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questo è quello che mi è girato in testa negli ultimi 15 minuti. se per caso vi piace e volete condividerlo, per favore, ricordatevi di darmi i crediti. grazie ✨💛
questo anno ormai è finito, e ormai da tradizione scrivo dei discorsi che andrebbero bene per delle veglie funebri, ma sono così, piuttosto drammatica e troppo sentimentale, vogliatemi bene comunque.
come ogni anno, ci sono state persone che se ne sono andate, alcune da un giorno all’altro, altre silenziosamente, in punta di piedi, senza farsi vedere, e loro più di chiunque altro mi hanno lasciata sola e con qualche pezzo mancante. a voi, vi ricordo che fa più male la ceretta dove aspetti, e no un secondo, aspetta arrivo, ci sono eh, solo un attimo, no piano, un minuto di pausa, piuttosto che quelle che dopo aver chiuso gli occhi è già finito tutto. tenetevelo in testa. ma grazie di esserci stati quando c’eravate, si, grazie di quello.
ce ne sono state altre che proprio non mi sopportano, perché sono troppo esuberante, troppo strana, troppo fissata con le mie cose, troppo asociale, troppo riservata, troppo acida, troppo bla bla bla. grazie per avermi dato così tanti troppi che non pensavo di avere, ogni tanto servono. detto questo, mi dispiace di essere troppo troppo per voi, spero troviate qualcuno di meno troppo pronto a non esagerare con i troppi troppi. scusate, questo era un po’ troppo.
durante l’anno ho avuto la possibilità di conoscere persone nuove, di scoprirne di vecchie, di ritrovarne, insomma, ho trovato qualcosa di bello. mi piace sapere che non so mai abbastanza per sapere abbastanza. ancora troppo troppo? perdonatemi. comunque, a voi, persone che vi siete fatte esplorare, grazie, siete interessanti e mi avete insegnato tanto, ognuno una piccola cosa.
e ora tocca alle persone metro, che io le chiamo così, ma potete cambiargli il nome se non vi piace. per esempio potete usare persone autobus, aereo, treno, macchina, bici, piedi, non lo so, insomma, deve dare l’idea di una cosa che va e che viene, come la felicità. ecco, care persone metro, a me piacete, davvero, però, per cortesia, potete stare un po’ fermi? che dopo un po’ mi gira la testa. quando ci siete mi portate tanta felicità, come i parenti che non conosci nemmeno e una volta all’anno ti riempiono di soldi, e quindi grazie, ma poi ve ne andate, e io nel giro di un anno i soldi li spendo, come spendo la felicità, non pensate mica che la felicità sia illimitata. e perciò poi mi ritrovo senza e devo aspettare che voi ritorniate. in ogni caso, grazie del rifornimento periodico di felicità. come dice il proverbio: piuttosto che niente, è meglio piuttosto. voi siete il mio piuttosto, le mie persone metro e i miei prozii. però avete troppi nomi e faccio confusione adesso.
passiamo avanti, sta a voi, pali portanti. se io fossi una vera scrittrice e vi dovessi descrivere, possibilmente in un ambito che non sia una lettera per augurare il buon anno, sceglierei proprio i pali portanti. senza voi crolla la casa, state in occhio. ora, so che la vita deve essere individuale e che bisogna sapersi rialzare da soli, e bisogna essere forti e anche un po’ egoisti ogni tanto, però, volete mettere avere una spalla su cui piangere ogni giorno, una persona con cui ridere ogni giorno, con cui parlare, chiarire, sfogarti, scherzare, urlare, incazzarti, confrontarti, ma soprattutto stare in silenzio? sapere stare in silenzio e dirsi tutto quanto? ogni singolo giorno? e poi ripetete “ogni giorno” finché ci sono giorni. e di giorni ce ne sono tanti. ho imparato che, come in un edificio ci sono meno pali portanti che le dita di una mano, così è nella vita. chiedo scusa solennemente, ma non sono un architetto e non ho la benché minima idea di quanti pali portanti ci siano in un qualunque edificio, ma l’importante è che che voi abbiate colto il messaggio. l’avete colto, vero? bene. ho scoperto anche che, non è che perché i pali portanti tengono su tutto allora hanno la residenza fissa e non possono andarsene. eccome se possono. e dato che ti hanno lasciato cadere la casa, tu, con molta pazienza e tanta forza di volontà, ti dovrai mettere lì e rifare le fondamenta. sono cose che capitano. alla fine, io non ho mai visto un edificio resistere a tutto, nemmeno il più resistente. in conclusione, io di pali portanti ne ho tre. e sorreggono tutto perfettamente. loro sorreggono la mia, io la loro, è un patto perfettamente equo tra persone che continuano a non saperne niente di architettura. grazie infinitamente, pali portanti, perché siete i miei Amici, e sapete stare in silenzio.
in ogni ringraziamento ci devo mettere anche la famiglia per una questione di rispetto, ma sempre per il solito fatto che sono troppo estrema, io ho una famiglia che comprende milioni di persone. no, non sto facendo la troppo estrema, non è che devo per forza sempre essere qualcosa di troppo. la mia famiglia è grande, e dentro ci sono persone che ho visto una volta, altre che mi hanno cresciuta o vista crescere da lontano, oppure mi hanno messo a posto un pezzettino ogni tanto, mi hanno detto “ti capisco”. la comprensione e il sentirsi a casa è la forma più grande e bella che la famiglia può assumere. se avete capito, bene. se non avete capito, bene. con persone provenienti da ogni parte del mondo condivido pensieri, idee, passioni, e può darsi che ci incontriamo solo una volta all’anno, o due, o tutti i giorni, o mai, ma è famiglia, perché tu sei al sicuro con me, perché tu sei a casa, perché io ti capisco. grazie, a voi che ci siete da vicino, e anche a voi da lontano.
credo sia arrivato il momento finale, e quest’anno faccio un colpo di scena, perché mi sono un po’ rotta le palle di questa lettera, che mi annoio io stessa a scrivere. decido di dire un grazie, il più grande grazie di tutti i grazie che ho detto nel momento dei “grazie” (questo era decisamente troppo forzato) a tutti gli esseri umani. e qua, proprio qua, io chiamo in causa un verso di una canzone di cui, imitando in questo modo un po’ Manzoni, di cui non citerò l’autore, per questioni che neanche io so, non serve che mi metto a fare l’intellettuale proprio ora. bene, il verso è: credo negli esseri umani che hanno il coraggio di esseri umani. perciò, davvero, grazie agli esseri umani che sanno essere umani. togliete le barriere. togliete i pregiudizi. togliete l’odio. togliete tutto quanto, ma non il rispetto. che cosa ci state a fare in sto mondo se vi rinchiudete e rinchiudete le altre persone? libertà, la libertà vi fa più umani. siate liberi e lasciate liberi. questo ultimo pezzetto sembra decisamente un discorso da hippie che promuove la pace e l’amore, ma io dentro forse un po’ lo sono, sono un po’ sognatrice, un po’ ancora bambina, un po’ io, o forse mi sto dilungando un po’ tanto perché è un dannatissimo discorso per augurare buon anno e non romanzo formativo.
perciò, per essere per un’ultima volta banali, buon anno.
grazie.
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