#casa tra gli ulivi
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ABBI CURA DELLE STELLE Ho smesso di essere ragazzo a Torre Guaceto, in Puglia, e nelle campagne intorno. Allora non sapevo che insieme a me stava crescendo qualcosa che aveva a che fare con le storie. Era una stagione libera di conversazioni con gente della terra, di passeggiate notturne tra i filari di pomodori. Li raccoglievamo al buio strada facendo per andare a cucinarli con le orecchiette a casa di Juan, un direttore d’orchestra che aveva trovato rifugio da quelle parti. Ci guidava Tonino che ha un alimentari di campagna dove ci passa il mondo. Crescevamo con i suoi ricordi di Berlino e le massime del suo libro dell’ I Ching. Avevamo grandi pene d’amore. Lui ci faceva sentire uomini navigati. Tutto era odore, salsedine e racconti.
Succedeva poi che qualcuno ci chiamava di fretta per fare una serata e accompagnare il cibo con le storie e io scrivevo di getto, poi rileggevo a Pinuccio, uno dei custodi del luogo, lui aggiungeva nomi, luoghi, soprannomi, ricordi. Rideva tanto anche lui. Passavamo pomeriggi interi sulla panca di pietra dietro al forno della sua casa bianca. La panca che dava sui campi. In quel periodo, senza saperlo, del raccontare ne stavo imparando anche il mestiere. Senza nessuna scuola se non quello che mi accadeva lì. Fuori da lì era tutto così inadeguato per me. Le prime orticarie per i pensieri, per i soldi, per la paura di non farcela ora che c’erano le figlie le ho avute lì. Il giorno che quasi prendevo un pugno in faccia ho camminato per un giorno intero senza fermarmi da Serranova, giù per gli ulivi fino ad Apani e poi lungo il mare, la torre, la spiaggia di Penna Grossa. Ricordo che una settimana dopo cominciammo a organizzare spettacoli nelle case dei contadini lì intorno. Quei primi spettacoli organizzati nelle case della gente che si prendeva così tanta cura degli oggetti, delle pareti di calce, dell’accoglienza erano un elogio della cura per me. Erano una cura per me. Abbi cura delle stelle, immaginavo che mi avesse detto mio nonno. Luigi è nato sotto le canne della palude, diceva Gianfranco. Non ricordo più chi mi ha raccontato tutto. Tutti i particolari. Il racconto di ‘ngiulina è misterioso anche a me. Il limite di questo mondo era la casa di Titina e Lino. Ricordo quando Lino mi faceva il movimento della scolopendra per farmi vedere come ballavano quelli che venivano pizzicati nella palude. Ho avuto molti doni. Sono pieno di gratitudine. Quando Titina e Lino sono volati via per altri mondi avevo già lasciato tutto questo. Una sera organizzammo uno spettacolo davanti all’alimentari di Tonino. Era di passaggio Antonio Catalano quei giorni. Un caro amico e artista. Dopo lo spettacolo ci regalò una canzone delle sue. Io lasciai il palco e andai a sedermi tra il pubblico. Lui cominciò a cantare. Io guardavo tutto quello che avevo intorno. Tutti i volti, gli alberi di quel giardino, i muri, la gente, i colleghi, le persone care, guardavo piano tutti. Arrivò una nostalgia. Era come se li guardassi dal futuro, da quella Memoria del futuro di cui parla Luis Ansa. Lì guardavo da quel giorno che ero già andato via. Lo realizzai in quel momento che stavo per andare via. Questi cinque racconti di fine estate, per me, arrivano da quel momento. Luigi D’Elia Bari, 20 ottobre 2020 ---- Luigi D’Elia voce narrante Stefano Delvecchio fisarmonica bitonica Davide Castiglia violino Giampiero Cignani clarinetto Simonetta Dellomonaco regia
#luigidelia#teatro#narrazione#puglia#torreguaceto#racconti#tales#bevanoest#simonettadellomonaco#brindisi#audioracconti
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Un ettaro tra gli ulivi. Non mi va di costruire col mattone.
Casa container o prefabbricato?
Cosa mi consigli.
Eh.. mica facile. Dipende da che tipo di casa container, che tipo di prefabbricato e soprattutto che ci devi fare, se ci devi vivere, se è tipo postazione ospiti, se è un pied-à-terre, dimmi di più, oppure mandami esempi.
In Italia con i prefabbricati stiamo molto indietro in quanto ad efficienza ed estetica rispetto ad altre zone del mondo. Anche rispetto alla casa container se composta da più moduli stiamo indietro indietrissimo. Cosini carini ne ho visti qui, qui, qui e dovrei cercare che non ricordo i nomi.
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Il treno che viene dal Sud non porta soltanto Marie con le labbra di corallo e gli occhi grandi così: porta gente, gente nata tra gli ulivi. Porta gente che va a scordare il sole, ma è caldo il pane lassù nel nord.
Nel treno che viene dal Sud, sudore e mille valigie, occhi neri di gelosia: 'Arrivederci Maria, senza amore è più dura la fatica, ma la notte è un sogno sempre uguale. Avrò una casa per te e per me'.
Dal treno che viene dal Sud discendono uomini cupi, che hanno in tasca la speranza ma in cuore sentono che questa nuova, questa bella società.. questa nuova, grande società... non si farà.
Sergio Endrigo
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Siamo nati a Genova, e quando abbiamo visto la luce era quella della Lanterna.
La vita di noi Genovesi è scandita da certezze minime, ma in compenso indiscutibili.
A Genova la gente si lamenta sempre.
A Genova la gente non è cordiale con il turista.
A Genova non ci sappiamo fare con l’ospitalità.
A Genova siamo musoni, schivi, diffidenti, intolleranti, non sorridiamo mai e bla bla bla.
Le altre città sono larghe.
Genova è lunga.
A Genova siamo incastrati gli uni sugli altri.
A Genova non abbiamo spazio.
A Genova siamo schiacciati tra le colline e il mare.
Sì. Perché a noi Genovesi piace vivere così. Tutti vicini. Tutti abbracciati.
Genova ha una sola linea metropolitana, che chiude alle nove di sera.
A Genova i mezzi pubblici sono sempre in ritardo e sono sempre strapieni.
A Genova le strade sono strette, ci sono salite e discese, curve e gallerie, e noi siamo sempre in troppi a guidare e ci innervosiamo facilmente.
A Genova quando devi imprecare preferisci farlo in dialetto, perché rende meglio l’idea.
A Genova se hai la fortuna di essere sulla Sopraelevata durante l’ora del tramonto puoi vedere il cielo rosa e il mare viola.
A Genova abbiamo le tegole fatte di ardesia nera.
Così quando piove i tetti diventano lucidi, riflettono il cielo e le case sembrano fatte di specchi.
A Genova il Centro Storico è un labirinto di botteghe e carruggi, se non la conosci ti perdi.
Questo serviva nell’antichità a difenderci dai predoni che approdavano dal mare e dai briganti che irrompevano dalle colline.
Genova è stata una Repubblica Marinara.
Genova è stata uno snodo fondamentale per il commercio, per via della sua posizione strategica, tra la terra e il mare.
Genova è patria di esploratori, inventori, inquisitori, ladri, tagliagole, pirati, nobildonne, streghe, sante e prostitute.
Genova ha i gatti sui tetti e i topi per le strade del porto.
Genova è la focaccia, il pesto, i pansoti al sugo di noci e la torta Pasqualina.
Genova sono gli ulivi sulla riviera.
Genova sono i Parchi di Nervi e i suoi scoiattoli.
Genova è la pizza d’asporto mangiata sugli scogli di Boccadasse.
Genova è il gelato in Corso Italia con gli amici il sabato sera.
Genova è l’aperitivo in Piazza delle Erbe.
Genova è lo shopping con gli amici in via Venti Settembre.
Genova sono i bonghi in Piazza De Ferrari.
Genova è le sue scritte anarchiche sui portoni, i palazzi e le saracinesche dei vicoli.
Genova è le sue biblioteche e i suoi musei.
A Genova, quando siamo innamorate, la sera andiamo sulle alture di Righi, in macchine scomode dai vetri appannati.
Genova è la grigliata sui prati in Primavera.
Genova è la festa in spiaggia nelle serate d’Estate.
Genova sono le piogge e i fiumi esondati ogni anno in Autunno.
Genova è la città che si ferma incapace di gestire la neve d’Inverno.
Genova è le sue alluvioni e i suoi morti ogni anno.
A Genova non si trova lavoro. Per questo prima o poi di qua ce ne dobbiamo andare.
A Genova quando ci vivi non la sopporti e te ne lamenti.
Quando però vai a vivere in un'altra città ti manca e parli a tutti di Lei.
Perché Genova ha mille disagi e difetti, e io sono pronto a riconoscerli tutti.
Ma è la mia città, Casa mia, e l’avrò dentro per sempre.
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Ho finito gli esami, per questa sessione. Finalmente. Entro nella mia stanza e chiamo mia madre: “È andato pure questo, mamma. Adesso sistemo le ultime cose e torno dritta dritta a casa. Fra poco ho il treno. Ci vediamo dopo!”. Chiudo la valigia, butto il libretto universitario nello zaino e vado alla stazione.
Fa caldo oggi, molto. È un caldo asfissiante e il vento che soffia leggero mi brucia lentamente la pelle. Questa valigia pesa troppo. Non ce la faccio a trascinarla. E lo zaino mi schiaccia le spalle. Non vedo l’ora di salire sul treno. Sono al binario; mi accendo una sigaretta nell’attesa. Due tiri e la butto. Fa troppo caldo pure per fumare. Prendo il cellulare e scrivo alla mia migliore amica: “Ci vediamo stasera. Organizza un aperitivo: ho voglia di far festa”. Lei mi risponde con una faccetta ridente: “Avverto gli altri”. Sorrido. La mia terra, la mia gente: finalmente. Quante ne faremo st’estate. E poi il lavoro, e la tesi. Sarà un mese di fuoco, letteralmente. Penso troppo alle cose che dovrò fare nei prossimi giorni, tanto da non accorgermi che il treno è arrivato. Quasi lo perdo. Torno con i piedi per terra e salgo. Quanta gente c’è. Oggi è affollatissimo. Spero di trovare un posto. Ah, menomale: c’è l’aria condizionata. Respiro. Attraverso uno, due, tre vagoni. Eccolo là, un sedile vuoto. Accelero il passo: il ragazzo lì in fondo potrebbe rubarmi il posto e io tutto il viaggio in piedi proprio che non me lo voglio fare. Butto la valigia sul portabagagli e mi siedo. Di fronte a me c’è una ragazza, carina ma con una voce troppo stridente per i miei gusti. Ha voglia di chiacchierare ma non sono in vena di socializzare. Mi infilo repentinamente le cuffie nelle orecchie. Sparo il volume al massimo: nessuno mi deve disturbare. Il treno è in corsa: e guardo la terra bruciata dal sole cocente di luglio; e guardo le chiome degli ulivi che si smuovono allo sfrecciare del treno. E guardo la mia terra: cristo, quant’è bella. E cristo quanto sono felice: pure quest’anno è andato. Dai, che la laurea è vicina. E poi? E poi la specialistica. Si, ma dove? Non lo so. Un problema alla volta sennò non risolvo nulla. Uh, devo avvertire il mio ragazzo: “Arrivo alle due. Mi vieni a prendere tu alla stazione?”-“Certo! Alle due, giusto? Tranquilla che mi faccio trovare al binario”. Perfetto. Corre il treno. Corre. Scorrono i minuti sull’ipod. Parte un’altra canzone. E poi un’altra ancora. E poi.
E poi si ferma tutto.
Un boato. Un fischio. La mia testa che rimbalza sul sedile. Una, due, tre volte. Rimbalza forte. Mi fa male. Volo. Volo lontano. Mi ritrovo sbattuta per terra. Schiacciata. Confusa. Stordita. Cadono tutti. E urlano tutti. Ho caldo. Poi, di colpo, ho freddo. Poi di nuovo caldo. Sento qualcosa che mi scorre lungo l’addome. E’ sangue: ho una lamiera conficcata dentro. Ma perché? Che è successo? Chiamate mia madre. Voglio mia madre. Chiamate mia mamma. Non capisco che cosa sta succedendo. Ho paura. Ho tanta paura. Voglio tornare a casa. Chiamate mia mamma. Poi non sento più nulla. Non vedo più nulla. Sono morta così, in un incidente ferroviario. In una calda giornata di luglio. E dopo l’impatto, solo un gran silenzio. Rimangono solo gli ulivi imbrattati di sangue. Rimangono solo le vite spezzate. E i sogni schiacciati. E i programmi annullati. Rimangono solo storie sospese. Non ci sarà nessun aperitivo stasera. Avvertite la mia migliore amica. Non arriverò mai alla stazione alle due. Avvertite il mio ragazzo. Non tornerò mai a casa: ditelo a mamma. È finito tutto così: chè tanto non ci vuole niente.
Vedo che ne parlano in molti, di quello che è successo. Tra due mesi già non si ricorderà più nessuno di noi. Ricordami tu, mamma. Ricordami raccontando quello che ero. Quello che volevo fare. Quelli che erano i miei progetti. Raccontami: raccontami nei difetti e nei pregi. Racconta di come me ne sono andata sotto il sole cocente di luglio, tra le lande della mia amata terra. Ricordami tu, mamma. Mi mancherai.
12 luglio 2016
per non dimenticare
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Casa in Toscana lei che si abbronza tra la lavanda e gli ulivi
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21. (Lesbo)
e allora ci siamo messe in macchina e siamo risalite - saranno state le sette del pomeriggio - e avevamo nuotato tutto il giorno nella caletta e l'acqua era così limpida e nuotavamo assieme ai pesci vicino agli scogli e c'eravamo così nutrite del sole d'agosto e dell'aria e di quell'acqua di mare così aperta e chiara e ci siamo messe in macchina nel mezzo delle vacanze alle sette del pomeriggio per risalire al paese e non ci siamo sciacquate della salsedine perchè ci piace sentirci il salato ancora addosso e anche un po' di sabbia da tenere sulle gambe e da lasciare solo magari a casa quasi sia un'offesa chiudere il mare sulla riva senza portarsene qualcosa appresso come ricordo come deferente omaggio - un riconoscimento alla bellezza - e quando siamo risalite e c'era quel cielo da fine del mondo azzurro e arancione immenso sopra gli uliveti piatti verde scuro - argento al mattino e c'era quella piazzola sulla curva in salita al confine tra gli uliveti ed il cielo e in mezzo a tutto di fronte ai nostri occhi emozionati sulle colline in lontananza il paese antico e bianco che giaceva tanto antico da sembrare necessario e tutto questo il cielo gli ulivi il paese noi ferme sulla piazzola nel punto esatto nel mezzo e i nostri corpi cotti dal sole e stanchi - altre macchine passavano ignoranti - e ci siamo fermate sorridenti commosse golose e ci siamo baciate e le nostre bocche erano acqua per la sete ed era così perfetto e se non ci fossimo baciate l'avremmo perso
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Milano, il sindaco Sala e l’assessore Bertolé alla prima giornata del Forum del Welfare
Milano, il sindaco Sala e l’assessore Bertolé alla prima giornata del Forum del Welfare. Domani, giovedì 25 gennaio, alle ore 9.30, presso BASE Milano in via Bergognone 34, si aprirà la prima giornata del Forum del Welfare, dedicato alle sfide sociali che investono la dimensione locale, con l'obiettivo di rafforzare l'alleanza tra i diversi attori del territorio. La sessione plenaria ospiterà gli interventi del sindaco di Milano Giuseppe Sala, dell'assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé, del direttore generale del Comune di Milano Christian Malangone, della direttrice dell'UONPIA del Policlinico Antonella Costantino, della presidente del Tribunale per i minorenni di Milano Maria Carla Gatto, della rettrice dell'Università Bicocca Giovanna Iannantuoni, della portavoce di Sea-Watch Italia Giorgia Linardi, della direttrice del PRAP (Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria) Lombardia Maria Milano, della vicepresidente di Fondazione Cariplo Valeria Negrini, del presidente della Commissione intergovernativa per la riforma dell'assistenza agli anziani Monsignor Vincenzo Paglia, della presidente di Arcigay Milano Alice Redaelli, del presidente del fondo Con i Bambini Marco Rossi Doria, del sindaco di Verona Damiano Tommasi, della presidente della Casa di accoglienza delle donne maltrattate Manuela Ulivi. La discussione proseguirà nel pomeriggio, a partire dalle ore 14, con due panel tematici dal titolo "Invecchiamento: come ci prepariamo al futuro?" e "Immigrazione: l'inclusione risorsa per tutti". Alle ore 18, invece, l'assessore Bertolé, l'economista Tito Boeri e la giornalista Lorenza Ghidini parleranno di "Come difendere lo stato sociale?". Il programma completo della giornata è disponibile al link www.comune.milano.it.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Adotta Un Albero
Adotta un albero di ulivo abbandonato in Toscana e ricevi 1L d’olio d’oliva bio a casa. Entra nella community più green d’Italia, scegli il nome dell’albero, vieni a vedere il tuo ulivo e partecipa al PicNic tra gli ulivi.
https://ageroliva.it/
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Missione Festival di Atobius al via: la Dante Loughborough porta i suoi allievi a conoscere la Sardegna
Di Pietro Nigro Un pezzo di Regno Unito va in Sardegna: dal 14 al 19 ottobre gli allievi della Dante Loughborough partecipano al Festival Atobius di Dolianova. Missione Festival di Atobius al via: la Dante Loughborough porta i suoi allievi a conoscere la Sardegna Da circa cinque anni c’è un filo che lega il Regno Unito alla Sardegna. E non è proprio un filo sottile, poco visibile, anzi. E’ un filo spesso, che diventa sempre più saldo nel corso degli anni, e che caratterizza un’esperienza ricca di cibo, cultura e tradizioni locali, alla cui scoperta si lanciano con entusiasmo ogni anno gli allievi dei corsi di italiano della Dante Alighieri Society Loughborough. E’ il Festival Atobius, nato nel 2019 grazie alla collaborazione tra Gianluca Fanti (presidente della Dante Loughborough), Alessandro Picciau (presidente dell’Associazione Culturale Atobius a Dolianova, in Sud Sardegna, piccolo centro produttore di olio d’oliva, formaggi e vini rinomati, dove si svolge appunto il Festival Atobius) e Maura Mattana (della Scuola di italiano L’Accademia di Cagliari). All’edizione 2024 manca poco, ormai: la quarta edizione del Festival (che è stato messo in pausa solo una volta, durante la pandemia) parte lunedì 14 Ottobre, con un ricco calendario di iniziative che animeranno tutta la settimana fino a sabato 19 Ottobre. Da Loughborough un gruppo classe di quattordici allievi della Dante Society locale partiranno alla volta di Dolianova, guidati dal presidente Fanti e da sua moglie Amanda Fanti, componente britannica del Comitato organizzativo della Dante stessa, per una vacanza esperienziale utile al loro percorso di studio. “Io provengo dalla Sardegna, insegno italiano da diversi anni e ho sempre avuto l’idea di voler fare un gemellaggio o uno scambio culturale – ci racconta il presidente Fanti - ho dei contatti in Sardegna e abbiamo deciso, nel 2019, quindi un anno prima del lockdown, di organizzare una vacanza esperienziale dove gli studenti della Dante Alighieri potessero venire a contatto con lingue e culture diverse. Quindi come Dante abbiamo deciso di mettere su, appoggiandoci alla scuola di Maura a Cagliari e all’associazione culturale Atobius di Alessandro, questo programma. Abbiamo messo su un viaggio che è diventato un incontro di culture, all’inizio molto piccolo, c’erano solo due mie classi in cui io insegno italiano, anche loro soci della Dante. Siamo andati lì, abbiamo fatto questo gemellaggio, incontrato le realtà locali, abbiamo fatto le classiche degustazioni di prodotti tipici del posto, e da lì è nato tutto. Ci siamo fermati durante il lockdown e dopo abbiamo deciso di riprendere. Questo è il quarto viaggio che facciamo, abbiamo deciso di intitolarlo Incontri Di Culture”. Ecco cosa prevede il programma dell’Atobius Festival di quest’anno. - Lunedì 14 Ottobre: Visita alle Cantine di Dolianova con degustazione guidata da sommelier. - Martedì 15 Ottobre: Raccolta delle olive nell’agro di Dolianova; Passeggiata tra gli ulivi secolari; Cooking class per la produzione dei Gavorrinos (tipico dolce di Dolianova, da Ollu e Stentu). - Mercoledì 16 Ottobre: Visita alle Cantine di Dolianova con degustazione guidata da sommelier; Cooking class pasta fresca tipica sarda a casa Liori. - Giovedì 17 Ottobre: Visita alle Cantine di Dolianova con degustazione guidata da sommelier; Visita all’oleificio Copar ed esperienza sensoriale con degustazione olio. - Venerdì 18 Ottobre: Tour e degustazione Caseificio Argiolas formaggi; Visita al liquorificio Myrsine ed attività esperienziale della produzione del liquore di mirto. - Sabato 19 Ottobre: Visita all’oleificio “L’Olio del Tempio” ed esperienza sensoriale con degustazione olio; Serata finale Festival per le vie del paese con degustazioni food&wine, artigiani, balli e canti, attività esperienziali. Iscrizione obbligatoria per tutte le attività, per iscriversi basta andare su https://faiculture.it/. “La vacanza esperienziale – aggiunge Fanti - è una vacanza che funziona e che porta a conoscenza realtà magari piccole che non sarebbero toccate dal turismo proveniente, ad esempio, dal Regno Unito. La Sardegna è conosciuta come una regione abbastanza cara, dove si va solo d’estate per il mare, invece c’è molto di più. La speranza è quella di continuare a fare il Festival ogni anno, e non solo in Sardegna ma magari anche in altre zone d’Italia. Chi studia le lingue viaggia spesso, ma in questo caso si tratta di un’iniziativa diversa, perché ci si appoggia alle realtà locali”. Dopo la Sardegna, il Presidente Fanti confessa che gli piacerebbe portare i suoi studenti anche in Sicilia. Certo, è necessaria un’accurata organizzazione di un evento di tale portata. Ma l’Italia riserva così tante bellezze tipiche e naturali, che ogni regione potrebbe essere una candidata ideale per gemellarsi con il Regno Unito e la zona di Loughborough, in particolar modo. Proprio perché gli studenti che si affidano al servizio di una Dante Society come quella presieduta da Fanti, possano vivere l’esperienza (in alcuni casi, unica) di venire a contatto con le realtà culturali tipiche di determinate zone d’Italia. E le istituzioni locali che magari in questo momento stanno leggendo la nostra pagina e pensano di essere incuriositi da questa iniziativa, devono sapere che c’è un indirizzo mail a cui rivolgersi per mettersi in contatto diretto con il Presidente Fanti e la Dante Loughborough: [email protected] Se si vuole seguire l’esempio della Sardegna e del suo Atobius Festival, è la strada migliore. E quando i partecipanti dell’edizione di quest’anno saranno tornati a casa, in UK, ricchi di nuove esperienze, colori e ricordi indelebili, noi saremo qui a raccontarvi com’è andata. ... Continua a leggere su
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10/04 Pasquetta a Gardacqua - Garda (VR): pic nic nel verde e un tuffo in piscina
Gardacqua, grande centro benessere con piscina sulla sponda veronese del Garda, è aperto anche durante le festività pasquali, sia a Pasqua sia a Pasquetta.
Per quest'ultima festività, lunedì 10 aprile '23, in particolare ci sono due opzioni per vivere il giorno dedicato alle gite fuori porta nel grande giardino di questa struttura d'eccellenza. Gli spazi per potersi rilassare nel verde in zona non sono poi molti. Per questo rilassarsi a Gardacqua, tra l'altro con servizi sempre e disposizione, per cui è un'idea adatta a tutti, anche alle famiglie. Chi lo desidera può anche regalarsi un trattamento di relax o di bellezza, che senz'altro può aiutare a vivere al meglio le giornate di festa.
Scegliendo una delle due opzioni, a Pasquetta, a Gardacqua, c'è la possibilità di utilizzare la grande piscina riscaldata all'aperto di Gardacqua, per un tuffo di relax, ovvero un plus davvero divertente per grandi e piccini. L'acqua è a 34 gradi, per cui decisamente invitante.
Con l'offerta "Grigliata nel Parco", chi lo desidera può godersi una sfiziosa grigliata nel parco di Gardacqua con due proposte: "Menu Stube" con galletto, patate, crauti e birra media. Chi preferisce gli affettati, c'è anche la possibilità di sostituire il galletto con tagliere di salumi. Il costo è di 15 euro a persona.
C'è poi l'ozpione "Picnic con Piazzola", in un'area del parco dedicata. In questo caso cibo e teli per sedersi o sdraiarsi sull'erba si portano casa. Sono vietate le bottiglie di vetro ed il costo è di 10 euro a piazzola.
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Gardacqua - SPA, Wellness and Pools
Via Cirillo Salaorni ,10
37016 Garda (VR)
045 627 0563
https://www.gardacqua.org
Cos'è Gardacqua?
Gardacqua, a Garda, sulla sponda veronese del lago, è sinonimo di tempo dedicato al benessere. La struttura, conosciuta per il suo approccio globale al wellness, è circondata da un verde parco con ulivi secolari. A livello architettonico è caratterizzata da una elegante cupola di cristallo ed ospita una SPA di oltre 1000 MQ, grandi piscine interne ed esterne in cui rilassarsi oppure nuotare, beauty center in cui regalarsi trattamenti e massaggi d'ogni tipo, bar, ristoranti ed aree kids dedicate ai più piccoli.
Gli augfuss meister, i maestri di sauna di Gardacqua SPA, guidano gli ospiti nei loro momenti di relax. La struttura segue la filosofia della tradizione nordica: all'interno degli ambienti caldi non è consentito l'utilizzo del costume: ad alte temperature infatti alcuni tessuti possono rilasciare sostanze tossiche. Invece c'è l'obbligo di coprirsi nelle aree di passaggio tra un ambiente e l'altro. Al Welcome Desk sono disponibili teli, ciabatte e accappatoi, così che gli ospiti possano pensare solo a rilassarsi.
Gardacqua SPA è dotata di un'ampia Sauna Finlandese con cromoterapia (Temperatura: 80-90°C, umidità 5%). Qui calore, colori e profumi creano l'atmosfera indispensabile per un'esperienza di profondo benessere. La Bio Sauna (temperatura: 50-70°C; umidità: 40%), con il suo ambiente caldo e umido, è invece ideata per avvicinare alla sauna anche tutti coloro che soffrono le alte temperature. Il Bagno Salino (temperatura: 40-50°C, umidità: 80%) è poi un ambiente dal vapore salinizzato che grazie all'azione antibatterica delle particelle di sale è in grado di favorire l'igienizzazione delle vie respiratorie. Lo scrub salino, realizzato all'interno, leviga lo strato superficiale della pelle e riattiva la microcircolazione.
Il Bagno Turco (temperatura 40-50°C; umidità: 95-100%) stimola i pori della pelle ad aprirsi ed induce la sudorazione, favorendo una profonda pulizia dell'epidermide attraverso l'eliminazione di tossine e impurità. Il Laconium (temperatura: 55-65°C; umidità: 20%) è invece un ambiente dedicato al riscaldamento graduale del corpo per un effetto di rilassamento totale. Il Percorso Kneipp di SPA Gardaqua, a Garda (VR), alterna acqua fredda e acqua calda, per stimolare la microcircolazione di gambe e piedi. La Cascata di Ghiaccio, invece, offre il raffreddamento più indicato dopo la permanenza negli ambienti caldi per ottenere il massimo dalla propria esperienza in sauna.
Non manca una grande zona Idromassaggio (temperatura: 33-35°), per un relax che stimola la circolazione e decontrae i muscoli. Tra un ambiente e l'altro, qualche momento di assoluto relax nell'accogliente e silenziosa Dream Room è poi l'ideale per una breve pausa. Ecco poi la grande Zona Relax, con vista sul prato privato della SPA: qui ci si riposa al caldo, con luce naturale, coccolati da un tiepido raggio di sole con vista sul prato privato della SPA. La struttura è dotata di un Solarium Naturista, un prato privato dove prendere il sole senza costume in mezzoal verde e alla natura.
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Betania, dove visse Lazzaro
Lungo la strada che da Gerusalemme scende verso Gerico, alle spalle del monte degli Ulivi si trova il villaggio arabo di al-Azarìya, noto come la Betania del Vangelo. Ai tempi di Gesù Betania era un sobborgo di Gerusalemme, appena sul limite del deserto di Giudea, dove abitavano alcuni dei suoi amici più cari, come le giovani Marta e Maria con il fratello Lazzaro. In epoca biblica Betania era tra i villaggi ricostruiti dai membri della tribù di Beniamino dopo il ritorno dall’esilio di Babilonia e il suo nome era una semplificazione di Bet Hananya, ossia casa di un non meglio precisato Anania. Fu durante il periodo bizantino che il nome primitivo della località fu sostituito con quello di villaggio di Lazzaro, da cui l’attuale nome di Al-Azariya. Al centro del villaggio, una chiesa francescana ricorda la casa di Marta e Maria e il miracolo della risurrezione di Lazzaro ed è sovrapposta a tre chiese precedenti, i cui resti sono venuti alla luce in seguito agli scavi condotti agli inizi degli anni cinquanta da P. Saller ofm. Gli archeologi hanno anche scoperto una necropoli e poco più in alto, a ovest della tomba, i resti dell’antico villaggio, oltre che materiali che coprono un arco di tempo dal VI-V secolo a.C. al XVI d.C. Una prima chiesa fu costruita a Betania nel IV secolo e faceva parte di un complesso, il Lazarium, sorto vicino alla tomba di Lazzaro in ricordo degli avvenimenti legati alla presenza di Gesù a Betania, menzionata nelle annotazioni dei primi pellegrini, tra cui Eusebio di Cesarea (330), l’Anonimo di Bordeaux (333) e la pellegrina Egeria (380) che parla delle celebrazioni liturgiche che vi si svolgevano. Tale chiesa era a tre navate, con mosaici nel pavimento molto simili a quelli della basilica di Betlemme e, distrutta da un terremoto, venne ricostruita nel V secolo, più a est, e perciò risultava più distante dalla tomba di Lazzaro. Durante il periodo crociato, per volere del re Folco d’Angiò e di sua moglie, la regina Melisenda, furono avviati i lavori di ristrutturazione della seconda chiesa, che trasformarono completamente la struttura originari, oltre all’edificazione di un monastero per le suore benedettine e una chiesa sulla tomba di Lazzaro, che fungeva da cappella per le monache. Nel 1187, con l’avvento di Saladino, il complesso subì danni considerevoli e cadde in rovina. Il Santuario dell’Amicizia, che è la chiesa attuale, fu fatta costruire dai francescani, che ne affidarono la realizzazione all’architetto Antonio Barluzzi. Sia all’interno dell’edificio che nel cortile antistante si possono vedere frammenti dei mosaici pavimentali delle due chiese bizantine, mentre parti dell’abside della prima chiesa sono visibili all’entrata. La struttura è a croce greca e riceve luce dall’alto, mentre le mezzelune a mosaico dei quattro bracci della chiesa riportano in sintesi gli avvenimenti di Betania, con scritte che li commentano. All’esterno del cortile della chiesa francescana, lungo la strada che porta verso il monte degli Ulivi, si trova quella che, secondo la tradizione dei pellegrini del IV secolo, sarebbe la Tomba di Lazzaro. La tomba risale al periodo medievale e l’entrata, che si trova all’esterno della moschea, fu eretta nel XVI secolo quando, essendo stata chiusa la porta originaria, per potervi accedere fu adottata questa soluzione. Una scala di 24 gradini conduce all’atrio, dove si vede una porta murata che corrisponde all’entrata primitiva. Più in alto rispetto al sepolcro dell’amico di Gesù oggi si erge la nuova chiesa ortodossa greca, costruita nel 1965 e suddivisa in un piano superiore e uno inferiore in ricordo del miracolo della resurrezione di Lazzaro, raffigurata in due iconostasi eseguite da ebanisti greci. Read the full article
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Essere andato ieri sera all’aeroporto di Francoforte a prendere uno sconosciuto di ritorno dall’Egitto per riportarlo a casa mi ha fatto tornare alla mente l’unica volta che una persona abbia fatto qualcosa di simile per me.
Erano i tempi dell’Uni, all’epoca, nel gruppo di amici, uscivo con Lina, passavamo tanto tempo insieme, il più delle volte a parlare del fatto che nessuno ci cagasse, eravamo gli unici “senza partner” e quindi convinti di essere vittime di amori non corrisposti e che il mondo fosse contro di noi.
Una sera, riaccompagnandola a casa, resto un po’ giù da lei a parlare e lamentarci e a piangere insieme sul fatto di quanto il mondo e le persone fossero delle merde, lasciando però i fari della mia Clio accesi. All’una e mezza di notte, fatta ‘na certa, decisi di tornare a casa, ma la mia povera Clio, ormai allo stremo della fornitura elettrica, mi mandò affanculo a ragion veduta e diede forfait.
“E mo’ che cazzo faccio a quest’ora, come ci torno a casa?”, esclamai. Lina ci pensò un po’, e poi esclamò: “mo’ chiamo Giovanni” - “cazzo chiami Giovanni, starà dormendo poverino, son quasi le 2!” - “ma forse viene ...” - “ma tu nun staje bbuon, non lo chiamare, mo’ mi faccio venire un’idea”, insomma, tra una discussione e l’altra, chiamò Giovanni. Già dalla risposta al telefono si sentiva che il povero Gio era nel meglio del sonno, però non si lamentò, si vestì, mi venne a prendere, e con un occhio mezzo aperto e l’altro completamente chiuso mi riportò a casa, per poi tornarsene alla sua e rimettersi a letto.
A Giovanni non avevo mai fatto alcun favore, a differenza di tutti gli altri miei “amici”, anzi, nonostante gli volessi bene, lo sfiduciai pure alle votazioni del partito, essendo lui il segretario locale, quando il PdS prese la direzione dei DS (poi diventati Ulivi, Margherite, Gerani, Ciclamini e sa-il-cazzo-quale-altra-pianta), avendo già annusato all’epoca che ormai, se mai ci fosse stato “qualcosa di sinistra” in Italia, era bella che sepolta (non era colpa di Gio, per me rimane ancora uno dei pochi politici onesti e sinceri che io abbia mai conosciuto, ma la marmaglia che ormai frequentava non era più giustificabile). Eppure lui, nel momento del bisogno, non ci pensò due volte, quando chiunque altro avrebbe mandato a cagare Lina già per il fatto di aver telefonato.
Giova’, io non mi ricordo più ormai se ti ho mai ringraziato abbastanza per quella sera, al di là dell’incidente in sé, ma proprio per avermi aiutato così genuinamente, più di un fratello, quindi che questo post sia l’ennesimo grazie per un gesto di tantissimi anni fa, che tu manco ricordi ormai ma che io non ho mai dimenticato.
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Milano, “Le sfide della città”: torna il 25 e il 26 gennaio il Forum del Welfare
Milano, “Le sfide della città”: torna il 25 e il 26 gennaio il Forum del Welfare. Il 25 e il 26 gennaio torna il Forum del Welfare che, quest'anno, si svolgerà nella cornice di BASE Milano in via Bergognone 34. Due giorni dedicati alle sfide sociali che investono la dimensione locale, con l'obiettivo di rafforzare l'alleanza tra i diversi attori del territorio e la consapevolezza che, senza un'assunzione di responsabilità anche sul piano nazionale e regionale, i centri urbani si trovano a operare con strumenti insufficienti di fronte alle grandi trasformazioni sociali. Oltre 70 relatori, provenienti dal mondo delle istituzioni, del Terzo settore, dell'università e delle fondazioni, esperti e professionisti che lavorano sul territorio saranno protagonisti di questa importante occasione di confronto per la città e con la città sulle prospettive dell'invecchiamento e dell'immigrazione, sul disagio giovanile e il progetto di vita delle persone con disabilità, sul lavoro sociale e le disuguaglianze. «La città, anzi tutti i grandi centri urbani - dichiara l'assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé - si trovano davanti a importanti cambiamenti che costituiscono altrettanto importanti sfide da affrontare. In questi anni, nel solco dell'approccio secondo cui il faro delle politiche sociali non possono che essere il contrasto alle diseguaglianze, la promozione di opportunità e l'accesso ai diritti per tutti e tutte, abbiamo lavorato per aggiungere tasselli a un sistema di welfare chiamato a dare risposte a domande sociali sempre più complesse. Il Forum vuole essere un momento di discussione con la città e tutti i suoi attori, con la consapevolezza che la dicotomia tra la Milano della cura - che si fa carico delle vulnerabilità e non lascia solo chi è più debole - e la Milano dello sviluppo - rappresentata da quel tessuto economico e produttivo che l'ha resa la locomotiva d'Italia - è diventata obsoleta e va superata, costruendo una società in cui le due dimensioni si parlino sempre di più e si completino a vicenda». Si parte giovedì 25 gennaio alle ore 9.30 con la plenaria di apertura che ospiterà gli interventi del Sindaco di Milano Giuseppe Sala, dell'assessore Bertolé, del Direttore generale del Comune di Milano Christian Malangone, della direttrice dell'UONPIA del Policlinico Antonella Costantino, della presidente del Tribunale per i minorenni di Milano Maria Carla Gatto, della rettrice dell'Università Bicocca Giovanna Iannantuoni, della portavoce di Sea-Watch Italia Giorgia Linardi, della direttrice del PRAP (Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria) Lombardia Maria Milano, della vicepresidente di Fondazione Cariplo Valeria Negrini, del presidente della Commissione intergovernativa per la riforma dell'assistenza agli anziani Monsignor Vincenzo Paglia, della presidente di Arcigay Milano Alice Redaelli, del presidente del fondo Con i Bambini Marco Rossi Doria, del sindaco di Verona Damiano Tommasi, della presidente della Casa di accoglienza delle donne maltrattate Manuela Ulivi. Voci che costruiranno un racconto corale per alzare lo sguardo su alcuni temi che verranno poi approfonditi in sei panel tematici che si terranno nel pomeriggio del 25 gennaio e nel corso di tutta la giornata di venerdì 26. Il primo panel di approfondimento inizierà alle ore 14 e partirà da una domanda molto attuale sul tema dell'invecchiamento: "come ci prepariamo al futuro?". Seguendo il trend demografico del resto del Paese, Milano è una città che invecchia velocemente. Le persone vivono sempre più a lungo, ma sono più sole e spesso convivono con malattie croniche che ne limitano l'autosufficienza. L'attuale sistema di assistenza inizia a mostrare limiti di sostenibilità economica e di adeguatezza rispetto ai nuovi bisogni. È necessario, quindi, immaginare e costruire risposte innovative, centrate sull'integrazione socio-sanitaria e il welfare territoriale, il senior housing diffuso, l'invecchiamento attivo e un approccio intergenerazionale. Se ne parlerà insieme all'assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi, alla docente di sociologia della famiglia Carla Facchini, alla referente di Donne In Myriam Bergamaschi, al direttore generale di ATS Milano Walter Bergamaschi, alla segretaria di UILP Lombardia Valeria Cavrini, alla presidente della Commissione consiliare Pari opportunità del Comune di Milano Diana De Marchi, alla responsabile scientifica della Fondazione Ravasi Garzanti Elisabetta Donati, al referente per il senior housing di Fondazione Housing sociale Roberto Iannaccone, alla presidente di Equa Sara Mariazzi, alla presidente della cooperativa Cogess Sabina Nanti e alla responsabile della progettazione di AUSER Lombardia Rosa Romano. Il secondo panel, alle ore 16, affronterà il tema dell'immigrazione e di come l'inclusione possa rappresentare una risorsa per tutti e tutte. L'Italia continua a guardare alla questione solo come un'emergenza e una criticità, senza davvero coglierne le opportunità, anche perché il quadro normativo nazionale genera illegalità e non aiuta a gestire razionalmente il fenomeno. A intervenire nella discussione saranno l'assessora ai Servizi civici Gaia Romani, il rettore dell'Università Bocconi Francesco Billari, il Sindaco di Prato e responsabile immigrazione di ANCI nazionale Matteo Biffoni, il presidente di ANOLF CISL Milano Maurizio Bove, la coordinatrice dei servizi per i minori stranieri non accompagnati di Farsi Prossimo Elena Jona, la consulente giuridica del centro servizi WeMi inclusione Sarah Nocita, il direttore dell'Area Diritti e Inclusione del Comune di Milano Angelo Stanghellini e la coordinatrice dei progetti del Sistema di accoglienza e inclusione di Milano Barbara Vajani. Venerdì 26 gennaio, la discussione si aprirà alle 9.30 con il terzo panel di approfondimento del Forum, dedicato alla disabilità. Il decreto attuativo della Legge Delega sulla disabilità mette giustamente al centro dell'attenzione pubblica il progetto di vita delle persone. L'attribuzione di importanti competenze e responsabilità ai comuni, però, deve essere sostenuta con adeguati trasferimenti di risorse, senza le quali il ruolo di prossimità dell'ente locale non potrà essere svolto efficacemente. Interverranno la vicesindaco Anna Scavuzzo, il delegato del Sindaco per le politiche sull'accessibilità Giuseppe Arconzo, il presidente del Comitato parenti FSF Paolo Caimi, il fondatore di Casa della Carità don Virginio Colmegna, la rappresentante del Tavolo permanente disabilità Elena Dottore, la presidente della Consulta per le persone con disabilità del Comune Haydée Longo, la direttrice generale della Direzione Famiglia, Solidarietà, Disabilità e Pari Opportunità di Regione Lombardia Claudia Moneta, il rappresentante di LEDHA Milano Marco Rasconi, la presidente del Coordinamento familiari dei CDD Maria Spallino e il presidente di ANFFAS Milano Umberto Zandrini. Alle 11.30 il quarto panel si concentrerà sul lavoro sociale che troppo spesso diventa lavoro povero e eccessivamente gravoso per gli uomini e le donne che se ne occupano tutti i giorni, influendo negativamente sulla capacità del sistema di welfare di costruire risposte. Sul tema si confronteranno il direttore di Vita Stefano Arduini, il co-fondatore di Base Italia Marco Bentivogli, il presidente di Confcooperative Federsolidarietà Stefano Granata, la direttrice del Dipartimento di Scienze per la formazione dell'Università Bicocca Cristina Palmieri, la portavoce del Forum del Terzo settore di Milano Rossella Sacco, il segretario della Camera del Lavoro metropolitana Luca Stanzione, la presidente di Legacoopsociali Eleonora Vanni e la presidente del Consiglio Regionale degli assistenti sociali Manuela Zaltieri. Alle ore 14, il quinto panel avrà come focus il disagio adolescenziale e il malessere psicologico di ragazze e ragazzi che, spesso, si riflettono anche sulla coesione sociale nei quartieri. Introduce il sociologo e co-fondatore di Codici Stefano Laffi e intervengono il direttore dell'UONPIA dell'ASST Santi Paolo e Carlo Alessandro Albizzati, la dirigente scolastica dell'IIS Galilei Luxemburg Annamaria Borando, la prorettrice dell'Università Statale di Milano Marina Brambilla, la coordinatrice pedagogica di Comunità Progetto Cristina De Michele, il delegato del Sindaco per la sicurezza e la coesione sociale Franco Gabrielli, la referente dell'area dipendenze del CNCA regionale Rita Gallizzi, il presidente della Commissione Economia civile del Comune di Milano Valerio Pedroni, il fondatore di Comunità Nuova don Gino Rigoldi, il presidente de La Strada Gibo Sbaraini. Alle ore 16, per il sesto e ultimo panel, si parlerà di "Disuguaglianze: come rendere Milano più giusta?", superando la frammentazione del welfare territoriale, consolidando reti sociali, costruendo misure locali di contrasto alla povertà e alla marginalità che siano adeguatamente accompagnate da misure nazionali altrettanto importanti. Introduce il portavoce di Oxfam Italia Francesco Petrelli e intervengono l'assessore alla Casa Pierfrancesco Maran, la referente del Programma QuBì di Fondazione Cariplo Laura Anzideo, la presidente di Spazio aperto servizi Maria Grazia Campese, l'epidemiologo Giuseppe Costa, la delegata del Sindaco per le Pari opportunità Elena Lattuada, la responsabile dell'Unità Diritti e grave emarginazione del Comune di Milano Miriam Pasqui, il responsabile dell'area Grave emarginazione di Caritas Ambrosiana Alessandro Pezzoni e la direttrice dei servizi di Progetto Arca Tina Regazzo. Previsti, infine, sia giovedì che venerdì, nel tardo pomeriggio, due momenti di dialogo che hanno l'obiettivo di allargare la partecipazione anche alle persone non addette ai lavori. Il 25 gennaio alle 18 si terrà l'incontro dal titolo "Come difendere lo stato sociale?": la giornalista Lorenza Ghidini condurrà la discussione tra l'assessore Bertolé e l'economista Tito Boeri. Il 26 gennaio, sempre alle 18, sarà la volta dell'incontro "Lo sport specchio della contemporaneità. La retorica dei valori e il difficile dialogo tra competizione e inclusione", un momento di confronto tra gli assessori Martina Riva e Lamberto Bertolé e l'ex pallavolista e giornalista Andrea Zorzi. Per consultare il programma e registrare la propria partecipazione è possibile visitare il sito.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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