Tumgik
#dimagrire sulle mani
ilcorpodiunaragazza · 3 years
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𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚎̀ 𝚌𝚒𝚘̀ 𝚌𝚑𝚎 𝚕𝚊𝚜𝚌𝚎𝚛𝚘 𝚜𝚞𝚕𝚕𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚜𝚌𝚛𝚒𝚟𝚊𝚗𝚒𝚊 𝚝𝚛𝚊 4 𝚊𝚗𝚗𝚒, 𝚗𝚘𝚗 𝚛𝚒𝚎𝚜𝚌𝚘 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚊 𝚟𝚒𝚟𝚎𝚛𝚎 𝚌𝚘𝚗 𝚒 𝚖𝚒𝚎𝚒 𝚐𝚎𝚗𝚒𝚝𝚘𝚛𝚒 𝚍𝚎𝚟𝚘 𝚊𝚗𝚍𝚊𝚛𝚖𝚎𝚗𝚎 𝚟𝚘𝚛𝚛𝚎𝚒 𝚏𝚊𝚛l𝚘 𝚘𝚛𝚊 𝚖𝚊 𝚎́ 𝚝𝚛𝚘𝚙𝚙𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚕𝚒𝚌𝚊𝚝𝚘, 𝚜𝚘𝚕𝚘 4 𝚊𝚗𝚗𝚒. 𝙳𝚊𝚒 𝚎𝚜𝚝𝚎𝚛 𝚑𝚊𝚒 𝚛𝚎𝚜𝚒𝚜𝚝𝚒𝚗𝚘 15 𝚊𝚗𝚗𝚒 𝚙𝚎𝚛 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚒 4 𝚙𝚞𝚘𝚒 𝚏𝚊𝚛𝚌𝚎𝚕𝚊 𝚜𝚒𝚌𝚞𝚛𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎.
LETTERA AI GENITORI:
Non sono mai stata brava a parlare. Mi blocco. Ho paura di dire la cosa sbagliata. Paura di PARLARVI dei miei sentimenti, di cosa provo e di come mi sento. E ci ho provato, ci ho provato veramente, ma senza alcun risultato, quando provo a parlarvi scoppio in un lago di lacrime e singhiozzi che non riesco a frenare o a trattenere bloccando anche il più piccolo suono che sarebbe potuto uscire dalla mia bocca. 19 anni. 19 anni e non siamo mai riusciti ad avere una conversazione seria, non sono mai riuscita a PARLARVI senza avere paura. perché? perché mi avete sempre giudicata e fatta sentire come la figlia peggiore del mondo, certo io ho sbagliato molte anzi moltissime volte e sbaglio e continueró a farlo perché come voi non siete i genitori perfetti IO non sono e non sarò mai la figlia perfetta che voi pretendete io sia cosa che al contrario di voi io non ho mai preteso ne da te papà ne da te mamma. Quindi scrivo. a scrivere mi sento più sicura di me e rifletto meglio sulle parole da usare, anche se verranno criticate ugualmente, come d'altronde ogni altra scelta o azione io abbia fatto nella mia vita. Avete preteso sempre la perfezione da me : quando sono arrivata all età giusta per iniziare a fare i servizi o lavare i piatti avete preteso le cose fatte in maniera perfetta con massima cura di ogni particolare anche se nessuno me lo aveva mai fatto vedere, soprattutto tu mamma mi facevi lavare quelle teglie unte di olio tantissime volte ma non venivano mai pulite " è possibile che non sei in grado di lavare una teglia?" mi urlasti, strattonandomi e strappandomi la spugna dalle mani rosse e cotte dall' acqua troppo calda, gettasti del detersivo all interno della teglia e senza Acqua iniziasti a fare movimenti circolari con la parte verde e ruvida della spugna mettendoci forza per sfogare il tuo nervosismo ai miei occhi insensato verso i miei confronti "se non mi insegni a farla una cosa come pretendi sia in grado di farla, non si nasce imparati" ti risposi " non sai mai fare nulla " . NON SAI FARE NULLA. un piccolo esempio, piccolo momento o ricordo che potrebbe essere usato come metafora verso il resto delle cose che io ho fatto, sia in casa che a scuola, sia con le parole che con le azioni, giudicata criticata "sei sempre la povera vittima" "poverina lei che non ha mai niente" " si è vero fai schifo" "mi deludi sei una merda" ripresa senza il minimo tatto.
Certo però ci sono stati tantissimi momenti straordinari vissuti con voi: le serie guardate insieme a mamma nel soggiorno, le risse ma soprattutto le risate con papà. Mi ricordo di quando da bambina facevamo gli ^ammazza zanzare^ o di quando giocavamo a nascondino, le estati passate al mare tutti i giorni e le vacanze e le serate fuori marconia, le cene dai nonni, le peggio litigate con stefano, le passeggiate in bicicletta, la quarantena e tantissime altre cose e ve ne sono davvero grata di avermi fatto vivere questi momenti che sono troppi da elencare tutti ma sono e resteranno per sempre impressi nella mia memoria.
Una volta mi ricordo, lessi un foglietto che trovai nel tiretto di mamma, avevi scritto che non ti sentivi apprezzata per quello che fai. Mamma sei tu che dici sempre '𝗳𝗮 𝗮𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝘂𝗼𝗶 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗮 𝘁𝗲' : come pretendi di essere apprezzata se tu prima di chiunque altro non apprezzi e non hai mai apprezzato in minimo sforzo di tua figlia, TUA FIGLIA non un estranea tua figlia.
E lo so. So cosa state pensando ' dopo tutto quello che abbiamo fatto per lei questo è il ringraziamento, queste sono le cosa che dobbiamo sentirci dire? che abbiamo fatto schifo? che delusione'. Vi ho letto nel pensiero vero? state dicendo esattamente questo, soprattutto tu papà questa è la tua frase preferita 'dopo tutto quello che abbiamo fatto dobbiamo sentirci dire che facciamo schifo'. Hai ragione avete fatto tantissime, troppe cose per me...cose che avrei preferito non ci fossero o fossero state scambiate con un pizzico di apprezzamento. Non mi avete detto neanche una volta in 19 anni che sono brava a fare qualcosa, che vi è piaciuto qualcosa che ho fatto o detto mai sentito dalla vostra bocca "grazie di aver fatto [quella cosa] sei stata brava" solo e soltanto critiche su critiche su critiche. E questo vi ha portati a farvi odiare, non un odio nel vero senso della parola ma un odio indescrivibile a parole perché siete i miei genitori e anche se per orgoglio non v'è l' ho mai detto vi voglio un mondo di bene più di quanto voi potreste pensare e non v'è lo dimostro perché voi non lo dimostrate nei miei confronti, anzi lo fate ma nel modo sbagliato, mi accontentate in situazioni stupide ma in questo modo non capite che è come se mi diceste " nonostante tutto ti vogliamo bene perché dobbiamo" e questo non è quello che voglio. Io voglio che voi mi vogliate bene perché mi apprezzate come persona non come etichetta o dovere dovuto al fatto che sia vostra figlia e questo mi fa stare male mi fa sentire inutile e voi non v'è ne accorgete non v'è ne siete mai accorti, ma non perché io non v'è l' ho detto ma perché a voi non è mai interessato il mio pensiero o i miei sentimenti MAI. Aspettate che venga io a dirvi come mi sento ma non è mai successo perché ho paura di essere criticata e perché so che a voi non interessa perché se foste veramente interessati mi avreste chiesto "come stai?" due parole due maledettissime parole che tutte le persone del mondo dicono tranne voi. COME STAI? non è difficile è la cosa più normale del mondo da chiedere alla propria figlia ma voi non lo avete mai fatto. Un 'come stai?' avrebbe cambiato tutto, tutta questa situazione sarebbe stata diversa. E nonostante io vi stia raccontando tutte queste sfaccettature dei miei sentimenti so che voi continuerete a pensare io stia facendo la vittima. Ma tranquilli la vittima se ne va. Si me ne vado, ho finito la scuola, come avevate deciso, ho 19 anni sono indipendente e soprattutto maggiorenne quindi vado a vivere da sola. La vittima insensibile non sarà più li nella sua stanza a darvi fastidio con la musica, non sarà più in cucina a pulire o ad abbuffarsi come un maialino, non sarà più li davanti a voi a voler dimagrire e a sentirsi inutile e a voler scomparire e a vomitare anche l anima in quel water che ne ha visto di rigurgito da ben 4 anni e voi da menefreghisti quali siete non v'è ne siete mai accorti del mio disturbo perché non vi è mai interessato sapere COME STO e allora non saprete dove sono con chi e come vivrò il resto della mia vita. Non avete sbagliato tutto, avete sbagliato la cosa più importante di tutte: quella di mostrare apprezzamento e interesse.
VI VOGLIO BENE E VE NE VORRÒ VEMPRE.
FIRMATO 𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒕𝒊𝒎𝒂.
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edsitalia · 3 years
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Soluzione d'amore By @giada_occhiverdi
Ma come? Viene a trovarmi la prossima settimana dopo tre mesi che ci sentiamo solo in chat? E come faccio ora? Devo trovare una soluzione. E anche alla svelta! Mi volto e dò un’occhiata al buco dove vivo: ultimamente a causa del lavoro ho  trascurato un po’ le pulizie e… beh diciamocelo chiaro e tondo,  sembra che qui sia scoppiata una bomba! Abiti, piatti e posate, avanzi di cibo si fondono in un unico quadro astratto; la sera sono così stanca che mi spoglio sulla soglia di casa e butto tutto dove capita, non ho voglia di cucinare e mangio solo cose che posso infilare direttamente dal freezer al microonde, per addormentarmi infine esausta davanti alla tv. Non è un quadro molto invitante, lo ammetto, ma non è di questo che stiamo parlando, bensì di Matteo! Il mio dolcissimo Matteo,  conosciuto su instagram dopo che entrambi abbiamo commentato un post che parlava di terrapiattismo: dopo due commenti un po’ sarcastici ci siamo spostati nei messaggi direct e lì abbiamo chattato tutta la notte. Ci siamo scambiati il follow e ho subito sbirciato tra le sue foto: è un figo da paura,  lavora  per una società di comunicazione e marketing a Milano  ed è single. Inoltre è dolcissimo e sensibile…morale della favola: alla seconda chiacchierata in chat il mio cuore aveva già la consistenza di un budino al crème caramel,  soprattutto perché abbiamo cominciato a flirtare  scambiandoci messaggi sempre più piccanti, e abbiamo un’intesa da paura! Solo pensare a lui mi fa venire gli occhi a cuore e scaldare il sangue, erano settimane in effetti che parlavamo di vederci, ma pensavo che avrei avuto più tempo per organizzarmi. Sarà qui il 9 alle tre, e io sono nel panico totale! “Cosa vuoi che sia" penserete voi “un paio di giorni di pulizie e tutto tornerà in ordine”. Certo, l’appartamento si, ma a me ci vorranno molto più di due giorni! Mi prende lo sconforto e mi accascio sul pavimento,  con le mani tra i capelli.  Il fatto è che…che…beh che a Matteo ho detto qualche piccolissima bugia, ho nascosto qualche dettaglio, tipo quanto sono alta e soprattutto quanto peso. Faccio un rapido calcolo di quanto dovrei mangiare per dimagrire dieci chili in tre settimane e già comincio a sudare freddo al solo pensiero di non fare colazione con le gocciole, per non parlare della merenda con i grisbí,  e lo spuntino pre-nanna con gli smarties davanti alla tv. Basta, da oggi si cambia, dieta ferrea! Ah poi ci sarebbe il dettaglio dell’intimo:  lui crede che io indossi sempre intimo di pizzo, ma la verità è che le uniche foto in lingerie che gli ho mandato sono quelle che mi sono scattata nel camerino di Intimissimi con tre reggiseni super sexy e una sottoveste tutta pizzo;  devo dire che ho un bel seno, e in quelle foto con le tette in bella vista ho fatto la mia porca figura. Per non parlare delle scarpe con il tacco dieci che mi sono fatta prestare da Lucia per fare delle foto un po’ fetish: solo per averle indossate un’ora mi hanno gonfiato il piede al punto che quando le ho tolte hanno fatto il botto, come quando stappi le bottiglie di spumante. Ok lo so che queste cose - il peso, le scarpe, la lingerie -  sono solo dettagli, quello che conta è come sono io intimamente, lui è cotto di me, non delle mie scarpe ecc., si però ci sono io in questa situazione, sarà comunque un primo incontro e ho tutto il  diritto di essere nel panico. Stasera farò l’ultimo festino a base di popcorn e, da domani, il mondo cambia! E’ sabato sera, ieri ho preso un giorno di ferie e sono da 48 ore tappata in casa a fare Cenerentola senza nemmeno l’aiuto dei topini. Indosso la mia salopette jeans  oversize da battaglia e sono alle prese con il riordino della camera: guardo sconsolata il disordine che impera,  e mi convinco che l’unica soluzione sia il napalm. Mi lascio cadere esausta, sono stanca, ho fame, non ho avuto tempo di pensare alla dieta – anche se a dire la verità quasi non tocco cibo da ieri. Improvvisamente un pensiero mi balena in testa: mi darò malata! Non ce la farò mai a rendermi presentabile in tempo, e i sensi di colpa non mi stanno facendo dormire la notte, ho bisogno di calma e pensare a come rimediare alla situazione. Ok, facile, qualche giorno prima lo chiamo e gli dico che ho l’influenza. No, no ci vuole qualcosa di più raccapricciante, che lo distolga dall’idea di venire lo stesso a farmi da infermiere: un virus gastrointestinale potrebbe andar bene! Abbastanza disgustoso direi, forse ho trovato la soluzione. Però poi Matteo potrebbe intuire che si tratti di una banale scusa per non vedersi, e comincerebbe a pensare che non ne vale più la pena, e magari non prenoterebbe il treno un’altra volta, pensando che gli darò di nuovo buca. Sto per piangere, ho la testa che mi scoppia quando, a un tratto, suona il campanello. Non aspetto nessuno, ma chiunque sia sarà la mia salvezza da questo stato di disperazione acuta in cui mi trovo, magari è Lucia che si è preoccupa per me e mi ha portato qualche dolcetto per tirarmi su. Mi precipito verso la porta, spalanco di botto e…davanti a me c’è Matteo! Ho le visioni, di sicuro ho le visioni, sento le gambe molli, cosa ci fa lui qui? E’ impossibile! Resto a bocca spalancata e non riesco neanche a pronunciare una sillaba, mentre i miei occhi lo percorrono da capo a piedi e, cazzo vorrei saltargli addosso qui, subito, sulla soglia di casa. Ci pensa lui a togliermi da questo stato catatonico: butta a terra il borsone, sorride emozionato, si avvicina di slancio, mi afferra per la vita con una mano e con l’altra mi sfiora la guancia, incendiandomi con i suoi occhioni “Oddio quanto sognavo questo momento”    mi dice con semplicità, per poi tuffarsi sulle mie labbra ancora incredule, ma più pronte di me, perché rispondo immediatamente al bacio, gustandomi per la prima volta  il morbido calore  delle sue labbra, mentre il suo profumo mi stordisce il cervello. Le nostre bocche hanno già sancito l’accordo perfetto, e ora Matteo insinua la lingua a cercare la mia. E d’improvviso lo circondo con le braccia, gli offro la mia lingua e tutta me stessa, e in quel momento spariscono le preoccupazioni, spariscono il disordine dalla mia testa, svaniscono le paure  e tutte le seghe mentali. Rimaniamo noi, un tutt’uno fatto di passione e di tanta attesa finalmente azzerata, così come la distanza fisica. Matteo si stacca dalle mie labbra, mi sorride e, mentre mi guarda, esplora divertito e curioso il mio corpo con le mani. “Sei stupenda Iris, non mi avevi detto di avere tutta questa bontà addosso” mi dice un po’ scherzando ma con la voce piena di desiderio. Avvampo all’istante ma gli rispondo sinceramente  “In effetti, non ti ho detto ancora tutto tutto di me ma…a proposito, cosa ci fai qui? Non saresti dovuto arrivare il 9 alle tre?”                                    Matteo fa un’espressione stupita ma poi sorride ancora di più “Ecco perché non sei venuta alla stazione! Piccola, non il 9 alle tre, ma il 3 alle nove” e mi dà un bacio sul naso. Io sgrano gli occhi incredula, ma rido a mia volta, imbarazzata per questo assurdo malinteso            “Mi fai entrare?” domanda Matteo “Si, certo, però…l’appartamento non è esattamente come te l’ho descritto” “Iris”, mi guarda serio negli occhi, continuando a tenermi stretta “facciamo così: ora tu mi fai entrare, e mentre faremo l’amore mi sussurrerai all’orecchio tutte le piccole bugie che mi hai raccontato, ok?”.        E a questa dichiarazione io mi sento sciogliere definitivamente, lo stringo ancora di più, spicco un salto, mi aggrappo con le gambe al suo corpo e questa volta sono io che cerco la sua bocca, affermando senza ombra di dubbio che sono felice che sia qui.  Ho trovato la soluzione: semplice, no?
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abatebusoni34 · 4 years
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Mal di Facebook
La mia storia con Facebook inizia nel 2008, o lì attorno, all'epoca andavo al liceo e usavo MSN (poi Windows Live Messanger), che tra i miei coetanei andava alla grande - e per un primo periodo avrebbe perfino fatto concorrenza alla chat di Facebook, alla quale, dileggiata pubblicamente, si preferiva il concorrente di casa Microsoft.
Entrai su Facebook perché... beh, perché lo facevano tutti ovviamente. E nessuno mancava di fartelo sapere via posta. Qualcosa tipo: "Hey, mi sono unito a Facebook, guarda che lo dovresti fare anche te." Alla millesima mail, un pochino scocciato perché che-cazzo-è-questo-Feisbuc, mi sono ritrovato un po' con le spalle contro il muro e non ho resistito alla gentile ma opprimente pressione sociale, quindi in pochi passi mi consegnai a Zuckerberg. E vabbè.
Quel che facevo ai tempi su Facebook è giusto non venga divulgato - e poi nemmeno ci tengo a fare lo sforzo di ricordare, giacché gli sforzi dovrebbero essere ricompensati con sensazioni perlomeno un poco piacevoli, di certo non con una vergogna infinitamente dolorosa. Basti dire che se sono un poco capace di frenare la mia arroganza, oggi, lo devo al ricordo di quella cosa là che ero online.
A un certo punto comunque il profilo l'ho fatto saltare in aria. Mi piace l'idea di averlo fatto saltare in aria, perché era un coacervo di insulsaggini. E le insulsaggini non dovrebbero semplicemente limitarsi a sparire, non sarebbe molto gratificante; bisognerebbe imprimere loro sufficiente energia cinetica per perderle di vista un attimo prima che esplodano - e questa esplosione sì che dovrebbe essere visibile, abbastanza da abbracciare tutto il tuo campo visivo, e magari, se proprio non è chiedere troppo, scaldarti appena la pelle. Ecco. 
Ma divago.
Mi ricordo che non mi riusciva di essere popolare quanto altri (che comunque ci sono sempre, a prescindere, questi altri; ora lo so, ora) quindi giustamente me ne rammaricavo: cosa mai ci sarà di sbagliato in me, che sulla foto del profilo non ho 10, 20, 100 Mi piace o like che dir si voglia? 
Eh, evidentemente tanto da starci male.
Sì, starci male. Non esagero. È che bisogna chiarire cosa vuol dire stare male.
Non dico che mi saliva la febbre alta o che, piegato in due, petto sulle cosce, vomitavo sulle mie lacrime. No. Si sta male in tanti modi diversi, e spesso senza nemmeno accorgersi di stare male. Anzi, magari pensando di stare alla grande. Che casino.
Quindi il Facebook-uno non mi fece stare bene, ma il Facebook-due invece? 
Eeeh…
Innanzitutto sì, c'è stato un secondo profilo. Ovviamente. E qualche passo avanti lo feci. Tipo selezionare le amicizie. O meglio, gli amici, in corsivo. Però (sono molto banale in questo) meglio non chiamarli amici ora, meglio contatti, ché se no ci si confonde. Anche ai fini del mio discorso s'intende.
Infatti, mentre nel Facebook-uno avevo un profilo a porte aperte e lasciavo entrare - e speravo entrasse - chiunque, questo era senza dubbio più selettivo, anche se ancora mi presentavo con nome e cognome ed ero perfettamente rintracciabile. Però il numero dei contatti aveva smesso di essere uno status symbol; mi sforzavo anzi, di mantenerlo contenuto e riservato a "quelli con cui avrei avuto piacere di andare a cena" - agli Amici insomma.
Poi che uno si sappia scegliere gli amici è un altro paio di maniche.
Avanti veloce: Facebook-due non salta in aria, ma conosce uno sfoltimento importante, drammatico: mantengo pochissimi contatti, che però trovo occasione di nascondere e in seguito eliminare, per poi poterli contare su due mani… una mano… 
Zero contatti. A un certo punto il mio Facebook va oltre i contatti, e si focalizza sulle pagine. Sì, perché nell'ultimo periodo con contatti ormai non ne seguivo più nemmeno uno, di contatto: figuravano ancora tra i miei amici, potevano ancora interagire con me, ma io avevo deciso che non mi interessava nulla delle vite degli altri, e che quindi gli altri potevano andare al diavolo, anche se ci avrei mangiato volentieri una pizza. Quindi poi fu una transizione facile, quella da contatti a senza contatti: di fatto per me non cambiava nulla. La mia concezione di Facebook ora ruotava su contenuti che mi potessero far star bene e che mi dessero qualcosa. Entrambe le cose però, perché se si fosse trattato di stare bene e basta, avrei potuto guardare per ore video di salvataggi di animali; se si fosse trattato soltanto di avere qualcosa in cambio della fruizione, avrei potuto guardare giorno e notte video divulgativi che mi avrebbero via via reso sempre più cosciente di sapere sempre meno dell'argomento in cui mi cimentavo, frustrandomi.
In teoria era così, in teoria.
Avanti veloce: il Facebook-due salta in aria.
《Ma come, e la sua rivoluzione post-contatti?!》
Quella no. Quella era stata una mossa saggia e ammirevole della quale non mi pentii.
È che il Facebook-due era ancora troppo riconducibile alla mia persona. Cambiai le generalità e blindai tutto, sì, ma ancora riuscivano a rintracciarmi, specialmente persone che non volevo ci riuscissero: vecchi tag, vecchie conversazioni… andava fatto esplodere tutto. Quindi Facebook-ter. Nuova vita, daccapo, nel totale anonimato, io e le pagine più opportune, che via via andai selezionando in base ai criteri di cui sopra: dovevano darmi appagandomi. Quello che ne uscì fu una miscela di pagine di letteratura, cinema, divulgazione scientifica, satira politica… la fetta più grossa erano loro. Andava molto bene. Ma qualcosa ancora non mi convinceva.
《Che palle, non gli va mai bene niente a questo...》
Vado a votare regolarmente, quindi qualcosa me lo faccio andar bene. Non sono così schizzinoso. È che, come il protagonista del Fu Mattia Pascal di Pirandello, mi sentivo appagato dal e al contempo intrappolato nel mio anonimato. Interagivo con le persone, sì, ma cosa rimaneva dei miei interventi? Centinaia di like, cuori, ahah e qualche grr, a chi andavano? Io non ricordo nemmeno una persona alla quale abbia messo like o risposto. Non è facile nemmeno risalire alle conversazioni, su Facebook diventa tutto un minestrone.
E poi c'erano loro, i boomer. O, più in generale, gli analfabeti funzionali. Uscivano da tutte le parti, cagavano dappertutto sul loro cammino come un gregge di pecore. Poche volte mi sono sentito deluso, avvilito, depresso come dopo aver letto i commenti a un qualsivoglia articolo di un qualsivoglia quotidiano. Roba da farti arrabbiare con un'intera generazione di italiani, da renderti odioso l'intero corpo elettorale. Volendo sorvolare sul caps lock invadente, la punteggiatura inesistente, la grammatica stuprata… populismo, qualunquismo, gentismo, fascismo, xenofobia, omofobia, razzismo, odio, violenza… tutte belle cose figlie dell'analfabetismo (funzionale però).
Ogni tuffo in sezione commenti era un bagno di amarezza. Inevitabilmente provavo a rispondere per le rime, ma - vi assicuro - è dannatamente frustrante: non puoi vincere, solo pareggiare; nessuno ti darà ragione, al limite cancellerà il commento. Nemmeno Facebook gioca più di tanto questa partita, ma fa finta o lo fa comunque secondo criteri che non afferro bene: le bestie che segnalavo non venivano nemmeno rimproverate; io d'altro canto mi son preso ben più di un'ammonizione e anche un paio di espulsioni per aver risposto come si deve a qualche fascista. Una volta proprio per aver dato del fascista a uno che si definiva tale già da solo. Boh. L'attività poi è inutilmente onerosa, in termini di tempo. Virtualmente potrei fare solo quello h 24, anche se avrebbe lo stesso senso di mettersi al sole senza crema per dimagrire - nonché lo stesso risultato, il cancro.
《Non leggerli, no?》
Sì, vabbè, la si fa semplice così. Resta pochino del social network se non posso nemmeno leggere i commenti. Mi resta un flusso di notizie che architettando un pochino può darmi Google News.
Poi anche su questo aspetto credo d'aver fatto passi avanti. Le notizie può darmele un quotidiano, che - udite udite - sono disposto a pagare. Magari ci guadagno pure, dal punto di vista informativo: invece di un collage disarticolato ho una visione d'insieme e più coerente, e non mi faccio scegliere gli articoli da un maledetto algoritmo. Così ho fatto.
Per la divulgazione sorprendentemente vale lo stesso discorso: non si può sapere tutto di tutto; di sicuro la cultura non la costruisci con la divulgazione spiccia: disposto a pagarlo (pensa te), un benedetto libro sul tema, qualsiasi tema, è infinitamente meglio. Così ho fatto.
Facebook-ter è esploso. E così anche gli effimeri profili creati successivamente in qualche fugace momento di debolezza in cui dimenticavo il trade-off del reiscrivermi su quel social network.
Al momento non ho l'app di Facebook sul telefono, non ho alcun collegamento a Facebook su Chrome e Mentana lo seguirò su LA7. Va molto meglio.
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ilcorpodiunaragazza · 3 years
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Ciao, mi chiamo Ester e ho 15 anni. È il mio primo post e ho deciso di parlare un po' di me e di sfogarmi. Credo che questo sia l unico "posto" dove poterlo fare. Cercherò di scrivere tanti capitoli, così forse riuscirò anche ad aiutarmi un po'..... spero di farcela e che la mia storia, anche se triste vi possa piacere o interessare���
1. VIVERE CON LA PAURA DI VIVERE
Da quando sono piccola, dalle elementari, sono sempre stata bullizzata per il mio corpo e il mio aspetto. Mi dicevano che ero brutta e grassa, non ne ho mai parlato con i miei genitori, non sono mai stata capace di avere una conversazione seria con loro senza scoppiare in lacrime o litigarci, ho paura di parlare di me e di raccontarli quello che mi succede, ho paura di dedulederli, paura di non essere come loro pensano io sia, ho paura di non essere abbastanza per loro, paura di non essere la figlia che si meritano. Infatti è esattamente così.
Avere paura è un sentimento normale. Umano. Ma la mia paura è un sentimento che mi logora dentro da troppo tempo. Un adolescente ha bisogno di parlare e sfogarsi con qualcuno, ma avere paura di farlo ti fa sentire inutile e ti schiaccia fino a farti venire la nausea.
A scuola ho paura di essere presa in giro per quella che sono realmente, ho paura di essere ingobrante, esuberante, fastidiosa, cafona e per niente femminile, cose che mi sento dire costantemente dai miei familiari oltre alle solite frecciatine che continuano a penetrare in una ferita aperta da così tanto tempo da non sentire quasi più il dolore "sei antipatica" "sorridi un po' sembri un cadavere" "mangia di meno o diventerai enorme" "si è vero sei proprio brutta" "sei davvero grassa" "fai schifo" ecc...
Sono, infatti, cresciuta con questa concezione di me stessa, una stupida ragazza goffa cafona e antipatica incapace di relazionarsi. È esattamente così che mi definisco, mi fa schifo ogni singola parte del mio corpo: i capelli indomabili che sembrano paglia, gli occhi troppo grandi, le occhiaie, il naso troppo grande e pieno di brufoli, le labbra squadrate, la ciccia del collo, la schiena storta, il seno piccolo, la pancia, la cellulite sul sedere e sulle coscie, le mani grandi e goffe, le gambe piene di cicatrici ( perché levo le croste dei morsi delle zanzare) i piedi grandi, e adesso possiamo aggiungere i tagli e le cicatrici che mi incido da sola sulle braccia, polsi e coscie. Esattamente, sono, da pochi mesi, anche autolesionista e convivo con l ennesima paura di cercare di coprirli e soprattutto di coprire i miei sentimenti e i miei dolori, non solo con quei tagli di una semplice lametta di rasoio, che anche se per poco, mi fanno sentire meglio e trasformano il mio dolore psichico in dolore fisico il quale riesco a gestire, ma lo nascondo con un orrendo sorriso falso sul mio volto che mostra i miei denti sorti e mi fa sentire ancora più brutta e inutile e alza la mia voglia di voler essere invisibile, di non voler ESISTERE.
!Essere invisibile! Il mio nuovo motto, da più di un mese, sto cercando di dimagrire per cercare di piacermi e forse piacere agli altri. Calcolo le calorie mai più di 500 al giorno anche di meno, non supero quasi mai le 350, faccio un estremo numero di esercizio fisico, docce fredde, e tutti i trucchi e metodi per essere più magra e cercare di mangiare sempre di meno. NO colazione, NO merenda, NO cena, solamente 40g di pasta che cucina mia madre ogni santo giorno e una mela, alle volte anche un po' di frutta o il latte, tutti cibi che vanno poi fatti uscire dal mio corpo. Infatti sentendomi in colpa per aver mangiato, anche se pochissimo, mi chiudo in bagno apro l acqua del bidè e cerco di vomitare il più possibile o tutto il cibo che ho ingerito e ingoio anche delle pillole dimagranti e lassativi. E quando non riesco a mangiare poco o mi abbuffo, o non riesco a fare tutto l esercizio fisico che mi ero predisposta di fare vado in crisi e l' unico modo per calmarmi e vedere il sangue uscire dalle mie braccia e vederlo gocciolare per terra che mi dice " Ester sei ancora viva, nonostante tutto sei viva puoi continuare" - " sei ancora in grado di farlcela"- " sei ancora in piedi, puoi ancora essere bella".
In un mese ho perso quasi 10 kg e ho intenzione di perderne altri 15 spero di riuscirci altrimenti continuerò solamente a sprofondare sempre più in basso nel mio vortice di paura e incertezza cercando di non arrivare al fondo, perché non so cosa potrei trovarci e sinceramente ho paura di saperlo o anche solo di provare a immaginare.
HO PAURA.
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