#tibetani
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Manifestanti tibetani arrestati durante una protesta in occasione del G20 a Nuova Delhi
Un gruppo di esuli tibetani si è scontrato con la polizia locale indiana a seguito di alcune proteste per la presenza del ministro degli Esteri cinese al G20 a Nuova Delhi.
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Mattia Passarini tibetani iMonks / National Geographic Travel Photographer of the Year Contest.
Monaci tibetani durante la preghiera settimanale nel monastero di Tashi LhunPo in Tibet. Il monastero di Tashi LhunPo fu fondato nel 1447 dal 1° Dalai Lama, storicamente importante è uno dei monasteri più influenti di Shigatse, la seconda città più grande del Tibet. Ora residenze di circa 2000 monaci.
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"Oscilliamo come ponti tibetani parliamo d'amore ma siamo profani"
-umi-no-onnanoko ( @umi-no-onnanoko )
#life#vita#umi-no-onnanoko#oscillare#amore#love#frase#quote#frasi#quotes#writing#write#writer#scrittura#scrittrice#scrivere#profani#ponti#ponte#bridge
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DIETRO IL TRADIMENTO
Ormai ti sarà chiaro che non parliamo del classico concetto del tradimento, ma della sua radice, che è tutta un’altra cosa.
Quando uno tradisce veramente, nei fatti, o abbandona, è perché ormai è finita, ormai non ce la fa più, ormai è tagliato fuori dal rapporto, è tagliato fuori dal cuore.
Anche se succede a uno dei due e all’altro no, comunque ci si trova davanti a un muro del sistema familiare, a un muro delle paure dell’altro, a un muro di rabbia, un muro di tutto ciò che volete, fatto sta che il tradimento non è andare con un’altra persona, quello è l’ultimissimo dei passi.
Il tradimento comincia quando non si condividono i problemi, quando non si ha il coraggio di dire come stanno le cose. E non parlo del tradimento di per sé, ma dell’inizio, quando sento che inizia a venire a galla questa roba, le mie paure, le mie ferite.
Quando non si ha il coraggio di parlare dei propri bisogni, si dà tutto per scontato…
Uno tradisce quando non ha il coraggio di condividere i suoi bisogni, le sue paure, le sue ferite, quando non si apre all’altro.
Come fai a fidarti di uno che non comunica fin dall’inizio, non si apre, si apre relativamente, o solo in certi momenti e non a tutto il resto? Lì stiamo già tradendo l’energia dell’altro, stiamo tradendo il cuore dell’altro.
Dobbiamo vedere le cose da tutti i punti di vista, perché poi l’effetto macroscopico, che è “mi ha lasciato, mi ha tradito ecc.”, questo è facile da vedere.
Ma riusciamo a vedere anche da dove è cominciato? Spesso molto, ma molto prima. Cose che non vede nessuno. E lì nessuno dà ancora la colpa, perché nessuno vede niente.
E, come già detto più volte, non si tratta di dare colpe, ma di capire causa, condizione, effetto.
Una cosa che a me preme molto, avendo lavorato con i maestri orientali e anche occidentali, ma soprattutto orientali, è farvi sapere che in Oriente tutti fanno un percorso, tutti hanno un maestro, perché è così.
L’uomo ha bisogno di crescere e questa crescita non te la dà la famiglia, non te la dà la scuola, non te la dà nessuno.
È una crescita interiore e spirituale.
È soprattutto la capacità di vederti dentro: e questo non te lo insegna nessuno.
E come fai a vivere se non sai niente di te, se non sai come funzioni?
Ti butti nei rapporti che sei un casino e poi ti chiedi come mai soffri e come mai gli altri soffrono con te?
È come prendere la Ferrari, accelerare a 300/h e guidare bendati di notte, per poi schiantarsi, finire all’ospedale e chiedersi: “Come mai è successo?”
Ecco, i tibetani in questo caso parlano di ignoranza: non che non hai studiato, ma che non vedi assolutamente quello che stai facendo, né perché lo stai facendo.
Ignoranza in tibetano si chiama timuk, che vuol dire “mente annebbiata”, o tradotto nel nostro linguaggio, una mente piena di confusione, ma che nonostante la confusione vuole far questo, quello, dice di sentire quello, provare quell’altro, pretende che gli altri siano così o colà etc…
Questa è tutta ignoranza, confusione. Vogliamo delle cose dagli altri quando non siamo capaci di averle da noi stessi in primis.
Per concludere, penso tu abbia compreso che il tradimento e l’abbandono non accadono dall’oggi al domani.
Sì, l’aspetto fisico magari è evidente e immediato, ma in realtà è cominciato tanto tempo prima.
Di solito poco dopo l’inizio di una relazione, per i motivi spiegati.
Perciò, cerca di rileggere queste lezioni.
Rileggile più volte e cerca di studiarle.
Studiarle vuol dire osservarsi, senza giudizio, così da capire quali sono i tuoi meccanismi.
E, soprattutto, osserva dove menti: “Ah, no, questo non mi riguarda, questo riguarda mio marito etc”.
No: ti riguarda comunque. Una parte di quella roba sicuramente ti riguarda.
ROBERTO POTOCNIAK
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I volti del Tibet segreto
16 grandi fotografie di Fosco Maraini
Lyra Libri, Como 1998, 16 foto, 24,4x34cm, ISBN 978-8877332134
euro 15,00
email if you want to buy [email protected]
Tibet : ricordi d'un tempo felice
Una sorta di breve introduzione, dal significativo titolo Tibet: ricordi di un tempo felice, e 16 ritratti fotografici di tibetani - uomini, donne, vecchi, bambini, monaci, laici - compongono questo particolarissimo album firmato da Fosco Maraini. Si tratta dunque di un felice omaggio che uno dei più noti e raffinati conoscitori di quei luoghi e di quelle popolazioni ha voluto offrire a un popolo e a tradizioni culturali ormai estinte. Le fotografie, infatti, risalgono ai tempi delle spedizioni che nel 1937 e nel 1948 l'autore ha compiuto in quelle terre con Giuseppe Tucci e ci restituiscono per immagini l'incanto e la suggestione di un luogo, il Tibet, prima della barbara invasione cinese, dall'identità perduta.
11/01/24
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Monaci tibetani
Copyright andrea-arcangel ©
Instagram:arkangeli_andrea please follow me
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Se ti prendi cura dei minuti, non dovrai preoccuparti degli anni.
Proverbi tibetani
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If you take care of the minutes, you won't have to worry about the years.
Tibetan proverbs
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Kayak
Kayak sost.inv.m. canoa per bovini tibetani.
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Il Dalai Lama compie 88 anni festa e balli tradizionali tibetani
Il 14esimo Dalai Lama ha festeggiato oggi i suoi 88 anni in India, nel tempio di Tsuglakhang, circondato da sostenitori e da canti e balli tradizionali
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in 25 anni di vita a roma sono sempre riuscita ad evitare tutte le tipologie di predicatori molesti, testimoni di geova e pure monaci tibetani.
PARIGI, FR : una ragazza decide di sedersi di fronte a me in metro - simpaticamente noto subito la t-shirt con la scritta JESUS - ma dopo un tot di fermate decide di iniziare a parlarmi (in francese); presumo di dare vibes simili ad una richiesta d’aiuto perché prova a farmi aprire gli occhi su come il Signore l’abbia salvata dalla depressione e su come basti chiedergli di darmi un segno. nemmeno la mezza verità del je ne parle pas français è riuscita a sottrarmi dall’interazione sociale, perché ha prontamente fatto uno switch alla olga fernando. dopo un “okay good” imbarazzato, per fortuna la mia fermata è arrivata e con lei anche il mio scatto boltiano verso l’uscita
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Gli insegnamenti tibetani sulla meditazione - Daniel Goleman
Gli insegnamenti tibetani sulla meditazione – Daniel Goleman
I buddhisti tibetani non meditano solo per se stessi, bensì a beneficio di tutti gli esseri senzienti. Le motivazioni sono, dunque, fondamentali. L’iter meditativo presuppone, innanzitutto, una retta condotta di vita; in secondo luogo è indispensabile esercitarsi in una giusta e regolare concentrazione (ad esempio sul proprio respiro) … aspetto a cui si dedica molta cura e suscettibile di…
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È LA SOMMA CHE FA IL TOTALE
Puoi fare yoga ogni mattina, contorcerti in mille posizioni e salutare il sole con tutta la tua buona volontà, ma se poi passi il resto della giornata a rimuginare su ogni dettaglio della tua vita... beh, l'ansia ti farà visita lo stesso. E indovina un po'? Ti ammali.
Anche se mangi solo verdure biologiche, coltivate con amore da monaci tibetani su vette incontaminate, se dentro di te continui a pensare che nessuno ti capisce, che il mondo è contro di te... la solitudine ti mangia vivo. E ti ammali.
Puoi praticare mindfulness finché non diventi un tutt'uno con l'universo, respirare come un maestro zen e concentrarti sul "qui e ora", ma se non molli quei maledetti sensi di colpa che ti porti dietro come un bagaglio a mano, l'autosabotaggio farà il suo corso. E ti ammali.
Puoi seguire tutte le regole di vita sana che vuoi: dieta a base di quinoa, smoothie ai frutti esotici e jogging con playlist motivazionali. Ma se ogni giorno ti svegli con la paura di essere giudicato, con il perfezionismo che ti perseguita e l’ossessione del controllo, tutto quel cibo sano non ti salverà. Perché ti ammali.
Ricorda, è la somma che fa il totale.
Non basta fare stretching e mangiare semi di chia. Tu non sei solo un corpo che corre su un tapis roulant o che si siede in perfetta postura da meditazione. Sei anche mente, emozioni, spirito. E se trascuri una parte, le altre non possono compensare.
Impara a curarti a 360 gradi. Smettila di fingere che solo l'insalata possa salvarti se poi dentro di te c'è una guerra in corso.
L'equilibrio vero arriva solo quando ti prendi cura di tutto il pacchetto: corpo, mente e anima.
Altrimenti, preparati… perché, indovina? Ti ammali.
Luigi Silvestri
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⭕ IL SIMBOLO DEL CERCHIO
Il cerchio è un simbolo di completezza e perfezione. È il contenitore, l'ambiente sicuro: il recipiente in alchimia, il temenos nella religione greca, il luogo dove può avvenire la guarigione, il luogo del potenziale.
Con qualche tocco sicuro del suo pennello, il maestro Zen giapponese del XVIII secolo, Torei, crea un cerchio vorticoso e carico di energia (tajitu, vedi in foto giù).
Da un lato, il cerchio rappresenta la totalità dell'universo, dall'altro il suo ultimo vuoto. Allo stesso tempo un buco e un tutto, il cerchio è il Nulla che contiene la potenziale esistenza del Tutto.
Fin dai tempi più antichi, l'uomo ha rappresentato il sole e la luna come cerchi, e in vari modi ha reso omaggio a questi corpi celesti. Inoltre, i movimenti di questi e di altri corpi pesanti erano percepiti come circolari, mentre in realtà il loro schema è ellittico.
Il senso del tempo dell'uomo - e della sua stessa mortalità e dell'eternità - derivava dalla riflessione sui movimenti e sulle alterazioni di queste sfere di luce pellegrine.
Fin dal 5000 a.C., le culture neolitiche dell'Europa occidentale hanno speso una quantità prodigiosa di lavoro per costruire giganteschi monumenti funebri circolari. Il più famoso di questi è, naturalmente, Stonehenge, che fu costruito su un tumulo circolare artificiale di quasi 100 metri di diametro. Ossa umane cremate sono state trovate in molti dei fori che formavano due cerchi concentrici all'interno del tumulo alto due metri.
Per i morti, quindi, il cerchio era visto come un anello magicamente protettivo, forse a garanzia di una vita ultraterrena.
Le prime abitazioni in molti luoghi - siano esse costruite in pietra, legno, fango, pelli o canne - erano circolari. Alcuni dei più grandi templi e chiese del mondo sono circolari o, come il Pantheon o San Pietro a Roma, sormontati da una cupola circolare che rappresenta il cielo.
Il dio indiano Brahma, così come il Buddha storico, è tradizionalmente raffigurato seduto in meditazione su un loto circolare, e il cerchio forma il centro dei mandala disegnati dai monaci tibetani per la meditazione.
Il mandala, che unisce il quadrato e il cerchio, simboleggia l'interezza - o, in termini psicologici, la totalità della psiche in tutti i suoi aspetti, compreso il rapporto tra l'uomo e l'intera natura. (C.G.Jung - L'uomo e i suoi simboli)
Il cerchio è sempre stato un segno femminile - i focolari e le case erano caratteristici delle prime culture matriarcali - ed evoca anche l'uguaglianza. I cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù "erano seduti in cerchio per eliminare il senso della gerarchia tra le loro fratellanze". (Il Dizionario dei simboli e degli oggetti sacri della donna)
📚 BIBLIOGRAFIA:
- L'uomo e i suoi simboli, di Carl G. Jung e altri, Doubleday, Garden City, 1964
- The Woman's Dictionary of Symbols & Sacred Objects, di Barbara G. Walker, Harper, San Francisco, 1988
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Han Yuchen Tibet. Splendore e Purezza
a cura di Nicolina Bianchi
Skira, Milano 2022, 96 pagine, 70 ill.a colori, 22 x 28 cm, cartonato, Italiano Inglese, ISBN 9788857248790
euro 30,00
email if you want to buy :[email protected]
Mostra Palazzo Bonaparte, Roma 2022 organizzata da Arthemisia in collaborazione con Segni d’Arte e con il patrocinio di Roma, a cura di Nicolina Bianchi e Gabriele Simongini
L'arte del grande maestro della pittura a olio della Cina contemporanea Han Yuchen Il Tibet, la sua gente, i suoi paesaggi, la sua anima. Un’immersione nella bellezza naturale e spirituale del Tibet, il “Tetto del mondo”, ma anche una galleria di ritratti di chi quell’immenso altopiano lo vive. Tibet. Splendore e purezza testimonia – attraverso oltre cinquanta opere, molte delle quali di grandi dimensioni – il profondo legame morale e spirituale che unisce la famosa regione autonoma della Cina all’insigne pittore cinese Han Yuchen.Un artista molto legato ai valori tradizionali e alla qualità della pittura ma anche caratterizzato da una fortissima passione per l’arte europea dell’Ottocento, tanto da aver creato nel 2007 il Museo d’Arte Han Yuchen nella città di Handan, con opere di Millet, Corot e Goya, solo per citare tre nomi eccelsi. Ricollegandosi soprattutto all’esempio di Millet, il Maestro cinese ha fatto di una pittura limpida e poetica il suo segno di riconoscimento, una cifra stilistica diretta e semplice come la vita dei tibetani che ha scelto di immortalare, rievocando per certi aspetti un realismo di matrice ottocentesca, ricco di valori etici e ideali, che si fonde con le capacità tecniche sviluppate in Cina nell’ambito della pittura ad olio. Una volta individuati i soggetti più coinvolgenti, Han Yuchen li traduce – attraverso un’indubbia sapienza pittorica e una spiccata capacità di elaborare ampie sintesi paesaggistiche o meticolosi dettagli – in ritratti e opere dove le vesti, gli ornamenti e gli oggetti della vita quotidiana o delle cerimonie ci restituiscono un’immagine emozionante del lontano Tibet.
24/03/23
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#Han Yuchen#Tibet#art exhibition catalogue#Palazzo Bonaparte Roma 2022#pittura a olio#art books#fashionbooksmilano
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In Ladakh ti perdi con gli occhi: territori sconfinati e picchi altissimi, sterrati dolorosi e migliaia di curve, brutture militari ovunque, acque ribelli e sabbie placide, il sole che ti brucia e l’aria che ti taglia. La Nubra è bella, più la percorri e più diventa lunare: per la strana coppia, Granado e Simone, è facile perdersi per finire in sabbie mobili per cercare una fonte sulfurea che era davanti agli occhi. Poi monasteri, chörten, gompa e grandi Buddha che dominano la vallata aspettando che la cementifichino: gli indiani qua sono ancora indietro, ma ci arriveranno.Continue strade interrotte, indicazioni sbagliate e sterrati che diventano veri off-road nel nulla cosmico non demoralizzano la strana coppia che, dopo una notte senza chiudere occhio con topi in camera e trenta cani fuori, da buoni ciaparat ripartono per arrivare, già stremati e senza benza, alla meraviglia del lago Pangong Tso. Lo sterro è in agguato e per lavori in corso si riesce a percorrere poca strada, fermandosi questa volta in casa di ladaki-tibetani con il bagno fatto con un buco nel pavimento dove depositare la propria opera d’arte fumante nell’attesa che diventi compost.Oggi l’assalto all’Umling La, altre indicazioni sbagliate rilasciate dai soliti indiani che ci fanno pensare al mitico Attila di Abatantuono “cosa siete, una tribù di…”, poi centinaia di tornanti, per arrivare con le paresi facciali all’algida cima nevosa che oggi detiene il nuovo record di passo carrozzabile più alto del mondo con i suoi 5799 metri. Potranno continuare a creare nuovi passi più alti e con strade più tortuose per arrivarci, ma Pintolina sarà sempre pronta a scalarli: così, giusto perché lei si sente una enduro, ma nessuno gliel’ha detto. Vi lascio con questa chicca arrivata da un grande poeta anonimo: “Mamma mia… e noi che ci stiamo a formalizzare… la moto se appiccia e si parte, quello è uno che se gli dai la falciatrice parte ugualmente.”
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