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Seppure parlassi tutte le lingue, degli uomini e degli angeli, senza amore sono un campana che suona, un cembalo che tintinna. Seppure avessi il dono della profezia e conoscessi ogni mistero, tutte le scienze, e seppure fossi capace di tutta la fede, di quella fede che smuove le montagne, senza amore, non sono nulla. Seppure destinassi ogni mio bene ad aiutare chi più ne ha bisogno e consegnassi il mio corpo alle fiamme, senza amore non saprei che fare.
Marina Mariasch, Il matrimonio
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La luna è enorme, bianca quasi per intero. Ancora poco e si nasconderà fra gli edifici, fra i loro reticoli di balconi, e io mi addormenterò. La stanza è illuminata dal tenue bagliore giallastro di un telefono che squilla. Chiama come un bambino la madre, nel cuore della notte, in attesa che qualcuno risponda. Se lo avessi tenuto distante ora non mi troverei a digitare la parola dio sullo schermo. Certamente antiestetico. È un dio minuscolo, di lettere minuscole, dio delle piccole cose. Il dio che ascolta la supplica di coloro che si abbandonano alla vaghezza del cuore della notte e in quel momento, fra lacrime bambine, esprimono il desiderio sognante di possedere ciò che ora non si ha. - Marina Mariasch, Il Matrimonio
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E poi – se accadrà ch’io me ne vada – resterà qualche cosa di me nel mio mondo – resterà un’esile scìa di silenzio in mezzo alle voci - Antonia Pozzi
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Daniele Luttazzi – Money For Dope
I said: Let's just go home. You said:No, no. I lowered my expectations right away. An attitude of Get your shit together. What were we doing here? We had no idea.
Money for dope
How have you learned to love me in my sleep There's nothing wrong with that. There can't be. Get it out, and then you can forgive each other. You don't have to forgive it, just don't say it.
A culture of grim faced simplicity. These people have made all this money And they were in this green place in the woods But they were cheating on each other.
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Quanto desidero potermi disfare di questo corpo, sfilarlo come un pigiama, abbandonarlo distrattamente e ricominciare. Leggera, libera.
-Padre nostro, di Angela Lehner
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La prima volta che rubai un rossetto a mia madre avevo dodici anni. A quattordici, rovistavo il suo guardaroba, aprivo confezioni di collant ancora sigillate che incontravo nei cassetti, li indossavo e sfilacciavo. Mi sentivo solo, soprannaturale e magnifico. Allo specchio, che sfregiato di decorazioni dorate torreggiava nella sua stanza, mi consegnai bambino, affascinato dalla magia delle mille identità che di riflesso mi restituiva. Il trucco nero che più tardi definì i tratti del mio viso adolescente era stregonesco e triste. Arrogante e astuto mi sentivo afferrato, accompagnato, ingrigito dalla volgarità di chi mi chiamava strano, caricando su quelle sei lettere il peso della condanna morale attribuita alla mia generazione. Adulto calpesto sicuro la vostra illusione inverosimile, necessaria e consolatoria, che esista una versione sicura della mascolinità.
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Sobre minh’alma, como sobre um trono, Senhor brutal, pesa o aborrecimento. Como tardes em vir, último outono, Lançar-me a folhas últimas ao vento! Oh! dormir no silêncio e no abandono, Só, sem um sonho, sem um pensamento, E, no letargo do aniquilamento, Ter, ó pedra, a quietude do teu sono! Oh! deixar de sonhar o que não vejo! Ter o sangue gelado, e a carne fria! E, de uma luz crepuscular velada, Deixar a alma dormir sem um desejo, Ampla, fúnebre, vazia Como uma catedral abandonada!...
-Olavo Bilac, Alma Inquieta (Tedio)
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C'è un passaggio nel romanzo di Paul Murray 'Skippy Muore', in cui il protagonista (Howard) sintetizza un suo momento di crisi in questo modo: «...vediamo un film, ceniamo, litighiamo, scherziamo, usciamo con gli amici - ma nessuna di queste cose è parte di qualcosa di più grande. È una serie di situazioni, una dopo l'altra e dopo ventiquattro ore già ce le siamo dimenticate.», si sfoga Howard per poi aggiungere «Non dico che sia così male. È solo che la mia vita non me l'aspettavo così.». «E come te l'aspettavi?» gli domanda Farley. Howard si sofferma a riflettere un attimo e poi risponde: «Suppongo - ti sembrerà stupido - beh insomma, pensavo ci sarebbe stato qualcosa di più. Un arco narrativo.»
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2775 anni, oggi
📸 Massimo Virgilio
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Non c'è gesto più meschinamente patriarcale del classificare. Iniziare, esser padre, d'ogni nome.
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Che le identità, prima di qualsiasi altra cosa, le educa la musica
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