#insicurezza centro storico
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Roggero (Lega): "Alessandria sempre più simile a Gotham City: degrado, paura, insicurezza. Abonante e la sua giunta se ne accorgono?"
Richiesta urgente di convocazione della Commissione Sicurezza ad Alessandria per affrontare degrado e criminalità crescente
Richiesta urgente di convocazione della Commissione Sicurezza ad Alessandria per affrontare degrado e criminalità crescente L’autunno 2024 ad Alessandria si tinge di scenari inquietanti che sembrano riportare alla mente Gotham City, la città simbolo di caos e crimine nei fumetti. Il centro storico, un tempo cuore pulsante della vita cittadina, è oggi sempre più terreno fertile per il degrado, la…
#Alessandria#Alessandria pericolosa#aumento criminalità#baby gang Alessandria#baby gang in centro#centro storico a rischio#Cinzia Lumiera#commercianti in difficoltà#Commissione Sicurezza Alessandria#criminalità ad Alessandria#criminalità giovanile#degrado Alessandria#degrado centro storico#Degrado urbano#degrado urbano Alessandria#emergenza sicurezza#furti Alessandria#furti e aggressioni#gestione rifiuti Alessandria#Gianfranco Cuttica di Revigliasco#inciviltà in strada#inciviltà urbana#insicurezza centro storico#interventi sulla sicurezza#Lega Salvini Piemonte#Mattia Roggero#monopattini elettrici Alessandria#monopattini pericolosi#Palazzo Rosso Alessandria#pericoli cittadini
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Bolzano: il Questore dichiara guerra alla microcriminalità
Bolzano: il Questore dichiara guerra alla microcriminalità. La presenza di soggetti che non hanno motivo lecito di permanere sul nostro territorio urbano rappresenta uno degli aspetti che maggiormente infastidiscono i cittadini ed incidono in maniera rilevante ad incrementare il degrado urbano e tutti quei fenomeni di microcriminalità – in particolare reati predatori, spaccio di droga al dettaglio ed accattonaggio molesto – che generano inevitabilmente una diffusa percezione di insicurezza tra la popolazione. Per questo motivo l’applicazione sistematica di Misure di Prevenzione Personale quali i Fogli di Via ed i Divieti di Accesso ai Centri urbani e negli Esercizi pubblici, così come i Provvedimenti di natura amministrativa come le Espulsioni, rappresentano assai efficaci strumenti giuridici attribuiti dalla legge alla potestà del Questore allo scopo porre argine a situazioni che, se non affrontate in maniera sistematica, possono degenerare sino a rendere assolutamente insicuri quegli spazi urbani che, al contrario, devono essere messi nella situazione di poter essere liberamente fruiti dalla cittadinanza. In questo contesto i numerosi servizi di pattugliamento effettuati nella nostra Provincia dalla Polizia di Stato, in concorso con le altre Forze di Polizia, hanno consentito di intervenire in specifiche situazioni, spesso segnalate dagli stessi cittadini, in cui individui pregiudicati sono stati sorpresi in atteggiamenti illeciti. Nei confronti di queste persone, ritenute pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica in ragione dei propri comportamenti contrari alla legge e dei vari precedenti penali a proprio carico, il Questore della Provincia di Bolzano Paolo Sartori ha emesso 3 Decreti di Espulsione, due dei quali con trasferimento al C.P.R., e 9 Misure di Prevenzione Personale. In occasione di specifiche attività di prevenzione sulla pista ciclabile del Lungo Fiume Isarco, veniva identificato dalla Polizia tale G.M., cittadino tunisino 19enne con Permesso di Soggiorno per minore età scaduto da oltre un anno, del quale non era stato chiesto il rinnovo. Costui, sbarcato in Sicilia da minorenne, si era subito allontanato dalla struttura ove era stato accolto; divenuto maggiorenne, nel gennaio 2024 si rendeva responsabile di un furto con destrezza a Bolzano, in zona Stazione ferroviaria, mentre, nel marzo successivo, sempre a Bolzano, commetteva una rapina aggravata ai danni del titolare di un Bar. Messo a disposizione dell'Ufficio Immigrazione per le verifiche del caso, nei suoi confronti il Questore ha emesso un Decreto di Espulsione ed un conseguente Ordine di Trattenimento presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo (GO), ove già in serata è stato scortato dagli Agenti della Questura di Bolzano, in attesa di essere quanto prima imbarcato su un volo diretto presso il Paese di origine.Due cittadini Iracheni, anch’essi sorpresi nella nostra Provincia senza alcun titolo per permanere in Italia, sono stati espulsi dal Questore con altrettanti Ordini di Allontanamento dal Territorio Nazionale. Nel dettaglio, quindi, nei confronti di 5 cittadini di diverse nazionalità (Nigeria, Senegal, Gambia) con precedenti penali e di Polizia, sono stati emessi altrettanti D.A.C.U.R (c.d. “DASPO Urbani”), provvedimenti amministrativi che vietano l’accesso e lo stazionamento nelle seguenti aree individuate dal Regolamento di Polizia Urbana della Città di Bolzano: Parco Cappuccini, Piazza Verdi, Piazza e viale della Stazione, parco della Stazione, via Garibaldi, via Alto Adige, via Perathoner. Costoro sono stati sorpresi in atteggiamenti molesti nel Centro storico e presso Parchi pubblici dalle Pattuglie della Polizia di Stato durante i vari servizi di controllo del territorio, intenti a bivaccare in evidente stato di ubriachezza, ad abbandonare rifiuti ed a consumare sostanze stupefacenti, impedendo di fatto ad altri cittadini di poter fruire di tali aree in sicurezza e tranquillità. Per queste ragioni il Questore ha emesso nei loro confronti altrettanti D.A.C.U.R., ovvero Divieti di Accesso alle summenzionate aree urbane. Pertanto, i 5 soggetti colpiti dal provvedimento non potranno più accedervi per il periodo di 1 anno. In caso di violazione verranno denunciati alla Autorità Giudiziaria. • Il Questore ha altresì emesso un “DASPO Willy” , ovvero un Divieto di Accesso ai Pubblici Esercizi dell’intero Comune di Bolzano nei confronti di una donna che negli ultimi 3 anni, è stata ripetutamente denunciata all’Autorità Giudiziaria per aver provocato gravi disordini all’interno e nelle immediate pertinenze di Bar e Discoteche. L’ultimo episodio avvenuto in un Bar di Bolzano: in quell’occasione, su richiesta del gestore del Bar era intervenuto un equipaggio della Squadra “Volanti” della Questura per far fronte ai comportamenti aggressivi e molesti della donna. La stessa, pertanto, per effetto del DASPO, a causa della propria pericolosità sociale, per 2 anni non potrà accedere né stazionare nelle immediate vicinanze di ristoranti, trattorie, tavole calde, pizzerie, birrerie, bar, gelaterie, pasticcerie, discoteche, sale da gioco, locali notturni, stabilimenti balneari ed esercizi similari presenti nel territorio del Comune di Bolzano. La violazione di tale divieto è punita con la reclusione da 1 a 3 anni e con la multa da 10.000 a 24.000 Euro. • Da ultimo, il Questore ha emesso 2 Fogli di Via ed 1 Avviso Orale (Misure di Prevenzione Personali entrambe previste dal Codice delle Leggi Antimafia) nei confronti di altrettanti individui – uno residente a Bolzano ed altri due in altre Province – gravati da precedenti penali e/o di Polizia per reati contro la persona, contro il patrimonio ed in materia di stupefacenti. “Questo genere di attività di Polizia di Sicurezza a contrasto del degrado urbano e della microcriminalità sono finalizzate ad evitare che possano radicarsi sul nostro territorio soggetti pregiudicati, spesso privi di motivazioni lecite per permanervi, i quali, con i loro comportamenti, destano particolare allarme sociale e compromettono la civile convivenza – ha evidenziato il Questore Sartori – Più in generale, l’obiettivo è quello di mantenere il più elevato possibile il livello di legalità nella nostra Provincia, facendo percepire alla cittadinanza la vicinanza delle Istituzioni ai problemi ed alle esigenze da essa ritenuti imprescindibili”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Giovani in corteo in tutta Italia contro il governo Salvini-Di Maio. A Milano gli studenti hanno spostato le transenne davanti all'ambasciata americana e hanno lanciato uova e petardi. A Roma gli studenti delle scuole occupate hanno fronteggiato lungamente le forze dell'ordine con l'obiettivo di deviare il percorso del corteo.
Cronaca delle piazze studentesche. Tensioni a Milano e Roma
Migliaia di studenti in piazza contro il governo giallo-verde. Decine di piazze in tutta Italia. Gli studenti scendono in piazza per condannare le recenti scelte governative. Dalla finanziaria che prevede ulteriori tagli all'istruzione, al decreto Scuole-sicure che si preoccupa di controllare gli istituti con telecamere e forze dell'ordine mentre gli edifici crollano. In generale viene criticata la deriva securitaria che sia l'attuale, sia i precedenti governi hanno portato avanti.
Riportiamo la cronaca delle piazze di oggi.
MILANO
Due cortei sono partiti da Largo Cairoli e Piazza Oberdan per poi unirsi successivamente. Davanti al Duomo sono state bruciate bandiere della Lega. Segnalati con fumogeni e vernici i negozi della Benetton e a sede della Marina Militare. In quest'ultima gli studenti hanno scandito cori contro le morti in mare, denunciando le politiche di Salvini. All'altezza del consolato americano gli studenti hanno spostato le transenne e lanciato uova e petardi contro gli agenti in antisommossa schierati. Momenti in cui la tensione è cresciuta e in cui gli studenti hanno voluto solidarizzare con la carovana migrante che sta per arrivare alle porte degli Stati Uniti.
ROMA
Migliaia di studenti a Roma partono in corteo da Piramide. Sul ponte Sublicio gli studenti hanno calato un fantoccio raffigurante Salvini. A poche decine di metri dal Ministero dell'Istruzione un grosso spezzone del corteo ha cercato di deviare il corteo fronteggiandosi lungamente con le forze dell'ordine in assetto antisommossa. Questo spezzone composto da oltre la metà del corteo era rappresentato dalle scuole che hanno occupato negli scorsi giorni e nelle scorse settimane, dal Virgilio, al Mamiani passando per il Socrate. A Roma oramai da anni la Questura nega agli studenti la possibilità di modificare il rituale percorso 'Piramide-Ministero'. Gli studenti hanno così dato un segnale rispetto a questa restrizione antidemocratica ed immotivata, creando problemi alla gestione della piazza da parte della Questura. Dopo diversi minuti lo spezzone ha ricominciato a muoversi verso il Ministero dell'Istruzione, dove la manifestazione si è sciolta.
NAPOLI
A Napoli gli studenti tornano in piazza dopo le contestazioni di ieri alla visita del Ministro Salvini dove un giovane quindicenne è stato ferito dalle forze dell'ordine. Gli studenti delle scuole hanno contestato il Decreto Sicurezza e le politiche repressive del Ministro dell'Interno.
BOLOGNA
Circa 300 studenti e studentesse in corteo per le principali vie del centro, partendo da Piazza XX Settembre e concludendo la manifestazione in Piazza Verdi. Davanti all'Ufficio Scolastico Regionale sono state lanciate banconote finte da 500€ a simboleggiare lo spreco di fondi destinati agli istituti. (Per una cronaca completa della piazza di Bologna)
TORINO
Gli studenti si sono mossi in corteo verso l'Ufficio Scolastico Regionale, dove hanno intonato cori e hanno chiesto a dei delegati del Ministero di scendere e confrontarsi con gli studenti.
PALERMO
Tanti giovani in piazza per un corteo partito dal Teatro Massimo. Gli studenti si sono mossi lungo le strade del centro storico ribadendo la loro opposizione ai tagli all'istruzione al caro-libri e caro-trasporti.
BENEVENTO
Dietro lo striscione 'No al Decreto Insicurezza' gli studenti hanno attraversato la città di Benevento con un corteo.
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“Zone rosse” della mobilità sostenibile a Empoli: il comune non risponde
Vi ricordate l’iniziativa popolare sulle “zone rosse” della mobilità sostenibile che abbiamo lanciato l’estate scorsa? Abbiamo prima pubblicato i risultati sulla pagina Facebook e poi inviato una segnalazione “ufficiale” alla pubblica amministrazione. Moltissimi concittadini hanno partecipato, dimostrato interesse, condiviso preoccupazioni; la pubblica amministrazione, dai primi di ottobre quando è stata protocollata la segnalazione, non ci ha degnato di alcuna risposta. Riportiamo qui di seguito il testo integrale.
Empoli, 10 ottobre 2020
Al sindaco del comune di Empoli Brenda Barnini, al vicesindaco Fabio Barsottini, all’assessore Adolfo Bellucci, alla dirigente del settore 1, Lavori pubblici e patrimonio, Roberta Scardigli, alla polizia municipale.
Oggetto: criticità della mobilità sostenibile a Empoli
Gent.le sindaco scrivo la presente in qualità di presidente dell’associazione Ciclofficina Empolese per sottoporre alla sua attenzione numerose situazioni di disagio e pericolo che ci sono state manifestate dalla cittadinanza nell’ambito di un esperimento di autentica democrazia che ha coinvolto attivamente un elevato numero di cittadini a riguardo della mobilità ciclabile di Empoli. Nello specifico, durante l’Estate, la Ciclofficina empolese ha condotto un sondaggio tra i concittadini per far emergere le criticità del sistema urbano di mobilità leggera. In seguito alle segnalazioni ricevute abbiamo fatto un sopralluogo da cui sono emersi numerosi casi che riportiamo e sottoponiamo qui di seguito e per i quali chiediamo un intervento volto ad una rapida ed efficace soluzione. Chiediamo inoltre gentilmente di darci un riscontro della presente.
Marcignana
Esiste una strada tra i campi da Marcignana a Empoli che è un collegamento ciclabile già fatto, lontano dal traffico e dai rumori. È quello di via Del Castelluccio dei Falaschi, che passa davanti al canile e poi diventa via Del Ponterotto e che termina in periferia di Empoli, su via Alamanni prima della rotonda di via Livornese. Basta soltanto spianare in alcuni tratti il fondo con uno stabilizzato fine e impedire l'accesso alle auto dei non residenti. È un collegamento diretto che, implementando la rete, farà felici e sicuri molti ciclisti.
Lungarno Dante Alighieri
Sul Lungarno Dante Alighieri è stato appena realizzato il tanto atteso collegamento ciclabile con il tratto di pista proveniente dal ponte. Ma all'altezza di piazza Gamucci un inspiegabile cartello di fine percorso ciclabile ne vieta il transito alle bici. Qual è la ragione? Il segmento in questione rientra nel propagandato progetto della ciclovia dell’Arno per il quale sono stati investiti, nel solo tratto empolese, un milione e 200 mila euro. Vi chiediamo di fare chiarezza e di eliminare il cartello.
Via Cesare Battisti, attraversamento lungarno Dante Alighieri
Un percorso ciclabile interrotto dal traffico: sia che si venga da Sovigliana, sia che si venga dal centro città, sul lungarno bisogna scendere dalla bici e dare la precedenza agli automobilisti. Vi consigliamo la realizzazione di un attraversamento ciclabile anche nell’ottica del favore riconosciuto ai ciclisti nelle nuove norme stradali inserite nel Decreto Semplificazione: lungo le strade urbane i conducenti degli altri veicoli hanno l’obbligo di dare la precedenza ai velocipedi che circolano su strade urbane ciclabili o vi si immettono.
Incrocio di via Masini con SS. 67
La pista ciclabile di via Masini, abbondantemente utilizzata, termina in maniera assai brusca all'incrocio con la SS.67 dove c'è il semaforo. Dalla parte opposta, a Pontorme, ci sono le scuole: la media Vanghetti e le elementari. Molti ragazzi vanno a scuola in bici. Come per il precedente caso è assolutamente indispensabile creare un collegamento ciclabile tra le due zone per assicurare la continuità ciclabile e la sicurezza dei ciclisti.
Via Chiarugi, via degli Orti
Delimitante il borgo d'Empoli insieme alla parallela via degli Orti, storico e importante asse viario per la mobilità cittadina, l'attuale via Chiarugi costituisce una situazione di grave pericolo e insicurezza per tutti i fruitori della strada. Il fondo stradale è disastroso, peggiora inesorabilmente giorno dopo giorno a causa del traffico motorizzato che grava quotidianamente. Il marciapiede è talmente stretto (40 cm) da costringere i pedoni a scendere in strada costituendo, oltre che per se stessi, rischio per i ciclisti incalzati dagli automobilisti. Per non parlare delle difficoltà che incontrano persone anziane, disabili e genitori con figli e passeggino al seguito.
Via degli Orti versa anche in condizioni peggiori: i marciapiedi sono inesistenti. Ma come se non bastasse, il pericolo maggiore è costituito dalle automobili i cui conducenti spingono ben oltre i limiti di velocità. Pertanto, visto l'importanza del tratto, ponte naturale fra il centro di Empoli, il polo ospedaliero e S. Maria, facendo nostre le segnalazioni e incoraggiando le antiche petizioni di residenti e attività commerciali, chiediamo l’attuazione del BiciPlan: l'istituzione permanente di una zona con limite massimo di velocità di 30 km/h, la realizzazione e/o l'ampliamento dei marciapiedi, la realizzazione di una pista ciclabile in sede propria sacrificando un numero irrilevante di posti auto.
Piazza Gramsci, via Salvagnoli incrocio con via Tinto da Battifolle
Il presente incrocio è interessato da un pericoloso attraversamento pedonale dove gli automobilisti provenienti da piazza Gramsci, fermi allo stop di via Salvagnoli, non prestano attenzione all'attraversamento alla loro sinistra, attenti e distratti dal flusso di macchine proveniente alla loro destra da via Pievano Rolando. Visto i numerosi investimenti sulle strisce oggetto della segnalazione, chiediamo all'amministrazione di trovare rapidamente una soluzione per porre in sicurezza l'incrocio rendendolo promiscuo a pedoni e velocipedi poiché di fatto collega due tratti ciclabili: via Masini, piazza Gramsci, via Tinto Da Battifolle.
Parco Mariambini, lato via Pievano Rolando
Un altro percorso ciclabile interrotto: i ciclisti che arrivano dal tratto di parco Mariambini per entrare nel tratto di via Pievano Rolando devono scendere dalla bici e dare la precedenza ai veicoli a motore. Semplicemente, come per il precedente caso, è assolutamente indispensabile creare un collegamento ciclabile tra le due zone per assicurare la continuità del percorso e la sicurezza dei ciclisti.
Via Pievano Rolando, lato banca Unicredit
La pista ciclabile è ripetutamente profanata e utilizzata come sosta di veicoli prevalentemente dei clienti dell’istituto bancario adiacente. Oltre che un problema di mobilità e di educazione civica, è soprattutto un problema di sicurezza. L’assenza di barriere divisorie e la disattenzione della polizia municipale concorrono ad alimentare una situazione di scarsa tutela degli utenti deboli della strada. Chiediamo l’installazione di barriere di delimitazione.All’interno delle descrizioni elencate sono indicate le possibili soluzioni.
Molte delle segnalazioni evidenziano un problema per la sicurezza la cui soluzione richiede esclusivamente una scelta radicale: veicoli a motore o biciclette. Non servono finanziamenti né interventi infrastrutturali, serve solo la volontà politica di collegare i percorsi ciclabili già realizzati accordando la precedenza alle bici. Contestualmente le zone 30 sono da estendere in tutte le aree di influenza scolastica e dei più importanti centri attrattori, con segnaletica orizzontale e verticale diffusa e di dimensioni ben visibili. Oltre le zone 30, le tecniche di moderazione del traffico sono molteplici: dossi, attraversamenti rialzati, strettoie, sistemi di controllo della velocità.
I tratti di piste ciclabili esistenti sono uno “spezzatino” perché non collegati tra di loro. Anche i nuovi tratti in zona Carraia sono stati concepiti con questa logica inefficace e pericolosa. Chiediamo in primo luogo la continuità dei percorsi ciclabili, per una rete di mobilità leggera realmente efficace e sicura, nel rispetto dei finanziamenti ricevuti per tali obiettivi.
In un momento socio-economico drammatico come quello contingente dove il tema della mobilità urbana risulta essere cruciale per garantire la salute e il benessere dei cittadini, serve una politica coraggiosa e lungimirante che non si limiti a piccoli interventi in qualche parte della città, ma abbia una visione globale. Perché non applicare integralmente il già esistente Bici Plan?.
Le esigenze delle persone che camminano e vanno in bicicletta non sono state soddisfatte. L’amministrazione locale ha ricevuto finanziamenti e fatto attività in questa direzione senza tuttavia avere la forza di andare fino in fondo: disincentivare l’uso dei motori (come si dice, senza se e senza ma), puntare tutto nella direzione verde. È con la consapevolezza e la ferma convinzione che Empoli sia una città con una straordinaria vocazione ciclabile e pedonale che offriamo la nostra collaborazione a codesta amministrazione, portando avanti proposte concrete e non solo rimostranze, nell’ottica del raggiungimento di una mobilità sostenibile rispettosa dell'ambiente e della salute.
Occorre prendere decisioni coraggiose, e a volte impopolari, nella consapevolezza che queste vanno nella direzione giusta. La nostra disponibilità non verrà mai meno, sarà un piacere offrire la nostra esperienza a chiunque ne farà richiesta.
La ringrazio per l'attenzione posta a queste nostre segnalazioni e, auspicando un suo immediato interessamento per risolvere queste situazioni, distintamente la saluto.
Salvatore D’Amelio Presidente della Ciclofficina empolese
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LA CULTURA RESISTE AL CORONAVIRUS
Piatto d'argento, Museo Archeologico di Cesena, IV secolo d.C.
Questo particolare piatto in argento dorato venne casualmente rinvenuto da un gruppo di operai nell'agosto del 1948, stavano lavorando alla costruzione di una nuova abitazione poco fuori dall'attuale centro storico.
Il manufatto si fa risalire alla seconda metà del IV secolo d.C. e si tratta di un caso di – come lo definiscono gli archeologi – "nascondimento volontario", ossia, è stato volontariamente sepolto (infatti fu ritrovato assieme ad altri oggetti preziosi) a seguito di un periodo di insicurezza economica e politica.
Il piatto, che misura 62 cm di diametro e pesa 6,5 kg, presenta al centro una finissima incisione racchiusa in un grande cerchio. Nella metà superiore si può osservare un sontuoso banchetto all'aperto; mentre nella metà inferiore è visibile uno stalliere con il suo cavallo accanto ad una vasca e a degli animali da cortile.
Qual è il significato? Il committente voleva sicuramente dare sfoggio del proprio status di ricco padrone terriero, esibendo il suo stile di vita fastoso e mondano.
PS: se il post ti è piaciuto condividilo, diffondiamo insieme la cultura.
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🔺 Abbiamo tutti paure inconscie? 👇🏻 🌈 E' difficile vivere con sentimenti di insicurezza. È per questo che la mente ha creato dei meccanismi di difesa, il cui scopo principale è quello di proteggere l’individuo dalle paure verso se stesso. Così, invece di pensare "non mi piaccio", le difese trasformano il dubbio in "tu non mi piaci" o "tu non mi ami." Inconsciamente, il senso è: "Non voglio essere gentile con te perché tu non lo sei con me."La soluzione? Incominciare con l’essere gentili innanzitutto verso se stessi. 🌈 "L'unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa." Franklin D. Roosevelt 🌈 Il tempo continua a scorrere? Sfortunatamente sì. ✅ Segui @annatar437 e non te ne pentirai. 🥰 Hai degli amici? Condividi il post se ti piace. 👇🏻La tua opinione è importante! Scrivi ciò che pensi qua sotto. ⏰⏰⏰⏰⏰⏰⏰⏰⏰⏰⏰⏰⏰⏰⏰ #pensierifelici #statidanimo #obbiettivo #frasifamose #dedizione #frasibellissime #frasiamicizia #frasimotivazionali #frasilibri #pensa #frasidelgiorno #vincere #fiducia #pensierodelgiorno #maimollare #consapevolezza #determinazione #instafrasi #successo #coraggio #pensierieparole #frasedelgiorno #libertà #aforismi #paure #bugiardo #paura (presso Bologna Centro Storico) https://www.instagram.com/p/B00e5AcC8D9/?igshid=1pbrjurfn3stb
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Vivere in una società o essere una società?
Uno sguardo ad alcuni dati relativi a Palermo, che emergono dallo studio su imprese e città realizzato da Confcommercio Imprese per l’Italia con l’Osservatorio sulla demografia delle imprese nelle città italiane:
Nel 2008 in centro città c’erano 1.043 esercizi commerciali e 6.018 non in centro, nel 2018 sono scesi a 699 in centro e a 5.566 non in centro.
Alberghi, bar e ristoranti nel 2008 erano 267 in centro e 1.635 non in centro, nel 2018 si è passati a 430 in centro e a 2.065 non in centro.
Il contributo di Si.Camera (Agenzia delle Camere di commercio), che ha fatta un’analisi di 120 comuni, ha evidenziato a Palermo anche un altro aspetto:
per gli esercizi specializzati in articoli culturali e ricreativi si passa dai 58 in centro e 426 non in centro del 2008 ai 38 in centro e 369 non in centro del 2018.
Due sono le tendenze che emergono: in centro c’è uno sviluppo significativo delle attività legate al “food”, mentre la flessione degli altri esercizi commerciali è costante e veloce. Da un lato si creano opportunità e posti di lavoro nel settore ricettivo e ristorativo, dall’altro lato la desertificazione commerciale del centro va a scapito anche del patrimonio monumentale e identitario della città. È evidente la necessità di dare un ordine armonico a questo sviluppo per garantire la qualità di vita.
Ma Palermo non è un unicum. Il tessuto insediativo italiano è caratterizzato da poche grandi città e da una molteplicità di città medie e piccole, con centri storici dal patrimonio storico-artistico ineguagliabile. Questa realtà rappresenta uno svantaggio o un vantaggio? Sicuramente un vantaggio, un punto di forza da cui partire per rafforzare le economie urbane del territorio italiano.
Sono sotto gli occhi di tutti gli effetti del rapido cambiamento impresso dalla digitalizzazione sui nostri modi di vivere, produrre, acquistare e comunicare. Si manifestano con maggior evidenza nella complessità dello spazio urbano. Alcuni fattori di trasformazione sono osservati speciali, come la modifica del comportamento di acquisto, la mancata corrispondenza tra l’offerta commerciale e la mutata domanda del consumatore, poi ci sono altri fattori correlati da non sottovalutare come i problemi di vivibilità e il degrado del centro urbano.
Quali misure adottare? Sicuramente non la moltiplicazione dei centri commerciali. Come da poco ho avuto modo di dire per la città di Palermo, la creazione dell’ennesimo centro commerciale non rappresenta un’opportunità per la città. Anzi scelte come queste possono solo acuire il crescente fenomeno dei negozi sfitti urbani, soprattutto nel centro storico. Senza i negozi, la città è destinata a diventare un dormitorio, oltre a impoverirsi sempre più.
Confcommercio da anni opera a favore della qualità di vita nei centri urbani. Governare la complessità urbana richiede uno sforzo collettivo e investimenti mirati a favorire nuove politiche e modelli di sviluppo: la strada percorribile sembra sempre più quella di una creativa contaminazione tra innovazione e tecnologia da una parte e cultura e tradizione dall’altra.
Per questo dobbiamo necessariamente tutelare i negozi di vicinato, le attività turistiche e di servizio. Svolgono non solo un ruolo economico ma soprattutto un ruolo sociale, generando relazioni tra persone, territori ed economie locali, tanto nei centri storici che nelle periferie. Qui rappresentano anche un presidio fondamentale per alleviare la tensione sociale e il diffuso senso di insicurezza, e per favorire percorsi di legalità e inclusione.
Aiutiamo i centri commerciali “naturali” a rigenerarsi nelle infrastrutture, ad esempio servizi, parcheggi, decoro, sicurezza, arredi urbani. E promoviamo una rinascita che passi anche attraverso progetti ed eventi culturali, di arte e di design. Solo rafforzando il rapporto tra pubblico e privato, tra i vari livelli di governo e imprese, società, associazioni e singoli individui, è possibile valorizzare le aree urbane e gestire gli spazi commerciali, vuoti trasformando il riuso di spazi dismessi in una leva di rigenerazione urbana.
Le città sono i luoghi che custodiscono la nostra tradizione, e allo stesso tempo sono luoghi del futuro dove dovrà continuare a risiedere il senso del nostro essere comunità. Come presidente di Confcommercio Terziario Donne credo sia fondamentale promuovere valori comuni, in ambito sociale, culturale ed economico. Ciò rappresenta una sfida per tutti coloro che vogliano un progresso senza disumanizzazione e senza disuguaglianze.
Credo che un terziario innovativo in grado di rafforzare i settori del commercio e del turismo consenta di trasformare le città in luoghi di ideazione di nuovi prodotti e servizi e non solo di consumo. Ad esempio, cultura e turismo, se sapientemente abbinati a creatività, design e innovazione, possono favorire nuove filiere produttive in grado di generare valore economico e occupazionale.
Cultura, arte e bellezza, di cui le nostre città sono ricche, sono un grande opportunità per far rinascere il cuore antico del territorio e far riscoprire “la prossimità”.
Sostenere l’acquisto legato al “negozio sotto casa”, da contrappore all’acquisto online, non vuol dire andare contro i tempi e utopicamente combattere le trasformazioni: al contrario la valorizzazione dei prodotti locali e l’attenzione alla storia dei luoghi e alle tradizioni fanno parte di un nuovo modello di sviluppo. Significa investire nella sostenibilità: sostenendo il territorio si sostiene l’economia interna e locale, in un circuito virtuoso di rilancio dei consumi.
Da sempre la letteratura economica affronta il tema dell’innovazione di processi e di prodotti. Ma in questi ultimi tempi è necessario considerare anche un altro tema: l'opportunità di “entrare in relazione con gli altri”.
Mentre l'innovazione tecnologica corre e la globalizzazione sembra travolge il mercato, il commercio “fisico” e tradizionale potrebbe rappresentare una delle poche possibilità di coltivare la nostra umanità. La persona dunque di nuovo al centro, come valore riemerso dalle spoglie dell’Umanesimo. Nella società del mercato in cui la domanda è «quanto costa», la nuova dimensione dovrebbe essere quella del “quanto vale”. Il valore del lavoro dovrebbe basarsi quindi su “beni relazionali”: la fiducia, la giustizia, la solidarietà, l’amore, l'empatia. La funzione umana recuperata non per quello per cui è stata sostituita dalle macchine, ma per l’aspetto relazionale all’interno di una di comunità.
Già qualche anno fa noi del Terziario Donna abbiamo promosso sui territori un'attività di formazione che puntava proprio all'implementazione delle capacità relazionali di ciascuna delle imprenditrici coinvolte. Si è trattato di favorire la diffusione di marketing emozionale, il marketing della felicità che passando dal neuro-marketing, tende a aumentare le capacità relazionali dell'imprenditrice, le sue personali capacità di sprigionare energie positive.
Il cliente sostanzialmente cerca risposte semplici alle sue esigenze inconsce, soprattutto cerca un'esperienza emozionale integrata: per l'acquisto di un prodotto si lascia guidare dall'emozione che esso suscita, ma è condotto a sceglierlo anche in base alla relazione che si instaura con le persone che lo accolgono in un negozio, con il brand e con l'azienda che lo produce. In un negozio “fisico” vengono donati competenza e consulenza e quindi anche cura e tempo, bene prezioso e valore aggiunto della vendita assistita.
Una volta che vengono soddisfatto i bisogni basilari del cliente, ciò che lo rende felice è la qualità delle relazioni sociali, che ritorna anche come risultato per l’attività commerciale.
In quest’ottica gli sforzi devono essere indirizzati alla creazione di prodotti e servizi non solo utili, ma anche dotati di senso, che aiutano le persone a vivere meglio e abbiano più significati. L’individuo non deve essere visto più come consumatore, risparmiatore, lavoratore e così via, ma come persona che si connette in una rete di relazioni e che cerca una felicità che deriva dal valore di ciò che non ha prezzo.
L'importanza data alla funzione della relazione e il legame istaurato tra individuo, impresa e comunità, ritornano a tutti noi in termini di maggiore benessere sociale.
Tra “Vivere una società ed Essere una società” dobbiamo scegliere la seconda opzione, per realizzare il miglioramento economico e lo sviluppo delle nostre imprese nel rispetto del senso di comunità senza il quale le nostre città, il nostro Paese, noi stessi non saremmo quello che siamo.
Patrizia Di Dio
di Patrizia Di Dio Articolo originale http://bit.ly/2JEUWj8
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Essere o non essere?
Prima di Orfini, l’aveva già detto Massimo Cacciari: il Piddì si deve sciogliere. E poi rinascere, o rifondarsi.
In questi giorni sta andando in scena il Dilemma: chi potrebbe rifondare un partito di sinistra (ma anche di centro-sinistra) e che sia di massa, capisca il popolo, aiuti i bisognosi (perché la sinistra nasce per aiutare i poveri, i disoccupati, le fasce deboli), non smantelli il welfare, migliori il sistema scolastico, garantisca l’istruzione erga omnes e soprattutto sia competente, accogliente e non arrogante?
E aggiungiamo pure che sia formato da individui onesti. Con sé stessi, con i loro elettori, di fronte al codice penale (sapete, quelle cose tipo ‘Non rubare’, ‘Non truffare’, ‘Non mentire’, ‘Non farti corrompere’, e via elencando). La questione morale non è mai passata di moda, da Benedetto Croce che la sollevò pubblicamente, fino a Berlinguer che la ammise per il suo PCI.
Il Dilemma è quindi un Dramma. Essere Piddì o non esserlo mai più?
Inoltre, non c’è nessuno che possa riagglutinare su basi decenti una nuova ‘Cosa’, ché la sigla PD ormai evoca solo incubi, sconfitte e fallimenti.
Nessuno degli attuali esponenti del Piddì, Zingaretti compreso (finora unico candidato ufficiale alla Segreteria), ha caratteristiche in cui un popolo italiano in ambasce possa identificarsi. Pensate ai damerini Letta e Franceschini; o all’elitario (per nascita) Calenda; il volenteroso Gentiloni è finanche di nobili origini. Gli altri sono attempati giovani che hanno usato il Piddì come investimento sociale, ma che non rappresentano che sé stessi (e manco pure). In Irpinia abbiamo alcuni di questi esempi.
(Martina ci prova, ma - siamo onesti - non ha la stoffa di uno Tsipras, di un Bernie Sandres, di un Jeremy Corbin. E tra l’altro non è stato invitato a nessuna delle due cene antagoniste, la prima organizzata da Calenda tra maggiorenti piddini e l’altra da Zingaretti in trattoria con scelti esponenti della società civile.)
Noi Italiani amiamo i leaderismi, molto più che i collettivi. Berlusconi, Renzi e Salvini hanno incarnato questa nostra passione per l’Uomo Forte al comando, a prescindere dall’ideologia. Ognuno di essi è (o è stato) la proiezione dei nostri inconsci liberati nelle urne (e si sa che gli inconsci non sono ragionevoli o di buonsenso) e non certo la più saggia e sana risposta ai problemi del Paese.
La maggior parte degli Italiani vive come ioni in una soluzione, attratti da questo o quell’altro polo elettrico: seguono chi o cosa possa colmare la loro insicurezza, fossero anche promesse vane ed irrealizzabili.
Da pochi giorni è entrato nel dibattito politico-economico un nuovo binomio: la pensione di cittadinanza. Sulle prime ho pensato ad uno scherzo: la crasi tra reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni. Indagato, ho scoperto che è solo una pensione sociale un po’ più alta. Ovverosia, un’altra promessa.
Non sono state ancora attuate le vecchie promesse, che ne sfornano di nuove, giusto per mantenere l’attenzione dell’entusiasta popolazione italiana. I sondaggi indicano un gradimento superiore al sessanta percento della coalizione giallo-verde. Più siamo disperati, più abbiamo bisogno di frottole più grosse. È come quando in tempi di miseria aumenta il gioco del lotto: crediamo alla grande promessa della fortuna, la condizione più aleatoria, volatile, stocastica e irragionevole che esista.
Al netto della ‘questione migranti’, stiamo ancora dando credito alle promesse. L’abolizione dei voucher non è (ancora) quella grande rivoluzione del lavoro di cui l’Italia ha bisogno. Ci vuole una ‘visione’ d’insieme del destino economico italiano che nessuno dei due attuali leader ha. Si va avanti a spanne.
Anyway.
Io a quelli del Piddì, purtroppo, li capisco. Neanch’essi hanno (o hanno avuto) una visione d’insieme del destino storico-economico del nostro Paese, neanch’essi sono (o sono stati) statisti. Tuttavia, hanno avuto qualche pudore in più: non hanno mirabolato come questi ora al governo ed in tempi di perdurante crisi sono apparsi come i soliti elitari, una gauche caviar lontana dai problemi della gente. Metteteci che si son messi a cincischiare grossolanamente con le banche di amici, nonchè ad essere invischiati (talvolta, loro malgrado) nei magheggi dei parenti, privi di dimestichezza con il potere hanno fatto la figura degli arrembanti inebriati dal profumo di casta e privilegi. Il che, in tempi di grossa crisi, è un peccato mortale.
Ho provato, comunque, a giustificare le loro decisioni elettorali e di scelte programmatiche e mi sono chiesta cosa avrebbe dovuto fare il Piddì per vincere le elezioni. Per come sono arrabbiati gli Italiani, non potevano esserci le mezze misure o le cento piccole cose fatte dal senatore semplice Renzi, portate in campagna elettorale. Ci volevano i botti, come l’abolizione dell’ICI che fu di Berlusconi. Come il reddito di cittadinanza, come l’abolizione della Legge Fornero, offerte da M5S e Lega. Indubbiamente, sono promesse più grosse di quelle berlusconiane (metteteci pure il milione di posti di lavoro), però gli Italiani hanno bisogno di crederci.
Il Piddì non ha questa sfacciataggine globale, al contrario di molti dei suoi singoli esponenti, i quali ne sono ben provvisti. Infatti, gli elettori hanno usato il voto nazionale per vendicarsi dei politici e delle loro condotte singole.
(c) Orticalab
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#Repost @retedellaconoscenza_ ・・・ 💣Afragola, provincia di Napoli, i clan posizionano una bomba ogni due giorni e mezzo, l'ultima ieri notte a Corso Vittorio Emanuele III ha distrutto una concessionaria d'auto. 💰 Napoli, circa all'1.30 di oggi, un'altra bomba posizionata in pieno centro storico colpisce e distrugge la pizzeria Sorbillo. 💣 Molfetta, in via San Francesco d'Assisi viene lanciata una bomba carta da una persona in scooter che distrugge un auto e vetri dei palazzi vicini. 🔫Barletta, ieri una sparatoria in via di Cuonzo per una probabile resa dei conti tra "uomini d'onore". ⚠Sui nostri territori rischiamo di essere coinvolti tutti i giorni in eventi del genere. Nell'ignavia dei maggiori media che silenziano le mafie - forse perché la politica di turno è troppo immischiata in questi affari e prova continuamente a sviare l'attenzione su altro - queste continuano a fare il bello e il cattivo tempo per contendersi potere, controllo e ricchezza sui nostri territori. 👉Per coprire i veri problemi e le vere cause della nostra insicurezza, ci dicono che per stare sicuri e per difendersi bisogna comprare armi e allontanare i poveri e chi non è come noi. Non ci crediamo, e non ce ne facciamo nulla della retorica dell'aumento delle forze dell'ordine sul territorio che va avanti da ormai tanti anni: un fenomeno sociale, culturale, economico e finanziario come le mafie del nostro tempo non si contrastano, SE si vogliono contrastare, solo con l'attività di indagine e di repressione. 👉Vogliamo risposte ai nostri bisogni: istruzione gratuita, diritti, reddito, lavoro, servizi pubblici, gratuiti e accessibili a tutti incondizionatamente, senza distinzioni di alcun genere. In questo modo si toglie il terreno della povertà e dell'esclusione sociale sul quale si riproducono le mafie, non invece agevolando l'affidazione diretta degli appalti pubblici e dando il "diritto di recompra" ai mafiosi sui beni che gli vengono confiscati, come assicura il Decreto Sicurezza di Matteo Salvini. #sorbillo #antimafia — view on Instagram http://bit.ly/2QRNjpw
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Il Capolista di Fratelli d’Italia per il Consiglio Regionale nel collegio di Livorno, Andrea Romiti questa mattina nel suo comitato elettorale, in piazza dei Mille 11, ha festeggiato con i cittadini il superamento delle 500 firme raccolte a sostegno della Petizione Popolare sulla sicurezza, quorum necessario, ai sensi del regolamento comunale per gli istituti di partecipazione, affinché venga obbligatoriamente discussa in Consiglio Comunale.
“In pochi giorni la Petizione Popolare sulla sicurezza ha superato il quorum delle 500 sottoscrizioni – ha detto Romiti �� lunedì assieme ai cittadini depositeremo tutte le firme in Comune e personalmente alla Conferenza dei Capigruppo, che si terrà lo stesso giorno alle ore 13.00, chiederò che il primo Consiglio Comunale, martedì 8 settembre, sia posta in discussione”.
Afferma Romiti: “I punti della Petizione Popolare sono gli stessi che erano presenti nella Mozione presentata dal sottoscritto e che la sinistra aveva bocciato all’ultimo Consiglio Comunale prima della sospensione estiva. Oggi sono i cittadini a chiedere le stesse cose perché vogliono più sicurezza e spererei che la sinistra non continui con questo negazionismo della problematica parlando ancora banalmente di “percezione di insicurezza”.
Romiti spiega gli aspetti contenuti nella Petizione Popolare:
Pattuglie dell’Esercito Italiano impegnate nel progetto “Strade Sicure” che effettuino servizio dinamico nella zona del centro livornese per le 24 ore;
La formazione di un Nucleo Antidegrado della Polizia Municipale , con agenti appositamente preparati e forniti di dispositivi di protezione specifici come sfollagente, spray al peperoncino e/o Taser;
Controlli mirati e coordinati tra le varie Forze di Polizia contro il fenomeno dell’immigrazione clandestina;
L’avvio del Controllo di Vicinato, tenuto conto che il Consiglio Comunale lo ha approvato nell’autunno 2019
2 Ordinanze Comunali: una che imponga la chiusura dei market etnici alle ore 21.00, limitando l’apertura anche di nuovi esercizi a Livorno e l’altra che vieti l’apertura di circoli privati nei fondi commerciali siti nell’area del centro storico, nei quali si somministrano bevande, che spesso si trasformano in discoteche clandestine.
Il Capolista di Fratelli d’Italia conclude: “Le firme sono state poste da tutti cittadini, anche con idee differenti, ma soprattutto mi hanno colpito favorevolmente i molti stranieri onesti, che lavorano e pagano le tasse, che hanno sottoscritto la Petizione Popolare”.
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Livorno, superate le 500 firme per la Petizione Popolare sulla sicurezza Il Capolista di Fratelli d'Italia per il Consiglio Regionale nel collegio di Livorno, Andrea Romiti questa mattina nel suo comitato elettorale, in piazza dei Mille 11, ha festeggiato con i cittadini il superamento delle 500 firme raccolte a sostegno della Petizione Popolare sulla sicurezza, quorum necessario, ai sensi del regolamento comunale per gli istituti di partecipazione, affinché venga obbligatoriamente discussa in Consiglio Comunale.
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La salute dell’arte: non ci sono più nomi sacri. Ovvero: anche il ‘cucchiaio’ di Totti, ora, ha una sua aura. Dialogo con Francesco Valagussa
Francesco Valagussa è docente di Estetica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e coordinatore, assieme a Massimo Donà, del Centro di Ricerca di Metafisica e di Filosofia delle Arti DIAPOREIN. Qualche anno fa ha scritto un libro, “L’età della morte dell’arte” (Il Mulino, 2013), che racconta in controtendenza, passando da Hegel a Vico, il ruolo e il destino dell’arte nella storia occidentale, dalle sue prime crisi fino al suo incerto collocamento nel mondo contemporaneo. L’arte, oggi, è qualcosa di sempre più inafferrabile, qualcosa che sempre più sfugge al nostro tentativo di determinarne i confini, etichettarne gli stili. Ma la questione della morte dell’arte, non riguarda solo i tempi recenti: la storia dell’arte è la storia di una lotta costante per la sopravvivenza di una lotta incessante contro coloro che – i filosofi in primis – hanno cercato di addomesticarla, di relegarla all’interno di un conosciuto. Eppure l’arte irrompe e inaugura, contro ogni possibile previsione, una nuova epoca. Tra i lavori di Valagussa, ricordiamo la curatela a opere di Walter Benjamin, Robert Musil, Hegel, Kant, Georg Simmel per i massimi editori del Paese: un suo profilo completo è qui.
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Il sentire comune – basta guardarsi attorno, da poco si è concluso il Salone del Mobile a Milano – ci racconta che la nostra è un’età creativa: ovunque sembra fiorire il talento artistico, ovunque spopola e si investe sul Design. Eppure lei qualche anno fa ha scritto un libro che si intitola: L’età della morte dell’arte. Perché? L’arte si trova in buona salute?
Il Design e l’attuale investimento in creatività è un buon esempio da cui partire. Si può già notare una differenza fondamentale, che è sempre bene tener presente, tra creatività e artisticità. Molto spesso si fa passare immediatamente la creatività per artisticità, ma non sono la stessa cosa. Questa creatività di cui si parla, spesso, ha delle mire ben precise: è il tentativo di rendere più efficiente, più veloce, il mondo in cui viviamo. Ha, quindi, un obiettivo, un fine ben preciso, che tra l’altro si inserisce perfettamente in un certo tipo di organizzazione anche economica-produttiva del nostro mondo, per cui noi abbiamo la costante necessità di produrre sempre di più, sempre meglio. Questo è chiaramente un vincolo, che fa sì che la creatività non sia creatività fine a se stessa. Non si parla perciò – per intenderci – di quella creatività con cui Klee si divertiva a sconvolgere tutti i criteri che venivano insegnati nel Bauhaus, a far esplodere le soluzioni qualitative al di là della quantificazione. Si tratta di una creatività fatta per assecondare certi scopi. Se si vuol prendere la cosa più alla radice si può dire questo: l’arte ha subito inevitabilmente delle trasformazioni, e le ha subite in maniera clamorosa, per esempio, se si pensa al cinema. Il cinema è chiaramente una forma d’arte, dopodiché – come ha insegnato Benjamin – è ovvio che l’irruzione di una così pensante quantità di tecnologia nel fare artistico implica delle trasformazioni epocali: prima l’arte era un pezzo unico, adesso è pura riproducibilità. Giro la stessa scena mille volte e scelgo la migliore. Benjamin addirittura intuisce che per certi versi questo tipo di arte sembra avvicinarsi al record sportivo. E la cosa non è priva di una qualche suggestione. Molto spesso si potrebbe dire, in effetti, che lo sport è diventato una certa forma di arte, e anche un certo linguaggio sembra farlo trasparire. Si pensi a quando si parla del “tempio del motociclismo”, o quando si parla di “miracolo” se una squadra subisce una rimonta in due minuti. Addirittura, qualche anno fa, ne discutevo con un professore e mi diceva: non è che possiamo dire che anche il “cucchiaio” di Totti ha una sua aurea? Inutile dire che anche il record di Bolt a Berlino ha una sua aurea – rimarrà nella storia.
Francesco Valagussa è Professore associato di Estetica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele
Tutti questi fenomeni ci costringono a prendere atto di una cosa. Mentre noi abbiamo sempre utilizzato una serie di categorie, per esempio l’Arte, o – all’interno dell’arte – la Poesia, la Religione, termini che descrivevano un certo campo di attività umane, sui quali ci si intendeva fondamentalmente – non c’era bisogno di dire tutto sommato cosa fosse l’arte, era sotto gli occhi di tutti – nel Novecento è accaduto che per varie ragioni e in vari sensi queste categorie, che sembravano così ben delimitate, hanno incominciato a mostrare dei bordi di insicurezza enorme. La sollecitazione maggiore del tema della morte dell’arte, della fine dell’arte, secondo me, è legata al fatto che quella che noi abbiamo sempre chiamato arte è molto meno di quello che oggi è arte, come campo, come estensione; e dall’altra parte la stessa parola arte, ormai, designa così tante cose che forse non è neanche il caso di utilizzarla più. Se si può usare la parola arte per descrivere dall’ultima nuova installazione dal successo planetario – magari abbastanza discutibile sul piano anche creativo – fino al cucchiaio di Totti, allora questa parola non ci serve più, indica troppe cose. L’aspetto positivo che io vedo in questo inquinamento però, è il fatto che ci costringe a riformulare quelle categorie su cui eravamo adagiati prima. Quando le cose smettono di seguire il palinsesto che gli abbiamo dato noi, quando smettono di aderire alle categorie con cui le abbiamo ritagliate, siamo obbligati ad uno sforzo. La cosa positiva del problema della morte dell’arte è che questa categoria, che da sempre è stata centrale, ora mostra la corda. Tra l’altro questo “ora” è molto difficile da situare. Già con Platone, in qualche modo, l’arte è morta. Le categorie non sono mai fisse.
L’età della morte dell’arte è una categoria che, in qualche modo, fa parte della vulgata hegeliana. Il termine età sembra suggerire che la morte dell’arte sia un fatto storico, puntuale, mentre invece – leggendo il suo libro – la cosa sembra più complessa: in che senso la morte dell’arte non si manifesta solo a livello storico, ma fa parte della “storia ideale eterna” dell’Europa?
Chiaramente c’è una storicità, c’è una cultura, quella Europea, che ha fatto tutto questo. Manterrei la dimensione storica quindi, ma una dimensione storica di lungo periodo. La morte dell’arte è qualcosa che si può vedere lungo tutta la tradizione europea. A partire dalla cacciata dei poeti dalla città da parte di Platone in poi, è sempre stato tutto una morte dell’arte. Sempre si è dichiarato che l’arte aveva una posizione minoritaria rispetto alla grande tradizione filosofica per esempio, sempre. E ciò nonostante l’arte riusciva tutte le volte a sconvolgere gli schemi a cui veniva obbligata. Da un certo punto di vista è molto più rivoluzionario un Vermeer che “il creativo” di oggi. Eppure Vermeer rimaneva sempre all’interno della stessa arte. L’arte si è sempre rimessa in gioco per conto suo. E forse la forma in cui si rimette in gioco oggi è proprio nel mostrare che questa stessa parola non ha più alcun connotato. Anche da un punto di vista sociale questo emerge molto. Già Gehlen faceva notare che la chiesa un tempo chiedeva all’arte di abbellire le sue chiese, i suoi luoghi, e invece oggi no, sostanzialmente. Perché la chiesa non sente più questo bisogno? Perché capisce che l’arte non è più un fatto di cultura sociale diffusa, ma molto spesso diventa un fatto d’élite, molto spesso diventa un fatto da Museo, totalmente anestetizzato. A quel punto, se dev’essere quello, non ha senso che la si adoperi per un culto, che invece dev’essere vivo.
Come già Hegel aveva ampiamente fatto notare l’arte si è fatta sempre più concettuale. Se l’arte oggi è soprattutto critica delle grandi categorie dell’arte, il rischio, forse, è che l’arti diventi un luogo interdetto per i non addetti ai lavori. L’arte può essere ancora una grande cattedrale, oppure è destinata ad essere sempre più affare di pochi, di una super élite?
La prospettiva hegeliana è esattamente quella per cui nell’arte ci sarà sempre più concettualità ormai, ma soltanto come fenomeno di rimando: è così concettuale il nostro mondo, che anche l’arte ne sarà investita. Ormai la verità della nostra epoca non passa più dall’arte – questo è e quello che Hegel ha in mente – il nostro vero ora è il concetto. Non che l’arte sia falsa: è vera e rimane vera. Per descrivere i Greci non si può non passare dall’arte, per descrivere il medioevo non si può non passare delle cattedrali. È vera anche per il concetto, che si sforza di comprendere cosa stia dietro quelle immagini. Tuttavia, quello che è sicuro, è che il mondo attuale, invece, va avanti sulla dimensione concettuale. L’arte è stata – e in questo senso rimane – vera, come momento di un percorso. Ma il nostro centro, ora, non è più l’immagine, la dimensione artistica, ma piuttosto quella concettuale. Ci sono stati tanti tentativi di vedere nella tecnica, nella scienza la nuova religione, oppure – soprattutto per la tecnica – la nuova mitologia. E ci sono vari sensi in cui questo accade, in cui questo si sperimenta: se tutti crediamo negli Dei, beh, tutti abbiamo un telefonino – esiste uno sfondo tecnologico che ci accomuna tutti. D’altra parte, ci si è resi conto, a partire da Feyerabend e altri, che la scienza in realtà non riesce, non sta riuscendo a diventare una religione. È chiarissima la consapevolezza che se dovessimo trovare una struttura più potente, noi non avremmo difficoltà a disfarci di questa divinità in vista di un’altra. Mentre invece la religione autentica è quella che dice: non mi interessa che il mio dio sia al passo con i tempi o no, io credo in lui comunque, a prescindere dal resto. Nel caso della scienza, invece, sembra che la fede sia legata all’utilità: siccome ci è molto utile, allora la assecondiamo. È abissalmente diverso il modo di credere.
Di fronte a questa opzione, che comunque già scricchiola un po’, il problema legato alla morte dell’arte, cioè alla profezia Hegeliana, secondo me è il fatto che, invece, l’arte molto spesso è proprio quella che riesce a dire bene il nostro mondo. Si possono leggere una serie di trattati enormi di filosofia del Novecento, ma basta un verso di Montale, e quello esprime meglio di qualunque altra cosa ciò che si sente, quello che è la nostra condizione. L’arte proprio perché non è sistematica, al contrario della filosofia, può esprimere meglio tutto ciò. E questa è una cosa con cui lo stesso Hegel deve fare i conti. L’idea per cui il concetto ha una chiarezza tale da superare l’oscurità dell’arte, in realtà, si può rovesciare e dire: proprio l’oscurità, l’ambivalenza, la polisemia – senza necessariamente caricarla di significati negativi – è una risorsa, che può dire, forse, il nostro tempo ricco di contraddizioni meglio che non il puro concetto. Tutto ciò ci avverte sulla possibilità di scartare l’opzione che l’arte possa tornare ad essere un’arte di popolo. Se noi escludessimo questa opzione, non renderemmo un buon servizio all’arte, che è esattamente quella che, senza che nessuno dica niente, senza che nessuno possa dedurlo o sentirlo un attimo prima, si inventa un nuovo modo di concepire il mondo. Non siamo noi a doverlo dire – chi siamo noi per dirlo? Quelli che guardavano per la prima volta il portico degli innocenti di Brunelleschi, all’inizio, non sapevano neanche da che parte guardare. L’arte irrompe. E ciò non è legato neanche al modo in cui la storiografia ne rende testimonianza.
Nel suo libro si legge questa frase: “L’artista è il primo scienziato, allo stesso modo in cui lo scienziato è l’ultimo artista” – la crisi della scienza moderna è l’altra faccia della medaglia della crisi dell’arte, della fine dell’arte. Nessuno unirebbe – oggigiorno – scienziato e artista, perché lei sì?
Lo sfondo è molto nietzschiano. Da un certo punto di vista, l’artista è quello che per primo stabilisce una misura del mondo, che dà una concezione del mondo. È il primo scienziato, il primo che pone a terra la pietra angolare. L’artista è lo scienziato sommo perché dà la misura di tutto il resto. Se noi non avessimo un certo linguaggio, che ci ha dato Omero, che ci ha dato Dante, non potremmo, oggi, neanche parlare di scienza. È chiaro, quindi, che quella dimensione di prime misurazioni, quella prima presa di misura del mondo, beh, quello è un atto che è altamente artistico e chiaramente scientifico – anche se oggi non lo diremmo in senso stretto. Dall’altra parte lo scienziato è artista perché – questa è quasi una citazione dalla Nascita della tragedia – la scienza non si adopera in giro per puro nozionismo, ma vuole sapere come funzionano le cose, vuole seguire il filo della causalità per poi invertirne il corso. Il gesto è artistico, anche se magari inconsapevolmente artistico. È chiarissima nello scienziato la volontà di potenza, la volontà di trasformare il mondo: non si studia il corpo umano per pura informazione, ma perché interessa poi salvare la vita a qualcuno. Tutto questo si può vedere anche in un altro senso, altrettanto importante. L’artista è colui che riesce a comunicare la sua visione del mondo. La crisi della scienza è anche la crisi del fatto che gli scienziati hanno perso totalmente questa vocazione artistica. Quando Bohr, Heisenberg, Einstein – per fare degli esempi – cercavano di trovare delle metafore per far capire le loro scoperte, l’uso della metafora diceva molto del loro spaesamento. Era come se fossero finiti in un altro mondo, in un’isola deserta, costretti a comunicare con degli aborigeni. Con che linguaggio studio, posso far capire quei fenomeni? Il mio non è in grado di farlo. Devo inventare teorie nuove, linguaggi nuovi, devo inventare anche un’epistemologia nuova, perché non si può pensare che i risultati a cui si arriva siano stabili come quelli di Galilei. Risultati molto più precisi di quelli di allora, certo, ma di una precisione, però, che nulla ha a che fare con l’univocità della determinazione. Più precisi, ma di una precisione che non ci è familiare. Trovare nuovi strumenti, nuove vie. È questo un fare essenzialmente artistico: devo inventare, trovare soluzioni, e questo implica una presa di misura che dev’esser fatta su quel mondo nuovo. Perciò non è scorretto dire che anche il principio di indeterminazione è qualcosa che ha un suo rilievo artistico. Dall’altra parte il problema rimane: come si fa a comunicare i risultati ottenuti. Nell’artista il superamento, l’avanzamento, o comunque lo scarto che si pone rispetto al passato, in una tela poniamo di Caravaggio, non è qualcosa che poi Caravaggio deve spiegare: immediatamente lo strumento che si usa, la nuova espressività che si raggiunge comunicano qualcosa di nuovo, generano uno scarto estremamente proficuo anche nel fruitore. Questa cosa nello scienziato non c’è, e la scienza non riesce a diventare religione anche per questo: mette in campo un teorema che risolve anche il problema più complesso, ma poi si mostra un altro problema a questo punto insuperabile. Ciò che trovo è totalmente inintelligibile per un sacco di gente, perciò mai potrà diventare mitologia.
Mettiamo in gioco un terzo elemento. La tecnica, con le sue esigenze – produzione, efficienza, accelerazione – come si inserisce in questo quadro, tra arte e scienza?
La tecnica aggiunge qualcosa di più, ma anche qualcosa di meno, purtroppo. È molto difficile, appunto, far passare un teorema scientifico a livello di “popolo”, mentre è molto più facile far passare ad una dimensione sociale più diffusa un prodotto tecnologico, che magari dipende nella sua costruzione sempre da teoremi scientifici. Nessuno sa come funziona la meccanica quantistica, ma si usano tutti i giorni oggetti tecnologici che si basano su di essa. Se poi si immettono sul mercato una serie di oggetti che dipendono da queste teorie, e che abituano a certe pratiche, a certe nuove ritualità, beh, non solo si suscita la curiosità del pubblico, ma anche a prescindere dalla curiosità che si suscita, si incominciano ad adottare praticare nuove, e quindi a familiarizzarsi con certe idee, inevitabilmente. E forse questo è più un veicolo di mitologia possibile di quanto lo sia poi, invece, spiegare alle masse la costante di Planck. Ci si abitua a trattare il mondo in un certo modo, e certe strutture di pensiero a poco a poco vengono veicolate attraverso un certo modo di fare, attraverso certi prodotti. D’altra parte, se la tecnica da un lato può essere un veicolo di mitologizzazione della scienza, dall’altro è anche il modo in cui la scienza mostra la sua potenza. C’è anche questo da dire: tutto ciò non ha niente a che fare con la precisione scientifica. Io uso i prodotti della tecnica, e così mi accorgo della potenza delle teorie scientifiche, magari mi faccio anche qualche idee di cosa potrebbe essere, ma non si tratta minimamente di concetti precisi – in questo c’è molto di mitologico. Allo stesso modo Io sento, capisco la presenza reale quasi, del Dio, ma non è che poi sono tenuto, sono costretto a dire poi, logicamente, in cosa consista – quando mai nella mitologia? Da un lato, quindi, la tecnica sembra essere il medium con cui i prodotti della scienza si fanno mito. Dall’altro lato, però, la tecnologia, con questo acceleramento sfiancante e costante dei tempi sembra essere la dimensione meno mitologica possibile. Il mito ha bisogno in qualche modo che un ciclo si chiuda, che l’inizio sia in qualche modo uguale alla fine. Questa cosa è evidentemente impossibile da pensare per la tecnologia.
Così scriveva Hölderlin: “per lo più i poeti si sono formati all’inizio o alla fine di un’epoca del mondo. Con il canto i popoli scendono dal cielo dell’infanzia nella vita attiva, nella terra della cultura. Con il canto essi da qui tornano alla vita originaria. L’arte è transizione dalla natura alla formazione, e dalla formazione alla natura”. Con il canto, con il mito gli uomini si formano alla vita: in che modo l’arte dipende dalla mitologia, e in che modo la mitologia è essenziale all’arte?
L’arte è sempre legata a un qualche contesto mitologico. Questo vale dagli dei della Grecia al dio cristiano – poi naturalmente sul dio cristiano bisognerebbe fare un ragionamento a parte: è chiaro che quello non è un dio tra i tanti, ma è una mitologia che tende ad eliminare tutte le altre, in Agostino programmaticamente. Anche in questo caso: non si possono fare teorie a priori, c’è un percorso storico. Aver scelto quel tipo di mitologia – forse non era nemmeno possibile evitarlo, non lo so – ha fatto sì che si siano prese certe strade e non altre. Sicuramente, però, la mitologia è un elemento fondamentale della dimensione artistica. Molto spesso l’arte si esprime non per chiarire o precisare, ma appunto per manifestare un contenuto che per certi versi è già chiaro a tutti. Quando i Greci andavano a vedere Edipo sapevano già come sarebbe andata a finire, eppure questo non diminuiva la potenza del mito. Esiste come un sostrato comune. L’arte è quella abilità finissima, raffinatissima, capace di incidere, di sottolineare certi aspetti e non altri, all’interno di una cosa magari già nota, già fatta, già vista mille volte: la si mette in scena, la si dipinge, la si esprime in un modo sempre particolare, che in realtà è il modo in cui verifico la tenuta di un certo contesto. Se si legge una poesia a quindici, venticinque, ottant’anni, chiaramente non si tratta più della stessa poesia – però che cos’è? Un luogo di verifica di una serie di problemi, di dubbi, legati alla mia immagine del mondo, in cui coltivo fondamentalmente soltanto me stesso, nella maniera più alta. E non è una cosa privata, singolare: tutto ciò è mitologico perché quel modo di concepire il mondo lo si condivide con molti altri. E quindi quella poesia, quella sinfonia, quella tragedia è il modo in cui si fa una “verifica dei poteri”, che essendo del mondo, sono anche i miei, mi coinvolgono. L’arte ha questa funzione, e senza uno sfondo condiviso è molto difficile che possa essere arte. È molto facile, invece, che diventi contemplazione estetica. È ovvio che se un’occidentale che non si è mai studiato niente di cultura indù si trova improvvisamente davanti ad un tempio indù, o a un tempio inca, beh, insomma, non è che fa finta di nulla. Non può far finta di nulla, evidentemente. Però la sua contemplazione, o lo incuriosisce e perciò inizia a impratichirsi con quella cultura, o altrimenti sarà una considerazione, appunto, nient’altro che estetica. Una bella teca, da mettere nel mio museo. Allo stesso modo, evidentemente, non mi posso aspettare che un giapponese abbia perfetta idea di cosa sia la trinità. Questo vuol dire che non sarà sbalordito dalla cappella sistina? No, certo che sarà sbalordito. Però quella non è più arte, quindi mitologia e religione. Quella è contemplazione estetica.
Sempre Hölderlin, Pane e vino: “Ma tardi, amico, giungiamo. Vivono certo gli Dei, /ma sopra il nostro capo, in un diverso mondo. […] E non so intanto che dire che fare/ e perché siano poeti in tempi di privazione “. Gli Dei se ne sono andati, il poeta è solo. Che prospettiva si profila all’orizzonte per un’arte che non fiorisce più? Dobbiamo rassegnarci nell’attesa di nuovi geni, di nuovi miti?
È qualcosa che non si può escludere a priori. Può darsi che in maniera del tutto indeducibile, in maniera non pronosticabile, si torni a fare arte. Ma se aspettiamo una manifestazione dell’arte che magari sia simile a quelle che ci hanno preceduto – se vogliamo che arrivi un poeta nuovo, ma simile a quelli antichi – forse siamo fuori strada. Ciò vorrebbe dire essere già troppo condizionati dalla intemperie, da un certo errato storicismo – di che cosa siamo in attesa precisamente? Per cui è chiaro che se la Natura tornerà a manifestarsi e a diventare cultura grazie al poeta, a diventare forma grazie ai poeti – se vogliamo dirla con Hölderlin – beh, di sicuro non accadrà nei modi a noi consueti. Esattamente come, per certi versi, non veniva percepito come consueto Dante nel suo tempo. Quello che però si può dire, è che oggi mancano nomi sacri. Questo sì, oggi mancano nomi sacri. Anche i nomi che si citavano prima, Arte, Religione, Poesia, sono diventati termini troppo larghi. Da Schelling a Otto, per chiunque studi mitologia in modo serio, gli Dei sono qualcosa di reale, una presenza reale. Oggi no. Oggi effettivamente non abbiamo nomi sacri e questo è palese. Oggi molto spesso l’arte viene intesa come strumento per de-sacralizzare. Per carità – nulla in contrario. Però questo è sicuramente un modo di vedere il passaggio holderliniano solo da un lato: noi non facciamo più natura-forma, forma-natura, ma solo dalla forma alla natura, molto spesso. Siamo quelli che a partire da una certa forma siamo in grado di ironizzarci su fino a ridurla a natura, ma non facciamo mai il passaggio opposto. L’arte era in grado anche di sacralizzare certi contenuti, questo non accade più. Accade soprattutto che si faccia ironia della forma. Per esempio: la provocazione che fa Duchamp eternizza in qualche modo, deifica quell’orinatoio, in un certo senso. Il nome è significativo: chiamarlo “fontana” è quasi il tentativo di dare un nome sacro a quell’oggetto meschino. Però, in realtà, è ridicolo, è ironico, e di un’ironia tra l’altro amara, serissima. Non voglio banalizzare questo gesto, però sicuramente si capisce che non ha nulla a che fare con la sacralizzazione hölderliniana della Natura.
È giunto il momento del fanalino di coda, la filosofia. Se il poeta accoglie “in silenzio, nell’anima, il pensiero dello spirito comune”, il filosofo invece, tace?
Musil diceva che noi siamo la prima epoca che non sa ascoltare i propri poeti. Nel caso della filosofia si potrebbe dire che per noi sono pochi, oggi, quelli che sono degni di essere ascoltati. Non è che non li si ascolta, li si ascolta molto spesso, però poi si capisce che magari non c’era granché da ascoltare. Anche perché poi il filosofo con la dimensione artistica ha sempre avuto un rapporto molto conflittuale. L’arte è quella che è stata sempre, più o meno velatamente, attaccata dalla filosofia. L’atteggiamento di un Platone che caccia i poeti non è meno ostile di quello di un Aristotele che ci tiene a stabilire per filo e per segno come debba essere la poesia, il teatro ecc.. Che poi sia estremamente produttivo quel modo di ragionare, non è importante, comunque rimane un modo per imbrigliare, fissare la realtà. Perciò, se per filosofia si intende l’amore di una sapienza, dove la sapienza gioca il ruolo principale comunque, allora è chiaro che la filosofia intesa come scienza – e in gran parte della tradizione anche greca è così – non ha più nulla da dire perché ha vinto troppo. La filosofia fa fatica a dire qualcosa perché ha vinto troppo: il mondo contemporaneo dà molta più ragione a Hegel e a Nietzsche di quanta ne avessero da vivi. Se invece la filosofia è amore, se è amore per la sapienza, se si mantiene questo riferimento sempre Platonico, guarda caso, se si mantiene questo riferimento alla filo-sofia, all’amore per, al filos, allora questo aspetto erotico nei confronti della sofia è qualcosa di intrinsecamente poetico. È lo stesso filosofo allora a soffrire del fatto che oggi la stessa poesia non naviga in ottime acque. La poesia del novecento è diventata più che una poesia attiva, una poesia che ascolta. Una poesia che ascolta molto, che non ha cose da dire in positivo. A volte, addirittura, si inventa strutture che la rendono perfino inintelligibile – mischia parole a cose che non sono parole. Perché? Perché c’è sempre meno da dire, da manifestare in positivo. C’è un atteggiamento di forte attesa. E in tutto questo il filosofo fa una fatica enorme. Adorno ha perfettamente ragione quando dice che se anche noi volessimo riprendere l’impresa hegeliana, capire il mondo razionalmente, tutti noi, già prima di iniziare, avremmo il presentimento che per fondarlo questo mondo, bisognerebbe fondarlo troppo a fondo. Ci si perde. Ci si perde a tenere assieme i nessi che vorrebbero tenere assieme questo mondo. Un’analisi razionale del mondo alla Hegel … auguri. Il forte imbarazzo del filosofo è anche questo. Motivo per cui la filosofia molto spesso cosa fa? In quanto è nata come scienza assume il modo della scienza: si specializza, si tecnicizza, e quindi parla delle sue piccole cose, parla del suo piccolo ambito, di questo angolino di mondo, esattamente come farebbe una scienza.
Gianluca Gemmani
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MACERATA – Creare un crescente rapporto di fiducia e collaborazione con la cittadinanza incrementando così il senso di sicurezza percepita e gestire con professionalità una serie di tematiche legate alla sicurezza urbana e alla qualità della vita cittadina nei quartieri.
Sono questi gli obiettivi del progetto pilota di Polizia di prossimità che verrà attivato nel quartiere La Pace per essere poi esteso in altre zone della città, con l’intenzione di dare la priorità alle tre frazioni Villa Potenza, Sforzacosta e Piediripa. Saranno gli agenti della Polizia municipale a vestire i panni dei vigili di quartiere il cui compito sarà quello di presidiare il territorio entrando in stretto contatto con i cittadini e i commercianti e, soprattutto, ascoltare le loro segnalazioni e collaborare con la comunità di ogni singolo quartiere.
“Il vigile di quartiere ci ricorda l’infanzia, quando in ogni quartiere la polizia municipale a piedi contribuiva a costruire un legame di fiducia con le istituzioni – afferma il sindaco Romano Carancini – Oggi sperimentiamo un percorso che ci aiuta tutti ad avere più cura della legalità, un valore essenziale per una comunità civile e rispettosa delle diversità”.
Si tratta di costruire un legame che unisce i vigili di quartiere con l’area da vigilare, dove l’agente concretizza una spiccata autonomia operativa che rende possibile al cittadino riconoscere in questo operatore, con facile immediatezza, il “primo “centro d’ascolto” dell’Amministrazione comunale e allo stesso tempo al vigile di svolgere anche la funzione di tramite con le istituzioni competenti.
“Il nuovo servizio – dice l’assessore alla Polizia municipale, Marco Caldarelli – vuole perseguire anche lo scopo di incrementare una relazione meno formale con l’Amministrazione e con il corpo di Polizia municipale. Tale esigenza è sentita non solo dalla cittadinanza ma anche dagli stessi operatori di Polizia, che vedono il proprio ruolo in necessaria evoluzione verso una sempre più ampia attività in collaborazione con i cittadini e le istituzioni interessate, nel quadro di un impegno di ‘legalità condivisa’ che renderebbe sempre più solido il legame e il reciproco confronto con tutti coloro che amano e vivono la città”.
Il servizio verrà svolto prevalentemente a piedi in modo da consentire ai cittadini un confronto diretto con i vigili di quartiere cui spetterà il compito di controllare anche il rispetto delle norme, soprattutto di quelle che possono potenzialmente generare fenomeni di degrado che vanno a incidere sulla fruibilità degli spazi comuni alimentando di conseguenza sensazioni di insicurezza.
Il vigile di quartiere collaborerà anche al servizio di controllo dell’ingresso e dell’uscita dei bambini e dei ragazzi dalle scuole, sia per ragioni di sicurezza generale, sia per ciò che riguarda l’accesso alle strutture scolastiche e la viabilità. Il nuovo servizio di Polizia di prossimità che l’Amministrazione comunale sta organizzando rientra nell’ambito del Piano di sicurezza urbana. L’intenzione è quella di intervenire sul rischio di essere vittime di intimidazioni, aggressioni e altri atti violenti, sul disagio determinato da episodi di vandalismo e dal degrado nella cura del territorio, sulla percezione di insicurezza e sul sentimento della paura.
Per quanto riguarda la sicurezza il piano approvato prevede la collocazione di cinquanta telecamere all’interno del territorio cittadino che verranno poste su tutti i principali assi viari di entrata alla città e alle frazioni, e saranno aggiornate anche dal punto di vista tecnologico, quelle esistenti ai giardini Diaz, nei sottopassi, a rampa Zara, alla stazione, in piazza Annessione, al terminal dei bus e nel centro storico.
In questo senso l’Amministrazione comunale ha già avviato le procedure per la fornitura e l’installazione delle telecamere. Inoltre, come prevede il Piano di sicurezza urbana, è stata data maggiore attenzione alla copertura degli orari serali e notturni della Polizia municipale, con un incremento del turno che arriva fino all’1 di notte.
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Bolzano, Decreto di Espulsione per un gambiano: droga nascosta anche negli indumenti intimi.
Bolzano, Decreto di Espulsione per un gambiano: droga nascosta anche negli indumenti intimi. Nei pressi del Parco della Stazione di Bolzano, le Pattuglie della Squadra “Volanti” della Polizia di Stato procedevano al controllo di un cittadino gambiano di 37 anni che si aggirava in zona in atteggiamento sospetto. Il soggetto risultato poi essere pluripregiudicato per reati di varia natura e gravità, nonché privo di documenti di identificazione e ricercato per la notifica nei suoi confronti di Atti giudiziari all’atto di salire sull’autovettura della Polizia cercava di liberarsi di una confezione di sostanze stupefacenti che deteneva occultata all’interno della tasca dei pantaloni. I Poliziotti, accortisi di quanto stava accadendo, dapprima impedivano che l’uomo si potesse disfare della droga; quindi, una volta giunti negli Uffici di Largo Palatucci, lo sottoponevano ad una perquisizione personale, il che consentiva di rinvenire la confezione contenente un pezzo di hashish di circa 20 grammi, pronta per lo spaccio. Per questo motivo, gli Agenti decidevano di estendere la perquisizione anche suo domicilio. Qui, occultate negli indumenti intimi, venivano rinvenute e sequestrate 6 confezioni termosaldate di cocaina, anch’esse pronte per lo spaccio. L’uomo, con in atto un Divieto di Dimora in Provincia di Bolzano, veniva denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Bolzano per i reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e per violazione del divieto di permanere nella nostra Provincia. In considerazione della situazione riscontrata dagli Agenti e della gravità dei precedenti a suo carico, nei confronti del soggetto il Questore della Provincia di Bolzano Paolo Sartori, in parallelo con l’iter giudiziario, ha emesso un Decreto di Espulsione ed un Ordine di Allontanamento dal Territorio Nazionale, nonché le Misure di Prevenzione Personale dell’Avviso Orale e del Divieto di Accesso nel Centro Storico del Capoluogo bolzanino. “La prevenzione e la repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti è di fondamentale importanza nell’azione di Polizia al fine di sottrarre alle organizzazioni criminali le fonti di sostentamento illecito, ha evidenziato il Questore Sartori. In tal modo, inoltre, si pone un argine al dilagare del micro-spaccio di piazza che genera non solo un incremento dei reati predatori finalizzati all’ottenimento del denaro per acquistare le dosi, ma anche un diffuso sentimento di insicurezza nei cittadini”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Bolzano: prevenzione spaccio e microcriminalità Piazza Mazzini, Stazione Ferrovia e Centro storico, controlli in edifici abbandonati
Bolzano: prevenzione spaccio e microcriminalità Piazza Mazzini, Stazione Ferrovia e Centro storico, controlli in edifici abbandonati. Si sono concluse le Operazioni di Controllo Straordinario del Territorio disposte con Ordinanza dal Questore della Provincia di Bolzano Paolo Sartori, che hanno interessato il territorio comunale del Capoluogo. Le attività operative nell’ambito di un più generale quadro di tutela dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica e concordate in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica si sono concentrate per lo più nelle “aree a rischio” della Città, anche a seguito di segnalazioni pervenute dai cittadini che hanno denunciato la presenza in particolar modo, nell’area di Piazza Mazzini, in Via dei Cappuccini ed in Via Alto Adige. Interventi specifici sono stati effettuati in tutta la zona della Stazione Ferroviaria anche a bordo dei treni in transito ed in tutte le aree attigue, con specifici interventi della POLFER; in questo contesto sono stati identificate 336 persone, 270 delle quali a bordo di treni, e 41 con precedenti penali. Inoltre, sono stati effettuati, inoltre, 4 Posti di controllo lungo le principali arterie stradali di accesso al Capoluogo. Un controllo minuzioso è stato effettuato all’interno di edifici abbandonati che si trovano nel Capoluogo cittadino in particolare nella zona di Salita Sant’Osvaldo segnalati dalla cittadinanza quale luoghi di ritrovo di soggetti senza fissa dimora, talvolta presenti illegalmente sul nostro territorio nazionale, nonché utilizzati quali punto di riferimento per il compimento di attività illecite. Questa tipologia di interventi di Polizia in fase preventiva è finalizzata a contrastare la diffusione di fenomeni devianti, talvolta di matrice criminale quali i reati di tipo predatorio, lo spaccio di stupefacenti e tutti quei reati rientrati nella generale definizione di “microcriminalità” che abitualmente generano una diffusa percezione di insicurezza nei cittadini. La costante visibilità della presenza delle Forze di Polizia specie nelle ore pomeridiane, serali e notturne consente di contrastare efficacemente la presenza ingiustificata e, talvolta, illecita di soggetti che, con i loro comportamenti prevaricatori, infastidiscono i residenti ed i passanti, ed arrecano danno ai commercianti della zona. Costoro, intenti a bivaccare sulle panchine, a consumare alcolici ed a disturbare persone ed attività commerciali, sono stati identificati ed allontanati dal Capoluogo con Misure di Prevenzione Personali ed altri provvedimenti analoghi disposti dal Questore. Un cittadino tunisino, in passato già respinto alla frontiera in Sicilia, nella giornata di mercoledì, dopo essere stato sorpreso in Centro a Bolzano, è stato arrestato. Nei suoi confronti il Questore ha disposto un ulteriore Decreto di Espulsione. Nel corso delle varie fasi dell’operazione di Polizia effettuate con l’impiego di uomini e donne appartenenti alla Questura di Bolzano, alla Polizia Ferroviaria, alla Polizia Locale del Capoluogo ed al Reparto Prevenzione del Crimine della Polizia di Stato sono stati controllati 5 esercizi pubblici, 43 autoveicoli e 246 persone, di cui 94 straniere e 77 con precedenti penali e/o di Polizia. Al termine delle attività operative, il Questore Sartori ha adottato i seguenti Provvedimenti: • 6 Fogli di Via Obbligatori (dal Comune di Bolzano) nei confronti di altrettanti soggetti socialmente pericolosi e che, per di più, non hanno alcun legame con il territorio nel quale sono stati rintracciati. Per questi motivi sono stati diffidati a lasciarlo con obbligo di non farvi rientro per un periodo di 3 anni; • 7 Decreti di Espulsione nei confronti di altrettanti cittadini stranieri che durante i controlli sono risultati irregolari in Italia e con a proprio carico precedenti penali e/o di Polizia. Immediati sono stati gli accertamenti esperiti da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, a seguito dei quali i soggetti sono risultati privi dei requisiti per soggiornare in Italia. Il Questore ha, pertanto, emesso altrettanti Ordini di allontanamento dal Territorio Nazionale, intimando agli stranieri di lasciare il nostro Paese entro 7 giorni; in caso non vi dovessero ottemperare, costoro verranno denunciati alla Procura della Repubblica ed accompagnati coattivamente verso il Paese di origine; • 5 Avvisi Orali (Misura di Prevenzione prevista dal Codice delle Leggi Antimafia) nei confronti di altrettanti cittadini italiani e stranieri con precedenti penali e/o di Polizia per reati di varia natura, specie contro il patrimonio, contro la persona ovvero per spaccio di sostanze stupefacenti, i quali, a causa dei precedenti a loro carico, denotano una spiccata pericolosità sociale. “La sinergia tra l’Autorità di Pubblica Sicurezza e le Amministrazioni comunali è imprescindibile nell’ottica di garantire ai cittadini la pacifica convivenza nei territori urbani – ha evidenziato il Questore Sartori –. Ciò consente alle Forze di Polizia di intervenire in maniera efficace per prevenire e, se del caso, reprimere forme di degrado e situazioni di illegalità diffusa, e ciò grazie anche alla applicazione puntuale e sistematica di Misure di Prevenzione Personali finalizzate ad evitare che soggetti che non rispettano le leggi possano radicarsi in questi territori”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Bolzano: contrasto allo spaccio stupefacenti microcriminalità ed immigrazione clandestina, il Questore dispone, 3 Fogli di Via Obbligatori
Bolzano: contrasto allo spaccio stupefacenti microcriminalità ed immigrazione clandestina, il Questore dispone, 3 Fogli di Via Obbligatori. Si sono concluse oggi in mattinata le Operazioni di Controllo del Territorio disposte dal Questore della Provincia di Bolzano Paolo Sartori, che hanno interessato il territorio comunale del Capoluogo per l’intero fine settimana. Le attività effettuate nel week end – nell’ambito di un più generale quadro di tutela dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica e concordate in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica – si sono concentrate per lo più nelle “aree a rischio” della Città, anche a seguito di specifiche segnalazioni pervenute dai cittadini che hanno denunciato la presenza – in particolar modo, nell’area del Centro storico, in Piazza Duomo, in Parco e Via Cappuccini, in Via Alto Adige, in Piazza Verdi, in Via Perathoner e lungo le passeggiate del Talvera – di soggetti in atteggiamenti sospetti, molesti ovvero intenti a commettere attività illecite. Lo scopo di queste attività operative è quello di contrastare, mantenendo una elevata visibilità della presenza delle Forze di Polizia, quei fenomeni di illegalità che causano una diffusa percezione di insicurezza nei cittadini, quali lo spaccio di stupefacenti, i reati contro il patrimonio ed in generale i fenomeni di microcriminalità connessi ai reati di tipo predatorio. L’intensificazione dei servizi – specie nelle ore pomeridiane – ha consentito di contrastare efficacemente la presenza ingiustificata e, talvolta, illecita di soggetti che, con i loro comportamenti prevaricatori, infastidiscono i residenti ed i passanti, ed arrecano danno ai commercianti della zona. Costoro, intenti a bivaccare sulle panchine, a consumare alcolici ed a disturbare persone ed attività commerciali, sono stati identificati ed allontanati dal Capoluogo con Misure di Prevenzione Personali ed altri provvedimenti analoghi disposti dal Questore. Nello specifico, inoltre, sono stati effettuati interventi di prevenzione e monitoraggio delle presenze presso i Centri Commerciali “TWENTY” e “CENTRUM”, nonché alla Stazione ferroviaria ed aree limitrofe, grazie all’efficace azione messa in atto dalla POLFER. Durante i servizi di prevenzione, nel corso di una richiesta di intervento per rissa, è stato individuato in Via Sassari, all’ingresso di un Pubblico Esercizio, un cittadino bolzanino di 47 anni con vari precedenti di Polizia a proprio carico. Costui, in evidente stato di alterazione dovuta all’abuso di sostanze alcooliche, alla vista degli Agenti ha iniziato ad aggredirli ed insultarli verbalmente. In considerazione dell’accaduto, il soggetto è stato sanzionato per ubriachezza molesta e denunciato per oltraggio a Pubblico Ufficiale. Nei suoi confronti, inoltre, il Questore ha emesso un DIVIETO di ACCESSO nei PUBBLICI ESERCIZI per un periodo di 2 anni. Nel corso di uno specifico intervento effettuato presso il Complesso Ospedaliero su richiesta del Personale Sanitario, veniva identificato un 50enne abitante di Brunico il quale, non soddisfatto delle cure che gli si stavano prestando, con tono minaccioso ha iniziato ad aggredire verbalmente in maniera violenta e particolarmente offensiva una addetta ai servizi sanitari di Pronto Soccorso. La donna, in stato di gravidanza, a seguito delle minacce accusava un malore, tanto da dover essere a sua volta soccorsa dai colleghi. Per questi motivi, al di la delle eventuali conseguenze di carattere giudiziario, in considerazione della particolare attitudine violenta dimostrata dall’uomo il Questore ha disposto nei suoi confronti l’immediato ritiro del Porto di fucile per uso caccia e delle armi detenute dal soggetto, ovvero tre carabine, un fucile sovrapposto e una pistola semiautomatica. Sono stati effettuati, inoltre, 5 Posti di controllo lungo le principali arterie stradali di accesso al Capoluogo. Nel corso delle varie fasi dell’operazione di Polizia – effettuate con l’impiego di uomini e donne appartenenti alla Questura di Bolzano, alla Polizia Ferroviaria ed al Reparto Prevenzione del Crimine della Polizia di Stato – sono stati controllati 5 esercizi pubblici, 31 autoveicoli e 265 persone, di cui 132 straniere e 115 con precedenti penali e/o di Polizia. Al termine delle attività operative, il Questore Sartori ha adottato i seguenti Provvedimenti: • 3 Fogli di Via Obbligatori (dal Comune di Bolzano) nei confronti di altrettanti soggetti socialmente pericolosi e che, per di più, non hanno alcun legame con il territorio nel quale sono stati rintracciati. Per questi motivi sono stati diffidati a lasciarlo con obbligo di non farvi rientro per un periodo di 3 anni; • 7 Espulsioni dal Territorio Nazionale nei confronti di altrettanti cittadini stranieri che durante i controlli sono risultati irregolari in Italia e con a proprio carico precedenti penali e/o di Polizia. Immediati sono stati gli accertamenti esperiti da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, a seguito dei quali i soggetti sono risultati privi dei requisiti per soggiornare sul Territorio Nazionale. Il Questore ha, pertanto, emesso altrettanti Ordini di allontanamento, ordinando agli stranieri di lasciare il territorio entro 7 giorni; in caso non vi dovessero ottemperare, costoro verranno denunciati alla Autorità Giudiziaria ed accompagnati coattivamente nel Paese di origine; • 4 Avvisi Orali (Misura di Prevenzione prevista dal Codice delle leggi antimafia) nei confronti di altrettanti cittadini italiani e stranieri con precedenti penali e/o di Polizia per reati di varia natura, specie contro il patrimonio, contro la persona ovvero per spaccio di sostanze stupefacenti, i quali, a causa dei precedenti a loro carico, denotano una spiccata pericolosità sociale. “La particolare attenzione che le Pattuglie della Polizia di Stato pongono durante le quotidiane attività di prevenzione consente di individuare e perseguire i soggetti che, con il loro comportamento, pongono in essere attività contrarie alla legge o comunque pericolose per la sicurezza pubblica – ha evidenziato il Questore Sartori –. Le attività di controllo ad ampio raggio del nostro territorio, pertanto, sono finalizzate ad evitare che soggetti pregiudicati possano radicarsi illegalmente in questi contesti urbani, con il pericolo che, con i loro comportamenti, possano destare particolare allarme sociale e compromettere la civile convivenza”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Vicenza: controlli anti-degrado e prostituzione, disposti dal Questore 3 Fogli di Via Obbligatori, 5 Avvisi Orali, 3 Ordini di Allontanamento dal Territorio Nazionale
Vicenza: controlli anti-degrado e prostituzione, disposti dal Questore 3 Fogli di Via Obbligatori, 5 Avvisi Orali, 3 Ordini di Allontanamento dal Territorio Nazionale. Si è conclusa nella mattinata odierna una ulteriore fase delle Operazioni di Controllo Straordinario del Territorio disposte con Ordinanza dal Questore della Provincia di Vicenza Paolo Sartori ed iniziate lo scorso venerdì. Le attività di Polizia – discusse in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica – si sono concentrate per lo più nelle “aree a rischio” del Capoluogo, anche a seguito di segnalazioni pervenute da alcuni cittadini che hanno denunciato la presenza – soprattutto in Piazzale Bologna, in Viale del Commercio, a San Pio X° Ponte degli Angeli, in Via Bedeschi ed al Quartiere Ferrovieri – di soggetti molesti, che assumerebbero spesso comportamenti inurbani ed a volte anche pericolosi per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. Controlli specifici, inoltre, sono stati effettuati in Piazza Matteotti, in tutta la zona del Quadrilatero, in quella di Campo Marzio e nel Centro storico della Città. Lo scopo di queste attività operative è quello di contrastare, mantenendo una elevata visibilità della presenza delle Forze di Polizia, quei fenomeni di illegalità che causano una diffusa percezione di “insicurezza” nei cittadini, quali lo spaccio di stupefacenti, i reati contro il patrimonio ed in generale i fenomeni di microcriminalità connessi ai reati di tipo predatorio; in tale contesto, soggetti intenti a bivaccare sulle panchine, a consumare alcolici ed a disturbare persone ed attività commerciali, sono stati identificati ed allontanati dal Capoluogo con Misure di Prevenzione Personali ed altri provvedimenti analoghi disposti dal Questore. In questo contesto, nelle scorse serate sono state individuate, identificate e controllate 10 giovani donne intente a prostituirsi lungo Viale Verona, Viale San Lazzaro e Viale SS. Felice e Fortunato. Nel contempo, sono stati altresì identificati 3 potenziali clienti, intenti a colloquiare con le giovani. Lo scopo dei controlli è stato quello di accertare l’eventuale sfruttamento e commissione di reati collegati al fenomeno (favoreggiamento, induzione e, per l’appunto, sfruttamento), nonché a prevenire problematiche di ordine e sicurezza pubblica. Al termine dei controlli le giovani donne sono state invitate ad allontanarsi ed a rivolgersi alle Associazioni che si preoccupano di dare loro assistenza ed ausilio. Nel corso delle varie fasi dell’operazione di Polizia, effettuate con l’impiego di uomini e donne appartenenti alla Questura di Vicenza, alla Polizia Locale del Capoluogo ed al Reparto Prevenzione del Crimine della Polizia di Stato, sono stati controllati – anche nel corso dei 4 Posti di Controllo effettuati lungo le arterie che conducono al Capoluogo – 61 autoveicoli e 102 persone, di cui 43 straniere e 29 con precedenti penali e/o di Polizia, nonché 7 Esercizi pubblici. Al termine delle attività operative il Questore ha adottato i seguenti Provvedimenti: • 3 Fogli di Via Obbligatori (dal Comune di Vicenza) a carico di persone gravate da precedenti penali e/o di Polizia, che si trovavano senza apprezzabile motivo ed in circostanze non giustificate nel Comune di Vicenza; • 5 Avvisi Orali (Misura di Prevenzione prevista dal Codice delle leggi Antimafia) nei confronti di altrettanti cittadini italiani e stranieri che denotano una spiccata pericolosità sociale a causa di precedenti penali e/o di Polizia per reati di varia natura tra cui reati contro la persona, per spaccio di sostanze stupefacenti, ovvero contro il patrimonio; • 3 Ordini di Allontanamento dal Territorio Nazionale nei confronti di altrettanti cittadini extracomunitari che, durante i controlli, sono risultati irregolari in Italia e con a proprio carico pregiudizi Penali e/o di Polizia. A seguito degli accertamenti esperiti da parte dell’Ufficio Immigrazione, il Questore ha emesso altrettanti Decreti di allontanamento, ordinando a queste persone di lasciare il territorio entro 14 giorni; in caso non ottemperassero, costoro verranno denunciati alla Procura della Repubblica ed accompagnati coattivamente verso il Paese di origine. “Il controllo sistematico delle aree segnalate quali maggiormente degradate, ove trovano rifugio soggetti dediti a compiere reati, così come quelle solitamente teatro di attività connesse alla prostituzione, risulta essere particolarmente efficace allo scopo di prevenire e contenere quei fenomeni devianti e quelle manifestazioni delinquenziali che incidono in maniera evidente sulla sicurezza dei cittadini – ha precisato il Questore Sartori al termine delle operazioni –. I controlli straordinari di Polizia effettuati nello scorso fine settimana fanno parte di una costante e capillare attività di intervento in fase preventiva, che oltre a rendere concreta la percezione di sicurezza da parte dei cittadini si rende indispensabile per garantire una tranquilla e pacifica forma di convivenza civile.”... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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