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“La cosa bella della vita è che non finisce mai di sorprenderti”. Vero? Ahimè sì.
Ma se ci rifletti attentamente, in fondo, le più grandi delusioni hanno come preludio un senso di incertezza e confusione.
Ecco.
Mai ignorarlo.
Mai.
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Di come un taxi alle 3:58 può essere il posto più triste del mondo.
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Quando parte una canzone alle 3:12 e ti ricordi la lezione di solfeggio delle medie cosa devi fare?
Andare a casa?
Forse.
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Effetti delle interminabili telefonate di lavoro 😂
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Un fantastico albero pacchiano e storto ma... GIALLOROSSO.
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Trentaquattro anni tra una settimana.
Schiena bloccata.
Toradol.
Fisioterapista.
Cerotti riscaldati.
BESTEMMIE
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Mi pento di tutte quelle volte (non molte in verità) che sono andata via relativamente presto da un locale dicendo “vabbè ma mica è l’ultima volta che esco di casa”.
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Evviva. Un pranzo in famiglia. Yeaaah.
#sipuòpranzareconungintonic?
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Gin Tonic ready to drink, timide conseguenze del nuovo lockdown.
Penso di aver toccato il fondo. E l’ho fatto acquistando un gin tonic già miscelato e pronto da bere in una confusa spesa mattutina.
Bene.
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Repetita iuvant.
«In quanta stupidità dobbiamo calarci per giungere alla nostra meta, quali sconfinati errori bisogna saper commettere. Se qualcuno te lo dicesse prima, quanti errori dovrai fare, tu diresti no, mi spiace, è impossibile, trovatevi qualcun altro; io sono troppo furbo per fare tutti quegli errori. E loro ti direbbero, noi abbiamo fede, non preoccuparti, e tu diresti no, niente da fare, avete bisogno di uno molto più coglione di me, ma loro ripeterebbero che hanno fede in te, che tu ti trasformerai in un coglione colossale mettendoci un impegno che neanche ti immagini, che farai sbagli di una grandezza che neanche li sogni perché è l'unico modo di giungere alla meta».
P. Roth, Il Teatro di Sabbath
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I miei pomeriggi nel 2004. Avevo capito tutto, decisamente.
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Traccia 1: Il candidato descriva il rientro in ufficio.
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Sad Sad Story
Sono le 6, esci dal lavoro. Il sole è ancora alto, l’umore pure.
Sorridi a una vecchia sdentata che ti guarda male mentre attraversi la strada.
È uno di quei giorni in cui la stanchezza non ti pesa, è primavera.
Vorresti solo bere un bicchiere di vino [una bottiglia, ndr] in un posto gremito di gente [non troppo, ndr]. Ti avvii serena verso la fermata del tram e poi, all’improvviso, eccolo, quel brivido che ti corre lungo la schiena ogni mese, puntuale come un orologio svizzero e no, non è il ciclo.
Dopodomani è il 10 e come ogni mese ti arriverà l’addebito della carta di credito.
Di corsa a casa a mangiare un bel riso in bianco, gratis.
Fine.
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Un mercoledì, morire.
Dobbiamo rimettere CHIESA al centro di un villaggio di cannibali.
(semicit.)
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Sarà per un’altra volta
Sono tornata a casa dal lavoro e diligentemente ho scongelato un barattolo di passata di ceci (fatta da me), poi ho tirato fuori anche della cicoria, lessata e congelata (sempre da me). Si prospettava proprio una bella cena salutare.
Poi ho avuto una botta di stanchezza e cazzeggiando davanti al computer mi sono messa a mangiare crackers misura alla soia, philadelphia e prosciutto crudo.
Bene. Avanti così.
Ci riproverò domani.
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