#e non mi va di rileggere
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Scritto da una donna di 90 anni: 42 lezioni che la vita mi ha insegnato
Questo elenco, scritto da Regina Brett, 90 anni, del Plain Dealer di Cleveland, Ohio, è una raccolta di saggezza che dovremmo tutti leggere almeno una volta a settimana!
1. La vita non è giusta, ma è comunque bella.
2. Quando hai dei dubbi, fai semplicemente il prossimo piccolo passo.
3. La vita è troppo breve: goditela.
4. Il tuo lavoro non si prenderà cura di te quando sei malato. I tuoi amici e la tua famiglia sì.
5. Paga sempre le tue carte di credito ogni mese.
6. Non devi vincere ogni discussione. Rimani fedele a te stesso.
7. Piangi con qualcuno. È più terapeutico che farlo da solo.
8. Inizia a risparmiare per la pensione con il tuo primo stipendio.
9. Quando si tratta di cioccolato, la resistenza è inutile.
10. Fai pace con il tuo passato, così non rovinerà il tuo presente.
11. Va bene che i tuoi figli ti vedano piangere.
12. Non confrontare la tua vita con quella degli altri. Non hai idea di cosa sia il loro viaggio.
13. Se una relazione deve essere segreta, non dovresti viverla.
14. Fai un respiro profondo. Calma la mente.
15. Liberati di ciò che non è utile. Il disordine ti appesantisce in tanti modi.
16. Ciò che non ti uccide davvero ti rende più forte.
17. Non è mai troppo tardi per essere felici. Dipende solo da te.
18. Quando si tratta di ciò che ami nella vita, non accettare un no come risposta.
19. Accendi le candele, usa le lenzuola migliori, indossa la lingerie più bella. Non aspettare un'occasione speciale. Oggi è speciale.
20. Preparati oltre il necessario, poi lasciati trasportare dal flusso.
21. Sii eccentrico ora. Non aspettare di invecchiare per vestirti di viola.
22. L’organo sessuale più importante è il cervello.
23. Nessuno è responsabile della tua felicità, tranne te stesso.
24. Inquadra ogni cosiddetto disastro con queste parole: "Tra cinque anni, importerà ancora?"
25. Scegli sempre la vita.
26. Perdona, ma non dimenticare.
27. Ciò che gli altri pensano di te non sono affari tuoi.
28. Il tempo guarisce quasi tutto. Concedigli tempo.
29. Per quanto buona o cattiva sia una situazione, cambierà.
30. Non prenderti troppo sul serio. Nessun altro lo fa.
31. Credi nei miracoli.
32. Non esaminare troppo la vita. Vivi e sfruttala al massimo ora.
33. Invecchiare è meglio dell’alternativa: morire giovani.
34. I tuoi figli vivono un’infanzia sola.
35. Alla fine, ciò che conta davvero è che hai amato.
36. Esci ogni giorno. I miracoli ti aspettano ovunque.
37. Se gettassimo i nostri problemi in una pila e vedessimo quelli degli altri, riprenderemmo i nostri.
38. L'invidia è uno spreco di tempo. Accetta ciò che hai già, non ciò che pensi di aver bisogno.
39. Il meglio deve ancora venire.
40. Qualunque sia il tuo stato d’animo, alzati, vestiti e fatti vedere.
41. Cedi.
42. La vita non è confezionata con un fiocco, ma è comunque un dono.
Da leggere e rileggere per trarre ispirazione ogni giorno. ❤
Autore sconosciuto
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Attenzione: questo post può causare irritazione e indignazione. Non si vuole qui ASSOLUTAMENTE assolvere chi commette reati. Deve pagare duramente chi li commette, e c’è la legge.
Chi maltratta ha TUTTE le responsabilità.
Il discorso qui mira a viaggiare leggeri, per chi vuole essere, ora, adulto. E lasciare il peso a chi ha creato ferite.
Andare oltre è una rivoluzione liberatoria.
***
Ogni giorno ascolto persone. E la cosa che più uno psicologo sente, oltre al dolore che va rispettato sempre, sono le lamentele.
Più approfondisco i miei studi e la mia esperienza constato che il lamento ci fa restare piccoli e immaturi. Lagnarsi perennemente ad esempio che i genitori non ci hanno dato, amato, ecc fa capire quanto nel collettivo ci siano idee preconcette, basate sull'ideale della famiglia del mulinobianco. E' come se bastasse partorire un figlio per trasformarsi in una persona perfetta, capace di amare, e che sicuramente non farà errori.
La realtà è ben diversa.
Pur donando la vita, i genitori sono imperfetti, umani. Fanno una serie infinita di errori. Più o meno. Questo è un dato di fatto. Ma se restiamo impigliati in un lamento infinito che "mio padre non mi ha dato", "mia madre non c'era", ecc ecc, non cresceremo mai. Rimanere in questa postura di giudizio e pretesa non ci farà evolvere. I genitori erano come erano, sono come sono. Un genitore è colui che ti mette al mondo. Nessuno ci garantisce che saremo amati, educati, rispettati solo perché siamo nati. La pretesa è infantile. L'adulto vede i limiti. Se riesce va oltre, e si prende la responsabilità di sé.
Suggerisco di rileggere tutto. E di sostituire, dove possibile, la parola genitori con "partner".
Da ricordare
#ditroppoamore #ditroppaopocafamiglia
#dentrodimecèunpostobellissimo
Ne ho scritto qui ⬇️
https://amzn.eu/d/5BwbQ3q
Ameya Canovi
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Vi racconto una cosa di Twitter.
Almeno di quando ci lavoravo, anche se non penso che le cose siano cambiate. Non potrei farlo per via di una questione contrattuale, non potrei neanche dire che ho lavorato su twitter per contratto, comunque. C'è, o c'era ma vi ripeto certe cose non cambiano, una policy che si chiama 'gloryfication of violence' dove chi inneggia ad una qualsiasi violenza facendola passare come una cosa buona va punito, di solito cancellando il tweet ma se è a livello profilo anche il profilo va eliminato, per esempio se io scrivo che il baffetto stava facendo una cosa buona con gli ebrei cado in questa policy. Però mi capitò un caso dove la polizia, americana, uccise un tizio perché gli aveva tirato una molotov nella macchina e il tweet recitava tipo "hanno fatto bene ad ucciderlo sto tizio", levando il fatto che mi sono beccato un errore (ma questo è un altro discorso) e che l'analista mi fece rileggere a voce alta alcuni punti della policy, fastidio, tale policy non è applicabile "alle violenze che la polizia perpreta sui civili", al che ho fatto notare all'analista che non è una cosa buona perché così facendo, cioè lasciando le malefatte dei poliziotti sulla piattaforma si istiga all'odio verso la pula, l'analista era d'accordo con me ma siccome il lavoro era quello di seguire le policy mi sono beccato sto errore e sono dovuto stare zitto nonostante sia una cosa assurda. Questo perché come vi ho già detto in passato la piattaforma, come anche le altre made in usa, sono soggette al volere del governo americano, se il governo ti dice che devi seguire una linea tu lo fai se no ti fanno chiudere. Perché vi racconto sta cosa? Perché oggi ho letto un articolo su Ansa che parla di un assalto da parte di ragazzi ad una macchina della polizia, nel giornalino c'è scritto bene e diverse volte 'antagonisti', ma anche anarchici dei centri sociali, che c'azzecca?, perché nell'articolo si dice che non è tollerabile, perché manganellare dei ragazzi inermi è tollerabile? Poi c'è anche scritto che la dirigente di Pisa la spostano a Pescara, un pò come fa la chiesa con i preti pedofili invece di punirli li sospende per un pò e li sposta in un'altra chiesa, così si allarga il danno. Questa è una deriva regalataci dagli amici yankee? Oppure è solo emulazione da parte del governo attuale verso un sistema che fa gola per via del nazi/fascio che hanno intriso dentro? Sempre gli americani ah! Stiamo andando in quella direzione, o come negli stati uniti, dove poliziotti razzisti picchiano i ragazzini di colore malamente? Visto un video sempre su twitter per lavoro e ho dovuto lasciarlo perché non potevo cancellarlo grazie alla policy sopracitata, quindi le forze dell'ordine saranno usati sempre più per punire comportamenti che non piacciono al governo? Portandoli così ad essere odiati e di conseguenza quando succede qualcosa non li chiami perché potrebbero prendersela con te che in realtà ne hai bisogno. Sempre perché il governo attuale ha bisogno di cani rabbiosi, proprio come gli americani hanno bisogno che i sudditi siano cattivi e seguano una linea che porta al disordine e al caos.
Tutto questo accade dopo le dichiarazioni di ursula sul riarmo europeo, sulla guerra, sulle questioni spinose che in questo momento il vecchio continente sta affrontando, sempre grazie ai nostri alleati tossici. Qualcuno dice che sono mosse politiche pre elezioni, può essere, secondo me Ursula sta cercando di prendersi il posto dello stoltonberg a capo della NATO, quindi deve dimostrare di essere in linea con quegli psicopatici paranoici, perché io che sono europeo, come tutti voi, non la volevo questa guerra, non avrei mai voluto una guerra se pur per procura, non è la nostra guerra, se gli stati uniti vogliono distruggere la russia che vadano loro dalla parte dell'Alaska e non vengano qua a rompere i coglioni a noi che abbiamo già da doverci difendere da politici inutili che minano la nostra società. Nessuno vuole che l'Europa sia libera e indipendente per il fatto che una superpotenza con un grande passato e un futuro roseo potrebbe creare problemi a livello mondiale, quindi gli amichetti yankee non potrebbero fare le loro merdate in giro per il mondo, ma direi che è anche ora di levarci di torno sti adolescenti bulli che sanno solo roteare le loro pistole.
Mi fermo qua, perché potrei anche andare all'infinito e ho tante cose da fare oggi.
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Ho aperto una bottiglia di vino, non lo facevo da settimane.
Ho aperto una bottiglia di vino perché scrivere questa consegna m’irretisce: che ne so, io, del futuro? Che ne so, io, del mio, di futuro?
La mia psicologa m’ha detto di pormi domande anche fuori dalla stanza delle parole; allora, mi chiedo: sarà sempre così? Avrò sempre bisogno dell’ausilio di uno stato psicofisico alterato per guardarmi dentro? Per scovarmi?
Dove sono finita?
Non sarà poesia questa volta, se poesia possiamo definire quelle masse informi delle volte scorse. Non sarà logico, razionale, non seguirà un andamento lineare: questa sono io che scrivo di getto un flusso di coscienza che odierò dover rileggere per editare.
Probabilmente lo lascerò così: grezzo, magmatico, inusuale.
Io non so neanche cosa sia, il futuro. Treccani m’informa: futuro è
s. m. Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno.
Il tempo che verrà. Quando verrà?
Io procrastino il mio futuro, lo faccio da anni: congelata per decenni nello stato della studentessa che non vuole crescere, divenire adulta.
Il tempo che verrà, gli avvenimenti che in esso si succederanno:
allora il futuro è anche questo momento? Questo preciso ed esatto istante?
Il mio futuro di oggi prevede la sopravvivenza a questa giornata logorante, solitaria, alcolica, per poter andare a lavorare, poi, alle 23, staccare alle 3, andare a dormire.
È questo il mio futuro? È questo quello che mi aspetta una volta uscita dal nido sicuro, limbo lenitivo, che è la Holden?
Per anni ho procrastinato la mia laurea perché l’idea di lasciare la calda certezza dell’Università mi dilaniava.
Ora mi sono laureata, ma non l’ho fatto prima d’aver trovato già un morbido rimpiazzo.
Questa scuola.
Con le sue pareti dai colori caldi, i divanetti nei corridoi. Le consegne che ti obbligano a guardarti allo specchio. Mi viene in mente Elisa, di Menzogna e sortilegio:
E mi aggrappo agli specchi per ritrovarmi. Per non dissolvermi.
Come Elisa
Medusa
Fluttuo nell'aria e
L'avvolgo
Questa stanza è piena di me;
In me
L'aria. -
si guardava allo specchio e lo specchio le rifletteva l’immagine informe di una medusa incorporea. Questo sono anch’io: non ho contorni, non ho definizioni, non mi lascio incasellare: sono magma, come lo è la mia scrittura schizofrenica; sono fluido, informe e scrosciante, flusso che pretende di divenire, vento che soffia frusciante.
L’eterno ritorno.
Futuro, il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno. Io, nel mio futuro, voglio vivere. Nel mio futuro è la vita che voglio: è la tenacia, l’ostinata, imperitura, tenacia di vivere che voglio, nel mio futuro.
Sarebbe troppo semplice scrivere il manifesto politico e indignato: oh, sì, il pianeta va in fiamme; le disuguaglianze? Non c’è modo alcuno di eliminarle; il lavoro è precario, il lavoro fa schifo – sono una fiera anti-lavorista impenitente – come si può metter su famiglia in uno scenario apocalittico tale? Apocalittico ‘sto cazzo: questo è il nostro presente. Ma, poi, io voglio davvero mettere su famiglia?
Io,
nel mio futuro,
voglio vivere.
E nel mio presente io mi domando, mi imploro persino: Federica, risolvi te stessa, perché sei dipendente da ogni dipendenza, e cerchi costantemente la sofferenza perché altrimenti non senti niente; e tu devi sentire, devi sentire di esistere e non solo esistere;
Federica tu vuoi vivere e non semplicemente esistere.
Come si fa, allora, ad immaginare un futuro se è già il presente ad essere così precario?
Futuro. Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno. Talvolta ho desiderato non ci fosse alcun futuro per me. Talvolta, guidando, un pensiero intrusivo ha tentato d’ammaliarmi: non frenare, continua così, col pedale schiacciato sull’acceleratore, ai 100 all’ora contro quell’albero: in fondo, che hai da perdere?
Niente.
Sono qui.
Quel pensiero intrusivo sono sempre riuscita a riporlo in un cassetto.
Chiuso a chiave,
due mandate,
per sicurezza. Quanto m’ha spaventato, quanto ancora mi spaventa quando tenta, con le sue lunghe dita affusolate, d’aprirsi un varco nel mio conscio.
Ma io è vivere che voglio.
Nel mio futuro, è vivere che voglio
Fanculo al mondo che cade a pezzi: non riesco a tenere insieme neanche me stessa.
Fanculo al mondo che brucia: io ho bisogno del fuoco per sentirmi esistere.
Fanculo alle ingiustizie: di cosa scriverei, se questo mondo indecente fosse perfetto?
E, poi, di cosa parlerei, se io fossi una persona risolta?
Futuro: Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno.
Io nel mio futuro voglio succedermi.
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Falsi ortopedici
Capita a tutti di citare erroneamente. capita anche di credere vera una citazione o un aforisma legati a qualche personaggio che si ammira. Io che ne scrivo tante, ne sono certo, avrò fatto qualche errore di valutazione. Qualche volta però mi capita di incuriosirmi e verificare: per esempio una molta bella e famosa dice
Volevo scriverti, non per sapere come stai tu, ma per sapere come si sta senza di me. Io non sono mai stato senza di me, e quindi non lo so. Vorrei sapere cosa si prova a non avere me che mi preoccupo di sapere se va tutto bene, a non sentirmi ridere, a non sentirmi canticchiare canzoni stupide, a non sentirmi parlare, a non sentirmi sbraitare quando mi arrabbio, a non avere me con cui sfogarsi per le cose che non vanno, a non avermi pronto lì a fare qualsiasi cosa per farti stare bene. Forse si sta meglio. Forse no. Però mi e venuto il dubbio, e vorrei anche sapere se, ogni tanto, questo dubbio è venuto anche a te. Perché sai, io a volte me lo chiedo come si sta senza di te, poi però preferisco non rispondere che tanto va bene così. Ho addirittura dimenticato me stesso, per poter ricordare te.
Attribuita nientemeno a Kierkegaard nel suo Diario di un seduttore. Ebbene, grazie anche ad una mia splendida amica lettrice, ho constatato che nel libro non esiste niente di tutto ciò, e la citazione è costruita prendendo parti diverse da altri libri.
In questi giorni, mi è capitato di rileggere un post che sostiene questo:
Anni fa, uno studente chiese all'antropologa Margaret Mead quale riteneva che fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di armi, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così. Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere qualcosa o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l'osso guarisca. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi. Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto preciso in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo.
L'autore è qualche volta sconosciuto, altre volte Ira Byock, un medico scrittore americano. Dato che sono in vacanza, mi sono messo a cercare un po' di notizie, poichè secondo me questa affermazione è altamente improbabile che l'abbia detta l'antropologa Margaret Mead.
La prima evidenza della frase appare in un libro del 1980, Fearfully and Wonderfully Made, del chirurgo Paul Brand e di Philip Yancey, in cui dice "reminded of a lecture given by the anthropologist Margaret Mead, who spent much of her life studying primitive cultures".
La storia però cambia quando un articolo di Forbes durante la pandemia (del Marzo 2020) cita lo stesso episodio: How A 15,000-Year-Old Human Bone Could Help You Through The Coronacrisis di Remy Blumenfeld:
Years ago, the anthropologist Margaret Mead was asked by a student what she considered to be the first sign of civilization in a culture. The student expected Mead to talk about clay pots, tools for hunting, grinding-stones, or religious artifacts. But no. Mead said that the first evidence of civilization was a 15,000 years old fractured femur found in an archaeological site. A femur is the longest bone in the body, linking hip to knee. In societies without the benefits of modern medicine, it takes about six weeks of rest for a fractured femur to heal. This particular bone had been broken and had healed.
L'aggiunta è questa datazione del reperto osseo, e l'articolo continua suggerendo pratiche di condivisione di aspetti gioiosi e comunitari nei periodi di segregazione sociale imposto dal Covid19. L'articolo diviene virale e diffonde sul web lo stesso misterioso passo.
Tuttavia, pur ammettendo che in una determinata occasione non documentata Margaret Mead abbia detto come sopra, ad una domanda specifica "When does a culture become a civilization?", l'antropologa rispose così:
Well, this is a matter of definition. Looking at the past we have called societies civilizations when they have had great cities, elaborate division of labor, some form of keeping records. These are the things that have made civilization. Some form of script, not necessarily our kind of script, but some form of script or record keeping; ability to build great, densely populated cities and to divide up labor so that they could be maintained. Civilization, in other words, is not simply a word of approval, as one would say “he is uncivilized,” but it is technical description of a particular kind of social system that makes a particular kind of culture possible. (Bene, questa è una questione di definizione. Guardando al passato abbiamo definito civiltà le società quando hanno avuto grandi città, elaborata divisione del lavoro, qualche forma di conservazione dei documenti. Questi sono i fattori che hanno fatto la civiltà. Una qualche forma di organizzazione ( il senso di script è questo N.d.t.), non necessariamente il nostro tipo di organizzazione, ma una qualche forma di organizzazione e di conservazione dei documenti; capacità di costruire grandi città densamente popolate e di dividere il lavoro in modo che potessero essere mantenute. La civiltà, in altre parole, non è semplicemente una parola di approvazione, come si direbbe ad un altro “è un incivile”, ma è la descrizione tecnica di un particolare tipo di sistema sociale che rende possibile un particolare tipo di cultura. - fonte Talks with Social Scientists, a cura di Charles F. Madden, Southern Illinois University Press, 1968).
Che non è affatto la stessa cosa. Ci sono poi altre questioni, ancora più profonde: tra tutte, è "la cura medica" il fulcro della umanità? Non è che quella esigenza, in quel contesto storico preciso, era necessariamente più sentita e ben accolta?
Probabilmente non saprò mai se davvero Margaret Mead ha raccontato la storia del femore. Ma sono certo che ha scritto questo:
La natura umana è incredibilmente malleabile, tale da adattarsi accuratamente, con aspetti contrastanti, a condizioni culturali in contrasto (Sesso e temperamento in tre società primitive, Il Saggiatore, 1967, pag 184)
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Sono un affabulatore, uso le parole per ingannare, in effetti la realtà è più povera di come la descrivo ma in fondo è il motivo che mi ha spinto a scrivere, quello di abbellire una realtà che così com'era mi sembrava altrimenti monotona. Mi ricordo la prima volta che mi prese l'idea di mettermi a scrivere, avrò avuto tipo 13 anni, ero davanti a una vecchia macchina da scrivere della Olivetti, un moloch pieno di ingranaggi oleosi, col nastro bicolore rosso e nero (anche se per la cronaca io sono nerazzurro), mi ero messo a scrivere dopo che avevo letto un racconto di fantascienza, il mio primo amore, perché mi aveva preso la fascinazione per lo spazio e per le astronavi. Il racconto durò dieci righe e poi non mi riuscì di continuarlo, solo nel 2004, quando ho aperto il mio primo blog, mi sono riscoperto saggista, ero un saggista e mi credevo uno scrittore di fantascienza, va be', poco male, l'importante era scrivere.
(scritto di getto, senza rileggere)
(vabbè, l'ho riletto solo una volta)
(facciamo due?)
(tre)
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"Le nozze di al-Zain" - T. Salih
Premetto che questo libro l’ho messo in pausa per un bel po’ perché mi stava annoiando. Ma, rullo di tamburi, devo dire che superata la prima metà diventa davvero bello.
Premetto che questo libro non va letto come qualcosa per "staccare". I racconti di Salih sono racconti che vogliono trasmettere molto del mondo rurale, non tecnologico, a livello strutturale diverso dal modello dei paesi colonizzatori e che piano piano si stava instaurando nei paesi colonizzati. Come per Bakr (che, tra l’altro, con la situazione attuale a Gaza, trovo più che mai attuale quando parla di censura e di giornalisti marginalizzati dalle idee non conformi a quelle delle istituzioni), il focus sono le persone, il vissuto, le violenze subite "dall’alto". La novella sulle nozze di al-Zain - che probabilmente a questo punto dovrei rileggere perché sento di non aver colto bene il punto - è seguita brevissimo racconto dove emerge con forza la volontà dell’autore di mettere in luce i soprusi dello stato nei confronti delle abitudini e dei rituali dei villaggi, delle persone. I libri cercano di risvegliare le coscienze. Forse tutta questa tecnologia aiuta, ma non dobbiamo mai dimenticare da dove veniamo, da dove siamo venuti, chi ci ha preceduti, cosa ci ha reso quello che siamo oggi. Non deve essere un mezzo per cancellare e dimenticare, perché cancellare e dimenticare significa, spesso, giustificare violenza e distruzione. Sono proprio contenta di aver finito questi due libri, mi sembrano davvero necessari e illuminanti, anche perché additano con fermezza la colonizzazione, sottolineando l’importanza della costruzione di mondi e modi di vivere diversi da quelli imposti.
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E rieccoci qui, un foglio bianco e mille frasi per la testa. Da dove dovrei iniziare?
E' ufficialmente un anno che ho cambiato totalmente vita e non mi sembra ancora vero: andare lontano da casa, mollare l'università, iniziare un nuovo percorso di studi, lasciare andare un sacco di persone. Così è la vita, a quanto pare. Ma cosa diavolo posso saperne io di come va la vita?
Ricordo tutto di quel periodo buio, ricordo ogni odore e ogni sensazione sulla pelle; ricordo persino il dolore alla gola dopo aver pianto in silenzio per ore; ricordo dei giorni passati a fissare il soffitto, ricordo di quando non avevo nemmeno la forza di andare a lavare i capelli, ricordo il peso che saliva e scendeva continuamente, ricordo dei giorni stesa a letto, a pensare "magari domani non mi sveglio", a sentirmi in colpa per esserci, a fingere di esserci per fare un piacere agli altri, ma gli altri lo vedevano? Lo vedevano che stavo così? Di quei giorni fortunatamente ricordo l'arrivo di Pako, quelle 4 zampette in giro per casa a cui dovevo badare che mi facevano alzare dal letto, non avete idea di quanto ho pianto guardandolo sapendo che avevo un amico e che non sarei mai più stata sola. Lui c'è sempre stato ad ogni crisi, si metteva nell'angolo opposto a dove mi mettevo io e aspettava, aspettava e aspettava, poi appena cercavo di riprendere il respiro regolare si avvicinava piano piano come per dirmi che tutto era passato. Se sono ancora qui a scrivere è solo grazie a lui ed è la cosa più preziosa che ho.
Piccola Irene sarò sincera con te, non ci credevo che in un anno tu potessi cambiare così tanto, hai fatto così tanti progressi e così tante cose belle che è come se stessi vivendo una nuova vita da sola. Si, da sola è la parola giusta perchè adesso basti a te stessa e fai qualsiasi cosa per i fatti tuoi. Ora invece fai più cose da sola che con chi ti sta attorno, cambiando casa e paese hai fatto il salto nel vuoto, hai scoperto l'adrenalina e ad oggi ne sei totalmente dipendente.
Questo è sempre stato il tuo spazio, il tuo "non posto sicuro", dove potevi essere come volevi essere, dove se avevi troppi pensieri per la testa li buttavi giù senza rileggere e senza troppe pretese. Questo posto ti ha visto nelle peggio condizioni dopo l'ennesimo attacco d'ansia; hai sempre cercato qualcuno qui, non perchè volessi veramente qualcuno, ma perchè non volevi stare da sola con te stessa.
Ricordandoti è sempre stato il posto dove mettere in fila i pensieri, dove chi sei è più importante di con chi sei e dove tu vieni prima di qualsiasi altra cosa. Ricordandoti non è solo un blog, sei tu che hai lasciato parti di te per ricordarti che c'era anche quello.
Ricordandoti eri e sei tu.
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questa è la prima volta dopo tantissimi anni che torno a scrivere un post lungo e serio e non ho idea di cosa verrà fuori (mi piace lasciare scorrere i pensieri e non rileggere), ma magari può servire a qualcuno
tema: rimpianti
quante volte abbiamo pensato: “e se solo avessi detto quella frase..?” “se avessi fatto quella cosa..?” “se avessi fatto in modo di..?” “se..?” “se..?” “se..?”
beh, cari amici, sarò banale, ma con i “se” non si finisce da nessuna parte
a me personalmente è capitato tantissime volte, ho rimuginato mesi, anni, ho pianto, mi sono arrabbiato, ho versato tutte le lacrime che avevo ed emesso suoni che non credevo di possedere e a cosa è servito tutto ciò?
vabbè, la risposta la sapete
con i “se” diventa tutto perfetto, annulliamo le azioni, le parole, ne aggiungiamo altre a nostro piacimento, le cose magicamente vanno come avrebbero potuto andare e viviamo tutti felici e contenti
ma, ahimè, non è così
le cose che succedono sono imperfette, incomplete, tronche, la vita è piena di occasioni sprecate, di momenti sbagliati, di momenti giusti lasciati passare senza fare nulla e, chi più chi meno, ne siamo tutti colpevoli
ma, e qui arriva la parte che forse può “servire” a qualcuno, va benissimo così
è inutile pensare al mondo ideale, alle persone che conoscevamo e che non esistono più, a situazioni, a sere, ad attimi che continueranno a riproporsi identici nella nostra testa per sempre
tutto questo è finito e, sapete una cosa, è giusto così
se le cose non succedono, non è “colpa” di nessuno, significa semplicemente che non era il momento giusto, la persona giusta, che le cose dovevano andare così
credo di avere scritto abbastanza e di avere detto tutto quello che volevo dire, buonanotte.
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Aver perso te è come aver perso i mondiali, il tramonto della giornata, le chiavi di casa, una moneta nei meandri dell’auto. Dopo di te un dramma come rifare il letto, dormire scomodi in auto dove si spezza la schiena, il succo di frutta a pesca che a me piace ad albicocca. E dimmi se ti scoccia se ti chiedo di ripensarci per l’ennesima volta, che un po’ mi infastidisce quando mi succede qualcosa e non sei la prima persona alla quale posso raccontarlo. Ti ricordi quando ci nascondevamo dal mondo nella tua casetta? Quando progettavamo il nostro futuro, e ricordo fosse sempre estate, le nostre fottute paure, le rotture, le nostre riparazioni. Come quando invitammo la tua amica con il fidanzato a mangiare in giardino, che però no, non erano mai come noi, e passavamo il tempo a riderne e parlarne. Se avessi la vita dalla durata di una farfalla, passerei ventiquattro ore a guardarti e non mi importerebbe della fine del mondo, per me è stato l’albeggiare quando da bruco mi sono trasformato per te. Chissà se credi ancora nell’amore nonostante tutto, se cammini in macchina senza meta o hai una destinazione, se ti andrebbe di andare altrove, se anche tu alla fine hai capito che crescere non è tutto questo carnevale di Rio. E dimmi che tutto quello che ho lasciato adesso lo custodisci, che dentro di te ci sono ancora le nostre parole, che vai ancora a rileggere la nostra chat, che ti manca da morire tutto, che alle volte le lacrime scendono anche a te qualche sera dove la mancanza si fa sentire. Ma quando il vento si calmerà, ti va se ti raggiungo? Del resto io cosa posso dirti, qui le solite cose. Per quel che riguarda me scappo ancora dalla gente. Non mi piace quasi niente. A me piacevi solo tu. #lucidiparole (presso Italy) https://www.instagram.com/p/Cqafw5drzOs/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Libri che ho letto quest'anno, 2024
Completati:
"La lunga strada di sabbia" di Pier Paolo Pasolini: bel libro, scritto con una mano sola mentre con l'altra il caro Pierpi si stava... etc 7/10 carino, un po' disperatamente horny ma carino
"L'altro Pasolini: Guido, Pier Paolo, Porzus e i turchi" di Andrea Zannini: ed è così che io e Guidalberto ci siamo conosciuti, innamorati, fidanzati, sposati e ora viviamo in una bellissima e stabilissima relazione queerplatonic fuori dallo spaziotempo (perchè lui è morto 52 anni prima che io nascessi) (il nostro amore va oltre queste sciocchezzuole) (non capireste) 10/10 perchè ho trovato l'amore vero leggendolo (non capireste)
"Ragazzi di vita" di Pier Paolo Pasolini: AWOOO IPERFISSAZIONE AHHHH ARRGGG AAAAAAAAAAA ci ho scritto 105k parole di fanfiction su sto libro, e 48 fanarts. sto impazzendo. aiutatemi non ho più una vita al di fuori di questo libro 10/10, sto andando giù di testa, aiutatemi per favore
"I due Pasolini: Ragazzi di vita prima della censura" di Silvia De Laude: letto nella disperazione di trovare più roba su RdV, e che dire raga, Lenzettacest e Begalone/Alduccio come coppie canon? Incredibile. Pazzesco 9/10 non dieci perchè quello si raggiunge solo se ci vado giù di testa
"Come leggere i Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini" di Francesco Muzzioli: ancora letto nella foga di sapere TUTTO su RdV, e su alcune cose mi ha decisamente illuminato, ma su altre non concordo assolutamente. E poi non ha mai menzionato l'omosessualità di Alduccio che a me sembra una delle cose più palesi del libro. Vabbè. 7/10 m'ha aiutato nell'iperfissazione
"Alì dagli occhi azzurri" di Pier Paolo Pasolini: ancora letto nella disperazione di trovare più content di Ragazzi di vita. E ho anche trovato cose del genere (la backstory di Amerigo etc) ma più che altro ho trovato delle chiavi di lettura in bozze che poi sarebbero diventate RdV: una descrizione di due ragazzetti che trascinano delle poltrone per strada (che poi diventerà l'inizio del capitolo 3 di RdV), i due ragazzi che camminano vicini uno zoppo e uno tubercoloso (capitolo 7 con Alduccio e il Begalone, rispettivamente), la scena di un ragazzo di nome Claudio appena uscito di prigione che vuole trovare lavoro e comprarsi una bella camicetta e degli scarpini bianchi (e nel capitolo 8 di RdV il Riccetto, il cui vero nome è Claudio appunto, è uscito da qualche mese di prigione e con lo stipendio del suo lavoro si è appena comprato una camicetta e le scarpe bianche nuove). Poi la roba delle sigarette come simbolo fallico. Devo rileggere Ragazzi di vita, dannazione E POI IMPORTANTE ci sono le sceneggiature di Accattone e Mamma Roma. Sto provando a scrivere una storia in stile sceneggiatura, wish me luck 8/10 perchè mi ha rovinato un po' la vita
Libri che non ho finito, pian piano ci arrivo. Oppure li ho mollati e basta:
"Hostia: trilogia della morte di Pier Paolo Pasolini" di Giuseppe Zigaina: (interrotto) mehhh??? non so quanto ci credo in sta roba, ma fa ridere sapere quanto autistico e pazzinculo Pier Paolo fosse che manco i suoi amici lo capivano bene. E poi la gigantesca foto di Guido dentro al libro <3 le varie citazioni a Guido nel testo <3 Guidalberto <3 <3 <3 4/10, non ci siamo, ma ci sono cosine interessanti
"Una vita violenta" di Pier Paolo Pasolini: (interrotto) NON M'È PIACIUTO!!!!! ARRGHHH speravo in qualcosa di simile a Ragazzi di vita ma NON È COSì!! Non mi piace per niente, non so che dirvi. Pier Paolo non era bravo a descrivere il mondo interno di un personaggio singolo, per questo RdV slappa così duro. 1/10, ma proprio no
"C'era una volta in Italia: gli anni settanta" di Enrico Deaglio: non l'ho finito perchè l'ho comprato l'altro giorno e ha 700+ pagine ma è una FIGATA!!!!!!!! Dettagliatissimo e accuratissimo ma non pesante, veloce e interessantissimo, spiegazione ben data e anche io che non li ho mai vissuti sto sentendo tutto con gran forza. 9/10 solo perchè ancora non sono nemmeno a metà, ma un 10 se lo meriterebbe pure
"Un mago di Terramare" di Ursula K Le Guin: (interrotto) ehhhhh.. mehhhh... non mi piace lo stile di scrittura. Non mi piace la trama. Credevo sarebbe stato perfetto per me, ma evidentemente non lo è. Non so se lo continuerò... ma l'ho interrotto troppo presto per dare giudizi ?/10, ma non credo sarà un voto sufficiente
"Quindici riprese: cinquant'anni di studi su Pasolini" di Walter Siti: interessantissimo e che va in profondità sia nelle opere di PPP sia nella sua psiche e soprattutto nel rapporto che si è instaurato tra Siti, lo studioso, e Pasolini, l'ineffabile oggetto di studi che continua sempre a sfuggire in un modo o nell'altro. 9/10 anche qui perchè sono solo a metà, ma anche questo un bel 10 ci starebbe. E poi parla tanto di Guido <3
La rivoluzione piumata, volume primo: i nuovi dinosauri e l'origine degli uccelli di Andrea Cau: bellissimo ma ha avuto la sfortuna di essere stato preso tipo dieci giorni prima l'inizio della mia iperfissazione per PPP. Un giorno lo finirò, promesso. Sembra interessantissimo e io AMO i dinosauri (ma va? mi chiamo alsosprachVELOCIRAPTOR) ma ora sono troppo pierpaolopillata per esistere in un modo normale 8/10 ma chissà
Poi ho letto un sacco di libri universitari per ricerche varie ma quelli non li dico.
Cmq i voti sono in base a quanto mi sono piaciute le letture, non in base alla qualità. Il 10 è la pazzia totale. Ok boh post finito ciau
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Pallina
Ieri ho minacciato mia mamma di lasciarla da sola li in ospedale e di non tornare più. Ovviamente, visto che oggi a mezzogiorno devo andarci per forza per parlare con i medici, lei riterrà che quel che ho detto fosse così, tanto per ridere, e che io continuerò ad esserci sempre. E io non so se posso esserci sempre. Non so se posso esserci, non so se posso essere vivo, funzionante. Interromperò il lavoro con lo psicologo, in questo periodo vale tutto per provare a cambiare, anche se non sono certo di niente. Con Irene va così e così, lei ha le sue preoccupazioni, la situazione le mette ansia, e non penso che arriveremo a natale. Ho scritto a Giulia che per ora non mi risponde, mi sono svegliato con il cuore a mille e le lacrime appese agli occhi. Sto meditando sempre di più di iniziare a rileggere e trascrivere gli scritti di questa estate, ma forse mi ci vuole ancora un po di pelo sullo stomaco, non so.
Ora chiamerò uno psichiatra per prenotare una visita.
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I'm trying to explain
Vorrei riuscire a spiegare meglio la cosa:
1. Non ho proprio il dono della sintesi coerente
2. Hai riassunto tanto tempo in un post e la fattanza aiuta
3. Se me lo fai avere così lo posso rileggere all'infinito mi fai un piacere
Sto elaborando sia una risposta sia quello che penso, sto continuando a rileggere tutto all'infinito e sento da parte mia tanta intensità che non riesco a descrivere.
A parte la cosa della musica, hai ragione ops ma un po' farti incazzare per questo è divertente, per questo most delle cose le metto sul privato però quando i meii compagni di uni mi fanno i complimenti per le canzoni io dico sempre che vengono da te, anche per questo alcuni volevano conoscerti ahah
Cerco di spiegare qualcosa:
Tra i film infiniti nella mia testa c'è una costante, cioè che ogni cosa che faccio se ci sei tu è ancora meglio. A me non interessa troppo condividere con altre persone, mi interessa condividere con te. Che la tua opinione e recensione poi mi spinga ad andare oltre è un altro discorso
Quando tu mi fai vedere o sentire qualcosa mi fa sentire come se potesse crollare tutto ma boh tu mi hai mandato una canzone che ti piace/è un banger/ti fa provare cose e hai deciso di condividerla con me quindi who cares about the world am I right non so se ho reso l'idea, probabilmente no ma ci sto provando perché voglio farti capire.
Il fatto che "nessuno capisca come mi sento" passa in terzo piano quando capisci tu. Ogni tanto mi rendo conto di essere un po' awkward ma è solo perché le mie skills sociali non vanno d'accordo con i miei feelings e se li metto insieme perdo tutto il mio chillax.
Capisco che vuoi essere meno diretta per le cose che ti sono successe, tbh volevo chiederti se quelle cose avessero influenzato il nostro rapporto ma mi hai già risposto tanto anche io sono un po' criptico per certe cose.
Parli tu di non essere diretti e poi ci sono io che faccio disegnini di coppie che sembra dicano "uhm yeah what if we hang out, laugh and live and share every bit of our lives at eachoter (as a joke)". Io non so condividere i miei sentimenti (soprattutto di primo acchito e che eventuali riflessioni partando da me in primis) perché non riesco a stabilire un filo logico e penso siano too much
(infatti sto dividendo in paragrafi perché ci ritorno e aggiungo)
e francamente non è che me ne fregasse più di tanto, però se provandoci posso farti capire quanto tu sia importante per me, per quello che ho vissuto e per quello che voglio vivere, allora voglio provarci.
Ci sono delle canzoni che mi fanno pensare a te/il nostro rapporto/le nostre conversazioni ma tanto le conosci già lol. Mostly Simple Plan e Yoasobi.
Il punto spero di arrivarci è che ho paura tu sia la mia persona preferita e che se posso condividere qualunque cosa con te, lo farei. I miei film tempo fa si fermavano qui, no? "A me piace condividere con te quello che faccio, quello che sento, quello che vedo, quello che provo, che a te piaccia farlo o meno" e poi da ubriaco una notte vuoto il sacco e pian piano scopro che è reciproco e va forse oltre non riesco a trovare la parole giusta per descrivere come mi sento però cioè bfriends in every universe piango davvero non so fare gli scooby-doo ma voglio intrecciare un braccialetto con del filo rosso
Vorrei riuscire a scrivere in modo migliore ma districare la matassa per me è difficile e ci sto provando. Boh in realtà non so cosa altro scrivere se non che per me dirti che sei speciale è poco e che quando condividi cose fai sentire speciale anche me it means very much I never ever was the special I feel like a ghibli movie about the best friendship ever with timeskips, different goals but then you look at the polaroid on the wall and you cry and miss them
Ah sì ecco una cosa di cui volevo scrivere: la giornata a Milano di Goya, sotto la pioggia. Ne vogliamo parlare!? Milano Gothic under the rain + streetlights + Art + us messing around + under the same umbrella, non penso di essere stato meglio. Non ho fatto due cose che mi erano venute di pancia e forse avrei dovuto farle ma ormai è passato e amen
Volevo concludere con una frase ad effetto ma non ce l'ho, però posso dire che ti voglio un bene dell'anima e non vedo l'ora di vederti
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Per quando ti senti non amabile.
Siamo pronti con un nuovo flusso di coscienza? Scriverò senza rileggere anche sta volta? Si. Oggi ho sconfitto l'ansia di non voler scrivere. Parlando con Agata è emerso che mi viene così facile scrivere quando va tutto bene mentre mi viene un ripudio quando va tutto male. Oggi ho pensato molto al mio passato in modo positivo e ho deciso di scrivere questi pensieri, un po' per non dimenticarmene, un po' per tirarmi su e un po', per tirare su la me futura per quando non mi sentirò amabile. Tutto è partito da un commento di Marco, mi ha detto che sono l'unica persona nella sua vita che conosce che ha avuto così tanti spasimanti. Ed è vero. Dal 2021 ad oggi, ormai 3 anni, ne ho passate di ogni. E oggi sono qui per riassumerle.
Cara Marwa, quando ti senti uno schifo, brutta, stupida e non amabile, ricordati che hai sempre avuto questa grandissima capacità di legare ed affezionarti a tantissime persone, tutte completamente diverse, e che ti hanno lasciato tutte qualcosa, di bello. Perchè non importa quante volte hai sofferto, quante volte sei caduta, ti sei sempre rialzata e hai sempre preso solo e soltanto il meglio da quello che ti è accaduto e hai continuato ad amare la vita, e le persone. Ricordati che hai ricevuto dichiarazioni d'amore in modi super bizzarri, e che avrai un sacco di storie da raccontare ai tuoi futuri nipoti: C'è chi ti ha dedicato un tatuaggio con "M" disegnato, in piccolino, con la speranza di riconquistarti dopo averti spezzato il cuore. C'è chi ha scritto un intero articolo "Sono uscita con un Pesce", che resterà per sempre scritto nella storia dell'editoria della Terna, c'è chi ti ha scritto delle intere canzoni, c'è chi ha scritto lettere con pagine su pagine, c'è chi ti ha dedicato interi album e c'è chi non ti ha ancora dimenticata, chi ti riscrive ogni tanto, nella speranza di ritrovare uno spazio nel tuo cuore, perchè sa (e te lo dirà) che ha perso molto, perdendoti.
Non dimenticarlo, quando ti senti non amata, che diversi ragazzi, in preda a chissà che cosa, ti hanno definita come "la Donna della mia vita", ricorda che hai fatto innamorare anche una ragazza. Cara Marwa, non dimenticartelo. Anche quando non ci credi, anche quando ti senti la persona più triste e sola su questo pianeta, ricordati che nel momento esatto in cui hai chiuso la relazione che pensavi sarebbe durata per sempre, hai ricevuto l'ennesima lettera d'amore. E' vero che non la volevi, è vero che era sbagliata, è vero che ti ha messo ansia.
Ma è stata una delle lettere d'amore più belle che tu abbia mai ricevuto. Decido, mi sforzo, di vedere le cose con occhio esterno, per quanto mi abbia fatto male la lettera, per quanto mi abbia triggerata, è una prova: Marwa, sei amabile.
Non dimenticartelo.
Ti sembrerà tutto inutile, tutto falso, tutto invano. E invece da oggi decido che tutte le mie esperienze di questi tre anni le accolgo e le abbraccio, non le voglio dimenticare, non le dimenticherò e non le userò come prove del mio "non sarò amata mai perchè poi alla fine ora sono sola", ma al contrario. Mi manca P. Lui è in assoluto la persona che mi ha fatto sentire veramente l'amore, quello puro, quello profondo, quello che è talmente tanto grande e forte che non sai come esprimerlo. Però non mi rendeva più felice. Mi limitava. Mi schiacciava.
A lui sarò sempre grata di avermi insegnato cosa sia l'Amore con la A maiuscola.
Riguardarmi indietro fa paura... così tante persone, così tanto amore, così tante farfalle nello stomaco, sesso e insicurezze. Chissà dove mi porterà questa mia attitudine alla vita...
A volte vorrei essere molto più semplice, molto più lineare. Ma sono così, sono caotica, sono tutto e niente.
Cara Marwa, non dubitare mai di te e continua a mettere te stessa al primo posto. Quando ti sentirai non amabile, oltre che a ricordarti di tutte queste belle storie passate, ricordati che tu ti ami alla follia. Che tu ti ami. Che tu sei riuscita a uscire dalle situazioni peggiori come vincente. Che hai imparato a lasciar andare chi ti stava schiacciando. Se non è un atto di amor proprio questo!
Sei amabile, in primis da te stessa.
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Che ridere rileggere la mia bacheca.
Il mio piccolo diario personale che non mi sarei mai aspettata di avere.
Quando ero piccola cercavo sempre di scrivere qualcosa in diari inventati, così a caso su fogli di carta. Poi magari li scordavo in giro per casa e tutti conoscevano i miei pensieri.
Ora mi ritrovo ad avere una collezione di ricordi di una vita che ci ha messo un po’ a riprendersi.
Bisogna essere sinceri però, non sempre questa ripresa da i suoi frutti al 100% ma mi posso ritenere soddisfatta.
Ho avuto una delle mie ultime crisi il primo giorno nel quale ho dormito sola a Genova.
Ah sì, ho intrapreso un nuovo percorso, mi sono buttata, senza paure, con molte aspirazioni ad un nuovo percorso di vita.
Va abbastanza bene, i corsi sono molto molto pesanti ma interessanti. Spero che per una volta io riesca ad essere costante e finalmente dare il meglio di me che non ho mai dato.
Con I. va benissimo, anche a distanza ci amiamo come il primo giorno.
Ho molte aspettative sul futuro, spero non mi deluda.
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DIECI CONSIGLI ELEMENTARI SULLO SCRIVERE
1. È importante rileggersi. Curiosamente, mi pare che non sia un comportamento diffuso; al contrario, molte persone evitano accuratamente di rileggere quello che hanno scritto. Ricevo spesso dattiloscritti accompagnati da frasi del tipo: «Caro Mozzi, ho appena finito di scrivere il mio romanzo e mi permetto di inviarglielo», eccetera. Questo non va bene. Bisogna diventare buoni lettori di sé stessi. La prima regola è: leggere qualche frase, o un capoverso, poi fermarsi e farsi un po’ di domande: fin qui va bene? ho detto tutto o ho dimenticato qualcosa? è tutto chiaro? ci sono particolari mancanti?
2. È importante essere avvincenti. Il primo desiderio di chi scrive è di essere letto: di essere letto tutto, fino in fondo, appassionatamente. Quindi un racconto o un romanzo deve essere innanzitutto avvincente. Come facciamo a capire se quello che abbiamo scritto è avvincente? Prendiamo dalla nostra libreria i dieci libri che consideriamo più avvincenti. Rileggiamoli, o almeno sfogliamoli, rileggiamo le pagine più emozionanti. Domandiamoci: che cos’è che rende così avvincenti questi libri (o queste pagine)? Poi leggiamo i nostri scritti, e facciamoci la stessa domanda.
3. La narrazione è soprattutto cose e fatti. Spesso ciò che ci spinge a scrivere è un sentimento (o un’emozione). Noi vorremmo che chi legge rivivesse quel sentimento. Questo è giusto. È ingenuo, però, credere che basti parlare di quel sentimento – o addirittura: credere che basti nominarlo – perché il lettore ne diventi partecipe. Sentimenti ed emozioni nascono da situazioni, avvenimenti, fatti, cose, ambienti, paesaggi, viaggi, oggetti, parole dette o sentite, sogni, visioni. Se vogliamo che lo stesso sentimento si produca in chi legge, dobbiamo raccontare situazioni, avvenimenti, fatti, cose, ambienti eccetera. Se ogni volta che mangio una granita al caffè al Tazza d’Oro di Roma (due passi dal Pantheon) mi commuovo, non devo parlare della mia commozione: devo descrivere quella specifica cosa che in quella specifica granita al caffè mi commuove.
4. Raccontare è far vedere. Succede a tutti, nel leggere un libro appassionante, di vedere con gli occhi della mente ciò che viene raccontato: come se un film venisse proiettato davanti ai nostri occhi. Mentre scriviamo dobbiamo domandarci continuamente: che cosa sto facendo vedere al lettore, in questo momento? Se in un certo momento non stiamo facendo vedere niente al lettore, ecco: è come se gli presentassimo uno schermo tutto nero (che, per carità, si può fare ed è pure stato fatto; ma è un’impresa difficilissima).
5. La narrazione è fatta di scene e inquadrature. Esattamente come i film, una narrazione consiste di un certo numero di scene e di inquadrature (quanto dico vale anche per le narrazioni scritte ben prima che il cinema fosse inventato: intendo Omero, il Genesi, i Vangeli, Virgilio, eccetera, Balzac, Manzoni, eccetera). Mentre raccontiamo dobbiamo avere bene presente quando finisce una scena o un’inquadratura e ne comincia un’altra. Un trucco utile è questo: suddividiamo il nostro testo in scene, e diamo a ciascuna un titolo che sintetizzi l’azione che in vi si svolge. Se saremo in difficoltà a individuare l’azione, probabilmente quella è una scena male inventata, o non necessaria.
6. Chi racconta la storia? Non siamo noi a raccontare la storia. A raccontarla è un nostro fratello gemello, ma diverso: il Narratore. La cui visione del mondo, i cui gusti, le cui opinioni possono non coincidere con le nostre. Cerchiamo dunque di capire chi o cosa è, questo Narratore, desumendolo da ciò che abbiamo scritto; e poi ripercorriamo tutto il testo, controllando che a parlare (magari invisibilmente) sia sempre lui, e non noi.
7. Attenti alle anticipazioni. «Giorgio non sapeva ancora che, accettando l’invito di quella donna, si sarebbe messo nei guai…». È facile incontrare frasi così. Spesso si crede che con frasi così si aumenti la tensione e l’aspettativa. Non è vero: si ottiene l’effetto contrario. Ora io so che Giorgio, avendo accettato l’invito di quella donna, si metterà nei guai. Se non l’avessi saputo, se non avessi avuta questa anticipazione sulla storia, tutto per me – lettore – sarebbe stato più misterioso e avvincente. Certo: i romanzi dell’Ottocento sono pieni di anticipazioni. Ma l’Ottocento è finito da un pezzo.
8. Attenti al punto di vista. Se Giorgio mi racconta com’è andata tra lui e Giorgia, è evidente che conoscerò solo una metà della storia. Se invece a raccontare sarà Giorgia, conoscerò l’altra metà: e non è detto che i due pezzi coincidano, perché ognuno deforma la realtà secondo la sua percezione e il suo comodo. Così, quando facciamo raccontare la storia a un personaggio, o comunque la raccontiamo dal suo punto di vista, dobbiamo evitare di assumere, anche per un solo istante, il punto di vista d’un altro personaggio. Similmente, la storia raccontata da un personaggio può contenere solo quelle informazioni di cui quel personaggio può ragionevolmente essere in possesso. Infine: ricordiamoci che un personaggio, mentre ci racconta la sua storia, può anche mentire. (Certamente: si può far ruotare tra diversi personaggi il punto di vista. Prima, però, bisogna studiare attentissimamente Henry James).
9. I dialoghi, che difficili! È proprio difficile far parlare i personaggi. Una conversazione scritta che appaia “naturale” è in realtà molto diversa da una conversazione reale. Si possono seguire alcune piccole regole: a) scrivere solo quelle battute di dialogo che contengono informazioni nuove per il lettore, b) scrivere solo le battute che non possono essere previste dal lettore, c) sostituire, quando si può, una battuta con un gesto espressivo, d) usare nel dialogo, quando si può, frasi nominali, cioè senza il verbo.
10. Per ultimo metto un consiglio sull’iniziare: entrate subito in argomento. Evitate di prendere le cose alla larga (Manzoni nei «Promessi sposi» l’ha fatto: ma noi non siamo Manzoni), entrate subito in argomento, e chiamate le cose col loro nome. «Era una splendida giornata d’aprile. Un uomo aprì la finestra e si affacciò». Meglio: «Giorgio aprì la finestra e si affacciò. Era una splendida giornata d’aprile». Sembra che non cambi quasi niente, invece cambia tutto: anziché cominciare con la meteorologia, cominciamo con un personaggio (reso evidente dal nome) e con un gesto: aprire la finestra e affacciarsi; e in più facciamo capire che la narrazione è focalizzata – almeno in quel capitolo iniziale – su quel personaggio. (Per Giorgia quella potrebbe essere una bruttissima giornata d’aprile).
Giulio Mozzi - Dieci consigli elementari sullo scrivere
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