#senso dell'ignoto e bestemmie irlandesi
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Dedalus
Da secoli gli uomini avevano fissato lo sguardo in alto, come lui faceva sugli uccelli in fuga. La colonnata sopra il suo capo lo faceva pensare vagamente a un tempio antico e la canna, su cui s’appoggiava stanco, al bastone ricurvo di un augure. Un senso di paura dell’ignoto mosse il profondo della sua stanchezza, una paura di simboli e di portenti: dell’uomo in forma di falco, suo omonimo, che s’involava dalla prigionia sopra ali di vimini; di Thòth, il dio degli scrittori, che scriveva su una tavoletta con un giunco e portava sullo stretto capo d’ibis la luna falcata. Sorrise pensando all’immagine del dio, che gli ricordava un qualche giudice camuso, in parrucca, intento a metter virgole a un documento tenuto a distanza di braccio, e sapeva che non aveva ricordato il nome del dio altro che perché somigliava a una bestemmia irlandese. Pazzie. Ma non era a motivo di queste pazzie che lui stava per abbandonare la casa di preghiera e di prudenza dov’era nato, e l’ordine di quella vita che lo aveva formato?
Ricomparvero con gridi acuti al di sopra della spalla sporgente della casa, volando neri contro l’aria che impallidiva. Che uccelli erano? Pensò che dovevano esser rondini di ritorno dal sud. Allora doveva partire, perché quelli erano uccelli che andavano e venivano sempre, costruivano sempre una casa temporanea sotto le grondaie delle dimore degli uomini e sempre abbandonavano le case costruite da loro, per andarsene errando.
Abbassate la faccia, Oona ed Aleel,
io vi contemplo, come la rondine
il nido sotto la grondaia prima
di viaggiare sulle acque sonanti.
Una fluida gioia carezzevole, come il suono di acque innumerevoli, gli invase la memoria e si sentì nel cuore la placida pace degli spazi silenziosi in un diafano cielo svanente sulle acque, la pace del silenzio oceanico, delle rondini in volo nel crepuscolo marino sulle acque scorrenti.
Una fluida gioia carezzevole lo invase in quelle parole, dove le lunghe vocali dolci s’incontravano senza rumore e ricadevano, versandosi, scorrendo all’indietro, continuando ad agitare le candide campane delle onde in scampanii muti, in sommessi richiami soffocati; e Stephen sentì che l’augurio cercato negli uccelli sfreccianti e roteanti e nel pallido spazio del cielo sul suo capo gli era uscito dal cuore, rapido e calmo, come un uccello da una torre.
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