#criminalità finanziaria
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anchesetuttinoino · 6 months ago
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STA PER NASCERE IL "REGISTRO PATRIMONIALE EUROPEO", PER PORRE FINE ALLA PRIVACY DEI CITTADINI E PROGRAMMARE L'ESPROPRIAZIONE DEI LORO BENI
Parallelamente ad una impostazione da economia di guerra ed al rimpasto tecnosocialista delle dinamiche sociali, le proposte legislative in discussione indicano una registrazione completa delle attività finanziarie di ogni individuo.
L'autorità centrale preposta a questo compito sarà l'Autorità antiriciclaggio (LRD), che avrà accesso ai registri dei titolari effettivi e dei beni. Oltre alle autorità antiriciclaggio, anche giornalisti, organizzazioni della società civile e istituti di istruzione superiore potranno consultare i dati patrimoniali nel registro. Questo solleva preoccupazioni sulla violazione della privacy e sul possibile utilizzo dei dati per misure redistributive o punteggi sociali.
Nonostante le motivazioni legate alla lotta al terrorismo e alla criminalità, la percentuale di attività finanziarie sospette nell'UE è molto bassa. Alcuni esperti temono che il vero scopo del registro sia espropriare i cittadini anziché prevenire il riciclaggio di denaro o assicurare la giustizia.
Considerando l'implementazione imminente del registro patrimoniale europeo, è fondamentale instaurare una discussione approfondita sui potenziali effetti di questa misura sulla privacy e la sicurezza finanziaria dei cittadini. Al fine di tutelare i propri risparmi da possibili interventi delle autorità statali, si consiglia vivamente ai consumatori di adottare strategie di diversificazione degli asset. Questo può comprendere la distribuzione dei beni in varie classi, considerando anche l'opzione di detenere beni al di fuori dell'Unione Europea per rendere più complessa l'accessibilità e la protezione delle risorse finanziarie da parte delle autorità. Inoltre, è importante valutare forme giuridiche che offrano una maggiore protezione contro accessi indesiderati. Consultarsi con consulenti finanziari esperti può essere un ulteriore passo nella gestione prudente del proprio patrimonio durante questi tempi incerti.
Fonte Parlamento Europeo
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siciliatv · 9 months ago
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Adrano: sequestro di oltre 3 milioni a presunto affiliato clan Santapaola -Ercolano
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I militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Catania su richiesta della Procura della Repubblica hanno dato esecuzione ad un “Decreto di Sequestro” di beni del valore di oltre 3 milioni di euro, finalizzato all’eventuale confisca, emesso dal Tribunale di Catania – Sez. Misure di Prevenzione, nei confronti di Carmelo Militello, detto “a pizza”, pregiudicato adranita 51enne, ritenuto intraneo all’associazione mafiosa “TOMASELLO-MAZZAGLIA-TOSCANO”, attiva nei territori di Adrano e Biancavilla, riconducibile alla famiglia mafiosa di SANTAPAOLA -ERCOLANO. La richiesta, disciplinata dal Codice antimafia, che prevede il sequestro dei beni il cui valore risulta sproporzionato al reddito dichiarato o all’attività economica svolta, ovvero quando si ha motivo di ritenere che gli stessi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego, è scaturita dalle indagini patrimoniali svolte dal Nucleo Investigativo di Catania – Sezione Misure di Prevenzione e Criminalità Economica – che ha esaminato la situazione finanziaria derivante dalle attività commerciali riconducibili all’indagato e intestate a membri del suo nucleo familiare, in un arco temporale ricompreso tra il 2016 ed il 2022, accertando l’illecita formazione del suo patrimonio finanziario. In particolare, sulla scorta di quanto emerso dall’attività investigativa, i Carabinieri hanno infatti evidenziato una “notevole sperequazione” tra il reale tenore di vita della famiglia ed i redditi dichiarati, giustificabile solo attraverso il riciclaggio dei proventi illeciti generati appunto dall’appartenenza di Militello alla criminalità organizzata. Le imprese in questione sono intestate ai due figli di Militello, Miriana e Nicolò: M.M. Logistic di Militello Miriana” con sede ad Adrano e “M.N. Trasporti S.r.l.”con sede legale a Biancavilla, ma Carmelo Militellone disponeva direttamente. Queste società per anni sarebbero state sotto il controllo delle organizzazioni mafiose, non lasciando spazio alla concorrenza proprio in virtù di un patto siglato tra i vertici criminali dei due Comuni etnei. Secondo coincidenti e dettagliate dichiarazioni dei diversi collaboratori di giustizia, infatti, la figura di Militello sarebbe stata scelta e imposta sia dai vertici dell’associazione mafiosa operante sul territorio Biancavilla, ovvero prima dai fratelli Vito e Pippo Amoroso , con il beneplacito di Monforte Alfio Ambrogio, e poi da Mancari Giuseppe, detto u pipi, sia dal clan SANTANGELO- SCALISI attivo ad Adrano. Nello specifico, l’indagato avrebbe avuto il ruolo di prestanome e a lui sarebbe stata affidata la gestione della cosiddetta “agenzia” di Biancavilla, deputata al carico delle merci, soprattutto prodotti agroalimentari, i cui introiti sarebbero andati per la maggior parte al clan. In sostanza, l’agenzia avrebbe avuto un ruolo di intermediazione tra i titolari dei magazzini che raccolgono i prodotti lavorati nei campi e gli autotrasportatori, pretendendo da entrambi delle somme di denaro in percentuale al peso della merce da trasportare. Tale condotta sembra integrare una estorsione in piena regola, obbligatoria per poter lavorare su quel territorio, notoriamente ricco di aziende agrumicole, che alterava il mercato senza possibilità di scelta di servizi alternativi, e che veniva alimentata dalla forza intimidatrice delle famiglie mafiose. Oltre alle società, l’odierno decreto di sequestro ha colpito anche l’abitazione familiare, una villa situata a Santa Maria di Licodia di circa 170 mq su 3.500 mq di terreno, con piscina delle dimensioni di oltre 16 metri lineari, compendiata all’interno del patrimonio societario della ditta intestata a Militello Nicolò. Come accertato dagli investigatori, infatti, anche questo immobile sarebbe stato costruito adoperando capitali illeciti. Il sequestro, che come già detto ha riguardato, complessivamente, un patrimonio del valore di oltre 3 milioni di euro, ha permesso così di sottrarre dal circuito economico, patrimoni illegalmente acquisiti. Read the full article
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Transnistria, ecco perché il territorio è finito nel mirino della Russia
Ha una propria moneta, una costituzione, un parlamento, una bandiera e un inno. Uno degli ultimi bastioni della retorica di stampo sovietico, il territorio ha comunque privatizzato alcune delle sue imprese industriali. La Russia sostiene la regione con l’assistenza finanziaria. Ha una reputazione di corruzione, criminalità organizzata e contrabbando, e ha negato le accuse di vendita illegale di…
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Danilo Larini condivide consigli sugli investimenti immobiliari per principianti
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Sei un investitore immobiliare in erba e cerchi la consulenza di un esperto per iniziare il tuo viaggio nel mondo degli investimenti immobiliari? Non guardare oltre! Danilo Larini, un esperto professionista immobiliare, è qui per condividere preziosi consigli e approfondimenti per aiutare i principianti come te a prendere decisioni informate e raggiungere il successo nel mercato immobiliare.
Inizia con l'istruzione:
Prima di tuffarsi a capofitto negli investimenti immobiliari, è essenziale costruire una solida base di conoscenza. Danilo Larini sottolinea che dovresti informarti sul mercato immobiliare, sulle strategie di investimento e sulle condizioni del mercato locale. Questo può essere fatto leggendo libri, seguendo corsi online, frequentando seminari o creando contatti con investitori esperti.
Definisci i tuoi obiettivi di investimento:
Larini suggerisce che i principianti dovrebbero definire chiaramente i propri obiettivi di investimento. Stai cercando un reddito da locazione a lungo termine, profitti a breve termine tramite il flipping o una combinazione di entrambi? Comprendere i tuoi obiettivi guiderà la tua strategia di investimento.
Budget saggio:
Uno degli aspetti critici degli investimenti immobiliari è gestire saggiamente le proprie finanze. Danilo Larini consiglia ai principianti di stabilire un budget, tenendo conto non solo del prezzo di acquisto di un immobile ma anche delle spese correnti come tasse sulla proprietà, manutenzione, assicurazione ed eventuali riparazioni impreviste.
Posizione, posizione, posizione:
Secondo Larini l’ubicazione del proprio investimento immobiliare è fondamentale. Ricerca e scegli luoghi che abbiano un forte potenziale di crescita, buone scuole, bassi tassi di criminalità e vicinanza a servizi e snodi di trasporto. Una posizione ben scelta può avere un impatto significativo sul successo del tuo investimento.
Costruisci una rete forte:
Costruire una rete di professionisti nel settore immobiliare è fondamentale. Danilo Larini consiglia di instaurare rapporti con agenti immobiliari, appaltatori, gestori di proprietà e altri investitori. Una rete forte può fornire preziose informazioni e opportunità per le tue attività immobiliari.
Analizzare le proprietà potenziali:
Eseguire un'accurata due diligence durante la valutazione delle potenziali proprietà. Larini consiglia ai principianti di analizzare le tendenze del mercato, le condizioni dell'immobile, il potenziale reddito da locazione e le prospettive future del quartiere. Un’attenta analisi è la chiave per prendere decisioni di investimento informate.
Finanziamento sicuro:
Per la maggior parte dei principianti, ottenere un finanziamento è un passaggio fondamentale nell’investimento immobiliare. Larini suggerisce di esplorare varie opzioni di finanziamento, tra cui mutui, finanziatori privati o partnership. Assicurati di considerare il tuo punteggio di credito e la stabilità finanziaria quando cerchi un finanziamento.
Sii paziente e diversifica:
Gli investimenti immobiliari sono un gioco a lungo termine. Danilo Larini sottolinea l'importanza di avere pazienza e di non aspettarsi ritorni rapidi. Inoltre, valuta la possibilità di diversificare il tuo portafoglio di investimenti per ridurre il rischio.
Informati continuamente:
I mercati e le normative immobiliari possono cambiare, quindi è fondamentale rimanere informati. Partecipa a workshop, seminari e iscriviti alle pubblicazioni di settore per rimanere aggiornato sulle ultime tendenze e opportunità.
Agire:
Danilo Larini, infine, ricorda ai principianti che il passo più cruciale è agire. Sebbene l’istruzione e la pianificazione siano essenziali, la crescita reale deriva dal compiere il primo passo nell’investimento immobiliare.
Conclusione:
I consigli di investimento immobiliare per principianti di Danilo Larini forniscono una guida preziosa per chi vuole entrare nel mercato immobiliare. Seguendo questi principi e aggiornandoti continuamente, puoi prepararti al successo e prendere decisioni informate nel tuo percorso di investimento immobiliare. Quindi, fai il grande passo e inizia a costruire il tuo portafoglio immobiliare oggi stesso!
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parmenida · 1 year ago
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#IdentitàPartenopea
NAPOLI 💙⚜
Città bistrattata, sottovalutata e abbandonata al giogo della criminalità organizzata. Ma Napoli non è così e non fu così. Lo è diventata. Metropoli brillante, aristocratica e colta, luogo d’incontro di svago e del bel mondo, viva e felice sotto la dinastia dei Borbone che inizia nel 1734 quando Carlo di Spagna conquista i regni di Napoli e Sicilia sottraendoli alla dominazione austriaca. Incoronato nel 1735 re delle Due Sicilie a Palermo, sceglie Napoli, come capitale del regno. Considerata dalla corte di Vienna un regno lontano e poco degno di prestigio…quasi fossero “le Indie”, Napoli in realtà era una magnifica metropoli di arte e cultura del Sud, per il Sud, per l’Europa, per il mondo, intorno alla quale si raccoglieranno ben presto letterati, filosofi e architetti provenienti da tutta Italia.
Il “buon re”, così come veniva chiamato Carlo di Borbone, farà venire a Napoli il toscano e saggio Bernardino Tanucci a cui affiderà le sorti finanziarie del regno. Pittori e architetti come Fuga e Vanvitelli per dare vita a teatri, porti, fortificazioni e ospedali. E’ l’inizio del gran settecento dei Borbone a Napoli e dintorni. La prima fabbrica di locomotive a Portici, e la vicina reggia dove insieme a Maria Amalia, sua sposa e figlia del re di Sassonia, si darà vita ad un maestoso progetto residenziale con due grandi parchi, l’orto botanico e il real museo delle antichità con i reperti e le sculture provenienti dagli scavi archeologici di Ercolano. E ancora, il palazzo reale a Napoli, il tunnel borbonico come via di fuga, il real albergo dei poveri, il Teatro San Carlo, il golfo di Napoli con la più grande acciaieria e i più grandi arsenali d’Italia.
Costretto a lasciare Napoli per tornare in Spagna, dopo 25 anni di regno, a Carlo succederà il figlio di otto anni, Ferdinando, che passata la reggenza, vedrà una Napoli all’apice del suo splendore con la regina Maria Carolina, severa e austera per amore della sua città. Centro di cultura e svago, la città partenopea attrarrà le più grandi corti d’europa e dei lumi, fino a quando con l’annessione al Piemonte e la successiva unità d’Italia nel 1861 si passerà dall’epoca d’oro settecentesca ad un periodo di brigantaggio nato dalla reazioni sanguinose suscitate dalla politica repressiva dei piemontesi e parallelamente l’avanzare della criminalità organizzata che approfitterà “… per accamparsi sul deserto delle istituzioni.”
“La storia dei vinti è scritta dai vincitori… ci saranno verità che i conquistatori vorranno nascondere“. E così, prima dell’arrivo dei Savoia, Napoli godeva di un’ ottima consistenza finanziaria. Il banco di Napoli contava 443 milioni di lire rispetto ai 148 dei piemontesi; il 51 %degli operai italiani erano occupati nelle industrie del Sud, la pressione fiscale sui cittadini meridionali era la metà rispetto a quella esercitata sui piemontesi dai Savoia, le produzioni agricole detenevano il primato grazie alla fertilità delle terra, alla salubrità dell’acqua e al clima mite. Finirà lo splendore, famiglie costrette all’elemosina, il commercio quasi del tutto annullato; opifici privati costretti a chiudere a causa di insostenubli concorrenze: tutto proveniva dal Piemonte, dalla carta finanche alle cassette della posta, non vi era faccenda con non era disbrigata da uomini e donne piemontesi che si prenderanno cura dei trovatelli…”quasi neppur il sangue di questo popolo più fosse bello e salutevole.”
Lina Weertmuller
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Dubai: Attrattiva Globale per L'Emigrazione e L'Opportunità
Negli ultimi decenni, Dubai è emersa come una delle destinazioni più ambite per l'emigrazione internazionale. Questa città dei contrasti, situata tra l'antico e il moderno, il tradizionale e il futuristico, ha attirato un numero crescente di persone da tutto il mondo. Ma quale è il motivo dietro questa tendenza? Le ragioni sono diverse e spaziano dalla stabilità economica alla qualità della vita, dall'ambiente multiculturale alle opportunità di carriera senza precedenti.
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Una delle principali ragioni che spingono le persone a emigrare a Dubai è l'opportunità economica. Grazie alle sue politiche economiche favorevoli agli affari, Dubai è diventata una potenza finanziaria regionale e globale. Le tasse basse o nulle, insieme a una posizione geografica strategica e all'infrastruttura di livello mondiale, hanno creato un ambiente favorevole agli investimenti e agli affari. Questo ha attratto imprenditori, professionisti e investitori da tutto il mondo, cercando di realizzare i propri sogni imprenditoriali e di cogliere opportunità di crescita senza precedenti.
La sicurezza e la stabilità politica sono un altro motivo significativo per cui Dubai è diventata un'opzione attraente per l'emigrazione. Negli ultimi decenni, la città ha dimostrato di mantenere un ambiente sicuro e stabile, che è fondamentale per le famiglie e gli individui in cerca di tranquillità e opportunità. L'infrastruttura avanzata, il sistema sanitario di alta qualità e il basso tasso di criminalità sono fattori che contribuiscono a creare un ambiente ideale per la vita quotidiana.
L'ambiente multiculturale di Dubai è un altro aspetto che ha contribuito alla sua popolarità tra gli emigranti. La città accoglie persone provenienti da tutto il mondo, creando una miscela unica di culture, lingue e tradizioni. Questa diversità crea opportunità di apprendimento interculturale, scambio di esperienze e creazione di reti di contatti globali. Inoltre, Dubai ospita una vasta gamma di eventi culturali, culinari e artistici che celebrano questa diversità.
Le opportunità di carriera senza precedenti rappresentano un altro motivo cruciale per cui Dubai è una destinazione ambita. Con una crescente presenza di multinazionali e industrie emergenti, la città offre una vasta gamma di opportunità di lavoro in settori come finanza, tecnologia, turismo, media e molto altro. I professionisti in cerca di nuove sfide e possibilità di crescita trovano spesso a Dubai una destinazione ideale.
Infine, la qualità della vita è un fattore che non può essere trascurato. Dubai offre una gamma eclettica di attrazioni, dalla lussuosa architettura ai parchi, dalle spiagge mozzafiato ai centri commerciali all'avanguardia. La città è conosciuta per il suo stile di vita cosmopolita, che combina il meglio di entrambi i mondi: la modernità e il comfort con un tocco di tradizione e cultura.
Conclusioni
Dubai ha guadagnato una reputazione globale come destinazione di emigrazione desiderabile per una serie di ragioni. L'opportunità economica, la sicurezza, la diversità culturale, le opportunità di carriera e la qualità della vita sono fattori chiave che hanno contribuito alla crescente affluenza di persone provenienti da tutto il mondo. Tuttavia, come in qualsiasi scelta di emigrazione, è importante valutare attentamente le sfide e le opportunità personali, e prepararsi adeguatamente per una transizione di successo verso questa affascinante metropoli.
Michele
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corallorosso · 4 years ago
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Vaticano, con i soldi per i poveri anche un appartamento per la nipote del cardinale Angelo Becciu di Massimiliano Coccia È senza alcun ombra di dubbio l’inchiesta più lunga e complessa della storia della Santa Sede (...) Un lavoro investigativo minuzioso che ha interessato tre livelli di approfondimento: finanziario, ecclesiastico e sanitario. Ci sono la truffa, il peculato, l’abuso d’ufficio, l’appropriazione indebita, il riciclaggio e autoriciclaggio, la corruzione, l’estorsione, il falso materiale in atto pubblico e quello in scrittura privata, la pubblicazione di documenti interni alla Santa Sede coperti dal segreto nelle motivazioni del rinvio a giudizio della magistratura vaticana L’inchiesta nasce come noto dal buco di 400 milioni di euro generato dalla volontà di acquisto dell’immobile sito al 60 di Sloane Avenue a Londra, ma nella complessità delle 500 pagine che sintetizzano un lavoro lungo tre anni emerge uno spaccato corruttivo che travalica le Mura Vaticane e coinvolge il nuovo modus operandi della criminalità finanziaria internazionale. (...) Ma Perlasca racconta anche il doppio volto di Becciu, da un lato quello affabile e cordiale, alle volte brusco nei modi come un curato di campagna e dall’altro di intenso tessitore di interessi atti ad alimentare un conflitto di interessi personale enorme. Una larga parte sarebbe stata utilizzata per secondi fini personali e famigliari, tra cui anche prestiti ad una nipote, Maria Luisa Zambrano per l’acquisto di una casa a Roma. Le carte degli inquirenti confermano anche i lavori svolti nelle varie nunziature apostoliche da parte della falegnameria di un altro fratello, Francesco Becciu, grazie anche alla complicità di Monsignor Bruno Musarò legato da uno stretto rapporto con i Becciu e che fu spostato abbastanza a sorpresa da Papa Francesco lo scorso anno dalla nunziatura in Egitto e spedito in Costa Rica. I lavori affidati al fratello falegname superano i 100 mila euro e per gli investigatori anche se non rappresentano un reato raccontano il metodo di Becciu. Questioni famigliari che Becciu ha sempre tenuto in primo piano nello svolgere la sua funzione pubblica come dimostrano i messaggi indirizzati al faccendiere Marco Simeon, a cui chiede di interessarsi al progetto della “Birra Pollicina” dell’altro fratello, il professor Mario Becciu. (...)
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curiositasmundi · 4 years ago
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" [...] Il riciclaggio di denaro – si legge ancora – è un crimine che ne rende possibili altri. Può accelerare la disuguaglianza economica, prosciugare i fondi pubblici, minare la democrazia e destabilizzare le nazioni – e le banche svolgono un ruolo chiave". Proprio i 'FinCEN Files' mostrano che anche dopo essere state indagate o multate per cattiva condotta finanziaria, banche come JPMorgan Chase, HSBC, Standard Chartered, Deutsche Bank e Bank of New York Mellon hanno continuato a trasferire denaro sospetto. Come spiega la BBC, "le banche dovrebbero assicurarsi di non aiutare i clienti a riciclare denaro sporco o a spostarlo in modi illegali. Per legge, devono sapere chi sono i loro clienti: non è sufficiente presentare rapporti di attività sospette e continuare a prendere soldi sporchi aspettandosi che le autorità si occupino del problema".Tra le vicende divenute pubbliche, HSBC – uno dei più grandi gruppi bancari al mondo – ha consentito a truffatori di spostare milioni di dollari di denaro rubato in tutto il mondo, anche dopo aver appreso dagli investigatori statunitensi che il piano era una truffa. JP Morgan – una delle più grandi banche statunitensi – ha permesso a una società il trasferimento di più di 1 miliardo di dollari tramite un conto a Londra senza sapere a chi era intestato. Solo in un secondo momento la banca ha scoperto che il proprietario sarebbe stato un mafioso tra i più ricercati dall'FBI. Bank of America, Citibank, JPMorgan Chase, American Express e altri hanno trattato milioni di dollari in transazioni per la famiglia di Viktor Khrapunov, l'ex sindaco di Almaty in Kazakistan, anche dopo che l'Interpol avevo emesso un avviso internazionale per il suo arresto. Nei documenti in possesso dei giornalisti è emerso anche che uno dei più stretti collaboratori del presidente russo Vladimir Putin, tramite la Barclays Bank di Londra, è riuscito a evitare sanzioni che gli impedivano di utilizzare servizi finanziari in Occidente. Inoltre, la banca centrale degli Emirati Arabi Uniti non è riuscita a dare seguito agli avvertimenti su un'azienda locale che stava aiutando l'Iran a eludere le sanzioni. La Deutsche Bank – uno dei più grandi gruppi bancari mondiali – ha invece spostato somme di riciclatori di denaro sporco per la criminalità organizzata, terroristi e trafficanti di droga. Inoltre, per oltre dieci anni, Standard Chartered – società finanziaria internazionale – ha trasferito denaro per Arab Bank, dopo che i conti dei clienti presso la banca giordana erano stati utilizzati per finanziare il terrorismo. L'Espresso (che ha collaborato all'inchiesta collettiva) scrive che "nei FinCEN Files più delicati compaiono tutti i miliardari russi più vicini al presidente russo Vladimir Putin, come Arkady, Igor e Boris Rotenberg, collegati a operazioni di sospetto riciclaggio per miliardi di dollari, che loro smentiscono. Le carte americane mostrano che una parte di questi soldi è finita in Italia, per comprare ville da favola e alberghi di lusso". "Ma di altri bonifici milionari, finora sconosciuti, hanno beneficiato personaggi legati a Donald Trump, come Michal Flynn, l'ex ministro che si è dimesso per il Russiagate, Paul Manafort, primo stratega della campagna elettorale del 2016, poi condannato per frode fiscale, e altri uomini del presidente". Il settimanale d'inchiesta racconta anche che nelle carte "spuntano anche conti bancari italiani, che interessano soprattutto orafi di Arezzo, imprese petrolifere liguri e aziende lombarde di materiali ferrosi". [...]
Da: Documenti segreti svelano come gruppi criminali finanziano morte e terrore usando le più importanti banche mondiali. L’inchiesta collaborativa di BuzzFeed
Via: valigiablu
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alexminissale · 5 years ago
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COSA STA FACENDO L'EUROPA?
E perché Conte sembra essersi arroccato nella più aprioristica militanza antieuropeista? (O forse no: con Conte non si sa mai…)
L’ormai arcinota riunione dell’Eurogruppo – cioè l’organo informale che riunisce i ministri delle finanze dell’eurozona – è stata il fischio d’inizio di un curioso derby fra antieuropeisti.
Da un lato Giuseppe Conte, che sembra essersi arroccato in un non negoziabile No al MES per ragioni di politica interna: tanto l’ala istituzionalista del M5S quanto quella ortodossa cominciano a essergli ostili, così ha omaggiato entrambe le correnti tramite l’adozione di un registro nazionalpopulista (“o mutualizziamo il debito o ce la caviamo da soli”); la condotta “internazionale” sino a oggi tenuta dall’esecutivo, peraltro, non è stata da meno: la permeabilità al soft power russo e cinese – si ricordi en passant che sarebbe opportuno trascinare la Cina al cospetto di un tribunale internazionale, nel dopo-pandemia – non è stata, ovviamente, incidentale…
Dall’altro lato ci sono, appunto, Salvini e Meloni, arroccati a loro volta in un altrettanto stentoreo No al MES, ma nel loro caso per ragioni di natura ideologico-strategica: da antieuropeisti per statuto, non possono non sposare la logica del “tanto peggio tanto meglio”, avendo individuato nella pandemia il grimaldello per avviare l’agognata demolizione dell’edificio comunitario. (Sia aggiunto, anche in questo caso en passant, che qualunque percorso “extra-europeo” non condurrebbe l’Italia verso una felice solitudine autarchica-isolazionista: le superpotenze più espansioniste e, va da sé, non-democratiche, aspettano con ansia di fare dell’Italia uno Stato-satellite o il proprio comodo, strategico avamposto mediterraneo…)
Anche se per ragioni diverse, Conte e Salvini-Meloni si sono dunque trovati nella medesima trincea – l’antieuropeismo del presidente del consiglio, seppur probabilmente tattico e provvisorio, è (stato?) concreto quanto quello dei due capifila del sovranismo. Questo lo tengano a mente, i fondamentalisti dell’anti-salvinismo in estasi per il gravissimo attacco frontale ai due leader dell’opposizione, appunto: era un bluff, Conte ha cercato di sorpassarli a destra, e comunque è e per il momento resta loro commilitone nella trincea antieuropeista.
Adesso Conte si appresta a esibirsi nell’ennesima piroetta: il suo No al MES, se ha spento o quasi il fuoco amico, ha specularmente e inevitabilmente fatto coagulare un fronte pro MES ben nutrito (PD, IV, FI e una pattuglia di grillini potenzialmente dissidenti): così, ieri, Conte ha aperto un significativo spiraglio tramite un post qui su Facebook.
Rifiutare un prestito di 37 mld, a tasso agevolato e di fatto senza condizionalità, sarebbe infatti una mossa-kamikaze. Ben lungi dall’imporre condizioni-capestro, l’accordo raggiunto nell’eurogruppo prevede perfino il (potenziale) sostegno della BCE, in qualità di prestatore di ultima istanza, a vantaggio di qualsiasi Paese acceda alla linea di credito predisposta, appunto, dal MES (il che soffoca in culla qualunque scommessa speculativa).
Nel super-discusso Eurogruppo è stata inoltre proposta l’istituzione del cosiddetto “SURE”, una sorta di cassa integrazione europea che si finanzierebbe tramite l’emissione di titoli garantiti dai bilanci dei Paesi-membri (non chiamiamoli “eurobond”… ma siamo lì): all’Italia spetterebbero finanziamenti tra i 15 e i 20 mld.
Si è altresì raggiunto un accordo per la predisposizione di una linea di credito per il finanziamento delle imprese, per un ammontare di (complessivamente) 200 mld, a sua volta finanziata tramite titoli emessi dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) e parzialmente garantiti dai bilanci dei Paesi-membri (non chiamiamoli “eurobond”… ma siamo lì). Quanto spetterebbe all’Italia? Dipenderebbe/dipenderà dalla validità dei progetti presentati.
Infine è stata – molto, troppo vagamente – annunciata l’istituzione di un “Recovery Fund”, i “fondamentali” del quale (ammontare, struttura, tempistiche ecc) sono, appunto, troppo vaghi perché possa essere già annoverato nell’armamentario delle policy comunitarie per la ricostruzione.
Giorno 23 il Consiglio europeo sarà chiamato a “formalizzare” questo pacchetto. Sono stati mobilitati, nel complesso, circa 500 mld: è sufficiente? No. Sarebbe dunque ragionevole liquidare il tutto con un perentorio “no” e incamminarsi verso… cosa?, come lo si deve intendere quel «faremo da soli»? Una “minaccia precontrattuale” finalizzata a ottenere condizioni migliori?
Si ricordi comunque che di qui alla fine dell’anno la BCE acquisterà titoli di Stato italiani per almeno 220 mld: si tratta di un’iniezione di liquidità già avviatasi (e che prescinde da Eurogruppo, Consiglio europeo e quant’altro) senza la quale l’Italia sarebbe nel bel mezzo di una crisi finanziaria. Si ricordi anche che, pur non assolvendo l’intempestività dell’intera UE in generale e dei Paesi-formica in particolare – intempestività per la quale la stessa Ursula von der Leyen ha chiesto scusa al nostro Paese –, se le nostre capacità negoziali sono “mutilate” è a causa di fattori endogeni quali, anzitutto, il deficit di legittimazione di cui soffre il nostro esecutivo (la maggioranza al Senato è risicatissima, perciò Conte non chiederà un “mandato” al Parlamento prima del Consiglio europeo) e poi tanto altro ancora (la condizione dei nostri conti pubblici, ad esempio; o, ancora, la presenza – tuttora capillare e invasiva – della criminalità organizzata… che la mafia aspetti con ansia la pioggia di risorse post-pandemia lo ha detto, fra gli altri, l’ex procuratore Giuseppe Pignatone, ben prima di qualunque settimanale tedesco).
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paoloxl · 6 years ago
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30 luglio 2018, Armando Siri:
«Non abbiamo mai discusso uno stop della Tav. Nel nostro contratto si parla di ridiscussione del progetto. Questa non è un’opera periferica ma fa parte di un corridoio europeo e, se non la facciamo, rischiamo di tagliare fuori l’Italia dai collegamenti strategici verso ovest. Tutto si può migliorare per carità, ma temo che uno stop comporti più costi che benefici».
9 agosto 2018, Armando Siri:
«I soldi pubblici non si devono sprecare, ma le grandi opere si possono fare e si debbono fare pretendendo che non ci siano sprechi. Non è che fare la grande opera significhi alimentare una mangiatoia».
13 gennaio 2019, Armando Siri:
«Il nostro paese ha bisogno di infrastrutture, soffre di un deficit pazzesco che non dà l’opportunità di gareggiare con i competitor. Dobbiamo dare degli standard opportuni per le nostre imprese. Ci sono delle differenze all’interno del governo sulla Tav: o si arriva ad un punto comune oppure si dà la parola agli elettori, come ha detto Matteo Salvini».
8 marzo 2019, Armando Siri:
«Se la proposta di stoppare i bandi dovesse arrivare in Consiglio dei ministri è impossibile che i ministri della Lega possano votarla».
27 febbraio 2019, Armando Siri:
«La Tav è un’opera di cui abbiamo bisogno, sicuramente non secondaria perché serve a collegare l’Italia con il resto d’Europa. C’è stata l’analisi costi-benefici, la sintesi finale spetta alla politica e sono molto ottimista in questo. Sono fiducioso che troveremo un’intesa magari riducendo alcuni costi ma l’opera va fatta, non farla rischierebbe di costare molto di più, 4-5 miliardi».
Armando Siri è l’ormai ex sottosegretario al Ministero dei Trasporti. Leghista di lunga data, era già finito nei guai per bancarotta. Adesso è di nuovo all’onore delle cronache perché indagato per il reato di corruzione. Avrebbe intascato una mazzetta di 30 mila € per favorire un magnate dell’eolico siciliano, tale Vito Nicastri, in odor di mafia e collegato a Matteo Messina Denaro.
A quanto pare non sarebbe un comportamento isolato il suo, tanto che il figlio del faccendiere che si era occupato di gestire il contato tra il sottosegretario e l’imprenditore, Paolo Arata, ex parlamentare forzista, sarebbe stato assunto da un altro dei colonnelli leghisti, Giorgetti, come consulente esterno.
Fatti che se si rivelassero veri solleverebbero ancora una volta la questione dei rapporti tra partiti, imprese e criminalità organizzata nella gestione degli appalti pubblici, in particolare per gli interventi sul tema delle energie e dei trasporti. Un’ulteriore ombra si pone sulle ambiguità della Lega, a partire dal decreto Sbocca Cantieri, fino ad arrivare alla conformazione del partito al Sud, pieno di riciclati dei vecchi potentati di centrodestra collusi con le mafie.
Siri è un ultras del TAV come la stragrande maggioranza dei leghisti della generazione Salvini, che a differenza della Lega delle origini non ha mai avuto dubbi su questo tema. La lega ultraliberista e finanziaria. Una tale convinzione sicuramente fa venire qualche dubbio sugli interessi reali che sono in gioco. D’altronde il sistema delle grandi opere, come diciamo da anni, è uno da sud a nord, è il trasversale partito del cemento e del tondino che può cambiare campioni a seconda delle stagioni. Da Esposito a Siri, da Chiamparino a Salvini, la differenza è nulla, l’importante è continuare a costruire e fatturare!
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assowebtv · 2 years ago
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CARABINIERI: OPERAZIONE CONTRO LA 'NDRANGHETA SUL TERRITORIO NAZIONALE
CARABINIERI: OPERAZIONE CONTRO LA ‘NDRANGHETA SUL TERRITORIO NAZIONALE
Nel corso della mattinata odierna, il Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri unitamenteal Servizio Centrale d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata e al G.I.C.O. del Nucleo diPolizia Economico-Finanziaria di Brescia della Guardia di Finanza stanno eseguendo unaordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Tribunale di Brescia, su richiesta della ProcuraDistrettuale della…
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telodogratis · 2 years ago
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Traffici di droga col benestare dei boss mafiosi del Catanese, 16 indagati in carcere
Traffici di droga col benestare dei boss mafiosi del Catanese, 16 indagati in carcere
Read More Le indagini, sviluppate dagli specialisti del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Messina, trovano inizio dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia The post Traffici di droga col benestare dei boss mafiosi del Catanese, 16 indagati in carcere appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. Catania,…
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Corruzione per appalti da 12 milioni, quattro arresti
I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata stanno eseguendo quattro misure cautelari (tre in carcere e una agli arresti domiciliari) nell’ambito di in un’indagine della Procura di Brescia in cui si ipotizza un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per atti contrari ai…
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cosenzapage · 3 years ago
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Sequestrati a imprenditore calabrese beni per 22 milioni di euro
https://www.cosenzapage.it/media/2022/03/30032022_092929_foto.jpg - #CosenzaPage Nella giornata del 30.3.2022 personale della Polizia di Stato, appartenente al Servizio Centrale Anticrimine e alla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Cosenza, nell’ambito di una strategia avviata dalla Direzione Centrale Anticrimine, unitamente ai militari della Guardia di Finanza, del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Cosenza e del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata, […]
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latinabiz · 3 years ago
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Operazioni finanziarie sospette: la Regione Lazio sotto osservazione
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Soldi Quaderno_I_2021Download E' stato pubblicato l'ultimo report sull’antiriciclaggio pubblicato dall’Ufficio Informazione Finanziaria della Banca d’Italia che conferma che a Roma si evidenzia il maggiore trend di crescita in Italia di operazioni finanziarie sospette nel primo semestre 2021 rispetto al primo semestre 2020. Nella capitale si sono registrate 7.765 operazioni sospette rispetto alle 5.989 segnalate rispetto al primo semestre 2021 con un aumento percentuale del 29%. E subito dopo c’è Latina. Tra le regioni il Lazio occupa la seconda posizione dopo la Lombardia con un aumento del 30% passando da 6.755 a 8.840 operazioni sospette segnalate. Un aumento che ha interessato tutte le province della nostra Regione. A Latina si è passati da 347 operazioni finanziarie sospette a 452, a Frosinone da 247 a 335, a Viterbo da 108 a 180 e a Rieti da 64 a 108. Ha commentato Gianpiero Cioffredi, presidente dell'Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione: “Le operazioni finanziarie sospette riguardano principalmente le attività di riciclaggio connesse alla criminalità organizzata, alla corruzione e all'evasione fiscale, fenomeni di frequente intrecciati fra loro. Questi dati ci indicano un processo in atto di un gigantesco reinvestimento di denaro delle mafie nel sistema produttivo romano e laziale. Le attività investigative confermano come le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, abbiano negli ultimi anni implementato le loro reti e capacità relazionali con i colletti bianchi e amministratori pubblici sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale, con linee d’azione di silente infiltrazione. Le mafie tradizionali scelgono di investire i capitali di provenienza illecita a Roma e nel Lazio, in quanto la vastità del territorio e la presenza di numerosissimi esercizi commerciali, attività imprenditoriali, società finanziarie e di intermediazione, immobili di pregio consentono di mimetizzare gli investimenti e la progressiva penetrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale del territorio. Una fragilità del sistema economico che fatalmente accresce il rischio di usura come strumento di infiltrazione nell’economia legale”.   Read the full article
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levysoft · 7 years ago
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La costruzione di un impero
Sorrell è nato a Londra nel 1945 ed è cresciuto in una famiglia piuttosto ordinaria e medio-borghese, mantenuta principalmente dall’attività del padre, un venditore di elettrodomestici. Dopo gli studi in economia presso il Christ’s College di Cambdrige, Sorrell si trasferì negli Stati Uniti dove ottenne un master in business administration (MBA) presso l’Università di Harvard, quando aveva 23 anni. Sorrell iniziò a farsi conoscere mentre faceva carriera all’interno dell’agenzia pubblicitaria britannica Saatchi & Saatchi, di cui divenne direttore finanziario nel 1977. Già allora veniva raccontato molto più interessato alle prestazioni finanziarie che al processo creativo e di scelta delle campagne pubblicitarie da gestire.
Sorrell era convinto che Saatchi dovesse espandersi il più possibile e fu tra i fautori di alcune delle sue più importanti acquisizioni. Divenne maestro nella tecnica dell’”earn-out”, che permette di tutelare il compratore facendogli pagare solo una porzione del prezzo di acquisto (parte fissa), lasciando il saldo a una fase successiva in modo da commisurarlo alle prestazioni ottenute dall’azienda acquisita in un periodo prestabilito (parte variabile).
Determinato a costruire un’azienda su cui potesse esercitare il pieno controllo, nel 1985 Sorrell si mise alla ricerca di una società già avviata da trasformare nella sua prima impresa di marketing. Con un prestito ottenuto dando in garanzia le sue azioni di Saatchi, acquisì una quota di Wire and Plastic Products, un produttore di cestelli di metallo del Kent. L’anno dopo ne era già diventato CEO, ne aveva cambiato il nome in WPP e aveva iniziato a costruire un piccolo gruppo di agenzie pubblicitarie: ne avrebbe acquisite una ventina in appena 3 anni. La crescita di WPP fu repentina e attirò l’attenzione degli investitori già nel 1987, quando Sorrell fece un’offerta non richiesta da 566 milioni di dollari per acquisire J. Walter Thompson, storica agenzia pubblicitaria statunitense, famosa per la sua attività pionieristica nel settore già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.
Due anni dopo, un’altra famosa agenzia, Ogilvy and Mather, affrontò la stessa sorte con un’acquisizione non richiesta da 825 milioni di dollari. David Mackenzie Ogilvy – il fondatore dell’agenzia considerato il padre della moderna pubblicità – non la prese affatto bene, tanto da definire Sorrell un “odioso pezzetto di merda” (“odious little shit”); il Financial Times ne diede una versione edulcorata riportando: “odioso piccolo cretino” (“odious little jerk”). Divertito dall’appellativo letto sul giornale e dall’ulteriore fama che gli aveva dato, nel primo rapporto annuale dopo l’acquisizione, Sorrell si fece indicare con l’acronimo OLJ.
I primi 15 anni di WPP furono frenetici, con ricorrenti operazioni finanziarie che avrebbero via via portato Sorrell a controllare i più grandi operatori di pubblicità del mondo. Sorrell si spostava di continuo da un continente all’altro per partecipare a riunioni, coltivare amicizie vantaggiose e rassicurare i concorrenti, preoccupati che volesse fare loro le scarpe. Si racconta che una volta volò da Londra a New York in giornata, per incontrare un collega durante un’importante acquisizione che vedeva coinvolta P&G, la grande multinazionale che produce praticamente qualsiasi bene di consumo, dai cosmetici ai prodotti per la casa.
Cause e divorzi
Se in 33 anni WPP è potuta crescere così tanto, fino a comprendere oggi quasi 200mila impiegati in tutto il mondo attraverso 400 diverse agenzie di marketing e comunicazione, il merito è sicuramente di Sorrell e di come ha gestito l’azienda: con spregiudicatezza, modi di fare per molti dispotici, e una dedizione al lavoro che ha quasi azzerato la sua vita privata. Nel 2007 fece causa contro due imprenditori italiani coinvolti nei suoi affari, Marco Benatti e Marco Tinelli, accusandoli di averlo definito un “nano matto” e di avere definito “ninfomane schizoide” una collega con cui aveva avuto una relazione. Finì con un accordo e una transazione finanziaria, e naturalmente con molti articoli di giornale, dove la storia fu trattata con cautele più o meno evidenti a seconda degli interessi degli editori, che devono parte del loro fatturato a WPP.
Con Benatti, in realtà, Sorrell è ancora in causa, in uno dei contenziosi legali più rilevanti degli ultimi anni nel mondo della pubblicità: l’imprenditore italiano è fondatore di Fullsix, società in cui WPP ha una partecipazione intorno al 26 per cento. Secondo Benatti, in questi anni WPP avrebbe fatto di tutto per ostacolare lo sviluppo di Fullsix, bloccando ogni iniziativa di espansione.
Nel 2005, due anni prima della causa contro Benatti e Tinelli, Sorrell aveva dovuto fare i conti con un costoso divorzio da 30 milioni di sterline. L’ex moglie, Sandra Finestone, aveva chiesto di chiudere la relazione accusandolo di averla resa “marginale” e di averle “tolto l’umanità” nei loro anni insieme, perché sempre e solo impegnato con gli affari. Sorrell trovò il denaro vendendo parte delle sue azioni WPP, poi nel 2008 si sposò con Cristiana Falcone, direttrice dell’area media e intrattenimento del World Economic Forum. Sono ancora sposati e secondo i giornali conducono vite piuttosto autonome, per i numerosi impegni delle loro rispettive attività.
Sempre al lavoro
La prima moglie di Sorrell probabilmente non ebbe tutti i torti nel chiedere il divorzio perché suo marito lavorava troppo. C’è un aneddoto ricorrente, probabilmente un misto tra realtà e leggenda, che viene raccontato per dimostrare l’ossessione per il lavoro di Sorrell. Pare che a volte durante le riunioni in assenza del capo, i top manager delle controllate di WPP inviassero email in contemporanea al loro CEO per sfidare la sua reattività. Di solito le risposte arrivavano dopo pochi minuti, a volte secondi, anche se Sorrell si trovava in un altro continente, impegnato in un’importante cena di affari o in qualche altro evento con i clienti. La reattività era tale da fare ipotizzare che avesse un gruppo di assistenti incaricato di rispondere per suo conto.
Sorrell non ha mai nascosto di essere profondamente legato ai suoi BlackBerry e ora agli iPhone, ma nelle tasche racconta di avere spazio anche per qualcosa di più sentimentale. È una lettera di auguri scritta da suo padre, Jack, prima di morire nel 1989. La frase cui è più legato dice: “Per quanto siano scure le nuvole all’orizzonte, non avere paura”.
Il sistema Sorrell
E in effetti in tutti questi anni non sembra che Sorrell abbia avuto davvero timore di qualcosa. Grazie alla sua fitta e articolata rete di conoscenze e clienti, ha tenuto in piedi e unite centinaia di aziende di pubblicità e marketing, esercitando un potere non indifferente su televisioni, carta stampata e web. I più critici vedono nella struttura creata da Sorrell qualcosa di molto simile alla criminalità organizzata, con un padrino molto potente che da CEO ho goduto dell’approvazione pubblica di tutti e della forza di una rete estesissima, mentre alle sue spalle si covavano invidie e piani per sostituirlo.
Nelle dinamiche della compravendita delle pubblicità, i cosiddetti “centri media” hanno un grande potere, e WPP ne controlla alcuni dei più importanti al mondo, con una ricca clientela di multinazionali. Semplificando, un centro media fa da intermediario tra chi vuole farsi pubblicità e chi vuole ospitare annunci, o le concessionarie che a loro volta venderanno le pubblicità ai loro clienti, di solito editori. Le aziende delegano i centri media a occuparsi di queste cose o perché non hanno proprie strutture interne adeguate per farlo, oppure perché i centri media offrono una maggiore copertura del panorama editoriale e hanno quindi più conoscenze, strumenti e possibilità di vendere le inserzioni. I centri media esercitano quindi un grande potere, orientando ogni giorno milioni di investimenti in pubblicità sui media. Le concessionarie degli editori mantengono stretti rapporti con loro, concordando le campagne che saranno mostrate su giornali, televisioni e siti online (è probabile che anche le pubblicità che vedete in questo momento sulla pagina che state leggendo siano passate per un centro media).
Se provate a moltiplicare processi di questo tipo per centinaia di volte, ad aggiungerci altre società di marketing e agenzie creative in buona parte del mondo, potete farvi un’idea di quanto sia grande ed esteso il dominio di WPP. Sopra tutto questo Martin Sorrell ha esercitato il suo dominio per quasi 33 anni. Vuoi per le inclinazioni del personaggio, o per quella nota del padre sempre in tasca, non c’è quindi da stupirsi più di tanto se in più occasioni Sorrell sia stato paragonato a Napoleone Bonaparte. Il paragone certamente non gli dispiaceva, anche se si limitava a scherzarci sopra, dicendo di essere soltanto alto come lui.
Il dopo Sorrell
In tutto questo, per anni gli azionisti di WPP si sono lamentati delle esorbitanti quantità di denaro pagate dall’azienda al suo CEO. Tra emolumenti e bonus, Bloomberg stima che negli ultimi 5 anni Sorrell abbia raccolto circa 200 milioni di sterline, ma finché i conti di WPP erano a posto le lamentele non avevano praticamente conseguenze. Le cose sono iniziate a cambiare nell’ultimo anno, quando è diventato evidente che le previsioni finanziarie di WPP non erano più realistiche, se confrontate con l’andamento del mercato della pubblicità. Le azioni di WPP hanno perso quasi un terzo del loro valore in borsa in un anno, molto di più delle altre società del settore. Lo scorso marzo, WPP ha dovuto rivedere sensibilmente le sue previsioni di crescita, con Sorrell che è rimasto a lungo sulla difensiva mentre veniva criticato dai suoi stessi azionisti.
Ulteriori complicazioni sono arrivate tra marzo e aprile, quando si è saputo che era stata avviata un’indagine interna a WPP per valutare il comportamento di Sorrell e la legittimità dei suoi costosi emolumenti e bonus. A metà aprile Martin Sorrell ha rassegnato le dimissioni, anticipando il consiglio di amministrazione di WPP che stava per rendere pubbliche le conclusioni dell’indagine. Sorrell ha negato qualsiasi responsabilità, mentre l’azienda non ha più dato notizie, confermando solamente l’esistenza del rapporto sul suo ormai ex CEO, ma non le informazioni contenute nel documento. Non si sa quindi quali siano le cause che hanno portato a parlare di “cattiva condotta”.
Prima di lasciare WPP, Sorrell ha scritto un messaggio ai suoi dipendenti nel quale ha spiegato di essersi fatto da parte perché la vicenda stava mettendo “troppe e inutili pressioni sugli affari”, ritenendo quindi che fosse nell’interesse dell’azienda che lui lasciasse il posto da CEO. Sorrell ha cercato di rassicurare i dipendenti, ricordando che WPP ha resistito già in passato ad altre “difficili tempeste”.
Il consigliere di amministrazione italoamericano Roberto Quarta ha assunto temporaneamente il ruolo di amministratore esecutivo, nell’attesa che il consiglio di amministrazione indichi un nuovo CEO. Mark Read, già a capo di Wunderman (una delle controllate di WPP), e Andrew Scott (responsabile dello sviluppo di WPP) hanno entrambi assunto il ruolo di direttore operativo e secondo Quarta hanno il “pieno sostegno” del consiglio di amministrazione.
Cosa succede adesso?
L’uscita di Martin Sorrell non sarà comunque indolore e secondo gli analisti potrà avere pesanti conseguenze per WPP. A metà maggio un rapporto preparato per gli investitori, a cura della società di consulenza Glass Lewis, ha sconsigliato di riconfermare l’incarico di Quarta, durante la prossima riunione aziendale in programma per giugno. Nel rapporto sono espresse “profonde riserve” sulle scelte di Quarta e su come ha gestito il dopo Sorrell, compresa la decisione di non rendere pubbliche le conclusioni dell’indagine interna e di non avere lavorato in modo trasparente alla ricerca di un successore alla guida di WPP.
Un portavoce di WPP ha detto che un voto contro Quarta in una fase così delicata andrebbe contro la società e gli interessi degli investitori, visto che in questo momento l’azienda ha bisogno di stabilità. Non è poi chiaro chi potrebbe succedere a Sorrell: alcuni vorrebbero affidare il compito a Read, mentre altri pensano a una figura esterna come Tim Armstrong, il capo di Oath, società nata dalla fusione di AOL e Yahoo.
Secondo gli analisti, difficilmente il nuovo CEO avrà le capacità dimostrate in più di 30 anni da Sorrell di mantenere insieme così tante aziende sotto un’unica multinazionale, diventando centrale nel mercato della pubblicità con clienti come P&G o Coca-Cola. Interi pezzi di WPP potrebbero essere venduti per fare cassa e ridimensionare parte delle attività. I compratori non mancano, a partire dalla società di consulenza internazionale Accenture, che negli ultimi anni ha mostrato un interesse crescente per il settore pubblicitario. Il nuovo CEO dovrà del resto fare i conti con un’azienda che non rende più come un tempo e che ha grandi costi di gestione.
Martin Sorrell nel frattempo non è sparito e non sembra intenzionato a farlo. Durante una conferenza a New York a inizio maggio, ha detto di voler ricominciare: “Non me ne andrò volontariamente o involontariamente in pensione”. Sorrell ha detto che nelle ultime settimane ha potuto vedere il mondo della pubblicità dall’esterno, cogliendo contraddizioni e nuove opportunità per rilanciarlo, soprattutto per quanto riguarda le sfide poste dal digitale, dove le grandi aziende di Internet tendono a sostituirsi ai tradizionali intermediari per la compravendita degli annunci. Sorrell ha del resto almeno 700 milioni di dollari da parte, secondo le stime più recenti, e non dovrebbe avere problemi nel mettere in piedi una nuova azienda: il suo contratto con WPP non ha mai compreso una clausola che gli vietasse di farle concorrenza, un giorno.
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