#e ovviamente non c'è nessuno che mi può accompagnare
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indovinate chi ha la macchina con la spia della batteria rossa e che non potrà tenere luci e radio accese sennò rimane per strada? io
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Black and White Primi 6 Episodi
In due giorni mi sono sparata i primi sei episodi di questo drama, si vede che mi sta piacendo?
Quando ieri ho premuto play alla prima puntata, ho spento completamente il cervello e mi sono goduta tantissimo lo spettacolo in un bellissimo climax leggero, divertente e pieno d'azione.
Questo drama è esattamente quello che volevo in questo momento: dopo i pipponi pesanti ed emotivi di Vagabond, My Country, Ever Night e Hotel del Luna (per cui ancora piango), Black and White è per me una ventata d'aria fresca.
È leggero ma non demenziale, poliziesco ma nulla di troppo complicato, le vicende sono caratterizzate da un perfetto equilibrio di comicità, indagini, sparatorie e inseguimenti.
Già la primissima scena mi ha subito catturata, perché siamo partiti subito a bomba con una bella corsa in metropolitana, con Wu Ying Xiong che si fa sfuggire sotto il naso i criminali della situazione con i relativi soldi.
Ciò gli procura una lavata di capo, e la successiva accoppiata con il nuovo poliziotto del distretto, Chen Zai Tian, MIO PERSONAGGIO PREFERITO E MIO EROE, non gli migliora di certo la giornata.
Perché i due poliziotti sono MOLTO diversi, e trovare sintonia all'inizio non è facile.
DA NOTARE LA FACCIA PROSSIMA AL SUICIDIO DI WU YING XIONG.
Wu Ying Xiong è il poliziotto bravo, serio, coraggioso, concentrato, quello che si sente responsabile e dà corpo e anima nel suo lavoro.
Chen Zai Tian invece sembra (ripeto, sembra) essere il "cazzone" di turno, è un casanova, si mette a flirtare con la collega appena la vede, è frivolo, vanitoso, vigliacco.
MA
È anche sveglio, intuitivo, intelligente, ha una buona memoria (memorizzare i numeri delle ragazze ha dato i suoi frutti), sa come indagare.
Ovviamente la prima impressione che fa sul collega non è delle migliori, per non parlare del fatto che risulta positivo a un test della droga.
Ammetto che nei primi tre episodi ho combattuto con Wu Ying Xiong perché l'ho visto troppo orgoglioso e barricato nel pensiero "io sono il poliziotto bravo, tu sei un idiota; io prendo il lavoro seriamente, tu non sai fare niente".
Gli istinti omicidi di Wu Ying Xiong Lol.
Anche se Chen Zai Tian centra in pieno alcune piste, Wu Ying Xiong fa fatica a riconoscere la sua bravura, e anche quando viene fuori che il test della droga era tutto un malinteso, Wu Ying non sembra volerlo guardare con occhi diversi.
Pensandoci a mente fredda, mi rendo conto che questo suo lato orgoglioso è in realtà molto umano e che lo rende un personaggio credibile, quindi è una cosa che apprezzo.
Ho guardato col fiato sospeso dall'inizio alla fine l'inseguimento del treno sotterraneo, con quel pazzo drogato che decide per motivi noti solo a lui di far schiantare il veicolo e mandare tutti al creatore.
La sequenza mi ha strappato più di una risata, perché questo tizio inonda il treno di una droga potentissima che ti manda fuori di testa a solo annusarla. Il risultato è che tutti i passeggeri sono completamente fatti nel giro di due minuti, e lo psicopatico in questione si mette a saltellare in giro e a ballare la lap dance con i pali del treno.
Non nego l'assoluta assurdità della scena, arricchita da Wu Ying Xiong che SALTA SUL TRENO IN CORSA e si mette poi a combattere con lo psicopatico. Ma me la sono goduta tantissimo.
Mi ha fatto troppo ridere Chen Zai Tian che riesce appena in tempo a far scattare la leva e si ritrova il treno a mezzo metro da lui. Per un attimo ho temuto che gli prendesse un infarto.
Dopo tale avventura, Wu Ying Xiong finalmente riesce per un attimo a mettere da parte l'orgoglio e a complimentarsi con il collega (prevedo una bromance coi fiocchi), e il mio cuore non ha potuto fare a meno di volare.
Ma Chen Zai Tian rimane comunque quello che è di base: un simpatico disgraziato.
La scena è questa: i due protagonisti, assieme ad un collega più anziano, si recano sotto copertura in un magazzino che traffica armi ILLEGALMENTE, per indagare su un certo tipo di fucile. Prima di andarsene, Chen Zai Tian pensa bene di comprare e portarsi a casa un vero arsenale, con Wu Ying Xiong che lo guarda come per dire "ma sei scemo???"
Risposta: "Ho preso tutto in una volta, ho fatto un profitto!"
Non fa una piega.
Vengono poi beccati in pieno da dei tizi che paiono dei mafiosi, muniti di spranghe mettono a tappeto Wu Ying Xiong e l'altro collega, e poi circondano il povero Chen Zai Tian, che cerca prima di salvarsi la pelle, poi si mette letteralmente a implorare pietà, regalando alla scena un fantastico tocco di comicità:
"Aspettate un momento! Così tanti contro uno? Che uomini siete? Avete colpito un anziano! È solo un vecchio, non sapete come rispettare gli anziani? In ogni caso io sono un grosso cliente che ha comprato da voi molte armi! Potete andarci piano con me? Ho paura del dolore."
Capite perché lo amo?
Mi piace perché con la soglia del dolore che ho io, nella sua situazione avrei implorato esattamente come lui.
Per non parlare di come mi abbia fatto morire dalla risate quando si mette a porconare contro Wu Ying Xiong, che come un pazzo si lancia all'inseguimento di un'auto in corsa sparandole contro in mezzo alla strada.
Ma Chen Zai Tian non è solo un bel mix di spiritosaggine e intelligenza. Nasconde anche una certa profondità. Prima di tutto, ho notato come riesce a capire le emozioni del suo compagno, segno di come sia anche un buon osservatore.
Inoltre, in un veloce flashback, ci mostrano un Chen Zai Tian di tre anni fa, povero in canna e probabilmente senzatetto, talmente disperato da tentare una rapina per prendersi del cibo, e qui una gentile ragazza lo aiuta (ragazza che a quanto pare è importante perché lui la sta cercando).
Non posso fare a meno di empatizzare per lui vedendo questo passato doloroso di cui non fa parola con nessuno e che cerca di nascondere.
Ora, per quanto riguarda la parte amorosa, in sei episodi si è già creata una situazione da fare invidia a Beautiful.
Ci sono due ragazze in campo: Chen Lin, la figlia del boss della città, e Xi Ying, la collega della scientifica.
A parte il fatto che tra Chen Zai Tian e Chen Lin c'è già stato un bacio assolutamente casuale (ma a me è già partita la ship), la situazione romance al momento corrente è questa:
A Wu Ying Xiong piace Chen Lin.
A Chen Lin all'apparenza piace Wu Ying Xiong. Ma in realtà le piace Chen Zai Tian, solo che ancora non lo sa.
A Chen Zai Tian piace Chen Lin (credo che ancora deve realizzarlo)
A Xi Ying piace Wu Ying Xiong, che la vede solo come una cara amica (per ora).
Voglio scommettere su come andrà a finire, vediamo se sono brava quanto @dilebe06 a indovinare le sceneggiature. Secondo me le coppie che andranno a formarsi saranno:
Wu Ying Xiong e Xi Ying.
Chen Zai Tian e Chen Lin.
Per concludere, ho notato che Black and White non è solo leggera e divertente, ma per esempio mette in campo anche la seria questione della polizia corrotta, falsa e bastarda. (Ho già beccato una talpa all'interno del distretto, capitano bastardo).
Questa serie non è di certo un capolavoro, la sto prendendo per quello che è: un puro intrattenimento ricco di momenti simpatici e scene d'azione. Non ho nessuna pretesa, voglio solo godermela in tranquillità.
Qualcosa mi dice che Wu Ying Xiong e Chen Zai Tian diventeranno la mia bromance dell'anno (My Country può solo accompagnare), ma il mio eroe rimarrà solo Chen Zai Tian.
#black and white#black&white#wu ying xiong#chen zai tian#xi ying#chen lin#taiwan drama#asian drama#police drama
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16.07.76
« Il baule di mio padre è in soffitta » e lui non è in grado di arrivarci in quel momento.
« Oh » quando lui nomina il baule del padre « Vuoi che vada a prenderti qualcosa da quello? Magari per tua nonna è difficile andare in soffitta. » si offre, scostandosi con un colpo di reni dalla scrivania per andargli incontro, continuando a fissarlo in maniera decisamente più interessata, come se tentasse di comprendere qualcosa che le sfugge.
Gli fa un po’ strano vederla in camera sua perché è una situazione che non si sarebbe mai aspettato. (...) « dicevo per te... magari ti fa strano stare in mezzo solo a cose babbane... » sta ipotizzando con gli occhi bassi ma poi li rialza verso di lei che si avvicina e incrocia il suo sguardo. Gli occhi nocciola sono interrogativi di fronte alla sua curiosità.
“You run, you're free, you climb endless trees, you reignite You growl, you howl, you show your teeth You bite, it's alright”
Lo ascolta e l'espressione le si addolcisce suo malgrado, a quell'accortezza che non si era aspettata « No, tranquillo non serve. Mi piace qui.. » e le piace davvero, a giudicare da come si guarda attorno con un piccolo sorriso (...) « Come ti senti, ora che hai fatto tredici anni? » una piccolissima pausa, prima d'occhieggiare il suo letto « Posso sedermi? »
La domanda lo lascia stupito e la guarda con le sue occhiaie da paura « come ieri che ne avevo dodici » con l’espressione di “che doveva succedere?”. Annuisce: certo che può sedersi.
Si avvia verso il letto, sedendosi con strana circospezione e rispetto, il materasso che s'inclina poco sotto il suo esile peso « Però non ne hai più dodici » commenta con un sorriso asimmetrico ma meno crudo del solito, invitandolo con un piccolo *pat pat* a prendere posto accanto a sè « Spero che per settembre qualche storia l'avrai scritta... » (...) occhi che tornano su di lui « Io lo so che ti sembro matta... » che grande premessa « ma a me sembri stranamente più grande » mormora piano.
« No » conferma che non ha più dodici anni e con le stampelle fa qualche passo avanti fino a trovarlo in piedi di fronte a lei. Non ha capito bene il senso di rimarcare questa cosa e aggrotta appena la fronte. Si avvicina e di nuovo posa le stampelle da un lato prima di sedersi, facendo un tonfo e facendo oscillare il materasso, accanto a lei. « Beh ho tempo » riguardo alle storie anche se questa affermazione denota che non l'abbia ancora iniziata. (...) Alla sua ultima affermazione, la squadra un secondo, ma non dice niente: lui non si sente più grande.
“Just say no more, use your eyes, the world goes and flutters by Use your eyes, you'll know you are”
Lui la squadra e lei lo scruta, in un attimo di silenzio che dura qualche secondo prima che lei semplicemente si lasci cadere all'indietro, sfiorando di pochissimo il muro con la testa e schivando miracolosamente un trauma cranico. Sospira pesantemente e lo guarda piegata così, con le gambe ancora oltre il fianco del letto « Cadel... ti andrebbe... » e come glielo chiede? « Uhm... cioè io sarei, questa sera.. tipo.. libera. Ti va se.. magari.. » si mordicchia l'interno della guancia destra « Dormissi qui? » Spara fuori velocissima. Lo guarda e cautamente spiega « Non deve saperlo per forza nessuno... posso passare più tardi, farmi accompagnare da Pak ed andare via la mattina presto sempre non vista.. » sembra quasi una richiesta che una proposta. S'ammutolisce, tesa mentre aspetta una risposta.
“Wild be my boy, you burn so bright, till you illuminate One day you're out, you give up the fight, you slow down heart-rate”
La vede cadere e lo sguardo di morte per un secondo si intensifica perché di craniate ne ha prese varie bel corso degli anni. Però va tutto bene e lui si rasserena. All’ultima richiesta comincia ad aggrottare la fronte perché pensa che gli stia per chiedere di fare due passi cosa che, ovviamente, non è fattibile. Alla sparata sgrana gli occhi, un attimo di terrore che passa nei suoi occhi. « È un letto singolo » le fa notare semplicemente. Non è come quelli ampi di Hogwarts. Sente il tono da richiesta e infatti l’espressione mortifera rimane « io non... posso » abbassa lo sguardo poi lo rialza « dormo con la porta aperta » spiega e sottintende che sua nonna entra in camera sua a piacimento.
« Ho anche un'altra sorpresa per te.. ma è a scuola, dovrai aspettare » mormora guardandolo di sottecchi, dopo aver evitato la morte con quel lanciarsi all'indietro senza fortunatamente prendere il muro. Lo guarda farsi dubbioso al suo tentennante domandare, ed al notare il terrore nei suoi occhi, a lei si corruccia appena la fronte « Dici che non ci stiamo? » ed è con un tranquillissimo susseguirsi di gesti, e tono privo di malizia alcuna, che si sfila gli anfibi, punta che preme sul calcagno, per farli ricadere con un tonfo sordo a terra, rialzandosi a sedere solo il tempo che basta, per poter strisciare sul lenzuolo con il fondoschiena, sospingendosi con i piedi protetti da calzini grigi in cotone a fantasmino, fino a stendersi di nuovo ora con la testa sul cuscino « Se mi metto così... » ed eccola assumere la solita posa a coltello che ha quando dorme, finendo con la schiena al muro e schiacciandosi un po' verso esso « tu non hai spazio per il ge- » ma s'interrompe a quel "non posso" che le fa morire la voce in gola, assieme alle buone intenzioni. Fissa la porta come se fosse il nemico numero uno, con un assottigliarsi leggero di sguardo ferale, che include anche la lontana figura di Poldo-protettore-dell'Ade « E.. il fatto che tu abbia compiuto tredici anni non è una buona scusa per cominciare a chiuderla? » Domanda sinceramente curiosa, ma con voce pacata e calma, a chiaro intento di non voler forzare eventuali decisioni. Lo guarda, le braccia puntellate all'indietro ed il busto inclinato, sollevato dal materasso.
“We all grow old, use your life, the world goes and flutters by Use your life, you'll know you are”
Alza lo sguardo alla sorpresa, ma è a scuola e non dice nulla. L’argomento diventa quel lettino e lui tentenna alla prima domanda. Non è quello il punto, la strettezza del letto, ma quello che con ogni evidenza viene fuori dopo che lei ha anche fatto delle efficaci prove. A sguardo basso le dice che non può, poi si colta di nuovo cercando il suo viso. Non risponde alla sua domanda portando di nuovo gli occhi nocciola alla porta. Dopo altri secondi aggiunge « il signor Pak fa pop » ed è un gentilissimo, ma improrogabile “no”.
“Electricity wires are down, rainbow colours fade into brown I dreamt your smile was shifting for good Courageous boy, now you are gone”
Segue il suo sguardo alla porta, ed è solo all'ultimo commento, che lentamente scivolerebbe via, verso il bordo del materasso, infilandosi gli anfibi nuovamente « Spero non sia un problema quando ti mando le lettere...» commenta piano ma senza più guardarlo, rimettendosi in piedi con movimenti fluidi « Beh » ed ora un po' d'imbarazzo c'è « scusa se ci siamo auto-invitati » il profumo che porta resta come un'ombra invisibile sul letto che lei ha abbandonato « e se sono stata insistente. » conclude con un piccolo sorriso privo d'allegria « Saluto tua nonna uscendo, ok? Così non pensa che siamo spariti. » certo gli altri saranno persino sulla via di casa Knight, ma lei non pare preoccupata « Tanti auguri ancora, Cadel » ultimo sguardo che si solleva su di lui, un'espressione più affettuosa, nonostante il sorriso sghembo, prima d'avviarsi verso la porta, a fare un salutino a Poldo-protettore-dell'onore-dei-mezzi-maghi.
« Nono » conferma « di giorno c’è ... rumore » ma l’ultima parola si confonde nel nulla e viene detta quasi sottovoce. « Nono » ripete ed ora diventa strano perché è già almeno la terza volta che lo dice « Mi ha fatto piacere » . Non ha la forza di negare alla sua insistenza e si limita a scuotere la testa prima di annuire al fatto che saluti la nonna « le farà piacere » . Prende le stampelle e la ringrazia un’altra volta mentre si alza dal letto. La osserva carezzare Poldo e la segue con quello strano procedere fino alla porta scendendo di nuovo le scale. Le aprirà poi la porta d’ingresso e la osserverà andare via desiderando ardentemente che, come sempre, non gli dia ascolto e compaia con Pak nel cuore della notte anche se, sa che, non succederà.
“And run faster, yet have no place to go Your spirit still burns, it's now a ghost sun You are Alive”
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Di tutto e di più su Apple Park, dove la presenza di Jobs risuona forte
Il 7 giugno del 2011, un uomo d'affari locale ha tenuto un discorso presso il Consiglio della Città di Cupertino. La sua presenza non era prevista, ma non fu nemmeno una sorpresa del tutto inaspettata.
Con queste parole inizia un lungo ed interessante reportage pubblicato su Wired USA, scritto da Steven Levy e fotografato da Dan Winters. I due hanno avuto modo di visitare, in un giorno dello scorso marzo, il quasi completo Apple Park; l'uomo d'affari di cui parla l'articolo è ovviamente Steve Jobs, nella sua ultima apparizione pubblica prima della prematura scomparsa. Ad accompagnare i due nel tour vi erano alcune guide d'eccezione come Jony Ive, Tim Cook, l'architetto Norman Foster e altri dirigenti Apple. Il risultato consta di diverse decine di pagine, ricche di informazioni inedite e aneddoti circa la progettazione e la realizzazione del nuovo campus di Cupertino. Chi fosse interessato alla lettura integrale, trova l'articolo qui.
L'idea di fondo di Steve Jobs per la realizzazione del nuovo campus è sempre stata quella di creare un'unica grande struttura, i cui confini tra lo spazio interno e quello esterno fossero quanto più possibile sfumati. Anche internamente sono state previste pareti e divisioni ridotte all'osso, in modo che le idee potessero fluire dinamicamente da un team all'altro, da individuo ad individuo. Se ci pensate, questa vision appare piuttosto in contrasto con le vecchie abitudini di Jobs, il quale in passato fu promotore di spaccature all'interno dell'azienda, mettendo in diretto contrasto il team del Mac con quello che lavorava al Lisa, dal quale fu espulso proprio per la sua «tendenza a disgregare le compagnie», come riportato nella sua biografia ufficiale redatta da Walter Isaacson. Ovviamente questo non significa che in Apple non ci siano più segreti o che tutti i dipendenti vengano a conoscenza di ogni progetto, tutt'altro. Per esempio il segretissimo centro di ricerca e sviluppo, diretto da Sir Jony Ive, è costituito da una struttura a sé stante, fuori dal Ring, l'anello principale.
Tim Cook, Jony Ive e l'architetto Norman Foster con alcuni sketch del progetto
Proprio parlando del Ring, c'è da dire che questa struttura non è stata concepita fin dall'inizio come un toroide, così abbiamo imparato a conoscerla. Il progetto originariamente sviluppato da Jobs e da Norman Foster, il celebre architetto ingaggiato per dare forma alle idee del CEO, assomigliava più ad un petalo di trifoglio, con tre lobi che di sviluppavano attorno ad un cuore comune. Con il tempo però Jobs ha capito che così non avrebbe funzionato: «Lo spazio interno è troppo angusto, e quello all'esterno troppo ampio», concluse in un giorno del 2010. Qualche mese dopo il progetto era virato sulla forma circolare. Tutt'ora non si sa di chi sia stato il merito di questa scelta – nel team dello studio Norman + Partners hanno lavorato al progetto oltre 250 architetti – ma a tutti sembrava comunque fosse l'opzione migliore.
Durante la visita all'Apple Park, Tim Cook ha ricordato un aneddoto dal sapore dolce-amaro. Tim e Steve stavano guardano un film, Remember the Titans. Tim si era messo a parlare del progetto del campus perché questo infondeva molta energia positiva a Steve, nel pieno della sua malattia. Ricorda che stava riferendo a Jobs di un grave problema che si erano completamente dimenticati di affrontare. Steve, stupito, chiese quale questo fosse. «Decidere quali dipendenti dovranno prendere posto nella struttura principale e quali lavoreranno negli altri uffici», rispose Tim. La cosa fece molto ridere Steve Jobs. Era il venerdì precedente alla sua scomparsa.
In effetti, a lato del Ring e del centro di ricerca e sviluppo, oltre ai parcheggi, l'auditorium intitolato a Steve Jobs e un centro fitness di dimensioni impressionanti, ancora al di là di una delle arterie stradali principali della zona sorgeranno altri edifici attualmente in costruzione, dove troveranno luogo alcuni uffici.
Tornando invece a concentrarci sul Ring, non si può fare a meno di parlare di una delle sfide più interessanti che sono state affrontate per la realizzazione del progetto. Mi riferisco alle immense vetrate che circondano la struttura a 360°.
Come costruire il più grande e resistente pezzo di vetro del pianeta? Ah, e ovviamente deve essere curvo.
Questa era più o meno la richiesta di Cupertino ai suoi fornitori. Per fortuna, Apple aveva solidi rapporti con l'azienda tedesca Seele Group, la quale si era già occupata della realizzazione delle vetrate del cubo di cristallo per lo store sulla Fith Avenue di New York. Il progetto prevedeva questi immensi pannelli alti circa 14 metri. Seele Group possedeva già un macchinario adatto a forgiarli, tuttavia la più grande fornace poteva contenerne solo uno per volta. Considerando le 14 ore di cottura necessarie e la necessità di produrre ben 800 pannelli, presto ci si rese conto che l'impresa non poteva essere portata a termine con questi strumenti. Così la vetreria tedesca richiese la progettazione di un'autoclave più grande, o meglio, la più grande – e di gran lunga – tra tutte le fornaci esistenti per la cottura del vetro. In questo modo si potevano cuocere 5 pannelli per volta, riuscendo a rispettare i tempi di consegna pattuiti.
L'interno di uno dei pod presenti nel campus
Gli uffici all'interno sono strutturati come pod, secondo il volere di Jobs. All'inizio, ricorda Foster, nessuno riusciva davvero a capire cosa il CEO intendesse con quella parola, ma fu presto spiegato. Un pod è un luogo modulare che è possibile occupare per il tempo necessario per concentrarsi e svolgere un compito, pronto per essere lasciato andando poi a sviluppare e condividere le idee altrove, con un altro gruppo di persone. Una struttura che permetta alle idee di brulicare e di passare velocemente di mano in... pardon, di mente in mente.
Il reportage di Wired analizza molti altri elementi che riguardano il design degli uffici, la progettazione delle coperture – all'inizio non volute da Jobs – che ombreggiano durante le ore più calde ed evitano che la pioggia batta sulle vetrate; o la maestosa porta a vetri dell'unico, immenso, ristorante presente nella struttura, alta quattro piani, e per la quale si è dovuto progettare uno speciale meccanismo interrato per muoverla. E ancora la cura messa da Jobs nella selezione degli alberi da frutto che sarebbero stati impiantati sulle colline artificiali circondanti gli edifici, o la selezionatissima roccia con cui si è scelto di rivestire la struttura del cento fitness.
Un dettaglio del centro fitness riservato ai dipendenti
Nonostante tutta questa attenzione ai dettagli e l'immenso lavoro svolto, Apple Park non è certo esente da critiche provenienti da più parti. Come quella di Scott Wyatt, architetto di NBBJ e firma di alcune importanti edifici di Google, Amazon e Tencent. Secondo Wyatt, l'Apple Park «è una spettacolare opera di design, tuttavia contraria al trend che si sta diffondendo tra i quartier generali delle industrie tech». In effetti, come fa notare anche il Los Angeles Times, la struttura ad anello è rigida e difficilmente adattabile a cambiamenti e sviluppi futuri. Inoltre l'Apple Park risulta essere un campus isolato, completamente in opposizione ai nuovi modelli di lavoro messi in atto da aziende come Amazon, Airbnb o Twitter, che stanno sempre più frammentando i loro headquarters, dislocandoli all'interno del tessuto cittadino e riducendo anche i costi – in termine di tempo, fatica e non solo – degli spostamenti, quando non strettamente necessari.
Apple Park rimane comunque un capolavoro dell'architettura voluto da Jobs, un luogo in cui senza dubbio si può percepire la sua mano, il suo modo di agire, nella cura e nell'attenzione ai dettagli, nonché nello spirito innovativo, con la presenza di manufatti per la realizzazione dei quali ci si è dovuti scontrare con i limiti tecnologici del tempo, e li si è superati, per arrivare ad un prodotto il cui valore è di gran lunga superiore alla somma delle sue parti.
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