#casa tra gli ulivi
Explore tagged Tumblr posts
Text
ABBI CURA DELLE STELLE Ho smesso di essere ragazzo a Torre Guaceto, in Puglia, e nelle campagne intorno. Allora non sapevo che insieme a me stava crescendo qualcosa che aveva a che fare con le storie. Era una stagione libera di conversazioni con gente della terra, di passeggiate notturne tra i filari di pomodori. Li raccoglievamo al buio strada facendo per andare a cucinarli con le orecchiette a casa di Juan, un direttore d’orchestra che aveva trovato rifugio da quelle parti. Ci guidava Tonino che ha un alimentari di campagna dove ci passa il mondo. Crescevamo con i suoi ricordi di Berlino e le massime del suo libro dell’ I Ching. Avevamo grandi pene d’amore. Lui ci faceva sentire uomini navigati. Tutto era odore, salsedine e racconti.
Succedeva poi che qualcuno ci chiamava di fretta per fare una serata e accompagnare il cibo con le storie e io scrivevo di getto, poi rileggevo a Pinuccio, uno dei custodi del luogo, lui aggiungeva nomi, luoghi, soprannomi, ricordi. Rideva tanto anche lui. Passavamo pomeriggi interi sulla panca di pietra dietro al forno della sua casa bianca. La panca che dava sui campi. In quel periodo, senza saperlo, del raccontare ne stavo imparando anche il mestiere. Senza nessuna scuola se non quello che mi accadeva lì. Fuori da lì era tutto così inadeguato per me. Le prime orticarie per i pensieri, per i soldi, per la paura di non farcela ora che c’erano le figlie le ho avute lì. Il giorno che quasi prendevo un pugno in faccia ho camminato per un giorno intero senza fermarmi da Serranova, giù per gli ulivi fino ad Apani e poi lungo il mare, la torre, la spiaggia di Penna Grossa. Ricordo che una settimana dopo cominciammo a organizzare spettacoli nelle case dei contadini lì intorno. Quei primi spettacoli organizzati nelle case della gente che si prendeva così tanta cura degli oggetti, delle pareti di calce, dell’accoglienza erano un elogio della cura per me. Erano una cura per me. Abbi cura delle stelle, immaginavo che mi avesse detto mio nonno. Luigi è nato sotto le canne della palude, diceva Gianfranco. Non ricordo più chi mi ha raccontato tutto. Tutti i particolari. Il racconto di ‘ngiulina è misterioso anche a me. Il limite di questo mondo era la casa di Titina e Lino. Ricordo quando Lino mi faceva il movimento della scolopendra per farmi vedere come ballavano quelli che venivano pizzicati nella palude. Ho avuto molti doni. Sono pieno di gratitudine. Quando Titina e Lino sono volati via per altri mondi avevo già lasciato tutto questo. Una sera organizzammo uno spettacolo davanti all’alimentari di Tonino. Era di passaggio Antonio Catalano quei giorni. Un caro amico e artista. Dopo lo spettacolo ci regalò una canzone delle sue. Io lasciai il palco e andai a sedermi tra il pubblico. Lui cominciò a cantare. Io guardavo tutto quello che avevo intorno. Tutti i volti, gli alberi di quel giardino, i muri, la gente, i colleghi, le persone care, guardavo piano tutti. Arrivò una nostalgia. Era come se li guardassi dal futuro, da quella Memoria del futuro di cui parla Luis Ansa. Lì guardavo da quel giorno che ero già andato via. Lo realizzai in quel momento che stavo per andare via. Questi cinque racconti di fine estate, per me, arrivano da quel momento. Luigi D’Elia Bari, 20 ottobre 2020 ---- Luigi D’Elia voce narrante Stefano Delvecchio fisarmonica bitonica Davide Castiglia violino Giampiero Cignani clarinetto Simonetta Dellomonaco regia
#luigidelia#teatro#narrazione#puglia#torreguaceto#racconti#tales#bevanoest#simonettadellomonaco#brindisi#audioracconti
2 notes
·
View notes
Note
Un ettaro tra gli ulivi. Non mi va di costruire col mattone.
Casa container o prefabbricato?
Cosa mi consigli.
Eh.. mica facile. Dipende da che tipo di casa container, che tipo di prefabbricato e soprattutto che ci devi fare, se ci devi vivere, se è tipo postazione ospiti, se è un pied-à-terre, dimmi di più, oppure mandami esempi.
In Italia con i prefabbricati stiamo molto indietro in quanto ad efficienza ed estetica rispetto ad altre zone del mondo. Anche rispetto alla casa container se composta da più moduli stiamo indietro indietrissimo. Cosini carini ne ho visti qui, qui, qui e dovrei cercare che non ricordo i nomi.
8 notes
·
View notes
Text
Il treno che viene dal Sud non porta soltanto Marie con le labbra di corallo e gli occhi grandi così: porta gente, gente nata tra gli ulivi. Porta gente che va a scordare il sole, ma è caldo il pane lassù nel nord.
Nel treno che viene dal Sud, sudore e mille valigie, occhi neri di gelosia: 'Arrivederci Maria, senza amore è più dura la fatica, ma la notte è un sogno sempre uguale. Avrò una casa per te e per me'.
Dal treno che viene dal Sud discendono uomini cupi, che hanno in tasca la speranza ma in cuore sentono che questa nuova, questa bella società.. questa nuova, grande società... non si farà.
Sergio Endrigo
5 notes
·
View notes
Text
Siamo nati a Genova, e quando abbiamo visto la luce era quella della Lanterna.
La vita di noi Genovesi è scandita da certezze minime, ma in compenso indiscutibili.
A Genova la gente si lamenta sempre.
A Genova la gente non è cordiale con il turista.
A Genova non ci sappiamo fare con l’ospitalità.
A Genova siamo musoni, schivi, diffidenti, intolleranti, non sorridiamo mai e bla bla bla.
Le altre città sono larghe.
Genova è lunga.
A Genova siamo incastrati gli uni sugli altri.
A Genova non abbiamo spazio.
A Genova siamo schiacciati tra le colline e il mare.
Sì. Perché a noi Genovesi piace vivere così. Tutti vicini. Tutti abbracciati.
Genova ha una sola linea metropolitana, che chiude alle nove di sera.
A Genova i mezzi pubblici sono sempre in ritardo e sono sempre strapieni.
A Genova le strade sono strette, ci sono salite e discese, curve e gallerie, e noi siamo sempre in troppi a guidare e ci innervosiamo facilmente.
A Genova quando devi imprecare preferisci farlo in dialetto, perché rende meglio l’idea.
A Genova se hai la fortuna di essere sulla Sopraelevata durante l’ora del tramonto puoi vedere il cielo rosa e il mare viola.
A Genova abbiamo le tegole fatte di ardesia nera.
Così quando piove i tetti diventano lucidi, riflettono il cielo e le case sembrano fatte di specchi.
A Genova il Centro Storico è un labirinto di botteghe e carruggi, se non la conosci ti perdi.
Questo serviva nell’antichità a difenderci dai predoni che approdavano dal mare e dai briganti che irrompevano dalle colline.
Genova è stata una Repubblica Marinara.
Genova è stata uno snodo fondamentale per il commercio, per via della sua posizione strategica, tra la terra e il mare.
Genova è patria di esploratori, inventori, inquisitori, ladri, tagliagole, pirati, nobildonne, streghe, sante e prostitute.
Genova ha i gatti sui tetti e i topi per le strade del porto.
Genova è la focaccia, il pesto, i pansoti al sugo di noci e la torta Pasqualina.
Genova sono gli ulivi sulla riviera.
Genova sono i Parchi di Nervi e i suoi scoiattoli.
Genova è la pizza d’asporto mangiata sugli scogli di Boccadasse.
Genova è il gelato in Corso Italia con gli amici il sabato sera.
Genova è l’aperitivo in Piazza delle Erbe.
Genova è lo shopping con gli amici in via Venti Settembre.
Genova sono i bonghi in Piazza De Ferrari.
Genova è le sue scritte anarchiche sui portoni, i palazzi e le saracinesche dei vicoli.
Genova è le sue biblioteche e i suoi musei.
A Genova, quando siamo innamorate, la sera andiamo sulle alture di Righi, in macchine scomode dai vetri appannati.
Genova è la grigliata sui prati in Primavera.
Genova è la festa in spiaggia nelle serate d’Estate.
Genova sono le piogge e i fiumi esondati ogni anno in Autunno.
Genova è la città che si ferma incapace di gestire la neve d’Inverno.
Genova è le sue alluvioni e i suoi morti ogni anno.
A Genova non si trova lavoro. Per questo prima o poi di qua ce ne dobbiamo andare.
A Genova quando ci vivi non la sopporti e te ne lamenti.
Quando però vai a vivere in un'altra città ti manca e parli a tutti di Lei.
Perché Genova ha mille disagi e difetti, e io sono pronto a riconoscerli tutti.
Ma è la mia città, Casa mia, e l’avrò dentro per sempre.
5 notes
·
View notes
Link
0 notes
Text
Ho finito gli esami, per questa sessione. Finalmente. Entro nella mia stanza e chiamo mia madre: “È andato pure questo, mamma. Adesso sistemo le ultime cose e torno dritta dritta a casa. Fra poco ho il treno. Ci vediamo dopo!”. Chiudo la valigia, butto il libretto universitario nello zaino e vado alla stazione.
Fa caldo oggi, molto. È un caldo asfissiante e il vento che soffia leggero mi brucia lentamente la pelle. Questa valigia pesa troppo. Non ce la faccio a trascinarla. E lo zaino mi schiaccia le spalle. Non vedo l’ora di salire sul treno. Sono al binario; mi accendo una sigaretta nell’attesa. Due tiri e la butto. Fa troppo caldo pure per fumare. Prendo il cellulare e scrivo alla mia migliore amica: “Ci vediamo stasera. Organizza un aperitivo: ho voglia di far festa”. Lei mi risponde con una faccetta ridente: “Avverto gli altri”. Sorrido. La mia terra, la mia gente: finalmente. Quante ne faremo st’estate. E poi il lavoro, e la tesi. Sarà un mese di fuoco, letteralmente. Penso troppo alle cose che dovrò fare nei prossimi giorni, tanto da non accorgermi che il treno è arrivato. Quasi lo perdo. Torno con i piedi per terra e salgo. Quanta gente c’è. Oggi è affollatissimo. Spero di trovare un posto. Ah, menomale: c’è l’aria condizionata. Respiro. Attraverso uno, due, tre vagoni. Eccolo là, un sedile vuoto. Accelero il passo: il ragazzo lì in fondo potrebbe rubarmi il posto e io tutto il viaggio in piedi proprio che non me lo voglio fare. Butto la valigia sul portabagagli e mi siedo. Di fronte a me c’è una ragazza, carina ma con una voce troppo stridente per i miei gusti. Ha voglia di chiacchierare ma non sono in vena di socializzare. Mi infilo repentinamente le cuffie nelle orecchie. Sparo il volume al massimo: nessuno mi deve disturbare. Il treno è in corsa: e guardo la terra bruciata dal sole cocente di luglio; e guardo le chiome degli ulivi che si smuovono allo sfrecciare del treno. E guardo la mia terra: cristo, quant’è bella. E cristo quanto sono felice: pure quest’anno è andato. Dai, che la laurea è vicina. E poi? E poi la specialistica. Si, ma dove? Non lo so. Un problema alla volta sennò non risolvo nulla. Uh, devo avvertire il mio ragazzo: “Arrivo alle due. Mi vieni a prendere tu alla stazione?”-“Certo! Alle due, giusto? Tranquilla che mi faccio trovare al binario”. Perfetto. Corre il treno. Corre. Scorrono i minuti sull’ipod. Parte un’altra canzone. E poi un’altra ancora. E poi.
E poi si ferma tutto.
Un boato. Un fischio. La mia testa che rimbalza sul sedile. Una, due, tre volte. Rimbalza forte. Mi fa male. Volo. Volo lontano. Mi ritrovo sbattuta per terra. Schiacciata. Confusa. Stordita. Cadono tutti. E urlano tutti. Ho caldo. Poi, di colpo, ho freddo. Poi di nuovo caldo. Sento qualcosa che mi scorre lungo l’addome. E’ sangue: ho una lamiera conficcata dentro. Ma perché? Che è successo? Chiamate mia madre. Voglio mia madre. Chiamate mia mamma. Non capisco che cosa sta succedendo. Ho paura. Ho tanta paura. Voglio tornare a casa. Chiamate mia mamma. Poi non sento più nulla. Non vedo più nulla. Sono morta così, in un incidente ferroviario. In una calda giornata di luglio. E dopo l’impatto, solo un gran silenzio. Rimangono solo gli ulivi imbrattati di sangue. Rimangono solo le vite spezzate. E i sogni schiacciati. E i programmi annullati. Rimangono solo storie sospese. Non ci sarà nessun aperitivo stasera. Avvertite la mia migliore amica. Non arriverò mai alla stazione alle due. Avvertite il mio ragazzo. Non tornerò mai a casa: ditelo a mamma. È finito tutto così: chè tanto non ci vuole niente.
Vedo che ne parlano in molti, di quello che è successo. Tra due mesi già non si ricorderà più nessuno di noi. Ricordami tu, mamma. Ricordami raccontando quello che ero. Quello che volevo fare. Quelli che erano i miei progetti. Raccontami: raccontami nei difetti e nei pregi. Racconta di come me ne sono andata sotto il sole cocente di luglio, tra le lande della mia amata terra. Ricordami tu, mamma. Mi mancherai.
12 luglio 2016
per non dimenticare
1 note
·
View note
Text
Casa in Toscana lei che si abbronza tra la lavanda e gli ulivi
0 notes
Text
21. (Lesbo)
e allora ci siamo messe in macchina e siamo risalite - saranno state le sette del pomeriggio - e avevamo nuotato tutto il giorno nella caletta e l'acqua era così limpida e nuotavamo assieme ai pesci vicino agli scogli e c'eravamo così nutrite del sole d'agosto e dell'aria e di quell'acqua di mare così aperta e chiara e ci siamo messe in macchina nel mezzo delle vacanze alle sette del pomeriggio per risalire al paese e non ci siamo sciacquate della salsedine perchè ci piace sentirci il salato ancora addosso e anche un po' di sabbia da tenere sulle gambe e da lasciare solo magari a casa quasi sia un'offesa chiudere il mare sulla riva senza portarsene qualcosa appresso come ricordo come deferente omaggio - un riconoscimento alla bellezza - e quando siamo risalite e c'era quel cielo da fine del mondo azzurro e arancione immenso sopra gli uliveti piatti verde scuro - argento al mattino e c'era quella piazzola sulla curva in salita al confine tra gli uliveti ed il cielo e in mezzo a tutto di fronte ai nostri occhi emozionati sulle colline in lontananza il paese antico e bianco che giaceva tanto antico da sembrare necessario e tutto questo il cielo gli ulivi il paese noi ferme sulla piazzola nel punto esatto nel mezzo e i nostri corpi cotti dal sole e stanchi - altre macchine passavano ignoranti - e ci siamo fermate sorridenti commosse golose e ci siamo baciate e le nostre bocche erano acqua per la sete ed era così perfetto e se non ci fossimo baciate l'avremmo perso
0 notes
Text
Adotta Un Albero
Adotta un albero di ulivo abbandonato in Toscana e ricevi 1L d’olio d’oliva bio a casa. Entra nella community più green d’Italia, scegli il nome dell’albero, vieni a vedere il tuo ulivo e partecipa al PicNic tra gli ulivi.
https://ageroliva.it/
0 notes
Text
Missione Festival di Atobius al via: la Dante Loughborough porta i suoi allievi a conoscere la Sardegna
Di Pietro Nigro Un pezzo di Regno Unito va in Sardegna: dal 14 al 19 ottobre gli allievi della Dante Loughborough partecipano al Festival Atobius di Dolianova. Missione Festival di Atobius al via: la Dante Loughborough porta i suoi allievi a conoscere la Sardegna Da circa cinque anni c’è un filo che lega il Regno Unito alla Sardegna. E non è proprio un filo sottile, poco visibile, anzi. E’ un filo spesso, che diventa sempre più saldo nel corso degli anni, e che caratterizza un’esperienza ricca di cibo, cultura e tradizioni locali, alla cui scoperta si lanciano con entusiasmo ogni anno gli allievi dei corsi di italiano della Dante Alighieri Society Loughborough. E’ il Festival Atobius, nato nel 2019 grazie alla collaborazione tra Gianluca Fanti (presidente della Dante Loughborough), Alessandro Picciau (presidente dell’Associazione Culturale Atobius a Dolianova, in Sud Sardegna, piccolo centro produttore di olio d’oliva, formaggi e vini rinomati, dove si svolge appunto il Festival Atobius) e Maura Mattana (della Scuola di italiano L’Accademia di Cagliari). All’edizione 2024 manca poco, ormai: la quarta edizione del Festival (che è stato messo in pausa solo una volta, durante la pandemia) parte lunedì 14 Ottobre, con un ricco calendario di iniziative che animeranno tutta la settimana fino a sabato 19 Ottobre. Da Loughborough un gruppo classe di quattordici allievi della Dante Society locale partiranno alla volta di Dolianova, guidati dal presidente Fanti e da sua moglie Amanda Fanti, componente britannica del Comitato organizzativo della Dante stessa, per una vacanza esperienziale utile al loro percorso di studio. “Io provengo dalla Sardegna, insegno italiano da diversi anni e ho sempre avuto l’idea di voler fare un gemellaggio o uno scambio culturale – ci racconta il presidente Fanti - ho dei contatti in Sardegna e abbiamo deciso, nel 2019, quindi un anno prima del lockdown, di organizzare una vacanza esperienziale dove gli studenti della Dante Alighieri potessero venire a contatto con lingue e culture diverse. Quindi come Dante abbiamo deciso di mettere su, appoggiandoci alla scuola di Maura a Cagliari e all’associazione culturale Atobius di Alessandro, questo programma. Abbiamo messo su un viaggio che è diventato un incontro di culture, all’inizio molto piccolo, c’erano solo due mie classi in cui io insegno italiano, anche loro soci della Dante. Siamo andati lì, abbiamo fatto questo gemellaggio, incontrato le realtà locali, abbiamo fatto le classiche degustazioni di prodotti tipici del posto, e da lì è nato tutto. Ci siamo fermati durante il lockdown e dopo abbiamo deciso di riprendere. Questo è il quarto viaggio che facciamo, abbiamo deciso di intitolarlo Incontri Di Culture”. Ecco cosa prevede il programma dell’Atobius Festival di quest’anno. - Lunedì 14 Ottobre: Visita alle Cantine di Dolianova con degustazione guidata da sommelier. - Martedì 15 Ottobre: Raccolta delle olive nell’agro di Dolianova; Passeggiata tra gli ulivi secolari; Cooking class per la produzione dei Gavorrinos (tipico dolce di Dolianova, da Ollu e Stentu). - Mercoledì 16 Ottobre: Visita alle Cantine di Dolianova con degustazione guidata da sommelier; Cooking class pasta fresca tipica sarda a casa Liori. - Giovedì 17 Ottobre: Visita alle Cantine di Dolianova con degustazione guidata da sommelier; Visita all’oleificio Copar ed esperienza sensoriale con degustazione olio. - Venerdì 18 Ottobre: Tour e degustazione Caseificio Argiolas formaggi; Visita al liquorificio Myrsine ed attività esperienziale della produzione del liquore di mirto. - Sabato 19 Ottobre: Visita all’oleificio “L’Olio del Tempio” ed esperienza sensoriale con degustazione olio; Serata finale Festival per le vie del paese con degustazioni food&wine, artigiani, balli e canti, attività esperienziali. Iscrizione obbligatoria per tutte le attività, per iscriversi basta andare su https://faiculture.it/. “La vacanza esperienziale – aggiunge Fanti - è una vacanza che funziona e che porta a conoscenza realtà magari piccole che non sarebbero toccate dal turismo proveniente, ad esempio, dal Regno Unito. La Sardegna è conosciuta come una regione abbastanza cara, dove si va solo d’estate per il mare, invece c’è molto di più. La speranza è quella di continuare a fare il Festival ogni anno, e non solo in Sardegna ma magari anche in altre zone d’Italia. Chi studia le lingue viaggia spesso, ma in questo caso si tratta di un’iniziativa diversa, perché ci si appoggia alle realtà locali”. Dopo la Sardegna, il Presidente Fanti confessa che gli piacerebbe portare i suoi studenti anche in Sicilia. Certo, è necessaria un’accurata organizzazione di un evento di tale portata. Ma l’Italia riserva così tante bellezze tipiche e naturali, che ogni regione potrebbe essere una candidata ideale per gemellarsi con il Regno Unito e la zona di Loughborough, in particolar modo. Proprio perché gli studenti che si affidano al servizio di una Dante Society come quella presieduta da Fanti, possano vivere l’esperienza (in alcuni casi, unica) di venire a contatto con le realtà culturali tipiche di determinate zone d’Italia. E le istituzioni locali che magari in questo momento stanno leggendo la nostra pagina e pensano di essere incuriositi da questa iniziativa, devono sapere che c’è un indirizzo mail a cui rivolgersi per mettersi in contatto diretto con il Presidente Fanti e la Dante Loughborough: [email protected] Se si vuole seguire l’esempio della Sardegna e del suo Atobius Festival, è la strada migliore. E quando i partecipanti dell’edizione di quest’anno saranno tornati a casa, in UK, ricchi di nuove esperienze, colori e ricordi indelebili, noi saremo qui a raccontarvi com’è andata. ... Continua a leggere su
0 notes
Photo
10/04 Pasquetta a Gardacqua - Garda (VR): pic nic nel verde e un tuffo in piscina
Gardacqua, grande centro benessere con piscina sulla sponda veronese del Garda, è aperto anche durante le festività pasquali, sia a Pasqua sia a Pasquetta.
Per quest'ultima festività, lunedì 10 aprile '23, in particolare ci sono due opzioni per vivere il giorno dedicato alle gite fuori porta nel grande giardino di questa struttura d'eccellenza. Gli spazi per potersi rilassare nel verde in zona non sono poi molti. Per questo rilassarsi a Gardacqua, tra l'altro con servizi sempre e disposizione, per cui è un'idea adatta a tutti, anche alle famiglie. Chi lo desidera può anche regalarsi un trattamento di relax o di bellezza, che senz'altro può aiutare a vivere al meglio le giornate di festa.
Scegliendo una delle due opzioni, a Pasquetta, a Gardacqua, c'è la possibilità di utilizzare la grande piscina riscaldata all'aperto di Gardacqua, per un tuffo di relax, ovvero un plus davvero divertente per grandi e piccini. L'acqua è a 34 gradi, per cui decisamente invitante.
Con l'offerta "Grigliata nel Parco", chi lo desidera può godersi una sfiziosa grigliata nel parco di Gardacqua con due proposte: "Menu Stube" con galletto, patate, crauti e birra media. Chi preferisce gli affettati, c'è anche la possibilità di sostituire il galletto con tagliere di salumi. Il costo è di 15 euro a persona.
C'è poi l'ozpione "Picnic con Piazzola", in un'area del parco dedicata. In questo caso cibo e teli per sedersi o sdraiarsi sull'erba si portano casa. Sono vietate le bottiglie di vetro ed il costo è di 10 euro a piazzola.
///
Gardacqua - SPA, Wellness and Pools
Via Cirillo Salaorni ,10
37016 Garda (VR)
045 627 0563
https://www.gardacqua.org
Cos'è Gardacqua?
Gardacqua, a Garda, sulla sponda veronese del lago, è sinonimo di tempo dedicato al benessere. La struttura, conosciuta per il suo approccio globale al wellness, è circondata da un verde parco con ulivi secolari. A livello architettonico è caratterizzata da una elegante cupola di cristallo ed ospita una SPA di oltre 1000 MQ, grandi piscine interne ed esterne in cui rilassarsi oppure nuotare, beauty center in cui regalarsi trattamenti e massaggi d'ogni tipo, bar, ristoranti ed aree kids dedicate ai più piccoli.
Gli augfuss meister, i maestri di sauna di Gardacqua SPA, guidano gli ospiti nei loro momenti di relax. La struttura segue la filosofia della tradizione nordica: all'interno degli ambienti caldi non è consentito l'utilizzo del costume: ad alte temperature infatti alcuni tessuti possono rilasciare sostanze tossiche. Invece c'è l'obbligo di coprirsi nelle aree di passaggio tra un ambiente e l'altro. Al Welcome Desk sono disponibili teli, ciabatte e accappatoi, così che gli ospiti possano pensare solo a rilassarsi.
Gardacqua SPA è dotata di un'ampia Sauna Finlandese con cromoterapia (Temperatura: 80-90°C, umidità 5%). Qui calore, colori e profumi creano l'atmosfera indispensabile per un'esperienza di profondo benessere. La Bio Sauna (temperatura: 50-70°C; umidità: 40%), con il suo ambiente caldo e umido, è invece ideata per avvicinare alla sauna anche tutti coloro che soffrono le alte temperature. Il Bagno Salino (temperatura: 40-50°C, umidità: 80%) è poi un ambiente dal vapore salinizzato che grazie all'azione antibatterica delle particelle di sale è in grado di favorire l'igienizzazione delle vie respiratorie. Lo scrub salino, realizzato all'interno, leviga lo strato superficiale della pelle e riattiva la microcircolazione.
Il Bagno Turco (temperatura 40-50°C; umidità: 95-100%) stimola i pori della pelle ad aprirsi ed induce la sudorazione, favorendo una profonda pulizia dell'epidermide attraverso l'eliminazione di tossine e impurità. Il Laconium (temperatura: 55-65°C; umidità: 20%) è invece un ambiente dedicato al riscaldamento graduale del corpo per un effetto di rilassamento totale. Il Percorso Kneipp di SPA Gardaqua, a Garda (VR), alterna acqua fredda e acqua calda, per stimolare la microcircolazione di gambe e piedi. La Cascata di Ghiaccio, invece, offre il raffreddamento più indicato dopo la permanenza negli ambienti caldi per ottenere il massimo dalla propria esperienza in sauna.
Non manca una grande zona Idromassaggio (temperatura: 33-35°), per un relax che stimola la circolazione e decontrae i muscoli. Tra un ambiente e l'altro, qualche momento di assoluto relax nell'accogliente e silenziosa Dream Room è poi l'ideale per una breve pausa. Ecco poi la grande Zona Relax, con vista sul prato privato della SPA: qui ci si riposa al caldo, con luce naturale, coccolati da un tiepido raggio di sole con vista sul prato privato della SPA. La struttura è dotata di un Solarium Naturista, un prato privato dove prendere il sole senza costume in mezzoal verde e alla natura.
0 notes
Text
Betania, dove visse Lazzaro
Lungo la strada che da Gerusalemme scende verso Gerico, alle spalle del monte degli Ulivi si trova il villaggio arabo di al-Azarìya, noto come la Betania del Vangelo. Ai tempi di Gesù Betania era un sobborgo di Gerusalemme, appena sul limite del deserto di Giudea, dove abitavano alcuni dei suoi amici più cari, come le giovani Marta e Maria con il fratello Lazzaro. In epoca biblica Betania era tra i villaggi ricostruiti dai membri della tribù di Beniamino dopo il ritorno dall’esilio di Babilonia e il suo nome era una semplificazione di Bet Hananya, ossia casa di un non meglio precisato Anania. Fu durante il periodo bizantino che il nome primitivo della località fu sostituito con quello di villaggio di Lazzaro, da cui l’attuale nome di Al-Azariya. Al centro del villaggio, una chiesa francescana ricorda la casa di Marta e Maria e il miracolo della risurrezione di Lazzaro ed è sovrapposta a tre chiese precedenti, i cui resti sono venuti alla luce in seguito agli scavi condotti agli inizi degli anni cinquanta da P. Saller ofm. Gli archeologi hanno anche scoperto una necropoli e poco più in alto, a ovest della tomba, i resti dell’antico villaggio, oltre che materiali che coprono un arco di tempo dal VI-V secolo a.C. al XVI d.C. Una prima chiesa fu costruita a Betania nel IV secolo e faceva parte di un complesso, il Lazarium, sorto vicino alla tomba di Lazzaro in ricordo degli avvenimenti legati alla presenza di Gesù a Betania, menzionata nelle annotazioni dei primi pellegrini, tra cui Eusebio di Cesarea (330), l’Anonimo di Bordeaux (333) e la pellegrina Egeria (380) che parla delle celebrazioni liturgiche che vi si svolgevano. Tale chiesa era a tre navate, con mosaici nel pavimento molto simili a quelli della basilica di Betlemme e, distrutta da un terremoto, venne ricostruita nel V secolo, più a est, e perciò risultava più distante dalla tomba di Lazzaro. Durante il periodo crociato, per volere del re Folco d’Angiò e di sua moglie, la regina Melisenda, furono avviati i lavori di ristrutturazione della seconda chiesa, che trasformarono completamente la struttura originari, oltre all’edificazione di un monastero per le suore benedettine e una chiesa sulla tomba di Lazzaro, che fungeva da cappella per le monache. Nel 1187, con l’avvento di Saladino, il complesso subì danni considerevoli e cadde in rovina. Il Santuario dell’Amicizia, che è la chiesa attuale, fu fatta costruire dai francescani, che ne affidarono la realizzazione all’architetto Antonio Barluzzi. Sia all’interno dell’edificio che nel cortile antistante si possono vedere frammenti dei mosaici pavimentali delle due chiese bizantine, mentre parti dell’abside della prima chiesa sono visibili all’entrata. La struttura è a croce greca e riceve luce dall’alto, mentre le mezzelune a mosaico dei quattro bracci della chiesa riportano in sintesi gli avvenimenti di Betania, con scritte che li commentano. All’esterno del cortile della chiesa francescana, lungo la strada che porta verso il monte degli Ulivi, si trova quella che, secondo la tradizione dei pellegrini del IV secolo, sarebbe la Tomba di Lazzaro. La tomba risale al periodo medievale e l’entrata, che si trova all’esterno della moschea, fu eretta nel XVI secolo quando, essendo stata chiusa la porta originaria, per potervi accedere fu adottata questa soluzione. Una scala di 24 gradini conduce all’atrio, dove si vede una porta murata che corrisponde all’entrata primitiva. Più in alto rispetto al sepolcro dell’amico di Gesù oggi si erge la nuova chiesa ortodossa greca, costruita nel 1965 e suddivisa in un piano superiore e uno inferiore in ricordo del miracolo della resurrezione di Lazzaro, raffigurata in due iconostasi eseguite da ebanisti greci. Read the full article
1 note
·
View note
Text
Non vedevo l'ora di venire a trovarti,di percorrere la tua memoria,i tuoi passi.
Appena sono potuta entrare abbiamo visitato abbastanza velocemente il museo del D'Annunzio ritrovato ma io volevo vedere fuori.
Concluso li siamo usciti e mi sono subito diretta verso il cuore del tuo giardino,quello cui affaccia il tuo balcone.
Ho percorso con il cuore galoppante e stracolmo di gioia ogni mattone,ho scorto dettagli che per altri sono scontati,osservato le statue ed incisioni che hai fatto scolpire.
Ogni arco,ogni scala,ogni pianta è studiata nel minimo dettaglio.
Ho salito e sceso decine di volte le tue scale,guardato l'orizzonte estasiata non solo dalla vista ma da ciò che mi circondava,gli ulivi,i fiori,il teatro, l'arena.
Finalmente ho potuto vedere lei.
L'ora era arrivata ed io ormai scalpitavo,davanti a me c'era lei,la Prioria.
Mi sono sentita avvolta,hai riempito ogni angolo di cultura,per gli altri potrebbe essere solo disordine mentre per te era perfettamente tutto al suo posto.
Ogni cosa aveva una posizione precisa,come Dante di fonte a te,come il tuo studio,ora è tutto ordinato ma oltre la polvere riuscivo a vederti scrivere,urlare,alzarti,scappare di li,rinchiuderti nel pensatoio per poi ritornare di fretta e furia e scrivere senza sosta fino ad accorgerti che era sceso il sole,che nessuno più era in giro.
Ti vedevo percorrere ogni passo,accanto a me per poi superarmi,pensando e dicendo "non ho tempo ora" e girando avanti ed indietro,sempre con la tua frenesia,per scendere nel giardino interno,poggiarti al pozzo,allontanarti e parlare con lui,come se potesse risponderti.
Uscirne per perderti nei percorsi scavati nella terra per risalire sulla nave,la tua preziosissima nave.
Ogni passo ero più vicina a te e la vista mozzafiato era comunque meno di tutto ciò.
Nella tua casa mi sono sentita circondata da cose che già conoscevo,libri famigliari seppur mai visti.
Le stanze che hai fatto costruire ma che non hai mai usato sono palesemente visibili,anche se lei non ci avesse detto nulla.
Sono vuote,spoglie,prive di qualsiasi tua caratteristica.
La gente parlava,alcuni urlavano addirittura ed io avrei solo voluto farli volare giù da qualcuna delle tue finestre colorate per via del tuo occhio.
Ti vedevo passare avanti ed indietro per i corridoi,per quelli aperti,vedendoti scomparire dietro porte che non potevo aprire e così mi lasciavi chiusa fuori.
La guida ci ha fatto entrare dall'entrata degli ospiti scomodi,che non erano i benvenuti ma non sono convinta fosse così per tutti noi.
Non ho potuto visitare tutti i tuoi giardini ma ne avrò modo,lo so ma per me era più importante venirti a trovare,sentirmi più vicina a te.
Ho salito quasi di corsa tutte quelle scale che portano al tuo scrigno ed eri lì,circondato dai tuoi amici o parte dei quali reputavi tali e tu eri lì,al centro,su un'enorme quadrato di pietra, là,in alto,c'eri tu.
C'eri tu,uomo frivolo,passionale,forte,debole,paralizzato dalla paura come testimonia la tua ametista.
Tu,Gabriele D'Annunzio,ci sei riuscito,ti sei fatto ricordare.
Mi è quasi venuto spontaneo inchinarmi alla vista del tuo nome.
Non mi sono mai sentita così legata ad un autore,ne amo tanto e di te ho letto tra l'altro molto poco,forse ti amo per questo.
Avevi un'anima tormentata e sei stato tradito da chi più ti era vicino,non avevi paura di morire per esprimere la tua opinione.
Entrando ho sentito qualcosa che mai prima avevo sentito,passeggiando,passo dopo passo tra i tuoi passi,nel suono della tua voce ho capito.
Casa tua è il mio posto,quel posto dove rifugiarmi,dove vorrei correre fino a finire il fiato su e giù solo per ricominciare.
La tua gabbia dorata è la mia chiave gialla
3 notes
·
View notes
Text
Il pavimento forma un verso.
E qui, dove invento una casa nella tua,
poggio le mani sui muri ancora caldi
dell’ultima estate.
Le poggio per misurare chi siamo.
Gli ulivi ci attendono nascosti.
Ora, ad esempio, anche loro stanno fissando
le formiche che trasportano un chicco di grano.
Il verso si completa con la luce che arriva
dalle persiane
tra i nomi delle formiche
che ci osservano.
Antonietta Gnerre
9 notes
·
View notes
Photo
Verdi tedeschi contro Grillo: “Un partito che insulta le donne e fa annegare i migranti non sarà mai come noi” (...) si parla del M5S come futuro “partito verde”, e i pentastellati pensano a se stessi come all’equivalente italiano dei Verdi Tedeschi. Ma Oltralpe non sono d’accordo. L’europarlamentare dei Grünen Alexandra Geese e la deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni hanno indirizzato al fondatore del Movimento 5 Stelle una lettera in cui lo invitano a non paragonarsi al partito ambientalista tedesco: Caro Beppe Grillo, abbiamo letto della sua intenzione di fare dei 5 stelle un partito come i Verdi Tedeschi. Le scriviamo per dirle che non è possibile per alcuni semplici ma basilari motivi. Quella dei Verdi tedeschi è una cultura politica “completa” che tiene insieme diritti umani e rispetto della natura, nuova industria e sviluppo dell’agricoltura biologica. Soprattutto è una cultura ambiziosa e coraggiosa che vuole cambiare il mondo, che non si spaventa di scegliere sulla base delle evidenze scientifiche assumendosi la responsabilità di governare senza inseguire il facile consenso del momento. I Verdi tedeschi non direbbero mai no al Tap perché distrugge gli ulivi ma dimostrerebbero che fare dell’Italia un hub europeo del gas inchioda il nostro sistema energetico al 900. A Taranto i Verdi tedeschi non avrebbero mai proposto di realizzare un parco giochi al posto dell’Ilva ma avrebbero messo in campo un solido progetto di riconversione economica. I Verdi tedeschi hanno una solida cultura femminista e tutti i loro organismi decisionali, pubblici e trasparenti, sono paritari tra i generi. Se un esponente dei Verdi tedeschi si fosse permesso di aizzare orde di maschilisti violenti contro un’avversaria politica, come lei ha fatto per esempio con l’allora presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, sarebbe stato espulso e denunciato per istigazione alla violenza. Per i Verdi la casa europea è un asse identitario e mai si sono sognati di uscire dall’euro, continuando ad impegnarsi per una Europa riformata e più solidale. Definire le Ong che salvano vite in mare “taxi del mare” o firmare i decreti sicurezza sarebbe inimmaginabile e criminale per un verde tedesco: non si voltano le spalle ai migranti e a chi muore in mare. Soprattutto un verde tedesco non starebbe mai due anni e mezzo al governo senza tagliare i sussidi ai fossili o senza realizzare infrastrutture ed impianti necessari all’economia circolare e alla mobilità sostenibile. No caro Beppe Grillo non può usare i verdi tedeschi per trasformare il suo movimento cercando di rubare la altrui identità banalizzandola e di fatto non conoscendola. Le auguriamo buona fortuna e speriamo davvero che lei riesca a portare il suo partito fuori dalle secche del populismo ma per favore not in Greens name! Alexandra Geese, eurodeputata Verdi Tedeschi (Di Marta Vigneri)
53 notes
·
View notes