paese in via di sviluppo (PVS), mentre la cooperazione non governativa è maggiormente slegata da interessi politico-economici particolari e rappresenta il canale privilegiato delle istanze provenienti dalla società civile. Recentemente nuovi soggetti associativi hanno configurato una forma di cooperazione detta decentrata, che si basa sul contatto diretto tra due comunità con obiettivi comuni, e che quindi collabora con la tradizionale forma di cooperazione.
In Italia, la Cooperazione allo Sviluppo governativa è parte integrante della politica estera ed è gestita dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri. Nel definire iniziative e Paesi in cui intervenire, la Cooperazione italiana tiene conto di linee guida e impegni concordati nel più ampio contesto internazionale (ONU, UE). Per quanto riguarda la cooperazione non governativa, oggi sono 250 le ONG riconosciute che lavorano in questo settore, e complessivamente le organizzazioni che si occupano di cooperazione e solidarietà superano le 1400 unità (dato del Ministero degli affari esteri). Le ONG si basano prevalentemente su finanziamenti pubblici, mentre il 90% delle restanti organizzazioni agiscono con volontari e forme di autofinanziamento.
2 – CIRCLE
Circle è una ONLUS con sede a Merano nata con decreto della Provincia di Bolzano nell’agosto 2013. E’ una associazione di volontariato e come tale può accedere ai fondi dedicati esclusivamente a questa tipologia di organizzazioni. Ha 32 soci, un bilancio in attivo e diverse progettualità in cantiere. I fondi raccolti sono destinati alla costruzione di scuole in Kenya e ad altre attività ritenute necessarie (questo d’accordo con il partner locale che può essere una ONG, ma anche congregazioni di missionari quali Gesuiti e Comboniani). In modo particolare Circle lavora con un missionario del Kamerun che opera in Kenya per la società missionaria di San Giuseppe di Mill Hill (società inglese).
Combinando l’esperienza fatta da CIRCLE, le conoscenza esperienziali pregresse e le nostre competenze di ricercatori sociali, possiamo dire che in questo contesto operativo la Deontologia professionale ha un ruolo fondamentale e detta la retta via di questi interventi. La mancanza di una deontologia umana e professionale crea distorsioni terribili che sono sotto gli occhi di tutti.
3 – LA DEONTOLOGIA PROFESSIONALE  (E UMANA)
Alcuni principi chiave che dettano il circuito entro il quale una deontologia professionale forte e basilare non può non riconoscersi sono i seguenti:
i) Il rispetto delle risorse locali.
I progetti di Cooperazione allo sviluppo hanno una loro validità quando sostengono iniziative locali e hanno una loro prevedibile realizzazione grazie alle stesse. “E’ sbagliato mandare dei banchi scolastici se ci sono falegnami in loco che sono in grado di costruirli, così come non ha senso inviare presidi medici se non ci sono risorse in loco che li sanno far funzionare.”
ii) La lotta ai sistemi adottati dalle multinazionali.
E’ esiziale la distinzione tra la CAS (cooperazione allo sviluppo) e lo sfruttamento del suolo da parte delle multinazionali. “L’introduzione della monocultura nei paesi del sud del mondo ha fatto disastri. Ci sono state azioni speculative da parte di Olding commerciali che non hanno avuto alcun occhio di riguardo alle esigenze dei paesi in via di sviluppo. Queste multinazionali acquistano grandi terreni per la monocultura che distrugge il territorio. Inoltre speculano sul lavoro minorile. Acquistano mano d’opera ad un costo molto inferiore di quello che troverebbero a casa loro. Poi in alcuni territori le risorse sono talmente preziose che il primo che arriva - ben alloggia –”.
 iii) La sostenibilità del progetto con le risorse locali.
Il progetto deve nascere da una analisi dei bisogni fatto in collaborazione tra l’Associazione che opera in Italia (in questo caso) e il partner locale che opera sul territorio. Ma poi la progettualità “deve camminare con le proprie gambe”, fatta funzionare dalle risorse locali: o già competenti o rese tali in fase di realizzazione del progetto.
La relazione con le risorse locali può porre la CAS di fronte a una problematicità importante: fino a che punto posso provare a cambiare delle “tradizioni locali” e dove invece le devo rispettarle e accettare per quello che sono?.  “A volte è necessario condividere con i Paesi di destinazione un processo di emancipazione. Soprattutto nelle zone rurali dove ci sono tribù che hanno radici ancestrali, si trovano tradizioni e pratiche non condivisibili. Ad esempio l’infibulazione. Tutta la fascia del Sael ha questo grandissimo problema: la popolazione vive questa pratica come tradizionale e assolutamente inevitabile”
 iv) La condivisione degli obiettivi con i partner
“ E’ importante trovare partner locali  competenti, in grado di fare una analisi esaustiva del luogo in cui si va ad intervenire”.  I soci di Circle fanno spesso sopraluoghi nelle zone dove operano. Uno degli obiettivi di questi spostamenti è l’incontro con i partner locali al fine di condividere con loro gli obiettivi da perseguire sul territorio e le modalità migliori attraverso le quali tali obiettivi si possono tradursi nell’operatività.  Se la partnership che si costruisce è “buona” non ha nulla di diverso da quelle che si fa in Europa tra Enti pubblici e privati, su progetti di vario tipo.
 v) La testimonianza nel paese d’origine.
Ci sembra importante che le organizzazioni che si occupano di CAS non solo lavorino sul territorio destinatario dell’intervento ma svolgano azioni di sensibilizzazione sul territorio di ubicazione (se torniamo a CIRCLE ci riferiamo all’Alto Adige e, più in generale, a tutta l’Italia). In Provincia di Bolzano esiste un fondo speciale per il volontariato piuttosto che gli uffici Affari di gabinetto, che sono istituiti proprio per questo genere di iniziative. Tipicamente sponsorizzano campagne nelle scuole, campagne pubblicitarie, la devoluzione del “cinque per mille” a favore di organizzazioni che operano in questo campo.
 vi) L’etica personale
“E’ vero che vanno aiutate anche le popolazioni locali. Vale sempre il detto cattolico (ma anche di altre importanti religioni) – Siamo tutti uguali agli occhi di Dio –”
Chi lavora in questo ambito è mosso da principi quali l’eguaglianza tra i popoli, la cittadinanza del mondo ed il rispetto di tutte le culture.  Chi ha lo spirito giusto è orientato alla collaborazione sia con chi “ha bisogno” nella sua nazione, sia all’estero. Non distingue fra queste due cose.
Il fenomeno razziale si presta a facili strumentalizzazioni. Ma “i confini e i colori della pelle non significano niente. I colori della pelle sono dettati da madre natura. I confini sono confini tirati con il righello da colonizzatori che mai hanno visitato i paesi che hanno colonizzato. Ad esempio il Congo. Pur colonizzando un grosso paese dell’Africa centrale a cavallo tra l’ottocento e il novecento, mai il principe Filippo andò in Congo”.
E’ quindi necessario quello spirito umanitario che permette di pensare che le persone son tutte uguali e tutte delle grandi risorse. Con i loro valori e le lo potenzialità. Sicuramente non si può strumentalizzare il fenomeno migratorio, riempirsi la bocca di slogan populistici, se non razzisti e poi pensare di andare a fare Cooperazione allo sviluppo.
 Chiudiamo questa prima parte con il famoso teorema di Thomas: “Se gli uomini definiscono reale una situazione, le conseguenze di quella situazione sono reali.”
La tensione è quindi quella ad un’etica comportamentale che permette di abbattere i confini, vedere l’altro come risorsa e agire di conseguenza dopo un’attenta analisi dei suoi bisogni. Questo è la tensione di chi si occupa di CAS. Se non esiste tale modus vivendi l’azione volontaria all’interno della CAS viene messa in dubbio. Non può e non deve esistere una scissione tra comportamento quotidiano nel paese di origine e azioni di volontariato volte a facilitare, nel senso più puro del termine, la cooperazione allo sviluppo.
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balotta · 10 years ago
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CONVEGNO 
LA PRESENZA DELLE DONNE NEI CDA: MISURE QUALIQUANTITATIVE
Torino, 26 marzo 2015 ore 14.00-17.30
Evento organizzato in collaborazione con AIV - Associazione Italiana di Valutazione
1- Saluti istituzionali
Monica Cerutti, Assessore alle Pari Opportunità Regione Piemonte Presidente della Consulta delle Elette del Piemonte [in attesa di conferma]
2- Valutare le pari opportunità
Catina Balotta – Referente Gruppo PO AIV
3- CdA in Italia: presenza femminile nelle società pubbliche. Le potenzialità di una valutazione in chiave di genere della Legge 120/2011
Valentina Andreozzi – Consulente Università di Udine per il progetto "Talenti femminili per le pubbliche amministrazioni"
4- Lo scambio intergenerazionale come strategia per la valorizzazione della capacità di governance delle donne 
Cons. Luciana Saccone – Direttore Generale, Dipartimento Politiche per la Famiglia, Presidenza del Consiglio dei Ministri Delia Amari – Dipartimento Politiche per la Famiglia, Presidenza del Consiglio dei Ministri
5- Una misurazione qualitativa sulla presenza femminile nei CdA: il percorso del progetto “Il rosa e il grigio”
Monica Andriolo – Responsabile del progetto “Il rosa e il grigio”
6- Governance e leadership al femminile
Dialogo tra donne di diverse generazioni
Modera: Brunella Mascarino giornalista RAI  Sono state invitate alla giornata l’on. lessia Mosca e l’on. Lella Golfo, coautrici della Legge 120/2011
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balotta · 12 years ago
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E’ necessario credere che le pari opportunità siano un valore e estendere il concetto di PARI OPPORTUNITA' non solo alla parità tra i sessi, ma anche tra le culture, le diverse aspirazioni, le diverse abilità.
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balotta · 13 years ago
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Quante volte siamo degni dello sguardo di un bambino?
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