#un'altra stupidaggine che però a me piace
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mvpgiannacarletto · 3 years ago
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Buongiorno a tuttə. Ecco un'altra cosina scritta da me. Tecnicamente per festeggiare il compleanno di Sandrino, solo con qualche giorno in ritardo. Solito disclaimer, è tutto immaginario e non è stato scritto con intenti diffamatori.
Buona lettura<3
La prima cosa che viene in mente ad Alessio quando vede Sandro seduto sul divano di casa sua è che avere il giovane intorno crea sempre un'atmosfera particolare. La seconda è che non ha idea di come l'altro non si stia lamentando della posizione scomoda del suo collo.
Capisce il perché quando, girando lentamente intorno al divano, lo vede con gli occhi chiusi ed il petto che si alza ed abbassa ritmicamente.
Ale rimane interdetto dalla scena, ma ne è anche intenerito: da un paio di giorni ha notato qualcosa di strano nell'atteggiamento dell'altro. In allenamento era concentrato, dava il massimo in partita, ma fuori dal campo era sempre di fretta, e spesso era distratto in spogliatoio.
 Indeciso su cosa fare, va per toccargli delicatamente la spalla, ma appena le sue dita fanno contatto, sente il polso venire stretto. Sandro glielo aveva afferrato, svegliandosi di soprassalto. Neanche due secondi, il tempo per il più giovane di realizzare la situazione, che sente il contatto svanire.
  "Scusa. Mi ero distratto." dice Sandro, come se non stesse letteralmente dormendo fino a pochi secondi prima.
  Ale decide di glissare sull'argomento, almeno per ora. "Non preoccuparti. Hai fame?" Chiede, ricordandosi l'ora tarda e calcolando il tempo impiegato dal campo al suo appartamento, era improbabile che l'altro avesse mangiato.
  Sandro stava sicuramente per rispondere che si, aveva già mangiato (bugia), e di non disturbarsi, che sarebbe andato via presto; allora, prima che potesse mentire, Ale si gira verso la cucina, dicendo di star preparando la cena, lasciando l'altro sul divano, ancora stordito da quei pochi minuti, ma con un flebile sorriso ad aprirgli il viso.
  Mentre cucina, il capitano sente dei passi strascicati, e vede con la coda dell'occhio l'altro rimanere sulla soglia della stanza.
  "Va bene che ho fame, ma guarda che non ti mangio mica se ti avvicini un po' di più, eh." scherza il più grande, guadagnandosi uno sbuffo divertito da parte dell'altro, che si avvicina ai fornelli.
  "Hai bisogno di aiuto? Posso fare qualcosa?" chiede Sandro, ansioso di muoversi e di non essere troppo di peso.
  Ale ci pensa un attimo, ma poi scuote la testa. Ritorna il silenzio, un silenzio pieno ma non teso; pieno di cose da dire e di pazienza per ascoltarle.
  Dopo aver mangiato, i due ritornano sul divano. Ale aspetta ancora, mentre Sandro temporeggia.
  "Grazie per la cena." "Figurati, mi fa sempre piacere cucinare per qualcun altro." La conversazione si spegne lentamente. Allora Ale cerca di dare una mano al giovane.
  "Sandro ho notato che c'è qualcosa che non va. Non in campo, " si affretta a dire Alessio, percependo già l'ansia del più giovane "ma in spogliatoio è già un paio di giorni che sei frettoloso. Hai rifiutato un paio di inviti ad uscire fuori da parte dei ragazzi. Si vede che hai un problema." Quello era l'eufemismo dell'anno. Sandro appariva stanco, con ombre ogni giorno più scure sotto gli occhi, i capelli trasandati ed un'aria spossata. "Dimmi solo come posso aiutarti." conclude Ale, guardandolo dritto negli occhi.
  Sandro sospira e si prende il viso tra le mani, stropicciandosi poi gli occhi. "Ok. Mi è successa una cosa. Non è grave, però mi sta facendo perdere non poche ore di sonno, e non voglio disturbare nessuno della squadra, e poi so che mi prenderebbero in giro, e avrebbero pure ragione, ma non mi va, non ora... " Si ferma per riprendere fiato. Alessio non può fare altro che aspettare, confuso dal mormorio sommesso ma paziente.
  Sospirando, Sandro torna a parlare. "L'altro giorno, dopo l'allenamento mattutino, ho sentito dei ragazzi fare un commento su di me. Stavano scherzando, lo so, però ho continuato a pensarci per tutto il pomeriggio, e quando sono arrivato a casa ero così sconnesso che.." Alessio non sa che fare, quindi per mostrargli la sua vicinanza senza interromperlo, poggia una mano sul ginocchio, che da qualche minuto ha iniziato a fare su e giù. Quando, a primo impatto, sente il muscolo tendersi, quasi la sposta; ma quando poi sente non solo il muscolo distendersi ma anche la gamba che smette di tremare, decide di lasciarla dov'è. Inizia anzi a disegnare piccoli cerchi col pollice. Sandro sembra rilassarsi ed inconsciamente avvicinarsi al più grande.
  "Ero così distratto che mi sono accorto troppo tardi di aver acceso il gas con un panno troppo vicino al fuoco. Il panno ha incominciato a bruciare ed è scattato l'antincendio. Niente di grave, solo che l'appartamento ha bisogno di qualche giorno per asciugarsi" Dopo aver finito la frase, il ragazzo sembra essersi tolto un peso dal petto, tanto che per quanto teso è sicuramente più a suo agio rispetto all'inizio della serata.
  Alessio cerca di elaborare tutte le parole dell'altro, e sta quasi per chiedergli i nomi dei compagni per dirgli due parole, quando una domanda più urgente appare nella sua mente. Se l'appartamento è inagibile, dove ha dormito il ragazzo? Quando glielo chiede, Sandro evita il suo sguardo.
  "Ho trovato una stanza in un hotel qua vicino" Alessio sente che quello non è tutto, quindi aspetta ancora. Quando però l'altro non sembra intenzionato a continuare, fa forza col pollice sulla parte tenera della coscia, così che l'altro lo guardi in faccia. "Non sono potuto tornare a prendere altri vestiti, girare a Milano da giocatore del Milan non è il massimo della privacy e.." "E...?"  lo incoraggia Alessio. "E sia il letto che il cuscino sono la cosa più scomoda su cui abbia mai cercato di dormire" dice un po' sbuffando. Alla vista del broncio sul viso del più giovane, lo stomaco di Alessio si muove curiosamente e gli si riscalda il cuore. Quel concentrato di furia e furore agonistico, sconfitto da un cuscino scomodo.   Gli viene quasi da sorridere, ma poi pensa a come possa essere stato difficile dover passare quei giorni lontano da casa, senza avere niente con sé e senza chiedere aiuto a nessuno.
  Sospira ancora una volta, e con voce ferma ma calda, gli dice "Sandro, lo sai che potevi chiedere aiuto ad ognuno di noi; io ti avrei aiutato senza dire niente." L'altro sembra sul punto di controbattere, ma basta ancora una volta premere sulla sua gamba che si interrompe. " Voglio solo che tu sappia che, la prossima volta che succede una cosa del genere, o per qualsiasi altro problema, potrai sempre contare su di me."
  "Io lo so, è solo che non volevo disturbarti." "Non sei mai un disturbo, Sandro. Aiutarti è un piacere, siamo amici in fondo, no? E gli amici si aiutano a vicenda. A parti inverse, sono sicuro che tu avresti fatto la stessa cosa."
  Dopo il cenno d'assenso del più giovane, Ale lascia che tra i due cali il silenzio per un po', lasciando sempre la sua mano poggiata sulla gamba del più giovane. È proprio grazie al silenzio che si accorge che l'altro trattiene a stento un sonoro sbadiglio. Quella tenerezza di prima torna a scaldargli il cuore, e stavolta non può trattenere un soffice sorriso.
  "Vieni, ti mostro la stanza degli ospiti. Puoi dormire lì finché non ritorni a casa."
  Sandro sembra sul punto di protestare, ma Alessio si alza velocemente dal divano e lo costringe a seguirlo. Quando apre la porta, non può fare a meno di notare come le spalle del più giovane sembrino perdere un po' della tensione che prima le stringeva.
  Tensione che ritorna quando Sandro, controllando il borsone, si accorge di non avere niente di pulito con cui poter dormire. Per evitargli l'imbarazzo, Alessio gli porge silenziosamente un suo vecchio pigiama, che a lui stava ormai piccolo. Quando ritorna a controllarlo però, nota che il più piccolo ha dovuto fare i risvoltini ai pantaloni, e la manica finisce ben oltre le punta delle dita.
  Vedere il più giovane nuotare in un suo pigiama scatena in Alessio qualcosa che ha poco a che fare con la tenerezza provata precedentemente.
  Prima di dire qualcosa di inopportuno e fare una figura di merda, decide di dare semplicemente la buonanotte all'altro.
  Sandro lo saluta stancamente, per poi avvicinarsi al letto e buttarsi a peso morto, facendo a malapena lo sforzo di mettersi sotto le coperte.
  Un senso di calma pervade Ale, e non lo lascia fino a quando, ora anche lui nel suo letto, si chiede quale commento abbia distratto così tanto Sandro, e si ripromette di chiederglielo il giorno dopo.
-
  Il giorno dopo inizia normalmente, con la sveglia di Alessio che suona, lui che si trascina in cucina e mette sul fuoco il caffè. Il cielo è nuvoloso, una tempesta all'orizzonte. Quasi si è dimenticato dell'ospite, quando le scarpe in più all'ingresso glielo ricordano.
  Dato che ancora non lo vede arrivare, decide di andarlo a chiamare. La scena che si trova davanti quando apre leggermente la porta lo fa sciogliere.
  Vedere Sandro rannicchiato nel letto, con le coperte ad avvolgerlo, tranne i piedi che sono miracolosamente spuntati fuori, ed il viso disteso gli fanno perdere di nuovo un battito.
  Decide dunque di richiudere la porta, per poi bussarci sopra; la apre solo quando sente dei chiari mugugni, e dice semplicemente "Il caffè è pronto." L'altro sembra frastornato, ma cosciente abbastanza da annuire ed incominciare ad alzarsi. Ale decide di lasciargli la porta aperta e tornare in cucina.
  Apparecchia la tavola, mettendo su tutto il necessario, e non appena Sandro, già con i suoi vestirti addosso, si siede gli porge una tazzina di espresso.
  Il giovane sta acquistando sempre più lucidità, anche grazie alla caffeina in circolo, quindi Alessio decide di parlare.
  "Quindi, ieri non mi hai detto il commento dei ragazzi." "Niente di serio, niente di nuovo." sbuffa quasi il giovane, ma il capitano non demorde. "Sarà anche così per te, ma io non ne so nulla." "Ale, dai.."
  Quando il giovane vede la determinazione sul volto del più grande, sospira, e si stropiccia gli occhi con la mano prima di dire "Che corro così velocemente solo quando rincorro il tuo culo, e che forse dovremmo usarti come incentivo anche prima e dopo le partite"
  Alessio si aspettava molte cose, ma non quella. Era rimasto totalmente stupito dalle parole del giovane, che ora sembrava più che sveglio, e impallidiva sempre più.
  Il silenzio si stava facendo sempre più pesante ed imbarazzato. Nessuno dei due riusciva a muoversi da quello stallo. I due vengono prontamente riscossi da un lampo che illumina a giorno la cucina. Sandro scatta in piedi, prima di gettare un'intellegibile scusa, e avviarsi velocemente dove ha lasciato borsone e scarpe, per fuggire da quella situazione.
  Quando apre la porta, scarpe ancora in mano perché non ha avuto tempo di metterle, vede che infuria una tempesta. L'attimo di esitazione gli è però fatale, e Alessio lo riesce a prendere per il polso e riportarlo dentro, chiudendo la porta per evitare di far entrare la pioggia.
  Alessio però non aveva realizzato immediatamente che strattonare Sandro non fosse stata una grande idea. Il più giovane aveva perso l'equilibrio e, nel cercare di appigliarsi a qualcosa, aveva spinto Ale, che ora si ritrovava sotto di lui, facendo congiungere i loro corpi fino all'ultimo centimetro.
  "Oddio, sta bene? Ti sei fatto male? Ora mi alzo" dice Sandro, preoccupato di pesare sull'altro, che invece, a parte la botta inaspettata, non poteva lamentarsi della posizione. Quando Sandro fa forza sulle braccia per alzarsi, Ale lo trattiene con un braccio che gli avvolge la vita.
  "Non ti permetterò di scappare, quindi ora rimaniamo qui e mi spieghi tutto." "Ale, che cazzo devo spiegare? Lo sai che i ragazzi sanno essere dei cazzoni, tutto qui." dice Sandro, che nel frattempo sta cercando in tutti i modi di non pesare sul corpo solido sotto il suo.
  "E allora perché scappare?" "Ale dai, non farmelo dire, lo sai tu come lo sanno tutti. Fammi alzare." "Io non so proprio niente. Anzi, per come mi stai evitando nell'ultimo periodo potresti odiarmi e volermi morto. Poi ti presenti a casa mia, all'improvviso, stanco e preoccupato. Come dovrei interpretare tutto questo?"
  Ale ha a malapena il tempo di finire la frase che sente Sandro muoversi, ma stavolta non per provare ad alzarsi. Stavolta gli si avvicina al viso e lo bacia.
  Il bacio è un semplice tocco di labbra, ma quel tanto basta ad accendere un fuoco ardente nello stomaco del capitano.
  "Interpretalo così. Col fatto che hanno ragione che ti guardo il culo, che quando so che sei vicino gioco meglio per pavoneggiarmi. Che sono qui perché sei l'unica persona che so che può capirmi e con cui mi sento al sicuro" Sandro finisce il discorso chiudendo gli occhi e poggiando il capo sul petto di Alessio.
  Il più grande è stupito dalle parole, ma ora che sono state dette, realizza la tensione che c'è da un po' di tempo fra loro due. Non nervosismo, bensì impazienza.
  Prima di impazzire definitivamente, decide che è tempo di smettere di pensare. Richiama l'altro e, quando si guardano dritti negli occhi, legge i suoi stessi sentimenti. Allora gli accarezza la guancia e, con la mano riporta vicino i visi, affinché possano darsi un bacio adeguato. Il caffè si fredda nelle tazzine.
(Quando si presentano a Milanello insieme lo spogliatoio impazzisce, ma entrambi sono finalmente felici, so who cares, really?)
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