#ora vedo nei titoli di coda se c'è qualcosa
Explore tagged Tumblr posts
Text
Raga lo sapete che la canzone che hanno messo sotto la scena dell'addio non esiste. Non avevano soldi per pagare la SIAE hanno chiesto a Lea di cantare a caso non lo so
#volevo vedere il testo cioè dice 'I'm bleeding' quando Simone guarda la macchina che sia allontana#ma non la trovo#non esiste#ora vedo nei titoli di coda se c'è qualcosa#un professtag
6 notes
·
View notes
Text
Titoli di coda
Della sofferenza si parla quotidianamente,siamo cirocondati,avvolti dalla consapevolezza di dover soffrire prima o poi anche più volte anche per la stessa ragione,perché non tutti hanno imparato che in questo sentire(male)non c'è sublimazione,non si rieccheggia più di quanto non farebbe un animale ferito,non c'è elevazione,nessun incontro con il divino,nessun premio per aver sopportato;è piuttosto il prezzo per tutte le sviste,la somma delle nostre mosse errate,in una partita contro sé stessi.Vorrei che nei musei esponessero il background di un umano felice,immagino che tra le sue migliori abilità possa rientrare il lasciar andare,anche sè stesso quando è il momento.Somigliamo tanto a dei mitili,ben aggrappati al nostro scoglio,presuntuosi e convinti di avere anche scelta tra il lasciarci consumare insieme allo scoglio o accettare di non avere alcun controllo ,prima o poi anche da scheletri ci limiteremo a seguire la corrente. E me lo ricordo bene quando mi sedevo sul fondo del mare a scrutare l'orizzonte liquido che si faceva indistinguibile,una tela lucente dove le paure riflettevano la forma di mostri divoratori(sì,di bambini soprattutto di quelli incalliti) e io che non sapevo più se fosse quello a togliermi il fiato o la mancanza di ossigeno mi affannavo a tornare in superficie promettendomi di tornare ad osservare quella intensa reazione al nulla.Questo nulla,proiezione del vuoto che abbiamo dentro non è che la distanza che mettiamo tra noi e l'inevitabile;crediamo di avere scelta,di avere la forza di resistere restando aggrappati alle nostre convinzioni,che si assottigliano giorno dopo giorno come le corde logorate di un vecchio ponte di legno traballante, che poi non sosterranno più il peso di quelle pretese che ci portiamo appresso.Voleremo nel vuoto e non sarà neppure merito nostro e di sicuro non esserci affilati le ali non ci farà atterrare tra le braccia di qualche salvatore improvvisato,ma in un fitto ginepraio che cordialmente parlando abbiamo nutrito per anni avanzando la vita che ce ne bastava anche meno tanto,anche mezza. Dall'altra parte del muro posso ascoltare sedute di terapia:gli argomenti si somigliano e se non fosse per la voce a volte farei fatica a capire che si tratta di persone diverse.Molte donne che soffrono per “amore” e scritto così si nota almeno che è un paradosso;piangersi addosso denota poca confidenza con il concetto di dignità e questo lo penserei anche di me stesso.Va bene ammettere le proprie debolezze,ma che sia un modo per trovare il coraggio di andare oltre superandole o dimenticandole.Quando “soffro"divento automaticamente più creativo,sento il bisogno di scrivere,suonare,cantare tutto diventa più sottile e tagliente e non posso fare a meno di accorgermi che solo poco prima non avevo idea di quanto spazio inesplorato fosse tutto intorno e di quanto buio ci si porta dentro.Ecco ora io vorrei analizzare questo sistematico dimenticarmi di questa dimensione: dove va a finire la mia creatività e come me ne disfo e perché soprattutto.Perché sento il sangue scorrermi nelle vene e questo basta ad entusiasmarmi oggi-e questo basta ad entusiasmarmi adesso- si accorcia persino quel tunnel che mi separa dalle idee,dai sogni e mi destreggio in un incessante dormiveglia che mi fa dubitare di cosa è vero e con non lo è.Cosa è davvero accaduto e cosa lo distingue dalle immagini che tiro fuori dal guscio di noce.A volte sono istanti in cui se resto capace di sopportare la vita che si frammenta in una stanza di fili taglienti riesco a prendermi per mano e guidarmi verso l'epicentro,dove nascono le scosse.È mia madre quella che vedo davanti a me,provo a scorrere le mille fotografie che credevo avere impresso di lei, ma mi accorgo che è sempre la stessa; è un solo blocco granitico che ho sapientemente tagliato in sottilissimi fogli a cui do movimento scorrendoli rapidamente con il dito.In una stanza illuminata dalla sola luce di un proiettore che brilla nei miei occhi,giro infinite volte quella manovella che lo aziona(uno strumento giocattolo)mi vedo rapito,in estasi dal piccolo corto animato che danza sulla parete,una madre ideale fatta di luci e ombre che può consolarmi nel buio della mia stanza; da questo sgretolarsi non si torna indietro,perderò ogni attimo di me per dare senso all'attesa.Vedo poi lei,nella stanza accanto ,arresa,quella linfa vivace adesso ristagna e la impietrisce davanti uno schermo senza segnale.Siamo divise dalle nostre stesse spalle ,che ci rivolgiamo ,per accontentare finché possibile quell'abisso vuoto che ci accomuna. Questo buco nero ammazza tempo mi distoglie dal momento che voglio vivere,mi strappa la coscienza di dosso e la scaglia in un vortice di buio assordante dove dubbi,paure,disillusioni sono creature incatenate pronte a divorarti.Insomma soffrire mi rende appetibile,sono cibo fresco e languido per chi vuole assaporarne,per chi mi strapperà un pezzo credendo di aver ottenuto tutto,di poterlo fare suo e di sentirsi per questo più appagato.Quante volte ci si offre su un tagliere pur di essere fatti a pezzi,perché disgregarci ci aiuta a ricomporre qualcosa che sarà almeno diverso da ciò che era.Già mi dispiace dover tornare fuori di me.
0 notes