#ha colto l'essenza
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Sempre all'ai ho chiesto un disegno a partire da una mia foto con Delta. Niente, è carinissimo.
#questa sono io che abbraccio la gattina e ritrovo la pace interiore dopo l'ennesimo crollo nervoso della settimana#ha colto l'essenza#dramasetter#ai art#cat#delta
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Peter Green - Cryin Won't Bring You Back
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Ecco uno che ha colto l'essenza del blues🎼🎼🎼
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Dalle spalle al profilo, storia iconografica.
Riconoscere, identificare, collocare nella giusta immagine qualcosa che possa parlarci, lasciando spazio all'eterno, alla forza comunicativa di quel momento, qualcosa che divenga il tangibile esempio di tempo che resta, come l'esatto momento sospeso, in cui una freccia viene scoccata dal suo arco, reso teso, pronto, per arrivare e fare il suo centro. Questo, il potere di un immagine icona, in metafora riassunta. Marcello si fa iconografia riconoscibile per la sigaretta, il telefono, le spalle e il suo profilo. Quando un tratto distintivo si fa riconoscibile? Quale momento, diventa l'esatto input di riconoscibilità? in lui puoi rivedere l'esempio carismatico in un tempo recitativo, sommesso, un istante sorretto anche dalla recitazione nascosta dalle sua spalle. Eccola la prima immagine iconograficamente potente, che lascia parlare di se, coaudivata dal movimento complice di una macchina da presa, vogliosa di raccontarci iperscrutabilmente e lasciare che resti impressa nei nostri occhi quell'immagine così determinante. Raffigurate una sequenza, che sposti l'ottica sequenziale, volando fluida dalle sue spalle, rivolgendosi al profilo, altro tratto distintivo di Marcello, che lui stesso riteneva infantile, inadeguato, ma che ha tanto disegnato il centro esatto per quella freccia, scoccata per lasciare che fosse icona, come la sua sigaretta accesa, che lasciava spazio al gesto maschile, erotico, seduttivo, complice in causa di un tempo attoriale da recuperare, da riempire, da soddisfare. Una sigaretta tra le sue mani aveva il potere di tutto questo. Era il suo linguaggio, senza esaltazione, estremamente naturale, involontariamente faceva centro senza arco, frecce e bersaglio. Il suo parlarci funzionava, comunicava e diveniva icona senza coscienza assoluta. La sua consapevolezza d'essere era ermeneutica, asciutta, ma impattante tanto quanto la sua immagine iconograficamente riconoscibile anche in penombra, anche di spalle, con qualche rivolo di fumo che si sposta un pò da quel profilo di "infantile identità italiana". Antonioni, Zurlini, Scola ne hanno colto il potenziale veicolando la loro voglia comunicativa attraverso le spalle di Marcello, il profilo e quella sigaretta accesa, rendendo altrettanto iconiche quelle sequenze potenti e comunicative che hanno regalato al cinema italiano diverse frecce scoccate per fare centro. A che punto ci si rende conto di esere icona? nel caso di Marcello, mai consciamente, ma indirettamente conscio di un potenziale che talvolta faticava a sorreggere, a figurare, a collocare, come una pedina di identificazione in uno status d'appartenenza socialmente riconoscibile in superficie. Icona, Vip, Latin Lover, maschio italiano, seduttore, tutti confini, etichette, "bersagli" a cui Marcello non aspirava a far centro. Confini, appunto detestabili, intollerabili determinanti, a suo dire, ad involgarire la sua natura, vera essenza iconografica di identità fruibile dai suoi occhi bambini, vispi, furbi e malinconici. Occhi bersaglio pronti per restare il centro, la comunicazione, la fruibilità, l'essenza. De Sica, Fellini, Archibugi, Ferreri, Visconti, questo lo sapevano. Nelle loro immagini, il racconto esatto della comunicabilità di quegli occhi, utilizzando campi stretti, primi piani che disegnavano il bersaglio più opportuno da sfruttare, che li coadiuvasse a trovare il punto esatto per cogliere nel segno, e il segreto iconografico nascosto, di cui solo Marcello aveva le frecce più opportune da scoccare, per centrare quel bersaglio e riuscire poi, a fare centro.
#marcello mastroianni#best actor#movies#mastroianni marcello gif#original photographers#federico fellini#latin lover#film photography#telefonamitra20anni#moviegifs#cinemaitaliano#cinemalover#icon aesthetic#iconic#rome#1960s#biografy#marcellomastroianni#mastroianni#otto e mezzo#hollywood
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[✎ ITA] W Korea : Intervista con V pre-rilascio di Layover (V x Cartier) | 22.08.2023
🗞 V x W KOREA - 22 agosto 2023
__ Intervista ‘cover story’ per W Korea (feat. Cartier) di settembre
📷 Servizio fotografico | Orig. KOR | Ver. ENG | Twitter
Ecco dispiegata, ancora una volta, la pacata radiosità di V—il suo portamento, riflesso finanche in un battito di ciglia, come sospeso nella leggiadra cadenza temporale.
Tra le luci sontuose e gli elaborati gioielli che ne impreziosiscono la figura, il portamento composto di V sprigiona un fascino irresistibile.
Nell'introduzione del video musicale di ‘Love Me Again’, che è un primo sguardo al suo album solista – Layover - di prossima uscita, la sua aura echeggia il lusso di un'icona glam rock. Tuttavia, circondato dallo splendore mistico delle caverne – stalattiti quasi soprannaturali sospese tutt'intorno – V si erge come l'incarnazione di un moderno Narciso—rischiarato da luminescenze danzanti che divampano fulgide come il sole. Nella successiva anteprima offerta da ��Rainy Days’, potremmo distillare l'essenza stessa del video in ciò che non sarebbe affatto fuori luogo chiamare ‘profondo sentimentalismo’.
Mentre lavorava al suo nuovo album, l'obiettivo di V era quello di svelare nuove dimensioni di se stesso, nonché le diverse personalità coltivate nel tempo, grazie alle esperienze vissute finora. Non abbiamo dubbi che i 5 videoclip delle altrettante tracce di Layover si amalgameranno in perfetta armonia —un vero e proprio omaggio al suo genio artistico.
Con la sua soave espressività vocale e la sua aura, di fronte all'obiettivo, V è in pieno controllo della scena e conquista non solo le/gli ARMY, ma anche produttori e artigiani dell'arte visiva, i/le quali non vedono l'ora di tuffarsi alla scoperta delle sue profonde abilità creative.
A partire dall'ammaliante luccichio nei suoi occhi, passando per l'accattivante grazia delle sue dita e l'eleganza della sua figura, W Korea ha immortalato fino all'ultima sfaccettatura dell'essenza di V. E quando poi – durante la nostra intervista – il sole stava calando, ricoprendoci delle sue tenui luminescenze, V ci ha lasciatə distrattamente con queste parole:
‘È in giornate come queste che mi sento felice e ho il cuore pieno di gioia.’
Potremmo descrivere il giugno 2022 – mese in cui i BTS si sono imbarcati nelle proprie carriere soliste – come un elegante arazzo in cui sono intessuti 9 anni di storia di gruppo. L'album-antologia 'Proof' ne è l'espressione più concreta. Da allora, hai seguito i tuoi compagni di viaggio intraprendere le loro attività individuali, cosa hai provato e colto da quest'esperienza?
V: Ogni volta che li vedo salire sul palco, sono così fiero di quanta strada hanno fatto. Ognuno di loro porta alla luce qualcosa di nuovo ed inedito ed è semplicemente fantastico seguirli in quest'esperienza. Sul serio, sono totalmente preso e sto cercando di assorbire il più possibile da ogni singolo spettacolo e palco presentato e solcato finora dai ragazzi.
Ora che i riflettori sono puntati su V, c'è fibrillazione nell'aria–Layover, il tuo primo album solista, verrà rilasciato l'8 settembre. Questa tua impresa artistica è ormai entrata nel vivo, ma quali sono stati i pensieri e sentimenti predominanti negli ultimi mesi di processo creativo?
V: Mi sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ho lavorato e ho incontrato le/gli ARMY individualmente. Volete sapere qual era il pensiero più pressante? ‘Dovrei forse mettermi a dieta, se voglio che sia un comeback in grande stile?’ Potete fidarvi quando dico che era diventata una vera e propria ossessione (ride).
Degna di nota, riguardo Layover, è la collaborazione con Min Hee-jin, la presidentessa di ADOR nonché il genio creativo dietro le NewJeans. Per quale motivo hai deciso di coinvolgerla in qualità di produttrice, per questo progetto?
V: Volevo mostrare un lato diverso della mia musicalità, rispetto ai miei lavori precedenti, e questa collaborazione mi è sembrata il modo più adatto per raggiungere quell'obiettivo. Lo spunto principale è arrivato da(ll'album) 'Pink Tape' delle F(x), e l'ho contattata subito dopo essermene ricordato. Abbiamo avuto scambi creativi davvero soddisfacenti, coprendo ogni dettaglio del caso, e l'intero processo non ha incontrato intoppi. La produttrice Min ha messo a mia disposizione la sua passione ed esperienza. Inoltre è una persona davvero accogliente e piacevole.
Chiaramente tu non sei estraneo alla sala registrazioni; tuttavia, affrontare un progetto solista era un'esperienza ancora inesplorata, per te. Hai scoperto qualcosa di nuovo sul tuo conto – fossero anche solo sfumature ancora inedite della tua artisticità - durante questo viaggio?
V: L'intero processo mi ha ricordato i miei giorni di addestramento da trainee. È stato come riscoprire la mia identità canora. Così facendo, quasi per caso, ho scoperto nuovi aspetti della mia vocalità– più vicino a certe tonalità ed enunciazioni rispetto a prima.
Facciamo un salto nel passato, allora: in una puntata di <BTS Gayo>, ti abbiamo visto in una perfetta esibizione di ‘Love's Twist’ di Sul Wun-do. Ora, tornando rapidamente allo scorso giugno, ti abbiamo anche sentito in serenate jazz sui grandi classici del passato. La tua voce ha questa rara maturità naturale, specialmente nelle tonalità più basse, che ti distingue da molti dei cantanti della tua età. Conosci bene le tecniche canore che meglio possono esprimere questo tuo fascino?
V: Mi piacciono diversi generi musicali e spesso mi ritrovo a canticchiare tra me e me. Grazie ai preparativi per quest'album solista, posso dire veramente di aver scoperto la mia essenza canora, ed è proprio questo che ha reso il tutto estremamente gratificante.
Trovi che Layover sia più una raccolta di ciò in cui V brilla maggiormente o di ciò che ama?
V: È un mix di entrambe le cose. In Layover, ho fuso i miei punti di forza con ciò che amo. Sono impareggiabile, quando si tratta di questo tipo di atmosfere (ride). Vorreste maggiori dettagli?... Beh, per ora non posso ancora svelarveli.
Tu e Jungkook spesso condividete le vostre bozze musicali? Dopo il recente rilascio del suo progetto solista, ‘Seven’ - a luglio, Jungkook ha rivelato che tu sei stato il primo a sentire la sua canzone. Tuttavia, ha anche candidamente ammesso le dissonanze musicali tra voi, osservando ‘A dire il vero, abbiamo gusti piuttosto diversi. V è più per le sonorità calme e chic’. Che cosa significa, per te, quel ‘chic’?
V: Ahahah, per me ‘chic’ ha diversi significati. Prendete, ad esempio, RM. Ha scritto questo inedito pazzesco, il brano che ha presentato – magnificamente - a sorpresa durante il concerto encore di SUGA. Ogni volta che sento quella canzone, penso ‘Voglio cantare anche io un brano così chic, prima o poi.’
In quanto artista, dovrai sicuramente affrontare diversi stadi e passaggi prima di poter presentare i frutti del tuo lavoro al resto del mondo. Quale momento in questo processo è più elettrizzante, per te?
V: Dare vita concreta ad un progetto o concept artistico fino ad allora solo immaginato è, senza dubbio, già elettrizzante di per sé, nonché una grandissima soddisfazione – sia che si tratti di video musicali o servizi fotografici.
Persino icone globali del tuo calibro, talvolta, si lasciano sopraffare dall'agitazione. Come riesci a mantenere la calma? Chi o cosa ti è d'aiuto per restare in bolla?
V: A dire il vero, devo confessare che trovo un certo fascino nella tremarella che precede un'esibizione. È entusiasmante, una felice trepidazione. Mi piace quel tipo di tensione.
C'è forse qualche complimento che riesce a tirarti particolarmente su di morale?
V: Beh… ogni complimento è sempre il benvenuto. Quando ne ricevo, praticamente ballo felice fino a casa.
Se dovessi prendere in esame la tua personalità, quali tratti o sfumature di quest'ultima apprezzi maggiormente?
V: Anche se non sono sempre attivo o veloce in ciò che faccio, ho una certa costanza e resistenza, procedo saldo come una nave cisterna
Abbiamo tuttə delle vulnerabilità. Quale pensi sia il tuo tallone d'Achille?
V: Forse i miei tempi? Sono solito seguire un mio ritmo, e questo, probabilmente, mette a dura prova la pazienza delle/gli ARMY, a volte. Parlo, ad esempio, del mio album solista– l'attesa si è protratta piuttosto a lungo. In realtà, l'idea originale era pubblicarlo a dicembre dello scorso anno; ma il processo creativo ha richiesto più tempo del previsto, e di questo sono molto dispiaciuto nei confronti delle/i fan.
Nei momenti cruciali della tua esistenza, tendi maggiormente ad affidarti al tuo intuito o cerchi consiglio nella tua cerchia di conoscenze?
V: Ho piena fiducia nel mio istinto, ma sono sempre aperto e pronto ad assorbire i consigli che mi arrivano dalle persone a me vicine. Sono entrambi molto importanti per me.
Conducendo una vita sempre sotto i riflettori, non c'è dubbio tu abbia vissuto diversi momenti magici. Tuttavia, col passare del tempo, provi forse un minore senso di meraviglia rispetto a quello degli inizi?
V: Interessante.. Sì, certo, ci sono stati momenti in cui il palcoscenico m'è parso meno elettrizzante. Per mantenere vivo quel senso di meraviglia e gratitudine, credo di dover trovare nuovi lati e sfaccettature della mia arte e personalità, così da evolvere. È proprio questo desiderio di riscoperta e rinnovamento che sta alla base del mio nuovo album.
Nonostante dal punto di vista artistico, man mano che accumuli nuove esperienze, tu continui a crescere e ad evolvere, c'è forse qualche aspetto di V – o forse dovremmo dire di Kim Taehyung – che rimane sempre uguale?
V: La ricerca della felicità, per quanto piccola o passeggera possa essere. Che si tratti dell'amicizia con gli altri membri, l'atmosfera speciale di un set o anche il pensiero fugace dei giorni di riposo a venire o di ciò che mangerò oggi– questi piccoli e gioiosi momenti di felicità sono molto importanti, per me.
Col dispiegarsi della vita, quali sono le tue aspirazioni più ambiziose, al momento?
V: Forse vi sorprenderà, ma solitamente non nutro grandi ambizioni. Mi è stato detto che i miei desideri sono di natura temperata. Ovviamente, avere ambizioni ed obiettivi è positivo, ma io sono solito misurare le giornate in gradi di felicità. Ciononostante, quando si tratta di un servizio fotografico, divento piuttosto ambizioso (ride).
Poniamo ci sia la perfetta confluenza di tempo, spazio ed opportunità, qual è un'esibizione cui ti piacerebbe lavorare e portare alla luce? Il palcoscenico dei tuoi sogni?
V: Tutto ruota sempre intorno alle/gli ARMY. Stare insieme, sentire la loro energia– quello è fondamentale.
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
#Seoul_ItalyBTS#Traduzione#TradITA#ITA#Intervista#WKorea#BTS#방탄소년단#KimTaehyung#V#뷔#김태형#VxCARTIER#Cartier#220823
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Grande dispiacere per la morte di Daniela Zedda, artista dell'immagine, con una sensibilità rara. Fotografa e fotogiornalista pluripremiata e nota a livello internazionale, nei suoi ritratti ha colto l'anima, l'essenza della sua amatissima Sardegna e di un intero popolo che oggi la piange. #marellagiovannelli #inmemoriam #danielazedda #sardegna #sardinia
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Chi non ha mai visto Interstellar, non potrà mai dire di aver colto l'essenza del cinema.
È un film che ti cambia, ti sconvolge e che si fissa in mente.
È stato grazie a questo capolavoro se ora so cosa fare dopo il diploma.
Un giorno spero di incontrare una persona con cui discuterci, con cui scambiare delle opinioni, con cui rifare millemila rewatch.
Se non l'avete mai visto, RIMEDIATE SUBITO.
E già che ci siete, guardatevi pure "Contact".
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i-dreamed-of-u ha risposto al tuo post
“what's wrong with tumblr's relationship with freud? I don't know Freud...”
Premettendo che non ho idea di cosa sia sta roba FreudvsTumblr, che tra l'altro fa un po' ridere, son sicura che i filosofi lo studino approfonditamente, ma per capire esattamente a livello pratico cosa lui intendesse e come poi in pratica si applica quello che ha detto, purtroppo averlo letto non basta. Conosco molte persone che sono certe di averne colto l'essenza, ma poi quando ne parlano si capisce che non hanno capito sia in positivo che in negativo. Serve ben altro
fair ma premetto che:
freud vs tumblr = ‘ogni post su sto sito concernente freud parla di quanto sia inutile/oltrepassato/debunked/se non ci fosse stato lui staremmo tutti meglio’ cosa che non credo serva una laurea in psichiatria per intuire che non è che è ESATTAMENTE COSI’ (continuo a dire, nessuno dice che la fisica di aristotele dice cose giuste anzi je potevano fa debunking pure all’epoca sua, la fisica pitagorica è infinitamente più legit di quella aristotelica, ma comunque la FISICA se chiama fisica come scienza perché aristotele ha fatto le divisioni e così l’ha chiamata, COMUNQUE devi studiarlo e stesso discorso, non ci credo che uno che studia psicologia è inutile che studia freud ANCHE SOLO perché il contesto storico pure avesse detto solo cazzate)
io personalmente tra magistrale e triennale praticamente ho dovuto leggere 85% della roba che aveva scritto e il rimanente 15% me l’ero letto per i fatti miei ma il punto non è se lo studi approfonditamente o meno, è che se non lo studi non capisci niente di buona parte della filosofia post-inizio novecento/contemporanea quindi come dicevo di sopra, se noi dobbiamo sapere freud a menadito per fare contemporanea mi sembra piuttosto improbabile che non debbano saperlo gli psicologi che è quello che dice tumblr
ovvio che se non fai lo psicologo/psicanalista/quellocheè non avrai mai il quadro completo e col post su tumblr devi semplificare ma giusto per mettere le mani avanti
(sotto il cut che ok stiamo a parlà in ita quindi nessuno si sconvolge ma vista la situazione qui meglio che siamo sicuri)
essendomi fatta... anni dall’analista freudiano/di scuola freudiana (ovviamente dalla parte paziente X°D) non pretendo di saperne al livello di uno che pratica ma credo che una mezza idea del funzionamento irl di quello che diceva o di dove voleva parare credo di averla se non altro perché mi ha risolto un tot di issues X°D quindi cioè OVVIO che non sono una psicologa o niente ma quello che so non lo so solo perché l’ho studiato filosoficamente e comunque un sacco di roba che si legge su tumbler re freud dimostra che palesemente non l’hanno letto manco da lontano ecco X°D
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Una casa che apre al futuro cercando nel respiro del vento quel che resta della memoria del suo passato splendore. Una casa che si nutre della capacità di vedere le cose in modo diverso da come sono sempre state viste, un po' come nella natura femminile essere visionarie ed aperte a viaggiare nel tempo e nello spazio per rinnovarsi e rinascere dalle proprie ceneri. In questa immagine di Ivano Mercanzin non ci sono macerie ne la nostalgia di un tempo perduto, la polvere viene risucchiata dai mulinelli creati dal vento e fluisce all'esterno senza sedimentare sulla memoria della casa stessa. La storia delle donne è come questa casa, non racconta cosa sia accuduto al suo interno ma come venga percepita all'esterno la sua evoluzione, la sua involuzione e la rinascita dalle proprie ceneri. Un colpo di vento e tutto sembra accogliere un nuovo modo di vedere e percepire l'altro, dal suo corpo alla sua mente. Di volta in volta la storia delle donne ha raccolto rivoluzioni, genocidi, rinascite, evoluzioni, scoperte, un nuovo alfabeto con cui riscriverla, come accade a certe case, costruite, abitate, abbandonate, distrutte, ricostruite, rinate dalla visione di un universo che ne comprende ogni singolo granello di energia. Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma e, chi meglio delle donne conosce tale segreto: coloro i quali sanno guardarle con la curiosità ed il rispetto che risulta coinvolgente e travolgente quando permette la fusione tra generi e tra mondi possibili ed immaginari come accade tra uomini e donne nel migliore dei mondi possibili. Grazie Ivano Mercanzin, hai colto l'essenza e sublimato la sua capacità di trasformazione dell'universo femminile usando un simbolo, la casa, che è il territorio in cui sono state combattute guerre indescrivibili per spezzare o sancire confini e limiti, per dare alla pietra angolare dello spirito femminile la solidità e l'equilibrio necessario per liberare se stesse ed accrescere la volontà di esistere così come sono. Il vento cambia direzione e soffia indicando quale strada intraprendere scrollandosi di dosso la polvere e le cicatrici del passato. (Paola Palmaroli- fondatore di Alitia Fotografia) (presso Antica Ostaria) https://www.instagram.com/p/CVBj7meI0tt/?utm_medium=tumblr
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ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO (Ed. Segno, 1997)
di Guido Landolina
http://www.ilcatecumeno.net/
http://www.ilcatecumeno.net/presopere.htm
A V V E R T E N Z A
Si avvertono i lettori che :
La presente è un' opera 'letteraria'
Non ha quindi alcuna pretesa di trasmettere verità
teologiche diverse da quelle di Fede che la Dottrina
Cristiana insegna
Allocuzioni ed espressioni utilizzate vanno pertanto da
ciascuno liberamente intese come mezzo per trasmettere
concetti più generali di natura 'spirituale' per i quali
bisogna riferirsi al loro significato profondo più che alla
forma in sé e per sé in cui l'autore - per esigenze anche
letterarie – li esprime
L'autore
Presentazione dell'autore
Luce:
L’Autore è un convertito. Convertito a 53 anni. Egli, razionalista, ma non di per sé negatore, dubbioso più che negatore, dubbioso molto sulla dottrina cristiana, nel corso di una conversazione esprime i suoi dubbi e confessa anche la sua ignoranza in materia. Gli viene consigliata allora la lettura dell'Opera di Maria Valtorta, grande mistica moderna, "Il Poema dell'Uomo-Dio". [1]
L'impatto con l'Opera è 'shoccante'. Prima ancora del 'Poema' l'uomo legge i ‘Quaderni’ di M. Valtorta, degno corollario al Poema.
La grande mistica, mistica e carismatica, vittima votata alla sofferenza per partecipare al processo corredentivo instaurato dal Cristo, 'vede' Gesù, 'parla' con Gesù, ne viene 'ammaestrata' con i 'dettati' che alla fine verranno 'composti' per costituire la grande opera del Poema: una sorta di 'Vangelo' vero e proprio, 'Vangelo' di vita vissuta del Cristo, vissuto dalla Valtorta in 'visione' e commentato, nelle sue parti più salienti, dal 'Cristo' stesso.
I Quaderni sono un'opera di rifinitura, rifinitura spirituale dello strumento e per chi legge. Ma l'impatto è forte: l'uomo viene messo per la prima volta di fronte al proprio ‘sé’.
Si apre un esame critico interiore che si sviluppa con il progredire dell'opera, perchè l'opera della Valtorta è stata scritta per i 'razionalisti' di quest'epoca moderna che non credono più in niente, figuriamoci in Dio.
E alla fine l'uomo si 'converte'.
Dirigente d'azienda, in un certo senso abituato all'azione, decisionista, 'decide' che quello che ha appreso non ha senso se non viene utilizzato soprattutto per aiutare gli altri, i razionalisti come lui che non hanno mai avuto la fortuna di trovare qualcuno che spiegasse loro l'essenza della Dottrina e dell'essere cristiani. Ed allora nell'uomo germoglia, quasi inconsciamente, l'idea che una versione 'ridotta' della monumentale opera della Valtorta, monumentale e quindi tale da scoraggiare il lettore, potrebbe ottenere un certo risultato nei confronti di persone non altrimenti motivate. L'idea - inizialmente - è semplicemente quella di comporre un 'collage' dei 'dettati' più significativi.
Ma rimane solo un'idea, un abbozzo di idea neanche messa bene a fuoco.
Poi la decisione. La decisione di utilizzare quanto ha appreso dalla meditazione sull'opera della mistica per comporre un libro, destinato appunto a quelli come lui, la decisione di lasciare la propria attività professionale per dedicarsi a tempo pieno a questo 'hobby', unito a quello dell'agricoltura. L' autore vive infatti in una casa di campagna.
L'idea originaria prende forma, l'abbozzo si delinea meglio, si concretizza: immaginare un piccolo lavoro, un solo volume, che narri la storia di una conversione che si snoda in una serie di dialoghi 'immaginari' fra una 'Luce' e l'uomo.
La ‘Luce’, il Maestro, utilizza per ammaestrare letture in genere - nonché i 'dettati' più significativi, ai fini di sintetizzare l'essenza della dottrina cristiana, dell'Opera della Valtorta - che quindi commenta per l'allievo, per il 'catecumeno', integrandoli con annotazioni di carattere personale.
Dialogo immaginario, frutto di fantasia?
Però ammaestramento di sogno.
Presentazione dell’Opera
Luce:
"Alla Ricerca del Paradiso perduto" è la storia, che potrebbe essere di tanti, di un uomo che, avendo Fede senza sapere di averla, la cerca nei posti sbagliati senza saper neanche con precisione cosa cercare.
La ricerca del Paradiso perduto è in realtà la ricerca affannosa, inquieta, di Dio.
L'uomo è un uomo dei nostri tempi, moderatamente colto, normalmente colto. Egli ha però approfondito quei settori dello scibile razionalista che cercano di dare una risposta ai problemi di questa esistenza, e dell'altra. E allora (lui crede) la curiosità (ma in realtà è l'anelito interiore) lo spinge allo studio della psicanalisi (per cercare di comprendere se inconscio, subconscio o anima siano la stessa cosa o qualcosa di simile), delle tecniche di meditazione e concentrazione del "training autogeno" (per capire se, rivolgendo l'attenzione verso la propria interiorità, egli riesca a scoprire qualcosa di trascendentale che possa chiamarsi anima), allo studio dei fenomeni spiritici, studio in chiave parapsicologica (per capire se questi siano la rivelazione di un mondo spirituale che esiste, o frutto di macchinazioni truffaldine, o fenomeni di tipo ESP-extrasensoriale ma non attribuibili al mondo dello Spirito ), allo studio della "dottrina" spiritistica elaborata nell'opera di Allan Kardec, padre dello spiritismo moderno (per raffrontarla con le dottrine sulla reincarnazione di tipo orientale), allo studio di quei filosofi - come Pitagora - che avevano elaborato dottrine in questa direzione, allo studio delle religioni e delle filosofie orientali (per analizzare come queste abbiano affrontato il problema di Dio e dell'anima), infine allo studio dell'evoluzionismo darwiniano (per comprendere se l'uomo possa o meno essere il prodotto di una evoluzione da forme di vita inferiore) e, per terminare, a quello della fisica moderna (per comprendere quale risposta essa possa dare al problema dell'origine dell'universo).
Come si vede questa è una ricerca culturale penosa, ammantata sotto il pretesto della curiosità intellettuale, ma che è volta alla ricerca disperata del senso della vita: Dio.
Dio, questo sconosciuto, a troppi ‘Dio ignoto’, come per i Greci che però almeno gli elevavano un altare.
Dio, questo sconosciuto, anche se tutta la natura, tutta la Creazione grida di Lui.
I 'dolori' non sono estranei a questa ricerca, sono i dolori che accompagnano la vita di ogni uomo, che lo mettono di fronte al problema della Morte e quindi dell'esistenza o meno dell'altra vita.
Ma alla fine la ricerca ha termine.
La ricerca sui problemi della vita, la ricerca sulle risposte in merito a Dio, alla sua esistenza, ai suoi fini creativi, allo scopo della esistenza dell'uomo, si conclude alla fine proprio nella dottrina cristiana che, adeguatamente approfondita in chiave razionalista, ha dimostrato di saper dare anche all'uomo moderno la risposta ai problemi che si poneva anche l'uomo antico.
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, chi è Dio, perché ha creato l'uomo, perché esistono l'odio, l'ingiustizia, il dolore. Quale è il senso della nostra vita, quale quello della nostra morte.
In queste domande e nelle relative risposte si sviluppa la piccola ‘opera’ dove, alla ricerca appunto del 'Paradiso perduto', l'uomo immagina di ‘sognare’.
Egli sogna di partire per il Tibet, come molti fanno, per andare a cercare nelle foreste e sui monti, in un monastero tibetano, le risposte spirituali ai quesiti che la convulsa vita moderna non lascia neanche porre.
Durante il percorso, durante la sosta in una caverna, durante il sonno, una 'Luce' appare in sogno e parla all'uomo.
Luce > Chi sei?!
Uomo < Uno che cerca la Verità.
Luce > Perché rifiuti la mia?
Uomo < Perché non sa darmi risposte che convincano la mia ragione.
Luce > Ma conosci tu veramente la mia dottrina?
Uomo < Veramente no, ma quel poco che so non mi ha mai convinto... (incerto)
Luce > E se Io ti convincessi, mi seguiresti e ti presteresti a convincere quelli come te?
Uomo < Sì!
Luce > Bene. Da adesso tu sarai il Catecumeno ed Io sarò il tuo Maestro.
Il sogno si dipana e, attraverso i "dialoghi" fra la Luce ed il catecumeno, inizia la spiegazione del Progetto creativo di Dio, che "dimostra" se stesso, la verità della propria Dottrina, spiegata in termini semplici e razionali, le risposte ai problemi esistenziali della vita.
E attraverso i "dialoghi" l'uomo si converte, prima in termini intellettuali e poi spirituali, perché la conversione intellettuale passa attraverso la conversione del proprio "Io naturale", con i suoi istinti: conversione dolorosa, giornaliera, fatta di battaglie e sconfitte, dove non si è veramente mai vincitori perché anche dopo una vittoria vi è ancora un'altra prova, ma dove alla fine, martiri del proprio "Io", si perviene alla scoperta del Paradiso perduto
[1] N.d.R.: Oggi intitolata ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Centro Editoriale Valtortiano
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Perfezione
17 - Mi sembra che ora cada a proposito una testimonianza di Giobbe, la quale conferma gran parte di quanto è stato detto circa questa estasi e questo fidanzamento.
Perciò anche se dovrò prolungarmi alquanto la riferirò, e spiegherò quelle parti che fanno al caso nostro.
Prima la citerò tutta in latino, poi tutta in volgare e quindi spiegherò ciò che fa per noi; fatto ciò, continuerò a commentare i versi dell'altra strofa.
Elifaz Temanite dice dunque in Giobbe ( Gb 4,12-16 ): Porro ad me dictum est verbum absconditum, et quasi furtive suscepit auris mea venas susurri eius.
In horrore visionis nocturnae, quando solet sopor occupare homines, pavor tenuit me et tremor, et omnia ossa mea perterrita sunt; et cum spiritus, me praesente, transiret, inhorruerunt pili carnis meae.
Stetit quidam, cuius non agnoscebam vultum, imago coram oculis meis, et vocem quasi aurae lenis auudivi.
Tradotta suona: Invero una arcana parola a me fu rivolta, e furtivamente percepì il mio orecchio il suo sussurro; nell'orrore della visione notturna, quando il sonno suole incombere sugli uomini, m'incolse uno spavento e un tremito e tutte le mie ossa furono scosse.
E mentre lo spirito passava dinanzi a me, inorridì la pelle del mio corpo; mi si fermò dinanzi uno che non conobbi all'aspetto, una immagine ristette davanti ai miei occhi e udii una voce quasi di bisbiglio.
Questo testo contiene quasi tutto ciò che è stato detto fin qui intorno all'estasi, dalla strofa che dice: Allontanali, Amato!
Infatti le parole di Elifaz Temanite: Una arcana parola mi fu rivolta significano quelle cose nascoste concesse all'anima la quale, non potendone sostenere la grandezza, esclama: Allontanali, Amato!
18 - « Le vene del sussurro percepito furtivamente dall'orecchio » del profeta significano la nuda sostanza ricevuta dall'intelletto; infatti le vene sono simbolo di questa sostanza interiore e il « sussurro » della comunicazione e del tocco potente mediante il quale la suddetta sostanza appresa viene data all'intelletto.
L'anima usa il termine « sussurro » perché tale comunicazione è molto soave, mentre in altro luogo l'ha chiamata « aura amorosa » perché infusa amorosamente.
Inoltre essa afferma di averla ricevuta « furtivamente » per indicare che questo segreto, naturalmente parlando, non appartiene all'uomo, allo stesso modo con cui un oggetto rubato non appartiene al ladro, ma ad altra persona.
L'anima dunque, senza averne nessun diritto ha ricevuto ciò che esilia dalla sua natura, simile in ciò a S. Paolo al quale non era lecito manifestare il suo segreto ( 2 Cor 12,4 ), per cui il profeta Isaia dice due volte: Il mio segreto è per me ( Is 24,6 ).
Quando dice: « Nell'orrore della visione notturna, quando il sonno incombe sugli uomini, fui colto da spavento e da tremito », Giobbe fa intendere il timore e tremore prodotto naturalmente nell'anima da quel rapimento che secondo quanto è stato detto, non può essere sopportato dalla natura, a causa della comunicazione dello spirito di Dio.
Infatti con questa espressione il profeta fa capire che, come gli uomini quando vanno a riposare, nel dormiveglia, sogliono essere oppressi e intimoriti da qualche visione a cui essi danno il nome di incubo, così al momento di questo passaggio spirituale tra il sonno dell'ignoranza naturale e la veglia della conoscenza soprannaturale, ossia al principio del rapimento o dell'estasi, l'anima teme e trema a causa della visione spirituale che allora le viene concessa.
19 - Soggiunge poiché « tutte le sue ossa furono scosse e si conturbarono », quasi volesse far capire che si commossero e si staccarono dalle congiunture, mettendo in risalto il grande slogamento di ossa a cui la persona spirituale va incontro in questo tempo.
Daniele descrive bene questo fenomeno quando vedendo l'Angelo dice: Domine, in visione tua dissolutae sunt compages meae, cioè: Signore, durante la tua visione, le giunture delle mie ossa si sono slogate ( Dn 10,16 ).
Quindi prosegue: « mentre lo spinto passava dinanzi a me », facendo oltrepassare al mio i suoi limiti e le sue: vie naturali per mezzo del rapimento, « inorridì la pelle del mio corpo », facendo comprendere in ciò quanto è stato detto del corpo, il quale in questo rapimento, come un cadavere, rimane gelido e con le membra irrigidite.
20 - Dice inoltre il profeta: « Mi si fermò dinanzi uno, che non conobbi all'aspetto, un'immagine ristette dinanzi, ai miei occhi ».
Colui che gli si fermò dinanzi era Dio, il quale gli si comunicava in quella maniera.
Soggiunge che, « non lo conobbe all'aspetto » onde far capire come in tale comunicazione o visione, quantunque sublime, non si conosce e non si vede né il volto né l'essenza di Dio.
Però aggiunge che « un'immagine si fermò davanti ai suoi occhi poiché, come è stato detto, l'intelligenza della parola recondita era profondissima come un'immagine e un raggio di Dio, la qual cosa però non equivale a vedere essenzialmente Dio.
21- Conchiude quindi dicendo: « E udii una voce quasi come un bisbiglio » in cui viene simboleggiato il sibilo delle aure amorose che è l'Amato.
Però non bisogna credere che tali visite accadano sempre accompagnate da questi timori e sofferenze fisiche ciò accade, come è stato detto solo in coloro che muovono i primi passi nello stato di illuminazione e perfezione e durante tale genere di comunicazione, mentre in altri accadono con grande soavità.
Continua la spiegazione:
È come notte calma.
San Giovanni della Croce (Cantico Spirituale)
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Quando un’anima è giunta alla perfezione, non domanda più al Signore d’essere liberata dalle prove, dalle tentazioni, dalle persecuzioni e dai travagli. E ciò è indizio sicuro che non è nell’illusione, che è guidata dallo Spirito di Dio, e che le grazie di cui gode le vengono da Lui.
S. Teresa d’Avila
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La magia. La magia contro la religione. L'emergenza del sacro
La magia
La magia contro la religione
L'emergenza del sacro
Infatti, mentre si possono registrare forti opposizioni contro le pratiche superstiziose o pagane (considerate come una sola espressione dal cristianesimo delle origini), sono evidenti anche aperture, forse rischiose, che hanno determinato forti contaminazioni. Nei primi secoli del cristianesimo <<l'opposizione al mondo pagano spingeva la Chiesa ad assumere un atteggiamento di netta ostilità nei confronti di tutto ciò che era ad esso legato la successiva conquista del mondo barbarico determinava processi di inculturazione del cristianesimo all'interno di esso, con la conseguente assimilazione di pratiche rituali e di modelli di comportamento chiaramente improntati a concezioni magico-superstiziose>>. In tempi anche più recenti, da una parte si avevano atteggiamenti di grande opposizione e demonizzazione (la lotta alla stregoneria), dall'altra continuavano a sussistere tentativi anche forti di accorgimento della tradizione magica, a livello sia popolare sia colto. Se nel primo caso fu la magia dell'herbaria o della strega a fornire i presupposti per l'affermazione di pratiche superstiziose, nel secondo influì la cultura neoplatonica supportata dalla tradizione esoterica, ricca di simbologia mitologica. Il rapporto tra fede e sacro, propone un carattere complesso dell'esperienza soprannaturale; ma, il confine tra religione e superstizione non sempre risulta nitidamente tracciato. La magia, propone di affcciarsi alla reltà con un continuo atteggiamento rituale, conseguente alla certezza che sia possibile attivare un rapporto pratico per controllare le forze oscure agenti nel mondo. Ponendo ogni contatto con le divinità pagane legate a corda doppia con i culti stagionali di fecondità e con la simbologia della natura, il dio del monoteismo ha anche perduto il <<rapporto magico>> con l'ambiente e le cose, ponendo tale rapporto su un piano più spirituale. Le persistenza del sacro può essere frenata o regolarizzata dai parametri della religione, in quanto la sua vitalità è instancabile e non può venire stemperata da nessuna chiusura o controllo teologico. In ogni periodo della storia si è assistito alla cristallizazione di forme magico-rituali tendenti a mutuare su un piano simbolico la naturale necessità di sacro e di soprannaturale. Con la riduzione della natura a cultura si è rafforzata paradossalmente la consapevolezza della possibilità di agire con forme <<altre>> sul macrocosmo. La ricerca, nell'universo dell'occulto e della magia, di riferimenti e assonanze che vogliono rchiamarsi alla religione, tende a deformare l'essenza del sacro e a produrre invece esperienze sincretisiche, osservabili, al limite, a una sorta di animismo primordiale. Inoltre la magia - agli occhi della religione - si situa comunque in una dimensione irrazionale, anche quando afferma di ricercare <<armonie cosmiche>>, di fatto scivola nel mero materialismo.
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#DISCOGRAFIA #COMPLETA #VirginSteele
La redazione di Rock & Metal In My Blood è orgogliosa di presentare la discografia completa di una delle band più amate, ma anche più sottovalutate, dell'heavy metal: Virgin Steele. Una di quelle band davvero importanti, i primi in assoluto ad inserire le tastiere in ambito heavy, anticipando tutto quello che oggi viene considerato symphonic, e di fatto inventando l'epic metal, assieme a Manowar e Manilla Road, attraverso testi audaci che rimandano al tempo del mito. Dal 1981, anno di fondazione, la band del geniale polistrumentista David DeFeis ha saputo evolversi costantemente secondo uno stile unico al mondo, realizzando album sempre differenti e sempre più complessi, per poi scuotere ancora una volta l'universo metal inventando la metal-opera, ossia concept-album che seguono un copione teatrale, con dialoghi, cast di personaggi e cambi di scena. Una band incredibile, capace di mettere in musica le opere di William Blake, di Eschilo, e ancora le leggende pagane dell'antica Babilonia. I Virgin Steele sono l'essenza di un epic metal sofisticato, colto e raffinato che, in 35 anni, ha saputo raggiungere vette inaudite. Questo è il nostro tributo a una delle formazioni più grandi della storia, che ha avuto un cammino non sempre fortunato, costellato di problemi e tragedie, ma che non ha mai interrotto la propria stupefacente marcia in nome della barbaric-romantic saga.
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Ripostiamo emozionati questo splendido scatto di @elena_corbari di @wildgoose.love . Come sempre ha colto l'essenza del lavoro di @sfumaturedicipria , esprimendo con un immagine la passione ed il sentimento che contraddistinguono le nostre composizioni. Ci sentiamo veramente fortunate ad avere un'amica così brava!! #instaoftheday #composizionifloreali #cachepot #floralarrangement #drama #dramatic #lake #events #sfumaturedicipriaevents #Repost @wildgoose.love with @repostapp ・・・ Como lake and the amazing #flowerscomposition by @sfumaturedicipria - - - - - - #inspiredbythis #destinationweddinglakecomo #destinationweddingitaly #flowerdesign (presso the Rockefeller Foundation's Bellagio Centre, Bellagio, on Lake Como, Italy)
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Grazie a @olbianova.it e al giornalista Mauro Orrù che nel suo articolo (link diretto nel mio Profilo) ha colto lo spirito e l'essenza del mio "Oltremare fra incontri e poesie" presentato ieri sera in piazzetta San Marco a Porto Rotondo. #marellagiovannelli #olbianova #mauroorrù #presentazione #libro #oltremarefraincontriepoesie @agbookpub #portorotondo @consorzioportorotondo #sardegna #sardinia https://www.instagram.com/p/CfrQWGmt5ks/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Il Ghetto di Venezia di Ferdinando Scianna: una sfida vinta.
di Carlo Maccà
-- La mostra Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo (Venezia, I Tre Oci, chiusa l'8 gennaio) non si doveva proprio perdere. Tardi, alla vigilia della chiusura, ci sono arrivato, nonostante fossi prevenuto dalle delusioni di altre mostre di lavori fotografici intesi a illustrare, interpretare e far scoprire il fascino e l'essenza intima di altre città e luoghi. Per dirne una, quella sui Luoghi di Piero della Francesca realizzata qualche anno fa, come quella veneziana su commissione, da due mostri sacri della fotografia internazionale, ai quali evidentemente non era stata data l'opportunità di una full immersion nella realtà locale.
A Scianna questa opportunità è stata concessa pienamente. Lo spiegavano i colophon che scandivano la mostra, ma soprattutto lo dimostravano le immagini esposte. Il fotografo si è veramente tuffato a capofitto nella realtà storica, plurisecolare, e in quella presente del Ghetto veneziano, accompagnato e guidato da qualcuno che conosce e ama profondamente il luogo. Il Ghetto, non posso dire di conoscerlo: l'ho soltanto attraversato poche volte deviando con curiosità da altri percorsi. Scianna non soltanto ne ha colto la peculiarità ambientale, ma ancor meglio ne ha afferrato lo spiritus loci (o genius loci che dir si voglia), nel senso più stretto del termine. E lo ha trasmesso a me e, penso, a tutti gli altri estranei al luogo e passeggeri alla mostra. Immagino che l'abbia rivelato anche a molti veneziani.
Bentornato quindi allo Scianna fotoreporter, con una intesa profonda e compiuta che non ha niente da invidiare all'intensità delle prove della giovinezza e della maturità. Nelle sue immagini, formalmente raffinatissime, non c'è nulla di convenzionale. è valsa la pena di distoglierlo almeno per un poco dalla "scrittura accanto alla fotografia" (alla quale si sente costretto, per quanto fruttuosamente e con soddisfazione, dalle conseguenze della faticosa attività professionale sul proprio fisico più che dagli acciacchi dell'età) e convincerlo ad affrontare questa sfida rispetto la quale confessa di aver temuto "l'angoscia dell'inadeguatezza". Attendiamolo ad altre sfide.
Dalle ampie finestre in stile gotico del terzo piano del palazzo dei Tre Oci penetrava la luce della Laguna; questa, riflessa sui vetri che proteggevano le fotografie, sembrava voler farci capire che il Ghetto si integra con Venezia quanto l'intera città si integra colla Laguna.
In una saletta veniva opportunamente proiettato il documentario su Scianna della serie Fotografia Italiana realizzato da Visioni d'arte col patrocinio della Cineteca di Bologna. Utile e significativo quando fa parlare l'autore sulla propria fotografia. Ma perché costringere lui (come tutti gli autori della serie) a passeggiare per la città (Milano in questo caso) facendo finta di fare fotografie? addirittura con una modella che sembrava dover ricreare, con effetti quasi caricaturali, l'inarrivabile Marpessa?
Le immagini della mostra, in gran parte di formato orizzontale, sono condensate in un catalogo decentemente stampato; ma le loro dimensioni non sono sufficienti trasmettere l'ampio respiro anche ambientale delle stampe originali, Quelle presentate in dimensioni non maggiori di 11x17 cm al centro delle facciate verticali ne risultano banalizzate, anche perché tolgono visibilità a dettagli talvolta minimi ma sempre significativi. Fortunatamente quelle stampate su doppia pagina (fino a 21x40), molto meglio apprezzabili, non sono pochissime.
Postilla. Qualcuno di ampia cultura e idee chiare ha scritto: "Scianna ha realizzato un reportage fotografico in pieno stile Street Photography". El ga capio tuto…, o gnente?.
#ferdinando scianna#tre oci#ghetto di venezia#laguna di venezia#cineteca di bologna#street photography#carlo maccà
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