#pugni al muro
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patriziacavalleri · 1 month ago
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"Fossi tu al posto mio, la schiena al muro, i pugni in tasca, avresti larghi gli occhi e un desiderio acceso di purezza, tramonterebbe il sole al tuo pensiero nelle ombre allungate della sera."
Scrivi, ma sarà nulla se non scrivi di noi.
-Guido Mazzolini-
(Ph: Daniel Taylor)
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occhietti · 1 year ago
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Stare con me è difficile,
lo so e l’ho sempre saputo.
Sono una di quelle che vive di piccoli gesti e di attenzioni. Un fiore, qualche bella parola, una cena fuori, una canzone, una porta tenuta aperta per farmi passare per prima, uno sguardo ogni tanto.
Sono una di quelle che danno peso alle parole. A quali vengono scelte, come vengono dette, al tono di voce. E le parole, quelle che segnano, devi dirle bene. Devi dimostrarle bene.
Sono una di quelle che non si accontenta, mai. Non mi accontento di un amore mediocre, di una relazione mediocre, di un uomo mediocre.
Sono una di quelle che ama la propria libertà, e proprio perchè la amo mi rifiuto di metterla da parte per il primo che promette amore eterno. Che poi si sa, le parole se le porta via il vento.
Sono una di quelle che è capace di mettersi a ballare senza musica sotto la pioggia, solo per sentirsi un po’ più viva, un po’ più libera, un po’ più selvaggia.
Sono una di quelle che se c’è una strada dritta, spianata, distesa sceglie quella più tortuosa, più diroccata e insidiosa, ma che in un modo o nell’altro arriva alla meta.
Sono una di quelle che non rimane indifferente o zitta se una cosa non le sta bene. No. Io sono una di quelle che sbatte pugni contro il muro, che si incazza e bestemmia contro il cielo per farsi sentire.
Sono una di quelle che non tieni in un angolo, perchè se voglio stare in disparte mi ci metto da sola.
Sono una di quelle che non sceglie chi giura amore o chi ostenta affetto in pubblico, ma che sceglie quelli con l’anima in fiamme, delusi e feriti e che per strappargli uno sguardo amorevole devi pregare, perchè se scegli loro stai sicura che ti distruggeranno, ma ti ameranno davvero.
Sono una di quelle che fa ciò che vuole, come vuole, con chi vuole, anche pentendosene ma lo fa perchè in quel momento vuole così.
Sono una di quelle che indossa un sorriso e la sua armatura e non la vedi crollare manco se ti impegni, anche se poi magari crollo a casa da sola.
Sono una di quelle che passa le nottate sveglia, perchè la notte è per persone vere.
Sono una di quelle che vede e sente tutto, ma che non lo dà a vedere per poi colpirti e farti male quando vuole.
Sono una di quelle che incassa colpi su colpi ma non cade, e se cade si rialzerà sempre una volta in più. Perchè mi è stato insegnato così: toccare il fondo per avere più spinta.
Sono una montagna russa, io.
E voi preferite le giostre a cavalli.
- Andrea Nicole 
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parolerandagie · 10 months ago
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i cccp salgono sul palco e mi chiedo se sono ancora fedeli alla linea quella linea a cui mi piacque pensare d’esser fedele anche io ma che non seppi davvero mai tracciare o spiegare o spiegarmi e forse come tanti convenuti come me a questa gigantesca festa di classe operaia di chi era vivo negli anni ottanta non mi frega poi troppo della risposta perché giovanni lindo ferretti di ora fa di tutto per interpretare al meglio il giovanni lindo ferretti di allora ed in fondo è questo quello che volevo quello che volevamo e queste le aspettative che abbiamo prodotto e questo che vogliamo consumare in attesa di crepare e certo non che il magone non sia presente e che sia dovuto al pensare invece alle aspettative che avevamo in quegli anni distanti di mondo da cambiare e di mondo poi in cambiamento quando crollò il muro ed una linea almeno ed intendo quella che separava l’est dall’ovest venne cancellata e dicevo il mondo in cambiamento ed adesso che innegabilmente è cambiato ma non come avremmo voluto cambiarlo noi e lo vediamo cambiato e ce lo diciamo come sei cambiato quando incontriamo qualcuno di quei vecchi amici e lui lo dice a noi ed allora se non altro consapevoli che è un carnevale una festa in maschera una interpretazione alziamo i pugni chiusi al cielo quando compare una bandiera del pci e balliamo e non studiamo non lavoriamo non guardiamo la tv non andiamo al cinema non facciamo sport e chiediamo di essere curati e ammettiamo la paranoia emiliana mentre invitiamo yuri a sparare e se ne vanno due ore e con loro tanto lo strato di polvere che avevamo su certi ricordi quanto l’illusione d’aver contato qualcosa di aver fatto qualcosa ed invece forte sale un gusto amaro di chi ha fallito come uomo e come generazione e del fatto che non ne frega nulla a nessuno noi compresi però tu amami ancora e fallo dolcemente un giorno un mese un’ora che la vita la mia non è ancora finita e ci sarà forse tempo per dare un senso a tutto quanto o se non altro a farsene una ragione che il senso manchi come qui manca la punteggiatura
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serie-tv-nr · 15 days ago
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“sai che penso? volevo esserci quando soffriva, anche se non avrei potuto farci niente, anche se non avrei mai potuto convincere suo padre ad accettarla per com’é.
volevo esserci anche solo per arrabbiarmi, ecco, per tirare i pugni contro al muro e avere la faccia che scotta di chi tocca con le mani un’ingiustizia.
volevo essere lì, di sera, e stringermi tanto da farle posto su un divano in cui non possiamo entrarci tutti e due; farle spazio per incastrare i corpi; far mischiare le mie gambe con le sue, intrecciare i piedi, accarezzarle la guancia, dirle: “anche se gli altri non capiscono, io capiró sempre.” “
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yellowinter · 1 year ago
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dicono che ci sono giorni difficili, che è normale avere dei momenti no quando sei nel tuo percorso di guarigione, che va bene avere delle crisi, che non esiste un percorso lineare e perfetto e va bene... ma come cazzo faccio? se ogni giornata è una tragedia, se il tempo è un susseguirsi di pensieri tossici, di lacrime, di pugni sbattuti al muro, di sofferenza? mi sforzo, faccio sport, faccio meditazione, cerco di mangiare, provo a distrarmi con qualsiasi cosa ma non cambia niente e sento solo infinita tristezza, rabbia, ansia, delusione... ha il sapore della disperazione, sinceramente cazzo non so più cosa fare.
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principessasenzacorona03 · 4 months ago
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Il problema è quando io non riesco più a dire cosa provo e come sto. Il problema non è quando sbotto, ma quando piango a pugni stretti e non comunico più le volte in cui non ceno bevendo caffè fino allo sfinimento, quando crollo a fine serata con le spalle al muro dalla stanchezza, quando fisso il riflesso nello specchio e vedo una ragazza invecchiata di altri 20 anni in pochi mesi e senza nessun appiglio. - Principessa
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oramicurcu · 1 year ago
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Erano anni che non mi capitava di piangere dal nervoso, chiudermi in bagno e gridare
Prendere cose e spaccarle a terra
Dare pugni al muro e farmi male alle nocche
Oggi si è rotto l’incantesimo e mi sono ritrovata sedicenne col malessere
Solo che stavolta ho qualche anno in più, ho detto ai miei che i problemi stanno alla base. Partendo dall’ansia di mio nonno, la depressione di mia zia e il suo intervento fatto di nascosto, da cui non si è più svegliata.
Traumi irrisolti di tutta la famiglia.
E io che gestisco la rabbia non gestendola. Momenti in cui i miei occhi si spengono e potrei quasi ammazzare senza sentire nulla.
Menomale che me la prendo solo con le cose.
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libero-de-mente · 1 year ago
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La Nebbia
Sono uscito di casa prestissimo questa mattina, ho ritrovato una cara vecchia amica che da qualche inverno non vedevo più. La nebbia.
Devo dire che la nebbia l'ho rivalutata nel corso degli anni, magari non apprezzo quella intensa che non ti fa vedere a un palmo dal naso, però quella che ti permette di avere una visuale di qualche decina di metri non è male.
Ti obbliga a essere prudente, a non correre, ma non ti fa salire l'ansia del muro impenetrabile.
Così anche alla vista mi limita la visualizzazione della gente. Sembra che ce ne sia di meno in giro.
Un po' la nebbia comincia a piacermi, mi sta simpatica.
Piangere sotto la pioggia, urlare durante un tuono, danzare al buio nella notte più scura oppure la neve che attutisce i rumori e ti dà la pace del silenzio ovattato, sono tutte cose che la natura mette a disposizione di noi umani. Quando non riusciamo a trovarci uno spazio discreto per dar sfogo ai nostri sentimenti o alle emozioni.
Con la nebbia è diverso, pensi di essere avvolto in un manto protettivo e così ti lasci andare a una smorfia, un breve pianto o anche a stringere i pugni e sussurrarti "ce la farò". Ed è in quel momento che dal manto nebbioso spunta lui, il tipo che passava di lì e ti chiede "Tutto bene?"; Oppure "Serve aiuto?".
No, non è proprio così, generalmente il tipo o la tipa che passa ti squadra con la vista e accelera il passo, proprio per non farti queste domande. Perché in realtà non gliene frega nulla, sai i casini che c'ha di suo nella vita?
Però muoversi in un ambiente dove non ti senti solo, ma neanche oppresso dalla moltitudine, non è male.
Potesse la nebbia calare anche su alcuni miei pensieri, racchiudendoli delicatamente e isolandoli dalle riflessioni che affollano la mia mente. Che nella mia testa c'ho una Via Lattea di pensieri.
La nebbia non la dobbiamo temere, basta pensare che dietro lei esiste il sole oppure uno splendido cielo stellato, e come arriva sempre se ne andrà. Portando via le nostre angosce.
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neutron669 · 7 months ago
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And when we collapse, we collapse, we collapse alone inside the rooms. And someone who see from outside would never say, to see us, that we entertain a company of thirty people and drink Lambrusco wine and talk about bullshit, he would never say that we punch the wall, when we go back home."
- Paolo Nori, La matematica scolpita nel granito -
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"E quando crolliamo, che crolliamo, crolliamo da soli dentro le stanze. E uno che viene da fuori non lo direbbe mai, a vederci, che teniamo su una compagnia di trenta persone e beviamo lambrusco e diciamo cazzate, non lo direbbe mai che diamo i pugni al muro, quando torniamo a casa."
- Paolo Nori, La matematica è scolpita nel granito -
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denny1416 · 7 months ago
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Cose che non voglio mai dimenticare:
- il primo viaggio dopo il covid, a Roma con mia cugina. speravo di incrociare certi occhi, riconoscerli. ero felice, mi veniva voglia di piangere. la città era come nei ricordi di bambina. e quando me ne stavo per andare, mentre sedevo al parco del colle oppio, una tristezza incontenibile.
- la prima volta che mi hai detto al telefono, dopo essere venuti, che ti era sembrata più intima delle altre.
- mio fratello neonato che mi tende la mano dalla culla, per dormire accanto a me.
- quando N. mi ha detto che mi trovava interessante, per me lui era tipo chris hemsworth. (maledetto, sei il mio più grande what if)
- quando ho costretto mio padre a portarmi al cinema per vedere le winx, mentre mamma era a letto con la febbre. non potevo aspettare, dovevo sapere il segreto di bloom e di domino.
- quando mia mamma mi ha portata in libreria per la prima volta. eravamo alla casa al mare in Calabria, la libreria si chiamava Victoria ed odorava di nuovo e infinito.
- il tuo sguardo davanti alla metropolitana quando il primo incontro si era esaurito, noi due silenziosi. volevamo dire tante cose, tu hai parlato per primo come sempre e mi hai chiesto di non dimenticarmi mai di te. promesso.
- i miei cugini piccoli che mi regalano disegni.
- le risate genuine la notte di halloween a casa mia con G. e F., avevamo sedici anni e tutto ci sembrava facile, eccetto la matematica.
- le serate con il medico bono di cui M. era innamorata. una parte di me, quella più buia, si compiace se pensa che ha sorpreso il medico a fissarmi e scattare foto di nascosto.
- quando il prof di arte si è "sottomesso" (rega' non come pensate voi, non fate i porci), dopo essersela presa con me inutilmente. che soddisfazione è stata per la me di diciassette anni, lasciargli intendere che lo avevo mandato a fanculo. che io ero quella forte. ammetto che in questo c'è del sadismo, dovrei chiedere a Freud?
(ci sono tante altre cose, ma sono più intime e le scriverò sul mio diario)
Cose che voglio dimenticare, ma probabilmente non lasceranno la mia mente:
- il vuoto negli occhi di mio cugino A., soprattutto quando ride voglio scordarlo. è anche più triste. un tempo era un bambino turbolento, che mi faceva tanto ridere, adesso nemmeno parliamo.
- mio fratello che tira i pugni nel muro durante la quarantena.
- le incessanti liti dei miei prima della mia laurea.
- le urla a casa dei nonni il 12 dicembre.
- tu che ti arrabbi con me.
- l'università.
- le attenzioni che ho dato a quel coglione di G. che vive di fronte a me. che tempo sprecato, per una persona così piccola.
- quando le merde dei parenti mi regalavano vestiti di taglie più grandi perché "tanto tu sei come tua cugina A., avete la stessa taglia" e non era vero. non ero grassa, ma ci ho sempre creduto guardandomi allo specchio.
- quando le persone a cui voglio un bene dell'anima mi hanno detto che non faccio un cazzo, mettendo in dubbio il mio disagio.
(e altro)
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roxan-world · 1 year ago
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Stare con me è difficile, lo so e l’ho sempre saputo.
Sono una di quelle che vive di piccoli gesti e di attenzioni.
Un fiore, qualche bella parola, una cena fuori, una canzone, una porta tenuta aperta per farmi passare per prima, uno sguardo ogni tanto.
Sono una di quelle che danno peso alle parole. A quali vengono scelte, come vengono dette, al tono di voce. E le parole, quelle che segnano, devi dirle bene. Devi dimostrarle bene.
Sono una di quelle che non si accontenta, mai. Non mi accontento di un amore mediocre, di una relazione mediocre, di un uomo mediocre.
Sono una di quelle che ama la propria libertà e, proprio perchè la amo, mi rifiuto di metterla da parte per il primo che promette amore eterno. Che poi si sa, le parole se le porta via il vento.
Sono una di quelle che è capace di mettersi a ballare senza musica sotto la pioggia, solo per sentirsi un po’ più viva, un po’ più libera, un po’ più selvaggia.
Sono una di quelle che se c’è una strada dritta, spianata, distesa sceglie quella più tortuosa, più diroccata e insidiosa, ma che in un modo o nell’altro arriva alla meta.
Sono una di quelle che non rimane indifferente o zitta se una cosa non le sta bene. No. Io sono una di quelle che sbatte pugni contro il muro, che si incazza e bestemmia contro il cielo per farsi sentire.
Sono una di quelle che non tieni in un angolo, perchè se voglio stare in disparte, mi ci metto da sola.
Sono una di quelle che non sceglie chi giura amore o chi ostenta affetto in pubblico, ma che sceglie quelli con l’anima in fiamme, delusi e feriti e, che per strappargli uno sguardo amorevole, devi pregare, perchè se scegli loro stai sicura che ti distruggeranno, ma ti ameranno davvero.
Sono una di quelle che fa ciò che vuole, come vuole, con chi vuole, anche pentendosene, ma lo fa perchè in quel momento vuole così.
Sono una di quelle che indossa un sorriso e la sua armatura e non la vedi crollare manco se ti impegni, anche se poi magari crollo a casa da sola.
Sono una di quelle che passa le nottate sveglia, perchè la notte è per persone vere.
Sono una di quelle che vede e sente tutto, ma che non lo dà a vedere.
Sono una di quelle che incassa colpi su colpi, ma non cade e, se cade, si rialzerà sempre una volta in più. Perchè mi è stato insegnato così: toccare il fondo per avere più spinta.
Sono una montagna russa, io.
E voi preferite le giostre a cavalli.
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patriziacavalleri · 5 months ago
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Fossi tu al posto mio, la schiena al muro, i pugni in tasca, avresti larghi gli occhi e un desiderio acceso di purezza, tramonterebbe il sole al tuo pensiero nelle ombre allungate della sera.
Scrivi, ma sarà nulla se non scrivi di noi.
(Ph: Daniel Taylor)
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papesatan · 2 years ago
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Il mio amico, il cappio
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Non ho mai visto La ballata di Buster Scruggs, in compenso conosco piuttosto bene il meme del James Franco sornione che sdrammatizza il cappio ghignando: “First time?”. Non ne conosco la storia e non so cosa l’abbia spinto a tanta nonchalance, molteplici evasioni sospetto, un complice appostato a liberarlo, forse, ma stasera mi sento forte in lui, o meglio, più vicino a lui, ché in realtà assomiglio tutto al nonnino disperato. Sono giorni ormai che mi pare di svegliarmi con un cappio al collo, una corda che si fa d’ora in ora più stretta fino a non lasciarmi respirare. Sento d’aver fatto il passo più lungo della gamba assumendo un’altra dipendente senza potermelo realmente permettere, e oggi infatti ho ricevuto una notizia che m’ha serrato il collo sì forte da mozzarmi il fiato. Non ho ancora elaborato e non so se lo farò. Sono spacciato. Ma che alternative ho? Penso che non ho altra scelta se non sorridere, ai bambini, agli amici, al mondo, alla corda, e farmela amica. Chissà, magari mi ci abituo, quante persone vivono col cappio al collo ogni giorno, ardendo in sé come il tizio della copertina di Wish you were here? Il pollo Mike ha tirato avanti 18 mesi senza testa, penso di poter sopravvivere a un cappio. Dovrei. Credo. Vorrei tanto slegarmelo di dosso e andarmene. Fuggire. A volte sogno di farlo e scappar via, lontano, senza dir nulla a nessuno. Più che puntuali, alle tre meno un quarto, tracotanti, arriverebbero i primi clienti, trovando tuttavia la saracinesca abbassata. Sul muro un caloroso messaggio d’addio: “Non serviam”, i genitori allora inizierebbero ad urlare, prendendo il locale a calci e pugni, mentre i figli ridono festanti, in un girotondo eversivo. Non accadrà, ma mi placa l’animo, tanto più che mi son legato da solo, quindi dovrò solo abituarmi a dormirci sopra e pian piano imparerò a vivere, lieve come il James Franco del meme, pronto a schernire tutti con un beffardo: “First time?”, finalmente lui. Chissà se alla fine muore o sopravvive. Spero tanto non muoia. Lo spero così tanto.    
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lareginadelmondomarcio · 1 year ago
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2.
Usciamo da questo dannato quadro prima pieno ed ora privo di vita. Tu sei in piedi davanti alla porta spalancata, io ai piedi del tavolo di un marrone quasi rossiccio. Cerco di alzarmi, di ricomporre le parti di me che tanto brutalmente hai spezzato, vivisezionato a forza di colpi alla rinfusa per la tua rabbia, il tuo odio e forse un po' d'amore. 
Non vedo, mi strappo gli occhi alla ricerca del buio completo, alla ricerca di qualcosa che mi protegga da te. Forse le tenebre. Forse l'inconscio. Forse il nulla. 
Mi strappo i capelli. È questa la disperazione o la pazzia? È forse la fine di tutto? 
Per terra una pozza di sangue e grido amore con le mani ricoperte del mio stesso scuro e denso sangue. Mi avvento su di te, belva assettata di morte, è una supplica. Uccidimi, non sono ancora morta e sento l'aria riempirmi i polmoni in fiamme, stanchi. Il petto mi esplode, i muscoli riprendono a funzionare fin troppo bene. Sono incontrollabile. Sono qualcosa di mai visto e ho paura di me stessa mentre cerco di strapparti il viso, il cranio ricoperto di muscoli minuscoli, carne, vene, nervi e null'altro. Sei nella mia testa, mi controlli, mi manipoli i pensieri. È successo o è stata un'altra illusione. 
Un colpo fisso al petto e due nella schiena. Ti chini e mi baci sulle labbra secche, assettate, sporche ma calde. Siamo una guerra. Io che mi aggrappo con le unghie alla tua schiena. Al mio tocco la carne si scioglie, si strappa in maniera perfetta, gocce di vivo sangue caldo ricoprono le mie dita fredde.
Corro. 
Scappo da te. 
Il buio della notte mi culla. 
Chiudo gli occhi grandi. 
Ti sembro una bambina persa e disperata, una tua creatura progettata per la sofferenza e la distruzione pura. 
Ti sento piangere, o forse stai ridendo, chi lo sa, le mie spalle sono l'unica cosa che vedi di me ed io una distesa di scuro, buio, inferno. 
Guardaci. 
Amore, caro amore mio. 
Noi siamo morti. 
Tu prima ed io dopo. 
Ricado sul riccone cazzuto e svanisco.
Sono io ad avermi ammazzata e sono io che la vita l'ho poi continuata. 
Tu muori sul pavimento freddo e guardami con gli occhi che supplicano amore. 
Io non ti vedo. 
Non ho più gli occhi e strappami dai miei incubi e paure. 
Portami all'inferno che la mia anima come la tua sia dannata in eterno. 
Amore, caro amore mio. 
Porta i miei occhi con te nel più profondo buio che io non possa mai più guardare nessuno, che l'ultimo a vedere, guardare, amare, sia stato tu. 
Amore, dannato amore mio. 
Esco dalla casa buia a piedi scalzi, calpesto i frammenti di vetro sparsi sul pavimento sporco. I piedi mi si attaccano al suolo ed ogni passo è una doppia fatica. 
Il quadro resta sul muro in attesa di essere accolto o distrutto. Nel cammino il fuoco è alto. Potrei prendere una matita, disegnare su un foglio bianco il calore che sento sul corpo nudo. Stringo le mani a pugni e conficco le unghie nella tenera carne, poi mischio, il tuo sangue con il mio e siamo un tutt'uno che vivi in me e vivo in te. Avvolgo le braccia intorno al corpo e il mio sguardo si perde. Ti sento freddo alle mie spalle, un tocco leggero sulla mia pelle fredda. Mi abbracci da dietro, le braccia sotto le mie, è una promessa di protezione e ci siamo uccisi, distrutti, massacrati.
Mi marchi il corpo con il tuo calore e ricomponi parte dopo parte di me con le tue lacrime, vedo di nuovo ed il calore delle fiamme non è calore, è il nostro Inferno.
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sohtaq · 2 years ago
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però sono stanco e mi viene da piangere o da tirare pugni al muro e stasera ho quella prova e non sono per niente dell'umore giusto
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put-on-a-happyface · 2 years ago
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Le notti dove piango con i pugni contro al muro, allora. Tu non lasciarmi solo (No, fra'), tu non lasciarmi solo
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