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Come in un libro di Bukowski
#1 Ho deciso che non numererò i miei 642 uomini in ordine cronologico, perchè dal primo bacio con 0, ormai un anno e mezzo fa, ne sono passati un po', ma mi è difficile fare ordine nel cervello, capire chi è venuto prima e chi dopo. Man mano che mi verranno in mente ne scriverò volentieri, e cercherò di ricontattarli per riaccendere questi ricordi sbiaditi in questa mia testa bacata. Ho realizzato solo da pochissimo che già scopavo con uno dopo due mesi che mi ero innamorata, ossessionata, di 0, solo due mesi che a me sembravano un'eternità, che avevo idealizzato nella mia testa, invece è sempre andato tutto malissimo. Però, in tutto questo male, ciò che ha fatto di bene 0 è stato di farmi iniziare la caccia, di mettermi alla ricerca ossessiva di un suo sostituto, di qualcuno che mi facesse stare male quanto mi aveva fatto stare male lui. Un anno dopo è arrivato 1.
Un volto su una app. Ha tre anni in meno di me, una cultura assurdamente radicata e profonda in quel suo piccolo cranio: ha già letto più libri di qualsiasi altra persona che io conosca, ha una cultura musicale assurda, ma niente che vada oltre gli anni Settanta, Rino Gaetano escluso. Ha movenze quasi femminili, lo porto in quel bar dove io e 0 ci siamo toccati più volte, parliamo di tutte, voglio solo che mi voglia bene. Ci abbracciamo, baciamo dolcemente, lo porto a casa e scopiamo incredibilmente bene, per uno che mi dice che toccato solo un'altra ragazza oltre e me. Sento una connessione, addirittura più che profonda, con questo ragazzo sperduto. Scopriamo anche di abitare abbastanza vicino, ci diciamo che potremmo anche rivederci per un caffè ogni tanto.
Succede invece che lo rinvito a casa, una volta, due volte. Una bottiglia di vino sul letto, dice che sembriamo come in un libro di Bukowski. Mi consiglia qualche lettura, compro dei libri ma non li ho ancora letti. Mi piace tutto ti lui, tranne il suo modo di parlare, manierato, altisonante, la sua voce che quasi mi fa pensare che sia omosessuale, quanto meno bisessuale, solo che ci amiamo benissimo e no, credo debba accettare che alcune persone non sono come io voglio. Oggi abbiamo preso un thè in un barettino orribile, fuori quasi pioveva e ci siamo raccontati quanto fanno schifo i nostri amici, siamo soli allo stesso modo, o almeno credo. Di lui mi piace che possiamo stare abbracciati per ore senza dirci mai niente di vero, di lui mi piace che posso stringermelo senza che si ritragga, che non mi chiede mai niente, e non tarda a spogliarmi appena mettiamo piede in casa. Alto, moro, con questi occhiali che sono un po' di quella forma di quando avevo le fantasie e raccontavo alle mie compagne di liceo che avevo un fidanzato intellettualoide, poteva essere lui, se non avesse avuto quella voce. Un fantasma muto, nelle mie fantasie adolescenziali.
Ha queste mani bellissime che continuo ad ammirargli, che non la smettono di tormentarmi finchè non vengo sonoramente, allertando anche i coinquilini. Prima di salire da me prendiamo una birra al supermercatino degli indiani sotto casa mia, una Menabrea da meno di due euro, le beviamo sempre sulle stesso letto dove dopo scopiamo per circa un'ora. Non capisco come si faccia ad avere una così bella chimica sessuale con una persona che in fondo non sono neanche così interessata a conoscere a fondo, penso che 0 mi abbia rovinata, che mi abbia raffreddata a tal punto da fremere di nuovo se si rifacesse vivo, e lo farà anche presto, perchè lo fa sempre.
Si presenta con un cappello a cilindro, come nei film. È un ragazzino altissimo e fragile, affamato di esperienza. Vuole un lavoro, vuole provare, sessualmente parlando, tutto ciò che si può fare. Mi aveva detto che aveva avuto solo due ragazze, di cui una ero io, oggi mi dice che ha provato anche ad andare con un paio di prostitute, per vedere com'era. Mi racconta che una di queste due volte ha incontrato anche un altro cliente (un cinquantenne con una moto costosa), impaziente per il suo turno, che batteva alla porta quando lui stava ancora finendo su una latino americana ben formosa. Vorrei scrivermi tutto quello che dice, perchè parla con semplicit�� di cose che io a volte ho dovuto inventarmi per risultare interessante. Dice che Tinder non gli piace, perchè non trova nessuno.
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Lasciami andare
#0
Non riesco in nessun modo a farti andare via dalla mia testa. Sembra quasi che non sia possibile andare avanti. Cambia tutto, ma tutto in fondo rimane a quella festa in cui ci siamo toccati per la prima volta. Non avrei neanche pensato che sarebbero passati degli anni, senza che io non riuscissi a pensare ad altro, senza che io non potessi che non cercarti in ogni altro uomo che ti ha seguito. Ricordo che morivamo di caldo, che parlavamo di niente, che c'era alcol d'appertutto, che era una festa a tema ed eravamo gli unici, noi da soli contro il mondo già da quel 7 luglio 2018. Non aveva senso niente, ero una ragazzina che conosceva bene il catalogo di Netflix, che si lamentava di tutto, ed era prima che andasse tutto allo scatafascio. Ancora adesso, non ricordo periodo peggiore se non quello del nosrto primo distacco, del primo mese che passai senza vederti neanche una volta, da che mi avevi toccato per la prima volta. Scorro il mio profilo instagram ed è come ci fosse un prima, e un dopo averti conosciuto. Per quanto per te sarò solo un vago ricordo quando ripenserai a questo tuo periodo, tu sei stato così segnante da crearmi un vuoto estremo, qui dentro. Ricordo una volta che eravamo usciti, era ottobre 2018, tu non volevi bere, abbiamo parlato di niente e poi sei tornato a casa (non ho mai capito veramente perchè ci vedemmo quel giorno, te lo devo dire). Un freddo infinito, ci siamo seduti all'aperto in un piccolo barettino in Isola, uno dei nostri, io volevo solo stringerti, volevo solo sentirmi una ragazza un po' pazza che stava con te. Ho chiamato un altro ragazzo, quel pazzo di #2, e abbiamo scopato a casa mia, e non mi toccava come te, e non mi rispettava come te, e non era te, e quando se n'è andato, la mattina dopo, ho pianto cercando di immaginarti nella tua parte del letto. La mattina più triste della mia vita. Ho pianto così tante volte per te, ma quella fu la più dolorosa. Mi sentivo addosso gli odori del sesso, lì quando abitavo ancora a casa dei miei. Ero stata amata a lungo, eppure non c'era davvero niente che potesse salvarmi dalla tua mancanza. Sono partita, ho girato l'Europa, la tua presenza addosso non se ne andava.
Non siamo mai stati insieme, di conseguenza non ci siamo mai lasciati. E quanto avrei voluto urlarti addosso, volerti male, prendere una delle birre che ci siamo presi in circostanza e tirartela addosso. La cosa più buia è che, quella stupida ragazzina che mai prima di allora s'era innamorata veramente, non t'ha mai chiesto nulla, millantando che le cene coi genitori e le vacanze insieme fossero la morte di un rapporto, mi rendo conto tutt'ora di averti lasciato completamente libero, pur amandoti alla follia e dicendotelo continuamente. E quanta stima ho sprecato, per te. E quanta ironia ho sprecato, per te. La mia parte migliore s'è nascosta ora, non so neanche bene dove. A quella dannata festa, in quella casa in cui ora non ci abita più nessuno che conosco, lasciai la mia serenità, i miei sentimenti che prima si limitavano alle serie televisive di Netflix, e che ora sono un tumulto incrollato. Io, stressata, famelica e sola, cerco ovunque quelle stesse sensazioni, alcoliche e trascinanti, che mi lasciavi quell'estate. E ogni volta che te ne tornavi a casa, contavo le ore che ci separavano alla nostra prossima uscita, che sarebbe stata, di nuovo, una follia urbana: siamo rimasti chiusi alle quattro di mattina in una discoteca, abbiamo fatto l'amore davanti a una Milano deserta, abbiamo bevuto whisky costoso senza saperlo riconoscere, abbiamo camminato per tutta la città parlando di noi, mi ti sei addormentato addosso in una panchina in Moscova e poi sei sparito, più volte, costantemente. Ritrovo persone che mi fanno sentire così, ma non per la prima volta, quella è andata per sempre. Non sei stato il primo, sei stato l'unico che abbia mai amato di quell'amore ossessivo e passionale. Quanto ti ho stretto senza che tu mi stringessi, mentre ti vivevi chissà quante altre ragazzette raccattate agli eventi di Milano, quanto ti ho amato senza che tu mi pensassi davvero e, anche se ora mi sento libera da te, mi chiedo quando te ne andrai del tutto, quando guarirà questa mia voragine di sentimenti sprecati e che non riesco più a contenere.
Ora non lo so neanche, mi sento solo persa in mille cose da fare senza che io riesca a portarne a termine neanche una. Ho distrutto tutto quello che avevo intorno, cercando di mascherare questo dolore immenso che provavo, e un po' provo tutt'ora, nel non averti. E che non ho il diritto di provare. Ti prego solo di lasciarmi in pace, di lasciarmi andare, di darmi il diritto di provare molto altro ancora, ma sento che rimarrò bloccata qui ancora a lungo.
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