Non succede quasi mai a due come noi di credere che sia possibile trovare un complice in questo disordine
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Le volte che ho respinto e dicevano
"sei un viziato" perché ho sempre
avuto tutto e amato ciò che mi è mancato
Vaglielo a spiegare a chi predica soltanto che
proprio chi ha avuto il pane che desidera qualcos'altro
Ultimo
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“A volte, solo a volte, ritirarsi non è arrendersi. Cambiare non è ipocrisia, disfare non è distruggere. Essere soli non è allontanarsi, e il silenzio non è non avere niente da dire. Restare fermi non è pigrizia, né vigliaccheria, è sopravvivere. Immergersi non è annegare, retrocedere non è fuggire. A volte, solo a volte, occorre allontanarsi per vedere, issare le vele, abbandonarsi, lasciare che scorra, che il vento cambi, chiudere gli occhi e tacere.”
— Maria Guadalupe Munguia Tiscareño
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“È che se parlo rovino tutto, se non parlo mi rovino dentro.”
— Colpa delle stelle
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Appena vedi questa foto esprimi subito un desiderio, il primo che ti viene in mente, quello più prezioso, quello a cui non fai altro che pensare. Poi reblogga e fammi sapere se si è avverato.
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"Non sarai una donna quando con il rumore dei tacchi farai voltare i ragazzi, bensì quando con il silenzio di un paio di converse attirerai l'attenzione di uno solo", che ne pensi?
Penso che sia una frase terrificante.Siamo donne a prescindere. Siamo donne quando siamo indecise su quale abito metterci, e non perché dobbiamo conquistare qualcuno ma perché vogliamo sentirci bene con noi stesse. Siamo donne quando siamo in pigiama e non ci interessa di essere belle perché preferiamo essere comode. Siamo donne quando indossiamo un vestito elegante, quando siamo in tuta, quando abbiamo i tacchi, quando abbiamo le zeppe, le ballerine, le scarpe da ginnastica, quando siamo a piedi nudi.Siamo donne quando qualcuno ci nota ma siamo donne anche quando non ci guarda nessuno.Smettiamola con questa storia di collegare sempre l'essere “donna” all'uomo. Siamo donne anche se non attiriamo l'attenzione di nessuno, e siamo donne quando ci guardano tutti.E già che ci sono, smettiamola con queste frasi che sembrano voler dire che le donne che vogliono sentirsi belle, eleganti e sensuali sono delle zoccole e invece quelle che si vestono con le prime cose che trovano nell'armadio, tutte timide e insicure sono bellissime e perfette.La divisione in “ragazza troia” e “ragazza santa” è insensata e ridicola e le ragazze che insultano le altre mi mettono una tristezza infinita.
Siamo donne in qualsiasi circostanza e odio quando tutte fanno le emancipate e poi si riducono a condividere frasi come quella che mi hai mandato.
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tu che hai tanto da dire ma rimani sempre in silenzio.
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Oggi ero sul treno per tornare a casa dall'università, stavo leggendo persa nei miei pensieri quando a una fermata è salita una coppia. Avranno avuto 17, 18 anni. Lui aveva i jeans e una felpa, lei aveva i capelli perfettamente in ordine e tanti anelli. Si sono seduti abbastanza vicino da poterli vedere con la coda dell'occhio e da poterli ascoltare. Lei gli si è accoccolata tra le braccia e lui ha iniziato a baciarle il collo e l'orecchio, al che lei ha fatto uno strillo “no amo, mi dà fastidio” e intanto gli si faceva più vicina. Poi ha preso il telefono e ha iniziato a fargli vedere le foto di una ragazza che penso conoscessero entrambi, e a commentarla con “a parte che è cessa, ma poi è proprio una zoccola”, lui annuiva ma era troppo concentrato a baciarla per ascoltarla davvero. Ho deciso quindi di tornare al mio libro decisamente più interessante, ma ormai i miei pensieri erano già altrove. E allora ho pensato che forse quella coppia parlava di cose frivole solo perché erano in pubblico, forse oltre al desiderio evidente di entrambi di starsi vicino c'è di più. Glielo auguro, ma ho pensato che io non reggerei una situazione simile. Ho pensato che non riuscirei mai a vedermi nei panni di lei, a condividere informazioni inutili e cattive su una persona attraverso uno schermo, a lasciare che l'altra persona mi baci senza neanche guardarla, troppo impegnata a guardare qualche foto su instagram. Ho pensato che non riuscirei a chiamare “amo” il ragazzo per cui provo qualcosa di forte. Avete mai pensato a quanto sia bello il nome? Avete mai pensato al significato dei vostri nomi, e che nell'antichità si pensava che il nome rivelasse la persona. Non è solo un modo per distinguerci, forse il nome è parte di ciò che siamo, e quanto è bello quando sei così in confidenza con qualcuno da inventare per lui un nome nuovo, che lo identifichi solo per te, che dica qualcosa di ciò che provi nei suoi confronti. Come può un sentimento talmente bello essere riassunto in un “amo”, che già di per sé è riduttivo? Ho pensato che in quinta superiore il prof di filosofia ci aveva fatto scrivere un tema sui problemi della nostra generazione, delle riflessioni su come sembriamo fatti tutti in serie. Ci aveva impiegato parecchio a correggerli, poi un giorno in classe ce li ha riconsegnati dicendoci: “questi temi sono stati un grande spunto di riflessione anche per me, e ho notato che sentite un gran bisogno di parlare di questi argomenti, il che vuol dire che non parlate abbastanza tra di voi, non affrontate questioni così importanti. E allora mi chiedo… Ma che relazioni avete?” Oggi guardando quei due ragazzi mi sono chiesta la stessa cosa. Si parleranno davvero? Davvero hanno voglia di affrontare tutti i problemi insieme o è solo una relazione che resta in superficie? Sarà che sono cresciuta con l'idea che se un rapporto non fa crescere e non cambia il modo di vedere le cose, allora non vale la pena perdere tempo. Sarà che mi sono abituata, quando sono vicina a una persona, a essere davvero con lei. Senza distrazioni. Mi sono abituata a lasciare che gli altri mi conoscano con tanto di pensieri scomodi e difetti, e voglio che loro mi permettano la stessa cosa: di entrare un po’ nel loro mondo, di vedere la vita attraverso i loro occhi. Non sono mai stata brava a mantenere le relazioni superficiali - per assurdo, sono quelle che mi soffocano. Sono abituata a esserci, a parlare, a piangere e a ridere con chi amo, e non voglio persone che non si permettono di mostrarmi le loro paure e debolezze. Perché le abbiamo tutti e sono meravigliose e quelle fragilità io non le cambierei con nessuna perfezione. Io credo che non mi troverei mai a mio agio in una situazione così: su un treno, mentre lui è impegnato a esserci fisicamente e tu persa a guardare le foto di un'altra persona su un iphone. Io voglio una relazione in cui se mi commuovo davanti a un quadro lui mi chiede perché, e se gli rispondo che non lo so mi aiuta a cercare le parole per spiegare quello che sento. Una relazione in cui se ho bisogno di parlare dei miei sogni lui mi ascolta e mi aiuta a tenere i piedi per terra senza distruggere i miei progetti. Una relazione in cui se lui sembra perso nei suoi pensieri, mi fa un po’ di spazio per cullarli e risolverli insieme. Una relazione in cui parlare di qualsiasi cosa, dagli sconti nei negozi di abbigliamento al premio Nobel per la pace. Una relazione in cui poter guardare il cielo e dire le prime cose che ci vengono in mente. Una relazione che faccia bene, che faccia crescere, che costruisca qualcosa di bello. Se non posso condividere il mio mondo e se l'altra persona non vuole condividere il suo con me, mi chiedo a che cosa mai possa servire fingere di stare insieme senza essere insieme davvero.
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