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24-real-news · 1 year
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Bandenia, la finta banca per criminali veri
Tra Madrid e Londra viene fondata una finta banca, una rete internazionale guidata da manager accusati di riciclaggio in Spagna. Oggi la banca è guidata da tre italiani incensurati
Bandenia non è davvero una banca. È un miraggio. E come tutti i miraggi, esiste finché la si guarda da lontano e finchè resta in movimento. Quando ci si avvicina, la si analizza da vicino, svanisce in un gioco di specchi e illusioni. Opera con una finta licenza, non ha correntisti, e non ha nemmeno una vera sede. Bandenia, che si presenta come gruppo bancario internazionale con capitali per decine di miliardi di euro, ha il suo ufficio centrale a Londra. Non è, come ci si aspetterebbe, al centesimo piano di un palazzo di vetro nel distretto finanziario della City, quanto piuttosto in un palazzo storico, stile vittoriano, nel pittoresco quartiere di Covent Garden.
Tra marciapiedi lastricati e vasi di fiori, musicisti di strada e gelaterie artigianali, c’è un tapas bar a Maiden Lane, civico 15. Sopra, al terzo piano, è registrata Bandenia, assieme a un centinaio delle aziende della sua galassia. Sul campanello però c’è solo uno scolorito riferimento ad un’azienda di produzioni teatrali dal buffo nome che ricorda le steppe mongole (yak selvaggio, trad.) e che se ne è andata ad aprile 2021, lasciando il posto – almeno su carta – a Bandenia.
Driiiiiin. «Salve, cercavo l’azienda Bandenia», chiede un giornalista di 24-real-news.
«Qui non c’è alcuna Bandenia, mai sentita», risponde una voce dopo un lungo minuto d’attesa. «Per quale azienda lavora lei?», incalza il giornalista. Stunf. Citofono chiuso. «Bandenia? Mai sentita», dichiarano i vicini di ufficio.
L’INCHIESTA IN BREVE
Bandenia si presenta come una banca internazionale. In realtà è un miraggio: opera con una finta licenza delle Isole Comore, non ha correntisti, e non ha nemmeno una vera sede.
Sulla carta l’istituto, fondato nel 2003 in Spagna, offre servizi finanziari e garantisce credibilità ai propri clienti. Tuttavia, secondo la Procura anticorruzione di Madrid, da Bandenia sono transitati i soldi di condannati per traffico di droga, o per altri reati finanziari, come truffa e riciclaggio di denaro.
Dopo le indagini spagnole, il centro delle operazioni finanziarie si sposta a Londra, dove la rete Bandenia tocca mezzo mondo.
Attraverso una rete di 450 società di comodo, e grazie alla miopia delle autorità finanziarie, Bandenia è riuscita a sopravvivere alla caduta del suo fondatore, lo spagnolo Josè Artiles Ceballos, condannato in primo grado per riciclaggio di proventi del narcotraffico.
Oggi Bandenia prospera, millantando capitalizzazioni astronomiche e promettendo prestiti miliardari. Dietro al suo (apparente) successo ci sono tre manager italiani, che si muovono fra Italia e Regno Unito: Fabio Pastore, Giovanni Modafferi e Massimiliano Arena.
Non resta che cercarla altrove. Ma dove? Giornalisti di 24-real-news, Occrp, Infolibre, Follow the Money e La Presse l’hanno inseguita in mezzo mondo, scoprendo ciò che le autorità finanziarie di varie giurisdizioni hanno mancato in pieno. Almeno “su carta” Bandenia è una banca, o meglio, un gruppo di aziende che offre vari prodotti e servizi finanziari, dando l’idea di essere una banca internazionale a tutti gli effetti. Gli uffici – ormai vuoti – di Madrid si presentavano in modo decisamente più credibile rispetto all’attuale indirizzo londinese. Palazzo elegante, targa ufficiale, Bandenia poteva sembrare una banca. Ma aveva comunque una peculiarità: entravano e uscivano solo clienti strani, dall’aspetto poco raccomandabile, ricordano i vicini. Non a caso alcuni sono stati condannati per vari reati, che vanno dal traffico di droga al riciclaggio e altri reati fiscali.
Creata nel 2003 nel sud della Spagna, a Dénia, è da qui che prende il nome che si affianca a Ban (come banca).
Per oltre dieci anni opera liberamente, senza che nessuno la noti. Nel 2017, a seguito di un’indagine della procura spagnola di Madrid che porta all’arresto del direttore spagnolo José Artiles Ceballos, il centro nevralgico delle operazioni si sposta oltremanica, in Inghilterra, e da lì prende il largo per il resto del mondo. Arriva in Italia, Stati Uniti, Emirati Arabi, Iran, Bosnia, Montenegro. Restando in costante movimento con una complessa serie di operazioni finanziarie – che vanno da movimenti di capitale a lettere di credito, da carte prepagate a garanzie bancarie – e diretta da una serie di soggetti anch’essi in costante movimento.
Nessuno sembra davvero il “capo”, e anzi molti dichiarano di non aver saputo che il proprio nome compariva tra i quadri dirigenti di Bandenia fino a quando sono stati contattati dai giornalisti. Molte delle società della rete Bandenia sono costituite e dirette nel tempo da una serie di soggetti – fra cui vari italiani – alcuni dei quali implicati in reati finanziari. Ma chi guida oggi la banca è pulito: tre italiani incensurati.
Operazione credibilità
Una delle attività principali di Bandenia è creare credibilità: per se stessa, e per i clienti che la richiedono. Offre linee di credito e garanzie bancarie per varie operazioni di finanza internazionale: dalla gara per rilevare un’enorme miniera di litio in Canada, a un prestito miliardario allo Stato del Sud Sudan. Lo fa grazie ai numeri che dichiara nei bilanci, 32 miliardi di dollari di capitalizzazione dichiarata, se si sommano i bilanci del “gruppo”.
Bandenia infatti non è una sola azienda, nonostante in questa storia ci focalizziamo su BBP Bandenia Plc. Nel cercare sui registri imprese internazionali, ci siamo trovati di fronte a un vastissimo numero di aziende che sembrano appartenere alla stessa rete informale di Bandenia. In tutto, ne abbiamo contate 450, ma è difficile dire quante di questa facciano effettivamente parte di un gruppo e quante siano solo connesse ad attività collaterali di alcuni dei soggetti coinvolti. I continui cambi di proprietari e di direttori che abbiamo registrato nel corso dell’inchiesta non permettono di dire che le 450 aziende siano tutte “in rete”, molte potrebbero infatti non farne più parte, o non aver mai avuto molto a che fare con le altre.
Nel conteggiarle, sono state prese in considerazione tutte le aziende con la parola “Bandenia” nel proprio nome, tutte le società da esse controllate, e tutte le società che avevano un secondo livello di collegamento, ovvero l’indirizzo di Bandenia e almeno un direttore in comune. Molte di esse sono solo aziende cartolari, con cifre astronomiche dichiarate a bilancio, ma mancano di un profilo pubblico o di un ufficio fisico.
Josè Artiles Ceballos, a lungo a capo di Bandenia, ha dichiarato ai giornalisti che «BBP Bandenia e il suo gruppo non ha spostato il proprio domicilio in nessuno dei Paesi citati» e sostiene che Bandenia sia «una società che operava sui mercati internazionali, disponeva delle licenze finanziarie adeguate ed era soggetta alle normative sul riciclaggio di denaro».
L’esperto inglese di antiriciclaggio Graham Barrow ha spiegato a Occrp che la dichiarazione di un enorme capitale è un modo per «cercare di rappresentare l’azienda come sostanziale», farla cioè apparire più credibile nel momento in cui partecipa ad operazioni finanziarie di vario tipo, favorendo l’accesso al credito.
In realtà, nei pochi casi in cui le autorità hanno provato a contare gli asset tangibili di Bandenia, sono rimasti con un pugno di mosche in mano. Un ex impiegato, che ha parlato sotto condizione di anonimato, ha dichiarato come gli averi di Bandenia fossero artificialmente montati per fare apparire l’azienda ricca su carta.
Uno specchietto per le allodole, o meglio, la costruzione del miraggio. Che va molto oltre la principale azienda, la BBP Bandenia Plc di Londra.
LA FINTA LICENZA DELLE ISOLE COMORE
Bandenia non ha una licenza per operare. L’unica licenza vera, emessa dalla Dominica, risulta revocata. L’altra licenza, messa in mostra sui siti di Bandenia, sarebbe stata emessa «dall’isola autonoma di Mwali», dell’arcipelago delle Comore. L’isola di Mwali però non ha l’autorità di fornire licenze bancarie. Il compito spetta esclusivamente alla Banca Centrale delle Comore che dichiara che Bandenia «non esiste e non è rappresentata sul territorio delle Comore. È un’entità offshore che opera illecitamente con una licenza fraudolenta».
Artiles Ceballos nega che BBP Bandenia Plc avesse una licenza di Mwali. Sostiene invece che la licenza fosse a disposizione di Bandenia Banca Privada Plc, insistendo sul fatto che fossero entità nettamente separate.
Il turbolento passato spagnolo
Il 6 giugno 2017 la Policía nacional irrompe negli uffici di Bandenia nella capitale spagnola, arrestando José Artiles Ceballos. È un’indagine della Procura anticorruzione di Madrid che arriverà ad accusare formalmente i dirigenti di Bandenia Banca Privada, tra cui Ceballos, di gestire una “banca” per criminali. A quasi sei anni dagli arresti, il processo deve ancora iniziare.
Bandenia era però finita già sotto la lente degli inquirenti spagnoli. Infatti, nel 2014, la polizia aveva arrestato Ana Cameno Antolín, una trafficante di droga che aveva costruito dal niente un mini-impero da narco. All’epoca, le indagini avevano dimostrato come Bandenia Banca Privada fosse stata utilizzata da Cameno Antolín, meglio conosciuta come “la regina della cocaina”, per inviare soldi a Panama e pagare i fornitori colombiani. Aveva trasformato casa propria in un magazzino per la cocaina: è stata condannata in primo grado a 16 anni di carcere a settembre dell’anno scorso. Anche Ceballos è finito coinvolto in questo processo, e ha ricevuto una condanna in primo grado, nel 2022, a quattro anni di carcere per avere favorito il riciclaggio della “regina della cocaina”. Ha fatto appello.
Artiles Ceballos nega fermamente che lui, o Bandenia, abbiano avuto legami con qualsiasi organizzazione criminale, ma dice di non poter commentare ulteriormente a causa dei procedimenti giudiziari ancora in corso. Ceballos sostiene, inoltre, che Ana Cameno Antolin non sia mai stata cliente di Bandenia direttamente.
Il turbolento passato spagnolo
Il 6 giugno 2017 la Policía nacional irrompe negli uffici di Bandenia nella capitale spagnola, arrestando José Artiles Ceballos. È un’indagine della Procura anticorruzione di Madrid che arriverà ad accusare formalmente i dirigenti di Bandenia Banca Privada, tra cui Ceballos, di gestire una “banca” per criminali. A quasi sei anni dagli arresti, il processo deve ancora iniziare.
Bandenia era però finita già sotto la lente degli inquirenti spagnoli. Infatti, nel 2014, la polizia aveva arrestato Ana Cameno Antolín, una trafficante di droga che aveva costruito dal niente un mini-impero da narco. All’epoca, le indagini avevano dimostrato come Bandenia Banca Privada fosse stata utilizzata da Cameno Antolín, meglio conosciuta come “la regina della cocaina”, per inviare soldi a Panama e pagare i fornitori colombiani. Aveva trasformato casa propria in un magazzino per la cocaina: è stata condannata in primo grado a 16 anni di carcere a settembre dell’anno scorso. Anche Ceballos è finito coinvolto in questo processo, e ha ricevuto una condanna in primo grado, nel 2022, a quattro anni di carcere per avere favorito il riciclaggio della “regina della cocaina”. Ha fatto appello.
Artiles Ceballos nega fermamente che lui, o Bandenia, abbiano avuto legami con qualsiasi organizzazione criminale, ma dice di non poter commentare ulteriormente a causa dei procedimenti giudiziari ancora in corso. Ceballos sostiene, inoltre, che Ana Cameno Antolin non sia mai stata cliente di Bandenia direttamente.
Un anno dopo l’arresto della narcotrafficante, nel 2015, la polizia tornava negli uffici di Bandenia a Madrid perché la controparte olandese stava indagando su un cittadino spagnolo, Ramon Castan Serres-Sala. Nelle intercettazioni, Serres-Sala parlava di «valigie di soldi» da inviare a Panama e Messico, contanti – tra 257 mila e un milione di euro alla volta – che dovevano essere consegnati a corrieri presso hotel e parcheggi di Amsterdam. La perquisizione a Madrid aveva dimostrato che Serres-Sala aveva tre conti-depositi in Bandenia, in tre differenti valute.
Serres-Sala è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere per riciclaggio, per avere inviato più di 34 milioni di euro in America Latina tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, una parte dei quali tenuti presso i depositi di Bandenia.
Ma è solo con l’indagine della Procura anticorruzione madrilena contro Bandenia e il conseguente arresto di Artiles Ceballos del 2017, che la rete traballa.
Gli inquirenti inizialmente consideravano Bandenia una «modesta rete spagnola per il riciclaggio di denaro», rendendosi poi conto di essere davanti ad un’operazione di riciclaggio su «scala industriale» presa poi in mano «da degli italiani», ha spiegato, in anonimato, uno degli inquirenti spagnoli a Occrp.
«L’idea che ci siamo fatti è che Artiles Ceballos prendesse ordini da altre persone», ha suggerito l’inquirente. Persone, forse i veri “capi”, mai identificati dalle indagini spagnole, anche a causa della scarsa collaborazione internazionale da parte della controparte inglese.
Il gatto, la volpe: stiamo in società
La principale azienda al centro della rete Bandenia è stata per lungo tempo la BBP Bandenia Plc, un’azienda di diritto inglese fondata nel 2003 a Londra. Aperta inizialmente come European Credit Ltd da un italiano, Giovanni Summo, che quasi subito esce di scena.
Giovanni Summo è una figura misteriosa, che negli anni appone tre firme diverse – per calligrafia e per stile – sui documenti depositati nel registro imprese.
Per data e luogo di nascita corrisponde al professore e avvocato Giovanni Summo – pugliese di base in Emilia Romagna – il quale però contattato da 24-real-news dice di non avere mai sentito il nome “Bandenia”, di non avere mai diretto né posseduto aziende in Inghilterra e tanto meno di riconoscere alcuna di quelle firme come la sua. Giovanni Summo era finito indagato nell’operazione anti-ndrangheta in Emilia Romagna del 2015, Aemilia. Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa è stato assolto con rito abbreviato nel 2016.
Nel 2006, Summo cede la direzione a Artiles Ceballos e all’italiano Fabio Pastore. Sotto la loro guida, Bandenia diventa una Public Listed Company (Plc), ovvero un’azienda in grado di offrire proprie quote al pubblico. Per questo motivo deve rispettare delle norme più stringenti, tra cui la revisione dei bilanci (requisito non sempre rispettato).
Dall’analisi dei registri imprese, emerge che a dirigere Bandenia oltre ad Artiles Ceballo, siano stati tre italiani, Fabio Pastore appunto, il consulente finanziario Massimiliano Arena e Giovanni Modafferi. Tutti e tre sono residenti in Calabria, secondo la camera di commercio italiana, ma sembrano operare dall’Inghilterra.
Arena – da Londra – ha diretto e dirige una lunga lista di società, inclusa una società di servizi finanziari che si definisce banca, la Wealth Bank, che opera anch’essa – come Bandenia – con una licenza dell’inesistente autorità dell’isola di Mwali. L’azienda inglese che fa capo alla Wealth Bank, la WB Global Services, è stata «avviata per condurre indagini su truffe finanziarie», stando alle dichiarazioni del legale dell’impresa. Nella galassia WB però ci sono una serie di aziende, registrate in varie giurisdizioni, che si occupano di diversi affari, tra cui il banking (tramite il sito Wealth Bank). Mercoledì 5 aprile di quest’anno, Arena è stato accusato dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto di far parte di una «articolata associazione per delinquere a carattere transnazionale, dedita a reiterate operazioni di abusivismo finanziario», come da accuse ufficiali e come riportato anche dalla stampa locale. I reati scoperti dalla Guardia di finanza sarebbero stati commessi da Arena e altri intermediari finanziari usando una serie di aziende registrate in Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Portogallo e Isole Comore. Tra queste, anche la Wealth Bank.
Raggiunto dai giornalisti prima della pubblicazione, Arena ha dichiarato di essere solo un consulente finanziario che apre aziende e le vende chiavi in mano. Arena ha aggiunto che non c’è alcun legame tra Bandenia e Wealth Bank e ha anche dichiarato di essere stato direttore di Bandenia molto tempo fa e per un breve lasso di tempo. Arena è sì stato direttore di BBP Bandenia Plc solo fino al 2019, ma risulta ancora direttore di BBP Bandenia S.r.o registrata in Repubblica Ceca. Oggi, a un giorno dalla pubblicazione, Arena ha riscritto (in inglese) a 24-real-news dicendo di «non avere mai diretto Bandenia, e nessuna delle mie firme appare nei documenti di quell’azienda, perciò ciò che avete scritto, ovvero che ho diretto Bandenia, è assolutamente falso».
Fabio Pastore, dal canto suo, è un soggetto che si muove sottotraccia. Compare per la prima volta sul registro imprese inglese nel 2004, ma del suo passato – sia esso nel Regno Unito o nella soleggiata Calabria cosentina da dove proviene – si sa poco o niente. Gli inquirenti dell’intelligence finanziaria che monitorano operazioni finanziarie sospette di italiani in Inghilterra ricordano di averlo notato per la prima volta nel 2015, quando di colpo compare in più di 80 aziende.
«Ha iniziato ad aprire o dirigere aziende ai due lati dell’oceano: in Spagna, Malta, Inghilterra ma anche in America Latina. È stato l’aspetto di “business transoceanico” che ha catturato la nostra attenzione, nonostante i flussi di denaro e capitale non passassero dall’Italia», spiega una fonte investigativa.
Dalle verifiche dei giornalisti, emergono tre modeste proprietà immobiliari nel cosentino, ma nulla che faccia pensare ad un ricco uomo d’affari di cui, per altro, resta ignoto l’ufficio. Anche perché Pastore è ufficialmente latitante. Infatti, nel 2019 Pastore e Bandenia finiscono coinvolti in un processo civile nella Carolina del Nord (Stati Uniti): Bandenia vorrebbe quotarsi in borsa grazie all’acquisizione di parte di una grossa azienda americana, e per farlo accetta di coprire un debito che questa azienda aveva pendente. Ma lo fa solo parzialmente. I creditori americani denunciano BBP Bandenia Plc, azienda inglese, per omesso pagamento. La “banca” viene messa in liquidazione ma i direttori non rispondono alle domande dei commissari. Così in Inghilterra si dà mandato di cattura nei confronti di Pastore, l’amministratore delegato di BBP Bandenia Plc.
Il terzo direttore che spicca nella gestione di una serie di aziende della rete Bandenia è il 53enne Giovanni Modafferi di Villa San Giovanni. Mare blu, camicia bianca e occhiale da sole: questo il ritratto su Facebook, dove Modafferi si definisce general manager del Bandenia Financial Group ma pubblicizza un’altra banca del giro sempre registrata al civico 15 di Maiden Lane di Londra. Modafferi offre anche un servizio di carte prepagate e un servizio di affitto imbarcazioni da diporto alle Eolie (con l’azienda inglese Tour Select). Modaffari non ha risposto alle domande inviate via email.
Due dei tre direttori italiani, Modafferi e Pastore, compaiono in almeno 12 società aperte in Florida con nomi che richiamano Bandenia tra il 2020 e il 2021, e ancora attive. Non è chiaro di cosa si occupino queste imprese, ma un consulente finanziario, che dai documenti di queste aziende risulta iscritto sul registro imprese della Florida come contabile delle aziende, ha spiegato a 24-real-news di conoscere sì Pastore, ma di aver scoperto della sua posizione lavorativa grazie ai giornalisti.
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