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Diego Ferdinando di Mesagne (?-1662), ovvero raramente il figlio d’arte supera il padre, per lo più nemmeno lo eguaglia (2/2)
di Marcello Gaballo e Armando Polito
Se Epifanio, come abbiamo visto nella prima parte, pubblicò quattro libri e un numero ben più grande di suoi lavori affidò a manoscritti da considerare tutti (non solo gli autografi ma pure le eventuali copie) perduti1 meno l’Antiqua Messapographia, di Diego non solo non abbiamo opere a stampa ma di lui abbiamo solo un’opera manoscritta che lo lega strettamente al padre. Il De Angelis, infatti, nel citare nell’elenco delle opere manoscritte di Epifanio, a proposito della Messapographia, seu historia Messapiae aggiunge: Quest’opera fu accresciuta, e notabilmente illustrata da Diego suo figliolo2.
Lo stesso De Angelis ci dà passim altre notizie su Diego: A Giovanni Anselmo [fu il quinto dei dieci figli che Epifanio ebbe dalla moglie Giordana Longa. Anselmo visse dal 1609 al 1663] succedette in sesto luogo Diego, che oltre all’essere stato celebre nell’arte del medicare, fu ottimo Teologo, Storico, e Poeta. Dopo la morte di Margarita Geofila sua moglie, fattosi Sacerdote, menò sempre, mentre visse, vita incorrotta, ed illibata: e non solo per la sua dottrina, che per la bontà dei costumi, fu tenuto in grandissima stima da quanti lo conobbero. Morì a 13 di Maggio del 1662, per suppressione d’orina. Generò Diego con Margarita molti figliuoli, de’ quali (essendo morti gli altri in età puerile) sono oggi viventi Epifanio, mentovato di sopra nel principio di questa Storia3, uomo versatissimo in ogni sorta di scienze, e celebre nella medicina, per la quale vien riputato per uno de’ migliori, e più saggi del Regno di Napoli, e per la sapienza non meno, che per la bontà de’ costumi, vien chiamato il Socrate de’ Salentini: e Giacomo Antonio , Dottor di leggi, Cantore della celebre Collegiata di Mesagne, uomo anch’egli saggio, e tenuto in molta stima tra’ suoi.4
Il De Angelis non riporta per Diego la data di nascita che, comunque, dovette avvenire tra il 1609 (nascita di Giovanni Anselmo) e il 1614 (nascita di Giovanna, che occupa il settimo posto tra i figli).
Nell’anno 1635 [Epifanio] fu assalito da una gran difficoltà di respiro, la quale, avvegnacchè non fosse stata continua, lo rendeva però quasi inabile alla cura degl’infermi, al che supplivano Giovanni Anselmo, e Diego suoi figliuoli, i quali erano già addottorati in medicina, e sotto la condotta saggia del Padre avevano fatto in essa notabil profitto. Non mancava intantoil buon vecchio, comecchè continuamente afflitto, e travagliato dall’acutezza del male, dalle molte, e continue sue indisposizioni, e dall’età avvanzata, di assister loro col consiglio, e col sempre istruirli di cose nuove.5
Di Diego è rimasta una copia della rielaborazione dell’opera del padre, della quale ho dato ampia notizia nella prima parte. Questa copia, dovuta a più mani, è custodita anch’essa nella Biblioteca Arcivescovile Annibale De Leo a Brindisi (ms. D/4, cc. 2r-164v). Di seguito il frontespizio.
Il destino, però, certe volte è capriccioso e magari concede al figlio ciò che negò al padre più illustre di lui e cioè che la sua firma sia destinata a sopravvivere.
Quello che segue è un certificato autografo stilato da Diego il 13 agosto 1657.
Per chiarezza espositiva trascriviamo e commentiamo separatamente le due parti di cui il documento consta.
La prima parte contiene la dichiarazione autografa di Diego con in calce la sua firma.
Io sottoscritto Diego Ferdinando medico e filosofo di Messagna faccio fede con la presente e con giuramento attesto quatenus opus est6 come il Vice Abate Guglielmo Massa di Nardò al presente commorante7 in detta Terra, si trova attualmente infermo e convalescente da un’infirmità di molti giorni curata con insagnie8 , sciroppi, midicamenti: che sul principio mostrava febre continua e doppo9 tipo di due terzane10 e stando anche indisposto con le reliquie11 delli humori che comporta la detta malattia. Perciò non deve far moto, viaggio alcuno senza pericolo di vita. Et in fede del vero hò fatto la presente scritta e sottoscritta di mia propria mano. Messagna 13 Agosto 1657. D. Diego Ferdinando Medico e filosofo.
La seconda parte è la sottoscrizione del notaio, con in basso a destra il suo contrassegno (con termine tecnico tabellionato) a garanzia dell’autenticità del documento.
Io Don Cesare Saraceno canonico messapico, della diocesi brindisina pubblico notaio per apostolica autorizzazione, attesto che la sopraddetta dichiarazione di fede è stata scritta e sottoscritta in mia presenza di propria mano dal sopraddetto dottore dell’arte e della medicina (endiadi per dell’arte della Medicina) medesimo Ferdinando e in fede delle premesse richiesto apposi il mio segno.
Da notare nella parte alta del tabellionato N. C. S. (Notarus Caesar Saracenus).
Per la prima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/06/05/diego-ferdinando-di-mesagne-1611-1662-ovvero-raramente-il-figlio-darte-supera-il-padre-per-lo-piu-nemmeno-lo-eguaglia-1-2/?fbclid=IwAR3uFFfvJWyrVAqD4v68A-VsJG5TI5qgppUNYS1UM6vsTcwSwHJ7QjTyKL4
__________
1 De Angelis, op. cit., p. 226: Ebbe un’amichevole, e lunga controversia con Marco Aurelio Severino intorno all’uso dell’incisione della vena salvatella, per la quale vi scrisse dottamente un trattato a parte, che si conserva insieme con molti altri suoi M. SS. da Epifanio Ferdinando suo nipote. Chissà se il manoscritto di quest’opera che nell’elenco del De Angelis riprodotto nella prima parte reca il titolo di Paradoxologia de Salvatellae sectione ad M. Aurelium Severinum e, magari, pure qualcun altro non giace impolverato in qualche dimenticato scaffale senza che lo sappia lo stesso erede, magari proprio di Epifanio Ferdinando junior …
2 Op. cit., p. 230.
3 Op. cit, p. 217: … Il Padre di Epifanio fu, mentre visse, tenuto sempre in molto conto tra’ suoi Cittadini, da’ quali venne eletto due volte in Sindaco universale della sua Patria; carica principalissima, e di sommo credito, e stima, per la suprema autorità, che le appartiene nell’amministrazione delle cose pubbliche. Né la famiglia della Madre cedeva punto a quella di suo padre; poiché l’una, e l’altra è stata sempre feconda di saggi Giurisconsulti, e di chiari Medici, come presentemente anche si osserva in Francesco Valentino, ed in Antonio de’ Rini, ed in Epifanio Ferdinando, nipote del nostro, Medici tutti e tre celebratissimi per tutto il Regno Napoletano, non che per la sola Provincia Salentina, dalla quale vengono reputati, e tenuti in grandissimo conto, particolarmente Epifanio, di cui l’ultimo pregio è la somma perizia nella Medicina, essendo versatissimo in ogni sorta di antica, e moderna erudizione, e tenendo in impronto molte opere per darle alle stampe. Ma per far ritorno al nostro Epifanio …
4 Op. cit., p. 220.
5 Op cit. p. 227.
6 quatenus opus est=per quanto è necessario.
7 dimorante.
8 salassi.
9 per dopo, forma dialettale ancora oggi tipica del Brindisino.
10 Febbre, di solito malarica, che si manifesta con un rialzo febbrile un giorno sì e l’altro no. Qui due terzane vale terzana doppia, nome che la febbre assume quando il rialzo febbrile si manifesta ogni giorno.
11 strascico, complicazione.
Per la prima parte:
Diego Ferdinando di Mesagne (1611-1662), ovvero raramente il figlio d’arte supera il padre, per lo più nemmeno lo eguaglia (1/2).
#Antiqua Messapographia#Armando Polito#Diego Ferdinando#Mesagne#Libri Di Puglia#Spigolature Salentine
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Centro peuceta molto importante, Bitonto sorge sul bordo di una gravina pugliese, con un centro storico di pianta trapezoidale e strette viuzze. Ci sono, nel borgo, moltissime suggestioni rinascimentali ed eleganti luoghi di culto come la chiesa di San Francesco d’Assisi in piazza Minerva, il Santuario di Cosma e Damiano, la chiesa barocca di San Domenico e l’Abbazia di San Leo, con il campanile trecentesco e il chiostro del ‘500. Nelle vicine campagne è inveece possibile vedere le numerose chiese rupestri, come Santa Croce, Torre Cela, Sant’Eugenio e San Basilio. A poco più di 10 km da Bari, Bitonto conserva lunghi tratti di mura e numerose torri angioine e normanne come resti delle fortificazioni militari di un tempo. Riconosciuta come Città degli Ulivi, è nota a livello nazionale per il buonissimo olio preparate con la sua rinomata varietà di olive, l’Ogliarola di Bitonto o Cima di Bitonto, ancora oggi raccolta rigorosamente a mano nelle campagne di terra rossa dell’entroterra barese. Cattedrale Santa Maria Assunta e San Valentino Di questo importante edificio, che riprende in dimensioni ridotte la struttura architettonica di S. Nicola a Bari, si ignora la data di fondazione. La facciata occidentale è divisa in tre parti ed è arricchita da numerose aperture il cui aspetto è dovuto alle attività di abbellimento che caratterizzarono la prima metà del XIII secolo. Il portale centrale costituisce uno dei pochi esempi di portali pugliesi a decorazione istoriata. Galleria Nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna” La Galleria ospita una magnifica collezione di opere d’arte, datata tra il XVI e il XX secolo e custodita nelle stanze di Palazzo Sylos Calò, straordinario fondale scenico di piazza Cavour e massima espressione dell’architettura civile del Rinascimento in paese. Iscritto nell’Elenco degli Edifici Monumentali d’Italia dal 1902, il Palazzo è situato lungo l’antica via “delli Mercanti” che collegava un tempo la porta urbica principale, porta Baresana, alla Cattedrale. Una scala a due rampe conduce al piano nobile, dove un ampio terrazzo collega i vari ambienti superiori. Nel luglio 2004 è stata affidata dai fratelli Rosaria e Girolamo Devanna di Bitonto al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo un’importante e preziosa collezione di dipinti, con l’obiettivo di istituire un luogo pubblico dedicato all’arte contemporanea, aperto effettivamente nel 2009: Cinque, Sei e Settecento, rappresentanti di “scuole minori” e scuole dell’Ottocento, italiani, francesi, tedeschi, inglesi. Di rilevante interesse sono anche il gran numero di bozzetti, studi preparatori, modelletti, repliche o copie antiche e il prezioso corpus di disegni di artisti italiani ed europei compresi tra il XVI e il XX secolo. Biblioteca comunale “Eustachio Rogadeo” e Museo Civico Il museo, fondato nei primi anni ’60, prende il nome dall’edificio che lo ospita, il seicentesco Palazzo Rogadeo, sede della Biblioteca comunale: vi sono esposti numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Bitonto. Disposta nelle due sale della struttura, denominate “Traetta” e “Rogadeo”, vi è poi la Biblioteca, costituita da oltre 400 pergamene, manoscritti, incunaboli, un libro rosso del Duecento e un antico Evangelario miniato. Se passate da qui, in quella Bitonto ufficialmente candidata a Capitale Italiana della Cultura 2020, ricordatevi di fare un salto anche a Il Forno Antico in Piazza Minerva, datato 1200, dove potrete gustare la tradizionale cucina pugliese con la focaccia con pomodori e olive, ma anche taralli e picciuatelli, tutto cotto rigorosamente sul fuoco della legna di ulivo. https://ift.tt/2H1xeeU Bitonto, il borgo degli ulivi e del Barocco a due passi da Bari Centro peuceta molto importante, Bitonto sorge sul bordo di una gravina pugliese, con un centro storico di pianta trapezoidale e strette viuzze. Ci sono, nel borgo, moltissime suggestioni rinascimentali ed eleganti luoghi di culto come la chiesa di San Francesco d’Assisi in piazza Minerva, il Santuario di Cosma e Damiano, la chiesa barocca di San Domenico e l’Abbazia di San Leo, con il campanile trecentesco e il chiostro del ‘500. Nelle vicine campagne è inveece possibile vedere le numerose chiese rupestri, come Santa Croce, Torre Cela, Sant’Eugenio e San Basilio. A poco più di 10 km da Bari, Bitonto conserva lunghi tratti di mura e numerose torri angioine e normanne come resti delle fortificazioni militari di un tempo. Riconosciuta come Città degli Ulivi, è nota a livello nazionale per il buonissimo olio preparate con la sua rinomata varietà di olive, l’Ogliarola di Bitonto o Cima di Bitonto, ancora oggi raccolta rigorosamente a mano nelle campagne di terra rossa dell’entroterra barese. Cattedrale Santa Maria Assunta e San Valentino Di questo importante edificio, che riprende in dimensioni ridotte la struttura architettonica di S. Nicola a Bari, si ignora la data di fondazione. La facciata occidentale è divisa in tre parti ed è arricchita da numerose aperture il cui aspetto è dovuto alle attività di abbellimento che caratterizzarono la prima metà del XIII secolo. Il portale centrale costituisce uno dei pochi esempi di portali pugliesi a decorazione istoriata. Galleria Nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna” La Galleria ospita una magnifica collezione di opere d’arte, datata tra il XVI e il XX secolo e custodita nelle stanze di Palazzo Sylos Calò, straordinario fondale scenico di piazza Cavour e massima espressione dell’architettura civile del Rinascimento in paese. Iscritto nell’Elenco degli Edifici Monumentali d’Italia dal 1902, il Palazzo è situato lungo l’antica via “delli Mercanti” che collegava un tempo la porta urbica principale, porta Baresana, alla Cattedrale. Una scala a due rampe conduce al piano nobile, dove un ampio terrazzo collega i vari ambienti superiori. Nel luglio 2004 è stata affidata dai fratelli Rosaria e Girolamo Devanna di Bitonto al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo un’importante e preziosa collezione di dipinti, con l’obiettivo di istituire un luogo pubblico dedicato all’arte contemporanea, aperto effettivamente nel 2009: Cinque, Sei e Settecento, rappresentanti di “scuole minori” e scuole dell’Ottocento, italiani, francesi, tedeschi, inglesi. Di rilevante interesse sono anche il gran numero di bozzetti, studi preparatori, modelletti, repliche o copie antiche e il prezioso corpus di disegni di artisti italiani ed europei compresi tra il XVI e il XX secolo. Biblioteca comunale “Eustachio Rogadeo” e Museo Civico Il museo, fondato nei primi anni ’60, prende il nome dall’edificio che lo ospita, il seicentesco Palazzo Rogadeo, sede della Biblioteca comunale: vi sono esposti numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Bitonto. Disposta nelle due sale della struttura, denominate “Traetta” e “Rogadeo”, vi è poi la Biblioteca, costituita da oltre 400 pergamene, manoscritti, incunaboli, un libro rosso del Duecento e un antico Evangelario miniato. Se passate da qui, in quella Bitonto ufficialmente candidata a Capitale Italiana della Cultura 2020, ricordatevi di fare un salto anche a Il Forno Antico in Piazza Minerva, datato 1200, dove potrete gustare la tradizionale cucina pugliese con la focaccia con pomodori e olive, ma anche taralli e picciuatelli, tutto cotto rigorosamente sul fuoco della legna di ulivo. Chiamata la Città degli Ulivi, Bitonto è ricca di storia e reperti rinascimentali, ma anche di chiese e piccoli scorci storici pugliesi.
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