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#nocios
tastingforall · 1 year
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Boscarelli Il Nocio Vino Nobile di Montepulciano DOCG 2017
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rideretremando · 1 month
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"A chi gli ricordava che secondo Sartre Camus era di destra, pare che Sciascia una volta abbia risposto: “e allora vuol dire che è meglio la destra”. Credo si possa affermare che su certi temi Sartre ha scritto pagine di sottile intelligenza psicologica, e Camus pagine un po’ retoriche; che su altri temi, invece, Camus ha scritto pagine limpide e coraggiose, mentre Sartre, credendo di fare surf sull’onda più alta della Storia, ne ha giustificato grevemente e inutilmente la crudeltà. Ma il punto qui non è il giudizio sui due intellettuali francesi. Quello che importa, nell’aneddoto sciasciano, è l’alzata di spalle da parte di uno scrittore che certo con la destra non aveva nulla da spartire, dato che era nato alla coscienza civile difendendo i poveri dai soprusi dei “galantuomini”, e aveva speso la vita a riabilitare le vittime inermi del carcere, della tortura, dell’inquisizione. Ma ecco che siamo al cuore del problema: l’inquisizione, di cui purtroppo una parte della sinistra è stata l’erede. E dove non ha potuto adottarne le pratiche totalitarie, si è servita del loro surrogato più tipico: il ricatto. Fuori dalla trama del “Contesto”, innumerevoli Galano e innumerevoli Nocio hanno continuato ad affollare lo spazio pubblico del nostro Paese; e la loro frase preferita, quando si trattava e si tratta di squalificare i ragionamenti onesti ma sgraditi, è rimasta sempre la stessa: “guarda che così ti dimostri reazionario, guarda che così fai il gioco di…” (la destra, il capitale, i fascisti, i colonialisti, eccetera). Storditi da questa accusa viscida, quanti intellettuali della vecchia, della nuova o della declinante sinistra non si sono rassegnati subito alla posizione dell’interrogato che deve discolparsi, mettere le mani avanti, escogitare cavilli dialettici? Ma se si comincia così, al ricatto e all’umiliazione del pensiero non c’è mai fine: lo dimostra, a livello alto, la storia di un Fortini, la prigione in cui è rimasto chiuso suo malgrado. Invece Sciascia rifiuta di essere ricattato. “E allora vuol dire che è meglio la destra”, ribatte con la sua ironia di siciliano. Ovvero: ma che, credete di farmi paura, col vostro babau da preti? E’ un istinto, il suo: l’istinto della libertà. E nel caso lo esprime in poche parole - senza nemmeno bisogno di avvertire, come farà citando il suo Savinio durante le polemiche antimafia, che le proteste degli imbecilli “cadranno ai piedi della mia gelida indifferenza”. Purtroppo non abbiamo ancora imparato granché da questo Sciascia."
Matteo Marchesini
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laiperoconi · 2 months
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AGSHGWIS SNSVNSHSTEBLO SMCOY A MAYAT A TODOS EN VERFAD LOS ODIO AGGGGGV ESQ M ACUERDO I M DA CORAJE I LLORO LA ODIO JODETE ESTABA TAN BIEN MI MAÑANA SOLO QUERIA SUSHI Y CON SUS PUTAS PENDEJADAS SALE LA PUTA IDIOTA LA QUIEEO MUCHO, PERO LUEGO M HACE SENTIR TAN PUTAS HORRIBLE PINCHE FAMILIA D MIERDA EL UNICO Q ME TRATO BEIN FUE SU PUTO NOCIO ESTIYBHATSA PA CHINGADBAHAHAHQHJQHHGHGHHGG
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staystrong180499 · 7 years
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Día 09 de febrero ❤
Te amo demasiado, Cariño..
Eres tan indescriptible,
Son las 11:00 de la noche y estoy acostada en la habitación escribiendo esto para ti,
Pensando en ti,
Extrañándote como no tienes idea,
Con muchas Ganas de verte ahora mismo...
Con tan sólo verte, abrazarte, besarte, mirarte, observar tú sonrisa, escuchar tú Voz, estaría tan feliz, créeme que si..
Sólo te quiero a ti,
Sólo tengo ojos para ti y nadie más
Espero que te sientas cómodo conmigo,
Espero que ames cada letra que escribo para ti,
Espero que lo nuestro siga creciendo,
Con el favor de dios,
Te amo con todo mi corazón ♥
Mi corazón es tuyo, sólo debes cuidarlo,
Y tú corazón sólo espero que sea mío, solo mío y te lo cuidare,
No soportaría perderte por nada del mundo 🌏
Estoy completamente enamorada de ti,
Quiero todo contigo, Absolutamente todo...
- I'm Daniela
- Boyfriend
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neokysad · 7 years
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Aún no entiendo porque me tio me dice "Puedes contar conmigo como si yo fuera tu papá" mientras nalguea a mi mamá, eso me hace sentir incómodo.
MALDITO TIO
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tina-aumont · 3 years
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Cadaveri Eccellenti screencaps!!
Illustrious Corpses (Italian: Cadaveri eccellenti) is a 1976 Italian thriller film directed by Francesco Rosi and starring Lino Ventura, based on the novel Equal Danger by Leonardo Sciascia (1971). The film was screened at the 1976 Cannes Film Festival, but was not entered into the main competition.
Cast
Lino Ventura as Inspector Amerigo Rogas
Tino Carraro as Chief of Police
Marcel Bozzuffi as The lazy
Paolo Bonacelli as Dr. Maxia
Alain Cuny as Judge Rasto
Maria Carta as Madame Cres
Luigi Pistilli as Cusan
Tina Aumont as The prostitute
Renato Salvatori as Police Commissary
Paolo Graziosi as Galano
Anna Proclemer as Nocio’s wife
Fernando Rey as Security Minister
Max von Sydow as Supreme Court president
The film was released on 12th February 1976.
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sydmorrisonblog · 4 years
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JANARE
La janara, nelle credenze popolari dell’Italia meridionale, e in particolare dell’area di benevento, è una delle tante specie di streghe che popolavano i racconti della tradizione del mondo agreste e contadino.
Il nome potrebbe derivare da Dianara, la sacerdotessa di Diana, dea romana della Luna. Diana è una dea italica, latina e romana, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, protettrice delle donne, cui assicurava parti non dolorosi, e dispensatrice della sovranità. Spesso questa dea romana si fa corrispondere alla dea Artemide della mitologia greca, ma secondo alcuni studiosi la fusione fra le due figure avvenne solo in un secondo momento. Diana, dea della caccia, della verginità, del tiro con l’arco, dei boschi e della Luna, durante il sincretismo religioso dell’età imperiale venne ulteriormente identificata con altre divinità femminili orientali. Oppure dal latino ianua, porta: era appunto dinanzi alla porta, che, secondo la tradizione, era necessario collocare una scopa, oppure un sacchetto con grani di sale; la strega, costretta a contare i fili della scopa, o i grani di sale, avrebbe indugiato fino al sorgere del sole, la cui luce pare fosse sua mortale nemica.
Secondo le più antiche leggende, le streghe beneventane si riunivano sotto un immenso noce lungo le sponde del fiume Sabato; invocate da una cantilena, che recitava “‘nguento ‘nguento, mànname a lu nocio ‘e Beneviente, sott’a ll’acqua e sotto ô viento, sotto â ogne maletiempo“, tenevano i loro sabba in cui veneravano il demonio sotto forma di cane o caprone.
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La janara usciva di notte e si intrufolava nelle stalle dei cavalli per prendere una giumenta e cavalcarla per tutta la notte. Avrebbe avuto inoltre l’abitudine di fare le treccine alla criniera della giovane cavalla rapita, lasciando così un segno della sua presenza. Capitava a volte che la giumenta sfinita dalla lunga cavalcata non sopportasse lo sforzo immane a cui era stata sottoposta, morendo di fatica. Per evitare il rapimento delle giumente si era soliti, nel passato e ancora oggi, piazzare un sacco di sale o una scopa davanti alle porte delle stalle, poiché la janara non poteva resistere alla tentazione di contare i grani di sale o i fili della scopa e mentre lei fosse stata intenta nella conta sarebbe venuto il giorno e sarebbe dovuta fuggire.
Contrariamente a tutte le altre streghe, la janara era solitaria e tante volte, anche nella vita di tutti i giorni, aveva un carattere aggressivo e acido. Secondo la tradizione, per poterla acciuffare bisognava afferrarla per i capelli, il suo punto debole. A quel punto, alla domanda “che tie’ ‘n mano?”, cioè “cosa hai tra le mani?” bisognava rispondere “fierro e acciaro” in modo che non si potesse liberare; se al contrario si fosse risposto “capiglie'”, cioè capelli, la Janara avrebbe risposto “e ieo me ne sciulie comme a n’anguilla”, cioè me ne scivolo via come un’anguilla, e si sarebbe così liberata dandosi alla fuga. Inoltre si diceva che a chi fosse riuscito a catturare la janara quando era incorporea avrebbe offerto la protezione delle janare sulla famiglia per sette generazioni in cambio della libertà.
Si accreditava alle janare anche la sensazione di soffocamento che a volte si prova durante il sonno: si pensava infatti che la janara si divertisse a saltare sulle persone cercando di soffocarle, e si diceva che accadesse soprattutto ai giovani uomini. Inoltre si riteneva che i bambini che avessero manifestato improvvisamente deformazioni nel fisico, fossero stati nottetempo passati attraverso il treppiede che si usava nel focolare per sostenere il calderone. “La janara ll’è passato dinto ‘u trepète”, la janara lo ha fatto passare attraverso il treppiede.
Probabilmente la leggenda nacque nel periodo del regno longobardo su Benevento, poiché anche se quasi tutti gli abitanti della città si erano convertiti al cristianesimo, alcuni veneravano ancora in segreto gli dei pagani, in particolare le dee Iside, Diana ed Ecate il cui culto è ancora testimoniato da monumenti sparsi per la città. Dopo l’arrivo dei longobardi, che pure erano devoti a culti primigenii, alcuni dei pagani rimasti si unirono a loro nel culto degli alberi presente nella religione longobarda e nel culto della vipera dorata cara ad Iside; da qui, probabilmente, nacquero le leggende delle orge infernali che si tenevano le notti di sabato sotto l’enorme noce.
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In ogni paesino del Sannio beneventano esistono svariate storie sulle janare ma si assomigliano molto tra di loro, variando spesso solo per il luogo in cui è avvenuto il fatto e per il dialetto in cui viene raccontato. Ovviamente ogni paesino ha la sua strega. Altra storia correlata alla figura della janara è quella che identifica un metodo pressoché infallibile per riconoscerle quando sono in sembianza umana: secondo questa diceria, basta recarsi alla messa della notte di Natale e, una volta terminata, uscire ed attendere per vedere le ultime donne che abbandonano la chiesa. Secondo la storia queste sarebbero le janare che, in forma umana, hanno assistito (per una sorta di contrappasso mistico-religioso) alla funzione più sacra di tutta la cristianità.
Oltre alle janare vi sono altri tipi di streghe nell’immaginario popolare di Benevento. La Zucculara, zoppa, infestava il Triggio, la zona del teatro romano, ed era così chiamata per i suoi zoccoli rumorosi. La figura probabilmente deriva da Ecate, che indossava un solo sandalo ed era venerata nei trivii (“Triggio” deriva proprio da trivium). Vi è poi la Manalonga (dal braccio lungo), che vive nei pozzi, e tira giù chi passa nelle vicinanze. La paura dei fossi, immaginati come varchi verso gli inferi, è un elemento ricorrente: nel precipizio sotto il ponte delle janare vi è un laghetto in cui si creano improvvisamente gorghi, che viene chiamato il gorgo dell’inferno. Infine vi sono le Urie, spiriti domestici che ricordano i Lari e i Penati della romanità.
Come tutti gli esseri magici, ha carattere ambivalente: positivo e negativo. Conosce i rimedi delle malattie attraverso la manipolazione delle erbe, ma sa scatenare tempeste. Appartiene cioè ad un universo estraneo a quello umano e per questo temibile ed incomprensibile come tutto ciò che è diverso. Si distinguevano, infine, janare cattive e janare buone. Le prime facevano le cosiddette “fatture”, mentre le altre le disfacevano. Solitamente le buone erano quelle che avevano avuto figli. La janara solitamente era una esperta in fatto di erbe medicamentose: sapeva riconoscere tra le altre anche quelle con poteri narcotici oppure stupefacenti, che usava nelle sue pratiche magiche, come la fabbricazione dell’unguento che le permetteva di diventare incorporea con la stessa natura del vento.
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depositots4 · 5 years
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C’è ‘sto tizio che perseguita Sofia, la segue ovunque, la invita ogni giorno ad uscire, si autoinvita a casa. @Tizio ma tu non hai da studiare? No?
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Livia non sembra troppo felice della visita di Tizio
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Tizio cerca di fare amicizia, ma a Livia non piacciono i maschi etero basic.
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Poi ho capito il motivo, e me lo ha indicato il gioco. GIOCO PLZ, QUESTA È UNA PARTITA DI PROVA, NON FARMI FISSARE.
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Nel frattempo Sofia ha offerto in dono alla statua della scuola un casatiello. La leggenda dice che così si possano migliorare i voti. La leggenda mente, la statua ti regala solo lo stato “concentrato” per farti studiare più volentieri.
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Il giorno dopo (in piena notte, per rendere il tutto più inquietante) dei loschi individui usciti da assassin’s creed si appostano fuori casa.
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E ci fanno un’offerta che non possiamo rifiutare
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E fu così che Sofia entrò nell’ordine degli assassini.
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Anche Livia si è unita ad un gruppo, quello degli ultras della sua università.
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Il suo compito è deturpare le statue, cosa che non farebbe MAI se si trattasse di roba storica, ma si tratta di arte moderna, tutta robba milanese, quindi stica.
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Nel frattempo Sofia mi fa capire che non è entrata nell’ordine degli assassini, ma che si tratta proprio di una setta. Tra poco si metteranno a danzare attorno ad un albero di noce e reciteranno "'nguento 'nguento, mànname a lu nocio 'e Beneviente, sott'a ll'acqua e sotto ô viento, sotto â ogne maletiempo"
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Quanto può essere bella in questi abiti inquietantissimi? ♥♥♥
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Arriva anche Bianca, si annoiava a stare a casa, e non aveva mai assistito ad un sabba. 
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E si mette ad insultare Sofia. Esattamente come hai fatto a riconoscerla?
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“We bella stai attenta che potresti finire sull’altare dei sacrifici”. “Gnegnegnegne”.
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cristinalopez123 · 5 years
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feliz año de ser nocios danny, yo se que posiblemente ni te importe, pero a mi si, se que no soy tu novia y me gustaria serlo, me duele mas de lo que crees solo por que. . .olvidalo solo no soy suficiete para ti
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laiperoconi · 3 months
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Ya kensou chava i no tengk nocio
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guguvieira · 3 years
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Equinócio de Primavera
O Equinócio de Primavera acontece em 22 de setembro de 2021 às 16h20. Ele é um fenômeno astronômico que marca o início da primavera e costuma acontecer entre os dias 22 e 23 de setembro. No dia do equinócio de primavera, o dia e a noite têm a mesma duração. Essa característica deu origem ao seu nome, porque a palavra equinócio é formada do latim, em que houve a junção de equi, que significa “igual”, e nocio, que significa “noite”.
Características da Primavera
No hemisfério sul, onde está localizado o Brasil, a primavera é caracterizada pelo desabrochar das flores, chuvas e pelo aquecimento da temperatura. Nessa estação, o clima é mais ameno, ou seja, não tão quente quanto no verão, e nem muito frio como no inverno. Essa época é muito apreciada por boa parte das pessoas, pois a natureza fica mais colorida com flores de variados tipos. Por conta disso, é um período conhecido também como "estação das flores".
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dreamlaluzbe · 3 years
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La casa eea super grandee otra vez, tenia el lavadeeo garage y ahi una cafetera que nunca habia desenchufado y estava haciendo andar todo mal.
unos nenes se metian en ese terrenoa robarme y el vecino carlos me llamaba para ver si mi mama me daba con que pintar los cuadroa para q sean imperables tenia un monton de cuadeos y algunos eran tematxa juani
Juani habia venido antes a garchar se habia ido peeo no me habia nidesbloqueadi
Y no se xke estaba nicolas en casa a cada rato sonava el timbre peor no era naddue
Jasta q lo veia venir por la ventana y le dexua q espere ahi subia a hablar cob nico y decirle q mi NOVIO habia venido que antes no era mi nocio pero ese dia nos habiamos arreglado q baje lo saludw sin decielw nada y se vaya
Y no sw lo tomaba muy biwn pero lo hacia
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ilove13 · 3 years
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Martes 22 de junio del 2021, una tarde soleada después de la lluvia, me senté en el sofá y de repente me quedé dormida, Soñé que estaba en el 2019,estaba la canción de maluma "Como hacerte entender, que conmigo tu te ves mejor", yo estaba despreocupada en una tarde nublada pero calurosa en cervecería chapultepec de la calle pedro figueroa, con Mayra(mi ex mejor amiga) y con su pretendiente, (una semana exactamente despues de haber ido a la playa y de ir a guadalajara), por ahi del mes de agosto, era martes 6pm, de repente me quedé pensando en todo lo que había logrado, y lo lejos, sin preocupaciones pues mi ultimo ex novio solo eta Néstor (quiem ahora está en el cielo) (y lo menciono porque mis otros 2 nocios siguientes fueron una toxicidad horrible) no existían más hombres, mi vida era muy calmada y tranquila. De repente me dice la mesera que si pediré otro clamato y otra corona y le dije que si, pero que si me permitía ver su cel porque el mío se quedó pila, era el 2019... No me asusté, solo me puse a pensar todo lo que viví en ese tiempo, no se compara nada a todo lo que tengo ahorita y aunque en ese entonces tenía mucha tranquilidad y paz en mi vida, no quisiera regresar, pues todo este tormento me ayudó a crecer, a ser mejor, a aprender...
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hrmhm · 4 years
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MUESTRA (I)
MUESTRA 1
 He elegido la actividad final de la asignatura de “Conceptos Fundamentales en Didáctica LE” impartida por Jaume Batlle y fue realizada junto mi excelente compañera Marta Padilla con la que aprendí no solo conceptos referentes a la asignatura, sino también en cuanto a la redacción de documentos académicos.
 De la muestra he elegido el siguiente fragmento, puesto que debido a su extensión no puedo incluir la actividad completa:
 FRAGMENTO 4
La primera noción de lingüística funcional apareció en los años 50 cuando autores como Firth y Halliday se centraron en qué funciones tiene la lengua cuando la utilizamos en un contexto concreto. No obstante, fue Austin con su teoría de los actos de habla quién estableció patrones de actuación lingüística para que los alumnos aprendiesen a “hacer cosas con las palabras”. Nació así el primer concepto de función lingüística que, posteriormente, se cristalizó en The Threshold Level (1975), publicado por Van Ek por encargo del Consejo de Europa, para unificar criterios en el aprendizaje, enseñanza y evaluación de lenguas. Con esta obra se establecía por primera vez una gradación de dificultad a partir de funciones lingüísticas esenciales que el aprendiente debía dominar para lograr un nivel umbral de competencia en la LE. Esto crea un punto de inflexión en la didáctica, puesto que se establece la primera aproximación a programas de orientación comunicativa.
Todo ello conforma la base de los programas nocio-funcionales con los que: se busca la práctica contextualizada de los actos de habla y las funciones lingüísticas, se definen, por un lado, los objetivos de la enseñanza-aprendizaje partiendo de las necesidades de los aprendientes y, por otro, los contenidos a través de los niveles de competencia, se favorece el trabajo grupal y se fomenta la autonomía del aprendizaje. Asimismo, se desarrolla un sistema de evaluación que tiene en cuenta el contexto de las producciones lingüísticas. Estas características han sido y son de vital importancia para la formación del profesorado, ya que favorecen un marco para que este desarrolle su metodología, y para la elaboración de currículos, sílabos y libros de texto con orientación comunicativa.
En este aspecto cabe destacar la importancia de la creación del MCER[1] que se centra especialmente en una sistematización de los niveles de referencia clara y coherente, llevando a cabo una progresión sistemática en el aprendizaje, y el PCIC[2] que establece un plan curricular a partir de los niveles de referencia, teniendo en cuenta aspectos lingüísticos, discursivos, pragmáticos, sociolingüísticos y culturales. Ambos son documentos de referencia de vital importancia para la práctica docente y el diseño de materiales.
Estas cuestiones nos hacen reflexionar sobre nuestra práctica docente porque intentamos en la medida de lo posible cubrir las necesidades de aprendizaje de nuestros aprendientes con la finalidad de que lleguen a ser comunicativamente competentes. Tratamos de desarrollar su dimensión como agentes sociales, hablantes interculturales y usuarios de la lengua implicados en su aprendizaje para que puedan desenvolverse exitosamente en contextos reales de LE. A su vez, fomentamos no solo la motivación y autonomía en la construcción e interpretación de manera creativa del contenido de la materia, sino actividades que estén enfocadas en la cooperación e interacción entre iguales donde el docente interviene como mediador. En definitiva, todo ello nos ayuda a reflexionar y planificar qué muestras de lengua aprenden nuestros alumnos y para qué fin deben ser aprendidas.
[1] MCER: Marco Común Europeo de Referencia para las Lenguas: Aprendizaje, Enseñanza, Evaluación (Consejo de Europa, 2002)
[2] PCIC: Plan Curricular del Instituto Cervantes. Niveles de referencia para el español (Instituto Cervantes, 2007)
He elegido esta muestra porque considero muy importante en mi formación que se asienten las bases del origen de la enseñanza de LE. En este sentido he podido aprender las distintas ideologías y métodos utilizados hasta nuestros días.
 La realización de esta actividad me ha permitido realizar una reflexión sobre por qué un enfoque comunicativo es adecuado para el aprendizaje de una LE. Asimismo, el recorrido de las distintas épocas con lo que conlleva el conocimiento de las inquietudes de la sociedad que vive en ese momento, me ha hecho replantearme cuán importante es también tener en cuenta el contexto donde impartimos nuestra enseñanza ELE. Este hecho nos muestra que para la enseñanza de una LE se deben tener en consideración qué necesidades, qué intereses tienen sus aprendientes para que su aprendizaje sea efectivo y cumpla con las necesidades de la sociedad en la que viven.
 Me ha parecido muy interesante a su vez en la realización de esta actividad los vestigios que de cada época han llegado hasta nuestros días como, por ejemplo, el Método Directo, mediante el cual el aprendiente induce la regla gramatical de la observación de los ejemplos. Desde mi punto de vista, no debe rechazarse ningún método como bueno o malo, sino que creo que debe ser adaptado a cada contexto y en sí a las necesidades de los aprendientes. Es decir, se puede utilizar en nuestras aulas un poco de cada método e ideología dependiendo de qué tipo de actividad y en qué momento de nuestra secuencia de enseñanza se aplique. Creo que esta puesta en escena me ha hecho darme cuenta de la necesidad de la flexibilidad cuando impartimos una sesión de ELE porque considero que al final tenemos que encontrar un camino intermedio para para que los aprendientes puedan ser comunicativamente competentes.
 He elegido en particular este fragmento porque el concepto de función lingüística ha sido relevante, desde mi punto de vista, para la realización de manuales y evaluación de nuestros aprendientes teniendo en cuenta el enfoque comunicativo. Es decir, con este concepto se puede evaluar y se puede impartir la enseñanza ELE teniendo en cuenta un contexto concreto de la vida cotidiana en el cual cualquier hablante nativo sería partícipe de la situación. De este modo, nuestros aprendientes pueden aprender situaciones reales en su proceso de aprendizaje de LE.
 En resumen la realización de esta muestra me ha hecho realizar una reflexión sobre la evolución de la enseñanza de una LE hasta nuestros días. En la que a su vez me ha hecho considerar la sociedad en la que imparto mi enseñanza ELE, el contexto y fines que persiguen mis aprendientes para que su proceso de aprendizaje sea lo más adecuado posible para conseguir que sean comunicativamente competentes. Al fin y al cabo, el aprendizaje de una lengua persigue que la comunicación sea efectiva entre distintas sociedades y culturas.
MUESTRA 2
 Como segunda muestra quiero presentar la primera actividad que realicé en la asignatura de “Metodología de ELE: Destrezas, Actividades y Técnicas“ impartida por Azahara Cuesta. Se trata de una actividad individual en la que se debía visionar unas grabaciones, correspondientes a tres momentos de tres clases diferentes. En cada video se debía analizar un aspecto que afecta a la gestión en el aula. En mi trabajo decidí escoger el discurso del profesor porque me preocupa este aspecto para la gestión de mi aula.
 Solo he incluido las dos que más relevantes me resultaron.
 Descripción fragmento 1: Se trata de una secuencia de 9:53 minutos de duración de una clase impartida por Berta Sarralde, profesora de ELE y formadora de profesores. En primer lugar, la docente realiza una pregunta de contacto para romper el hielo: “Bueno chicos, ¿qué tal?”. A continuación, pregunta a sus alumnos si saben de qué época van a hablar hoy. Algunos alumnos responden y ella mediante el gesto del número seis con los dedos, los ayuda a dar la respuesta. A continuación, la profesora pregunta qué les sugiere los años 60. De esta manera los alumnos pueden evocar los conocimientos previos. Los alumnos comienzan a contestar la pregunta de la profesora y ella lo va anotando en la pizarra. Después, ella reconduce el tema para hablar sobre el año 68, puesto que la canción que escucharán posteriormente tratará esta temática. Una vez terminada, la profesora da instrucciones de la actividad de audio, donde los alumnos deberán anotar los aspectos estéticos, culturales y políticos. Una vez terminada la audición corrigen por parejas.
Análisis fragmento 1: En este fragmento se puede observar que se trata de un contexto de enseñanza no reglada, de inmersión y que los alumnos tienen edades comprendidas entre 20-30 años y son de distintas nacionalidades. El tipo de discurso es generado y aportado cuando los alumnos escuchan la canción. En la grabación observada el discurso de la profesora es como instrumento de aprendizaje al realizar sus intervenciones en la lengua meta. Asimismo, es como instrumento de enseñanza mediante la realización de preguntas y correcciones. Además, su discurso es como instrumento de organización mediante la implementación de las actividades. Se ha observado que la profesora cuando realiza las instrucciones modifica su discurso en los siguientes aspectos: su vocabulario es más básico, hay menos oraciones subordinadas y tiende a repetir los datos importantes de la actividad. Por ejemplo, en la instrucción de la actividad de audio: “¿qué vamos a hacer? Vamos a escuchar una canción, vamos a escuchar una canción que habla de los años 60 y especialmente del mayo francés. Mhm. Primero aquí está la letra, pero vamos a verla. Doblar por aquí. Ahora os explico”. La profesora evita el efecto eco. Es utilizado para correcciones de pronunciación (alorepetición1 ), como por ejemplo cuando un alumno pronuncia hippie y ella dice como en español y repite: “jippie”. Otro ejemplo, cuando los alumnos no son capaces de saber cuál es el término flequillo. En primer lugar, la profesora pregunta: ¿cómo se llama esto?”. Se señala constantemente su flequillo. Un alumno dice: “flecha” y ella hace gesto como de más o menos y comienza con “fle, flequillo”. Ella vuelve a repetirlo: “¿Eh? Flequillo. Muy bien”. Se puede comprobar que el modelo de discurso es constituido por Iniciación-Respuesta-Evaluación y el tipo de preguntas que utiliza son de tipo procedimentales por ejemplo tras:    
1. Alo-repetición: Cuando se repite lo emitido por otros. González Argüello, M.V. (2011) La repetición en el discurso del profesor de ELE: formas y funciones. ELUA 25, 205-234. doi: 10.14198/ELUA2011.25.07
 2. explicaciones pregunta: “¿entendéis más o menos?,¿sí?”. También convergentes como:” ¿os suena?”, “¿sabéis?”. Hay preguntas divergentes como: “¿qué más y a ver de los años 60?” y didácticas, como, por ejemplo: “¿sabéis cómo se llama pelo largo?”, “¿conocíais esta palabra?”. De esta manera, podemos comprobar que la profesora con el uso de preguntas didácticas y convergentes pretende la introducción y comprensión de nuevo vocabulario para que posteriormente la escucha de la canción sea lo más comprensible posible. Asimismo, con la pregunta divergente qué conocéis sobre los años 60 fomenta la comunicación y la implicación y participación de sus alumnos. Igualmente, la profesora fomenta el aprendizaje cooperativo mediante la lluvia de ideas en la actividad de contextualización y por último promueve la interacción entre pares, por ejemplo, en la actividad final de la grabación, donde los alumnos comprueban sus anotaciones en parejas.
Descripción fragmento 2: Se trata de una secuencia de 22:17 minutos de duración de una clase impartida por Jaume Batlle. El profesor realiza preguntas de contacto para romper el hielo, como, por ejemplo: „ ¿qué tal? “¿qué hiciste ayer para estar tan cansada? “. A continuación, el profesor mediante una palmada y un „okey “da comienzo a la contextualización para ello nombra a aquellas alumnas que sabe que tienen trabajo, puesto que la sesión será dedicada al mundo laboral. Posteriormente da instrucciones de las actividades posibilitadoras, en las que tendrán que: buscar palabras relacionadas con el trabajo. Posteriormente deben elegir de las anteriores palabras, cuáles son profesiones. A su vez deben explicar qué cualidades deben tener para para ejercerlas. Las actividades son corregidas en voz alta. Por último, el profesor explica el objetivo de la tarea final, en la que las alumnas tendrán que realizar una entrevista laboral.
Análisis fragmento 2: En este fragmento se puede observar que se trata de un contexto de enseñanza no reglada, de inmersión, las alumnas tienen edades comprendidas entre 20-30 años de distintas nacionalidades. El tipo de discurso en la grabación es generado. El discurso del profesor es como instrumento de aprendizaje porque proporciona muestras de lengua meta en el fragmento observado a excepción de una vez que pregunta un término en inglés. Mediante sus preguntas y correcciones su discurso es un instrumento de enseñanza. Asimismo, al implementar las actividades es como instrumento de organización. El profesor para las instrucciones y preguntas usa pausas, su vocabulario es más básico, hay menos oraciones subordinadas y suele repetir los datos más importantes de la actividad. Por ejemplo, en la explicación de la primera actividad posibilitadora: “Me gustaría que pensarais en dos minutos (hace gesto de dos con las manos), dos minutos palabras relacionadas con el mundo laboral” o para preguntar: “Y ahora yo os pregunto, yo os pregunto (pausa) para para ser profesor, ¿qué es necesario? ¿qué pensáis? ¿qué es necesario para profesor?“
El profesor evita el efecto eco. Es utilizado para correcciones de pronunciación (alorepetición), como por ejemplo cuando la alumna dice: “nuevo, novio”. La alumna está confundida y el profesor dice:” novio”. De esta manera la alumna puede seguir con su discurso. Asimismo, también existe repeticiones de variaciones2 por ejemplo una alumna dice: “hablar muy bueno” y él repite: “hablar muy bien”. Se puede comprobar que el modelo de discurso es constituido por Iniciación-Respuesta-Evaluación y el tipo de preguntas que utiliza son de tipo procedimentales por ejemplo tras las explicaciones pregunta: “¿okey?,¿sí?”. También convergentes como:” ¿te gusta ser dentista?” “¿los los cubiertos?”. Hay un gran número de preguntas divergentes como: “¿qué hiciste ayer para estar muy cansada?”, “¿qué es necesario para ser profesor?” y didácticas, como, por ejemplo: “¿qué significa servicio?”, “¿sabéis cómo se llama?”. De esta manera, podemos comprobar que el profesor al utilizar preguntas del tipo divergentes fomenta la comunicación, la participación y la implicación de las alumnas. Asimismo, el profesor promueve el aprendizaje cooperativo cuando alguna alumna tiene dificultades en el vocabulario y pregunta a toda la clase si la conocen y deja que se lo expliquen entre ellas. Además, fomenta la interacción entre pares, por ejemplo, en la primera actividad posibilitadora donde las alumnas trabajan por parejas para buscar palabras relacionadas con el trabajo. Por último, se debe destacar que el profesor introduce elementos sociolingüísticos de registro informal como, por ejemplo:” ¡ay dios!”,” ¡ay ay ay el trabajo!”, ¡Guau! Asimismo, introduce enseñanzas de aprendizaje sociocultural, cuando a una alumna le explica que sobre el sueldo no se debe preguntar.
 Esta actividad me ha demostrado la importancia de un análisis crítico e introspectivo de mi actuación docente. En primer lugar, he aprendido que debo ser objetiva, a pesar de que en muchas ocasiones es difícil serlo cuando no se recopilan datos de forma adecuada. Por ejemplo, creo que en muchas ocasiones cuando no se ha obtenido el resultado esperado de nuestra sesión, se tiende a buscar causas externas: los alumnos no estaban colaborativos, se perdió mucho tiempo en la explicación de la actividad, etc. Al no realizarse una recopilación de datos no se puede realizar un análisis científico de la situación y averiguar las causas del fallo de la actuación si lo hubiese.
 En este sentido me ha hecho darme cuenta de lo importante que es realizar grabaciones para obtener datos empíricos de mi actuación docente. De este modo puedo comprobar cómo y qué aspectos debo mejorar.
 A su vez es necesario cuando se realizan los análisis que se tengan en cuenta los contextos de nuestros alumnos. Esta reflexión la he reforzado debido a mi situación actual como docente en la universidad de Alemania para estudiantes de economía donde imparto español nivel A1.
 Otro aspecto que se debe señalar desde mi punto de vista es cómo debe ser el discurso, puesto que se trata de una muestra real de LE. Por ello, considero que debe ser lo más auténtico posible con relación a una comunicación real entre nativos. De esta manera, los estudiantes aprenderán no solo muestras de lengua, sino que pondrán adquirir las competencias socioculturales y sociolingüísticas. Es importante ejercitar todas las competencias para que cuando se encuentren en el país de la lengua meta su comunicación con los nativos sea efectiva.
 He escogido estos dos fragmentos porque me han parecido muy interesantes como muestras en mi labor docente. Lo más relevante para mí ha sido el tipo de preguntas que se pueden realizar en el aula y en qué momento deben o pueden ser utilizadas. Otra cuestión importante que se me ha aclarado al realizar la actividad ha sido el porqué se debe evitar el efecto eco. Siempre pensé que era positivo para los alumnos y ahora he comprobado que debo evitarlo en la medida de lo posible y solo en situaciones justificada utilizarlo.
 A su vez, me ha hecho reflexionar sobre los tiempos de habla del profesor y los estudiantes y cómo debo gestionarlos, para que el tiempo del habla del alumno sea mayor y tenga más oportunidades de practicar su LE.
 En resumen, esta actividad me ha hecho aprender qué aspectos están involucrados en la gestión del aula y cómo se debe realizar una observación y análisis científico de los mismos. Al mismo tiempo considero importante en mi labor docente un análisis frecuente, crítico e introspectivo porque tengo escasa experiencia en el campo y es la forma de mejorar también como profesional en el área. Con ello quiero paliar las interferencias que puedan ocurrir en mi discurso para que mi gestión en el aula sea lo más eficiente posible.
 Por último, al realizar esta actividad no solo he aprendido sobre estos aspectos, sino también que debo mejorar mi discurso académico en la redacción escrita. 
MUESTRA 3:  
 Por último, he elegido una muestra de “Gramática Pedagógica del Español” impartida por Marisa Santiago. Se trata de la cuarta actividad grupal junto a mis compañeras del máster Marta Padilla, Sabrina Lobatón y Jennifer Martín con las cuales me he beneficiado de un pensamiento conjunto de cómo se puede incluir la gramática en el aula y cómo debe ser impartida.  El objetivo es que el alumno desde una perspectiva práctica comprenda la gramática del español sin necesidad de entender conceptos gramaticales propios de lingüistas.
 05. Quieres que el aprendiente produzca cosas como: "Me gusta ir a la playa" (Y no "me gusto ir a la playa" o "yo gusto ir a la playa") En un primer contacto con el español, nivel A1, se enseña la concordancia elemental entre los pronombres personales y el verbo. Los estudiantes deben comprender que en algunas estructuras de esta lengua no es necesario explicitar el sujeto gramatical, este es un aspecto que genera especial confusión entre los estudiantes nativos de idiomas como el inglés, en la que sí se menciona el sujeto. En el caso de la expresión “me gusta” al igual que los verbos de cuidado personal (p.e. ducharse), la dificultad radica en introducir los pronombres personales átonos “me/te/le...” para indicar quién experimenta la acción del verbo. Entre las primeras formulaciones de los estudiantes encontramos expresiones como “yo gusto el chocolate” en un intento de conjugar el verbo acorde al sujeto de la oración, o “me gusto el chocolate”, donde “me” funciona como sujeto de la acción creando una estructura sintácticamente errónea. Por ello, es aconsejable que el docente sea capaz de explicar la concordancia de dicha estructura. Según el diccionario panhispánico de dudas, “gustar” es un verbo intransitivo cuando significa “causar o sentir, placer o atracción”. Se trata de un verbo no agentivo que involucra a dos participantes, donde la persona (CI/experimentador) se ve involuntariamente afectada por la acción del verbo.
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 Tal y como se muestra en la imagen superior, el sujeto puede ser una cosa o una persona, “me gusta la playa/María”, o bien una actividad que se expresa con un verbo en infinitivo como es el caso de la construcción “ir a la playa”. En este tipo de estructuras, el sujeto suele encontrarse detrás del verbo, por lo que la dificultad de su aprendizaje reside en que sus argumentos están ordenados a la inversa con respecto a otros idiomas. Prueba de ello es que en otras lenguas el primer participante actúa como sujeto manteniendo concordancia en persona y número con el verbo. Debido a esto, los aprendientes tienden a realizar estructuras del tipo “yo gusto ir a la playa” o “me gusto ir a la playa”.
 En el enunciado correcto “me gusta ir a la playa”, “me” (a mí) hace referencia a la persona que experimenta la acción expresada por el verbo y sobre la que no tiene ningún control. El sujeto gramatical, ir a la playa, es algo que produce un efecto (sentimiento o emoción) en el experimentante y se presenta como una causa involuntaria de los hechos. Según el Plan Curricular del Instituto Cervantes (PCIC), esta estructura se presenta en el nivel A1 porque constituye la forma básica para expresar gustos e intereses (v. Funciones. Inventario A1-A2. Apartado 3.2.). Debido a su complejidad, en este nivel inicial solo se trabaja la construcción de enunciados afirmativos y negativos en primera persona del singular (v. Gramática. Inventario A1-A2. Apartado 7.1.3). No obstante, es revisada y ampliada en niveles posteriores, de manera que en el nivel A2 se incorporan la extensión de los pronombres átonos referentes a otras personas (te, le, nos, os, les), la formulación de preguntas para conocer los gustos de otros y el empleo de verbos con estructuras similares como encantar o interesar (v. anexo 1). A continuación, se propone una actividad para trabajar la estructura “me gusta/n” y “no me gusta/n” en el nivel A1. No obstante, es importante conocer la secuenciación de actividades de la sesión para que esta sea significativa. La sesión se titula ¿Qué me gusta y no me gusta? y, en primer lugar, se propone una actividad de adquisición de léxico sobre gustos y aficiones. Para ello, los alumnos en parejas hacen el juego interactivo propuesto por el blog Ik Lab, donde deben relacionar las imágenes con el vocabulario. Después, con ayuda de la pizarra o PPT, el profesor explica la estructura “(no) pronombre (me) + gustar (a/an) + verbo (ar, er, ir)” en su forma afirmativa y negativa para expresar gustos e intereses. (v. imagen superior). Pasamos a la actividad de práctica en la que el profesor muestra a los alumnos unas tarjetas con imágenes relacionadas con actividades de ocio y/o tiempo libre mientras estos anotan en una tabla las actividades que coinciden según sus gustos personales (v. anexo 2). Posteriormente, se realiza una actividad oral en parejas para que expresen lo que les gusta y no les gusta, con la finalidad de activar el uso de la estructura trabajada. El objetivo es construir enunciados del tipo “Me gusta ir de compras pero no me gusta visitar museos” y que al menos todos los estudiantes expresen un par de ejemplos para ver si coinciden o no con sus compañeros fomentando la interacción interpersonal. Se recomienda hacer un intercambio comunicativo en grupos pequeños de 3-4 personas cuando el tamaño del grupo-clase sea numeroso. Asimismo, es aconsejable que el profesor escuche atentamente las producciones de sus alumnos ya que se prevén posibles errores tales como los mencionados en ejemplos anteriores como “me gusto ir al cine”. Se puede utilizar la pizarra para recoger los errores que aparezcan y así, posteriormente, comentarlos en plenaria y aclarar las dudas al respecto. Para finalizar la sesión de manera dinámica se propone escuchar la canción de Manu Chao Me gustas tú y motivar a los alumnos a cantarla para repetir la estructura previamente trabajada. Es importante tener en cuenta que no se trata de una actividad aislada. Esta actividad pertenece a una sesión cuyo objetivo es ayudar a los alumnos a tomar conciencia de la complejidad de la expresión “me gusta” y a practicar la construcción de enunciados en primera persona del singular empleando dicha estructura. La sesión está enmarcada en una unidad didáctica cuyo principio comunicativo es que los alumnos sean capaces de expresar sus gustos incorporando el léxico relacionado con actividades, deportes y aficiones de tiempo libre que han ido viendo a lo largo de la unidad.
 Asimismo, es preciso ajustar el momento en que presentamos este contenido a los alumnos dentro de la programación anual. Para este nivel de iniciación es necesario dejar un margen de, por ejemplo, 3 o 4 unidades previas donde se haya trabajado con estructuras para presentarse, saludar y despedirse; expresar información personal: nacionalidad, edad y adjetivos calificativos que acompañan como soy/estoy (verbo ser y estar); pronombres personales; conjunciones (y, o , pero); presente simple; vocabulario con los hábitos de la vida diaria (relacionado con la familia, los amigos, la casa y el colegio); adverbios de tiempo (ahora, hoy, mañana); verbos reflexivos como los de cuidado personal, donde ya se introduce el pronombre personal átono de primera persona del singular (ya comienzan a familiarizarse con este pronombre); léxico relacionado con transporte, gastronomía, lugares interesantes en una ciudad, el tiempo; los artículos y el género, entre otros, según cómo se organice la programación y teniendo en cuenta el contenido que establece el PCIC o bien el MERC para el nivel A1. Es labor del docente planificar teniendo en cuenta qué, cómo, cuándo, por qué y para qué insertamos un contenido ya que todo proceso de aprendizaje requiere un periodo de adaptación y consolidación de conocimientos previos para que, cuando se presente una nueva estructura, se asimile de la manera más eficiente posible y esta guarde coherencia no solo con lo anterior, como hemos visto en el párrafo previo, sino con lo siguiente. En este caso, hemos de afianzar la estructura “me gusta” y que los alumnos entiendan el porqué de su construcción para que, posteriormente, sean capaces de preguntar por los gustos de los compañeros y expresar en forma afirmativa y negativa sus gustos y los gustos de los demás. Para ello, deben introducir en primer lugar correctamente el resto de los pronombres personales átonos y utilizar otros verbos de construcción similar (v. anexo 1, 1.1, A2).
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Al realizar esta actividad he podido comprobar cuán importante es explicar gramática en el aula ELE. Este hecho me ha llevado a reflexionar sobre cómo deben ser estas explicaciones que están íntimamente relacionadas con el contexto de enseñanza, edad de los alumnos, sus fines de aprendizaje, lengua materna, etc.
 A su vez se debe reflexionar en qué momento de nuestra sesión y de nuestro programa se incluirán las explicaciones de gramática. Este hecho me ha hecho replantearme la necesidad de desarrollar un pensamiento crítico para la elaboración de mis planificaciones de las sesiones. Es un aspecto que se debe tener en cuenta para conseguir éxito en el aprendizaje/enseñanza en el aula ELE.
 Por otra parte, me ha hecho considerar la problemática de las preguntas espontáneas sobre gramática de nuestros alumnos como docente. Desde mi experiencia personal, tengo que decir que es una situación difícil en la que sé que tendré que enfrentarme a menudo. Gracias a esta actividad he reflexionado sobre cómo actuar cuando surgen estas preguntas.  Mi primera conclusión ha sido la búsqueda de manuales tanto para nativos como para extranjeros para poder solventar lo mejor posible sus dudas. Esta dificultad es añadida porque no soy lingüística lo que me llevará una mayor dedicación para solventar esta deficiencia.  
 La actividad realizada y mi práctica como docente en el momento actual me ha hecho reflexionar sobre el tema expuesto. Para poderlo explicar, he escogido otro ejemplo distinto al de la muestra porque en alemán se tiene la misma estructura que en español para el verbo “gustar”.  Por este motivo no entraña gran dificultad para su aprendizaje y quiero exponer un ejemplo que sí lo sea.
 En la enseñanza del español en Alemania, se encuentran dificultades en la diferenciación de los usos de “ser” y “estar” puesto que en alemán es el mismo verbo. He hablado sobre este tema con compañeros de profesión de ELE. La explicación que se da es que el verbo “ser” es para estados permanentes y “estar” para estados cambiantes. La explicación la encuentro adecuada hasta que falla, como en el caso “está muerto”. Este hecho me ha hecho replantearme la necesidad de buscar reglas que funcionen en todos los casos, porque considero que de esta manera el alumno está recibiendo una formación incompleta. Así, cuando el alumno se encuentre en un contexto real y exprese “es muerto” no estará utilizando la lengua meta de una forma adecuada.
 Este motivo me ha llevado a la búsqueda de manuales adecuados para el nivel A1, que es el que imparto. Un ejemplo es “Gramática básica del estudiante de español” de la editorial Difusión, el cual me ha parecido interesante porque explica en qué situaciones se usan estos dos verbos. Por ejemplo, en caso comentado explicaré a mis alumnos que se utiliza el verbo “estar” cuando se habla sobre el estado en el que se encuentra el objeto o la persona.
 Con la exposición de este ejemplo quiero transmitir, que considero fundamental, que las explicaciones gramaticales sean válidas en todo momento y que los alumnos no tengan que aprender un sinfín de excepciones perdiendo de este modo la efectividad del aprendizaje.
 Con respecto a este tema, quería mencionar otro manual como “Grammatik und Vokabeltrainer” de Aula 1. Internacional de la editorial Difusión. En este aspecto me ha defraudado un poco el manual porque las explicaciones son dadas empleando terminología lingüística. Como por ejemplo para explicar la diferencia entre “muy/mucho” se enseña mediante qué tipo de palabra se acompaña verbo, adjetivo o adverbio. Lo he explicado a mis alumnos de esta manera porque son universitarios y pueden entenderlo, pero me ha llevado a preguntarme cómo lo haría si mis alumnos son adultos sin formación académica. Hasta el momento no he encontrado respuesta.
 En resumen, la realización de la actividad me ha hecho plantearme una serie de interrogantes algunos de los cuáles no he solventado todavía porque algunas preguntas gramaticales no sabría responderlas sin utilizar terminología lingüística. Esto me hace plantearme que en mi actuación docente todavía tengo deficiencias en gramática. Espero solventarlo a base de experiencia y consulta de manuales gramaticales donde las explicaciones se hagan a partir de la lógica, sin utilizar terminología lingüística porque considero que es la mejor forma de impartir gramática.
 REFLEXIÓN FINAL
Mis objetivos siguen siendo los mismos que al principio del máster, pero creo que actualmente tengo una mayor madurez de pensamiento sobre ellos. Es decir, creo que en nuestra actuación docente se debe fomentar el trabajo cooperativo, el aprendizaje autónomo, así como el resto de los objetivos planteados en el punto de partida del portafolio. Aquí, no era capaz cómo se pueden llevar a cabo y qué factores se ven afectados. Asimismo, quizás haya contextos que no puedan ser aplicados por el tipo de enseñanza donde se ejerza nuestra docencia. Es decir, estos objetivos son adecuados y deseables, pero en algunos momentos de nuestra profesión deben modificarse por razones como las anteriormente mencionadas.
En este momento sigo considerando muy importante el pensamiento crítico en la actuación docente, pero al contrario que al principio del máster considero que se debe ser crítico desde una perspectiva objetiva. Gracias a la asignatura de “Metodología” puedo realizar un análisis, de forma científica, de mi aula ELE para poder realizar las mejoras necesarias.
Por tanto, estos objetivos los considero importantes para mi labor docente, pero ahora en el momento actual me planteo otros objetivos que considero prioritarios para mejorar como profesional.
 Mis objetivos y mis inquietudes actualmente son la ejecución de una planificación de sesión y de programa. Al ser mi actuación docente de forma online, me preocupa cómo puedo presentar los contenidos, e incluso me planteo la implementación de una clase invertida. [FPS15] [MHM16] Considero que en la situación actual que nos encontramos puede ser eficiente y es una forma de explorar y descubrir que puede ser una alternativa a la enseñanza tradicional.
 En este sentido considero que mi función no es transmitir contenidos que se encuentren en los manuales, sino solventar aquellas dudas que no son respondidas en los mismos. En la parte que encuentro dificultades es en gramática porque me doy cuenta de que tengo deficiencias al respecto.
 En resumen, creo que en estos momentos mi objetivo primordial es cómo debo transmitir conocimientos de la lengua española. Asimismo, cómo se debe planificar una sesión y programa para que se alcancen los objetivos buscados. Tras mis sesiones me pregunto si he podido transmitir los conocimientos de forma adecuada para que mis estudiantes puedan llegar a ser eficaces comunicativamente hablando. Es decir, cómo puedo conseguir que se aprenda el español de una forma eficaz. Esto me hace reflexionar sobre cada sesión qué debo cambiar, qué debo mejorar para conseguirlo.
 De este modo en el máster espero que estas dudas se vayan solventando para mejorar mi labor docente. Además, considero importante mejorar mi estilo académico. Por otra parte, estos meses en el máster he tenido y sigo teniendo dificultades para compaginarlo con mi trabajo actual y con esta nueva oportunidad de trabajar como docente, puesto que la elaboración de las actividades del máster y de mis sesiones requieren una dedicación exclusiva y laboriosa.
 La mayor dificultad que he encontrado en el máster ha sido encontrar compañeras que sean afines en la forma de trabajar y que tengan las mismas ganas de seguir descubriendo el universo ELE. Por suerte he encontrado unas compañeras extraordinarias con las cuales se me hace este camino más llevadero y, asimismo, amplio mis conocimientos y reflexiones sobre la docencia.
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badius23 · 7 years
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Golpe, tras golpe.
Y sólo esperó que él se canse, me mire a los ojos y poder darle un buen derechazo.
Un grito, solo un pequeño grito, pero muy ahogado hacen que me desequilibrie pierda el control del combate, siento mi mandíbula cerrarse de golpe, haciendo que pierda la nocio del tiempo, mis sentidos se apaguen y todo se vuelve negro.
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Mi sociedad
Paso los días pensando en todo lo que podría pasar si fuera más guapa, más lista, si fuera especial, pero todo lo que pasa es que la sociedad nos empieza a etiquetar, hace algunos años ser " raro" Nos hacía quedar de lado ante la sociedad.
Pero hoy en día lo que nos hizo ser " aceptados " por nuestra querida sociedad es sencillamente quedarse al borde de la muerte y tener la atención por lastima o incluso interés.
Nadie puede aceptarnos como realmente somos, las diferencias empiezan desde que son pequeños, desde que queremos estar con ciertos niños, y por qué quieren estar con esos niños? , ¿Por sus juguetes? , ¿Por qué nuestros padres nos piden estar con ellos?  ¿porque seremos un enlace para que ellos puedan tener buenos tratos con sus pades?
En fin, toda nuestra convivencia se basa en intereses. Muchas personas solo están con otras para poder sentirse superiores a ellas, y ¿quién puede decir que es interés, si la hipocresía hace ver que no es para nada asi? 
Nadie nos puede catalogar cuántos valemos mas de lo que nosotros podemos decir, pero como estamos tan acostumbrados a esperar que nos den un valor, cuando no es el que esperamos ¿qué hacemos? Nos derrumbamos a mas no poder, hacemos cosas tan dignas de ser una tontería, que al mirar atrás nos damos cuenta de lo poco que nos quisimos, de lo bajo que caímos ese día, que nadie puede creer lo bajo que llegamos, por que realmente nunca nos conoció, conocio la pequeña parte de nosotros , que dejamos ver, Y lo mismo pasa con esa persona, solo lo que quiere que conozcas lo suficiente para no quedarse solo.
Llegan momentos en los que sabes que tienes que aprender de tus errores, muestras cierta personalidad, por que sabes que todo gira (momentáneamente) sobre esos rasgos, los que muchos probablemente dejaron atrás, para madurar, para ya no ser parte de esta sociedad. Pero tú, solo tratas de aparentar ser como ellos, seguir en esta sociedad llena de gente hipócrita, viviendo  una mala copia de la persona que más admiran, todo para simplemente encajar en un lugar que no te corresponde, Que bien sabes que nunca encajaras ahí, pero sigues en ese grupo de personas por que son las que mas se asemejan al estereotipo que la sociedad ha formado.
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