#c'è qualcosa di poetico in questa foto
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#c'è qualcosa di poetico in questa foto#forse i colori così diversi non so ma la trovo bellissima 😭#matteo berrettini#jannik sinner#tennis#pics
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Sto cercando di smettere di drogarmi di persone. È difficilissimo. Sono romantica e incline alle dipendenze. E quando stai continuamente male per qualcosa, alla lunga ti stanchi. Ti dici: non posso andare avanti così. Voglio stare bene. Io sto provando a smettere, ma ho già collezionato svariati tentativi falliti.
Disintossicarsi dalle persone non è come smettere con l'alcol o con le droghe. Da alcolizzata, ci sono delle chiare barriere su cosa posso e non posso fare. Non posso mandare messaggi all'alcol. Non ricevo foto intime dagli spacciatori. In più, l'alcol e le droghe avranno anche invaso l'America, ma mai quanto le persone. Le persone sono ovunque. Persone attraenti. Puoi astenerti dall'alcol e dalla droga, ma non dalle persone.
Penso che tutti abbiano il diritto di amare, anche chi, come me, sta cercando di uscire da una dipendenza da altre persone. Ma non sono qua per parlare di amore. Sono qua per parlare di come le persone diventino una droga, per me. Ci ho messo un po', ma comincio a capire la differenza tra le due cose: persone, e persone da cui sono dipendente. Adesso quando mi lascio ossessionare da qualcuno senza neanche conoscerlo (o senza averlo mai incontrato) mi suona subito il campanello d'allarme. Allarme rosso. Quando riconosco i segnali, prendo le distanze.
Prendere le distanze è triste. Non c'è niente di poetico. Non c'è opera d'arte ispirata al tema. Io voglio credere nell'esistenza dell'amore a prima vista. Ma mi innamoro a prima vista tutti i giorni. Mi innamoro anche al primo messaggio spinto. Non ne ho mai abbastanza. Ovviamente più mi faccio trascinare, più dura è la ricaduta.
Qualche giorno fa ho bloccato la persona-droga più potente di tutta la mia rubrica. È stato difficile, soprattutto perché è una droga che si è sempre comportata bene con me, mi ha sempre rispettata.
Era amore vero. Direi che eravamo tutti e due innamorati, ma anche che abbiamo entrambi sbagliato. Ho sofferto molto—nonostante l'amore—perché, non importa quanto stupenda sia l'altra persona, una droga rimane sempre una droga, non può cambiare. Ad alimentare la dipendenza era la distanza, e altri fatti, per cui era chiaro che non avremmo mai potuto stare insieme. Nessuno dei due era pronto. Vivevamo in un perenne stato di desiderio—uno stato quasi commovente—un po' come l'Ode su un'urna greca di Keats, ma con iPhone.
La verità è che erano la distanza e il fatto che nessuno dei due fosse pronto a rendere quella persona così tossica. Volevo molto più di ciò che avrebbe mai potuto darmi. Quando non mi arrivava un suo messaggio mi sentivo male, una vera astinenza. Quando ricevevo un suo messaggio, diventavo improvvisamente euforica. Ma l'euforia durava solo fino a che non rispondevo. Poi tornavo di nuovo ad aspettare, e stavo di nuovo male.
Avevo già provato a smettere un sacco di volte, ma cedevo sempre. Se non tornavo io, lo faceva la persona-droga. E se la persona-droga mi mandava un messaggio, dovevo rispondere. Non volevo "ferirlo."
Avevo davvero paura di ferirlo? Non lo so. Forse avevo soltanto paura di come mi avrebbe giudicata se non gli avessi risposto, temevo che mi avrebbe considerato una stronza e non una persona stupenda. O forse avevo solo paura di smettere.
Alla fine, il dolore di aspettare i messaggi è diventato più forte delle botte di felicità che ne ricavavo. Quindi ho annunciato il mio addio finale. Ho bloccato il suo contatto.
È seguito un periodo di sofferenza molto più profondo, più di tutte le altre volte che avevo provato a chiudere. Ho pianto per morti avvenute 15 anni prima. Ho pianto per il fatto di dover crescere (ovviamente il dolore non riguarda mai solo la persona da cui si è ossessionati, ma cose successe anni e anni fa).
Qualche settimana fa, però, mi sono accorta che stavo bene, meglio di tutte le altre volte in cui lo avevo lasciato. Quando lo sognavo, non erano più sogni di desiderio e dolore. Anche nel mondo onirico sapevo che non eravamo fatti l'uno per l'altra. Ho sognato che volavo sopra casa sua in un elicottero. Lui si affacciava e mi chiedeva di entrare dal soffitto. Io rifiutavo. Ero come se fossi riuscita a liberarmi di lui anche nel mio inconscio, mi sentivo forte e libera.
Poi, la droga si è fatta risentire. Due volte. Può essere che abbia percepito che ero guarita, e non voleva che lo dimenticassi. O forse non voleva che io mi sentissi dimenticata. Nessuno vuole essere dimenticato.
La prima volta, ha commentato un mio post su Facebook. In passato, tutte le volte che lo faceva andavo su di giri. Ma questa volta non me ne fregava niente. Anzi, avrei preferito non l'avesse fatto. Dovevo mettere mi piace? Se non lo avessi fatto, sarei sembrata fredda. Ma se lo avessi fatto, avrei infranto la mia regola del "niente contatti" e magari lo avrebbe preso come un incoraggiamento a contattarmi di nuovo. Non ho messo nessun mi piace, e sono stata fiera di me.
Qualche giorno dopo, mi ha mandato una serie di messaggi su Facebook. Non sapevo che fare, e ho deciso di ignorarli.
Non ho aperto Facebook per due giorni. Poi ci hanno pensato i suoi messaggi alcolici e grammaticalmente sconnessi ad alimentare nuovamente la mia ossessione [per l'occasione ho ricostruito la corretta grammatica dei messaggi].
Mi ha detto: È difficile non scriverti, chiaramente sono ancora innamorato.
Ha continuato: Annuso le tue cose e mi piace tantissimo... in senso romantico.
Ancora: Mi sono già pentito di questa conversazione...comunque devo dirti che...più tempo passa più capisco il mio errore...ti amo tanto...sto piangendo...sei il mio essere umano preferito...scusa sono a Marrakech... sono ubriachissimo
Ho capito che anche lui aveva qualche problema di dipendenza. Se riesci a stare dietro, anche solo per un po', alla mia ossessività, non puoi essere completamente normale.
Un altro messaggio: Ti ho persa, mia regina. Volevo solo farti sapere che sei la migliore e spero di scomparire e basta—non c'è bisogno che mi rispondi.
Ancora: Per favore, ignorami. Devo lasciarti in pace. Scusa davvero :/
Mi piacerebbe poter dire che l'ho ignorato. Questo articolo dovrebbe parlare di me che lo ignoro. Ma ovviamente non ho resistito a lungo.
Ho detto: Per favore non scrivermi cose del genere da ubriaco, ora come ora sono molto fragile e non sono un oggetto (che credo sia una cosa ipocrita da dire, perché qualche volta sono io che ti ho trattato come un oggetto).
Poi: È facile dirmi che mi ami ora che abbiamo chiuso e sei a migliaia di chilometri da qua.
E anche: Me lo diresti anche se mi avessi davanti?
Poi: Non credo proprio.
Non ci credevo davvero. E anche se mi ha risposto di sì, non significava che era vero. Ma ovviamente io volevo solo che dicesse di sì, anche se non l'avrebbe mai fatto. Nemmeno io l'avrei mai fatto.
Mi ha scritto: Non so che fare e so che non è giusto ma mi manchi.
Gli ho detto di non contattarmi mai più
Poi c'è stato un momento di pausa, in cui ho pensato a quello che avevo appena fatto. Mai più. Non solo stavo buttando nello scarico una bustina di droga, la stavo eliminando completamente dalla mia vita.
Ho detto: Lol mi dispiace che sia finita così.
Poi: T__i prego dimmi ciao lol.
Non so perché continuavo a scrivere lol. Stavo piangendo.
Mi ha risposto: Da ora in avanti per te sono morto, bloccami e basta.
Poi: Pensavo che non mi sarei mai abbassato a fare queste cazzate da ubriaco, sono uno stronzo. Dovrei imparare a stare zitto. Ciao.
È stato il finale più triste del mondo. Adesso vorrei contattarlo e dirgli un attimo__! Voglio un finale migliore. Ma un finale migliore non esiste. Il finale perfetto è un lieto fine, perciò non è una fine. Il finale perfetto alimenterebbe solo la mia compulsione. Quindi mi tengo questo finale imperfetto e faccio finta che sia perfetto.
Adesso sto di nuovo male. Nella testa ho un buco nero nel quale vorrei nascondermi dalla vita. Quel buco nero è pieno di voci che mi dicono che insieme eravamo perfetti. A me sembra che quelle voci dicano la verità, perché sono una drogata e vedo quello che voglio vedere. Non so se riuscirò mai a riempire quel buco nero. Ma ce la sto mettendo tutta, almeno per non ricaderci dentro.
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01. Servirà una scala
Ed il tramonto parla di quando tu eri la mia spalla E la distanza volevamo cancellarla. Mecna Se c'è una cosa che non ti ho mai detto è questa: non sono brava con gli addii. Non ci so fare, neanche quando è una mia scelta, neanche quando è per il mio bene. Ho questo brutto difetto di affezionarmi alle persone, ma la parte di me che ti ho lasciato conoscere non poteva dirti una cosa del genere. Che poi lo so che l'hai capito che è tutta una farsa, o meglio, un brutto atteggiamento che il tempo e le vicissitudini mi hanno attaccato. Lo so, ma mi hai lasciato giocare. Che sono forte, è vero. Che mi piace essere cattiva è vero. Che una faccia di bronzo, testarda, fredda e presuntuosa è vero. Ma è palese come tutto vada a farsi fottere con le persone a cui tengo. Te l'ho anche detto, una volta: dammi tempo. Pensavo che ne avremmo avuto, infiniti secondi nel mondo empirico che si creava ogni volta che ci guardavamo. La realtà però è un'altra e tu l'hai sempre saputo, e comunque non riesco a fartene una colpa. Non ancora, almeno. Arriverà la notte più buia, storpiata dai miei neon rosa, con una bella e triste canzone nell'aria, nella quale ti addosserò la colpa della mia infelicità per poi prendermela con me stessa perché incolpo te dei miei macchinosi processi mentali. È un circolo vizioso, il gioco delle colpe. So che è solo la prima notte che passi fuori, la prima del resto della tua vita, e in realtà potrei semplicemente immaginare che tu sia a casa tua, nel tuo letto, e che domani ci vedremo. Questi chilometri però sono un peso sul petto che non mi fa respirare. 836 kg, 863 km. Cambia solo una lettera. Ti odio, perché io non sono così. E se non mi avvicino è perché odio allontanarmi, ma tu, tu sei stato così bravo da rendere impossibile il non attaccarsi e dolcemente malinconico, quasi piacevole, il distacco. Mi hai dedicato il primo poetico tramonto della tua nuova vita, “sigaretta sul ponte?”. Ed io t'ho detto aspettami, arrivo, e se chiudevo gli occhi ero lì con te. Ma la razionalità ha presto preso il posto d'onore. Quando non resta che un letto vuoto e la pioggia che batte sui vetri e il fumo di una solitaria sigaretta, non rimane che il peso della tua mancanza e il peso della tua presenza. Ed io farei volentieri a meno della tua mancanza, eppure a questo punto credo sia lecito considerarla una parte di te. Di noi. Non so cosa succederà d'ora in poi. Vorrei che tu inseguissi il tuo sogno senza guardarti indietro, perché è ciò che farei io. Io, che non permetterei mai ad uno stupido sentimento di distrarmi. Io, la stessa persona che avrebbe gettato via i libri se solo tu mi avessi chiesto di vederci ancora, vederci sempre, prima della tua partenza. La verità è che sei una di quelle persone che si incontrano una volta nella vita, arrivano, si fanno spazio a calci e pugni e stravolgono tutto. E poi vanno via, lasciando dietro di se il caos. Una situazione incasinata come i tuoi capelli dopo aver scopato. O fatto l'amore. Non so. Tu lo chiami scopare, io lo chiamo scopare. Eppure non è scopare. 57 giorni fa non avrei potuto immaginare che sarebbe successo tutto ciò. 57 giorni fa eri un ragazzo con una bella foto a cui piacciono gli XX e i 1975. Ora sei qualcosa come il mio ragazzo, mio per ora, mio fino a quando la lontananza non ci divorerà. E siccome non so dove andremo a finire, forse dovrei andare a ritroso. Come il video di The Scientist, dei Coldplay, quelli vecchi, quelli che ci piacciono tanto. Arrivare dal giorno 58 al giorno 0, e rendermi conto di come ho fatto a non accorgermi dall'inizio che, mentre ti trattavo come tutti, ti guardavo in quel modo mio, solo tuo, che ti fa esclamare “porca puttana”. Buonanotte Matty, chissà se è comodo il tuo nuovo letto. Vorrei farci l'amore, ehm, cioè, scoparci anche ora. Per sentirti così dannatamente vicino, così dannatamente bello, così dannatamente mio. Ancora una volta. Tua, Regina. 01. 10/03/17 >
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