#prima scoperta
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Nemesi d’amore
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Era inevitabile, che succedesse. Lavati la coscienza, oltre che il culo e la fica, puttana. Sono venuta a spiarti di nascosto nel bagno delle donne qui vicino agli uffici. Per osservare il tuo intimo, per cercare di capire cos'è quello che cercano tutti, da te. Sgualdrina da postribolo: faresti certamente dei bei soldi, se scegliessi quella via. Da quando sei arrivata nella nostra piccola azienda a conduzione poco più che familiare, ho potuto percepire chiaramente e immediatamente l’interesse di mio marito per te. T’ha assunta direttamente e senza esitazioni. Dopo solo pochi giorni di prova. No: non soltanto perché sei oggettivamente molto brava con i clienti, i colleghi e i fornitori, ma anche perché sei oggettivamente una gran bella gnocca.
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E poi profumi di sesso a un chilometro: chiunque abbia a che fare con te subisce la tua forte influenza erotica. Uomini o donne. Era matematico che me l’avresti scopato: sono sicura che il destino tiene per ciascuno la contabilità delle gioie e delle sofferenze per amore. E nel tempo ri-bilancia di conseguenza. Ero sicura che prima o poi mi sarebbe successo. Perché da ragazza anche io, per puro sfizio, vanità e assoluta incoscienza, ho fatto cadere un uomo sposato. Ho sfasciato una famiglia. Con figli piccoli. Lo volevo: era proprio bono. Mi piaceva e alle conseguenze francamente non pensavo minimamente. Ci misi solo tre giorni, a farlo crollare. Nell’intimo, dopo che capitolò ero assolutamente fiera: avevo scoperto che il potere della mia fica giovane, stretta e sofisticata era enorme.
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Gongolavo. Quella è una storia che comunque è finita dopo poche settimane e che io ho dimenticato presto, anche se le conseguenze sono state tragiche: avvelenamento da barbiturici di sua moglie dopo la scoperta. Salvata per un pelo. E poi separazione, soldi, avvocati, indigenza. Ma non mi fregava molto, francamente. Ero egoista e stupida. Come si può essere egoisti, stupidi e sicuri dell’invincibilità solo a vent’anni o poco più. M’è solo rimasto ben impresso in mente il viso della moglie, quando è venuta nel mio appartamento di universitaria appena dopo averci scoperti. All'improvviso me la sono trovata davanti. Voleva assolutamente vedermi: le ho aperto la porta, l’ho vista e l’ho fatta entrare. Mi dicevo: “uffa, sentiamo questa che cacchio vuole, adesso…”
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Però lei invece stava immobile e non riusciva neppure a parlare. A ripensarci con l’esperienza di oggi, devo dire che in quel frangente appariva proprio disperata. Le lacrime le scendevano dagli occhi assieme al rimmel, che colava impietoso e le insozzava il viso. “Declino di una donna; poverina” pensai. Mi fissò a lungo e mi disse solo: “si, sei bellissima, devo riconoscertelo. Ma vedrai, quando capiterà a te. Perché ti succederà, io lo so.” Praticamente mi lanciò una fatwa. Girò i tacchi e andò via. Di loro non ho poi saputo più nulla. E adesso eccomi qui a pagare; a soffrire come una preda ferita. Per lo stesso, medesimo motivo. Stavolta nella parte della cornuta ci sono io. Mea culpa, lo so: me lo sento nell’anima. Ancora fingo di non sapere, ma muoio dentro ogni giorno un po’ di più.
Eppure t’ho trattata come una figlia. Porca miseria: sono stata una moglie perfetta, fedele, impegnata e ho lavorato assieme a lui come una bestia. Abbiamo sofferto e gioito insieme a lungo. Sessualmente c’è sempre stata un’intesa ottima. Gli ho fatto e fatto fare di tutto, col mio corpo. Ma adesso ti vedo: nuda nella doccia femminile qui in azienda, mentre ti lavi dopo essere stata con lui in un cantiere difficile, sporco e fangoso. Hai sudato e vi siete insozzati nel fare l’ispezione necessaria, per poter così fare un preventivo corretto e dettagliato. Nessuno può resisterti, ora mi è ancor più evidente. Per dirla tutta, ti vorrei anche io. Mi piacerebbe succhiarti la lingua, la fica e farti vibrare di piacere tutta. Lo confesso: mi piaci da morire, puttana che hai portato l’inferno nella mia famiglia.
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Si: soffro molto e mi sento umiliata, ferita, degradata. Anche se ancora non riesco a trovare la forza di far esplodere la cosa. Lui rientra in ufficio o a casa fischiettando, bello allegro. Io fingo una normalità che ormai non esiste più. Ma no: tranquilla, non verrò a casa tua. Perché so esattamente che cosa dovrei dirti e capisco anche che dentro di te al momento non c’è neppure l’ombra di uno scrupolo, di un senso di colpa nei miei confronti: pensi solo a godere con lui di nascosto e a farti pagare bene a fine mese. Forse mio marito fuori busta ti allunga anche qualche centinaio di euro in più; per farsi grande ai tuoi occhi, o forse per gli… straordinari particolari.
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Tanto, il grand’uomo non sa quello che io invece so per vie traverse: che hai inviato già domanda in varie aziende concorrenti più grandi della nostra.Ti devi sistemare per bene, grandissima troia. Io per parte mia farò probabilmente finta di nulla, perché è matematico che troverai presto una nuova, migliore collocazione lavorativa e che ben difficilmente continuerai a vedere il mio uomo. Perché lui è mio e nonostante tutto lo amo. Si: lo amo ancora di più. Per amore si gode. E si soffre. Tanto. Tutta la vita. Che è una ruota.
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RDA
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Ricordati sempre di come
sono andati via.
Ricordati sempre,
ancor prima
di come è iniziata,
del modo in cui è finita.
Perché ad iniziare sono bravi tutti.
C'è l'entusiasmo, l'attrazione,
la scoperta, l'adrenalina scatenata dalla novità.
È facile essere brillanti e coinvolgenti.
Quasi che a volte scambi il tutto
per sensibilità e gentilezza.
Se non addirittura per amore.
Ma tu ricordati sempre,
se vuoi sapere chi hai amato,
di come sono andati via.
Di come ti hanno lasciato.
Perché nessuno è obbligato a restare.
Ma è da come se ne va,
non da come arriva,
che conosci davvero
chi ti era accanto.
Paola Delton
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CONTENZIONE CONTROINTUITIVA
Certe volte tratto alcuni argomenti che mi stanno a cuore in modo prolisso e rivolgendomi ai miei interlocutori come se non sapessero distinguere il lato giusto da quello sbagliato del foglio di cartaigienica.
Non è mancanza di fiducia nelle altrui capacità intellettive ma piuttosto timore di non essere abbastanza chiaro e comprensibile nello sviscerare un qualcosa che conosciamo solo io e il poveraccio che tengo chiuso in cantina affinché ci sia almeno una persona entusiasta di ascoltarmi (sennò non gli do da mangiare).
Quello che andrò a trattare si divide in tre livelli di realtà cognitivo-esperenziale, il primo per i profani della cura sanitario-socio-assistenziale del paziente fragile, il secondo per gli addetti ai lavori e il terzo a un livello che chiameremo stato crepuscolare di coscienza.
I profani pensano in maniera assolutamente incolpevole che la cura di un soggetto fragile sia questa:
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e voglio dirvi che sì, è ANCHE questa ma NON SOLO questa.
Ribadisco, in maniera del tutto incolpevole perché sia la società che gli addetti ai lavori farebbero fatica a veicolare il messaggio reale secondo il quale trattandosi di ESSERI UMANI - la quasi totalità delle volte sofferenti per una fragilità organica o per una patologia della psiche - questi possono urlare, bestemmiare, sputare, picchiare, sporcare sé e chi hanno attorno e odiare tutto e tutti con la forza della disperazione.
Queste due realtà - immaginata la prima e vissuta la seconda - implicano una gestione discordante della cura quotidiana che si traduce nel solito scontro servizio di Report su presidio sanitario lager VS parenti cintura nera di mena-dottori-e-infermiere.
E qua arriva una pratica che un professionista del sanitario conosce, accetta e che dà per scontata e che invece il profano non conosce e che aborrisce una volta scoperta la sua esistenza/frequenza di utilizzo.
Questa:
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Vi avverto: l'argomento è TRAGICO nella sua esplicazione, nelle sue motivazioni e, soprattutto, nelle sue implicazioni, ragion per cui ci saranno una piccola manciata di voi che sanno PERFETTAMENTE di cosa sto parlando e altri che non possiedono proprio gli strumenti e l'esperienza anche solo per cominciare a capire la fatica di tutto ciò.
Sintetizzando (sempre a disposizione per ampliare l'argomento) l'assistenza del paziente fragile - geriatrico o giovane disabile - da sempre è passata per il metodo coercitivo-contenitivo cioè per l'applicazione di tutta una serie di misure meccaniche e ambientali che limitassero la libertà del soggetto, nel nome di una tutela della sua salute fisica quando messa a repentaglio da atti di aggressività auto o eterodiretta.
Vuoi scappare dalla finestra? -> ti lego al letto
Rischi di cadere? -> ti lego alla carrozzina
Ti mordi le dita o tiri pugni? -> ti lego le mani
Se vi sembra assurdo vuol dire che non siete mai entrati in una casa di riposo, in una RSA o in una residenza psichiatrica. Punto.
La tragicità sta tutta in un'altra discordanza, molto italiana: nel 2025 stiamo curando pazienti gravi sanitari e gravi disturbanti con tabelle di rimborso ASL risalenti al 1995... alla metà degli anni '90, infatti, chi usufruiva dei servizi di assistenza alla terza età e alla disabilità pisco-fisica erano pazienti senza supporto della rete familiare ma fondamentalmente quasi autosufficienti, mentre gli altri erano accuditi a casa dalla donna casalinga e, in seguito, dalle badanti.
Oggi non c'è nessuno a casa perché tutti lavorano fino a novantasettemila anni d'età, le badanti servono a ritardare il problema (ingigantendolo poi) e ad acquietare i sensi di colpa, col risultato che quando gli utenti accedono alle strutture sono zombie piagati e pieni di tubi che urlano, picchiano e rotolano di sotto dal letto. E quando non picchiano e riescono a camminare, vogliono scappare per andare a radunare le mucche in una stalla che è stata abbattuta dai bombardamenti dei tedeschi 80 anni prima.
I profani inorridiscono al pensiero di legare una persona e gli addetti ai lavori di non poterlo fare.
E poi ci sono io che sfiletto alla julienne il cazzo di tutte e due le categorie con quello che prima ho definito STATO CREPUSCOLARE DI COSCIENZA.
In verità la definizione non c'azzecca niente con quanto sto per dirvi ma siccome sono un appassionato di true crime, questa descrizione di psichiatria criminale m'è sempre sembrata ganzamente degna di finire su una carta di Yu-Gi-Ho! (insieme al TESTICULAR TORSION SPELL) e allora l'ho usata per fare un po' di clickbait per giusta causa.
'E poi ci sono io' però è ingiusto nei confronti di tutti quei professionisti dai quali ho imparato a ragionare sull'argomento e con i quali ho condiviso il percorso istituzionale che oggi mi vede docente di corsi di formazione sulla materia.
Sintetizzando al massimo, io insegno al personale sanitario e socio-assistenziale a fare un passo indietro™ e a considerare la contenzione non un mezzo di salvaguardia psico-fisica del paziente fragile ('Lo lego sennò cade e si fa male') ma un qualcosa che, controintuitivamente, non evita le cadute ma invece le provoca.
Come questo avvenga è controintuitivamente lungo e palloso da spiegare (perciò sviscererò l'argomento qualora vogliate farmi qualche domanda quando il tizio della cantina dorme) ma ho potuto fare mia questa teoria perché poi ho riconosciuto in essa IL MIO ATAVICO ODIO VERSO IL METODO EDUCATIVO COERCITIVO, inutile se non a creare futuri adulti frustrati facili a perpetrare questa semplificazione banale della realtà.
Per concludere, la contenzione non è male a prescindere ma che si parli di una cintura in carrozzina o di una metafora per indicare la nostra imposizione sull'altrui libertà di essere, credo sia fondamentale fare sempre un po' di metacognizione preventiva e chiederci se poi noi si sia davvero dei magister vitae proprio così infallibili.
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Torino, poi, lo dico sempre: é la prima città che ho visto da dietro l'obiettivo. L'ho scoperta piano, impaurita; mi sono emozionata quando, proprio la prima sera, la signora della pizzeria da dietro il bancone mi ha chiesto se fossi una fotografa. Settimana dopo settimana mi sono follemente innamorata del suo reticolato quasi perfetto, dell'eleganza, della signorilità; ho sognato di vivere dietro quelle finestrelle alte alte, di passare tutte le domeniche così, passeggiando. Non si può, ma é bello sapere di avere un posto che è pronto ad accoglierti.
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SCOPERTO NEL MARE DELLA SICILIA UN BATTERIO CHE DIVORA LA CO2
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Un cianobatterio che sequestra la CO2 in una scala mai vista prima è stato scoperto nelle infiltrazioni vulcaniche al largo della costa di Vulcano, in Sicilia. Secondo i ricercatori che lo hanno individuato, la sua velocità nell’incorporare nelle sue cellule il carbonio è “impressionante”.
Ciò che rende UTEX-3222 una scoperta particolarmente interessante, secondo gli scienziati, è la sua capacità di crescita rapida e ad alta densità che gli consente di consumare CO2 in modo più efficiente rispetto alla maggior parte degli altri cianobatteri simili finora conosciuti. “I tratti intrinseci nei ceppi di cianobatteri evoluti naturalmente, descritti in questa ricerca, hanno il potenziale per essere utilizzati sia nell’industria che nell’ambiente, inclusa la biofabbricazione di utili prodotti a base di carbonio o l’affondamento di grandi volumi di carbonio sul fondale oceanico. Mentre potrebbero essere apportate ulteriori modifiche per migliorare le capacità di questi microbi, sfruttare miliardi di anni di evoluzione è un passo significativo nell’urgente necessità dell’umanità di mitigare e invertire il cambiamento climatico”, ha affermato George Church, docente di Harvard.
“Il fitoplancton marino rappresenta circa la metà della produzione primaria fotosintetica sulla Terra, fissando circa 3 volte più carbonio delle emissioni totali di gas serra antropogenici. Si stima che circa un quinto di questo carbonio catturato venga esportato nell’oceano profondo. Gli approcci per aumentare significativamente questa frazione potrebbero avere un impatto enorme … I cianobatteri isolati qui mostrano un potenziale iniziale per aiutare a risolvere le sfide di lunga data” afferma la ricerca pubblicata su Applied and Environmental Microbiology.
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Fonte: Applied and Environmental Microbiology
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Ricordati sempre
di come sono andati via.
Ricordati sempre
ancor prima di come è iniziata
del modo in cui è finita.
Perché ad iniziare
sono bravi tutti.
C'è l'entusiasmo
l'attrazione
la scoperta
l'adrenalina scatenata
dalla novità.
È facile essere brillanti
e coinvolgenti.
Quasi che a volte scambi il tutto
per sensibilità e gentilezza.
Se non addirittura per amore.
Ma tu ricordati sempre
se vuoi sapere
chi hai amato
di come sono andati via.
Di come ti hanno lasciato.
Perché nessuno
è obbligato a restare .
Ma è da come se ne va
non da come arriva
che conosci davvero
chi ti era accanto... ♠️🔥
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Due anni fa m'ha scoperta. Litigate, pianti, il mio giuramento di non cascarci più; con la onesta promessa di andare in analisi. Avevo quindi deciso, in buona fede, che avrei fatto la brava. Avrei rigato dritto. Amo mio marito e giuro che non l'ho mai tradito con un altro uomo. Ma... come vedo una bella donna, mi parte la voglia di farmela e ci provo. Non ci posso fare nulla. E poi sono perfida e scaltra: riesco sempre nell'intento. Non mi posso proprio frenare. È veramente più forte di me.
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Di un'altra donna amo scoprire l'odore, i segreti, e farmela tutta ovunque. C'è qualcosa di sbagliato, o forse solo semplicemente diverso, nella mia psiche. Quanto riesce a farmi godere una donna, poi, non riesce un uomo. Infine, ho capito che al richiamo della carne non si può resistere. Se devi commettere peccato, allora è inutile tentennare. Cedi alla tentazione il prima possibile e goditelo fino in fondo. E comunque... hanno inventato la confessione e il perdono: gli vogliamo dare un po' di lavoro a questi o no?
Aliantis
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A MIA MAMMA.
Eri piccola quando ci siamo conosciute.
Beh, sì, io ero ancora più piccola, ma tu eri più piccola di me adesso.
Eri una giovane donna che aveva conosciuto l'indigenza e il lavoro minorile e nonostante ciò non lesinavi sorrisi e leggerezza, come se la vita fosse per te una continua scoperta appassionante e non avessi mai niente da rimpiangere.
Sei stata la prima e l'unica persona che mi abbia mai letto una storia ad alta voce, leggevi e inventavi, perché di certo la fantasia non ti è mai mancata e mi hai cresciuta a sorrisi, iniezioni di autostima, lezioni di pazienza e amore. Un totale, disinteressato, incalcolabile amore.
Non ti ho mai percepita gelosa, fare l'offesa o essere possessiva.
Non hai mai cercato di ostacolare le mie scelte coniugando una sostanziale fiducia in me con una silenziosa osservazione di ogni passo che compievo.
Mi hai dato la vita e poi mi hai permesso di scorazzare qua e là, senza iperprotettivismo, ma con la saggezza infinita di chi sa che le migliori lezioni sono quelle che che impariamo a nostre spese e cercare di impedire a un figlio di soffrire (seguendo, peraltro, un criterio personale nel determinare quale sarebbe il suo bene) equivale talvolta a impedirgli di crescere.
Hai sorriso della mia irruenza adolescente, che ti rimproverava alcune scelte, che ti chiamava pavida e ti criticava di esser troppo accondiscendente. Ma le lezioni di vita a volte son semestri infiniti di materie che non si leggono sui manuali e il cui reale significato ci arriva molto dopo averle studiate.
E così la tua granitica pazienza ha visto me mutare, crescere, maturare. E capire finalmente l'incomparabile intelligenza che ha guidato ogni tua mossa per portarti fuori indenne dal tuo personalissimo ginepraio e lasciare a noi sì, la percezione di essere passate attraverso qualcosa di scombussolante, ma riportando solo qualche graffietto superficiale e lasciandoci invece, come premio, un'inviolabile serenità familiare che, come una leonessa ruggente, hai protetto e custodito facendone il rifugio felice e il porto sicuro che è ancora adesso e che sarà per sempre. Perché hai sempre saputo separare le tue battaglie dalle nostre vite e non hai mai permesso che piani che non dovevano sovrapporsi si sovrapponessero e che la strada delle tue conquiste personali incrociasse maldestramente quella della nostra crescita.
Il risultato è la serenità interiore che ci hai dato in eredità, tesoro preziosissimo che custodisco fieramente. E sebbene noi abbiamo ereditato anche parte della dimensione più squisitamente malinconica e profonda di papà (che custodisco altrettanto fieramente), e sebbene questi nostri anni adulti siano terribilmente instabili e a noi piaccia dire che la vostra vita negli anni '80 fosse per certi versi più "facile" e ci si faccia, quindi, a volte, prendere un po' dallo sconforto, mi basta ripensare al tuo sorriso felice, al tuo entusiasmo, alla tua sconfinata e ottimistica fiducia nella vita per sentire come un'epifania dentro di me e sapere, con certezza, che andrà tutto bene, che tutto avrà un suo senso, prima o poi.
Mamma, anno dopo anno, non posso che augurarmi di somigliarti sempre di più, crescendo.
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Addicted
Le tapparelle chiuse. La stanza buia che tutta in una volta si illumina di rosso mettendo a tutti gli oggetti un velo di proibito. Sul letto. Sul tavolo con la bottiglia di vino sopra. Su di te seduto sulla sedia accanto al tavolo. Su di me in piedi di fronte a te. Anche sulla musica che si infila e si intreccia tra di noi. Mi guardi. La tua camicia di lino è aperta. Si vede come si alza e si abbassa il tuo petto quando respiri. Sempre più forte. Hai fatto un sorso dalla bottiglia. Stai passando le dita sulla tua pelle scoperta. Dal petto verso la pancia e poi sopra i pantaloni. Torni sul petto. Lo accarezzi..lo graffi. Hai voglia. Il tuo sguardo mi sta toccando..mi sta facendo a pezzi. Ti sei alzato tenendo ancora la bottiglia in mano. Adesso il tuo viso a 2 centimetri dal mio e la tua mano sta sul mio collo. Mi baci. Ti bacio. Mi lecchi le labbra. E poi mi guardi di nuovo. Passi la tua mano sulla mia guancia e mi dai uno schiaffo. Mi sta bene. Ti sorrido. Il tuo sguardo diventa serio e la mano va dietro la mia testa. Mi raccogli i capelli e tiri la mia testa indietro. Sussuri "Apri la bocca". Lo faccio tirando la lingua fuori. Sputi sopra e poi mi versi il vino in bocca.
- Bevi!
Cerco di bere ma stai versando troppo velocemente e il vino comincia a scolare ovunque su di me. Sulle braccia..sul seno..sulla pancia..sulle gambe. Ti fermi e mi baci bevendo il vino dalla mia bocca. Lasci i miei capelli e mi stringi vicino a te. Il mio seno bagnato schiacciato al tuo petto. Mi graffi la schiena con le unghie. Mi baci il collo..lo lecchi scendendo verso le braccia e le dita. Sanno di vino. Gli prendi in bocca e succhi. Mi guardi negli occhi. E in questo momento non si capisce chi sottomette chi. Salendo passi la tua lingua sulla mia pancia. Ti fermi sul seno. Lo schiafeggi e lo succhi subito dopo. Passi le unghie sopra e sui capezzoli bagnati. Mi lasci i segni addosso.
Non so il perché ma ti fermi e ti allontani. Sparisci nel buio. Sento solo il rumore. Stai cercando qualcosa. Resto ferma e aspetto. So che non devo muovermi da qui. Torni con polaroid in mano. Scatti una foto ai segni che mi hai lasciato sulla pelle. La sventoli e la metti nella tasca dei pantaloni aspettando che sviluppi. Passi le dita sul mio viso e sulle labbra. Gli prendo in bocca e gli succhio. Ti guardo. Tiri fuori le dita e gli metti nella tua bocca succhiandoli. Senti il sapore della mia saliva. Stai attaccato alla mia faccia. Gemi. Sai quanto mi eccita sentirti gemere. Passi le dita bagnate sul mio petto strizzando un po i miei capezzoli facendomi aprire la bocca di nuovo. Le dita scendono ancora...verso linguine..mi toccano leggermente. Senti come mi fa bagnare tutto questo.
Ti togli la cintura dai pantaloni con i miei occhi puntati sulle tue mani. E mentre giochi con i miei capezzoli appena colpiti con la mano avvicini il tuo orecchio alla mia bocca.
- Dimmi dove vuoi essere colpita
Non riesco a non gemere perché le tue dita sopra miei capezzoli mi fanno impazzire e ti rispondo:
- Sul culo
Vai dietro di me e scatti un'altra foto da questa prospettiva. Mi dici di stare ferma e passi la cinta su tutta la mia schiena. Mi fa vivere i brividi. Ti allontani e mi dai un colpo sul culo, e subito un altro veloce. Mi lasci i segni. Ti pieghi e passi la tua lingua sopra. Lo accarezzi per calmare il dolore. Ti alzi e dai altri due colpi..anche sulle cosce. È difficile stare ferma. Ma lo so che ti piace. Ti piace vedermi lottare per mantenere il controllo. Vieni di nuovo davanti a me. Mi baci. Sto cercando i tuoi baci perché mi danno la tregua. Scendi a baciare tutto il mio corpo. Sul collo e di nuovo sul petto, lungo le braccia, giù sulla pancia e sulle cosce.
- Posso toccarti?
- No! Prima devo finire di assaggiare tutto il tuo corpo.
Dalle cosce ti sposti verso il ginocchio e il polpaccio, e poi sui piedi. Lecchi tutto. Ti metti in gioco davanti a me e prendi il mio piede portando le dita sulle tue labbra succhiandoli uno per volta. Mi eccita molto vederti così.
Questo racconto è stato scritto in collaborazione e con l'influenza di una persona che non ci sta più su Tumblr. Però volevo pubblicare lo stesso 🖤
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Ch-ch-changes
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Mentre facevano l'amore, lei glielo aveva bisbigliato, riassumendo i propri pensieri in un'unica frase: "Robert, sei così potente da farmi paura". Lui era fisicamente potente, ma usava la sua forza con cautela. E in ogni caso, c'era molto di più. Il sesso era solo un aspetto. Dal momento in cui l'aveva conosciuto, lei aveva vissuto nell'aspettativa - nella possibilità, perlomeno - di un'esperienza piacevole, che interrompesse finalmente una routine di ossessionante monotonia. Non aveva tenuto conto della sua stupefacente potenza. Era come se lui avesse preso possesso di lei, a tutti i livelli. Ed era una scoperta inquietante. Prima, neppure per un attimo aveva dubitato che una parte del suo essere avrebbe mantenuto il distacco da qualunque cosa lei e Robert Kinkaid potessero fare insieme, la parte che apparteneva alla sua famiglia e alla vita nella Madison County. Ma lui aveva spazzato via tutto. Avrebbe dovuto capirlo quando lo aveva visto scendere dal furgone per chiederle indicazioni. Le aveva ricordato uno sciamano, e quella prima impressione si era rivelata corretta. Facevano l'amore per un'ora, forse più, poi lui si staccava lentamente e guardandola accendeva una sigaretta per entrambi. A volte si accontentava di sdraiarsi al suo fianco, senza smettere mai di accarezzarla. Poi tornava ad affondare dentro di lei, sussurrandole parole dolci all'orecchio mentre la prendeva, baciandola tra una frase e l'altra, tra una parola e l'altra, le braccia intorno alla sua vita, attirandola a sé e sprofondando in lei. E allora lei cominciava a ripiegarsi su se stessa, a respirare più in fretta, e si lasciava trasportare là dove lui abitava, e abitava in luoghi strani, tormentati, molto addietro nelle ramificazioni della logica di Darwin. Con il viso sepolto contro la spalla di lui, le loro epidermidi a contatto, percepiva il profumo di fuochi di legna e di fiumi, sentiva i treni che lasciavano sferragliando stazioni invernali di molte notti addietro, vedeva viaggiatori ammantati di nero che avanzavano lungo fiumi gelati e pascoli estivi, diretti alla fine di tutte le cose. Il leopardo infuriava sopra di lei, ancora e ancora, come il vento incessante sulla prateria, e lei fremeva, travolta dal suo slancio, cavalcava quel vento come una vergine del tempio che avanza verso le fiamme miti e compiacenti che delimitano la dolce curva dell'oblio. E bisbigliava piano, senza fiato: "Oh, Robert... Robert... mi sto perdendo". Lei, che da anni non aveva più un orgasmo, ne ebbe una lunga serie con quella strana creatura che era per metà uomo e per metà qualcosa di completamente diverso. Si stupì di lui e della sua resistenza, ed egli le disse che poteva spingersi in quei luoghi lontani con il corpo come con la mente, e che gli orgasmi della mente avevano una loro qualità distintiva.
(Robert James Waller, "I ponti di Madison County")
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Dalla dott. Erika Rocchi, un messaggio che mette i brividi!!
Buongiorno a tutti.
La vitamina C, il cui gene di sintesi negli esseri umani è knock-out, viene sintetizzata nel mondo animale in quantità proporzionali allo stato di gravità della condizione fisica in cui versa l'animale stesso in quel momento, a dimostrazione della sua importanza nello stress biologico di qualsiasi natura.
Tutti i pazienti ospedalizzati possono essere considerati in deplezione grave di Vitamina C, anche nota come scorbuto, del quale le piaghe da decubito, le alterazioni vascolari emorragiche e trombotiche, lo squilibrio corticosurrenalico e glicemico possono esserne considerati come la conseguente espressione.
Acido ascorbico è stato utilizzato da Klenner con megadosi in più di 20mila pazienti affetti da patologie infettive, oncologiche e non solo e dimostrò i suoi benefici in assenza di alcun effetto collaterale in ciascuno di questi pazienti.
Da dicembre ultimo scorso è iniziato uno studio della durata di un anno che permetterà di valutare i benefici di acido ascorbico nei pazienti oncologici usando somministrazione endovenosa.
Per favore Giandomenico Partipilo, rendici partecipi di notizie appena le avremo.
Nel frattempo nessun medico vi chiederà di effettuare un dosaggio del nostro livello di Vitamina C.
Intanto, negli ospedali si procede con uso di antibiotici ad ampio spettro e multiresistenti usati in prima battuta, farmaci antiretrovirali, anticorpi monoclonali in assenza di una diagnostica di laboratorio affidabile per porre diagnosi eziologica di patologia infettiva.
Le terapie disponibili hanno il fine dichiarato di attaccare il patogeno e la malattia come se fossero alieni da estirpare e non piuttosto parti integranti del nostro proteoma biologico ed energetico; non esiste cultura accademica né approfondimento del valore del microbiota di cui siamo tutti intimamente costituiti a tra noi connessi.
Le terapie del dolore propagandate dalla medicina come gli oppiacei, agendo sulle terminazioni dolorifiche e non neuropatiche, spesso non dimostrano beneficio nel controllo del dolore oncologico pertanto si mostra necessario, al fine di controllo della sintomatologia soggettiva nei pazienti oncologici, incrementare le dosi per superare la tolleranza causando infine comparsa di sintomi da overdose, ovvero arresto cardiorespiratorio.
Peraltro, i derivati della cannabis che agiscono sul sistema cannabinoide endogeno di recente scoperta non causano overdose e esplicano anche un reale effetto terapeutico antitumorale in sinergia con le terapie intraprese.
Sappiamo quanto sia essenziale in corso di scompenso cardiaco il reintegro di Vitamina B1, Carnitina e Coenzima Q10 e quanto possano essere invece controproducenti le statine che indirettamente determinano una deplezione dei suddetti nutrienti.
Ho parlato di questi argomenti nel mio ospedale con i colleghi del reparto dove è stata ricoverata la mia mamma, purtroppo deceduta.
A seguito di ciò ho ricevuto un provvedimento disciplinare che ha portato alla mia sospensione lavorativa senza stipendio per la durata di 6 mesi, fatto che non deve preoccupare perché a mio avviso del tutto ininfluente.
Ciò su cui vorrei porre la nostra attenzione sono gli argomenti trattati, perché di interesse sanitario e comune.
Vi lascio con la seguente domanda alla quale tutti voi, medici e no, potrete dare la Vostra risposta.
Stiamo morendo a causa delle malattie o stiamo morendo a causa dei Protocolli di cura delle malattie?
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Parlare d’amore non è mai semplice. L’amore è forse il sentimento più discusso, raccontato e frainteso nella storia dell’umanità. Eppure, ci troviamo spesso a viverlo senza comprenderlo pienamente. Quando parlo d’amore, non mi riferisco solo alla passione romantica o all’attrazione fisica, ma a quell’esperienza che ci mette di fronte alla parte più profonda e vulnerabile di noi stessi.
L’amore è, prima di tutto, un rischio. Amare significa consegnare una parte di noi a un’altra persona, sapendo che potremmo soffrire, che potremmo non essere ricambiati o, peggio, che potremmo perderci nell’altro fino a smarrire noi stessi. Questo, però, non è un limite dell’amore, ma la sua essenza. Amare significa accettare che l’altro esiste non come proiezione dei nostri desideri, ma come individuo autonomo, con i suoi bisogni e i suoi limiti.
Nel mondo contemporaneo, l’amore si scontra con le dinamiche di un’epoca che tende a ridurre tutto a consumo, persino i sentimenti. La velocità con cui viviamo ci porta spesso a confondere l’amore con l’eccitazione del momento o con il bisogno di riempire vuoti emotivi. Ma l’amore, quello vero, richiede tempo. È un sentimento che cresce, si trasforma e resiste alle tempeste della vita. È un atto di pazienza, di ascolto e di cura.
Una delle grandi illusioni dell’amore è l’idea che l’altro possa "completarci". Questa è una trappola pericolosa. Nessuno può completare nessuno. Siamo individui con un’identità che va costruita, giorno dopo giorno, attraverso le nostre esperienze, le nostre scelte e i nostri fallimenti. L’amore non deve annullarci, ma arricchirci. Deve essere un incontro tra due interezze, non tra due metà mancanti.
C’è poi l’aspetto della responsabilità. Amare non è solo un’emozione, ma una decisione. È un impegno che prendiamo verso l’altro, e che ci richiede di essere presenti, di prenderci cura, di dare senza pretendere sempre qualcosa in cambio. La responsabilità nell’amore è quella che ci permette di superare le difficoltà, di restare anche quando sarebbe più facile andarsene.
Non possiamo, però, ignorare che l’amore porta con sé anche un margine di sofferenza. Amare significa esporsi al dolore della perdita, al rischio dell’abbandono, alla consapevolezza che tutto ciò che abbiamo potrebbe finire. Ma è proprio in questa fragilità che l’amore trova la sua forza. Accettare il rischio dell’amore significa accettare la vita nella sua pienezza, con tutto il suo carico di bellezza e di imperfezione.
L’amore, in fondo, è un’occasione unica per uscire da noi stessi, per entrare in relazione con un’altra persona e, attraverso di essa, con il mondo. È un’esperienza che ci ricorda quanto siamo umani, quanto siamo fragili, e quanto abbiamo bisogno degli altri per dare senso alla nostra esistenza.
Ecco perché credo che l’amore non sia qualcosa da rincorrere o da possedere, ma da vivere. È una scoperta continua, una danza tra due persone che scelgono di camminare insieme, pur sapendo che ogni passo è incerto. Amare, in definitiva, significa accettare la vita in tutta la sua imprevedibilità e imparare, giorno dopo giorno, ad essere più veri, più autentici, e, forse, anche più felici.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/c4aa42280bd04ccee1d4c9bad05a186d/c1341c61b58b1e8a-46/s540x810/2ec35674d0be305efae7fb278a0069381602cb01.jpg)
Umberto Galimberti
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PER LA PRIMA VOLTA GUARITO IL DIABETE CON UN AUTOTRAPIANTO DI STAMINALI
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/84584f32b597de1eb91ad97a47e7e32b/c8b140a68d8bd3c6-50/s540x810/17a8b0fff5d4aea4eb1058d3797e52be7f4267e5.jpg)
Una donna di 25 anni con diabete di tipo 1 ha iniziato a produrre la propria insulina dopo aver ricevuto un trapianto di cellule staminali riprogrammate. Si tratta della prima persona al mondo con questa malattia a riuscire ad essere curata utilizzando cellule estratte dal suo stesso corpo.
James Shapiro, chirurgo e ricercatore presso l’Università di Alberta a Edmonton, Canada, afferma che i risultati dell’operazione sono sbalorditivi. “Hanno completamente invertito il diabete nel paziente che in precedenza necessitava di notevoli quantità di insulina”. Questo traguardo segue i risultati di un traguardo simile raggiunto dai medici di Shanghai, in Cina, che lo scorso aprile hanno trapiantato con successo cellule che producono insulina nel fegato di un uomo di 59 anni con diabete di tipo 2. Le cellule sono state derivate anche da cellule staminali riprogrammate prelevate dal corpo dell’uomo, che da allora ha smesso di assumere insulina.
Il diabete colpisce circa mezzo miliardo di persone in tutto il mondo. La maggior parte di loro soffre di diabete di tipo 2 in cui il corpo non produce abbastanza insulina o la sua capacità di utilizzare questo ormone diminuisce. Nel diabete di tipo 1 il sistema immunitario attacca le cellule del pancreas. Questa soluzione scoperta dai ricercatori permette di utilizzare cellule proprie del paziente ed elimina il rischio di rigetto nel trapianto perché il corpo non considera le cellule come estranee, oltre a non dover dipendere da donatori esterni che scarseggiano e non sempre sono compatibili.
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Fonte: Nature; Cell discovery; immagine di Pollinations AI
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Che scoperta incredibile! Gli scienziati hanno scoperto che le formiche, dopo aver raccolto i grani e i semi di cui hanno bisogno per l'inverno, spezzano quei semi in metà prima di conservarli nei loro nidi, perché spezzarli a metà impedisce loro di germinare anche attraverso la pioggia e le condizioni germinative più perfette. Ma gli scienziati sono rimasti sbalorditi quando hanno scoperto che i semi di coriandolo conservati nel nido di formiche erano stati suddivisi in 4 pezzi invece che in 2 pezzi. Dopo le ricerche di laboratorio, gli scienziati hanno scoperto che un seme di coriandolo germinerà ancora dopo essere stato diviso in due, ma non germinerà dopo essere stato diviso in quattro parti. Quindi come fanno queste piccole creature a sapere tutto questo? Gli umani sanno molto poco, c'è molto da imparare dalle altre creature.
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Fonte Fb
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Un Viaggio è sempre una scoperta, prima di luoghi nuovi è la scoperta di ciò che i luoghi nuovi fanno alla tua mente e al tuo cuore. Viaggiare è sempre, in qualche forma, esplorare se stessi.
Stephen Littleword
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