#trombettista
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angelap3 · 8 months ago
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Oggi è il 26 Maggio ed in questo giorno, nel 1926, ad Alton, nell'Illinois, U.S.A., nasceva il grande trombettista Jazz Miles Davis, che viene considerato tra i più grandi, innovativi ed originali musicisti nel XX° Secolo. Le sue esperienze partirono dal linguaggio “Bebop”, per poi approdare al Jazz elettrico ed alle particolarità del “Jazz-Rock”. Scopritore di straordinari giovani talenti che esaltò chiamandoli nelle sue tante formazioni, fu sempre aperto anche al confronto jazzistico con altri linguaggi, arrivando a mettersi in gioco fino ad accettare progetti discografici con i primi sperimentatori del Rap. Fu protagonista tra i più influenti del percorso della musica Jazz mondiale. La mia grande passione per il Jazz nacque dalla folgorazione che ricevetti nel 1969 dopo l'ascolto del suo doppio disco “Bitches Brew”, e rimase, insieme a Jimi Hendrix, tra i miei musicisti preferiti. Morì a Santa Monica nel 1991.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa
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jazzandother-blog · 2 months ago
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Miles Davis being kissed by his wife Francis as he is released from jail, in 1959.
Photo by Stanley Hall
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Miles Davis siendo besado por su esposa Francis cuando es liberado de la cárcel, en 1959. (Foto: Stanley Hall).
(English / Español / Italiano)
In August 1959, the famous jazz trumpeter Miles Davis was brutally assaulted by a police officer outside the Birdland club in New York. Davis had just finished recording his iconic album "Kind of Blue" and was at the height of his fame when he was stopped and beaten for no reason. This incident was widely reported and Davis recounted the experience in his 1989 autobiography.
------------------------------------------------------------------------------ En agosto de 1959, el famoso trompetista de jazz Miles Davis fue brutalmente agredido por un oficial de policía fuera del club Birdland en Nueva York. Davis había acabado de grabar su icónico álbum "Kind of Blue" y estaba en la cima de su fama cuando fue detenido y golpeado sin motivo. Este incidente fue ampliamente reportado y Davis relató la experiencia en su autobiografía de 1989.
----------------------------------------------------------------------------- Nell'agosto del 1959, il famoso trombettista jazz Miles Davis fu brutalmente aggredito da un agente di polizia fuori dal club Birdland di New York. Davis aveva appena finito di registrare il suo iconico album "Kind of Blue" ed era all'apice della sua fama quando fu fermato e picchiato senza motivo. L'incidente fu ampiamente riportato e Davis raccontò l'esperienza nella sua autobiografia del 1989.
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diceriadelluntore · 6 months ago
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Storia di Musica #334 - Jackie Mclean, It's Time!, 1965
È stata la vista di un poster del disco di oggi che mi ha inspirato la scelta del punto esclamativo, come trait d’union dei dischi del mese di Luglio. Il suo autore è poco conosciuto ai più, ma è uno di quelle “divinità minori” della Storia del Jazz che hanno passato gli stili, suonato con i più grandi, indirizzato anche le scelte musicali, ma appena un gradino dietro le Divinità Maggiori. John Lenwood McLean, per tutti Jackie, nasce nel 1931 in una famiglia di musicisti, a New York. Sfortuna vuole che nel 1939 suo padre muoia, ma ha la piccola fortuna di poter continuare a studiare musica grazie al padrino e al nuovo compagno di sua madre, che possedeva un negozio di dischi. Ma più che altro, quando è adolescente, Jackie ha la fortuna di vivere vicino ad alcuni di quelle Divinità Maggiori: passa infatti spesso a casa di Thelonious Monk, Charlie Parker e soprattutto Bud Powell, che quando Jackie ha 13-14 anni intravede del talento. Inizia a suonare in un’orchestra il sassofono, insieme a Sonny Rollins, si innamora dello stile di Parker e quando a 20 anni è chiamato da Miles Davis per delle registrazioni. Davis raccontò che per le registrazioni di Dig (del 1951, il disco uscirà solo nel 1956) in studio si presentò Charlie Parker, rendendo nervosissimo McLean, terrorizzato di suonare davanti al suo idolo: “Continuava ad andare da lui a chiedergli cosa ci faceva lì, e Bird (il soprannome di Parker, ndr) a rispondergli che si stava solo facendo un giro. Gliel'avrà chiesto un milione di volte. Jackie voleva che Bird se ne andasse perché così sarebbe stato più rilassato. Ma Bird continuava a dirgli come suonava bene e a incoraggiarlo, e questo alla fine rese la prova di Jackie davvero fantastica”. Con Davis suonerà anche in molti altri dischi tra il 1952 e il 1952 e parteciperà allo storico Pithecanthropus Erectus di Charles Mingus: leggenda vuole che Mingus lo picchioò, McLean tentò di pugnalarlo e per ripicca se ne andò a suonare con i Jazz Messenger di Art Blakey.
La sua carriera sembra avvia al massimo successo, ma come moltissimi jazzisti di quegli anni, McLean divenne schiavo delle droghe: per questo motivo gli fu ritirato il permesso di tenere concerti in pubblico a New York e questo lo obbligò a un intenso lavoro in studio, che si rifletté nel gran numero di registrazioni a suo nome negli anni 1950 e anni 1960. Dopo aver registrato per la Prestige Records, egli firmò un contratto con la Blue Note Records per cui incise dal 1959 al 1967. Il suo stile hard bop diviene riconoscibile per il particolare modo di suonare il suo sax contralto, e tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 scrive i suoi dischi capolavoro: prove grandiose sono Quadrangle, da Jackie’s Bag del 1959, e il disco Let Freedom Ring, del 1962, meraviglioso lavoro dove aggiunge elementi distintivi della rivoluzione che Ornette Coleman aveva iniziato pochi anni prima, il free jazz, alla sua comunque ancora solida struttura hard bop.
Il disco di oggi è registrato nel 1964 con una band composta da il trombettista Charles Tolliver, il pianista Herbie Hancock, in uno dei suoi primi lavori di una carriera sconfinata, il bassista Cecil McBee e il batterista Roy Haynes. It’s Time! ha oltre 200 punti esclamativi in copertina quasi a sottolineare una vitalità creativa fiorente e incontenibile, in un periodo alquanto particolare della Storia del jazz: in questo disco è decisivo l’intervento di Tolliver che scrive con Mclean tutti i pezzi, continuando questo fruttuoso percorso al confine tra post-bop modale e free jazz. L'improvvisazione accordale gioca ancora un ruolo importante nella musica di questo bel disco. L'assolo di Hancock nell'apertura di Cancellation è un gioco di spigolature, scandite da un tempo semplicemente mozzafiato. Il funky di McLean Das' Dat ha sicuramente un debito con Horace Silver, ma l'elemento blues, che rimarrà per sempre uno degli amori del nostro, è puro Jackie McLean. Il modo di suonare di McLean non è particolarmente avventuroso, anche se a volte spinge il suo sassofono oltre i limiti. It’s Time! è micidiale - con Tolliver e McLean che si scontrano in un duello spettacolare- così come il ritorno del blues in Snuff. Tolliver, che ha fatto il suo debutto alla Blue Note con It's Time!, ha registrato tre album con McLean e diventerà noto per la sua voce di tromba fluida e lirica. Revillot di Tolliver (il suo nome al contrario) è un altro trampolino di lancio per grandi improvvisazioni. Il bassista Cecil McBee fa un breve assolo nella title track, il suo unico assolo in questa registrazione, anche se aiuta a guidare l'intera sessione.
Nel 1964 McLean passò sei mesi in prigione per questioni di droga, che segnerà sia la via privata sia la sua musica (che si sposterà con forza verso i primi esperimenti di acid jazz e alla sperimentazione più estrema. Tanto che nel 1967 la Blue Note, a seguito del cambiamento di gestione, pose fine al suo contratto, come fece in quegli anni con molti altri artisti d'avanguardia. Le prospettive di registrazione erano talmente poche e malpagate che egli preferì dedicarsi interamente ai concerti e all'insegnamento, che iniziò nel 1968 alla The Hartt School della prestigiosa University of Hartford del Connecticut. Negli anni successivi, egli avrebbe creato il Dipartimento di Musica Afroamericana (ora chiamato "Jackie McLean Institute of Jazz") e l'intero programma di studi jazz. Nel 1970, con la moglie Dollie, fondò a Hartford il gruppo Artists' Collective, Inc. dedicato alla conservazione delle tradizioni africane negli Stati Uniti, promuovendo e realizzando programmi di istruzione nella danza tradizionale, il teatro, la musica e le arti visuali. È stato sempre, come molti jazzisti, artista decisamente impegnato sul fronte sociale, culturale e politico, sin dai tempi delle contestazioni contro la guerra del Vietnam. Uno dei bellisismi documentari di Ken Burns sui grandi del Jazz è dedicato a lui. Morirà dopo una lunga malattia nel 2006, e nello stesso anno fu nominato nella Down Beat Jazz Hall of Fame. Un musicista da riscoprire.
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donaruz · 9 months ago
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BILLIE HOLIDAY: LA REGINA DI UN REAME DI STRACCI
Ne**a? Non si vede?
Cantante? Ascoltami e vedrai
Puttana? Sì, ho fatto anche quello
E bevo anche come quattro uomini
Non mi fai paura, ho suonato in posti peggiori di questo
In bar di cow boys nel sud dove mi sputavano addosso
In una città dove il giorno stesso avevano linciato un nero
A New Orleans dove un diavolo alla moda
Ogni sera mi regalava fiori di droga
E a Chicago mi innamorai di un trombettista sifilitico
E all’uscita del night mi hanno spaccato la bocca
Sotto la pioggia da una stazione all’altra
Lady sings the blues
Ne**a? Sì, ma ci sono abituata
Cantante? Canto come una gabbia di uccelli
Note gravi e alte, e tutto il repertorio
Posso svolazzare come quelle belle cantanti dei film
E poi posso piantarti una ballata nel cuore
Vuoi strange fruit? Vuoi midnight train?
Posso cantartela anche da ubriaca
O con un coltello nella schiena
O piena di whisky e altro, perché sono una santa
E il mio altare è nel fumo di questo palco
Dove Lady sings the blues
Ne**a? Ne**a e bellissima, amico
Cantante? Non so fare altro
Puttana? Beh sì ho fatto anche quello
E bevo come quattro uomini
Non toccarmi o ti graffio quella bella bianca faccia
Posate il bicchiere, aprite quel poco che avete di cuore
State zitti e ascoltate io canto
Come se fosse l’ultima volta
Fate silenzio, bastardi e inchinatevi
Lady sings the blues
E quando tornerete a casa dite
Ho sentito cantare un angelo
Con le ali di marmo e raso
Puzzava di whisky era ne**a puttana e malata
Dite il mio nome a tutti, non mi dimenticate
Sono la regina di un reame di stracci
Sono la voce del sole sui campi di cotone
Sono la voce nera piena di luce
Sono la lady che canta il blues
Ah, dimenticavo... e mi chiamo Billie
Billie Holiday
[Stefano Benni]
Atlantide
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chez-mimich · 3 months ago
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LINA ALLEMANO: FLIP SIDE
È uscito lo scorso 4 ottobre il nuovo disco di Lina Allemano, trombettista, compositrice, improvvisatrice canadese-berlinese che vede nel CD, oltre che la sua adamantina tromba, Dan Peter Sundland al basso elettrico, Michael Griener, alla batteria e, talvolta ospite in alcuni brani, Andrea Parkins alla fisarmonica, oggetti ed elettronica. Lina e la sua tromba, pur avendo salde basi nel jazz, spaziano in territori liminari alla musica colta o cosiddetta tale. Ad aprire il magnifico lavoro del trio-quartetto “Lina Allemano’s Ohrenschmaus” (che significa smorfia), è il brano dal titolo “Sidetrack” che, in riferimento all’originalissimo nome della formazione, la prima smorfia la offre in apertura con una accattivante “intro” tutta rumorista, con qualche insufflazione di tromba, quasi a voler ingolosire l’ascoltatore su quanto successivamente lo aspetta. E in effetti il brano prosegue, dopo le fascinose titubanze iniziali, con la tromba della Allemano sempre più presente, anche se mai dominante, mentre le atmosfere restano inquiete; anche “Signal” si apre con rumori e percussioni, ma più decisi, come appare più certo e definito il ruolo della tromba. I toni sono rilassati e le parti sembrano più dialogiche, così come il “clima sonoro” in “Heartstrings” è pieno e ben definito, con la tromba che sembra aver preso decisamente il sopravvento o quantomeno, sembra tenere decisamente in pugno la situazione con un rumorismo delizioso, sia all’inizio che al termine del brano. Con “Sideswipe” (primo brano con l’intervento dell’elettronica di Andrea Parkins), il dialogo con la tromba diventa quasi un’invettiva dissacrante per un formidabile calando nelle parte finale dove spatole, carillon e ticchettii introducono l’ultimo lamento della tromba di Lina. Malinconico e lunare “Stricken” serba nel suo ventre un magnifico assolo al basso di Dan Peter Sundland che rende il brano quasi espressionista. “Flip Side”, che dà il titolo all’intero lavoro, è un pezzo sublime, di grandissimo spessore, notturno e solenne, dove le percussioni gravi e profonde sembrano dettare il tempo, un tempo di cupa sontuosità, con l’archetto del contrabbasso che diffonde rasoiate di vibrazioni rendendo ancora più drammatica l’atmosfera, ma sulla quale la tromba di Lina Allemano, ricama un disegno sonoro fatto di pacata leggerezza. È proprio in questo contrasto che vive “Flip Side”, ultimo brano dell’album edito dalla LUMO Records, etichetta della stessa compositrice, registrato dal vivo sul pavimento di una vecchia aula scolastica nel quartiere Schöneweide di Berlino, e non poteva essere altrimenti, poiché oltre ad essersi parzialmente stabilita a Berlino, Lina Allemano, pregna della cultura musicale della vecchia Europa, ha certamente assimilato la lezione della musica colta contemporanea della capitale tedesca, facendola rinascere a nuova vita, grazie allo straordinario sound della sua tromba, le cui radici sono saldamente piantate nella improvvisazione, nella ricerca e anche nel free jazz. Dopo una produzione discografica qualitativamente e quantitativamente notevolissima alla quale si aggiunge questa preziosa perla.
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musicaintesta · 1 year ago
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Negra? Non si vede?
Cantante? Ascoltami e vedrai
Puttana? Sì, ho fatto anche quello
E bevo anche come quattro uomini
Non mi fai paura, ho suonato in posti peggiori di questo
In bar di cow boys nel sud dove mi sputavano addosso
In una città dove il giorno stesso avevano linciato un nero
A New Orleans dove un diavolo alla moda
Ogni sera mi regalava fiori di droga
E a Chicago mi innamorai di un trombettista sifilitico
E all’uscita del night mi hanno spaccato la bocca
Sotto la pioggia da una stazione all’altra
Lady sings the blues
Negra? Sì, ma ci sono abituata
Cantante? Canto come una gabbia di uccelli
Note gravi e alte, e tutto il repertorio
Posso svolazzare come quelle belle cantanti dei film
E poi posso piantarti una ballata nel cuore
Vuoi strange fruit? Vuoi midnight train?
Posso cantartela anche da ubriaca
O con un coltello nella schiena
O piena di whisky e altro, perché sono una santa
E il mio altare è nel fumo di questo palco
Dove Lady sings the blues
Negra? Negra e bellissima, amico
Cantante? Non so fare altro
Puttana? Beh sì ho fatto anche quello
E bevo come quattro uomini
Non toccarmi o ti graffio quella bella bianca faccia
Posate il bicchiere, aprite quel poco che avete di cuore
State zitti e ascoltate io canto
Come se fosse l’ultima volta
Fate silenzio, bastardi e inchinatevi
Lady sings the blues
E quando tornerete a casa dite
Ho sentito cantare un angelo
Con le ali di marmo e raso
Puzzava di whisky era negra puttana e malata
Dite il mio nome a tutti, non mi dimenticate
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Sono la regina di un reame di stracci
Sono la voce del sole sui campi di cotone
Sono la voce nera piena di luce
Sono la lady che canta il blues
Ah, dimenticavo... e mi chiamo Billie
Billie Holiday
Stefano Benni
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cilieginas-blog · 8 months ago
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❤️&💚
Io ci rinuncerei, se fossi un trombettista: sarebbe decisamente fiato sprecato...
Cilieginas.🍒
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mucillo · 1 year ago
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Robert Wyatt - Shipbuilding (high quality vinyl rip)
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Scritta da Elvis Costello e Clive Langer al tempo della guerra delle Falklands, una canzone che affronta il controverso argomento dell'"indotto", sbandierato dai guerrafondai di tutti i tempi.
È storia, ad esempio, che la Seconda Guerra Mondiale sia stata il motore che ha "rilanciato l'economia" statunitense. Ma a che prezzo?
La canzone è scritta dal punto di vista di un lavoratore in un cantiere navale di una qualche zona economicamente depressa del Regno Unito (Liverpool, Newcastle, Belfast) per il quale la guerra vuol dire che, dopo un lungo periodo di disoccupazione, si costruiranno nuove navi. Forse si potrà permettere delle piccole cose che ora paiono un lusso irraggiungibile (un cappotto nuovo per la moglie, la bicicletta per il bambino). Ma un'alternativa ci sarebbe: potremmo tuffarci per pescare perle.
La canzone è stata interpretata originariamente da Robert Wyatt. Costello incise la sua versione in "Punch the Clock", con la partecipazione del trombettista jazz Chet Baker. Si dice che l'interpretazione di Baker in questa canzone sia la sua penultima registrazione.
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gcorvetti · 11 months ago
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-1.
Domani sarà un giorno lungo, lunghissimo, che culminerà alle 2:30 di notte (quindi già domenica) quando prenderò l'autobus che mi porterà all'aereoporto. Ho quasi tutto pronto, oggi faccio una selezione dei vestiti da portare e domani infilo tutto nella valigia. Non so se sono più emozionato o più terrorizzato da questo viaggio, so solo che è un salto nel buio, anzi nella penombra visto che Catania è un caos e che dovrò fare i conti con una mentalità un pò retrò, cercherò di trarne il meglio. Porto con me un pò di strumentazione, l'essenziale, midi controller, mixer, interfaccia audio e microfono per dare vita ad un pò di musica anche se la visione per ora è torbida, ma spero che il sole siculo mi illumini la strada.
Ieri ho detto alla mia compagnia che la sera prima c'era stato John Travolta a Sanremo, allora lei mi dice "vediamo cosa ha fatto", sapevo già qualcosa dai vari meme e notizie e lamentele sui social, ma vederlo di persona è stato terrificante, veramente non gli è venuta nessuno idea in mente a quel proboscidato da chiedere a modi intervista o qualcosa di diverso da fargli fare? Cioè è questo l'intrattenimento che le persone si aspettano? Ma come siete presi? Male, malissimo, certo non tutti voi per carità, spero ci sia nello stivale qualcuno che abbia una visione migliore di intrattenimento che quella di fare ballare un attore come un pupazzo. Mi ricorda un pò il 1968, non che io ci fossi non ero ancora nato ma ho visto i filmati, quando Luis Armstrong andò al festival a cantare un brano, poi finito il brano lui stava continuando a suonare, giustamente, e il pennellone Baudo lo interruppe dicendogli "basta bsta così" e il buon trombettista disse "una canzone sola per tutti i soldi che mi avete dato, sicuro?", viva la sincerità. Adesso i compensi sono decisamente più alti e non immagino quanto abbiano pagato John, direi parecchio, per cosa? Bah.
Oggi vedo che ieri c'è stato Russell Crowe, ma mi vengono i brividi solo a pensare di guardare cosa gli hanno fatto fare, ora si capisce perché Sinner non è andato e ha fatto bene.
Capisco che c'è una fetta di pubblico, anche grossa, che gode di piccole cose del tutto insignificanti, ma qua si è toccato un livello così basso che sto iniziando a pensare veramente e non per fare la battutina che Idiocrazy sia già in atto (avete presente il film?) che le persone siano stupide a tal punto da bersi qualsiasi idiozia venga proposta? Anche perché sembra che gli ascolti del festival siano altissimi, anche se potrebbero essere dati falsati o buttati li tanto per. Sembra che quell'intrattenimento becero da social, guardatevi due short video su FB o su qualsiasi piattaforma quelli con più visualizzazioni sono quelli più scadenti, abbia invaso non tanto la tv che orami è morta da tempo ma le teste delle persone, quando per lavoro mi capitava di dovermi sorbire, non interamente per fortuna, video segnalati su twitter (anche tweet normali) e vedevo quei 20 secondi canonici dove persone facevano la qualsiasi solo per qualche like mi veniva non solo da piangere ma anche un pò il vomito, oramai siamo oltre i 15 minuti di Warhol, oltre l'assurdo, oltre lo scimmiottare, oltre ... Certo la realtà non ci offre solo minchiate per fortuna, ci sono tanti che fanno cose decenti, molti che fanno divulgazione, didattica ecc ecc, ma guardando i numeri sono i video stupidi che fanno quelli grossi, certo c'è da dire che alle piattaforme non frega niente se la ragazzina mezza nuda che balla e poi cade malamente facendosi malissimo e che viene visualizzata milioni di volte, anzi a chi ha in mano i social questo piace, piace che le persone stiano incollate ai loro device così che possono dire agli investitori che hanno 2 miliardi di persone attive e loro possono continuare a pagare per pubblicità che nessuno caga, un sistema del tutto lecito ma che è nocivo per la mente. Sappiamo che la maggior parte dei social sono statunitensi e che anche il loro intrattenimento è povero, spero per loro non tutto, questo perché guardano al guadagno e non alla qualità che sembra cadere sempre più in basso, ma questo se lo facessero nel loro paese fotte sega, ma ci hanno propinato anche questo che è senza parafrasare la morte della cultura.
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Carla Bley
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Carla Bley, grande protagonista dell’avanguardia statunitense degli anni Sessanta e Settanta, è stata compositrice, pianista e organista.
Viene soprattutto ricordata per l’album Escalator over the Hill, opera jazz-rock di un’ora e mezza.
Nata col nome Lovella May Borg a Oakland, California, l’11 maggio 1936, a sedici anni si è trasferita a New York. Lavorava nel celebre locale Birdland, quando ha conosciuto e poi sposato il pianista jazz Paul Bley, da cui prese il cognome che ha tenuto anche dopo il divorzio.
A partire dal 1960, le sue composizioni sono state eseguite da musicisti e musiciste di fama internazionale, che l’hanno consacrata come figura di riferimento del movimento free jazz.
Il lungo sodalizio musicale con il trombettista austriaco Michael Mantler, che ha sposato nel 1967, ha portato alla formazione della Jazz Composer’s Orchestra, inciso il primo disco, Communication, 1965, ha portato un lungo tour promozionale in Europa.
Il concept album Escalator over the Hill, prodotto tra il 1968 e il 1971, su tre dischi, suonato dalla Jazz Composer’s Orchestra, è un’opera, con parole e libretto, che spazia dal jazz al rock alla musica colta, ispirandosi alla tradizione delle big band. Ricordato come uno dei dischi fondamentali dell’avanguardia statunitense, ispirato ai testi del poeta surrealista John Haines, ha visto il coinvolgimento della figlia Karen Mantler, che ha partecipato a molti dei suoi successivi lavori in veste di tastierista e armonicista.
Nel 1973, insieme al marito, ha fondato l’etichetta discografica indipendente WATT Works.
Negli anni settanta ha fondato una big band che porta il suo nome con cui si è esibita sui palchi di tutto il mondo.
Ha collaborato con importanti musicisti e musiciste rock e continuato a lavorare agli arrangiamenti della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, leggendaria formazione che univa il jazz sperimentale alla musica politica folk e tradizionale.
Il suo ultimo disco è stato Life Goes On, del 2020.
È morta a Willow, 17 ottobre 2023, aveva 87 anni.
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sinapsimagazine · 1 month ago
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Il trombettista Andrea Sabatino e il chitarrista Fabio Zeppetella presentano il loro nuovo progetto “Jazz Experiences”
Il trombettista Andrea Sabatino e il chitarrista Fabio Zeppetella presentano il loro nuovo progetto “Jazz Experiences”
Martedì 10 dicembre, alle 21:30, Andrea Sabatino & Fabio Zeppetella – “Jazz Experiences” in concerto all’Alexanderplatz Jazz Club di Roma Lo storico Alexanderplatz (Via Ostia, 9 – Roma), uno fra i più prestigiosi jazz club d’Italia, martedì 10 dicembre alle 21:30, accoglierà Andrea Sabatino e Fabio Zeppetella che presenteranno Jazz Experiences, un progetto che unisce le sensibilità artistiche del…
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jazzandother-blog · 5 months ago
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https://youtu.be/9B7ZWDaKECI?si=xFf6HwQfex3zQCUm
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On March 2, 1959, at 2:30 in the afternoon, a group of musicians entered an old church on 30th Street in New York that the Columbia record company had converted into a recording studio thanks to the special sonority of the place. The musicians belonged to the sextet of Miles Davis, trumpeter and composer extraordinaire, a cornerstone of modern jazz. The first to arrive was drummer Jimmy Cobb, who calmly and carefully set up his drum kit. Soon after, bassist Paul Chambers, saxophonists Cannonball Adderley and John Coltrane, pianists Bill Evans, who no longer belonged to the sextet but would record on this album, and Wynton Kelly arrived. Finally, Miles, the leader of the group. Without even knowing it, this first session and the second recorded on April 22 would become fundamental in the history of both jazz and music. The product of those two days would be called Kind of Blue and was released on August 17 of the same year.
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El 2 de marzo de 1959, a las dos y media de la tarde, un grupo de músicos entraron a una antigua iglesia en la calle 30 de Nueva York que la compañía discográfica Columbia había convertido en estudio de grabación gracias a la sonoridad especial que tenía el lugar.Los músicos pertenecían al sexteto de Miles Davis, trompetista y compositor extraordinario, piedra angular del jazz moderno. El primero en llegar fue el baterista Jimmy Cobb quien con tranquilidad y esmero montó su batería. Poco después llegarían el bajista Paul Chambers, los saxofonistas Cannonball Adderley y John Coltrane, los pianistas Bill Evans, quien ya no pertenecía al sexteto pero que grabaría en este disco, y Wynton Kelly. Finalmente, Miles, el líder del grupo. Sin siquiera saberlo, esta primera sesión y la segunda grabada el 22 de abril se volverían fundamental tanto en la historia del jazz como de la música. El producto de ese par de días se llamaría Kind of Blue y salió a la venta el 17 de agosto del mismo año.
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Il 2 marzo 1959, alle due e mezza del pomeriggio, un gruppo di musicisti entrò in una vecchia chiesa della 30ª strada a New York che la casa discografica Columbia aveva trasformato in studio di registrazione grazie alla particolare sonorità del luogo. I musicisti appartenevano al sestetto di Miles Davis, trombettista e compositore straordinario, pietra miliare del jazz moderno. Il primo ad arrivare fu il batterista Jimmy Cobb, che con calma e attenzione sistemò la sua batteria. Subito dopo arrivarono il bassista Paul Chambers, i sassofonisti Cannonball Adderley e John Coltrane, i pianisti Bill Evans, che non faceva più parte del sestetto ma che avrebbe registrato su questo album, e Wynton Kelly. Infine, Miles, il leader del gruppo. Senza nemmeno saperlo, questa prima sessione e la seconda registrata il 22 aprile sarebbero diventate fondamentali nella storia del jazz e della musica. Il prodotto di quei due giorni si sarebbe chiamato Kind of Blue e sarebbe stato pubblicato il 17 agosto dello stesso anno.
Fuente: Pasión por el Jazz y Blues
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Storia di Musica #279 - Charles Mingus, The Black Saint And The Sinner Lady, 1963
Jimmy Knepper è stato uno dei più grandi trombonisti del jazz. Dopo una straordinaria “gavetta” nei locali più famosi di tutti gli stati uniti negli anni ‘40, suonando nelle più prestigiose orchestre, a metà anni ‘50 ha l’incontro della sua vita, quello con Charles Mingus. Mingus lo scrittura per moltissimi lavori ma, come si è già detto nella storia precedente, Mingus aveva un rapporto quantomeno singolare con i suoi collaboratori: non rare erano le urla durante i concerti perchè non suonavano come voleva lui, le liti, le mani addosso. Ma con Knepper successe qualcosa di inaudito. Inizio anni ‘60, dopo il grande successo di Mingus Ah Um, il grande contrabbassista suona prima con il suo mito Duke Ellington in Money Jungles (1960, immenso capolavoro anche con la collaborazione di Max Roach) e poi inizia una proficua collaborazione con Eric Dolphy, con cui c’era anche una sorta di amicizia spirituale, non nuova nelle relazioni di Mingus ma sempre piuttosto movimentate: faranno insieme un leggendario tour europeo, poi si divisero perchè Dolphy rimarrà nel Vecchio Continente, dove morirà in circostanze mai del tutto chiarite nel 1964 a Berlino, ad appena 36 anni. Knepper lo segue ovunque, e sta preparando con lui i brani per un concerto presso la Town Hall di New York. Parlando del lavoro da fare, Mingus chiese a Knepper di suonare diversamente un assolo, ma al rifiuto di Jimmy, successe l’incredibile: si scaraventò sul trombonista, e con un pugno lo colpì sul viso, rompendogli un dente e rovinandogli l'imboccatura, che per un trombettista significava smettere di suonare come una volta (ci vorranno anni per il ritorno di Knepper al trombone, nonostante ciò dovette cambiare stile e perse per un certo periodo la totale estensione del suo strumento). Knepper non fece finta di niente e lo trascinò in tribunale. Lì successe una cosa che spiega benissimo il carattere del nostro Charles: nonostante il suo avvocato lo supplicasse di stare in silenzio, Mingus sbuffava ogni volta che il Giudice lo definiva musicista jazz, alche Mingus chiede al giudice: “Non mi chiami musicista jazz. Per me la parola jazz significa negro, discriminazione, cittadinanza di serie B e tutta la storia del dover stare in fondo all’autobus”. Fu condannato ad un anno con la condizionale. Ma il rapporto Knepper Mingus non finì certo qui).  Eppure Mingus continua a sperimentare, ed è sempre un grandioso musicista: lo dimostrano dischi come Charles Mingus Presents Charles Mingus e Oh Yeah (scritti tra il 1960 e il 1961, appena prima della lite con Knepper). Ma qualcosa è rotto, e il famoso concerto per le cui prove picchiò Knepper alla Town Hall fu un fiasco colossale, fu persino fischiato. Mingus sente che è tempo di pensare a sé e fa una decisione straordinaria: sull’orlo di una sorta di crisi personale, di sua spontanea volontà si ricovera al Bellevue Hospital per farsi curare nel reparto psichiatrico. Lì conosce il dottor Edmund Pollock, che diviene il suo psicoterapeuta e che scriverà le note del libretto del disco di oggi, uno dei più grandi capolavori del jazz: The Black Saint and The Sinner Lady. Registrato in una sola, incredibile giornata di registrazioni, il 20 gennaio 1963 a New York con l’ausilio del grande produttore Bob Thiele, Mingus ha in mente un album, parole sue, di ethnic folk-dance music. Con una band di 11 elementi scrive un concerto pensato per un balletto, che piuttosto che alla grazia del corpo e dell’armonia musicale ha una propria e dirompente natura politica, per delineare le tappe della emancipazione afro-americana, diviso in 4 suite (che hanno un titolo ed un sottotitolo e la cui quarta parte ha 3 sotto sezioni), di 40 minuti, dove rielabora la musica pianistica, il blues, brani da dance hall sofisticate, addirittura la musica andalusa in un continuum sonoro senza soluzione di continuità trascinante e incredibilmente emozionante. Solo Dancer accende la miccia, tra una batteria che ispirerà persino la funk music anni ‘70, e un volo di sax leggendario; Duet Solo Dancers ha un interludio clamoroso di chitarra; Trio Dancers è un complesso, e magnifico, gioco tra orchestra e sax trombone, che davvero richiama il tanto odiato free jazz per la sua aerea composizione;  Trio and Group Dancers è l’apoteosi, 18 magici, ipnotici e trascinanti minuti di pura potenza mingusiana, un vulcano in piena, nello stile incredibile e forsennato di un genio. Il Dottor Pollock scrive in copertina:”Mingus ha qualcosa da dire e usa qualsiasi cosa per far interpretare il suo messaggio (…) la sua musica è un appello all’amore, al rispetto, alla reciproca accettazione e comprensione, libertà e amicizia”. Costantemente tra i dischi più belli della storia del jazz, è una parentesi di genio in un periodo di profondissimo disagio: iniziò a litigare con chi lo chiamava Charlie, gli organizzatori, i proprietari dei Club (sfasciò un faro di illuminazione al Village Vanguard che divenne una sorta di reliquia per gli avventori)i critici e ovviamente il free jazz. Per un certo periodo decise di non suonare più, e si rintanò nel suo appartamento: finì per essere sfrattato e lui trasformò quel mesto trasloco in una semidelirante manifestazione affidata ad un cineasta che lo riprendeva (Thomas Reichman) e accompagnata da lettere indirizzate a papa Paolo VI, il Presidente Lyndon Johnson, Charles De Gaulle per accusare l’FBI di averlo sfrattato. La situazione peggiorò moltissimo quando scoprì di avere il morbo di Gerhing, che ben presto lo costrinse alla sedia a rotelle. Tra coloro che lo andarono a trovare, c’era pure un trombettista a cui una volta ruppe un dente. Lo aveva perdonato.
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donaruz · 8 months ago
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"Per me la musica e la vita sono una questione di stile."
Il 26 maggio del 1926, nasceva l'uomo che avrebbe cambiato più volte la storia dell'evoluzione della musica Jazz
Miles Dewey Davis III (26 Maggio 1926 – 28 Settembre 1991)
Compositore e trombettista statunitense jazz, considerato uno dei più influenti, innovativi ed originali musicisti del XX secolo.
Miles Davis fu e resta famoso sia come strumentista dalle sonorità inconfondibilmente languide e melodiche, sia per il suo atteggiamento innovatore (peraltro mai esente da critiche), sia per la sua figura di personaggio pubblico. Fu il suo un caso abbastanza raro in campo jazzistico: fu infatti uno dei pochi jazzmen in grado di realizzare anche commercialmente il proprio potenziale artistico e forse l'ultimo ad avere anche un profilo di star dell'industria musicale. Una conferma della sua poliedrica personalità artistica fu la sua (postuma) ammissione, nel marzo 2006, alla Rock and Roll Hall of Fame; un ulteriore riconoscimento di un talento che influenzò tutti i generi di musica popolare della seconda metà del XX secolo.
Sono trascorsi 33 anni, ormai, dalla sua scomparsa a soli 65.
Osannato e condannato dalla critica, è palese il contributo che Miles ha dato alla musica.
Durante la sua intensa carriera ha attraversato innumerevoli stili e generi, reinventandosi e rimettendosi continuamente in gioco per non essere sopraffatto dallo scorrere delle mode, dai gusti e dai nuovi idoli del pubblico.
Una carriera di eccessi tra musica, pittura, boxe, donne, droga, lusso e razzismo.
Un uomo forte e fragile nello stesso tempo, un mito, che rimarrà tra i più significativi e suggestivi per molto, molto tempo ancora
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Atlantide
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sardies · 1 month ago
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Laura Cocco nuova direttrice della Scuola Civica di musica “Gallura”
Laura Cocco Santa Teresa di Gallura. La Scuola civica di Musica “Gallura” ha una nuova direttrice. È Laura Cocco, trombettista sarda che suona sui palcoscenici di importanti sale da concerto e teatri di tutta Italia. Originaria di Sant’Andrea Frius, docente titolare di Tromba al Liceo Musicale di Olbia, è ideatrice di progetti dedicati allo sviluppo musicale in tutte le fasce di età, frutto dei…
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chez-mimich · 2 months ago
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