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appuntisullatv · 6 years
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Parliamo di ... Orange
Sono un ragazzo dalla lacrima facile e capita spesso che una serie televisiva o un anime mi prenda totalmente come se entrassi in contatto con quel mondo: quando trovo una serie simile metto tutto da parte e guardo solo quella. Orange è stato il terzo anime scolastico che mi ha fatto provare questa sensazione, i primi due erano stati Toradora e Clannad e con i primi sei episodi di Orange pensavo di aver trovato finalmente ciò che da un anno e mezzo cercavo su internet: purtroppo però Orange prende uno scivolone a metà serie per riprendersi giusto per chiudere bene il cerchio.
Perché Orange è un racconto che tenta di filtrare attraverso un'amicizia temi importanti come l'elaborazione del lutto e la depressione, ma senza voler osare troppo. Ed i primi sei episodi, a mio avviso avevano incanalato la direzione che cercavo, purtroppo però conclusasi con la rovina dei due personaggi, la trasformazione in macchietta di altri tre e la consacrazione della spalla: perché se Naho si comportava da mammina adolescente che cucinava il bento al ragazzo di cui si era presa una cotta fortissima nei primi sei episodi, non la si può trasformare in un'adolescente imbecille, rovinando tutto ciò che lei aveva di buono. Stesso vale per Kakeru, dove un approfondimento psicologico sul dramma che ha vissuto lo avrebbe reso un personaggio degno di questo nome, ed invece ci dobbiamo accontentare del solito personaggio stereotipato anche per lui.
Stesso per Azu e Hagisa, una coppia praticamente confermata dallo schermo che non osa in nulla, assolutamente piatti.
Ed io dico che le premesse c'erano ed erano buone, i primi sei episodi per me sono stati spettacolari, la strada era giusta ma qualcosa è andato storto: magari è ora di vedere come è finito Orange in un'altra timeline?
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Però di Orange in generale non parlerò male perché sono un sentimentalone e perché lati positivi li ha: la citazione a Steins Gate ad esempio, dove il professore è praticamente Okabe in incognito; i disegni, che se si escludono gli episodi dall'otto al dieci (chissà che diamine era successo) sono di una qualità unica; ma ultimo e non meno importante abbiamo colui che ha salvato gli episodi dopo il sei, ovvero Suwa, forse il vero protagonista della serie, colui che incarna al meglio il sentimento di sacrificio e amicizia, che nonostante il suo amore per Naho, aiuta lei ad andare verso Kakeru, dando anche una speranza a noi comuni mortali riguardo le vie infinite dell'amore.
Insomma Orange ha avuto un potenziale infinito, sicuramente non sfruttato adeguatamente, ma per i cuori teneri è un must: a mio avviso il degno erede di Toradora e Clannad.
Chissà cosa succede una volta morti: i rimpianti spariscono e i peccati vengono perdonati? Potrei incontrare la mamma e chiederle scusa? C'è forse qualcuno che si sentirebbe triste se io morissi? Chissà se domani mi sarebbe successo qualcosa di bello..
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appuntisullatv · 6 years
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appuntisullatv · 6 years
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Appunti su Mary Shelley
Oggi ho visto al cinema un film dedicato alla famosa autrice di Frankestein ed al suo lungo e complesso rapporto con Percy Shelley, il marito da cui successivamente prenderà il cognome. Premetto solamente che questi appunti sono di parte, ho amato così tanto il film che porterei chiunque mi capiti sotto tiro al cinema a vederlo, quindi in poche parole VEDETELO.
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Titolo: Mary Shelley
Genere: Biografico\ Drammatico
Regista: Haifa al Mansour
Anno: 2017
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Partiamo col presupposto che in Italia il film è sbarcato troppo tardi; detto ciò il film ci racconta in maniera molto dettagliata gli eventi importanti della vita di Mary, partendo da quando aveva 16 anni, desiderosa di scappare via di casa dalla terribile matrigna (ricordiamo che la madre muore dieci giorni dopo la sua nascita) e si fermerà subito dopo la pubblicazione ed il riconoscimento della sua opera principale, Frankestein o il moderno Prometeo. 
Il film a mio avviso ci mostra una cosa molto particolare che ho apprezzato: eccetto la protagonista, che probabilmente è l’unico personaggio per cui ho provato realmente pena durante la visione del film, nessun altro sembra salvarsi. Mary è una ragazza semplice, che spesso si trova a scrivere e leggere andando vicino la tomba della madre: ha un fratello ed una sorella, di cui si prende cura. Dopo un piccolo incidente si trova ad andare a vivere per pochissimo tempo in Scozia, dove incontrerà Percy Shelley, che si innamorerà follemente di lei, al tal punto che la seguirà nella sua città e nella sua casa, diventando il protetto del padre di Mary e cominciando una relazione clandestina con lei, essendo lui sposato all’insaputa di Mary.
Tutti i personaggi che girano intorno a Mary si trovano sempre dalla parte del torto: Percey è un donnaiolo che vorrebbe una relazione aperta con la ragazza, tanto che le confessa che se lei vuole un amante per lui non ci sono problemi, avendo una visione completamente opposta rispetto la ragazza; la matrigna per qualche motivo oscuro e lasciato completamente da parte dalla regista non sopporta Mary e farà di tutto per metterla anche contro il padre, che preferirà la fuga della figlia con Percey rispetto all’acconsentire alla loro clandestina relazione. 
Andando ad analizzare i personaggi che a mio avviso risultano più negativi troviamo la sorella Clair e il dandy della situazione Byron. Byron è un narcisista che deve trovare il modo di passare la giornata, corteggiando e poetando mentre cerca gambe aperte; Clair invece la vedo come la coprotagonista egoista, che si trova in più di una situazione a mettere Mary in difficoltà, talvolta facendola sentire anche a disagio (il rapporto di Clair e Percey ad esempio è molto sospetto, non dubito che tra i due possa esser scappato qualcosa).
Mary invece è il sinonimo della persona sola, di ciò che fa sentire soli, della donna ottocentesca che non ha molte valvole di sfogo e che purtroppo è sempre giudicata dalla società: il suo mostro è solo, ma altro non è che la metafora di lei e del suo rapporto con l’amante Percey. Mary deve fare i conti con la fuga di casa, il suicidio dell’ex moglie di Percey, il dover combattere con le idee rivoluzionarie del marito ed i vizi della sorella. L’unico personaggio che può consolarla è il medico che incontra nella villa di Byron, Polidori, che purtroppo vivrà una vicenda editoriale peggiore di Mary: Polidori scriverà “Il Vampiro”, che verrà dato a Lord Byron e successivamente il povero medico verrà anche denunciato per plagio da parte degli editori: che poi il vampiro sia una descrizione di Byron e del suo succhiare energia e vita al povero Polidori è un altro paio di pinze.
Ciò nonostante nel film mancano le vicende successive alla pubblicazione del Moderno Prometeo: la morte di Percey, la nascita del figlio di Clair (e ovviamente la sua morte dieci anni dopo) ed il suicidio di Polidori.
Il film è molto triste, ma non posso non sentirmi partecipe del dolore della protagonista e della sua frastagliata storia editoriale.
Intanto il film è nei cinema e sicuramente merita di essere visto: soggettivamente potrei mettere un nove al film, oggettivamente 7,5 abbondante.
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appuntisullatv · 6 years
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Appunti su Come un gatto in tangenziale
Il film l'ho visto di recente e sono rimasto molto colpito, non si tratterà di un capolavoro ma è sicuramente molto interessante vedere una situazione reale di molte famiglie (da entrambi i lati) sul grande schermo.
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Scheda Tecnica
Nome: Come un gatto in tangenziale
Genere: Commedia
Regista: Riccardo Milani
Anno: 2017
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E Me So Capita Io!
- Monica (Paola Cortellesi)
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Partiamo col fatto che per me il film non ha nessuna pretesa se non quella di intrattenere lo spettatore tra una risata ed un'altra con una protagonista vivace e ribelle che probabilmente farà scaldare il cuore a pensare alla sua vita, assolutamente difficile con un figlio a carico, il marito in prigione e le sorellastre sempre pronte ad agire nell'illegale: aggiungiamoci poi anche che le macchine per due minuti di velocità superiori a lei le hanno anche preso il posto di lavoro che lei ricopriva con tanto amore. Molti avrebbero pensato al suicidio probabilmente, ma Monica no, lei è una donna forte, segno e simbolo di un gruppo di persone che vuole vivere e far vivere una vita migliore a chi le sta intorno partendo dalle sorellastre a cui cerca di dare un lavoro vero, ma giudicate da una società per la loro mania di shopping compulsivo. Ma lei da sola non può ambire a grandi traguardi, ha bisogno di una spinta di un amico che prima degli avvenimenti del film non ha, qualcuno che l'aiuti ad aprire gli occhi sul mondo che la circonda, che forse anche se piccola, una mano lo stesso la tende. E non può non essere che Giovanni, il padre benestante della ragazza del figlio Alessio: Giovanni è infatti un uomo particolare, che viene pagato per "pensare". Sono due persone agli antipodi, con mezzi e cultura diversa, ma che non riesci ad odiare per l'amore che mettono nella crescita dei loro figli, cresciuti tutto sommato bene per entrambi.
Ed è qui che la storia d'amore tra Agnese e Alessio diventa solo un pretesto per la crescita dei due veri protagonisti, Giovanni e Monica, pronti ad approcciare con nuovi mondi che forse manco si sarebbero immaginati: Giovanni ha bisogno di crescere e imparare e vedere sul campo, non solo di ipotizzare e pensare; Monica ha bisogno di allontanarsi dai luoghi comuni e soprattutto fidarsi delle sue capacità.
E se infatti la storia d'amore tra Agnese e Alessio dura come la vita di un gatto in tangenziale, l'amicizia tra i due opposti continua, sebbene non proprio pubblicamente. Come un gatto in tangenziale funziona per la sua struttura e per il suo umorismo che permette di non prendere il tutto troppo sul serio: definirlo come una richiesta di aiuto da parte dei protagonisti forse è troppo, ma sicuramente uno scambio di opinioni su realtà diverse, lontane dai soliti pregiudizi, un po' come ricordava Benvenuti al Sud.
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appuntisullatv · 6 years
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Appunti su Toradora
Toradora: un mondo tra sogni, speranza e stelle (ed una continua richiesta di aiuto)
Parlerò di Toradora come primo raggruppamento di pensieri perché devo ringraziare questo anime se oggi continuo a seguire serie tv ed anime (e continuo a pagare Netflix)
Scheda Tecnica
Nome: Toradora
Genere: Anime, Commedia Romantica, Shonen, Shoujo (quello che diavolo volete voi)
Formato: Light Novel (Conclusa in Giappone, 3/10 in Italia), Anime (Concluso e doppiato 25 episodi), Visual Novel (PSP, non rilasciata in Italia), Manga (In corso, 8 volumi al momento)
Extra: Episodio Recap, Toradora SOS, Toradora Episodio sul Bento
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Sapete, anche in un cielo oscuro che non lascia intravedere nulla, si nasconde inevitabilmente una stella che brilla. Avrà pensato: «Se riuscissi a brillare molto, molto più di adesso, riuscirei a farmi vedere come si deve»
- Minori, Episodio 25
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Pensieri sull'anime
(..)
Attraverso un mondo speciale creato in una città non specificata del Giappone, conosciamo i due protagonisti della serie: abbiamo Ryuji, il classico ragazzo giapponese diventato l'uomo di casa dopo l'abbandono del padre e Taiga, la ragazza “emancipata” che vive da sola dopo essersi ribellata alle volontà dei genitori. Due caratteri completamente diversi, con un passato completamente opposto alle spalle,  ma nonostante tutto uniti come se fossero un'unica persona: da qui il titolo Toradora!, un unione dei termini tigre (tora in giapponese è proprio la tigre, da cui deriva anche il nome della protagonista, Taiga) e drago (dora invece è la traslitterazione della parola inglese d(o)ragon).
Tra amori impossibili, momenti che scalderanno il vostro cuore e sogni e desideri raccontati di fronte alle stelle, ci viene presentato una delle storie più squisite e deliziose degli ultimi venti anni: Toradora è una continua richiesta di aiuto, una continua sensazione di malessere e di imperfezione che non può non portare spesso alla disperazione. Ed ecco la continua richiesta di favori a delle stelle, così lontane eppure metafore perfette di un mondo in continuo cambiamento, di sentimenti umani che un giorno sembrano così chiari e splendenti, ed altri giorni così complessi ed indecifrabili. E Toradora ci insegna che non bisogna scappare, non bisogna nascondersi, non bisogna illuminarsi meno solo per restare inosservati ed evitare i problemi della vita: il sogno infatti non è altro che una metafora di chi preferisce vivere in un'illusione, in un luogo dove nessuno mai potrà rompere la nostra perfezione. Solo quando decidiamo di brillare e fare ciò che il cuore ci comanda brilliamo come le stelle, piccole viste da lontano ma incredibilmente vivaci e piene di energia durante la notte.
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