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Memorabilia
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Da un'immagine a un'idea
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arabafenicesposts · 5 years ago
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Gilet gialli Rousseau.
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arabafenicesposts · 6 years ago
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Il popolo chiede il pane?
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arabafenicesposts · 7 years ago
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Scciancalegn
Attività che continuano... Data: Mercoledì, 25 giugno 2003 alle 20:45:48 CEST Argomento: Lavoro "Un anno dopo l'altro, arrivano centenari!". L'Osteria Scciancalegn festeggiai suoi primi 100 anni... L'Osteria Scciancalegn di Bondeno è lieta di annunciare il suo secolo di presenza in questo territorio. Fu fondata nel 1903 da Cesare Fortini. Si narra che costui era talmente povero da meritarsi il nomignolo di "Scciancalegn" che in ferrarese vuole appunto dire spaccalegna. Non faceva il tagliaboschi, ma proprio il lavoro di rompere la legna grossa per trame gli 'stic dal fog', i pezzi piccoli per accendere il fuoco. Era talmente intraprendente che nel 1903 con sua moglie Adalgisa, buona donna ma un po' "misteriosa", decise di tentare il grande passo e aprì una bottega con annessa l'osteria, poco lontano da dove abitavano con la figlioletta adottiva Maria, sempre sulla strada che va da Ferrara a Mantova. Forse perché era l'unico posto di ristoro, forse perché il vino era buono, l'osteria era frequentatissima, soprattutto d'inverno, quando i contadini erano fermi con i lavori e stavano tutto il giorno a giocare a carte e a bere vino. Raccontava Ada, la figlia nata nel 1904 e cresciuta proprio in osteria, che il babbo faceva arrivare una cisterna da 4000 litri di vino e con un tubo lo travasava nelle botti in cantina senza perderne neanche una goccia. Già, perché allora gli uomini bevevano davvero tanto! Basti pensare che un giorno, nella sala grande, alcune persone sedute ad un tavolo da quattro si sono bevute addirittura 27 litri di vino! In un'altra occasione, alcuni mercanti di pesce - che tornavano dal mare con il carro pieno della pregiata mercé - si sono fermati, ed hanno cominciato a bere e il giorno dopo hanno dovuto buttare il carico ormai deteriorato, tornando al mare a prenderne dell'altro... Poi vennero i tempi delle guerre. Delle quali raccontava Maria, che vedeva passare i soldatini con la tracolla di traverso davanti all'Osteria: era la grande guerra del 1915 -'18. Nel 1944 l'osteria diventò un insediamento dei tedeschi. Il babbo Cesare Fortini era, purtroppo o per fortuna sua, già morto nel 1919 e non vide questa invasione. La mamma Adalgisa, le figlie (che nel frattempo erano diventate tre) Maria, Elodia e Ada con il marito Ferruccio Caselli, sopportarono i tedeschi e aiutarono per quanto poterono i vicini che vivevano la miseria della fame. Per fortuna il dopoguerra e la ricostruzione portarono nuova linfa e l'Osteria tornò a vivere momenti di gloria negli anni '50. Si beveva, si suonava, si ballava e si lavorava tanto. La mamma morì, rimasero a gestire Scciancalegn Ada, Maria, Ferruccio con la figlia adottiva Fiorella, che però se ne andò presto via perché appunto la vita era comunque molto dura. Era una osteria tipica, con l'annessa bottega, l'affettatrice del locale aveva sopra sempre la mortadella perché il prosciutto era troppo caro, eppoi c'erano le spagnolette e gli elastici nel cassetto della scansia di fianco a quello che conteneva la pasta Barilla... Così fu per trent'anni. Poi vennero i tempi moderni. Ada e Maria erano diventate anziane, i supermercati soppiantavano un po' ovunque le vecchie botteghe, i vecchi contadini non c'erano più, e i giovani chiedevano "Ceres", gin tonic e locali brillanti. Nel 1985 Antonella, la nipote di Elodia, impiegò lunghi mesi per convincere l'ottantenne prozia Ada a cederle la gestione dell'Osteria. Ma ci riuscì, e vennero rinnovati i locali, con la novantenne Maria che si lamentava perché non voleva che fossero cambiati i pavimenti o ridipinte le imposte ("al mond muderan! Acciabò!", pare sia stato un suo commento...). Il 28 luglio 1985 Antonella e suo marito Denny aprirono le porte della "nuova" Osteria Scciancalegn. Il mondo moderno però non ha intaccato la memoria e l'atmosfera che si respira anche oggi in questo luogo, memoria ed atmosfera che sono ancora quelle delle osterie di allora, alle quali sono legate le persone e le idee che fanno la vita e la storia di un paese.
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arabafenicesposts · 7 years ago
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La Camargue estense
Il Barchessone Vecchio è uno dei rari storici ed atipici edifici agricoli delle valli mirandolesi (nel bacino della Bonifica di Burana) situato nelle campagne a sud della frazione di San Martino Spino, in provincia di Modena, posto fra le due frazioni denominate "Gavello"(modenese e ferrarese) che ricordano il corso di un'antico fiume che sfociava nelle "valli di Burana". La struttura venne realizzata nel XIX secolo per l'allevamento dei cavalli e dispone di un'insolita pianta poligonale con 16 lati (esadecagono), atipica per questa zona rurale, e l'abitazione al piano superiore, unica nella serie di barchessoni presenti intorno. Grazie all'abbondanza di zone umide e prati naturali, la zona di queste valli era nota da tempi immemorabili per l'allevamento di cavalli di razze pregiate: infatti, un documento storico attesta che il 7 luglio 1461 il duca di Ferrara Borso d'Este si recò proprio a San Martino Spino per acquistare un puledro di razza. Gli allevamenti di queste pregiate razze equine furono gestiti dai Pico, signori della Mirandola, fino alla loro decaduta nel 1711 e in seguito dai duchi Estensi di Modena, che la diedero in gestione ai marchesi Menafoglio, ricca ed a noi molto nota famiglia di proprietari terrieri in quanto allora titolare di diversi possedimenti agricoli anche nel bondenese. In seguito all'Unità d'Italia, nel 1860 la tenuta di 671 ettari passò nel demanio del Regno d'Italia e con regio decreto del 19 aprile 1883 fu istituito il 5° Centro di Allevamento Quadrupedi nella tenuta di Portovecchio, che fu molto importante soprattutto per rifornire i fronti della prima guerra mondiale con i propri cavalli e muli. Con l'avvento della motorizzazione, il Centro rifornimento quadrupedi di San Martino venne chiuso nel 1954 e l'edificio venne abbandonato, unitamente alle strutture militari circostanti.  Negli anni 1997-1998 l'edificio è stato recuperato e completamente restaurato, al piano terra è stata realizzata una sala per conferenze, eventi e mostre, mentre al piano superiore ha trovato sede il centro di educazione ambientale "La Raganella". In seguito al disastroso sisma del 2012 il Barchessone Vecchio è stato gravemente lesionato ed è tuttora inagibile. Il Barchessone Vecchio viene definito anche come la "basilica delle valli mirandolesi", per la sua somiglianza con le antiche chiese paleocristiane. Nelle valli mirandolesi, a due passi dal nostro Gavello, subito dopo "la Luia", furono quindi realizzati per l'alimentazione di cavalli allo stato brado numerosi barchessoni, ognuno dei quali contraddistinto dal toponimo locale: Barbiere(il secondo più noto), Portovecchio (del 1892) e Fieniletto, mentre i barchessoni Cappello, Pascolo e Casalvecchio furono distrutti alla fine degli anni 1950 rispettivamente per incuria e da due incendi. L'ultima foto evidenzia quanto ancora oggi "I Barchessoni" identifichino e facciano da traino per i magnifici prodotti del nostro territorio essendo stampati in bella evidenza sulle cassette di meloni e cocomeri esportati in tutta Europa(in questo caso sul Lago Maggiore al confine con la Svizzera).
Lorenzo Berlato
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arabafenicesposts · 7 years ago
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L’importanza di chiamarsi Ernesto
L'importanza di chiamarsi Emesto è alla terza ripresa di spettacolo. E' in scena ininterrottamente dal 2001. I cast che si sono succeduti negli anni sono tre. La regia è sempre firmata Lorenzo Guandalini. Le prossime date: 16 febbraio - ore 21.15 - Teatro Soldini - Ferrara 24 febbraio - ore 21.15 - Teatro Argentina - Bondeno ( fe ) 26 febbraio - ore 16 e ore 21.00 - Palauditorium - Bologna Sullo spettacolo "A trivial comedy for serious people"ovvero " una commedia frivola per persone serie " è il sottotitolo originale che ne rispecchia in tutto e per tutto il contenuto. Descrivere la trama è alquanto difficile...l'ambiente è quello della borghesia inglese, dove di consumano parallelemente varie storie d'amore alla Giulietta e Romeo, però al contrario e cioè se i romantici giovani amanti di Shakespeare si domandano in fondo 'Che cosa è un nome', i protagonisti di Wilde ne fanno una questione di assoluta importanza, le innamorate di Wilde vogliono sposare un nome ( si badi bene...non un cognome!), e i loro corteggiatori dovranno, forse, farsi ribattezzare. Personaggio straordinario e basilare sarà la presenza di Lady Bracknel, che scarta addirittura un pretendente della figlia in base al fatto che nonostante sia ricco, solido, un brav'uomo, abbia una casa in città e una in campagna, non ha un nome...dunque non esiste! Piena di colpi di scena la commedia è di genere comico brillante, sottile e intelligente, un modo allegro per riflettere sulla vecchia borghesia inglese, e sulla società del nostro tempo. Da vedere anche per la cura simbolica utilizzata per le scenografie e gli stravaganti costumi indossati dai personaggi. Note di Regia Come presentare un lavoro che ha più di cent'anni, che è già stato rappresentato in mille versioni? Come descrivere la vicenda di Ernesto/Onesto/Jack/John Worthing ? Ho cercato di far risaltare il più possibile il gioco di parole tra Ernesto ed Onesto, che in Inglese, la lingua di Wilde, hanno la stesso vocabolo che le indica: Earnest. E' questo gioco di parole, da pesarsi con accortezza spesso interpretando pedissequamente l'etimologia stessa della parola, assieme ad una impietosa e sarcastica critica sulla società (non necessariamente quella di fine ottocento) e sull'ipocrisia che la impregna, la vera chiave di lettura di questo lavoro, in cui, spero di aver "estratto" qualcosa in più dagli elementi umani che ne compongono il cast. A loro, in un vero e proprio pressing sotto forma di mini corso intensivo, ho iniettato a massicce dosi il mio amore per il teatro, quello che conoscevo di tecnica recitativa, la mania per i dettagli, le sfumature, i giochi di parole . Ecco! Questo è quello che ho cercato di fare lavorando a questo testo, convinto come sono, che Wilde stesso volesse, attraverso questa commedia che gli costò molte delle sue sventure, far cogliere ad una certa borghesia piena di preconcetti, di "pose", di squallida superficialità e di egoismo i propri errori. Ci è riuscito? Ma ci ha comunque lasciato un mirabile esempio di satira sottile, pungente, che vi invito a cogliere attraverso i tre atti di "Ernesto" (così come l'abbiamo ribattezzata noi). E' la stessa partitura che l'autore aveva predisposto, ho voluto lasciarli intonsi, fregandomene di una moda corrente che vuole le commedie divise in due parti per la pausa sigaretta nel mezzo, con relativo "angolo tagliaecuci" annesso. . Ah: ho anche recuperato "l'episodio Gribsby", scena della commedia quasi mai rappresentata che lo stesso Wilde aveva messo come appendice, collocandola proprio dove il copione indicava; è un omaggio . forse al fatto che in quel carcere di Holloway della periferia di Londra, Wilde stesso si troverà rinchiuso per le sue vicende giudiziarie . Chiedendo umilmente scusa ai puristi, a chi ne sa più di me ( o crede questo ). a chi si possa sentire offeso da qualsiasicosa . ma (citando l'autore ) "non ho null'altro da dichiarare . se non il mio genio." Lorenzo Guandalini: Oscar Wilde ( da fonte Wikipedia web ) x «Volete sapere qua! è stato il grande dramma della mia vita? E che ho messo il mio genio nella mia vita, tutto quello che ho messo nelle mie opere è il mio talento.»
pubblicato su bondeno.com il 21 febbraio 2007
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arabafenicesposts · 7 years ago
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Il Mangialuna
Attività del Mangialuna Data: Venerdì, 20 agosto 2004 Argomento: Teatro La Compagnia Teatrale Mangialuna nasce come gruppo di lavoro a livello dilettantistico nel 1996. I singoli associati vantano tutti esperienze nel mondo del teatro, dell'organizzazione di manifestazioni, della realizzazione di costumi e scenografìe. La lunga collaborazione con Fabio Mangolini, attore e regista ferrarese proveniente dalla scuola parigina "Ecole Internationale de Mimodrame de Paris Marcel Marceau", pluripremiato in tutto il mondo per i suoi spettacoli (basti ricordare i nove premi Maria Cesares per "Si o vello Sinbad volviese as illas"), porta la Compagnia a sviluppare una determinata professionalità. Tant'è che in questi giorni estivi l'attività del Mangialuna è in pieno fermento. Dopo il successo ottenuto con le ultime repliche de "Al Canton di Stich", di cui è stato pubblicato nei giorni scorsi l'omonimo libro, è in fase di riallestimento lo spettacolo "Lo Speziale", un giallo post-rinascimentale che si terrà il 29 Agosto presso il parco della Casa dell'Ariosto di Stellata (Bondeno), durante la rievocazione de "La Guerra del Sale". Mentre è in preparazione "L'è 'na roda cla gira", spettacolo creato appositamente per il Premio Bacchelli, che si terrà Ro Ferrarese il 18 di Settembre. Anche l'attività di realizzazione e noleggio costumi è in piena produzione, vista la crescente richiesta da parte di tutte le rievocazioni storiche, presenti in questo periodo nelle province limitrofe alla nostra. Infine, mentre il sito internet www.mangialuna.it sta per essere completato, già si pensa alla programmazione per il periodo autunnale che prevedrà la realizzazione di due dvd, di un nuovo corso di formazione teatrale aperto al pubblico, e di un nuovo spettacolo per le ristorazioni. Per prenotare il libro "Al Canton si Stich, memoria, cucina e teatro" e per qualsiasi informazione contattate Mattia Bagnolati 3283828534, oppure scrivete a [email protected] Ancora grandi impegni per la Compagnia Teatrale Mangialuna: sabato 18 settembre sarà infatti una delle partecipanti al concorso "Premio Bacchelli" di Ro Ferrarese. Oltre una decina le compagnie teatrali partecipanti al concorso per il quale hanno dovuto eleborare progetti diversi ma tutti incentrati sul testo de "II mulino del Po". La Compagnia Teatrale Mangialuna, forte del successo ottenuto con "Alcanton di stich", scritto e diretto da Fabio Mangolini, si cimenterà ancora una volta in una rappresentazione in parte dialettale, portando in scena "L'è 'na rodac'là gira". Uno spettacolo che prende spunto dalle vicende narrate nel periodo a cavallo del 1900 quando, per un intervallarsi di buona e cattiva sorte, la famiglia contadina dei Verginesi corre in aiuto a quella dei mugnai Scacerni. Sul palco gli attori della Compagnia reciteranno con il metodo dell'improvvisazione, mentre una voce fuori campo racconterà i fatti avvenuti in quel periodo. Come colonna sonora la fisarmonica di Gianmarco Banzi accompagnerà tutte scene. Uno spettacolo divertente, ma con una moralità intrinseca che farà riflettere gli spettatori. Personaggi ed interpreti: Argia (Marcella Cattabriga), Berta (Grazia Morselli), un Verginese dall'anima corta (Ugo Bianchini), Princivalle (Mattia Bagnolati), Clapasson (Stefano Bavutti), Macchiavelli (Stefano Tassi), Orbino (Thomas Monesi), Angelino (Marco Bignardi), Luca (Gabriele Vecchi
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arabafenicesposts · 7 years ago
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IL MANDATO
Mandato, II (Mandat) Commedia in prosa in tre atti di Nikolaj Robertovic Erdman. Rappresentata al Teatr im. Mejerchol'da di Mosca il 20 aprile 1925, venne pubblicata nel 1925. ATTO I. Nadezda Guljackina comunica al figlio Pavel di aver promesso in sposa Varvara, l'altra figlia, a Valerian Smetanic, rampollo di un ex possidente. Costui chiede però in dote del «bestiame», ovvero «un comunista»: Pavel deve dunque iscriversi al partito. Per farsi raccomandare, invita a cena un tale Utkin, che ha tre parenti «nei co-munisti», ordinando altresì alla sorella di inventarsi dei parenti comunisti. Giunge poi Tamara, amica di Nadezda, che la prega di nascondere in casa sua un baule, contenente un vestito della zarina, e le da una pistola, per difenderlo dai ladri. ATTO II Varvara ingaggia tre suonatori di strada, perché si fingano suoi parenti e comunisti. Poi, con Pavel, tenta di scassinare il baule: sorpresi dalla madre, che li scambia per «ladri o bolscevichi», dopo un parapiglia fanno indossare il vestito alla cuoca Nastja. Sopraggiungono Valerian con il padre, poi i suonatori di strada: a questi è stato detto che ceneranno con dei comunisti. Nastja viene nascosta sotto un tappeto, quindi trasferita nel baule. Gli Smetanic e i suonatori si scambiano vicendevolmente per i comunisti invitati a cena, ma i secondi si spacciano per i parenti comunisti dei Guljackin. Ne nasce un equivoco, che sfocia in sconcerto alla notizia che Pavel non è ancora iscritto al partito (quindi nemmeno lui valido come «dote» per Varvara) e degenera in caos all'arrivo di Tamara. Costei, al sopraggiungere della polizia, aiutata da Valerian porta via il baule contenente Nastja. Ma Pavel rientra, esibendo trionfante un mandato col quale, come presidente del comitato della casa, si autonomina delegato dal partito a tutti gli effetti. ATTO III. Valerian porta in casa sua il baule. Si scopre che contiene Nastja, che viene scambiata per la principessa Anastasija Nikolaevna, reduce in incognito dall'esilio. Per cautelarsi dai pericoli derivanti da cotanta ospite, senza rinunciare agli onori derivanti dalla sperata restaurazione, Smetanic padre decide di procedere al matrimonio tra Valerian e Varvara, sorella del novello comunista Pavel. Ma, prima che giungano i Guljaékin, un'ennesima serie di equivoci conduce al matrimonio, celebrato ancora più fulmineamente, tra Valerian e Nastja. Non meno vertiginose, una volta arrivati i Guljackin, le circostanze che conducono alla scoperta dell'autentica identità della cuoca Nastja, della natura apocrifa del mandato di Pavel e all'annuncio del suo imminente arresto da parte dei veri comunisti. Ma dato che essi si rifiutano di arrestarlo, Pavel conclude amaramente: «Se non ci vogliono neppure arrestare ... ma allora, chi siamo ? Di che cosa vivremo?...»
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arabafenicesposts · 7 years ago
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arabafenicesposts · 7 years ago
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arabafenicesposts · 7 years ago
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seguendo i link si capisce tutto
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arabafenicesposts · 7 years ago
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arabafenicesposts · 7 years ago
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arabafenicesposts · 7 years ago
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Gazebo
lunedì sapremo se partirà il governo.Il programma è stato compilato, accettato dai Cinque Stelle e oggi e domani ci saranno i gazebo della Lega. 
Oggi pomeriggio a Bondeno (paese leghista con un parlamentare eletto nell’uninominale il 4 marzo) non li ho visti; forse domani...
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arabafenicesposts · 7 years ago
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arabafenicesposts · 7 years ago
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Angelo Morbelli (1853-1919)Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio1892Olio su telaCm 78 x 122Parigi, museo d’Orsay© RMN (Musée d’Orsay) / DR
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arabafenicesposts · 7 years ago
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Alla fine del primo settenario i denti da latte vengono sostituiti dai denti veri, alla fine del secondo si raggiunge la maturità sessuale, al terzo all’uomo spunta la barba (corrisponde cioè all’inizio della sua identità psicologica), il quarto è l’apogeo dell’esistenza umana, il quinto il momento del matrimonio, il sesto porta la maturazione della ragione, il settimo al compimento della comprensione e della ragione, l’ottavo è il momento della contemplazione, il nono il dominio delle passioni e quindi la giustizia e l’indulgenza. Tuttavia” ci dice Filone con un espressione che si è conservata nel tempo ” è meglio morire nel decimo, poiché quanto resta ancora da vivere all’uomo non è che fragile ed inutile vecchiaia
Filone di Alessandria
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arabafenicesposts · 7 years ago
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Caro Alessandro Di Battista, il 17 novembre 2017 dichiaravi testualmente: il giorno che il Movimento 5 Stelle dovesse allearsi con i partiti che hanno distrutto l’Italia, io lascerei il Movimento 5 Stelle. Tutti coloro che capiscono un po’ di politica e non compiono l’errore di sottovalutarti sanno che Tu rappresenti l’asso nella manica dell’esercito grillinoqualora Gigi Di Maio, per qualsivoglia motivo, dovesse fare fiasco. Per questo, oltre che naturalmente per la famiglia e per riprendere un po’ a respirare vita nel mondo, hai evitato di sprecare questo giro la carta del secondo mandato (che sarebbe stato l’ultimo, secondo le vostre regole), acquisendo però crediti interni facendo eccome sentire la Tua presenza in campagna elettorale. Coprendo, fra l’altro, il ruolo di guardiano della rivoluzione per rassicurare i duri e puri – coloro, per capirci, che intuiscono il pericolo già in atto di istituzionalizzarsi al punto tale da abbandonare completamente le genuine, benché vaghe e mai sgrezzate istanze e suggestioni di rottura, dal superamento del sindacato burocratico con la cogestione aziendale, alla denuncia della Nato e delle basi Usa, alla riforma federale in macro-regioni, alla democrazia diretta, allo stop al consumo di suolo. Perciò questa lettera aperta è indirizzata a Te: perché, di questo movimento diventato la prima forza politica italiana superando anche l’ingiustamente vituperato partito dell’astensione, rappresenti, a modesto avviso del qui scrivente, l’elemento migliore.
La situazione all’indomani delle elezioni del 4 marzo vi vede investiti, in alternativa al centrodestra oggi trainato dalla Lega di Matteo Salvini, della responsabilità di formare il governo. I milioni di cittadini che vi hanno votato se lo aspettano, e voi certamente farete di tutto per non apparire quelli che non ci hanno provato, a trovare un accordo con tutti, come si è precipitato a sottolineare il vostro candidato premier Gigi Di Maio. La vostra posizione centrale nello scacchiere politico, né a destra né a sinistra perché effettivamente né di destra né di sinistra, ve lo consente. E di conseguenza vi obbliga. Ma sappiamo bene – lo sai anche Tu, anzi soprattutto Tu – che a meno che il Partito Democratico non voglia definitivamente suicidarsi in un abbraccio mortale, e data pure per buona l’ipotesi di una reale uscita di scena del Napoleone di Rignano sull’Arno, con relativa conversione di massa dei suoi gruppi parlamentari (in gran parte renziani), governare coi voti del PD o dell’inguardabile LeU sarebbe in ogni caso politicamente offensivo per chi i voti li ha dati a voi proprio contro il PD di Renzi e tutto ciò che esso rappresenta (l’europeismo di ferro appena attenuato da strepiti puramente verbali, l’ossequio neanche troppo velato ai desiderata della finanza e della grande industria, il clientelismo con punte acute di corruzione, l’ipocrisia elevata a metodo e stile di lotta politica).
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