#anyway stan Jared and his lil embroidered ''J'' bless
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tma-traduzioni · 4 years ago
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MAG 090 - #0130807 “Body Builder”
[episodio precedente]
[pdf con testo inglese a fianco/ pdf with English text on the side]
[CLICK]
ELIAS
Tim?
TIM
Hey, capo. Cosa ti porta giù nei sotterranei? Il tuo ufficio è troppo ricolmo di gioia?
ELIAS
Non esattamente. Ho sentito che hai fatto delle assenze. Ferie non autorizzate. Volevo solo parlarne con te.
TIM
Giusto. 
ELIAS
Stavi male? Se stai male veramente devi telefonare.
TIM
No. Non stavo male. Riprova.
ELIAS
Beh, non avevi richiesto ferie.
TIM
No, non l’avevo fatto.
ELIAS
Allora, cos’è successo?
TIM
Sono saltato su un volo per la Malesia. Mi sono trovato un albergo.
ELIAS
Capisco. Stavi cercando di lasciarci?
TIM
Sì.
ELIAS
Ma sei tornato?
TIM
Mi… Mi sono ammalato. Più a lungo stavo via… Mi sentivo debole, come, come se stessi perdendo me stesso. Mi licenzierai, capo?
ELIAS
No. Non penso che sarà necessario.
TIM
Certo che no. 
ELIAS
Ma assicuriamoci che non succeda di nuovo, hm?
TIM
Tu sai, vero? Voglio dire, devi sapere.
ELIAS
Sapere cosa?
TIM
Di questo posto. Di quello che ci fa.
ELIAS
[Sospiro] Tim, questo posto è molto vecchio. Ha ogni genere di… idiosincrasia e non tutte fanno bene alle persone che lavorano qui.
TIM
Penso che preferirei l’amianto.
ELIAS
Ho sempre trovato che il miglior modo per affrontare la cosa sia perdersi nel lavoro. Personalmente, il confortevole rigore della burocrazia mi ha sempre aiutato. Forse fare un po’ di archiviazione decerebrata aiuterà a distrarti.
TIM
Sì. Voglio dire… forse hai ragione.
ELIAS
Proprio così. E niente più assenze non autorizzate, va bene?
[Si apre la porta]
MARTIN
Oh, ehm, va tutto bene qui dentro?
ELIAS
Sì, Martin, direi proprio di sì.
[Passi che si allontanano]
MARTIN
Giusto. Ehm, io veramente stavo per registrare una dichiarazione, se, se per te va bene Tim?
TIM
Sì. Sta già andando.
MARTIN
Oh. Oh, sì è così. Perché, perché l’hai acc-
[La porta si chiude]
Giusto. Giusto.
Martin Blackwood, Assistente d’Archivio all’Istituto Magnus, registra la dichiarazione numero 0130807, dichiarazione di Ross Davenport, rilasciata il 7 Agosto 2013.
Inizio della dichiarazione.
MARTIN (DICHIARAZIONE)
Quindi dovevo trovarmi una nuova palestra. È stato un peccato davvero. Amavo il mio vecchio posto, e i ragazzi lì erano alcuni dei miei migliori amici, ma… non è stata interamente una mia decisione. Vedete, ho deciso di recente di iniziare a prendere steroidi anabolici per supplire al mio bodybuilding, e il posto dove andavo aveva una politica molto rigida a proposito. Matt, il tipo che gestiva il posto, il suo compagno ci era andato giù pesante, e quando ha avuto un infarto, Matt ha dato la colpa agli steroidi. Da allora, vieni visto con una siringa o un flacone di pillole che non è un integratore riconosciuto, e sei fuori.
Comunque, non me ne sono andato perché sono stato scoperto o cose del genere. Non avevo nemmeno iniziato quando me ne sono andato. Solo mi sentivo in colpa. Come ammettere di aver fallito. Ci andavo da undici anni, tutto naturale, e fisicamente, ero all’apice della forma. Andavo bene alle competizioni, mi sentivo in salute, ero praticamente il peso ideale per la mia altezza, ma quando mi guardavo allo specchio ancora non vedevo quello che volevo. I miei muscoli erano lisci e arrotondati, non come le forme venose e rigonfie che idolatravo. Anche quando passavo settimane a fare la dieta prima di una competizione, senza un milligrammo di grasso corporeo, io non, non ci potevo arrivare. Avevo raggiunto il mio apice naturale, e non era abbastanza per me. 
Allora, ho fatto le mie ricerche, e ho ordinato un ciclo di steroidi su internet. Non volevo correre rischi, così ho fatto in modo di farmi fare un controllo completo dal medico prima di iniziare, anche se ovviamente non ho detto perché. È tornato tutto a posto, quindi tutto quello che rimaneva da fare era trovare una nuova palestra dove a nessuno sarebbe importato che li prendessi.   
Questo era più difficile di quanto non avrebbe dovuto essere, principalmente per le mie stesse aspettative. Molti posti avevano una politica ‘ufficiale’ che bandiva le droghe sul posto solo che non la implementavano. Per me, però, l’intero motivo di cambiare palestra era che non volevo nascondermi come un criminale, o fare finta di pensare che quello che stavo facendo fosse sbagliato. Volevo un posto dove potevo essere onesto su chi ero e cosa volevo diventare.  
Eventualmente l’ho trovato, stranamente, sulle Pagine Gialle. Le ricerche su internet non avevano mostrato nessun posto promettente vicino a casa mia alla periferia di Aberdeen, allora ho pensato che tanto valeva provare con l’elenco telefonico. Come ci si potrebbe aspettare, la maggior parte delle inserzioni mi inviavano solo verso i loro siti web, ma ho notato un piccolo riquadro nell’angolo in basso a sinistra. Era testo soltanto, e leggeva, “Il tuo corpo perfetto è qui. Diventa tutto ciò che puoi essere.” Seguito da un numero di rete fissa e un indirizzo a circa cinque minuti a piedi da me. Così gli ho fatto un colpo di telefono.
La voce che ha risposto era roca, e parlava con il tipo di accento Inglese che di solito mi da sui nervi, ma quando gli ho chiesto quale fosse la politica della palestra sugli steroidi, ha solo riso, e ha detto che se mi aiutavano a “perfezionarmi” allora erano più che benvenuti. Mi sono organizzato per fare un salto il giorno seguente e darci un’occhiata.
Dall’esterno la palestra non sembrava un granché. Solo il contorno sbiadito di un manubrio su di una finestra sporca, e le parole “Pesi e Cardio” appena leggibili sopra la porta. Mi sono reso conto che  effettivamente ci passavo davanti regolarmente, avevo sempre pensato che fosse fallita. 
La porta però era aperta, così sono entrato. Era una giornata calda, ma l’aria nella reception era fresca, tinta di quell’odore familiare di sudore, e qualcos’altro che non riuscivo esattamente a identificare. Non c’era nessuno dietro il bancone, e il computer non sembrava essere stato acceso tutto il giorno. Stavo per chiamare ad alta voce, vedere se potevo attirare l’attenzione di qualcuno, quando ho sentito la porta degli spogliatoi aprirsi, e qualcuno uscirne. 
L’uomo che se ne stava lì era, senza alcun dubbio, il tizio più grande che avessi mai visto, e tenete a mente che spendo il mio tempo a frequentare bodybuilder. Doveva abbassarsi per passare attraverso la porta, ed era largo quasi il doppio di me. La maggior parte del suo corpo era coperto da una tuta larga, e potevo vedere delle chiare cuciture dove era stata allargata per lui. Ricamata sul petto c’era la lettera ‘J’. 
Nonostante la sua stazza enorme, la sua faccia sembrava abbastanza normale, addirittura bella, con il genere di zigomi e mascella per cui ucciderei. Ha sorriso quando ho balbettato fuori un ciao, e mi ha chiesto se fossi Ross del telefono. Certo, ho detto, e lui si è lanciato immediatamente in ogni genere di domanda sul mio allenamento, cosa stavo cercando, che misure di sicurezza avevo per i miei steroidi, quel genere di cose. Nulla di ciò era inaspettato, chiaramente sapeva il fatto suo.
Ma poi ha iniziato a farmi delle domande leggermente più personali: perché ero diventato un bodybuilder, come mi faceva sentire, quali parti di me odiavo. Sembrava un po’... invasivo, ma ho risposto onestamente, e lui sembrava soddisfatto, girandosi e facendomi cenno di seguirlo mentre entrava per farmi vedere in giro.
La palestra in sé era buona, ma niente di speciale. In realtà non aveva molto in fatto di macchine per il cardio, ma non era mai davvero stato la mia priorità, quindi non era un problema. C’erano anche molte attrezzature da ginnastica vecchio stile: assi parallele, cavalli per il volteggio, sbarre, tutta quella roba là. Era una stanza enorme, e a essere onesto, una parte di me ha dato per scontato che fossero solo lì per occupare un po’ di spazio. Aveva certamente tutto quello di cui avevo bisogno, anche se mi sono chiesto perché fossimo gli unici due lì dentro.
Però è stato lo spogliatoio che mi è sembrato strano. Ce n’era solo uno: evidentemente unisex, anche se dubitavo che ci fossero membri donna. Era di dimensioni adeguate, aveva molte docce, buona pressione dell’acqua, tutto quello che ti serviva. Sembrava tutto perfettamente normale, tranne che per una cosa.
Gli armadietti erano decisamente enormi. Arrivavano fino al soffitto, che era a tre metri buoni dal pavimento, e devono essere stati larghi circa un metro. Ciascuno aveva quello che sembrava un lucchetto esclusivo, e solo alcuni avevano le chiavi dentro. 
La mia guida mi ha spiegato che ogni membro della palestra aveva il suo armadietto, e lo teneva finché rimaneva membro. Gli ho chiesto cosa sarebbe successo quando tutti gli armadietti fossero stati presi e lui ha solo scrollato le spalle. “Nessun nuovo membro,” ha detto. Quando aveva scrollato le spalle, la stoffa della sua felpa si era mossa in un modo così strano. Era affascinante, e mi sono fatto una nota mentale di tenerlo d’occhio in palestra per poterci dare una buona occhiata. 
Sono andato verso uno degli armadietti con la chiave ancora dentro, il numero 31, e l’ho tirata fuori. Mi sono girato verso di lui, l’ho guardato, e lui ha annuito. All’interno l’armadietto era grande come avevo immaginato, e rientrava di circa un metro e mezzo nel muro. Scordatevi una borsa da palestra, avrei potuto tenerci tutto il mio guardaroba in quella cosa. 
Dopodiché, sono rientrato in reception, e il tipo si è segnato i miei dati, ho firmato qualche modulo e, proprio così, ero un membro. Mi ha detto di tenere la chiave e mi ha spiegato che preferiva avere l’abbonamento pagato in contanti. Quello non mi aveva sorpreso. Avevo la sensazione che ci fossero alcune cose di quel posto che non passerebbero alcun tipo di revisione ufficiale. 
Comunque mi si addiceva perfettamente, quindi non avevo alcun interesse a causargli qualsiasi tipo di guai. Gli ho fatto un grande pollice in su, e lui ha annuito, si è girato ed è uscito dalle porte, giù in strada. Era stato un po’ brusco, ma a essere onesto, non ero sicuro che ci fosse tutto con la testa, se sapete cosa intendo, così non ci ho dato troppa importanza. Però mi sono rimproverato, perchè ho realizzato di non aver avuto il suo nome, allora ‘J’ avrebbe dovuto bastare. 
Con J via, sembrava fossi l’unico lì, così mi sono cambiato, e sono andato avanti col mio allenamento. Era un po’ inquietante, essere tutto solo in quella stanza enorme. Sono abituato ad avere la presenza di altri per motivarmi, per spingermi oltre di quanto andrei altrimenti, solo per farmi vedere un po’. Da solo, mi sono trovato ad allenarmi con un ritmo molto più tranquillo; stavo molto più attento di quanto non lo sarei stato normalmente, anche solo perché non avevo uno spotter. 
Tutto il giorno ho continuato ad aspettarmi che entrasse qualcun altro. Avremmo fatto due chiacchiere, pensavo, e avrei forse potuto chiedere che mi facesse da spotter, ma la giornata è passata lentamente ed ero ancora da solo. Ogni tanto sentivo un rumore dagli spogliatoi che avrei giurato fosse qualcuno che entrava, ma non c’era nessuno.
Alla fine, mi sono fatto una doccia, mi sono ri-cambiato, e mi sono diretto verso casa per una cena meno-che-emozionante a base di pollo e fagioli.
Il giorno dopo è stato lo stesso, e il giorno dopo di quello. Indipendentemente da quando ci andavo, il posto era sempre vuoto, senza traccia di J o di nessun altro. Mi sono chiesto se in qualche modo fossi stato ingannato a pagare per usare una palestra abbandonata o qualcosa, ma era ben mantenuta e molto pulita, quindi qualcuno se ne stava prendendo cura. Infatti, se ci penso, direi che potrebbe essere la palestra più pulita che abbia mai usato, anche se al tempo pensavo che fosse perché ero l’unico a usarla.
Dopo circa cinque giorni del mio tempo lì, ho finalmente conosciuto qualcun altro. Il suo nome era Marie Balandin, e sembrava tanto sorpresa di vedermi quanto lo ero io di vedere lei. A quanto pare aveva usato la palestra per circa due mesi e aveva, come me, pensato di essere la sola. Era andata a trovare sua sorella giù a Glasgow per una settimana ed era un po’ scioccata che io fossi saltato fuori durante la sua assenza. Però ci siamo messi a parlare, e ci siamo trovati bene, difatti dopo qualche minuto si è offerta di farmi da spotter.
A dire la verità, un po’ dubitavo che sarebbe stata in grado di stare al passo, ma qualche set mi ha chiuso la bocca per bene. Qualunque cosa stesse prendendo, era molto più avanti di me, e verso la fine stavo facendo fatica a fare da spotter a lei. Comunque, c’era un cameratismo che veniva dall’essere le uniche due persone in quello strano posto, e non ci è voluto tanto perché diventassimo buoni amici, scambiandoci consigli sulla dieta e teorie su quale fosse la situazione con J, il cui vero nome, sosteneva lei, era Jared.
C’era un altro vantaggio a sapere che c’era Marie in giro - mi aiutava a ignorare i rumori dagli spogliatoi. Gli occasionali tonfi e scricchiolii. Potevo pensare che fosse solo lei a essere un po’ sbadata. Anche quando non l’avevo vista entrare.
Marie era evidentemente un pezzo grosso in alcune delle competizioni internazionali di bodybuilding femminile. Non le avevo mai seguite, ma mi ha mostrato qualcuno dei suoi trofei una volta. Il modo in cui si allenava, però, era intenso, determinato. Più determinato di quanto  mi sarei aspettato da qualcuno con così tante vittorie alle spalle. Si spingeva molto oltre il punto di esaurimento ogni giorno, e per tutti i premi che il suo corpo le aveva ottenuto, ogni tanto mi sembrava che volesse distruggerlo. Spesso la trovavo a fissare lo specchio nello spogliatoio, il suo sguardo fisso sulle sue spalle, mentre le muoveva lentamente su e giù con un’espressione di disgusto sul viso.
Però non ci avevo pensato molto, perché il mio ciclo di steroidi stava iniziando a mostrare risultati, e io stesso stavo passando molto tempo davanti allo specchio. Però non era abbastanza. Sapevo che non era abbastanza. Sapevo che avrei dovuto  iniziare un nuovo ciclo appena il mio corpo si fosse ripreso da questo. Magari ancora prima.
Non so come sarebbe finita se non avessi perso il telefono. Non ho una gran vita sociale, così non ho notato che non c'era finché non mi stavo preparando per andare a letto. Doveva essermi caduto dalla tasca della giacca quando l’avevo appesa in palestra. Non mi sarebbe importato aspettare fino al giorno dopo, ma aveva dentro il mio diario di allenamento, e passavo sempre dieci minuti a riempirlo prima di andare a letto. Era un rituale piccolo, ma importante, e visto che era giusto in fondo alla strada, ho pensato che tanto valeva andare a vedere se la palestra era ancora aperta. Visto che non sembrava mai esserci nessuno, ho pensato, poteva darsi che nessuno la chiudesse per la notte.
Quindi circa alle ventitrè e trenta di mercoledì scorso, mi sono trovato ad aprire spingendo piano la porta della palestra. Non era chiusa a chiave, come avevo intuito, e dentro tutto sembrava silenzioso. Sono passato per entrare nello spogliatoio, e lì c’era il mio telefono, dov’era caduto nel mio armadietto. L’ho preso e stavo giusto per andarmene, quando ho sentito dei rumori venire dalla palestra stessa, e sono quasi saltato fuori dalla mia pelle.
Avrei dovuto andarmene. Avrei dovuto girarmi e marciare dritto fuori da quel posto, ma invece ho sentito una… furia crescermi dentro. Chiunque fosse lì dentro, era quasi mezzanotte, come osava entrare così furtivamente, cercando di farmi venire un infarto! Ho fatto il muso duro, e sono passato di là, preparandomi a dire a Marie, o chiunque fosse, esattamente cosa pensavo.
Le luci della palestra erano spente, ma potevo vedere qualcosa muoversi verso l’attrezzatura da ginnastica, qualcuno che oscillava avanti e indietro sulle parallele. Era un movimento fluido, ritmato, giù e attorno e sopra e oltre, attorno e oltre, su e giù. A volte il movimento volava su, lasciando le assi per un momento, prima di prenderle agilmente scendendo di nuovo. Non c’era rumore mentre mi avvicinavo, salvo il tenue rumore delle mani che prendevano e rilasciavano il legno delle assi. Se era Marie, non l’avevo mai vista fare qualcosa del genere prima. Mi sono avvicinato, e ho acceso le luci sul soffitto.
Non era Marie, a oscillare attorno e sulle parallele. Marie aveva solo due braccia. Marie aveva delle gambe. E Marie aveva una testa. La cosa che oscillava e si capovolgeva e si girava attorno alle assi non era per niente come Marie, anche se la sua pelle sembrava abbastanza umana. Però, aveva un sorriso, ricamato… giusto al centro del suo torso.
Ho urlato così forte che ho strappato qualcosa in fondo alla gola. Non so se quella cosa mi abbia sentito. Non so neanche se avesse delle orecchie. Ma non era sola, e le altre cose in quel posto mi hanno sentito, perché mentre correvo indietro attraverso gli spogliatoi, tutti gli armadietti si stavano aprendo. Ciò che che stava arrivando arrampicandosi fuori di essi una volta erano state persone, ne sono sicuro, e mi chiamavano, offrendosi di aiutarmi a ‘perfezionarmi’. Di aiutarmi a ottenere il mio corpo ideale.
J era lì, in piedi in tutta la sua altezza. Un corpo disteso, irregolare, messo a nudo in tutta la sua grandezza contorta, e ha scosso la testa frustrato. Ha detto qualcosa, penso, ma non sono riuscito a capire. Avrebbe potuto essere “troppo presto”.
Cerco di ricordarmi alcuni di loro dettagliatamente, la confusione di arti e articolazioni e muscoli, ma tutto quello che riesco a ricordarmi è il modo felice, gioioso in cui mi stavano chiamando. Dicendomi che il dolore ne valeva la pena. Mi fa stare male il fatto che una piccola, acuta parte di me desideri che fossi rimasto ad ascoltare. 
Non sono mai tornato. Ho chiamato Marie e le ho detto cos’era successo, ma non mi ha creduto. Almeno, spero non mi abbia creduto. Perché se lo ha fatto, allora alcune delle domande che mi ha fatto mi fanno preoccupare per lei davvero. 
Fine della dichiarazione.
MARTIN
[Respiro profondo] Il, ehm… il materiale supplementare che dovrebbe andare con questa dichiarazione, che fornisce più dettagli su indirizzi, nomi, e cose, sembra non esserci, quindi non abbiamo alcun modo per localizzare la palestra, o scoprire il nome sotto cui l’attività stava lavorando. Non senza una copia del 2013 delle Pagine Gialle di Aberdeen. Un po’ un sollievo, in qualche modo. Ho provato a contattare il signor Davenport a riguardo, e ce l’ho fatta, ma mi ha detto di… ehm, lui non… non desidera ulteriori contatti con l’Istituto.
Melanie però si è informata su Marie Balandin. Nel 2011 e 2012 è andata molto bene in alcune competizioni dell’IFBB, ma sembra che sia sparita attorno al periodo di questa dichiarazione. Non è stata fatta alcuna denuncia di persona scomparsa, ma non c’è alcuna traccia di lei da nessuna parte dopo quello. 
L’ultima menzione ufficiale sembra essere un verbale della polizia compilato il 23 Agosto 2013, che la indica come ‘persona potenzialmente sospetta’ in una serie di mutilazioni animali in una fattoria a circa otto chilometri a ovest di Aberdeen. Un sacco di pecore sono state trovate morte, con i femori rimossi. Guarda, lo, lo so che non dovremmo fare speculazioni in questi momenti, ma… beh, solo… mi chiedo cosa avesse intenzione di farci.
Ecco. Beh, questo, ehm… questo è quanto. 
[Traduzione di: Mimi]
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