#l'eurospin
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in a toxic parasocial relationship with my usual discount supermarket
#l'eurospin#pointless microblogging#they're already toxic but this one is worse#I have their branded hawaii shirt and would buy more clothes#but I hate their marketing. and that their cashiers can't sit?! (it wasn't always like this) even conad makes them sit?!?#and now have a damned app for points and such. why an app (for the data)#but it's the main shop we go to#(I also wanted the lidl shoes before they costed a bajillion euros)
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Doveva essere una semplice spesa
Invece l'Eurospin se ne esce con questa collezione di tazze
E che fai? Le lasci lì?
+ mia sorella che sistema le sorpresine Kinder
+ pandorino a tema Pokémon trovato in un altro supermercato
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Parlato ieri col mio raga di andare a vivere insieme, non riesco a smettere di pensare a un appartamento di proprietà dei suoi genitori, attualmente affittato, dove potremmo andare a vivere, che ha il garage ed è in un punto ottimo della città, poco più lontano dall'uni rispetto alla stazione quindi direi perfettoooo e poi sotto casa ci sarebbe l'eurospin!
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La stazione di ricarica per veicoli elettrici Enel X Way Fast presso l'Eurospin di San Vito SU: in una zona industriale, accanto al supermercato ma appena fuori dai cancelli così da essere accessibile 24/7 https://www.forumelettrico.it/forum/colonnina-enel-x-way-fast-eurospin-san-vito-su-viale-guglielmo-marconi-t38217.html #enelxway #SanVito #sudsardegna #sardegna
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Quando tenti di porre questioni che sottendono una rete di problemi complessi e ti senti rispondere: sì ma dammi una soluzione concreta. Accompagnato da sorrisetto supponente plasmato da vent'anni di educazione longobarda utilitarista. Chiedo al mio amico ingegnere meccanico C se questa società risponde ai suoi bisogni e mi viene proposto un discorso sulla possibilità di scelta che abbiamo tipo quando andiamo al supermercato. Gli ho chiesto se qualche suo vicino di casa, vista la sua appartenenza a un quartiere notoriamente popolare, avesse delle difficoltà ad andare al supermercato per accedere a questa incredibile varietà di prodotti da frigo. Mi ha detto: C'È L'EUROSPIN
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Iliad è un po' come l'eurospin: non costa niente ma la qualità è scadente
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devo scegliere che mix alcolico creare per prepararmi come si deve prima di entrare in quella topaia di posto sabato
ho un budget di 5 euro e mi hanno chiuso l'eurospin
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No, perché poi io alle cazzate che scrivo ci ripenso, quindi seguono ulteriori riflessioni su diversi piani.
Piano Linguistico:
Avevo originariamente pensato la frase come "All'eurospin c'è molta più figa", se non fosse che ho un'avversione incredibile per la parola "figa" atta a designare gli organi genitali femminili, trovando "fica" molto più nobile e piacevole all'ascolto e all'immaginazione. "C'è molta più fica" non si può sentire però, bisogna essere obiettivi. "C'è molta più gnocca" mi è lontano geograficamente e culturalmente, e poi trattandosi di supermercato c'è possibilità di confondersi con gli gnocchi, o lo gnocco fritto che pure qui si trova. Insomma, siccome tanto stavo scrivendo questa stronzata immane mentre tornavo dal cesso in ufficio, alla fine ho scelto quella forma lì.
Piano Sociologico:
L'Eurospin, qui dove abito io, è l'unico supermercato dai prezzi aggressivi dell'intero quartiere; il Lidl è molto distante, c'è una Coop che però non brilla per offerte e prezzi (per quanto la qualità di alcune merci sia indiscutibile) e per i grossi centri commerciali bisogna prendere l'auto. La mia ricerca sul campo, per quanto sporadica e ancora ai suoi albori, mi ha fatto notare le seguenti cose:
La concentrazione di persone d'età compresa tra i 20 e i 30 anni è di gran lunga maggiore rispetto agli altri supermercati, addirittura preponderante.
La clientela era assolutamente variegata quanto a nazionalità e, soprattutto, contava un elevato numero di ragazzi e ragazze che - ritengo - essendo probabilmente studenti o studenti lavoratori cercano di fare la spesa in maniera intelligente (no, non è un richiamo voluto allo spot di Cochi e Renato che passa in heavy rotation all'Eurospin ogni trenta secondi e fa "la spesa intelligenteeeeeh")
E' forse più facile (o, più probabilmente, son più predisposto io a farlo) notare persone di aspetto piacevole nelle fasce d'età menzionate sopra, nulla togliendo al fascino delle categorie d'età superiore, pure presenti in maniera più apprezzabile rispetto alla clientela di supermercati diversi.
Per chiarire la parte finale del punto precedente, è più sovente riscontrabile alla Conad, ma anche alla Coop di quartiere, una elevata presenza della c.d. terza età, verso la quale evidentemente mi sto avviando anche io che spendo tempo a fare riflessioni del genere.
Piano personale:
E' evidente che sono sessualmente in astinenza dal fatto che basta che io metta un piede fuori casa e mi salga un ormone tale che potrei tranquillamente non far distinzioni non dico di genere, ma neppure di specie.
Piano logistico:
Spendo troppo tempo a dire, elaborare e scrivere cazzate.
Ieri sera sono stato all'eurospin e ho fatto la seguente riflessione:
A parità di affluenza, ci sono molte più gnocche all'eurospin rispetto a Conad, Lidl e altri.
Non ringraziatemi.
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Dieci giorni prima di Natale, il 14 dicembre, la responsabile del punto vendita le chiede di lavorare domenica 31 dicembre, visto che alla vigilia di Capodanno c'è anche da fare l'inventario. Laura dice no: una scelta precisa e condivisa con le altre uniche tre colleghe di Susa (sui 10 totali) iscritte al sindacato Cisl, assunte ancora con il vecchio contratto a tempo indeterminato che tutela il diritto al riposo nel giorno festivo. La responsabile non fa una piega, avvertendo Laura che avrebbe informato l'ispettore di zona. Il giorno dopo, venerdì 15, l'Eurospin comunica a Laura che da lunedì 18 sarebbe dovuta andare a lavorare a Cuorgnè per una settimana, a 98 chilometri di distanza da Susa. "L'ispettore ha detto che c'era improvvisamente bisogno di un altro lavoratore a Cuorgnè - racconta la donna - è strano che fra tutti abbiano scelto proprio me, così all'improvviso, dopo che ho rifiutato di lavorare di domenica. Ho subito risposto che non avrei accettato un simile provvedimento. Mi hanno anche mandato la comunicazione scritta. Gli orari che dovevo svolgere erano strani, ad esempio sarei dovuta andare dalle 16,30 alle 20,30, così da tornare a casa più tardi ancora". Un provvedimento che, spiega la donna, viola il suo contratto che non consente trasferte così distanti. Lunedì 18 Laura si presenta comunque al discount di Susa, come ogni mattina da dodici anni timbra il cartellino nella "sua" sede, ma quando l'ispettore le ordina per l'ennesima volta che deve assolutamente andare a Cuorgnè ha una crisi di ansia ed è colta da un malore dentro il supermercato. Alla scena assistono anche i clienti, impegnati a comprare l'ultimo panettone per le feste. La donna viene ricoverata al pronto soccorso dell'Ospedale di Susa
Dall’articolo "Susa, rifiuta di lavorare la domenica di San Silvestro: trasferita per una settimana a 100 chilometri di distanza" di Fabio Tanzilli
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L'accesso al consumo, a partire da quello dei beni primari, rappresenta uno dei principali dispositivi di controllo e disciplinamento della povert��. Gli apparati di welfare si ristrutturano, attraverso i servizi sociali, nel vincolare l'''utenza'' a servizi specifici di accesso al consumo, curvando in istanze di controllo e addomesticamento l'erogazione di beni e aiuti. La logica del consumo è sottratta alla dinamica capitalistica della circolazione e dello scambio di merci e denaro ma rivalorizzata in termini di controllo sociale nella produzione di “plusvalore soggettivo” incorporata in una merce-umana-specifica. Dono e beneficenza vengono scambiati con la creazione di soggettività accettanti la povertà e con margini di autonomia soppressi. Una forma specifica di merce in luogo di quel desiderio di consumare di più e meglio che, anche per le classi subalterne, esprime l'ambivalente volontà di disporre di altre e maggiori possibilità, seppur entro relazioni di potere date e definite dal rapporto di capitale. Questi servizi prendono la forma di nuove istituzioni strutturate dall'imperativo di rendere produttiva la povertà. Si tratta di supermercati, spesso gestiti dalla Caritas in concorso con i servizi sociali. Statisticamente l'utenza di questi centri coinvolge in maniera preponderante le donne. Quelle che vanno a fare la spesa, quelle che tirano avanti la famiglia. Merci in esubero sul mercato – in forza dell'ideologia del dono e del gesto (spacciato per) disinteressato sponsorizzato dalla Caritas - vengono rivalorizzate nel circuito della pacificazione sociale, abilitando la possibilità di consumare non come potere di acquisto ma come forma di accreditamento dentro un livello minimo di riproduzione sociale, garantito ma controllato. Un programma che riformula la natura dello stato sociale non su un patto capitale/lavoro interpretato da soggetti collettivi ma su un contratto individuale basato sull'accesso a servizi o beni da rimborsare in termini di attivazione di comportamenti specifici prescritti dagli assistenti sociali. I servizi sociali inscrivono il rapporto tra assistente e assistito in una “relazione essenzialmente di potere, fondata sulla paura di poter accedere alle poche speranze, tenute costantemente in vita da norme e procedure di "autoattivazione", che spingono l'"utente" a guadagnarsi la "fiducia" delle istituzioni, a "meritarsi" l'aiuto. (...) L'individualizzazione e la personalizzazione dell'assistenza è il requisito fondamentale che regge questo tipo di assoggettamento. D'altra parte la premessa di fondo è la rassegnazione a non pretendere – né poco né troppo.” (Progetto Prendocasa Pisa, contro il welfare del debito, 11 aprile 2013). Nell'architettura di questo modello assistenziale la figura del mediatore psico-sociale risulta il soggetto istituzionalmente preposto a definire, controllare, produrre nel rapporto singolarizzato con l'assistito condotte non-devianti, anche qualora – e forse soprattutto – questa devianza fosse orientata nel senso di un riscatto collettivo da una situazione di comune subalternità. Un caso tra tanti: la cittadella della solidarietà a Pisa. Nel 2015 la Società della Salute, il consorzio territoriale pisano che integra servizi sociali comunali e servizi erogati dalla Asl, ha smesso di erogare un importante sussidio per le donne e le famiglie: il buono spesa. 100€, dati in maniera aperiodica, attraverso gli assistenti sociali, da spendere nei supermercati. Era un contributo comunque insufficiente ma permetteva di poter far scegliere alle donne cosa comprare, cosa mangiare. Dopo la chiusura di questo servizio l'assistenza sociale indirizza l'“utenza“ dei buoni spesa verso l'Emporio della Solidarietà, un "supermarket" gestito dalla Caritas, costruito al costo di 1,2milioni di euro di cui 630mila finanziati dalla Fondazione Pisa, 30mila dal Comune e il restante dall'8xmille della Chiesa cattolica. L’emporio, che ha sede nei locali dell'ex cinema-teatro dei salesiani del quartiere CEP, ha le dimensioni di un supermarket, circa 600 mq di superficie, scaffali per 40 metri in piano, celle frigo, due casse. Come funziona? Nel passaggio dal contributo economico al "supermercato" sono cambiate tante cose per chi usufruisce del servizio: “non potendo più scegliere come utilizzare il buono spesa, ci ritroviamo obbligate a fare la spesa in un supermercato diverso dai soliti, la coop o l'eurospin frequentati normalmente“. Si può scegliere solo dagli scaffali il cibo a disposizione, "donato" da persone caritatevoli o scelto fra gli scarti dei supermercati; viene eliminata l'autonomia di scelta e introdotto un duplice dispositivo di umiliazione e ghettizzazione per la propria assenza di reddito accompagnato da una drastica diminuzione della qualità dei prodotti. Per poter accedere al servizio della Caritas una Commissione mista (assistenti sociali-Caritas) decide quanti punti e ogni quanto si hanno a disposizione, solitamente per una durata massima di sei mesi all'anno, ed esponendo le vite delle donne e delle famiglie al giudizio costante ed umiliante di chi ne indaga ogni aspetto. “I punti me li danno in base all'ISEE e poi c'è un margine di arbitrio nel scegliere quando rinnovarmeli, se togliermeli o aggiungermene in base agli impegni che l'assistente sociale mi chiede di assumermi. All'ingresso mi metto in fila insieme ad altre donne, do la mia carta al volontario, controllano i punti che mi restano scannerizzando la carta e poi estraggono chi può entrare“. I prodotti sugli scaffali dell'Emporio della Solidarietà vengono quindi, a tutti gli effetti, "comprati" e costano dei punti (assegnati in base al prezzo medio di mercato dei beni), ma la loro qualità non corrisponde a quella dello stesso prodotto in vendita nei normali supermercati. Spesso si trova cibo in prossimità di scadenza o già scaduto, alimenti congelati fuori dai banconi frigo, confezioni non integre. “Aprono le confezioni di carta igienica e le riconfezionano a due a due. Perché? Vogliono che conti le volte che vado al bagno e risparmi anche sulla carta igienica che uso? Mettono poi negli scaffali i deodoranti e lo shampoo requisito al check-in dell'aeroporto in flaconi per metà vuoti e già usati da altri“. Chi si trova costretto ad usufruire di questo servizio, vista la completa assenza dei contributi pubblici, entra all'interno di un circolo vizioso di umiliazione e frustrazione: file interminabili sperando che la dea bendata sia dalla sua parte durante il sorteggio che decide l'ordine di accesso alle corsie dell'emporio (mai comunque più di quattro utenti per volta), seguite dall'angoscia di veder svuotare gli scaffali da chi ti precede, nonostante i magazzini siano pieni di roba che non viene sistemata sugli scaffali. “Più di una volta abbiamo dovuto fare a gara per l'unico di barattolo di nutella messo sugli scaffali. Poi finisci che ti vergogni e lo cedi a quell'altra a fianco a te, con il figliolo appresso che gira per le corsie. Se non ti umiliano arrivano sempre a farti vergognare. Altro che dono, qui ti fanno pagare tutto prendendoti la dignità”. A rifornire gli scaffali e a gestire quotidianamente l’emporio vi sono vari gruppi di volontari composti da giovani che svolgono lì il servizio civile e studenti degli istituti superiori in alternanza scuola-lavoro. Giovani che prestano il loro lavoro gratuitamente o per pochi soldi, mentre sulle loro teste ruotano milioni di finanziamenti vista la gestione congiunta dell’emporio della Caritas della Società della Salute. “Qui, tra i volontari, ci sono anche detenuti in reinserimento sociale: da carcerati a carcerieri e controllori di altre persone nelle corsie di un supermercato”. Reagire all'umiliazione Nel pomeriggio di ieri diverse decine di donne in carico agli assistenti sociali hanno invaso i locali del “supermercato” della Caritas al CEP di Pisa. Occupando il centro hanno denunciato le condizioni umilianti a cui sono sottoposte ogni giorno per poter accedere al servizio: sorteggio per entrare a fare la spesa, scaffali mezzi vuoti, prodotti non confezionati, cibo scaduto o mezzo finito. I magazzini sono stati aperti mostrando come la merce ci sia ma non venga distribuita per preservare il meccanismo di scarsità e razionamento su cui si costruisce il ricatto della tessera assegnata dagli assistenti sociali. Mentre tanti ''utenti'' ritiravano i beni senza farsi spuntare la tessera la protesta delle donne cresceva sulla leva del rigetto del sistema dell'umiliazione e l'ingiunzione a prendere roba di merda, continuare a dimostrare di essere indigenti per continuare a beneficiare di un... diritto. Le donne costrette a recarsi ai centri Caritas vivono tutti i giorni questa umiliazione. Anzi l'umiliazione è la forma-valore su cui questo meccanismo di produzione di soggettività si misura. “Con il continuo impoverimento delle famiglie, il numero di chi è costretto ad accedere a questo servizio aumenta drasticamente: dai dati pubblicati dalla Caritas stessa si parla di un aumento del 35% in un solo anno. Il sistema di gestione di forme di integrazioni al reddito famigliare non possono più passare dai servizi sociali ad associazioni caritatevoli, funzionali alla riabilitazione morale di supermercati che sprecano enormi quantità di cibo. Ci chiediamo come sia possibile che un contributo, pubblico e destinato a tutti quelli senza reddito o in difficoltà, si sia potuto trasformare in un’opera di carità concessa solo ad alcuni, al prezzo di una continua e costante esposizione delle nostre vite al giudizio e all’umiliazione. Ci chiediamo come sia possibile pagare, con dei punti, prodotti che la Caritas riceve in dono da persone o dai supermercati in grande quantità e che restano nel magazzino mentre gli scaffali piangono la nostra stessa miseria. Ci chiediamo perché questo servizio venga garantito per un massimo di sei mesi, quando i supermercati continuano a sprecare giornalmente un’enorme quantità di cibo ancora in ottime condizioni che potrebbe essere distribuito a chi come noi è in difficoltà ed è costretto a comprare a punti cibi scaduti o prodotti usati”.
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Insieme a due complici seminò il panico nella Bassa assaltando l'Eurospin e un benzinaio http://bit.ly/2svA18m
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Il boy ha parlato con i genitori del fatto che vorremmo prendere casa insieme, perché loro potrebbero darcene una ma resta da capire quale (purtroppo l'appartamento sopra l'eurospin a cui io agognavo è fuori discussione😞).
Io non ho il coraggio nemmeno di accennarlo o suggerirlo ai miei, perché so che incontrerei solo ostilità.
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Le stazioni di ricarica per veicoli elettrici Manni Energy da 11 kW presso l'Eurospin di Langhirano PR in frazione Pilastro: 11 kW totali per tutte le prese, che vengono distribuiti a seconda del numero di auto collegate https://www.forumelettrico.it/forum/colonnine-manni-energy-11-kw-eurospin-langhirano-pr-strada-per-parma-26-a-pilastro-t34407.html #pilastro #langhirano #parma #eurospin
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Acqua & Sapone Roma ko in campo, vince il pubblico Roma perde in campo, ma vince sulle tribune. L'Acqua & Sapone Roma viene sconfitta all'esordio in casa, nella seconda giornata della serie A2 femminile, contro l'Eurospin Ford Sara Pinerolo per 3-0 (25-19, 25-18, 25-20) ma vince per affluenza di pubblico.
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Dopo una settimana immersa nei più bei borghi medievali e nella natura, dirò: guarda che bello, c'è l'eurospin!
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La stazione di ricarica per veicoli elettrici A2A Fast presso l'Eurospin di Lumezzane BS: situata nel parcheggio davanti all'ingresso del supermercato Eurospin https://www.forumelettrico.it/forum/colonnina-a2a-fast-lumezzane-via-monsuello-eurospin-tigota-t16904.html #Brescia #A2A #Colonnina
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