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Un paese, quattro case e due castelli.
Oriano in Val Taro

Oriano: il castello di Montemoro.
Il medioevo è un periodo molto affascinante, è un'altra dimensione di vita ed è tutt'oggi ancora vivo, tutt'attorno a noi, basta uscire dalle strade principali per ritrovarsi ancora immersi nel pieno del medioevo e delle sue affascinanti atmosfere. Tutte queste fortificazioni che tempestavano il territorio fanno pensare ad un'epoca molto bellicosa e pericolosa, e probabilmente lo era, ma a quel tempo non esistevano le armi di distruzione di massa e le armi con cui potevi uccidere in modo impersonale a grande distanza, allora il nemico lo affrontavi a quattr'occhi, corpo a corpo, e spesso gli eserciti si affrontavano in duelli dove combattevano solo i cavalieri migliori, in una sorta di gioco dove il vincitore stabiliva le sorti della battaglia, senza necessariamente coincolgere tutte le truppe in sanguinosi scontri e molte battaglie erano solo regolamenti di conti e beghe private tra famiglie rivali.
Certo le persone si arroccavano e stavano molto sulla difensiva, lo testimoniano tutti questi castelli, torri, case fortificate, ma ognuno chiuso nel suo recinto, si industriava comunque a fare e a cercare qualcosa. Nonostante l'apparente pericolosità del periodo, che potrebbe anche essere uno dei tanti falsi miti della storia, le persone viaggiavano molto, ed ognuno appunto cercava: c'erano gli alchimisti che cercavano la pietra filosofale, gli artisti che viaggiavano ala ricerca dei pigmenti migliori, i pellegrini che cercavano la salvezza per la propria anima, i mercanti che trafficavano per mezzo mondo, gli eretici che mettevano a rischio la stessa vita per i propri ideali, i cavalieri che cercavano l'onore ed il valore, la gloria o l'attenzione di qualche gentil dama, insomma la vita era tutta un gran fermento, e nonostante la pericolosità nessuno si tirava indietro.
Oggi invece pare che le persone, circondate da sicurezze e confort di ogni genere, non cerchino più nulla: c'è molta apatia in giro, tanta apparenza, molto vuoto e conformismo. Peccato, il medioevo mi suggerisce invece una vita più ricca, profonda e coinvolgente. Forse una vita anche meno dominata dalla paura, nonostante mille terribili pericoli.

Il piccolo paese di Oriano in Val Taro, tra Rubbiano e Solignano, che in verità più che di un paese di un gruppo di case sparse si dovrebbe parlare, aveva in passato ben due castelli. In passato il paese doveva pertanto aver avuto un'importante ruolo strategico che a noi oggi sfugge, o probabilmente sorgeva su un'importante via di comunicazione, perchè la viabilità come la vediamo oggi è principalmente frutto di lavori ottocenteschi o dell'immediato dopoguerra, nei tempi antichi le vie di comunicazione erato tutt'altra cosa, anche perchè tutt'altri erano i centri strategici, gli interessi e le modalità di mobilità.
Oriano era un paese vero e proprio fino al 17 Maggio 1873, quando una grossa frana si staccò dalla soprastante parete rocciosa del monte Sant'Antonio seppellendo tutto il paese con i suoi abitanti. Ho provato a cercare qualche notizia in merito ma non ho trovato nulla, ne sui testi in mio possesso, e neppure su Google, l'unica fonte di questo avvenimento tragico l'ho trovata nel libro di Stefano Panizza, citato in bibliografia.
Oggi Oriano è un gruppo di case sparse tra campi coltivati ai piedi del Monte Sant'Antonio. Il primo castello che incontriamo è il castello di Montemoro, meglio sarebbe a dire un'antichissima casa torre, molto probabilmente quanto resta di una corte agricola fortificata. E' ora un'abitazione privata ma molto ben conservata e restaurata, visibile dalla strada che dalla chiesetta di Oriano, che si salvò dalla frana perchè dislocata ben fuori dall'antico nucleo abitato, conduce verso il crinale con la Val Ceno e Varano de Melegari.
Da questa casa torre partiva, fino a qualche decennio fa, il sentiero che conduce al secondo castello, che sorge su di un contrafforte del monte Sant'Antonio, a picco sul Taro. Invero il sentiero esiste ancora, ma è sbarrato da una proprietà privata. Esistono altri sentieri che partono dalle case del paese, ma anche qui bisogna districarsi tra le proprietà private, quindi noi abbiamo scelto una via alternativa per raggiungerlo, una via ben più impervia e faticosa, ma molto spettacolare dal punto di vista paesaggistico.
Abbiamo optato per salire, lungo una mulattiera, fin sulla cima del monte Sant'Antonio, su cui sorge questo interessante quanto molto antico oratorio, purtroppo sempre chiuso. Sul portale, inciso nella pietra, vi è riportata la data del 1610, ma dai documenti si sa che in realtà l'edificio, ristrutturato nel secolo scorso, è ben più antico di questa data.
La cima del monte è circondata da un tenero boschetto, questo però impedisce la vista del panorama, che è di tutto rispetto, con una veduta che sarebbe eccezionale sulla Val Taro e la Pianura Padana in lontananza. La zona, antica e selvaggia, si presta ad interessanti escursioni, dal castello è infatti possibile poi intercettare un bellissimo sentiero panoramico che costeggia la Val Taro. Purtroppo alcuni cancelli che limitano le proprietà private non permettono di fare escursioni ad anello, se non estremamente lunghe. Si tratta comunque di una zona impervia e "faticosa", ma ricca di sorprese.

Sul retro dell'edificio parte un sentiero assai scosceso, che in quindici minuti circa porta all'antico castello di Oriano, sconsigliamo di percorrere questo sentiero, lungo il quale è presente una vecchia segnaletica del CAI, in quanto si tratta di un tratto molto ripido, scivoloso, impervio ed esposto. Il panorama che regala è veramente bello, ma occorre prestare la massima attenzione ed essere preparati. Anche una volta raggiunto il castello occorre muoversi ponderando ogni passo con la massima precauzione, se non si fa attenzione a dove si mettono i piedi, ci si ritrova a camminare incautamente sopra a delle volte pericolanti, con il rischio di far crollare tutto e rimanerci seppelliti sotto! Al vertice di questa volta interrata, che probabilmente era una cisterna per la raccolta delle acque, c'è una bella apertura quadrata, seminascosta dalla vegetazione e da alcuni bastoni, un meschino tranello, una vera e propria trappola mortale, e un lato stesso della torre pende in modo inquietante.
Anche a distanza di secoli, questo luogo sembra voler mantenere le sue caratteristiche di luogo forte, insidioso e difensivo, forse per tenere alla larga visitatori indesiderati che vengono a violare la quiete sacra e secolare del luogo, forse per volere di qualche fantasma o qualche spirito che qui, in una vita lontana, combatté, amò e perse la vita in qualche rocambolesca avventura, o forse anche più di uno... la vita qui doveva essere per spiriti tenaci e caparbi, ostinati e solitari, forse personaggi romantici e inquieti, amanti del contatto con una natura certamente avara e severa. Forse per scontare pene d'amore o per mettere alla prova sé stessi. Ma anche simili spiriti furono comprati dal vile denaro, pertanto è più probabile che fu la necessità più che la virtù a spingere genti a vivere arroccate quassù!
Comunque ci sono certamente castelli più comodi e tranquilli da andare a visitare, è un consiglio!


Nella prima immagine sopra, si vede bene in primo piano, appollaiato sullo sperone boscoso, emergere quanto rimane della torre del castello, la seconda immagine ritrae i prati e le abitazioni di Oriano, sullo sfondo il fiume Taro che si unisce con il Ceno presso Rubbiano.
La storia racconta che questo antichissimo maniero, di cui si hanno notizie documentate dal 1208, fu fatto costruire dai Pallavicino, ma nel 1482 se ne impossessò la famiglia Rossi, le due principali famiglie rivali parmensi nel medioevo, riuscendo a corrompere il castellano, una volta ottenuto con questo stratagemma il castello, lo diede alle fiamme e lo rase al suolo. Fu diverse volte distrutto e ricostruito, e l'ultimo proprietario fu, o è ancora, la famiglia Garimberti.
Il castello è strategicamente in vista con i vicini castelli di Solignano e di Corniana, con le case torri di Rubbiano e di Montemoro, e parzialmente anche con Roccalanzona.

Noi l'abbiamo visitato all'inizio della primavera, quando il bosco era ancora privo di foglie, ma l'erba alta e bella verde, tutt'attorno al rudere era una bellissima fioritura di peonie selvatiche ed uno strisciare di serpenti, nonché infime zecche in agguato. Ma il luogo regala comunque bellissime emozioni, la natura è rigogliosa e selvaggia, con tutto quanto ne consegue, il rudere ed i sentieri tutt'attorno sono affascinanti e rapiscono la fantasia.
Queste alcune fotografie della ricognizione:







Bibliografia:
- MISTERI DI PARMA vol 2 di Stefano Panizza - Ediz. Mattioli, Fidenza, 2016
- I CASTELLI DEL PARMENSE di Augusta Ghidiglia Quintavallle - ediz. Il Raccoglitore - 1955
- CASTELLI SCONOSCIUTI DEL PARMENSE di Giovanni Finardi - ediz. Stamperia, parma 2012
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Il monte Prinzera
"Oggi sappiamo che non vi è nulla di soprannaturale, che ciò che in passato veniva così definito era soltanto qualcosa che ancora non si conosceva. Non sembra affatto irragionevole che mente e materia, sulle quali in fondo sappiamo ancora ben poco, possano esistere in forme che ci sono completamente ignote. Dopo tutto, esseri con corpi e personalità diverse dalle nostre potrebbero anche popolare il mondo invisibile che ci circonda.... forse davvero il Piccolo Popolo canta e danza di notte a Colby Glen. Evitiamo di dire che tutto ciò è impossibile."

>>> vedi la raccolta fotografica sul monte Prinzera >>>
Quando materia e spirito si incontrano nell'uomo
L'interazione tra geologia e psicologia
Il monte Prinzera è un magnifico balcone naturale su tutta la pianura parmense e non solo, dalle sue pendici lo sguardo spazia tranquillamente fino alle alpi e al monte Baldo, e nelle giornate di nebbia in pianura offre uno spettacolo assicurato che riempie gli occhi di bellezza ed il cuore di grandezza. Quando vengo qui, so di andare a colpo sicuro, sempre! Ricordo che da bambino, ammiravo da lontano il profilo azzurrognolo di questa montagna, e fantasticavo: un giorno andrò su quella montagna! I bambini di oggi hanno altri sogni, sempre che li abbiano ancora. Sinceramente, non vorrei mai tornare indietro nel tempo.
Il Prinzera è un'imponente rupe di roccia ofiolitica che si erge bruscamente sulle colline circostanti, ed in questa foto se ne apprezza molto bene la mole e la verticalità. Alla sua base transita la statale della Cisa e la vetta è raggiungibile in circa mezz'oretta di cammino. Nelle sere d'estate, anche in quelle più afose, lassù in prossimità della vetta spira sovente un vento fortissimo e molto freddo, e la vista sulla pianura tutta illuminata è impagabile, come lo sono i panorami sulle vallate circostanti quando il mare di nebbia trasforma le montagne in isole e penisole di fantasia. Nelle ore prossime al tramonto poi, le rocce assumono tonalità rosso infuocato che stridono con le tonalità fredde del circondario, ed il luogo diventa di minuto in minuto sempre più magico.
Le rocce ofiolitiche sono rocce di origine vulcanica, sono lave eruttate non da vulcani come li immaginiamo, gli inconfondibili coni con il pennacchio fumante, ma lave fuoriuscite da spaccature sottomarine e poi solidificate molto rapidamente a contatto con le acque profonde di antichi fondali marini. Gli affioramenti e le vette ofiolitiche che troviamo nel nostro appennino, non si sono originate qui dove oggi le troviamo, sono rocce alloctone, ovvero originatesi in luoghi lontani e poi letteralmente trasportate dove oggi le vediamo dai movimenti e dagli sconvolgimenti della crosta terrestre, avvenuti nel corso dei millenni. Praticamente il blocco sommitale del monte Prinzera è come un enorme scoglio galleggiante sopra un mare di rocce argillose sottostanti che lo hanno trasportato. E così per tutti gli affioramenti di questo tipo di rocce, gli agenti atmosferici hanno poi dato il tocco finale, cesellando al meglio e mettendo a nudo queste rocce, che essendo più dure ed ostinate, si stagliano ed emergono vistosamente dalle rocce circostanti che le inglobano, creando paesaggi molto particolari e suggestivi.
Sono rocce che trattengono e conservano il calore del sole, d'estate diventano caldissime e sono soggette a forti contrasti termici, ma nei periodi freddi cedono lentamente calore creando sulla loro superficie dei microclimi molto particolari; questo, unito alla chimica di queste rocce, molto acide e ricche di elementi come silicio, ferro, magnesio e magnetite, che sono veleni per molte specie vegetali, permettono di ospitare una vegetazione decisamente particolare, consentendo anche alla nostra latitudine la sopravvivenza di specie botaniche di origine africana.
Naturalmente queste sono considerazioni di massima, visto che il termine stesso "rocce ofiolitiche" comprende tutta una serie di magmi e tutta una serie di varianti originatesi per effetto dell'interazione di diversi fattori come elevate temperature, pression inimmaginabilii e contatto con rocce di altra natura, dando origine ad una gran varietà di materiali metamorfici.
Spuntoni e "denti" di rocce ofiolitiche si trovano poi sparsi tutt'attorno nei boschi e nei declivi circostanti, nel versante che si affaccia sulla Val Taro. Molto suggestivo è anche il vicino monte Zirone e gli affioramenti alla base poco prima di Citerna Taro.
Una nota di folklore racconta che in un periodo storico non ben precisato si era diffusa la voce di ritrovamenti di oro sulle pendici del Prinzera, e questo aveva scatenato una piccola corsa all'oro su questa montagna, ma presto tutto l'entusiasmo si spense e tutto cadde nell'oblio, e non si seppe più nulla sull'oro del Prinzera, ne se alcuno vi avesse trovato fortuna, questo secondo i resoconti del Capitano Boccia.

Il paesaggio è uno stato d'animo
Ognuno ha i suoi paesaggi preferiti, chi ama il mare, chi il lago, chi le cime rocciose, chi i boschi ed i prati in fiore, io li amo tutti, purché selvaggi ed autentici. Ci sono luoghi particolari in cui ciascuno di noi si stente particolarmente a proprio agio, sente come risuonare qualcosa dentro, come se avesse ritrovato qualcosa che aveva perduto, una pace che cercava, un significato, una visione.
Spesso il mio stato d'animo mi spinge a ricercare un determinato paesaggio, o una certa situazione: se sono triste o introspettivo e fuori c'è la nebbia, mi sento a mio agio, e vado a passeggiare volentieri tra i vapori ed i confini indistinti, mi ci ritrovo, sono in sintonia. Se invece c'è nebbia ed io mi sento più euforico, allora salgo su qualche montagna, con la speranza di "forare" la cappa e ritrovare il sole ottimistico, la luce ed i colori. Ma fino a che punto la mia malinconica introspezione sia un "mio" stato interiore piuttosto che un umore indotto dalla nebbia stessa, questo è molto aleatorio.
C'è quasi un dialogo tra le mie emozioni ed il paesaggio, e risulta molto incerta la differenza tra "il mio stato d'animo influenza il mio modo di vedere il paesaggio" e "il paesaggio influenza il mio stato d'animo", ogni luogo irradia energie e noi, che siamo antenne viventi, ci sintonizziamo con queste energie, e nel nostro profondo interagiamo con queste. Pertanto le due affermazioni sono entrambe vere, Il paesaggio quindi non è solo un oggetto materiale inerte e indifferente, tutt'altro, il paesaggio è un "soggetto" in grado di modificare i nostri stati emotivi, i nostri processi mentali ed anche le nostre stesse energie fisiche e la nostra salute. Di questo gli antichi ne erano ben consapevoli, molto più di noi che abbiamo perso la connessione con la Terra e, in definitiva, con noi stessi. Noi moderni ci preoccupiamo troppo per la connessione Wi-Fi, mentre dovremmo preoccupare per ben altre connessioni!
In tutte le culture di ogni parte del mondo, le grandi montagne sono sempre dimora di dèi o di spiriti, o sono esse stesse dèi o spiriti. Possiamo prendere tutto alla lettera, o possiamo pensare in modo empatico, metaforico, e pensare allora che quando saliamo su una grande montagna, siamo noi lo spirito della montagna, perchè ne veniamo assorbiti, posseduti, inondati dalla grande energia che sprigiona e ne diveniamo parte, diventiamo recettori della grande energia di questi luoghi, ci carichiamo, entriamo in intima comunione con lo spirito o il dio della montagna. Quando discendiamo, per quanto stanchi fisicamente possiamo essere, siamo sempre ricaricati, pieni di energia e di entusiasmo, rinnovati e purificati in un certo senso.
Ma capisco che non sia così per tutti, un'interessante osservazione di Walter Evans-Wenz nel suo studio sulla fede celtica nelle fate, avanza l'ipotesi che ciascuno di noi porti dentro di sé, ben celato nel subconscio, emozioni, pensieri e "ricordi" molto arcaici, ancestrali. Parafrasando, nella mente degli uomini deve essere già presente un concetto originario di sacralità, una spiritualità, una concezione di dio, degli dèi o degli spiriti, affinché l'ambiente possa influenzarlo e plasmarlo. Senza un oggetto su cui agire, l'ambiente non può fare nulla, questo è evidente.
Il paesaggio, in particolare certi luoghi, avrebbero quindi si la capacità di evocare questi sedimenti sepolti nell'animo e nella psiche umana, ma solamente a patto se ci siano già, ovviamente. Se non c'è nulla dentro di noi da disseppellire, niente di antico da ricordare, nulla di intimo da riscoprire, il paesaggio allora, per quanto bello e paradisiaco possa essere, rimarrà per noi una semplice cartolina, o una palestra a cielo aperto.
Siamo tutti apparentemente simili, anatomicamente, ma nella nostra interiorità siamo tutti assolutamente diversi, come esistono razze diverse a livello fisico e genetico, esistono razze diverse a livello di interiorità, a livello animico, e forse in modo ancor più evidente che non a livello fisico. Abbiamo tutti storie diverse, radici diverse, origini diverse, pertanto ognuno di noi vedrà e vivrà in modo diverso ogni paesaggio, e non esiste scienza geologica, chimica, ecologica o psicologica che sia, che possa definirlo e spiegarlo in maniera esaustiva per ciascuno di noi. Le nostre scienze sono tremendamente parziali e specialistiche, divisive. Il paesaggio è un'estensione di noi stessi, una nostra proiezione come sostengono alcuni esoteristi, e per dirla sempre con le parole di Evans-Wentz, "il soggetto più appropriato di studio per l'uomo, è l'uomo" !

Le rocce nel folklore celtico
I paesaggi delle rocce ofiolitiche hanno caratteristiche spesso assai strane, fiabesche, o meglio sembrano per alcuni versi paesaggi infernali, forse per la provenienza stessa delle rocce, dalle profondità del nostro pianeta, furono magmi incandescenti rossi come il fuoco, e di queste caratteristiche ne serbano una vivida sembianza, un incancellabile ricordo.
Anche quando guardiamo formazioni di materia così densa ed impenetrabile come la roccia, non dobbiamo dimenticarci che anche quell'oscurità è comunque pura energia condensata e che, seppur in una minima frazione, la coscienza che permea il cosmo vive anche in quella materia così apparentemente inerte. Una forma di energia, uno spirito, un essere senza corpo materiale, può penetrarla, attraversarla e fors'anche dimorare in essa. Non sottovalutiamo mai le infinite possibilità della Natura, e soprattutto non escludiamo a priori solo giudicando sul metro dei nostri assai limitati strumenti sensoriali.
Per riprendere le parole del citato ricercatore Walter Evans-Wenz, quando gli angeli caduti furono scacciati dal cielo, Dio ordinò loro: "Andrete a prendere dimora nei crepacci, nel sottosuolo, nelle colline, nel terreno, nelle rocce." E in base a tale comando sono stati condannati ad abitare in quei luoghi per un certo periodo di tempo, e quando sarà scaduto, prima della fine del mondo, saranno visti più numerosi che mai. Quelli che avevano abbandonato il Cielo... erano talmente numerosi che, vedendoli andar via, San Michele avvisò Cristo che il trono celeste si stava rapidamente svuotando, e quando Cristo vide quello che stava succedendo ordinò che le porte del Cielo venissero immediatamente chiuse, proclamando "Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro". E le fate sono tanto numerose oggi come lo erano prima che il mondo avesse inizio. Stirpe sventurata! Persero il Paradiso andando dietro all'Angelo Superbo, quando il Padre ordinò di serrare le porte le fate, prese in mezzo, non ebbero altra scelta che infilarsi nelle cavità della terra.
Oggi noi sorridiamo di queste antiche credenze, sicuri e certi delle nostre sicurezze scientifiche che ci autorizzano a guardare con senso di superiorità le mentalità antiche, convinti come siamo che il tempo sia come una freccia rettilinea scagliata verso un inesorabile progresso, ma in natura il tempo non è lineare, il tempo è circolare, ciclico. Basterebbe ricordare che queste "credenze" sono nate in un'epoca dove le persone avevano grande rispetto per la natura e con essa, cone le sue manifestazioni e le sue forze vivevano in armonia, traendone energia, vitalità e serenità, oltre che sostentamento. In altre parole ne traevano significato, profondità e mistero, ovvero senso della vita e compiutezza di sé stessi. Tutti bisogni profondi che la nostra modernità non riesce a soddisfare. Noi viviamo prevalentemente di stordimento, di evasione di illusione.
Concludo questa divagazione con queste bellissime parole: ... se sorgevano delle liti tra noi bambini, come sempre è stato e sempre sarà, la mia cara madre ci faceva subito danzare. Lei stessa, o una delle altre donne del villaggio, intonavano a voce un motivetto. E noi danzavamo finché non eravamo sette volte stanchi. Ci fermavamo solo quando eravamo zuppi di sudore, piccoli monellacci tozzi e capelluti che eravamo! Ormai tutto questo non succede più! Non succede più da nessuna parte! La gente a quei tempi era piena di musica, di storie per danzare e di tradizioni. I preti hanno fatto scomparire tutto ciò.Venga loro un accidente! E che cosa ci hanno dato invece? Fede nei credi e dispute su chiese e denominazioni! Sono loro che hanno messo la croce intorno alla testa della gente e le briglie ai loro piedi.
Oggi nessuno di noi moderni ha mai visto nulla del genere, mai visto nulla di così bello !
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Il corsivo è tratto dal volume FATE, UNA FEDE CELTICA di Walter Y. Evans-Wentz - Londra / New York 1911
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Preboggión (Italian wild greens)
Preboggión (Italian: prebuggiún) is a dish of wild greens originating in the provinces of Liguria and Parma in northern Italy. The term is probably derived from the Ligurian verb "preboggî," which means "to pre-boil." One folk etymology connects the term to a story about Goffredo di Buglione (Godfrey of Bouillon), leader of an army during the First Crusade, who was supposedly healed from an illness by a mixture of foraged plants: the herbs were, in Latin, "pro Buglionis," or "for Buglione" (p. 333 FN 183). In Sori—a municipality in Genoa, Liguria—the term "boggión" means "mixture," and is used to refer to a miscellanious set of items: it is possible that this meaning is derived from the food.
Some Ligurian families insist that preboggión properly consists of 7 herbs, though others say 12. Which plants will end up in a batch of preboggión is determined by the region and season: traditionally, the plants will all be foraged, making this a dish with a very strong sense of location. Interviews show that modern foraging behaviors in Italy are strongly variable based on location.
Preboggión may be eaten on its own, after frying lightly in olive oil with some garlic, but it is also used as a torte filling, eaten with pasta, and added to soups. The most well-known use of preboggión, though, is as a filling for pansooti (Italian: "pansotti")—a type of over-stuffed ravioli usually eaten with a walnut cream sauce. Dishes involving preboggión are especially popular on Sundays and days of abstinence from meat, such as Christmas Eve and Lent.
Preboggión may also be combined with potatoes to make "contorni," or vegetable side-dishes (singular: "contorno"). Immigrants from Liguria and Valtaro, Parma brought a similar dish to the USA: "sprubejung," from "preboggión," is a mixture of sautéed greens and boiled potatoes.
Recipe under the cut!
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Ingredients:
Mixed greens
Olive oil, to fry
Garlic, chopped
Red wine vinegar (optional)
Salt, to taste
Preboggión is made in Liguria with various wild potherbs, including but not limited to:
chicory (Chicorium intybus); cicoria
borage (Borago officinalis); borragine
asters (Genus Aster); Astro
stinging nettle (Urtica dioica); ortica comune
rampion (Campanula rapunculus); campanula
common dandelion (Taraxacum officinale); dente di leone
lichwort (Parietaria officinalis); gamba rossa
bristly hawkbit (Leontodon hispidus); dente di leone comune
chard (Beta vulgaris); bietola di prato
wild fennel (Foeniculum vulgare); finocchio
wild radicchio (Hyoseris radiata)
wild asparagus (Asparagus acutifolius); asparago selvatico
wall-rocket (Diplotaxis tenuifolia); ruchetta selvatica
anise (Pimpinella anisum); anice comune
common sow-thistle (Sonchus oleraceus); grespino comune
red valerian (Centranthus ruber); cornacchia, favoia (mature leaves)
English common name (Latin binomial); Italian common name
I looked in my area for these species, where available, and for plants in the same genus, where unavailable. I used (left to right, top to bottom) chicory, white-panicled aster (Symphyotrichum lanceolatum), wall-rocket, nursery bittercress (Cardamine hirsuta), prickly sow-thistle (Sonchus asper), common dandelion, and dead-nettle.

Instructions:
1. Wash plants thoroughly. Boil in salted water for 10-15 minutes, or until plants are tender and bitterness is reduced. Drain.

2. Heat olive oil in a large pan. Add chopped garlic to taste and fry until fragrant. Add greens and stir to combine. Fry for a couple minutes.
3. Add a splash of red wine vinegar, if desired. Taste and adjust salt.
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Character Intro: Sponde (Kingdom of Ichor)









Nickname- Lady Libation by the people of Olympius
Age- 34 (immortal)
Location- New Olympus, Olympius (The Royal Palace)
Personality- Completely uninhibited & fearless, she captures the attention of any room she enters. She's magnetic, alluring, empathetic, and totally comfortable in her own skin. She's pansexual & is in a committed throuple.
Sponde is in the small list of spirits deities- the most well known being Dionysus (god of wine, fertility, madness, ecstasy, the arts, & theater).
She has the standard abilities of a goddess except shapeshifting. As the goddess of libations her other powers/abilities include limited alcokinesis, limited pyrokinesis (her flame burns a dark gold color), limited ambrosia manipulation, & hydroportation (through alcohol).
Sponde lives in an apartment suite at the royal palace with her partners- a maenad named Lyra and a satyr named Costas. The color scheme is in rich deep hues of bronze, red, orange, & gold- complete with sexy leather furniture and glass furniture pieces. There's lots of silk and satin furniture along with a built-in bar as well as a room that houses her collection of spirits- wine, champagne, whiskey, & rum.
One such addition to her collection was an induction gift from Zeus (god of the sky, thunder, & lightning)- the oldest mead dating back to the Titanomachy! It's over several thousand years old and it is kept in an ornate Imperial Gold bottle.
Sponde loves listening to pop, R&B, electronic, hip-hop, and synth pop music. She’s looking forward to the debut album of Madame Starlight, a maenad vocalist.
She's fond of wearing various body jewelry.
Sponde has an animal companion- a dragon named Valtaro. He has cobalt and bronze scales with gold claws, horns, crests, & wings. He's her usual mode of transportation and is also quite protective of her partners.
She's a member of The Horae. Her main responsibilities include guiding the tour group to the best eateries in the city. She almost always covers the early evening shifts at the palace's gift shop.
There's too many alcoholic drinks that she enjoys with a recent favorite being the chocolate martini. She also likes bourbon ball cocktails, rum punch, New Olympus Iced Teas, red wine, p*rn star cocktails, champagne, cosmopolitans, as well as mimosas. Her usuals from The Roasted Bean is an olympian sized iced dark chocolate mocha & a large orange passionfruit splash.
She’s a recreational user of MDMA, pot, and lotus tiles.
Sponde loves eating Lyra's egg sandwiches (added with sundried tomatoes, rosemary, & feta cheese) and Costas' warm and gooey sticky buns (also drizzled with dark chocolate sauce) for breakfast.
She values all her individual friendships with the other members of The Horae.
Sponde has been with her partners for a few years. They first came across each other during the Dionysia holiday, where the parade was being held in the Mania neighborhood. They got along so well that they continued hanging out at a restaurant, talking till it was closing time!
After exchanging contact info on Fatestagram, Lyra invited them out to a retreat where her cousin lived in Thebes for a long weekend. During the retreat, the three of them became intimate. The memory still brings tears to Sponde's eyes, looking back on how gentle, passionate, & meaningful it was. They've been inseparable ever since.
Sponde was ever grateful to the king when he allowed for her partners to move in the palace.
Before her partners, she dated Helios (Titan god of the sun).
She knows about the looks & whispers her relationship gets, but Sponde doesn't give a damn. They're all comfortable in the bond they share as well as what they each contribute to the relationship.
Sponde doesn't mind answering questions, but finds the unwanted commentary disrespectful- especially from the likes of Aeschyne (goddess of modesty & honor), The Litae, and Eusebeia (goddess of piety, loyalty, duty, & filial respect).
A guilty pleasure for her are the olympian burgers from Olympic Chef. She always buys two with extra red onions, feta cheese, & tzatziki sauce!
In the pantheon Sponde's also friends with Agathodaemon (Daemon) (god of vineyards, grainfields, & luck), Palioxis (goddess of backrush & retreat), Oeno (goddess of berries & wine), Kéfi (goddess of mirth), Apate (goddess of fraud & deception), Damia (goddess of naturalness), Sardo (one of The Nesoi), Kithaeron (one of The Ourea), Elpis (goddess of hope), Philotes (goddess of intimacy, friendship, & affection), Argía (goddess of holidays), Felis (Titaness of cats), Kósmima (goddess of adornment), Matikós (god of performance), Epimetheus (Titan god of afterthought), and Pan (god of the wild, satyrs, shepherds, & rustic music).
Outside the pantheon, she’s friends with plenty of maenads and lotus eaters.
She finds it sweet that Dionysus looks up to her as a maternal figure.
One of her favorite make-up products to use is the Hot Intoxication liquid glitter eyeliner in the shade "Champagne Candy." She also likes the Olmorfia gel powder highlighter in "Perfectly Pyrite."
For other work/means of income Sponde models for/endorses Swimsilk- the swimwear brand of Aphrodite (goddess of love & beauty), Hot Intoxication‐ the cosmetics brand of Methe (goddess of drunkenness), Heavenly Spark, Euryphaessa, and Megaleio- the handbag brand of Clymene (Titaness of fame & renown).
Sponde has her own business endeavor- a spirits brand called Lavish Libations. Popular products from the brand are the various flavored rum like passionfruit & mixed berry as well as the pear brandy. With an official website, the first store (located in the Mania neighborhood) is to soon follow!
Her all time favorite dessert is the flambéed candied chestnut rum cake. It's one of the many desserts offered at The Crown, an upscale restaurant.
At her most recent birthday, Sponde was gifted the Diamond Ave. champagne VIP bottle jeweled clutch bag from Kéfi. The greatest gift however was from Lyra & Costas, a sailboat trip to Mycenae.
Sponde is the undefeated champ of the Mystês Amusement Park for riding the gigantic mechanical bull the longest without being thrown off!
She's also a licensed bartender!
Her favorite frozen treat is the Cocktails on Ice's chocolate cherry red wine ice cream.
In her free time Sponde enjoys sailing, tanning, surfing, football (soccer), swimming, rock climbing, clubbing, going to the spa, jet skiing, cooking, dancing, and making love.
Her all time favorite meal is penne a la vodka along with garlic bread and seared scallops in champagne sauce.
"From the fool and the drunkard you may learn the truth."
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Sagra Del Fungo di Borgotaro 🙏 @fierafungoborgotaro • • • • • • Borgo Val di Taro, Italy #BaccoReunionParma I funghi ci sono...la fiera c’è...il sole pure 🤩 vi aspettiamo a Borgotaro questo weekend ! SCOPRI IL PROGRAMMA sul nostro sito -> www.sagradelfungodiborgotaro.it @parma_city_of_gastronomy @fierafungoborgotaro @visitemilia.official @parmawelcome @parma2020official @igersparma @parmafood.official @food_valley_parma @slow_food_italia #valtaro #valditaro #turismointerno #turismo #emiliaromagna #parma #borgovalditaro #albareto #bedonia #compiano #tornolo #fiumetaro #italianlandscape #italianlandscapes #new_photoitalia #italianplaces #italian_trips #italian_trip #viaggiarechepassione #viaggiareinitalia #vacanzeitaliane #ciboitaliano #fungoporcinodiborgotaroigp #fungoporcino #solocosebuone #sagre #fiereitalia #fierafungoborgota https://www.instagram.com/p/CFT9cTmI1kg/?igshid=zxf3hijyvjbe
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STRATI VERTICALI DI MARNE CALCAREE
Bellissimo affioramento di strati rocciosi verticali che si rispecchiano nelle acque del fiume Taro presso Citerna, antichi fondali marini riportari alla luce e letteralmente ribaltati in verticale dalle forze tettoniche del pianeta.
Beautiful outcrop of vertical rocky layers that are reflected in the waters of the Taro river near Citerna, ancient sea beds brought to light and literally overturned vertically by the tectonic forces of the planet.
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Meditando in Val di Taro dopo la trebbiatura a casa di Franco ❤️ #trebbiatura #valtaro #accordion #organetto #semitonato #fisarmonica #saltarello #albareto #folkmusic #folkmusician #musiclife (presso Albareto, Italy) https://www.instagram.com/p/CSDG9TXI2Ec/?utm_medium=tumblr
#trebbiatura#valtaro#accordion#organetto#semitonato#fisarmonica#saltarello#albareto#folkmusic#folkmusician#musiclife
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Corri #corri . #valtaro #invaltaro #trail #run #run4fun (presso Parma, Italy)
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Is there any Beyblade Burst fan who genuinely ships Valt and Rantaro, either platonically or romantically cause it’s so rare to see Valtaro shippers
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Hello, fellow artist! I was just passing by and I noticed that you’ve been working hard recently! And I was wondering…

Do you need this?
YEAH ACTUALLY;;;; i've been ruining my sleep schedule lately so this sounds really nice, thank you ;u;
here's a little doodle of some beyblade boys who should also get some sleep
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CASELLE DI FORNOVO - VAL TARO
Una bella casa-torre lungo la via francigena.


Caselle, piccolo borgo rurale sulle colline di Fornovo Taro, con le sue costruzioni tutte addossate alla casa-torre che si eleva al centro: visto da dietri, sembra quasi un tutt'uno, pare un gran borgo fortificato. Visto frontalmente ci rendiamo conto che non è così, ma la casa-torre è ben conservata, ben ristrutturata e molto bella, con una meridiana sulal facciata, e si trova ora sul percorso della Via Francigena. Non ho trovato particolari informazioni su questa località, per ora, ma solo questa descrizione in una vecchia guida turistica: "A Caselle si può ammirare la tipica corte dei Marchetti in muratura di sassi che nonostante le aggiunte e le modifiche rivela la sua originale grandiosità accentuata nell'altana a tre archi che si erge nel mezzo, sopra il portone d'ingresso."
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L'entroterra

Io sono la parte invisibile del mio sguardo, l'entroterra dei miei occhi.
- Poesia di Franco Arminio -
I am the invisible part of my gaze, the hinterland of my eyes.
- by Franco Arminio, italian poetry -
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Guided excursions with Giorgio and Valeria of the Tolasudolsa R&B to discover fascinating itineraries in Valtaro and Valceno (Parma Apennines) to be covered by Mountain Bike (muscle or with pedal assistance) or Enduro motorbike + pasta or polenta party. Price of the excursion + pasta or polenta party: €20/person
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Funghi, castagne e tartufi: a caccia di tesori in Alta Valtaro http://dlvr.it/S7DPw0
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#BaccoReunionParma 25-26 Settembre 2021 #BorgoValdiTaro Tra le varie IGP e DOP anche il #fungodiborgotaroigp che andremo a scoprire grazie alla lezione Micologica a cura della Associazione Micologica Fidentina C.Oriani ➡️ che svolgerà Domenica 26 SETTEMBRE presso Hotel Roma a Borgo Val di Taro PR INFO : [email protected] WhatsApp 3292168784 ➡️PROGRAMMA COMPLETO www.baccoperbaccoitalia.blogspot.it FUNGO DI BORGOTARO IGP Borgo Val di Taro e le sue valli sono famose in tutto il mondo per il suo fungo; da anni infatti la ricchezza principale dei boschi appenninici in Provincia di Parma, nello spartiacque tra l’Emilia, la Liguria e la Toscana, non è più la legna da ardere, peraltro ottima e ricercata in tutto il Nord Italia, ma sono piuttosto i prodotti del sottobosco. In particolare i funghi porcini di Borgotaro sono conosciuti ovunque in quanto fin dalla fine dell’800, quando molti montanari furono costretti ad emigrare in America o in Inghilterra, esportarono e fecero conoscere questo prodotto all’estero. Nonostante questa fama antica, il Fungo di Borgotaro è un marchio molto giovane, in quanto il riconoscimento I.G.P. è stato ottenuto nel 1993 dal Ministero e nel 1996 dalla CEE. Il merito dell’iniziativa va attribuita al Consorzio Comunalie Parmensi, che nel suo programma di miglioramento e valorizzazione del territorio gestito, dopo aver promosso azioni mirate al razionale e corretto uso della risorsa fungo, ha intrapreso le procedure volte al riconoscimento dell'Indicazione Geografica Protetta. Nel 1995 è stato costituito il Consorzio di Tutela, con lo scopo di garantire, valorizzare e promuovere il prodotto principe dell'alta Valtaro, attraverso un apposito Disciplinare di produzione. ( fonte fungodiborgotaro .com ) #baccoperbaccoitalia #baccoperbaccoit #Viaggiatoridelgusto #emiliaromagnaturismo #baccoreunion #turismo #enoturismo #turismoenogastronomico #madeinitaly (presso Borgo Val di Taro, Italy) https://www.instagram.com/p/CT5JwwPAJ_X/?utm_medium=tumblr
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