#non avere altra scelta
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Non conosco la tua età, dalle foto si intuisce che sei molto giovane. Mi sconcerta e disgusta che molti dei like vengono da uomini maturi sopra i 40. Immagino che non si limitino a mettere solo like ma molti tenteranno anche approcci diretti... è davvero triste. Niente da dire a te ma era una mia personale riflessione su questo fenomeno che vedo un po' ovunque qui su Tumblr.
ciao anon! se posso essere sincera, statisticamente mi sono sempre sentita rispettata più dagli uomini di un'età avanzata a confronto di quella dei miei coetanei, che proprio da quest'ultimi. - in generale, nella vita. - che qualcuno possa aver celato malizia dietro la propria cordialità poco cambia, i ventenni l'hanno dimostrata in modo sfrontato senza neppure lo sforzo di nasconderla o di proporla in modo più delicato. io personalmente sono poco amante di certi limiti purché esista il buon senso. non ho quattordici anni, ne ho venticinque, può rientrare nel buon senso che mi si lasci valutare quanto adeguata sia la presenza di qualcuno, in ogni suo aspetto. e la mia valutazione non è dettata mai da caratteristiche incontrollabili, come l'età, l'aspetto fisico, lo status sociale o qualsiasi altra condizione che non è una propria scelta. le persone, uomini e donne, con o senza malizia, scelgono come e quanto rispettarmi e io considero unicamente questo. - per rispondere più nello specifico, invece, non è detto che un like o una chiacchiera privata voglia insinuare per forza un interesse malizioso.
ti ringrazio per questo spunto di riflessione e per aver prestato così tanta attenzione, è molto carino! grazie :))<3
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Oggi la si chiama "resilienza", una volta la si chiamava "forza d´animo", Platone la nominava "tymoidés" e indicava la sua sede nel cuore.
Il cuore è l´espressione metaforica del "sentimento", una parola dove ancora risuona la platonica "tymoidés".Il sentimento non è languore, non è malcelata malinconia, non è struggimento dell´anima, non è sconsolato abbandono. Il sentimento è forza. Quella forza che riconosciamo al fondo di ogni decisione quando, dopo aver analizzato tutti i pro e i contro che le argomentazioni razionali dispiegano, si decide, perché in una scelta piuttosto che in un´altra ci si sente a casa. E guai a imboccare, per convenienza o per debolezza, una scelta che non è la nostra, guai a essere stranieri nella propria vita.
La forza d´animo, che è poi la forza del sentimento, ci difende da questa estraneità, ci fa sentire a casa, presso di noi. Qui è la salute. Una sorta di coincidenza di noi con noi stessi, che ci evita tutti quegli "altrove" della vita che non ci appartengono e che spesso imbocchiamo perché altri, da cui pensiamo dipenda la nostra vita, semplicemente ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no. Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere amati ci fanno percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l´animo si indebolisce e si ripiega su se stesso nell´inutile fatica di compiacere agli altri. Alla fine l´anima si ammala, perché la malattia, lo sappiamo tutti, è una metafora, la metafora della devianza dal sentiero della nostra vita. Bisogna essere se stessi, assolutamente se stessi.
Questa è la forza d´animo. Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte la nostra ombra. Che è poi ciò che di noi stessi rifiutiamo.
Quella parte oscura che, quando qualcuno ce la sfiora, ci sentiamo "punti nel vivo". Perché l´ombra è viva e vuole essere accolta. Anche un quadro senza ombra non ci dà le sue figure. Accolta, l´ombra cede la sua forza.
Cessa la guerra tra noi e noi stessi. Siamo in grado di dire a noi stessi:
"Ebbene sì, sono anche questo". Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d´animo e la capacità di guardare in faccia il dolore senza illusorie vie di fuga.
"Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte", scrive Nietzsche.
Ma allora bisogna attraversare e non evitare le terre seminate di dolore.
Quello proprio, quello altrui. Perché il dolore appartiene alla vita allo stesso titolo della felicità. Non il dolore come caparra della vita eterna, ma il dolore come inevitabile contrappunto della vita, come fatica del quotidiano, come oscurità dello sguardo che non vede via d´uscita. Eppure la cerca, perché sa che il buio della notte non è l´unico colore del cielo.
Di forza d´animo abbiamo bisogno soprattutto oggi perché non siamo più sostenuti da una tradizione, perché si sono rotte le tavole dove erano incise le leggi della morale, perché si è smarrito il senso dell´esistenza e incerta s´è fatta la sua direzione. La storia non racconta più la vita dei nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.
Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Siamo persino riconoscenti al ritmo del lavoro settimanale che giustifica l´abituale lontananza dalla nostra vita. E a quel lavoro ci attacchiamo come naufraghi che attendono qualcosa o qualcuno che li traghetti, perché il mare è minaccioso, anche quando il suo aspetto è trasognato.
Passiamo così il tempo della nostra vita, senza sentimento, senza nobiltà, confusi tra i piccoli uomini a cui basta, secondo Nietzsche: "Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute".
Perché ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Vivere a lungo è diventato il nostro ideale. Il "come" non ci riguarda più, perché il contatto con noi stessi s´è perso nel rumore del mondo.
Passioncelle generiche sfiorano le nostre anime assopite. Ma non le risvegliano. Non hanno forza. Sono state acquietate da quell´ideale di vita che viene spacciato per equilibrio, buona educazione. E invece è sonno, dimenticanza di sé. Nulla del coraggio del navigante che, lasciata la terra che era solo terra di protezione, non si lascia prendere dalla nostalgia, ma incoraggia il suo cuore. Il cuore non come languido contraltare della ragione, ma come sua forza, sua animazione, affinché le idee divengano attive e facciano storia. Una storia più soddisfacente.
Umberto Galimberti
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le giornate stanno passando senza avere alcun senso, vedo avanti per inerzia perché non ho altra scelta; ma vorrei anche solo una giornata di pace e silenzio
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mi sento un po' a terra. mio padre è ancora in ospedale; dovrebbe essere trasferito in una clinica riabilitativa, ma in sicilia la mala sanità si vede anche nel pressapochismo con cui gestiscono situazioni del genere. sta comunque meglio: ha ripreso a bere e mangiare, e sente un po' di sensibilità nella parte paralizzata; però, anche per lui, che è sempre stato ottimista, l'umore è difficile da sostenere: due giorni fa gli abbiamo portato la settimana enigmistica per tenergli la mente allenata, ma ieri mia madre l'ha trovato più triste del solito, con il giornale caduto a terra e nessuna possibilità di raccoglierlo. cerchiamo di dargli supporto, ma appena usciamo dalla sala mi tocca tirare su mia madre, almeno fino a cena, perché puntualmente crolla sul divano appena finito di mangiare, esausta dall'ennesima giornata sfiancante
fatte due brevi eccezioni, è un mese che esco solo per andare a trovarlo. passeremo il natale visitandolo, poi torneremo a casa a non festeggiare nulla, così come per capodanno. superata la fase iniziale di tensione e angoscia per la sua situazione critica, ho provato a darmi una spinta contattando locali per suonare in città, ma palermo, musicalmente, è la città morta che conoscevo. apro i social e vedo certi conoscenti che passano dischi, suonano a eventi, mentre io con la musica continuo a non concludere molto: a ottobre ho suonato in una webradio, ma il canale non ha ancora pubblicato il set; avevo poi registrato un mix per un altro canale, che ha deciso di posticipare la pubblicazione perché avevo espresso la mia scelta di non avere pubblicata la tracklist, senza però che però venissi avvisato in alcun modo del posticipo. sto pensando di bidonarli e mandare il lavoro a qualche altra serie podcast, ma è raro che qualcuno risponda
non conosco molte persone e farmi notare, per uno come me senza agganci, è infinitamente più difficile rispetto all'impegno che dedico alla mia ricerca artistica, a cui riservo ogni attimo del mio tempo. forse dovrei lasciare perdere e dedicarmi piuttosto a scrivere per le riviste, come già sto facendo. tanto si sa, i critici musicali sono musicisti falliti
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Ho demolito tutti i ponti dietro di me per non avere altra scelta se non quella di andare avanti... 🤍 💜 🤍
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“Ho distrutto tutti i ponti dietro di me per non avere altra scelta
che andare avanti.”
— Fridtjof Nansen
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Mi sono sempre schierato fin da ragazzino, non ho mai seguito la massa, nè mai ho frequentato il branco, ho sempre scelto e forse è proprio per tale motivo che ho sempre avuto molti nemici e tante antipatie. Ed ecco, sto per farmene altre.
#cilasciamoguidaredachicisfrutta#
La politica, mi ha sempre dato la nausea, senso di schifo, che se me ne fossi occupato, è sicuro che sarei stato un rivoltoso e ho sempre odiato la parola diplomazia (per me, sinonimo di piede in due staffe). Chissà quanti mi darebbero torto specialmente oggi guardando i politici attuali la maggior parte dei quali, come è ormai noto già da molto tempo, hanno come alleati o sponsor, molti di quei giornalisti che per uno scoop sono disposti a prostituirsi e si venderebbero moglie e figli. Io questi l'ho sempre chiamati "bertucce".
#laportalargaèpiùfacileecomoda#
Lo stesso per la religione che non ho mai amato e nei confronti del quale, io sono un protestante laico, difensore e sostenitore della sana verità e della parola di Dio un fuorilegge insomma come lo era Gesù. Durante i miei ventennali cammini, mi è capitato delle volte di sostare in tante città note come luoghi di fede e assai impregnate di religiosità prettamente cattoliche e disponendo di tempo ho voluto percorrere la via dolorosa, la via della passione di Cristo, cosidetta via Crucis. Mentre a Lourdes, le stazioni con le varie scene sono rapprentate da statue tutte dorate, quindi non certo di buon gusto, in netta contradizione con l'umiltà e la scelta di povertà del Signore, a Gerusalemme sono riuscito a seguire solo parte della Crucis che dalla Basilica della flagellazione arriva sino al Santo Sepolcro e, udite udite, tutti la seguono recitando il rosario... incredibile! Una interminabile sfilza di ave Maria, su quell'infame strada che Gesù ha percorso tra insulti, frustate e sputi, con il peso della croce e insultato anche da quelli che prima avevano ricevuto miracoli da lui, grondande di sangue per la flagellazione che aveva già subìto e la testa e la fronte perlate del suo sangue, per la ignobile corona di spine che i soldati romani le avevano conficcato nella carne e quindi dicevo, la gente, guidata da alcuni frati, percorre tutto il tragitto recitando la sonnolenta cantilena del rosario anzichè l'eventuale e unica preghiera che Gesù stesso ci ha lasciato ovvero: "Il Padre Nostro". Ho resistito, ma è stata dura.
SELA...
Sela... Rifletti... Discerni...
Io sono figlio di Dio e solo Lui è mio Padre. Gesù è mio fratello maggiore lo seguo costantemente nei suoi insegnamenti. Abiterò una meravigliosa casa, mio Padre mi sta già preparando il posto e io sono grato a entrambi per il grande privilegio. Dunque non mi occorre nessun'altra scuola e nè egida da frequentare, io sono già all'Università e non necessito di altro, seguo già il corso dei due più grandi Insegnanti, che si possano mai avere su questa terra ed in questa vita, per mezzo del terzo che è lo Spirito Santo, il mio educatore, la mia grande Guida che mi consiglia, mi corregge e mi edifica ma soprattutto mi da discernimento per distinguere sempre il bene dal male e non a caso si chiama il Consolatore. Mi convertii solo quel giorno, in cui mi venne assicurato prima, e constatato dopo che potevo avere una relazione diretta con Gesù senza intermediari e credere in Lui mi avrebbe assicurato il perdono dei peccati e la salvezza. Peccati passati, i presenti e anche quelli futuri. Futuri?! Si e lo capii solo nel tempo come potesse accadere, rendendomi conto del mio cambiamento: io sono sempre lo stesso ma se prima qualche peccato lo pianificavo, ora no, seppure sia sempre lo stesso peccatore, adesso semplicemente cado, cedo alla tentazione si ma non pianifico più e non c'è più programmazione. Concludendo e ribadendo una volta ancora, che non sono cattolico e nè appartenente ad alcuna altra denominazione o egida, non frequento nè chiese fatte da mani d'uomo ma solo quelle che si riuniscono in spirito, noi dunque, come pietre viventi che come dice la Parola di Dio, poggiano su Cristo chè è la pietra angolare. Io e Dio uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. E quando ho bisogno di alimentarmi, apro le Sacre Scritture, magari insieme agli altri fratelli e sorelle o faccio il numero 33.3 dove Geremia dice di rivolgersi in caso di necessità: "Invocami e io ti risponderò, e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili che tu non conosci". Amèn e Amèn!!! Ecco, relazione e non religione. Salvezza e amore, non precetti.
lan ✍️
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A Portrait Of Jianghu: Reincarnated Disciple
..." per qualche motivo che non mi spiego..."
Non mi spiego, ad esempio perché il drama si chiami A Portrait Of Jianghu: Reincarnated Disciple se non c'è né un ritratto, né si parla di reincarnazioni né tantomeno di discepoli. E' un titolo a caso? Hanno estratto da un sacchettino parole casuali e quello che è uscito è uscito?!
Oppure perché cambiano dinamiche degli eventi da un episodio all'altro? Perché questa serie sembra ambientata in un canile dove nessuno sa davvero recitare? Perché le persone non hanno reazioni umane e normali? Sono alieni?!
Non posso ahimè rispondere a queste domande e l'unica cosa che posso fare è chiudere questo abominio con il commento delle ultime tre puntate. Per poi andare a sbronzarmi per dimenticare di aver buttato 24 episodi della mia vita a vedere questa roba.
Partiamo verso il finale con Only Fans e Divini Codini con quest'ultima che imperterrita dai rifiuti ricevuti e facendo finta di non notare gli sguardi terrorizzati di lui, progetta la loro futura vita insieme. Una volta conclusasi il Torneo Birra Moretti, dice lei, scapperanno e vivranno insieme in una casetta nel bosco, lontani da tutti e tutto. Da soli. più che fuga romantica pare un sequestro.😐
Chiaramente questo piano scellerato che poggia su una relazione d'amore inesistente sarebbe facilmente risolvibile se Only Fans dicesse la verità alla ragazza. Ma - per motivi che non mi spiego - la serie decide di tirare avanti questa dinamica fino allo sfinimento.
Molte serie poggiano sui fraintendimenti tra i personaggi ma di solito durano 3 o 10 puntate massimo. A Portrait decide di vincere il premio "fraintendimento" più lungo della storia dei drama con questo malinteso che dura ormai da 20 puntate.
Venti lunghissime e interminabili puntate.
Spostiamoci dunque a questo fantomatico Torneo dove osserviamo i partecipanti fare a botte in dei ring per poi incoronare vincitori i 4 rimanenti.
Ovviamente sono combattimenti brutti come poche cose.
E - per motivi che non mi spiego - adesso, alcuni dei personaggi hanno dei "poteri" tipici dei wuxia. 😐 Ma onestamente non me ne frega assolutamente niente.
L'unica cosa degna di nota accaduta a questo carosello di brutture è il nostro Only Fans che proprio mentre stava perdendo, viene salvato da qualcuno che ferma il tempo e lo fa vincere. questo è barare sorella!
Goccia D'acqua! realizza scioccato il Padre delle Due Ariel. Divin Codini! dico io che ormai ho fatto 2+ 2 da diverse puntate e il colpo di scena l'ho visto arrivare da chilometri.
Siccome questo torneo da quattro soldi non serve unicamente per dare il Molo e la mano di Ariel Minore in matrimonio a qualcuno ma anche per riuscire a catturare Goccia D'acqua, il Padre delle Due Ariel comprende come mettere in pericolo il buon Only Fans possa essere un ottimo modo per stanare Goccia d'acqua.
Goccia d'acqua/Divin Codini che finalmente, all'alba di tre episodi dal finale, si sente rifiutare definitivamente da Only Fans.
Che potrei essere contenta se solo il ragazzo le avesse detto il PERCHé. Sai no, la storia dei due universi...di lui che è già fidanzato e innamorato di un altra... che questa ragazza morirà se Barbie Strega Bianca di Narnia dovesse essere uccisa... niente.
Ma sì... trasciniamolo fino alla fine dei nostri giorni.
A livello amoroso non è messa bene manco Ariel Minore che prigioniera di Barbie Anonima Sequestri, è condannata a subire le molestie del nano che già pensa di aver vinto il Torneo e di dichiararla sua moglie.
E qui c'è un altro fantastico cambiamento degli eventi rispetto alle puntate precedenti: si era detto che chi vinceva il Torneo si prendeva Molo e Ariel. Abbiamo visto la ragazza disperata di non poter scegliere la sua vita ed essere libera di vivere come vuole...
Ma in realtà, ora ci viene detto che c'è una scelta. Ossia Ariel deve scegliere il vincitore. Ed ecco perché lo switch tra le due sorelle e perché questa sta qui.
Ora... pure i bambini di due anni si rendono conto che questo cambiamento è nato in due secondi mentre gli sceneggiatori stavano sul cesso: in un Torneo c'è un vincitore. Uno. Non mille.
Tuttavia siccome, come vedremo a breve, alla fine restano in due, A portrait ha dovuto modificare la storia e dire che Ariel adesso può scegliere.
Un geniale cambio di sceneggiatura. Bravi. 😐
Che poi..porella Ariel. I finalisti alla sua mano sono rispettivamente: Trinciabue che ok è bravo e molto forte ma ha un quoziente intellettivo di un neonato. Poi c'è il Nano che mi mette i brividi in ogni scena e che festeggerò quando lascerà questa valle di lacrime, Only Fans che ama un altra ed è impelagato in una relazione tossica con Divin Codini ed infine un cieco. Io punterei al cieco. Sembra il più normale qui dentro.
E chiudiamo anche questo torneo: L'ultima prova è di Letteratura. E se qualcuno qui pensa a recitare poesie, scrivere temi o dimostrare talenti nell'eloquio...ovviamente si sbaglia.
Le prove sono rispettivamente quattro - suonare delle ciotole, gara di sbronza, composizione floreale e pittura- in modo tale che possano vincerne una a testa e decretare un vincitore, solo con un indovinello sparato completamente a caso.
Non so cosa c'entri il bere alcolici con la letteratura ma ho invidiato che almeno loro abbiano annegato i loro disagi nell'alcool. Beati loro.
Rimasti il Nano e Only Fans, accadono diverse cose una dietro l'altra:
Topolino ipnotizza Barbie Camorra per farle confessare i suoi crimini davanti a tutti mentre Il padre delle due Ariel fa attaccare Only Fans da degli uomini per vedere se di nuovo, Goccia d'acqua sarebbe venuta in suo soccorso. E accertata la cosa... niente. Questo non porta a nessuna conseguenza.
Come non porta a niente la confessione involontaria di Barbie CapoMafia, visto che la donzella di ripiglia e si riprende pure le parole che stava per dire.
Due scene TOTALMENTE inutili messe qui per allungare la solfa il più possibile. 😐
Stabilito l'ovvio, possiamo tornare alla storia, con Ariel che incorona come suo vincitore/marito... Only Fans. C
ome Only Fans?!
Eh sì, perché quella che doveva essere Ariel Maggiore scambiata per la Minore - che appunto doveva far vincere il Nano - è in realtà la vera Ariel Minore. E rimessa al suo posto fa esattamente quello che si era prefissata di fare: far vincere Only Fans.
Non solo: la ragazza è così sveglia che avendo compreso che Barbie Messina Denaro è troppo potente, si affida al padre che è più potente della Bionda per farla fuori.
Insomma: per fare fuori un potente ci vuole qualcuno ancor più potente.
Pertanto accusa Barbie 'ndrangheta di averla rapita e tenuta prigioniera fino a mo' e chiede al padre di darle vendetta. Non dice giustizia. Vendetta. Brava Ariel...sei l'unica che mi ha sempre dato soddisfazioni!
E' quindi ovvio che il Padre - Padrone e Signore di questa città - ordini alla polizia di arrestare Barbie Ergastolo senza prove né testimoni. Che poi... ma perché la Polizia dà retta a quest'uomo? anche se fosse il Sindaco/Capo della città, non dovrebbe seguire la legge?!
Comunque sia non sono stupita di come il piano della Nostra Bionda Preferita sia andato a puttane e lei sia nella merda: d'altronde nessun piano di Barbie Magica Accusa ha mai funzionato. Nessuno. Era quindi palese che manco questo sarebbe arrivato fino in fondo.
Barbie Magiche Certezze. ��
Ed è proprio qui che la nostra Bionda Signora Del Male ci offre un interpretazione che gli sarà sicuramente valsa un Oscar per la Recitazione al canile da dove l'hanno presa:
messa la muro e accusata da più parti, Barbie Disperazione ripercorre le 23 puntate passate, ammettendo sì di aver ammazzato/rapito/minacciato/ricattato un po' di gente... ma che l'ha fatto perché i personaggi di questa serie l'hanno costretta.
Lei ha solo fatto fuori il Padre di Only Fans dando inizio a tutta questa storia... ma sono gli altri i cattivi che le hanno ammazzato il fratello lasciandola sola e disperata a gestire la sua setta.
Un povera donna solitaria in mezzo al lupi cattivi: cosa doveva fare per salvarsi?
Se la serie sta cercando di fare femminismo la prego di smettere perché di femminismo Barbie non c'ha manco l'anima.
E' una scena straziante e drammatica - resa ancor più intensa dall'interpretazione densa di pathos e sentimento - di questo cartonato biondo con l'espressività di un sasso.
Vista la mal parata i due sgherri di Barbie Nostra Signora del Dolore intervengono per salvarla ed è qui che ho finalmente tirato una parola di entusiasmo per la Capa. Come detto prima, per uccidere un mostro ci vuole qualcuno che sia più mostro di lui.
La Capa della Polizia prima spara alla guardia con il mantello e poi anche al Nano. Così. Tenendo la pistola puntata all'orizzonte nonostante l'avversario gli arrivi alla vita. Ma non importa...finché il Nano muore sono disposta a chiudere un occhio anche sulla balistica.
Ma d'altronde la Capa è ormai ferrata con le armi da fuoco. Infatti, in una scena successiva, vediamo l'Emo della setta Daoke andare da Cazzo Duro per rivelargli finalmente la verità sulla morte dei genitori.
Per motivi che non comprendo onestamente.
Pensavo che confessasse come erano andate le cose per salvare Barbie Amore Mio ma poiché manco la nomina, non capisco i motivi di questa rivelazione.
O meglio, la capisco in termini di trama. Ma non di motivazioni del personaggio.
Comunque per farla brevissima: in passato l'Emo stava a casa dei genitori di Cazzo Duro. - Non so nemmeno il perché -
Genitori che sapevano dell'esistenza di Goccia D'acqua e che per questo il Padre delle Due Ariel ordina di far fuori. E così avviene: La Capa fa irruzione a casa dei genitori e ammazza tutti.
Ma l'ordine è partito dal Padre delle Due Ariel e quindi è da lui che Cazzo Duro si dirige, inferocito da queste scoperte. Anche perché aveva letto qualche episodio fa una lettera del padre che grondava miele sul Signore/Sindaco di questa città.
A sbarrargli il passo è la fidanzata - ormai ex - che di fronte alle accuse di Cazzo Duro ammette di avergli ammazzato male i genitori ma che l'ordine non è mai partito dal Padre delle Due Ariel. E' lei che ha capito male gli ordini. Cito testuale.
Coraggiosa la ragazza a prendersi la colpa di essere una subordinata scema e incompetente piuttosto che essere una cattiva che ha semplicemente fatto il suo lavoro.
Comunque sia, Cazzo Duro getta il suo cappello di poliziotto e se ne va. Single.
Ma meglio così perché a casa del Padre di Cazzo Duro sta andando in scena quella che dovrebbe essere una cosa drammatica ma che le scimmie che hanno fatto questa serie hanno fatto così male che pare comica.
Dopo esser tornata a casa e aver scelto il marito, Ariel Minore si mette subito all'opera per aiutare Only Fans a trovare questa benedetta Goccia D'acqua.
Fruga tra gli oggetti del padre, indaga e mentre è lì che rovista tra le scartoffie, arriva proprio il padre.
Che ora gli chiede: - "ma a proposito...non eri prigioniera di Barbie Sequestro fino a mo'? Come ti sei salvata e sei arrivata qui? mo' glielo chiediiii?????
E siccome il diavolo fa le pentole e pure i coperchi, la figlia rivela che si è salvata grazie ad Ariel Maggiore che è morta al posto suo. MORTA. Un personaggio è crepato e per nessuno è la prima cosa da dire alle persone? Al padre, ad esempio?
Ariel, io ti voglio bene. Sei la mia stella di questo abominio...ma Crist..!!! iano Ronaldo di Bhudda! Anziché incoronare Only Fans nelle scene precedenti, dovevi dire che tua sorella era appena stata ammazzata con del veleno da Barbie Grimilde.
Perché lo dici adesso??????
E' chiaro dunque che Barbie Ergastolo diventi quindi Barbie Ghigliottina con il Padre delle Due Ariel che l'ordina l'esecuzione capitale per la nostra Maria Antonietta dei Poveri.
Ovviamente senza prove, indagini o quantomeno processi. Sia mai...
Ma come è morta questa benedetta ragazza?
Ariel Maggiore, che aveva fatto accordi con Barbie Camorra per rapirne la sorella e prenderne il posto, all'ultimo si rende conto che in realtà sua sorella le vuole bene e decide perciò di salvarla. Tutta sta manfrina tra le sorelle è abbastanza sul vago poiché mai durante la serie è stata mostrata la gelosia della Maggiore. Ergo, quando la senti parlare di gelosia rimani un attimo confusa da questa nuova emozione che ciccia fuori all'improvviso.
Comunque vediamo una scena molto strana - che ovviamente non mi spiego - dove Ariel Maggiore dice a Barbie Anonima Sequestri di voler salutare la sorella prima che venga portata via. Non si capisce se Barbie sapesse che Ariel Minore venisse avvelenata o se ne fosse ignara e le sue guardie hanno fatto tutto alle sue spalle. Non sarebbe certo la prima volta che gli sgherri dei Capo Famiglia fanno cose di nascosto ai loro capi o ignorano palesemente i loro ordini.
Ma ci frega qualcosa di ciò?! assolutamente no.
L'unica cosa che non tollero è come questa morte sia avvenuta in sordina e non sia stata manco nominata da Ariel Minore fino a quando il padre non entra nell'argomento. Roba da galera.
Ma tornando agli sgherri che fanno quello che cazzo gli pare: nonostante i Daoke ordinino a Moby Dick di liberare Divin Codini - che era stata precedentemente rapita ma del cui destino onestamente non me ne frega niente - l'aberrante uomo la lega ai binari del treno per farla morire male.
E mentre posso apprezzare il tentativo di liberarsi di lei, non riesco a capire il perché Moby Dick ignori gli ordini del suo Capo né perché voglia ucciderla.
Gli ha fatto qualcosa? C'è del risentimento nascosto? Per quale cazzo di motivo Moby Dick dovrebbe ucciderla? altro motivo che non mi spiego
La notizia della futura morte di Divin Codini raggiunge Only Fans che corre assieme a Ron a salvarla ma...c'è un ma.
Nello stesso momento anche Barbie Ergastolo verrà giustiziata.
Salvare la psicopatica o la terrorista? questo è il dilemma.
Chiaramente io voto per Barbie Maria Antonietta al Patibolo visto che almeno è interessante. Fa cose. Certo, al 90% sono cose che le si ritorcono contro o non raggiungono il risultato sperato. Però almeno è proattiva. Divin Codini oltre a stare appresso a Only Fans e vivere in sua funzione, altro non fa. E' noiosa come la morte.
Only Fans vorrebbe salvare quest'ultima - almeno come amica/ conoscente - ma così facendo Barbie Comunione nell'altro Universo morirebbe. E siccome siamo venuti qui solo per LEI e siamo innamorati di LEI, Only Fans decide di salvare la Bionda.
Ma ci tiene a ricordare a lei e a noi che lo fa unicamente per la sua Barbie Comunione.
Anche se qualche episodio fa siamo venuti a conoscenza che tutto questo viaggio di Only Fans per salvare la sua amata era una truffa e quindi non sappiamo con certezza se sta cosa che se si muore in un universo si crepa anche nell'altro, sia vera.
Ma noi facciamo finta che sia vera perché ci piace il dramma.
E perché godo internamente che Divin Codini sia rimasta a bocca asciutta.
Segue poi un grande ritorno: direttamente dalla prima puntata rivediamo l'indimenticabile Action Man ancora vivo ma prigioniero di quella che è ormai assodato essere la Divin Codini dell'altro Universo. E non posso fare a meno di notare che il vizio di rapire e molestare Action Man non gli sia mai passato.
A quanto ho capito - ma non ci giurerei troppo - sta tizia ha rapito Action Man perché è l'unico modo che ha per comunicare con Only Fans. Inoltre ha mandato quest'ultimo nell'altro Universo dicendogli una balla ma non ho capito quale sia la puttanata: che se Barbie muore, muore anche la sua amata? Che Barbie era in pericolo? che la tizia con il segno rosso voleva uccidere Barbie?
A quanto ho intuito, la Divin Codini legata ai binari del treno, proviene dall'altro Universo - perché ha gli stessi poteri del lead - e la rapitrice di Action Man è la sua copia.
La Divin Codini che vediamo nel flashback con il Padre delle Due Ariel - ossia Goccia d'acqua - è la Nostra Divin Codini che però non è invecchiata di un giorno. Come è possibile?!
Dalle parole che la rapitrice di Action Man dice a Only Fans poi, viene fuori che "per salvare Barbie Comunione i due universi dovranno unirsi per diventare uno solo. Per infrangere il legame di vita e morte delle persone identiche nei due universi devi trovare la persona che li governa. " EHHHH???!!!!
Oh...un indovinello. Mi mancava. La ciliegina sulla torta di merd...a.
Chiaramente si sta riferendo a Divin Codini, la Regina degli Psicopatici e degli Ossessivi.
Ma se è sempre stata lei l'obiettivo, perché cazzo non si è fatta vedere in faccia la tipa del Tempo e non gli ha detto a Only Fans:-" oh, trova una uguale a me." perché sto rigirio di caviglie e segni rossi?!
Ok. Basta.
Alzo bandiera bianca. Io ho provato a capirci qualcosa, a stare attenta ma non solo le informazioni sono discordanti e si contraddicono tra loro ma se fanno pure il gioco delle tre carte per allungare appositamente la solfa, allora mi spiace ma basta.
Fanculo Divin Codini, Goccia d'Acqua, i piani della sacerdotessa del Tempo e pure Only Fans!!
Che poi...Divin Codini non ha manco bisogno di essere salvata visto che non solo è la Regina di sto cazzo ma ferma i treni con la sola imposizione delle mani. e provoca incidenti mortali. Povero treno.
La donzella infatti è super arrabbiata con Only Fans. Comprensibile.
Lei si è sbattuta un sacco per lui. Vive per lui. L'ha aiutato, curato, salvato e lui manco la protegge? Preferisce salvare Barbie che lei?!
Inserisco qui il fatto che questa maledetta tizia essendo anche lei dell'altro Universo e avendo visto l'arrivo di Only Fans nella prima puntata, ha sempre saputo che erano "compaesani" e NON GLI HA MAI DETTO NULLA. Perché?!
Inoltre Only Fans ha pure infranto la promessa che le aveva fatto precedentemente: quella che l'avrebbe salvata qualsiasi cosa le fosse successa.
Perciò questo incredibile drama si chiude con una Divin Codini in modalità Serial Killer - e con dei capelli improponibili. Perché dietro le stanno così? ha l'attaccatura dei capelli cementificata? - che ci fa pregustare, a causa della promessa infranta da Only Fans, il suo passaggio al lato oscuro della forza. Ci importa? onestamente no.
E si chiude così.
Finish.
Sì perché questa era solo la prima stagione. E spero che fosse anche l'ultima. Un finale con un colpone di scena che se onestamente non mi aspettavo, non riesce comunque a darmi la forza e l'intenzione di continuare questa storia.
Per me A Portrait finisce qui.
Che dire... uno dei drama peggiori che ho visto quest'anno.
A partire dalla recitazione imbarazzante per gran parte del cast con picchi tragici per l'espressività di Barbie, ad esempio. I dialoghi sono anche decenti ma certe volte confusi e più che illuminarti, ti mandano al manicomio.
La parte peggiore però è la sceneggiatura con scene senza senso, fraintendimenti portati all'eccesso, giri a vuoto senza alcun motivo, caos nelle dinamiche degli eventi, reazioni e motivazioni dei personaggi incomprensibili... e potrei continuare per ore e ore. Ma basta. Basta davvero...
Voto: 4
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Sto imparando a mie spese che l'unico modo per sopravvivere è stare in silenzio, non esporsi più di quanto ho fatto finora. A volte tenere per sé il dolore e il dispiacere è l'unica arma che si ha per difendersi dal mondo. Anche perché non sempre il mondo capirebbe. E allora scrivo. Per molti, tanti, saranno solo parole; per me è l'unico modo per liberarmi da un peso. Chi dovrebbe sapere non saprà, o immagino semplicemente che, se ha ancora un sentore di me in cuor suo, avrà già saputo. Per il resto sono solo chiacchiere. Per me sono parole pesanti come pietre, per gli altri aria che si confonde con altra aria. Non va bene così. Non dirò che va bene così, ma di fronte al non avere scelta c'è solo lo stare fermi. Buon Natale.
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Scorrendo tra i post patinati e luccicanti dei social, mi sono imbattuta in una di quelle frasi che si attaccano alla mente come una melodia ossessionante: 'Tu prima di tutto!'. All'inizio sembrava un inno all'autostima, un invito a prendersi cura di sé. Poi, sul finale, ho iniziato a percepire un retrogusto amaro. Perché quel 'prima di tutto' non è un invito all'introspezione, alla scoperta di sé, ma piuttosto un imperativo categorico a mettersi al centro della scena, a brillare più di tutti gli altri.
'Affinché gli altri non abbiano altra scelta che prendere parte alla tua felicità o guardarti splendere'. Ecco la formula magica che ci propongono. Un'idea di felicità egoistica, che si nutre dell'ammirazione altrui come una pianta carnivora. Ma la felicità, quella vera, non è un gioiello da esibire, è un giardino segreto che condividiamo con chi amiamo.
Questo 'io' che ci viene proposto è un castello di sabbia, che ha bisogno di continue tempeste di applausi per non sgretolarsi. Un castello che, per sentirsi importante, deve necessariamente oscurare gli altri. È come un bambino che piange più forte degli altri per attirare l'attenzione, senza rendersi conto che le sue urla finiscono per annegare la sua voce.
Ma l'amore per sé stessi non è egoismo, è consapevolezza. È come coltivare un bonsai, un piccolo albero che, con cura e attenzione, diventa un capolavoro di natura, portando serenità e bellezza a chi lo ammira.
Pensa a una casa: per invitare qualcuno a casa tua, devi prima averla costruita, arredata, averne cura. Non puoi certo invitarlo a vivere in un cantiere. Allo stesso modo, per offrire qualcosa agli altri, devi prima averlo sperimentato tu stesso. Come potresti consigliare un libro che non hai letto? Come potresti parlare di amore se non lo hai mai sentito sulla tua pelle?
L'amore per sé stessi e l'amore per gli altri sono profondamente interconnessi. Crescere nell'amore verso sé stessi ci permette di amare gli altri in modo più autentico e completo, e viceversa. Questa interconnessione è fondamentale per una vita appagante e significativa.
Quindi, la prossima volta che sentirai qualcuno ripetere 'tu prima di tutto', ricordati che la vera felicità non si trova isolandosi dal mondo, ma connettendosi con gli altri. E che l'amore, per essere autentico, deve essere condiviso.
Con questo non sto dicendo che dobbiamo imporre i nostri valori agli altri, ma che i nostri valori sono come una lente attraverso la quale percepiamo il mondo. È come indossare un paio di occhiali colorati: tutto ciò che vediamo sarà tinto di quella particolare sfumatura. Aver chiari i nostri desideri e le nostre necessità, ci permette di capire chi siamo davvero e di scegliere, consapevolmente, le persone con cui vogliamo condividere la nostra vita. Non è una questione di essere migliori o peggiori, ma di essere compatibili.
Purtroppo, spesso cerchiamo l'approvazione di chiunque incontriamo sul nostro cammino, senza renderci conto che questo ci rende dipendenti e insicuri. È come chiedere a un gruppo di estranei di dipingere il nostro ritratto. Ma la nostra identità non può essere definita dagli altri. Creare relazioni stabili e sincere significa prima di tutto conoscersi profondamente.
L'amore per sé stessi e l'amore per il prossimo non sono due binari paralleli, ma due radici dello stesso albero. Quando ci prendiamo cura di noi stessi, stiamo automaticamente costruendo le fondamenta per amare gli altri. È un errore pensare di poter amare gli altri se prima non abbiamo imparato ad amarci. È come voler costruire una casa senza avere i mattoni. E più a lungo continueremo a praticare un amore per sé stessi egoistico e narcisistico, più sarà difficile cambiare rotta. Questo atteggiamento è pericoloso perché rischia di consolidare abitudini negative che saranno difficili da sradicare, non solo in noi ma in chiunque ci circonda.
L'amore per sé stessi è sia la soglia d'ingresso in noi che l’uscita per incontrare il mondo. Siamo pronti ad attraversarla con la nostra vera essenza?
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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https://www.tumblr.com/hollowforhollow/766974943790612480/levireonhato?source=share
Sin dal primo momento in cui posiamo il nostro sguardo sul mondo, percorriamo una strada costruita già in precedenza da qualcun altro per noi, fino a che non iniziamo ad avere facoltà cognitive sufficienti per potercela costruire da soli. O almeno è così che dovrebbe essere per tutti; esiste una remota possibilità che ci sia qualcuno non totalmente soddisfatto del percorso che ha intrapreso, perché qualcun altro ha deciso perfino che cosa sarebbe diventato, contro la sua volontà. Per alcuni il percorso potrebbe essere tortuoso sin da subito, non sempre si può nascere sotto a una buona stella. A volte si inciampa sui propri passi, e se per qualcuno non è difficile rialzarsi e affrontare il domani, altri invece se ne rimangono a terra impossibilitati a mettersi di nuovo in piedi. Molto spesso la strada principale si può ramificare in tante altre, e la scelta su quale sia quella più giusta da percorrere diventa poi più difficile di quanto possa sembrare. Com’è strana la vita, davvero buffa, anzi, Levi oserebbe definirla grottesca al limite della decenza. Ci si deve aspettare di tutto, ma non si è preparati a /niente/. Magari è una decisione presa da qualcun altro, svoltare a destra anzich�� sinistra, imboccare una strada diversa dal solito, una penna che cade, un bacio inaspettato, una morte improvvisa. E d'un tratto il tuo destino cambia, non sei più dove dovresti essere, le azioni mutano, l'esistenza prende una piega diversa ed accade il mondo, però non lo intuisci subito, ma solo quando il tempo è trascorso e ti guardi indietro. Comprendi che tutto era stato già deciso sin dall'inizio, non da te, non da terzi, era già deciso e basta e il giovane Reonhato non aveva mai avuto altra scelta. Non era mai stata una persona fortunata e questa convinzione si fece sempre più prepotente in lui, che in quegli anni, nel bene o male era sopravvissuto, lontano dalla sua casa, lontano dalla sua famiglia, lontano da tutto ciò che lo avrebbe reso debole, da tutto ciò che amava e che sempre /amerà/.
Adesso Rupenera era la sua nuova casa, Rupenera era tutto fuorché /casa/. Non doveva far altro che accettare questa brutta realtà.
Il corvino affondava i piedi nella sabbia, alternando movimenti circolari a calci energici, i quali sollevavano i numerosi granelli creando un velo color ocra che si dissolveva in un battito di ciglia. Nonostante tutto ciò che gli stava accadendo dentro la sua testa, Levi in quel momento si sentiva bene, dimenticandosi per pochi istanti quella rabbia impotente ed incancrenita che lo attanagliava dentro da un sacco di tempo. Improvvisamente, la pace venne interrotta e per quanto fosse stata breve, per lui era stata davvero intensa. Qualcosa lo scosse nel profondo: non c’era bisogno di chissà quale udito per riconoscere quella voce e per la prima volta aveva udito un suono che non fosse quello del vento, portando la propria attenzione sulla figura. Dietro quei ciuffi rossi aveva trovato due iridi accesi di una curiosità inquietante che lo trafissero come lame acuminate: talmente infuocate da sembrare braci ardenti, originarie degli abissi dell'inferno. Dall'aspetto sembrava un demone peccatore, e con un ampio sorriso sfoggiava denti aguzzi.
«/Dimitri/», rispose talmente freddo e apatico da far venire i brividi. In realtà era un po’ sorpreso di incontrarlo, proprio qui.
«Tch» commentò semplicemente. Beh, che cosa dovevamo aspettarci da lui, un ragazzo di pochissime parole. Si rese conto troppo tardi che le trame del suo destino avevano preso ad essere imbastite ancor prima che se ne rendesse effettivamente conto e lo avevano portato fino a Dimitri. Perché proprio lui?
«Cos’è, la vecchiaia ti sta rimbambendo, per caso? Non ti ho più visto, credevo fossi andato in pensione», che simpaticone eh, non cambierà mai. Forse era questo il bello, nonostante tutto.
«Dunque, sei ancora alla conquista del mondo?»
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Oggi la si chiama "resilienza", una volta la si chiamava "forza d´animo", Platone la nominava "tymoidés" e indicava la sua sede nel cuore.
Il cuore è l´espressione metaforica del "sentimento", una parola dove ancora risuona la platonica "tymoidés".Il sentimento non è languore, non è malcelata malinconia, non è struggimento dell´anima, non è sconsolato abbandono. Il sentimento è forza. Quella forza che riconosciamo al fondo di ogni decisione quando, dopo aver analizzato tutti i pro e i contro che le argomentazioni razionali dispiegano, si decide, perché in una scelta piuttosto che in un´altra ci si sente a casa. E guai a imboccare, per convenienza o per debolezza, una scelta che non è la nostra, guai a essere stranieri nella propria vita.
La forza d´animo, che è poi la forza del sentimento, ci difende da questa estraneità, ci fa sentire a casa, presso di noi. Qui è la salute. Una sorta di coincidenza di noi con noi stessi, che ci evita tutti quegli "altrove" della vita che non ci appartengono e che spesso imbocchiamo perché altri, da cui pensiamo dipenda la nostra vita, semplicemente ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no.
Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere amati ci fanno percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l´animo si indebolisce e si ripiega su se stesso nell´inutile fatica di compiacere agli altri. Alla fine l´anima si ammala, perché la malattia, lo sappiamo tutti, è una metafora, la metafora della devianza dal sentiero della nostra vita. Bisogna essere se stessi, assolutamente se stessi.
Questa è la forza d´animo. Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte la nostra ombra. Che è poi ciò che di noi stessi rifiutiamo.
Quella parte oscura che, quando qualcuno ce la sfiora, ci sentiamo "punti nel vivo". Perché l´ombra è viva e vuole essere accolta. Anche un quadro senza ombra non ci dà le sue figure. Accolta, l´ombra cede la sua forza.
Cessa la guerra tra noi e noi stessi. Siamo in grado di dire a noi stessi:
"Ebbene sì, sono anche questo". Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d´animo e la capacità di guardare in faccia il dolore senza illusorie vie di fuga.
"Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte", scrive Nietzsche.
Ma allora bisogna attraversare e non evitare le terre seminate di dolore.
Quello proprio, quello altrui. Perché il dolore appartiene alla vita allo stesso titolo della felicità. Non il dolore come caparra della vita eterna, ma il dolore come inevitabile contrappunto della vita, come fatica del quotidiano, come oscurità dello sguardo che non vede via d´uscita. Eppure la cerca, perché sa che il buio della notte non è l´unico colore del cielo.
Di forza d´animo abbiamo bisogno soprattutto oggi perché non siamo più sostenuti da una tradizione, perché si sono rotte le tavole dove erano incise le leggi della morale, perché si è smarrito il senso dell´esistenza e incerta s´è fatta la sua direzione. La storia non racconta più la vita dei nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.
Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Siamo persino riconoscenti al ritmo del lavoro settimanale che giustifica l´abituale lontananza dalla nostra vita. E a quel lavoro ci attacchiamo come naufraghi che attendono qualcosa o qualcuno che li traghetti, perché il mare è minaccioso, anche quando il suo aspetto è trasognato.
Passiamo così il tempo della nostra vita, senza sentimento, senza nobiltà, confusi tra i piccoli uomini a cui basta, secondo Nietzsche: "Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute".
Perché ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Vivere a lungo è diventato il nostro ideale. Il "come" non ci riguarda più, perché il contatto con noi stessi s´è perso nel rumore del mondo.
Passioncelle generiche sfiorano le nostre anime assopite. Ma non le risvegliano. Non hanno forza. Sono state acquietate da quell´ideale di vita che viene spacciato per equilibrio, buona educazione. E invece è sonno, dimenticanza di sé. Nulla del coraggio del navigante che, lasciata la terra che era solo terra di protezione, non si lascia prendere dalla nostalgia, ma incoraggia il suo cuore. Il cuore non come languido contraltare della ragione, ma come sua forza, sua animazione, affinché le idee divengano attive e facciano storia. Una storia più soddisfacente.
Umberto Galimberti
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CHI VUOL ESSERE GIORNALISTA?
Non sono esperto di ambiente, nemmeno lo sono di strategie di guerra, manco capisco di economia, di medicina poi, non ne parliamo proprio. Praticamente, sono un ignorantone dei più accaniti. L'ultimo che mi ha definito: "intellettuale" lo ha fatto per offendermi. Ma i giornalisti no, loro possono parlare su tutto. Di solito, tizi così, li vedi in televisone, a condurre talkshow e a fare domande ad altri giornalisti. Domande intelligenti, tipo: "ma tu come la vedi...", segue piccola pausa, uno sguardo alla telecamera, e poi continua: "cosa pensi di questa alluvione..." altra pausa, "ma secondo te..., ma dico..., cosa si può fare per evitare queste catastrofi, siamo sempre alle solite? Tu come la vedi?"
Il giornalista di turno, solitamente qualche direttore di una testata scelta a cazzo, o qualche personaggio che deve pubblicizzare il suo libro, prende sul serio la domanda e fa una faccia compunta, di profonda riflessione, e tira fuori una risposta. Io sarò anche ignorante, ma i giornalisti italiani mi devono spiegare che scuole hanno fatto, perché mai dovrebbero avere risposte su tutto. Passano dalla orsa Jj4 al matrimonio di Carlo III, così discutono di economia, di bullismo, di virus e di guerra. Alcuni riescono addirittura a sembrare credibili, nonostante abbiano sparato sempre cazzate, vedi il duo Senaldi-Sallusti, due che stanno dentro le mutande di ogni talk tv come stanno due coglioni.
Io sarò ignorante, ma l'intelligenza non mi manca e ho il senso del limite e l'educazione di ascoltare chi ne sa più di me. Rispetto molto quelle persone che ad ogni domanda fuori dalla loro materia rispondono: "Non ne so niente, posso esprimere solo il mio parere.."
Come diceva Battiato: “Non voglio sentirmi intelligente ascoltando dei cretini, voglio sentirmi cretino ascoltando persone intelligenti.” @ilpianistasultetto
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Ho demolito tutti i ponti dietro di me per non avere altra scelta se non quella di andare avanti...
|| Fridtjof Nansen
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Devo tornare a stare bene senza di lui. Non posso continuare a vivere così, non faccio altro che piangere giorno e notte.
Non ho altra scelta!
È possibile tornare felici senza aver più bisogno di lui? Accettare di vivere senza averlo nella mia vita?
Devo farlo. Non sopporto che la mia felicità dipenda da un altro essere umano, nessuno ha questo potere perché è un essere fatto di carne e ossa come me.
Questo troppo legarmi a qualcuno mi ha distrutta, non riesco a perdonarmi di averlo permesso di nuovo. È mia la colpa, ho provato a non attaccarmi troppo e restare lucida, ma lo avevo fatto diventare il centro del mio mondo e il principale elemento capace di influenzare il mio umore.
Non mi sopporto per questo. Dubito che gli altri facciano lo stesso con me, vivono serenamente la loro vita che io ci sia o meno.
Devo cambiare. Devo essere più equilibrata. Basta!
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Ciao volevo rispondere all'anonimo che ti ha scritto riguardo Instagram, i vari social e le foto scattate dal tuo cellulare.
Caro Anon, anche io come la proprietaria di questo blog, non possiedo alcun social da diversi anni e solo recentemente sono tornata qui sopra, con questo blog.
Ripeto, anche io non ho social, ma per una semplice scelta personale. Soffro di ansia sociale da diverso tempo, e l'idea di fasciarmi la testa senza motivo e senza avere la possibilità di riscontrare i miei dubbi e pensieri, fa male alla mia salute mentale, ed in più avendo subìto bullismo durante il mio percorso scolastico, per me è fondamentale la serenità, e l'avere i social in passato me la ha tolta.
Altra cosa, anche io non ho un telefono pagato 1.500€ e passa, o magari, come fanno tanti, che lo pagano a rate pur di avere l'ultimo modello uscito.
A me interessa semplicemente, restare in contatto con mia mamma principalmente, perché vabbè il mio rapporto con la famiglia, da entrambe le parti è un po' un programma.. ed anche parlando di amici, non ne ho praticamente. Quei tre gatti che reputo come tali, mi calcolano quando hanno tempo, un po' perché convivono, un po' perché lavorano.
Quindi che senso ha avere un cellulare da 1.500€ fare le foto da super figa da pubblicare ed essere comunque infelici ed impossibilitati a cambiare la propria vita al di fuori di quel profilo?
Io non comprendo.
Chiedo scusa a te, ma sentivo che dovevo difenderti perché in qualche modo, non avendo social, mi sono sentita attaccata anche io.
Buona serata.
Non ti preoccupare, lo comprendo, però voglio anche dirti di non prendertela, ci sono abituata da sempre al fatto che faccia strano che non ho social per scelta, per loro suona di bugia.
Ci sono cose che valgono molto di più di un bel telefono, una bella foto o Instagram, e ci sono cose che nemmeno si possono comprare.
Grazie comunque, buona serata a te e un abbraccio 🩵
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