#cazzo voglio essere felice
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a me personalmente non frega un cazzo di essere messo al primo posto o al secondo o al terzo ecc. nella vita di una persona, quello di cui avrei bisogno è di sentirmi voluto, quella roba tipo “non ho bisogno di te ma ti voglio con me”, io non voglio essere e non ho la pretesa di essere la portata principale nella vita di una persona, anzi io al mio fianco vorrei una persona che sia già felice di suo, però onestamente mi piacerebbe essere il valore aggiunto, il dolce nel finale, la ciliegina sulla torta, la scena post credit che dà un senso al film, il jolly che ti cambia la partita a scala quaranta
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Ruolo naturale di una liceale
Sei il mio sfogo, il mio giocattolo, il mio trastullo. Posso fare di te ciò che voglio. Poi t'aiuterò a ricomporti e a tornare a casa. Rivestirai i panni della mia innocua e tranquilla, giovane vicina di pianerottolo. La ragazza semplice, casta, timida e figlia unica che nel condominio, a scuola e in piazza tutti adorano. La cocca di mamma e papà, genitori premurosi per cui tu sei tutto. Loro sono infatti i miei due adorabili vicini di casa, ignari e con me sempre generosi, che stasera ti faranno trovare al solito una cenetta coi fiocchi; poi una doccia ristoratrice e un letto pulito. In sostanza, l'accogliente atmosfera casalinga di sempre.
Sono separato da diversi anni. Mi ritengo a ragione un inquilino modello. Non rompo l’anima a nessuno: neppure mi sento, dove sto. Però per mesi, da quando sei diventata adolescente e il tuo corpo ha iniziato a bollire, t'ho subìta pazientemente. In ascensore e tutte le volte che ci trovavamo da soli. Sempre pieno di scrupoli ma a lungo ammiravo a bocca aperta le tue trasparenze da infarto. Poi il tuo chinarti a gambe ben larghe, microgonna e culo in alto rivolto verso di me nel garage, facendo finta di raccogliere qualcosa. Potevo vedere chiaramente che sotto il collant non indossavi mutandine. E che avevi la fica ben curata, con solo una strisciolina di peli. Hai voluto un aiuto per matematica e scienze; quindi hai preso a venire spesso dopo pranzo a casa mia.
Ho pregato qualcuno lassù perché non mi facesse compromettere i rapporti di buon vicinato, mentre subivo a lungo la visione apparentemente casuale delle tue tettine appetitose, ben visibili dalla camicia che lasciavi sempre aperta fino all’ombelico. Capezzoli turgidi che avrebbero risvegliato un morto. Poi sei passata pian piano ai doppi sensi mirati a una sola cosa. Quindi alle tue esplicite allusioni sessuali. Mi hai dichiarato infine la tua ferma volontà di essere sverginata e scopata da un uomo maturo. Me l’hai detto fissandomi negli occhi. Un pomeriggio, dopo matematica, all’ora della pennichella, t’ho sfondata di dritto e di rovescio. Sei andata via umiliata, incazzata e dolorante. Ma in fondo felice.
Cazzo: non ce la facevo più e confesso che pensando a te m’ero ammazzato di seghe, fino a quel momento. Piangevi dal dolore e dalla rabbia, perché ti tenevo ferma e ti prendevo a schiaffi per farti tacere, mentre ti scopavo forte e infine ti sborravo sul pancino. Quando sei uscita da casa mia eri in lacrime, trucco sfatto e rossa in viso. Per un momento ho temuto il peggio. Che credevi troietta: che ti facessi le coccole dolci per ore e ti chiedessi di continuo “ti fa male, tesoro mio?” Per fortuna m’hai mandato subito un messaggio tranquillizzante, pieno di cuori e mi comunicavi che volevi assolutamente ripetere la cosa all’indomani. Integralmente. Quindi da quel momento non desideri altro.
Vuoi da me il sesso duro e senza fronzoli. Esigi la dominazione del maschio forte e deciso, impietoso sulla tua carne di femmina acerba ma sessualmente eccitata e insaziabile. Sapessero i tuoi cosa combini con me, in genere nel primo pomeriggio! Quanto soffri se ti lego per strizzarti e pinzarti i capezzoli come piace a me, come piangi se ti maltratto un po’ prima di scoparti. Da un po’ di tempo inoltre tu vuoi molto di più; quindi hai preso a venirmi a trovare anche tra le undici e mezzanotte. Quando i tuoi dormono e finalmente entrambi russano della grossa. Quello è il suono dolcemente atteso da te del via libera per il nostro piacere.
Di soppiatto e in assoluto silenzio, arriva la mia Venere fonte di godimento sessuale, la mia seconda giovinezza. Così possiamo scopare tranquilli nel mio letto per almeno un’ora o più come ci pare e piace. Sapessero i tuoi quanto la luce dei loro occhi gradisce prenderlo in culo stringendo i denti per la sofferenza. Ti vedessero quando in ginocchio mi implori di sbatterti e strusciarti il cazzo in faccia, prima di iniziare a succhiarmelo di gusto e con gran foga. Sorridi, quando te lo faccio. Vedessero quanto sei felice con il mio uccello tutto affondato nella tua dolce, innocente boccuccia, o quando con le tue piccole dita, sulle gote e sulla fronte raduni, raccogli e poi ti ficchi in bocca e ingoi avida tutta la mia sborra, dopo che te l'ho sparata sulla faccia.
Perché ormai sei già una gran puttana, ragazzina: ti piace il cazzo maturo, è evidentissimo. E non puoi più farne a meno. Mi messaggi di continuo e se capita un giorno in cui per miei motivi di lavoro, per trasferta, non ci possiamo vedere, vai letteralmente fuori di testa. Ti bruciano la fica e il culo, quindi nella tua cameretta ti ci infili dentro qualsiasi cosa e dopo aver goduto mi mandi le foto. Per farmi arrapare, per prepararmi al vero tornado che di sicuro m'aspetta, quando tornerò. So che sarai tu a punirmi dolcemente per averti fatto aspettare: dovrò leccartela lungamente e farti venire così almeno due volte.
Vuoi soltanto il sesso forte, brusco. Le cortesie le lasciamo volentieri agli innamorati e alle loro prime schermaglie ipocrite. Tra noi esiste solo un linguaggio fortemente osceno, accompagnato da miei forse incoscienti ma inevitabili atti di pura sopraffazione brutale e grandi schiaffi. Con molto sudore e fatica fisica di entrambi. Vuoi replicare all’infinito la tua prima volta. Solo che la tua soglia del dolore s’è alzata parecchio, ultimamente. E io ti devo domare impiegando sempre più energia, con crescente forza fisica. Ti tengo per i capelli, ti sfondo il culo, ormai usurato e slabbrato, in un secondo. Senza neppure lo sputo e ti uso come una vecchia troia da quattro soldi, perché è così che ti piace. Urli di puro dolore, piangi. Piangi ma intanto vieni e godi.
Sei molto furba e sottile, però; sai che non puoi suscitare sospetti. Una bella liceale dell'ultimo anno, una giovane carina come te dovrà pur avere un innocente filarino. Per cui, dopo che gli hai fatto gli occhi dolci per un po', il ragazzo che frequenti ultimamente sta decidendo di dichiararsi a te: te l'ha detto la tua amica. Lui sogna di darti il primo bacio non appena possibile e di fidanzarsi con te ufficialmente in casa prima degli esami di stato la prossima estate. Ti vuole. Non osa sperare altro, per ora. Ma ti pensa, ti desidera. Il primo bacio accadrà sicuramente domani pomeriggio. Perché dopo aver studiato andrete finalmente da soli al cinema.
Niente comitiva. Sono tutti complici e a te piace molto recitare la parte della verginella timida e paurosa. Ridi da sempre con me, di queste cose, mentre sei nuda e bellissima nel mio letto. Tutto dovrà essere perfetto. Hai già preparato insieme a tua madre un bellissimo e castigato vestito al ginocchio, con un golfino rosa di cotone a coprirti le spalle. Casto cerchietto a riporto col golfino a tenerti ordinate le lunghe chiome. Profumo di mamma dietro le orecchie, sui polsi e sul collo, per farlo svenire di passione.
Saprai di pulito e di buono. Un miracolo d’amore e bellezza tutta per lui. Mi raccomando: sii un po’ impacciata e non farti toccare troppo, sotto la gonna. Respingi con cortese fermezza le sue avances. Ma fatti pure baciare lingua in bocca. Non rivelare la tua grande expertise, per favore. Fingi imbarazzo. Occhi bassi: che percepisca in te un grande pudore virginale. T'accarezzerà, tenero e protettivo. Diventerai il suo amore, un simbolo d'innocenza. Sarai il suo fragile bocciolo di purezza, da adorare, coltivare e idealizzare.
Domani notte ci vedremo e mentre mi masturberai e a seguire me lo prenderai nella fica, allargandola al massimo per farci entrare anche i miei coglioni, io vorrò sapere tutti i particolari. Adesso apri bene e alza un po’ più le natiche, per favore: ti devo sborrare in culo. No, non gridare. Zitta, piccola troia. Aaaaah…. siii… che bello: hai una caverna elastica, al posto del buco del culo. La mia verga entra ed esce con estrema facilità. Come godo, mentre stantuffo liberamente e infine sborro e prendo a schiaffi le tue chiappette sode. Zitta t’ho detto… puttana apriti un po’ di più… finalmente ti vengo in culoooo……
RDA
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sono particolare, si. storta come la torre di Pisa, segnata da rabbia, odio, ansia e depressione.
quell’odio ce l’ho scritto sulla pelle. il mio corpo è da sempre l’unico posto in cui riesco a scaricare rabbia e sofferenza.
ho perso il conto delle volte in cui mi sono sentita giudicata per tutte le cicatrici che porto addosso. d’altronde non mi aspetto che tutti capiscano, ma sono state le mie esperienze a farmi smettere di giudicare gli altri, perché ho capito che non posso capire tutto e tutti, ed è proprio perché non capisco che non mi permetto di giudicare.
un tempo mostrare le mie cicatrici mi spaventava, sapevo che tutti (o quasi) mi avrebbero giudicata, in primis la mia famiglia. l’estate era un inferno, dovevo scegliere tra morire di caldo o andare in giro con le braccia scoperte e le cicatrici bene in vista, odiavo il fatto di non poterle nascondere. ad oggi le mostro volontariamente, non perché ne vado fiera, non c’è niente di cui andar fiera. le mostro senza problemi semplicemente perché mi sono rotta il cazzo, non mi importa del giudizio degli altri, anzi, in fin dei conti io le trovo anche “carine”, o almeno mi piace consolarmi pensando che lo siano. mi sono rotta il cazzo di avere paura dell’intimità, di avere paura dei vestiti estivi, di avere paura di farmi vedere. ci devo convivere con queste cicatrici, fanno parte di me, quindi non me ne frega un cazzo. dopo aver scattato queste foto, riguardandole, mi sono odiata più del solito, ho pensato “le ragazze normali possono fare foto del genere e risultare attraenti, mentre io sono solo qualcosa di rotto, per niente attraente”. però poi ho pensato che non fa niente, nella vita non voglio essere attraente, anzi, non vorrei proprio essere in vita. quindi è già tanto che sto resistendo, sono ancora “viva”, per così dire, a chi importa se ho qualche cicatrice addosso? ai miei nonni brillano gli occhi quando mi vedono sorridere, loro sono felici che io sia ancora qui. i miei amici hanno visto ogni singola cicatrice e mi parlano ancora, tengono ancora a me, hanno sofferto quando ho provato a togliermi la vita, ci sono stati male entrambe le volte, loro sono felici che io sia ancora qui. il mio cane mi fa ancora le feste e vuole ancora le mie coccole quotidiane, lui è felice che io sia ancora qui. sono io a non esserne felice, ma voglio provare ad esserlo, voglio darmi ancora una possibilità. tutti gli altri non contano, tanto la gente avrà sempre tante critiche da fare e poche parole gentili.
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Sono stufa di quello che, sotto notizia, viene esaltato e elogiato. In questi giorni è stato dedicato (più di) un articolo ad un ragazzo, benestante figlio unico con entrambi genitori lavoratori, che andrà alla Normale di Pisa. Credo siamo arrivati a dei livelli davvero assurdi su queste glorificazioni: uno perché sinceramente ok bravo grande ma andare alla normale di Pisa non mi pare sia un evento così straordinario da ricevere titoli sul giornale, due perché credo sia profondamente ingiusto guardare solo alle "grandiosità" di persone che fin'ora nella vita avere una difficoltà non sanno nemmeno cosa significhi e per di più esaltando al massimo dei risultati che non sono nemmeno così eclatanti.
Così questo post voglio dedicarlo innanzitutto a mio cugino. Ragazzo dislessico e probabilmente con diverse altre difficoltà che non sono mai state approfondite, dopo la morte del padre ha finito con molta fatica le superiori ritrovandosi solo con sua madre Miss Testa di Cazzo che non lo aiuta men che meno supporta in nulla. Bravissimo con la musica, un quasi orecchio assoluto, si è finalmente diplomato al musicale dopo esser stato bocciato due volte e l'unica cosa che gli ha lasciato la scuola è un rigetto per gli strumenti. Nonostante tutto, nonostante a Natale quando l'ha detto quasi tutti sono scoppiati a ridere, lui quest'anno inizia informatica all'università. Ti voglio bene da impazzire, mai avrei pensato di vederti così felice e elettrizzato all'idea di continuare gli studi, grazie di esistere, mi insegni tantissimo, sono orgogliosa di te.
Voglio dedicare questo post a tutte le persone che nonostante le mille difficoltà della vita sono riuscite a raggiungere i propri scopi. Voglio dedicarlo a tutte le persone che sono dovute scendere a compromessi e a quelle che hanno dovuto rinunciare. Voglio dedicare questo post alle persone che vivono di quello che ormai passa per normalità o addirittura banalità.
In fine, vorrei dedicare questo post anche a me. Non sarò riuscita a prendere una laurea, non sarò diventata la prima italiana o la più giovane a fare qualcosa, non sono diventata ricca, non ho aperto un'attività progressista, non sarò un genio, non avrò fatto tutte le scelte giuste, non sono chissà chi o chissà cosa.
Ma sono qui. Dopo tutto quello che ho passato sono qui, sono viva e mando avanti la mia vita anche in modo funzionale. E ora dirò anche qualcosa che mi fa strano e un po' schifo perché stride molto col mio modo di affrontare e pensare le cose, ma: al mio posto il ragazzino neonormalista probabilmente si sarebbe sparato in testa a 19 anni, io al suo posto probabilmente sarei riuscita almeno a entrare come lui alla normale di pisa. Gli auguro il meglio, ma a me faccio anche i complimenti.
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Pugliese doc, per sempre, ti amo
Le relazioni mi son sempre state ferale sconquasso di grande angoscia. Stare con una donna significa temere costantemente di ferirla, sgretolandola brutale fra le fauci, chiedersi ogni giorno: e se domani incontrassi l’amor eterno? Cosa potrei fare allora? Aver orrore di sbagliare strada e non poter tornare indietro, perché non sempre si può far inversione a costo zero. Anzi, quasi mai. Ma non voglio più ferire, tradire, esser causa d’ulteriori sofferenze. E così schivo l’impegno finché posso, convinto d’esser libero, di poter gestire il terrore della scelta, la paura di perdersi qualcosa di meglio che ancora non c’è. Una simile inquietudine m’accade con la pizza. Cerco da sempre la pizza della vita e qualche mese fa, casualmente, m’è capitato d’incontrarla: rossa di pomodoro, mozzarella, pomodori secchi, ricotta forte e basilico, bassa, digeribile, perfetta. Da quando l’ho assaggiata, non ho più voluto tentarne altre, sto bene, mi sono assestato e sono felice, perché il sabato, quando so che lei m’aspetta, godo già dal pomeriggio nell’attesa di vederla. Ora, entusiasta della scoperta, ne ho raccontato subito la gioia alla mia ex psicoterapeuta, evidenziandovi il nesso con la mia fifa dei legami e quello che mi pareva, forse, uno spiraglio di salvezza, la speranza di non esser condannato all’insoddisfazione eterna. Ma, invece di congratularsi per l’inaspettata rivelazione, lei ha preso a dirmi: “Così però ti neghi la possibilità di sperimentare nuove pizze. Potrebbe essercene una ancor più buona, ma tu così non lo saprai mai”. Ma dico, cazzo, da che parte stai? Faccio tanto per uscire da questo cazzo di loop, ti dico che forse ho trovato una risposta e tu ti metti lì a tentarmi? “Allora, Giuseppe, come esercizio per la prossima volta ti do il compito di provare una nuova pizza sabato”. Sì, convinta. Lo farò sicuramente. Il sabato, com’è ovvio, ho tenuto il punto e ho ripreso, fedele, la mia stupenda amata pugliese doc. Come se non bastasse, però, son giunti a canzonarmi anche il buon Angelo e la cameriera del locale (!!!!), spronandomi a cambiare ché “la monotonia è noiosa” ed “è come vivere coi paraocchi”. OK, alla fine esausto, ho promesso un cambiamento. Ci sono ricascato. Ho ceduto. Ho tradito la mia pizza. Ieri sera ne ho tentata un’altra, apparentemente buona, esteticamente magica, e m’ha fatto schifo, dio, schifo, tanto che devo ancora digerirla. A cos’è valso il tentativo, allora? Avevo ancora bisogno di provare? A fine serata Angelo ha capito e m’ha chiesto scusa. Ha capito e ho capito anch’io d’esser finalmente sulla buona strada.
#nonché di star gioiosamente risparmiando 70 euro a settimana#una pugliese doc è per sempre#la santa meraviglia di scoprirsi felici e fedeli
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Una ragazza che conobbi tanti anni fa e per la quale avevo una “cotta” quando avevo 16 anni (lei aveva un anno più di me), mi disse una volta: “Io vorrei morire a 50 anni. Non voglio vivere la vecchiaia”. Lì per lì, come invero avveniva in gran parte degli episodi della mia vita adolescenziale, non capii un cazzo.
Oggi però alla soglia dei 40 anni forse posso capire cosa volesse significare. O meglio, cosa volesse intendere lei dovrei chiederlo a lei, ma capisco cosa significhi per me oggi quel “non voglio vivere la vecchiaia”.
In effetti ci vuole coraggio a guardare indietro, nel passato.
Forse anche più di quanto ne occorra per guardare al futuro.
Perché guardare indietro attraversando il senso di colpa ed il rimpianto per poi tornare ad oggi senza spararsi in fronte è un esercizio spirituale di forza e pazienza ben più duro e impegnativo rispetto a quello di guardare avanti con speranza e desiderio.
A maggior ragione se poi, in certi momenti, sei così spento quasi da non desiderare più nulla.
È infatti tutta una continua lotta con me stesso per accettarmi, per sforzarmi di concentrarmi sui miei doveri, sui miei progetti, sul mio "futuro". Ma quando mi fermo e mi guardo dentro sento un macigno legato all'anima che mi sprofonda e mi riporta giù, nelle profondità del mio abisso.
Sento quella voce che continua a ripetermi che sono sbagliato, che tutto quello che ho fatto è sbagliato, che se oggi mi ritrovo come sono è perché sono sempre stato sbagliato. E così mi tornano in mente le parole che scrissi nei miei momenti più bui: "Perché forse non è questione di quello che va o che non va, di quello che ho sbagliato o che dovrei fare, forse c'è qualcosa in me che qualunque cosa faccia non andrà mai, come una sorta di freno a mano tirato che mi impedisce di andare al massimo, come la linguetta isolante di plastica tra la batteria e i circuiti che non mi consente di funzionare al mio meglio ed essere felice nemmeno quando tutto sembra vada bene. Forse sono io che sono sbagliato, sono io che non vado. Forse sono difettoso".
Guardo quindi dietro di me e vedo sempre gli stessi problemi, sempre la stessa inquietudine, sempre la stessa insoddisfazione, che ciclicamente si riaffacciano sul mio cammino. E penso a quanto tempo e a quante occasioni ho sprecato per essere felice. Ai torti fatti agli altri e a me stesso, a quello che è stato e che non è stato, a quello che non tornerà mai più, al mio spirito che si è spento e non si riaccenderà più, ed ai giorni che scorrono inesorabili verso la fine.
E allora ecco che torna il desiderio di non voler "vivere la vecchiaia" e lasciarsi andare una volta per tutte. O quantomeno di non prolungare l'agonia troppo a lungo (con quel 'vorrei morire a 50 anni') dato che come scrissi altrove "uno stillicidio del genere non lo sopporto più già a 37 anni, e immagino quanto devastante possa essere arrivare in queste condizioni a 80/90 anni"...
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Cose che non voglio mai dimenticare:
- il primo viaggio dopo il covid, a Roma con mia cugina. speravo di incrociare certi occhi, riconoscerli. ero felice, mi veniva voglia di piangere. la città era come nei ricordi di bambina. e quando me ne stavo per andare, mentre sedevo al parco del colle oppio, una tristezza incontenibile.
- la prima volta che mi hai detto al telefono, dopo essere venuti, che ti era sembrata più intima delle altre.
- mio fratello neonato che mi tende la mano dalla culla, per dormire accanto a me.
- quando N. mi ha detto che mi trovava interessante, per me lui era tipo chris hemsworth. (maledetto, sei il mio più grande what if)
- quando ho costretto mio padre a portarmi al cinema per vedere le winx, mentre mamma era a letto con la febbre. non potevo aspettare, dovevo sapere il segreto di bloom e di domino.
- quando mia mamma mi ha portata in libreria per la prima volta. eravamo alla casa al mare in Calabria, la libreria si chiamava Victoria ed odorava di nuovo e infinito.
- il tuo sguardo davanti alla metropolitana quando il primo incontro si era esaurito, noi due silenziosi. volevamo dire tante cose, tu hai parlato per primo come sempre e mi hai chiesto di non dimenticarmi mai di te. promesso.
- i miei cugini piccoli che mi regalano disegni.
- le risate genuine la notte di halloween a casa mia con G. e F., avevamo sedici anni e tutto ci sembrava facile, eccetto la matematica.
- le serate con il medico bono di cui M. era innamorata. una parte di me, quella più buia, si compiace se pensa che ha sorpreso il medico a fissarmi e scattare foto di nascosto.
- quando il prof di arte si è "sottomesso" (rega' non come pensate voi, non fate i porci), dopo essersela presa con me inutilmente. che soddisfazione è stata per la me di diciassette anni, lasciargli intendere che lo avevo mandato a fanculo. che io ero quella forte. ammetto che in questo c'è del sadismo, dovrei chiedere a Freud?
(ci sono tante altre cose, ma sono più intime e le scriverò sul mio diario)
Cose che voglio dimenticare, ma probabilmente non lasceranno la mia mente:
- il vuoto negli occhi di mio cugino A., soprattutto quando ride voglio scordarlo. è anche più triste. un tempo era un bambino turbolento, che mi faceva tanto ridere, adesso nemmeno parliamo.
- mio fratello che tira i pugni nel muro durante la quarantena.
- le incessanti liti dei miei prima della mia laurea.
- le urla a casa dei nonni il 12 dicembre.
- tu che ti arrabbi con me.
- l'università.
- le attenzioni che ho dato a quel coglione di G. che vive di fronte a me. che tempo sprecato, per una persona così piccola.
- quando le merde dei parenti mi regalavano vestiti di taglie più grandi perché "tanto tu sei come tua cugina A., avete la stessa taglia" e non era vero. non ero grassa, ma ci ho sempre creduto guardandomi allo specchio.
- quando le persone a cui voglio un bene dell'anima mi hanno detto che non faccio un cazzo, mettendo in dubbio il mio disagio.
(e altro)
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Come risponderesti alle accuse per cui la top surgery è diventata più una body modification piuttosto che una gender affirming surgery? Questa accusa deriva dal fatto che è diventata una operazione chirurgica cui si sottopongono anche donne che non sperimentano disforia di genere e non hanno intenzione di intraprendere un percorso di transizione. Ti mando il link del video in questione, spero non ti triggeri o altro
https://youtu.be/pCc-W8F-qZ0?si=7_Ic4xneDbX4STFR
Ciao! Non guarderò il video in questione perdonami, l'ho aperto e mi è bastato vedere un estratto di un video di Sarah Kate Smigiel ripreso (in modo credo illegale) per contestare ciò che dice. SK è una persona che seguo e stimo, al contrario di chi ha fatto il video, Arielle Scarcella e Buck Angel. Entrambi molto conservatori, che per il solo fatto di essere una persona lesbica e una persona trans si sentono legittimati a difendere posizioni à la Salvini. (Del tipo che secondo loro le persone non binarie non esistono, quindi ti comunico che al momento stai parlando con un fantasma). Loro due sono la dimostrazione che non conta "chi sei", ma come ti posizioni.
Fatta questa premessa, perché dovrebbe essere un'accusa? Cosa ci sarebbe di male se una persona volesse operarsi per motivi esclusivamente estetici e non di affermazione di genere? Ci rifacciamo il naso per affermazione di genere? No, eppure nessuno si sognerebbe di criticare tale scelta. C'è chi si rifà il corpo in toto, chi si tinge e taglia i capelli, chi si ricopre interamente di tatuaggi etc... ma queste scelte non vengono stigmatizzate a livello sociale. Il problema per me qui sta nella visione patologizzante: non gli sta bene che le persone possano fare qualcosa semplicemente perché vogliono e non perché soffrono. Secondo questo schema di comprensione, se sei trans, tutto ciò che fai si riconduce a disagio, tentativo disperato di allineamento mente-corpo, affermazione di genere. Per molte persone sarà anche così, ma perché fa così tanto scalpore che una decisione come la mastectomia possa essere presa da chiunque in serenità, senza per forza voler affermare il proprio genere ma semplicemente la propria identità?
Le persone fanno la qualunque per stare bene con sé stesse e vedersi riflesse come si piacciono. Lo stesso confine tra affermazione di genere e scelta estetica per me è più sfumato di quanto crediamo. Anche per me individualmente è così, io non mi sto operando per affermarmi "più maschio" o perché sto così male da non uscire di casa, lo faccio per piacermi di più e vedere allo specchio ciò che desidero: affermazione di genere sì, ma anche scelta estetica per essere fisicamente più vicino a quel "come voglio essere da grande". Ognun* è responsabile del proprio corpo, ne fa ciò che preferisce, e difficilmente si arriva fino in fondo a un'operazione chirurgica senza volerlo davvero (prima ci sono incontri, pagamenti, esami etc...). Cosa importa chi la vuole e perché la vuole? Se una donna cis si piace di più senza tette, nessun* si deve permettere di dirle che non va bene. Jess T. Dugan è una persona che continua a usare il pronome she/her che ha deciso di fare la top surgery, ne ha fatto una parte bellissima della propria carriera fotografica e dopo anni anche una mostra, perciò direi che esiste anche questa felice possibilità.
Sogno un mondo in cui non dobbiamo rompere il cazzo alle persone, ma piuttosto accompagnarle ed essere loro di supporto nelle varie scelte che prendono. Rispondere ai dubbi, informare, fare in modo che siano scelte consapevoli, ma senza porre paletti o confini su chi può fare cosa. Io poi non sò per le politiche identitarie regà, studio Butler Foucault e la teoria queer per me pure tutti sti confini hanno senso fintanto che li usiamo per giocarci, per ritrovarci tra noi, per lottare politicamente, costruire fronti, farci riconoscere e darci nomi che ci facciano sentire bene... Però mica pensiamo che la profondità umana si risolva così, no?!
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Quello che faccio con te
Non avrei mai pensato di poter scendere così in basso. O in alto, dipende dai punti di vista, da come ti hanno cresciuta e dalle preferenze personali. Ci sono momenti in cui mi vergogno molto di me stessa: per la mia educazione e i miei valori. Infatti, tutto ciò che faccio con te è immorale, contrario alla mia etica, ai miei princìpi e soprattutto mi fa sentire fortemente colpevole. Perché lo sono; non ho scusanti.
Ho un marito d'oro, che mi ama e che non fa mancare nulla alla famiglia. Lavora sodo e abbiamo due figli piccoli. Stiamo costruendo una vita insieme, innamorati e complici. Ma poi, nascosta dietro al mio senso del peccato, ingombrante nella mia coscienza e pesante come un macigno, c'è questa relazione illecita, torbida e oscena che ho iniziato con te. Sei uscito fuori dal cilindro per caso e hai tirato fuori una versione di me che io stessa non conoscevo.
È iniziato tutto con dei semplici messaggi gentili; ci hai saputo fare. Hai iniziato a confessarti, lentamente. Solo per farmi aprire a mia volta. Gradatamente, dalle cose personali e passando per le semplici battutine umoristiche, sei passato ai complimenti via via più arditi e frequenti; che erano per me una vera delizia, confesso. Per poi trovarmi oggi col tuo cazzo ficcato profondamente nella bocca o nel culo alternativamente. Pompa adorata che mi sborra in gola libero e padrone.
O mi sfascia lo sfintere anale. Rompimi il culo, fa' si che mi escano le emorroidi e che soffra come la cagna che sono. E ne voglio ancora, sempre di più. Non farmelo mancare mai, bastardo uomo! Tutto mentre mio marito, uomo buono e ignaro, bada ai nostri bambini. Sono una vera porca, ingrata e bastarda. Si: scopami forte e non farmici pensare. Inculami brutalmente. Si, così! Ancora di più: spaccami l'ano, che me lo merito. E poi chiedimi di succhiarti l'uccello fino all'ultima goccia. Perché merito di essere trattata come una puttana. Anzi: peggio! Prima o poi ti chiederò di ingravidarmi, per legarti di più a me.
Ecco fino a che punto hai preso il controllo della mia persona! Comandi sul mio corpo e hai in pugno la mia psiche. In fatto di sesso, mi hai portata pian piano a fare cose che sino a qualche tempo fa avrei ritenuto semplicemente riprovevoli, disgustose. Ma che quando non siamo insieme non vedo l'ora di rifare con te. Solo con te. Le replico di continuo nella mia testa. Voglio solo te. Il tuo cazzo, la tua sborra col suo sapore, quell'odore e quella consistenza. Adoro quando me la spari in faccia o sul petto.
Amo ancor di più quando mi cola dal buco del culo, mentre frettolosamente torno a casa piena di complessi di colpa ma con un sorriso largo sul viso. Chiunque capirebbe che ho appena scopato. Perché sei diventato uno scomodo e amato chiodo fisso, nella mia mente di peccatrice incallita e senza alcuna speranza di redenzione. Dio mio: tradisco mio marito! Non l'avrei mai creduto neppure immaginabile, sino a un paio di mesi fa. C'è poco da fare: sono una vera troia. Come una di quelle di cui si parla tra noi donne quando parte il taglia e cuci; una di quelle che si salutano cordialmente in pubblico, salvo poi sparlarne alle spalle tra noi. Invidiandole un po’. Invidiandole molto.
Il giovedì pomeriggio mi faccio bella per uscire. Ufficialmente per fare un giro di compere, poi un gelato e un caffè con Laura, la mia amica intima. E mio marito è orgoglioso di me. Gli brillano gli occhi, quando mi vede tutta apparecchiata a dovere. Mi bacia sulla guancia e mi raccomanda: “divertiti, con la tua amica; non fate troppo tardi. Ti aspetto per cenare tutti insieme.” Lui è profondamente felice, orgoglioso di me e contento intimamente di lasciarmi qualche ora libera di innocente svago. Sapesse! E io allora mi sento un verme, perché sto per venire da te, a godere di noi. Ma com'è potuto succedere…
Sei l'esatto opposto di ciò che apprezzo, in un uomo; non abbiamo neppure le stesse idee politiche. Eppure non riesco a togliermi dalla testa il tuo maledetto sorriso e l'odore del tuo corpo. Vuoi ridere? Mi eccita da morire carezzare il tuo petto possente pieno di peli, per poi scendere a impugnare il tuo scettro. È una cosa che sogno anche di notte, stando a fianco all'uomo che mi adora. E quando scopo con lui, ho comunque in mente solo te. Sono una puttana: non c'è altro da dire. Amo il tuo cazzo.
Soprattutto quando lo indurisci guardandomi spoglia e pronta. Lo voglio: in bocca, in culo, in fregna. Come vuoi tu. Troia da bordello fatta e finita. Affamata di cazzo. Ma una puttana almeno lo fa perché deve guadagnarsi il pane da mettere a tavola. Io invece vengo con te perché sono ormai innamorata come una tossica, dipendente oramai da te e da questa storia nascosta, disonesta, sporca. Perché sono una persona debole e lurida dentro. Fammi male, ti prego. Coprimi di sborra la faccia. Puniscimi come merito. Perché non finisca mai questa assoluta vergogna della mia anima.
RDA
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Mi augurerei di essere felice ma è tutta la vita che me lo auguro e sono stufa di seguire un desiderio così effimero. Se solo fossi una testa di cazzo come altri miliardi su questo mondo che si augurano una Ferrari, una vacanza di merda a Ibiza, tutte stronzate conquistabili con il dio soldo. No io dovevo nascere come quella che durante catechesi a 9 anni quando ti chiedevano che cazzo vuoi dalla vita la risposta era sempre "felice" come se qualcuno sapesse come cazzo arrivarci. Allora negli ultimi anno ho cominciato a mettere paletti per raggiungere questa meta tanto ambita. Paletti messi in modo molto intelligente se non fosse che gli ultimi dieci mesi mi hanno e tutt'ora stanno distruggendo a livello psichico. Quello che voglio allora per quest'anno è semplicemente trovare una traccia, una direzione da seguire che sia a livello lavorativo che sia a livello di dove vivere. Voglio cominciare a creare delle basi il più solide possibile e poi possibilmente dovermi muovermi, stravolgere la mia vita il meno possibile.
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L'ufficio della didattica che mi lascia intendere che da laureando probabilmente in graduatoria non ci rientrerò per la magistrale dati i pochi posti,niente onestamente non sarebbe un dramma,troverei qualcosa da fare un annetto,lavorerei in qualche modo.
Facciamo conto sia un anno sabbatico nel vero senso della parola e non un anno perso per una serie di episodi depressivi del 2021 con ricadute sparse che mi sono costate 3 anni di alti e bassi in terapia.
Un'occhio attento se ne renderebbe conto che in questa triennale ho avuto più cazzi che pace,non mi sono mai cercato alibi e so quali sono le mie colpe. So benissimo che mi sono crogiolato forse troppo nel dolore coi tempi(è davvero una colpa?),che piuttosto che piangere e non vedere un senso nella vita potevo forzarmi e provare lo stesso quegli appelli che ho saltato, piuttosto che dover sempre prendere voti alti e mostrarmi al top prime della forma. So che mi sarei dovuto disciplinare in modo militaresco e mindsettato del cazzo,so che sono stato debole. Ma so anche che ho una lista di almeno 10 righe di motivi per cui questo percorso ha avuto più ostacoli che passaggi spianati. Mi si sono ritorte contro un sacco di cose, ogni volta che ho ripreso o trovato equilibrio, sono entrato in un pessimo loop e il mondo esterno e le contingenze mi han dato schiaffi che mi hanno rimesso sul percorso del loop.
Fossi un genitore direi che non fa niente,hai fatto del tuo meglio,ti sei comunque preso la triennale,starai facendo qualcosa, l'importante è che sei felice e tranquillo e poi ti fai la magistrale con sicurezza.
La verità dei fatti è che non voglio manco pensare all'eventualità che io resti un anno accademicamente a spasso, perché succederebbe il pandemonio in questa casa,il figlio dotato che non ha mai dato un problema,mai bocciato,mai bisogno di andare a parlare coi docenti,mai bisogno di mandarlo dallo psicologo per affrontare il divorzio di due persone,sempre forte e andava bene pure se piangeva e urlava al telefono con le uniche persone con cui aveva un canale di sfogo emotivo per il distacco emotivo e affettivo che ha vissuto e che è stato una costante. Conta che ho fallito come uomo o come adulto,no?alla fine gli uomini e gli adulti sono sempre forti,non piangono,vanno avanti e riescono sempre nei modi e nei tempi che definiscono gli altri e la società, perché essere uomini e adulti non è inclusivo,ma è un aut aut su due categorie a priori che o hai o non sei.
Non mi stupisce la statistica per cui la maggior parte degli studenti menta su esami o cose legate all'università,hai aspettative addosso pure dell'anima del tuo trisavolo che stava sotto i Borboni.
Il tutto comunque è ironico,il paese non ha spazio per i giovani,non li incentiva e li vessa,la laurea non fa da scala sociale e manco avere diritti fondamentali è scontato nel miglior mondo possibile,non da aumenti significativi di retribuzione media(eh si poi dicono eeeeeeh ma i laureati escono e si aspettano 4mila euro solo per un foglio di carta),cosa che in altri paesi non fermi all'epoca di baaria invece c'è eccome,eppure ti bombarda di rotture di coglioni stress aspettative e penalizzazioni come se la vita fosse una corsa continua alla preda con altri leoni nella savana.
La preda manco c'è più, però devi correre e scannarti.
Non so davvero dove sbaglio cristo santo,sono solo stanco e non ho delle braccia fra cui piangere al momento,non mi azzarderò nemmeno a dire a qualcuno di questo rischio,passi per un incidente,se sarà sarà.
Guarda tu,dovevo beccarmi 5 materie che da scritte passano ad orali diventando 4x di difficoltà proprio quando sono mentalmente crollato,posti ridotti da un anno all'altro,gente che entra con medie random appena un anno fa,e io che ai miei sforzi mi devo sentire dare prospettive negative SEMPRE,come se valessero solo per me il mio impegno e i risultati,nonostante mi sia fatto un culo quadrato e ne abbia risentito nel fisico.
Che parlo a fare,non ho manco idea dell'idea che voi abbiate di me,penso di trasudare un misto di pietismo e debolezza quando scrivo queste cose come sfogo,ma è l'unico appiglio e occasione di scaricare che mi fa rimettere su la maschera della persona in modo da coprire il volto del soggetto.
Non so se leverò o meno, però lo metto per adesso perché: 1) vorrei che chiunque sia in una situazione di merda sappia che non siete soli,anche se sputano sui vostri risultati,vi fanno pesare il fatto di respirare senza fatturare,siete persone ricche di umanità e complessità da esprimere che non si esauriranno mai in tempi e numeri. 2) ho scritto un papello per 20 minuti distruggendo le regole sintattiche. 3) i vostri sforzi hanno sempre un senso e qualunque cosa voi facciate con impegno e passione lo ha,anche se questo mondo malato dice di no,anche se i vostri cari sono stati plasmati e manco se ne rendono conto da meccanismi disumani e abbiano messo da parte la socialità e l'empatia. 4) per dirvi che se siete ancora qua a sclerare ma resistete,sono fiero di voi.
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Sono geneticamente una ragazza e non posso vestirmi solo di nero perché sennò non sembrerei femminile
Non ho ancora fatto coming out da persona trans e sono geniticamente una ragazza. Non posso scegliere cosa indossare è il pensiero che hanno di me gli altri a farlo
Sono geneticamente una ragazza. Non posso scegliere cosa fare del mio corpo perché sennò gli altri mi guarderebbero in modo strano
Sono geniticamente una ragazza e non posso farmi vedere per come sono, devo essere calmo e tranquillo sennò non sono carino vero?
Ma sai che c'è? Non me ne fotte un cazzo di come mi guardano gli altri, sapete a chi interessa? Ai miei genitori. A quei fottuti bastardi dei miei genitori, non voglio sottostare a questo mondo di merda se non posso fare ciò che mi rende felice. Non faccio del male a nessuno se mi vesto come voglio e non sto obbligando nessuno a vestirsi come me. Aprite quelle fottute menti stronzi,maschilisti,chiusi del cazzo
Sono io quello strano? Oppure voglio semplicemente sentirmi bene con me stesso? Sta a voi la scelta. Continuate ad essere infelici se volete ma io no, non mi fermerò qui per sempre e se ovunque sarà così vuol dire che questo mondo è fottuto cazzo.
Sinceramente, vorrei essere nato maschio e non perché sono trans, non solo, ma perché tutto ciò che devo affrontare nel corpo di una donna non l'avrei mai provato nel corpo di un uomo
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Voglio il tuo POV di una delle volte in cui l’abbiamo fatto. Niente di specifico, quello che vuoi, un momento, scritto come preferisci, anche non in maniera descrittiva. Puoi parlarmi anche solo di sensazioni.
al ristorante mi prendi la mano mentre ti racconto di quando mia mamma ha deciso di non essere più mia mamma: in genere odio ricevere affetto quando mi mostro vulnerabile ma è solo in quel momento che capisco che ho voglia di baciarti.
stacco. siamo in collegio.
per la precisione sul tuo letto che mangiamo il gelato e il sentirti respirare vicino a me mentre scorro la tua libreria musicale mi riporta di nuovo a quella sensazione.
stacco. sempre sul tuo letto ma questa volta sdraiati.
voglio farlo lentamente: per cui ti bacio una volta, e poi tante altre (vorrei anche sentire meglio qual è il tuo sapore ma mi sembra che tu preferisca baciarmi a stampo). voglio farlo lentamente: e non sono nemmeno sicuro che questa cosa ti faccia sentire a tuo agio, anzi ho come l'impressione che un po' ti confonda. voglio farlo lentamente: e intanto penso mi dispiace Padova, su questa cosa non sono disposto a scendere a compromessi, non stasera.
stacco. sempre a letto, qualche ora dopo.
ti chiedo di succhiarmelo alla prima occasione e un po' me ne vergogno: accidenti francesco, che classe. è la prima volta che ci vediamo e non sono sicuro che sia la scelta migliore per metterti a tuo agio ma non resisto. la mia testa mi bullizza nel frattempo. arriva il punto in cui sto per raggiungere l'orgasmo e ti avviso per darti il tempo di staccarti. fai finta di non aver sentito ma l'idea di venirti in bocca mi spaventa da morire. ovviamente non riesco a resistere.
una volta ripreso fiato mi chiedo: ma perchè cazzo l'avrà fatto?
stacco. siamo a Treviglio.
la piadina non mi sembrava per niente salata, lo spettacolo mi è piaciuto molto, ti ho trovata molto buffa mentre ti stupivi di quanto milano fosse milano e da poco abbiamo raggiunto la mia cameretta dal look&feel di un campo rom: non hai fatto commenti e ho apprezzato. ho deciso che quella sarà la prima volta in cui avremo un rapporto completo.
stacco. siamo a letto e sono dentro di te.
era un po' che non usavo il preservativo e credevo sarebbe stato strano, invece me ne dimentico quasi subito. ti stringo forte le tette e in quel momento sei la cosa più sexy del mondo. a quel punto sento una sensazione strana: vorrei lasciarmi andare e mostrare una parte di me che ancora non ho ben capito quanto potresti apprezzare. vorrei colpirti, tirarti schiaffi, tirarti i capelli molto più forte di come sto facendo. poi mi ricordo che non ti odio e cerco di controllarmi (*qui metto un asterisco gigante, ne riparliamo insieme).
stacco. stesso letto, ma sono passate 24 ore.
stai urlando fortissimo mentre ti tocco. penso a ester che proprio il giovedì prima mi dice di fare attenzione perchè si sente tutto. cerco di opporre una timidissima resistenza dicendoti di fare piano ma la verità è che so benissimo che mi stai consegnando una di quelle istantanee che mi incolleranno i giorni successivi sul letto a guardare il soffitto come un quindicenne.
è stato davvero bello vederti così felice.
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Comunque ecco a volte, come oggi in questo caso, ci penso: davvero bello e semplice fare la figa e pure già bella abbronzata la prima settimana di giugno se ti puoi permettere la bella vita. Prova a fare lo stesso con la vita di merda che mi ritrovo tipo dover allagare il terrazzo il 6 giugno per capire dove sta l'infiltrazione e di conseguenza allagarsi casa e tirar su tutto ovviamente tutto da sola questa probabilmente è l'unica pozza che vedrò questa estate ma vaffanculooo voglio urlare URLARE sono stufa stavo per scrivere che pure io la voglio la vita agiata e fare 0 sacrifici per essere figa ma non è vero della vita agiata me ne frega il cazzo voglio solo arrivi settembre e avere un minimo di stabilità, i risultati li avrò sputando sangue come sempre e andrà da dio e sarò felice di ciò e sarò orgogliosa e soddisfatta intanto però mi faccio schifo e maledico questa vita di stenti e maledico la vostra da principesse in questo 6 giugno mentre bestemmio e tiro su acqua da terra
Con affetto,
E.
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A years later: CHRISTMAS EVE 12/24/23
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells swing and jingle bells ring
Snowin' and blowin' up bushels of fun
Now the jingle hop has begun
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells chime in jingle bell time
Dancin' and prancin' in Jingle Bell Square
In the frosty air
<< ma che cazzo…Susan?>>
Pronunciando il nome della fidanzata si ferma di colpo colpito da luci musica a colori e dal profumo di biscotti che invade la casa, per non parlare dell’ enorme albero di Natale tutto addobbato che invade il salotto.
<<voglio morire … Susan cosa hai fatto al mio salotto?>>
Mentre parla la cerca arrivando fino in cucina notando che non si è limitata al salotto ma ha decorato letteralmente ogni angolo della casa.
Più si avvicina alla cucina più il volume delle classiche canzoni natalizie aumenta come il profumo di cannella e la voce della donna che canta.
In cucina c’è farina ovunque, stoviglie sparse sui piani di lavoro e piatti già colmi di ogni cibo natalizio.
Alan si ferma ad osservare Susan intenta a mescolare l’impasto nella ciotola mentre la bambina di 6 anni da la forma ai biscotti e quando avverte la sua presenza quasi lancia la formina e corre da lui per abbracciarlo sporcandolo di farina.
Lui prende la bambina in braccio mentre Susan si avvicina a lui cercando di pulirsi dalla farina spargendola ovunque notando però l’espressone leggermente accigliata si ferma.
<<io e Susy stavamo facendo i biscotti non essere arrabbiato papà…>> poi abbassa la voce e si sporge verso la donna parlando piano <<non ti preoccupare ha il cuore come il Grinch cresce sempre un po’ alla fine>> ride piano ed Alan alza gli occhi cercando di non ridere alle parole della bambina .
<<Amy ha sfortunatamente ragione e forse sta crescendo un po’ di più quest’anno in particolare >> guarda Susan di sottecchi e sogghigna leggermente lei si avvicina e lo guarda sorridendo e gli sporca apposta il viso di farina
<<e sentiamo come mai questo cambio repentino caro il mio Scrooge?>>
<<Scrooge? Non lo ricordo nel film del Grinch come personaggio …>> aggrotta la fronte e guarda prima Amy poi Susan che scoppia a ridere.
<<tranquillo te lo spiego più tardi >>
<<è l’unico film di Natale che mi fa sempre vedere… peró si è anche merito tuo… anche se prima avresti potuto avvisarmi prima di ridurre casa così ma per questa volta non dirò nulla anzi no>>
<<no?>>
<<no dirò solo una cosa che forse ti sorprenderà …. Ti amo Travers>>
Si china e le lascia un bacio sulle labbra che lei subito non ricambia troppo sorpresa.
<<oh andiamo lo so che volevi sentitelo dire dai tempi di Hogwarts >>
Sogghigna e lei sorride riprendendo poi il bacio
<< ti amo anche io Greengrass ma anche se è Natale questa soddisfazione non te la do>>
Lui abbassa la voce << basta che mi dai altro…>>
Lei scoppia a ridere e gli rifila una leggera pacca scuotendo il capo
<<quindi adesso ci dai una mano a finire la cena, vero Amy?>> la donna sorride e prontamente al grido felice della bambina lo prende per un braccio e lo tira verso il bancone.
@nospiderpls
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Appena infilai la chiave di casa nella toppa, la porta si aprì da sola.
Era mia moglie, tutta eccitata all’idea di consegnarmi, finalmente, il mio regalo di compleanno.
Aveva passato le ultime settimane a parlare costantemente di quel regalo, dicendo che mi avrebbe stupito, che non me lo sarei mai aspettato e che anche se mi ci fossi messo a ragionare, non avrei capito mai e poi mai di cosa si sarebbe trattato.
Bisogna ammettere che in fin dei conti aveva ragione; non mi sarei mai aspettato un regalo come quello che ho ricevuto.
Entra e chiudi gli occhi.
Disse, sorridente ed emozionata.
Ok.
Sei riuscita, a mettermi addosso una curiosità imbarazzante.
Al lavoro non riuscivo a pensare ad altro.
Non mi hai voluto dare nemmeno un indizio.
Risposi io.
Sinceramente le mie idee erano due.
Il regalo in questione poteva essere una vera e propria rivelazione dei regali di compleanno, oppure poteva essere una minchiata stratosferica.
Mi mise le sue mani fresche come acqua di montagna sugli occhi e mi guidò verso il mio regalo.
Era riuscita a farmi diventare curioso come non lo ero mai stato prima, questo dovevo proprio ammetterlo.
Eccoci qua!
Concluse, togliendomi le mani dagli occhi.
Eravamo in stanza da letto, e mi trovavo davanti ad un pacco gigantesco.
È quello?
Domandai?
Eh, sì.
Avanti … scartalo.
Non sei curioso di vedere cosa c’è dentro?
Era uno di quei pacchi con il coperchio, quindi per aprirlo bastava sollevare quello, ma per un attimo titubai, legato quasi più al concetto di attesa che a quello di appagamento.
La aprii e da quel pacco uscì Silvia, la migliore amica di mia moglie.
Ciao.
Eh… non capisco.
Buon compleanno.
Disse Silvia, dandomi un bacio sulle labbra.
Mi voltai verso mia moglie e domandai.
Ma che…
Ti ho regalato un rapporto a tre.
Un uomo potrebbe vivere otto vite ad aspettare un regalo del genere.
Ero completamente incredulo.
Mia moglie era riuscita a farmi il regalo più bello dell’intero panorama dei regali di tutto il mondo. Avevo davanti a me la possibilità di scoparmi la mia donna e la sua migliore amica.
Ero diventato in un attimo l’uomo più felice del mondo.
Se vuoi, iniziamo noi.
Sussurrò mio moglie, avvicinandosi a Silvia.
Iniziarono a baciarsi, facendomi letteralmente impazzire.
Le guardai fino a quando non decisi di entrare anch’io in gioco.
Mi avvicinai a loro, toccai il sedere a mia moglie e il seno a Silvia.
La sua amica mi baciò in bocca, questa volta aggiungendo un po’ di lingua, mentre mia moglie infilò una mano nei miei pantaloni.
Il cazzo mi stava diventando duro ed ero eccitatissimo all’idea di fottermi quelle due ragazze.
Tirai a loro due schiaffi all’unisono, colpendole con forza, dicendo, avanti, spogliatevi a vicenda.
Si spogliarono con una delicatezza da film lesbico, mentre io mi sfilai i pantaloni, iniziando a masturbarmi.
Il pene era diventato duro come il cemento armato e non vedeva l’ora di penetrarle.
Si misero in ginocchio e Silvia disse con voce da bambina.
Non vuoi darci un po’ del tuo lecca, lecca, di carne?
Cazzo quanto mi faceva sesso.
Mi feci spompinare prima da una e poi dall’altra, distribuendo parti eque del mio cazzo.
Doveva essere un rapporto democratico.
A un certo punto mia moglie fece mettere Silvia a pecorina e guardandomi negli occhi, disse, avanti, non vuoi provare questa bella ragazza?
Tirandole uno schiaffo sulle chiappe.
Certo che voglio, sorrisi.
Diedi una leccatina veloce alla migliore amica di mia moglie, e infine entrai dentro di lei.
Aveva una gran bella figa, calda e stretta come piacevano a me.
La presi per i fianchi e iniziai a scoparmela con lentezza, baciando mia moglie che si divideva tra la mia lingua e la lingua di Silvia.
Devo ammettere che sembravamo funzionare abbastanza bene in tre.
Forse il passo successivo sarebbe stato un matrimonio tutti assieme.
Impazzivo di piacere solamente all’idea di vivere una vita come quell’ogni giorno.
Mi daresti un po’ di cazzo, adesso?
Domandò mia moglie.
Certo, piccola.
Uscii da Silvia e, dopo aver disteso mia moglie per terra, la penetrai.
Per un attimo mi domandai cosa avrebbe fatto Silvia nel frattempo ma ogni mio quesito ebbe soluzione solamente un attimo dopo.
La bella amica si pose sulla faccia della mia consorte, schiaffandole sulle labbra la sua figa bagnata.
Stavo scopando la donna della mia vita, impegnata a leccare una fica.
Ero l’uomo più fortunato della galassia.
Iniziai a darci di violenza, spingendo sempre più forte, come se stessi combattendo una guerra contro l’esercito del piacere.
Quando sentii l’orgasmo assalirmi, uscii dalla figa di mia moglie e sborrai sulla schiena di Silvia.
Sembrò apprezzare molto quel gesto.
Non so spiegare molto bene a parole quello che provai nel guardare i miei fluidi scivolare lungo quella schiena sexy.
Ma certamente mi sentii il re del mondo.
Questo è il miglior regalo di sempre, piccola.
Web #foto mia
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