#Tecnicamente vivo nel nord
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giancarlonicoli · 5 years ago
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15 apr 2020 17:07
"MEGLIO SCONFITTI CHE MILANISTI" – NICOLA BERTI SI RACCONTA: IL TRAP, CONTE, LE PALLONATE AI MILANISTI - "AVEVO LA FAMA DI ESSERE BIZZARRINO E VIVACE, E PER QUESTO L'INTER MI FACEVA PEDINARE! MI HANNO ASSOCIATO ANCHE A UMA THURMAN. LA VERITÀ È CHE VENIVA CON ME ALLO STADIO A VEDERE L'INTER". -CARLA BRUNI? "MA NO! CI HANNO FOTOGRAFATO INSIEME A UNA SFILATA, TUTTO LÌ" – VIDEO
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Franco Vanni per repubblica.it
Oggi Nicola Berti compie 53 anni. Festeggerà in casa, come tutti quelli a cui è capitato in sorte il compleanno in periodo d'isolamento. Con lui, la moglie e i due figli adolescenti, nella loro grande casa di Piacenza.
Un appartamento che i fan hanno conosciuto nel video divertente in cui l'ex centrocampista, guascone come ai tempi in cui indossava la maglia numero 8 dell'Inter, pedala sulla cyclette con indosso un casco, per invitare tutti a stare a casa. Il casco è nerazzurro, ovviamente, come lo sono le sciarpe appese ai muri, i gagliardetti e il resto della collezione di cimeli. "Sono un ambasciatore dell'Inter. Per me questi colori hanno un'importanza che va molto oltre il pallone. Era così già quando giocavo".
Nell'Inter di oggi, si rivede in un giocatore in particolare?
"Mi riconosco in Nicolò Barella. Rispetto a me è più basso e più tecnico. Io fisicamente ero dirompente, ma lo spirito è quello. Della rosa attuale è il mio preferito. Abbiamo anche le stesse cifre sulla camicia, NB. Ci siamo conosciuti, è un tipo sveglio".
Con Antonio Conte ha giocato in Nazionale. Siete ancora amici?
"Certo, ci vediamo. Un anno e mezzo fa, quando Spalletti già traballava sulla panchina dell'Inter, ci incontrammo in un resort in Puglia. Gli dissi: dai che ti porto alla Pinetina! Lui si mise a ridere. Anche se non sembra un farfallone, Antonio si sa godere la vita".
Lei è un farfallone?
"Forse lo ero. O forse neanche quello. Spesso le persone non sono come appaiono. Al contrario di Conte, io sono molto più serio di come sembro".
Quali sono i punti di forza di questa Inter e quali i difetti?
"Antonio sta costruendo una squadra solida e vincente, a sua immagine e somiglianza. Da tifoso, ne sono davvero contento".
Questa Inter cos'ha in più, e cosa in meno, rispetto a quella dello scudetto dei record?
"Paragonare le squadre di oggi a quelle di vent'anni fa non ha senso. È cambiato tutto, tranne lo spirito. Il merito è dei due allenatori".
Il Trap e Conte. Due "gobbi" che sono riusciti a farsi amare dalla Milano nerazzurra.
"Se è per questo, il Trap aveva anche un passato milanista. Per lui conquistare il tifo nerazzurro dev'essere stato più complicato. Negli anni Ottanta il calcio si seguiva in modo viscerale. Erano i tempi del giocatore tifoso, delle bandiere in campo. Oggi l'idea che l'allenatore e il giocatore siano professionisti è più diffusa".
Gli interisti si dividono fra antimilanisti e antijuventini. Lei da che parte sta?
"La Juve in Italia non è mai stata simpatica a nessuno, tranne che agli juventini. Ma il Milan contro cui giocavo io era così forte che non potevi non sentire la contrapposizione".
Lei i giocatori del Milan li prendeva a pallonate in allenamento.
"Mica sempre! Però è vero, è successo. Il Milan di Sacchi era una squadra di giganti. Anche solo a  vederli apparivano arroganti, facevano paura. Prima dei derby facevamo riscaldamento in una piccola palestra all'interno dello stadio, tutti insieme. Appena uno di loro si girava non resistevo, partiva la pallonata".
Meglio sconfitti che milanisti. È un suo slogan.
"L'ho detto in un'intervista dopo un derby di Coppa Italia. Lo direi altre cento volte. Lo sfottò ci sta sempre, è sano, è il calcio. Un gusto che oggi si è un po' perso".
I tifosi interisti le cantavano "Nicola Berti facci un gol" a ogni tocco di palla.
"A pensarci mi vengono i brividi. Se chiudo gli occhi quel coro lo sento ancora, come l'odore del prato di San Siro. Quando quel coro, il mio coro, è stato rivolto a Diego Milito nell'anno del Triplete ho capito davvero quanto mi avevano amato i tifosi. Mi incitavano come fossi un centravanti, anche se ero un centrocampista. Al Milan, per dire, facci un gol lo cantavano a Van Basten".
Non è un po' fissato col Milan?
"Ma no! Solo che sono un interista della vecchia scuola. Sono cresciuto con i tifosi. Li vedevo a bordo campo alla Pinetina, durante gli allenamenti. Li incontravo al ristorante ad Appiano Gentile. Facevo il giro degli Inter club e lo faccio ancora. La mia Inter era quella di Peppino Prisco, e sapete tutti cosa pensava del Milan".
Oggi i campi di allenamento sono chiusi come basi spaziali, Pinetina compresa.
"È un peccato. Intorno al calcio c'è molta pressione, più polemica, un vortice di voci alimentate dai social network. Forse aprire gli allenamenti sarebbe dannoso, non so. Ma resto convinto che un giorno a settimana in cui i bambini possono godersi i loro campioni dal vivo nella quiete del campo d'allenamento sarebbe bellissimo farlo".
Voi campioni dell'88-89 avete una vostra chat?
"No, mai avuta. L'abbiamo invece con i compagni di Nazionale a Italia '90. Io leggo tutto ma scrivo pochissimo. I più chiacchieroni su WhatsApp sono Ferri e De Napoli, il nord e il sud. Comunque non serve WhatsApp per tenere i rapporti. Noi dell'Inter del Trap ci chiamiamo, alla vecchia maniera".
Lei chi è che chiama?
"Aldo Serena è un fratello. Poi Zenga, Ferri, Bergomi. Con i tedeschi ci si prova. Klinsmann è poliglotta, parla un italiano perfetto, ma è l'unico. Con Matthaeus e Brehme ci si intende in qualche modo, come facevamo quando si giocava insieme".
Il Trap lo sente?
"Il Trap è difficile sentirlo. L'ho visto al teatro alla Scala per la festa dei 50 anni dell'azienda del presidente Pellegrini. Scherzando, ho detto alla moglie: dai che è vecchio, tienilo a casa, fallo riposare! Ma è impossibile, il Trap non si riposa mai. Lo so io, figuriamoci se non lo sa la moglie".
Vinceste contro il Milan di Sacchi e il Napoli di Maradona. La Serie A può tornare a essere il campionato più bello del mondo?
"A quei livelli è impossibile. La Serie A era una sorta di Mondiale per club. Molto più della Premier League oggi, che pure ci sembra irraggiungibile. Quando passai dall'Inter al Tottenham, gli avversari mi sembravano tutti un po' scarsini. Per contro, chi arrivava dall'Inghilterra in Italia faticava. Qualche segnale di ripresa comunque lo vedo, oggi la Serie A tecnicamente è più interessante della Liga".
In proporzione guadagnavate meno di oggi?
"Non mi interessa molto, non faccio calcoli. Guadagnavamo abbastanza per vivere bene".
Senza cellulari e senza social network, eravate più o meno controllati nella vita privata?
"In generale, direi meno. Ma per me valeva un discorso a parte. Avevo la fama di essere bizzarrino e vivace, e per questo l'Inter mi faceva pedinare! Pagavano qualcuno per starmi sempre dietro, poi in allenamento mi chiedevano: cosa ci facevi in quel locale l'altra sera? La mia risposta era sempre la stessa: se in campo corro, quel che faccio la sera sono fatti miei".
La Milano degli anni Ottanta era davvero scintillante come viene raccontata?
"Ci divertivamo molto. Io davo feste memorabili. Abitavo in piazza Liberty, a due passi da Duomo. Erano anni pazzeschi".
Fidanzate celebri?
"Non si fanno nomi! Mi hanno associato anche a Uma Thurman. La verità è che veniva con me allo stadio a vedere l'Inter".
Carla Bruni?
"Ma no! Che c'entra? Ci hanno fotografato insieme a una sfilata, tutto lì".
Ha lasciato Milano per Piacenza.
"Sono originario di Salsomaggiore, ma è troppo piccola, un borgo in decadenza. La mia città è stata Milano, ma la vita è fatta di fasi, oggi per me sarebbe troppo caotica. A Piacenza ho trovato il mio equilibrio, con mia moglie e i miei due figli. Hanno 14 e 12 anni".
Giocano a calcio?
"Il grande sì, è attaccante alla scuola calcio San Giuseppe, qui in città. Il piccolo ama la boxe, e gli riesce anche bene".
Come va la quarantena?
"I ragazzi seguono le lezioni via Skype. E con la Playstation se la passano bene. Io in casa soffro, non ci ero mai stato così a lungo. Esco per fare la spesa, con guanti e mascherina, e niente più. Per il resto, lo ammetto, mi annoio".
Potrebbe giocare alla Playstation anche lei.
"Con i videogiochi ho iniziato e finito negli anni Ottanta. Mi sognavo le musichette di notte, un incubo".
Come festeggerà oggi il suo compleanno?
"Un mio amico che cucina benissimo mi manderà a casa un bel pranzo. Non vedo l'ora, la vita da recluso mi sta insegnando ad accontentarmi".
La spaventa l'idea di invecchiare?
"Ma va, dai. Si sa che funziona così, ogni anno ne hai uno in più, non si scappa. Soprattutto in un momento duro come questo, per tutti, festeggiare con la propria famiglia è un lusso".
A proposito di lusso, pensa sia giusto che in un momento come questo i giocatori si taglino gli stipendi?
"Ne prendono così tanti che è giusto, sì. Ma sarebbe bello che i soldi risparmiati andassero almeno in parte in solidarietà e ospedali".
Nel 1986, dopo l'esplosione di Cernobyl, negli allenamenti prendeste qualche cautela?
"Ma no, non mi ricordo di nulla. Avevo 19 anni, giocavo a Firenze, l'incidente ci sembrava lontanissimo, come fosse avvenuto su Marte".
Per colpa sua, e dei 7 miliardi di lire pagati da Pellegrini per il suo cartellino, fu rotto il gemellaggio fra tifoserie di Fiorentina e Inter.
"Lo so bene. La prima volta che andai a giocare a a Firenze con la nuova maglia il pubblico mi distrusse. Mi fischiarono tutta la partita, gli anziani mi tiravano monetine. Quanto mi avevano amato in viola, tanto mi hanno odiato dopo che me ne sono andato".
Come reagì agli insulti?
"Per la prima e unica volta in carriera, li soffrii. Di solito venire insultato mi dava la carica, specie se a farlo erano i milanisti. Ma quella volta no. Erano i miei ex tifosi e i miei ex compagni, tutti contro di me! In campo rispondevo agli insulti, ero una bestia, ma la verità è che mi si sgonfiarono le gambe. Dopo 25 minuti il Trap mi tolse dal campo.  Stavamo vincendo, finimmo per perdere".
I suoi compagni raccontano che lei prima delle partite era sempre il più tranquillo.
"Certo, stavo da dio, non vedevo l'ora di giocare. Se entrando in campo sorridi, l'avversario ha già perso. Dopo avere giocato invece era complicato, ero pieno di adrenalina. Soprattutto per le partite serali. Mi dicevano: vai a casa e riposati. Riposati? Ma se nemmeno riuscivo a stare seduto. Ero elettrico".
È giusto provare a ripartire con campionato e coppe?
"La salute è una cosa seria, e secondo me sarebbe più saggio aspettare settembre. In ogni caso, penso che ci proveranno. Cercheranno di giocare tante partite in pochissimo tempo, a porte chiuse, limitando i contatti delle squadre e degli staff col mondo esterno. Da un certo punto di vista, lo capisco. Il calcio, l'urlo liberatorio, il gol, mancano a tutti".
Il suo gol più bello?
"Derby 1992-1993. Prendo la palla a Maldini, faccio un tunnel a Costacurta che mi stende. Baresi mi tira la palla addosso, io mi incazzo, prendo ammonizione. Ruben Sosa si prepara a calciare la punizione. In area mi marcano in due, io lo dico ad alta voce: "Ora vi faccio gol". Palla alta, insacco di testa. Pazzesco, godo ancora oggi, anche se Gullit pareggiò dopo quattro minuti".
Poi c'è il famigerato autogol di Rossi.
"Esatto. Tiro una botta incredibile, la palla tocca la traversa, prende la nuca del portiere ed entra in porta. Autogol, secondo le stupide regole di allora. Se le deviazioni fossero state considerate come oggi, chissà quanti gol avrebbero fatto i centravanti del passato. Penso a uno come Boninsegna! Ma non ha senso guardare al passato, si guarda sempre avanti".
Nel 2014 lei ha tentato con Collovati e Galante l'avventura di Agon Channel in Albania, ma è finita presto. Che progetti ha per il futuro?
"È stata un'esperienza interessante, gli albanesi sono un bel popolo e lo hanno dimostrato aiutandoci con l'invio di medici nei giorni più duri dell'emergenza coronavirus. Quanto a me, sto bene così. Faccio l'ambasciatore dell'Inter, la squadra che amo, e mi dedico ai miei figli. Quando penso al mio futuro, penso a loro".
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tmnotizie · 6 years ago
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SAN BENEDETTO – Si è svolta questa mattina alla base del molo nord la cerimonia “L’Approdo negato” in rticordo della tragedia del motopesca Rodi e di tutti i caduti del mare.
Erano presenti il sindaco di Sna Benedetto Pasqualino Piunti, il collega di Martinsicuro Massimo Vagnoni (tre delle vittime del Rodi, infatti, erano originarie del comune abruzzese), il comandante della capitaneria Mauro Colarossi ed il presidente del Circolo dei Sambenedettesi Rolando Rosetti. La benedizione del monumento “Il mare, il ritorno” è stata impartita dal Cappellano del Porto, don Giuseppe Giudici.
«Una ulteriore tragedia avveniva il 23 dicembre 1970: alle prime ore del giorno a circa tre miglia dalla foce del Tronto, veniva avvistata, capovolta, la nave da pesca oceanica “Rodi” di 500 tonnellate, iscritta al Compartimento di Messina, ma di base nel nostro porto.
La nave, dopo un lungo periodo di pesca, era rimasta alcuni giorni, per verifiche e lavori di manutenzione, in bacino di carenaggio a Venezia e da qui era ripartita alla volta di San Benedetto alle ore 17,30 di martedì 22 dicembre.Alle ore 19 circa, mentre era in navigazione, da bordo si comunicava con la radio costiera per segnalare mare grosso e forte vento di bora.
Poi un silenzio che veniva ritenuto come normale andamento della navigazione. Il primo drammatico allarme veniva dato poco dopo le ore 9,30 del 23 dicembre dalla petroliera “Mariangela Montanari” anch’essa in lotta con il mare in tempesta.
Il motopeschereccio “Conte Bianco” verso le ore 15,15 avvistava bombole e materiale di bordo, poi una barca rovesciata ed infine la chiglia del “Rodi’: Il motopeschereccio, nonostante le sempre più proibitive condizioni del mare, continuava le ricerche e verso le ore 16 i marinai scorgevano un cadavere alla deriva su un salvagente. Si tentava il recupero ma, purtroppo, il corpo ricadeva in mare inabissandosi. Sul salvagente la scritta che dava la tragica conferma: “Rodi — Messina’.
Dieci uomini si trovavano a bordo nel momento del naufragio: Di Felice Agostino — Miarelli Domenico — Liberati Giovanni — Mengoni Ivo — Ciarrocchi Marcello — Falaschetti Silvano di 16 anni — Palumbo Giovanni avrebbe compiuto 18 anni il giorno dopo la sua morte — Pignati Francesco di 19 anni — Alessandrini Antonio — Palestini Alteo.
Negli ambienti marinari, in tante case, si era vegliato tutta la notte mentre l’ansia e l’angoscia crescevano nelle famiglie dei dispersi e in tutti coloro che partecipavano con passione e con speranza all’evolversi degli avvenimenti.
Poi lo sgomento di una intera città, delle popolazioni del vicino Abruzzo (il comandante era di Martinsicuro ed un marinaio di Tortoreto Lido); il dolore dei congiunti e degli amici, le bandiere a mezz’asta su tutti i natanti della flottiglia sambenedettese ormeggiata nel porto; numerosi manifesti sui muri della città e la rabbia, tanta rabbia per la mancanza di un intervento immediato, sollecito, tecnicamente valido, perché, malgrado tutto, si sperava tenacemente che qualcuno dentro la nave potesse ancora essere vivo per una sacca d’aria di possibile formazione; perché almeno i corpi fossero ripresi, per sfogare tutta l’angoscia e tutto il pianto su di loro.
In tale convulsione e marasma di sentimenti e di emozione esplose la protesta in forma insolita, spontanea e con accenti di estrema gravità: sciopero generale ed azione convulsa nelle vie cittadine, bloccata la stazione di San Benedetto, con tronchi d’albero scaricati da un treno merci in sosta, e quella di Porto d’Ascoli; blocco anche sulla Statale Adriatica con una lunga fila di camion.
Non autorizzati ad uscire con motopescherecci, i pescatori sambenedettesi reagivano a loro modo. Si chiedeva che il pontone Micoperi iniziasse subito le operazioni di recupero e che le autorità si facessero garanti di tale sollecita, indispensabile operazione.
Ormai insabbiato, il “Rodi” era oggetto di ripetute ispezioni da parte di sommozzatori della Marina Militare di Ancona e degli incursori di La Spezia, appositamente chiamati a Pescara.
Ma le proibitive condizioni atmosferiche non permettevano ai 25 uomini-rana della Marina Militare di tentare una ricognizione nell’ interno dello scafo sia per il lento, progressivo insabbiamento del natante che riduceva la visibilità, che per la pericolosità dell’intervento.
Il 29 dicembre il pontone “Micoperi 30‘ al traino di due rimorchiatori, si portava a ridosso del “Rodi” ed iniziava la manovra per l’aggancio del relitto. I lunghi ganci della gru del pontone riuscivano ad imbracare l’asse dell’elica e ad estrarre in un primo momento la parte poppiera che era insabbiata per oltre cinque metri e successivamente, a tarda ora, tutto il “Rodi” veniva tratto in sospensione fuori dalle acque marine ed infine sistemato nel porto di Ortona.
A bordo del motopeschereccio nei giorni successivi proseguivano le esplorazioni pur tra grandi difficoltà per i gravi danneggiamenti interni e per la melma che si era formata in una settimana di inabissamento.
Venivano recuperate solo quattro salme: nei locali alloggi Giovanni Liberati e Silvano Falaschetti; nella sala macchine Alteo Palestini e Marcello Ciarrocchi. La messa funebre veniva celebrata dal Vescovo diocesano, mons. Vincenzo Radicioni, nella Chiesa dell’Adorazione dei Padri Sacramentini con la presenza di parlamentari, autorità regionali, provinciali e comunali.
Oltre diecimila persone partecipavano alle solenni onoranze che evidenziavano la spontanea e commossa partecipazione delle popolazioni della costa marco-abruzzese, nel ricordo costante di tutti i deceduti in mare degli anni passati». (prof. Ugo Marinangeli, tratto dal libro “Le Tragedie del Mare”)
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raffaellavivi-blog · 7 years ago
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Nominato, best destination 2018, il Chile è un paese lungo e stretto, quasi schiacciato dalla catena montuosa delle Ande e dall’Argentina, ha una infinità di micro climi che ne fanno un posto davvero  unico al mondo. Al Cile appartengono minuscoli arcipelaghi sparsi nell’Oceano Pacifico e il più delle volte disabitati. La più famosa delle isole è Rapa Nui (nome in lingua locale) l’Isola di Pasqua. Ti porto a conoscere meglio questa terra di contrastanti ecosistemi da nord a sud in un viaggio ideale.
Biosfera Unesco, Parco Nazionale Lauca, Riserva Nazionale Las Vulcanas, Salar de Surire Natural Monument
Nell’estremo Nord del Cile, sugli altopiani andini al confine con la Bolivia, si estende una cintura di aree protette che, nel complesso, formano una Biosfera UNESCO.  Questa zona è fortemente abitata da specie di animali andini differente che godono di queste immense lande steppose dove pascolano allo stato brado. I camelidi sono il  simbolo del paese – lama, alpaca, guanachi . Qui a oltre 4500 mt si trova una zona di acquitrini, i Bofedal, e di laghi, -il più noto di  tutti è il Chungarà – dove  si riflettono i coni dei vulcani ospitati dal Parco Nazionale Lauca, �� il Parinacota, è il più grande raggiunge i 6326 metri. A breve distanza dal bacino lacustre merita una visita il grazioso villaggio Parinacota, adagiato alle falde dell’omonimo vulcano, piccole case tinteggiate di bianco, impreziosite da una chiesetta secentesca che all’interno conserva un interessante ciclo di affreschi eseguiti da  nativi in stile barocco delle Ande. A un altro erbivoro montano, la vigogna, la cui lana era riservata dagli Inca per la produzione delle vesti regali, è dedicata la contigua  Riserva Nazionale Las Vulcanas, che si estende fino ai confini del parco Isluga in Boliva. Tra vallate verdissime con numerosi greggi di lama e alpaca, si arriva allo strabiliante Salar de Surire Natural Monument  con numerosi gruppi di vigogne e nandù. Il viaggio è uno spettacolo naturale continuo, questo parco,  preserva un’area di stagni salmastri e distese accecanti, ricoperte di una crosta di sale, habitat dei fenicotteri che le trapuntano con la loro silhouette rosa. Un’area di paesaggi aperti, liberi, essenziali, ideale per gli amanti di birdwatching, escursionismo, trekking e fotografia.
Deserto di Atacama
Il deserto costiero di Atacama, il più asciutto al mondo fuori dai Poli è incastonato per circa 100 mila kmq tra le Ande e l’Oceano Pacifico, nella regione del Norte Grande del Chile con sconfinamenti in Perù, Bolivia e Argentina.  Sulla linea costiera non mancano centri urbani rilevanti, come Iquique,  una città portuale ricca di costruzioni risalenti al XIX secolo, molte delle quali dichiarate Monumento Nazionale e Antofagasta.  Qui bagni, sport nautici e degustazioni di frutti di mare scandiranno le tue giornate. Una cosa da sapere è che il panorama di Antofagasta è principalmente composto da spiagge di sabbia bianca e dall’acqua azzurra e calda. Le mie spiegge da colpo di fulmine: Mejillones, la Isla Santa María e Hornitos. Per rinfrescarsi non c’è niente di meglio che un Pisco Sour, il cocktail nazionale cileno, non lontano dalla quale emerge, nel mezzo di uno scenario polveroso e abbagliante, l’iconica mano del deserto, scultura di 11 metri d’altezza realizzata nel 1992 da Mario Irarràzabal. Tra le altre attrattive imperdibili di Atacama si segnalano il Salar, specchiera crepitante,  San Pedro de Atacama, a 2500 metri di altitudine villaggio di circa 5000 anime è composto da edifici in adobe ed è frequentata proprio per il fatto di essere un ottimo punto di sosta per poter visitare  il deserto,  i geyser e le stupende formazioni rocciose.  Non puoi perdere la suggestione degli spazi lunari nella Valle della Luna, e  i geysser del Tatio. Dovrai svegliarti presto per raggiungere queste meraviglie naturali ma quando  il sole spunterà all’orizzonte, noterai il meraviglioso effetto dei  i vapori che producono  sul terreno gelato, al ritorno verso San Pedro   potrai immergerti nelle calde aque termali de la Puritana che sono tra le più belle del mondo.  Visita ancora la Riserva Nazionale Los Flamencos   dedicata ai fenicotteri rosa e a molte altre specie di uccelli. Non mancano i segni dell’uomo, dal sito archeologico di Tulor,  insediamento popolato almeno dal III° secolo a.C., si tratta del più antico villaggio portato alla luce nella regione,dove  sono stati ritrovati molti oggetti: ossa umane e di animali, resti di ceramica, conchiglie sepolte nel terreno. Famose anche le raffinerie di salnitro di Humbertstone e Santa Laura, risalenti a fine 1800,  oggi sono solo villaggi fantasma dichiarati Patrimonio dell’UNESCO.
Curiosità: Una cosa che ti può trovare nel deserto Cileno di Atacama sono gli osservatori astronimici che nel paese andino ha trovato la propria nuova patria, specie nella zona settentrionale, propiziata dalle congeniali condizioni atmosferiche sopra accennate e dall’assenza pressoché totale di inquinamento luminoso.  Tra i principali citiamo l’Atacama Large Millimeter Array (ALMA), inaugurato nel 2013  ad oltre 5000 metri d’altezza sull’altopiano di Chajnantor grazie a un investimento di 1 miliardo di euro frutto di uno sforzo congiunto di U.E., U.S.A. e Giappone, il più grande osservatorio astronomico terrestre, tecnicamente un “radiointerferometro”, vale a dire un insieme di radiotelescopi, in questo caso 66, grosse parabole che captano le onde radio, probabili residui della nascita di stelle lontane miliardi di anni luce. Poi c’è di La Silla, a 2400 metri, composto ad oggi da tredici telescopi tra cui spiccano due potenti strumenti ottici, tra i più produttivi a livello mondiale, dell’ European Southern Observatory. Infine forse anche il più famoso per avere ospitato scene dei film di 007 l ’Osservatorio del Paranal, che ospita il Very Large Telescope, il più moderno e avanzato array della banda visibile esistente sul pianeta, VLT, vale a dire Very Large Telescope.
Santiago del Cile 
Punto di approdo o passaggio  per qualsiasi viaggio in Cile,  Santiago è la capitale ai piedi delle Ande,  è una delle metropoli più importanti del Sud America, capace di coniugare il nucleo storico di origine coloniale con un appeal urbanistico moderno, Fondata nel 1541 da Pedro del Valdivia, il conquistador luogotenente di Pizarro nella penetrazione verso le frontiere meridionali del continente, col nome di “Santiago del Nuevo Extremo”, a ricordare la sua posizione in prossimità dei confini ultimi dell’Impero spagnolo, la città ha moltissimo da offrire al visitatore. A partire dalla Cattedrale Metropolitana, intitolata ovviamente a San Giacomo e completata a inizio 800 in stile eclettico barocco-neoclassico. L’elegante prospetto della chiesa si affaccia sulla Plaza de Armas, fulcro della vita di Santiago fin dalla sua nascita, dove troneggia la statua di Simon Bolivar, non distante dalla quale si trova il Palazzo della Moneda, residenza del Presidente. Costruita alla fine del Settecento su progetto dell’italiano Gioacchino Toesca, il palazzo è in elegante stile neoclassico, con possenti colonne doriche e un gran numero di corti interne porticate. L’intera storia del Cile è passata da questo palazzo, dall’indipendenza dalla Spagna fino ai tragici momenti del colpo di stato militare del 1973. Santiago vi propone un ambiente artistico e culturale vivace se siete interessati alla visita di musei potete trascorrere qualche ora nella visita Del iMuseo Chileno de Arte Precolombino,che custodisce le importanti mummie Chinchorro, resti di individui umani vissuti tra il 5000 e il 3000 a.C. nell’Atacama, e il Palacio de Bellas Artes e il Museo Chileno de Arte Precolombino, nonché il toccante Museo della Memoria e dei Diritti Umani.  Per passare un po’ di tempo all’aperto e visitare uno stupendo giardino bisogna spostarsi fino al Cerro Santa Lucia, il parco realizzato a fine Ottocento dal sindaco di Santiago. Il parco è un suggestivo giardino all’inglese realizzo sulla collina di Santa Lucia, dove salendo fino in cima si può ammirare il panorama che colpì anche Charles Darwin. Da vedere anche La Chascona, abitazione di Pablo Neruda nel quartiere bohémien del Barrio Bellavista, ottimo per la vivace movida serale tra locali e murales, ai piedi del colle San Cristobal, dalla cui sommità, raggiungibile in funivia, si gode un panorama spettacolare su tutta Santiago. Dopo una giornata densa di visite e passeggiate, la scelta migliore è andare nel quartiere di Nunoa,  per sedersi in uno dei numerosi locali che vi offriranno deliziosi piatti tipici del Cile e al ritmo dell’affascinante musica Jazz dal vivo .
Valparaiso
Valparaíso,  è il nome della città più incantevole del Cile, elegante e selvatica, un po’ asburgica e un po’ portoghese, racchiude in se un aspetto molto accattivante assolutamente da vedere. Il quartiere ottocentesco del porto, che si sviluppa ad anfiteatro dietro la scalo, è stato dichiarato Patrimonio dell’UNESCO per il suo unicum architettonico e urbanistico, di cui un esempio pittoresco sono gli “ascensori”, funicolari che risalgono le ripide salite che si inerpicano su per il promontorio che fa da cornice al centro storico. La città di Valparaiso è nota per la sua spumeggiante vita notturna, non mancano infatti pub e caffè che stanno aperti fino all’alba. Città cosmopolita, è un centro culinario d’eccezione alcuni dei ristoranti più apprezzati sono il Nazca e Ica Comida. Molto apprezzati sono i fusion.Da assaggiare gli squisiti piatti locali a base di pesce, specialmente il Caldillo de congrio.Qui puoi visitare un’altra casa di Neruda, la Sebastiana, aperta su tutto il panorama cittadino, dove scrisse alcune delle opere che gli valsero il Premio Nobel 1971. Il luogo più intimamente legato alla biografia umana e intellettuale del poeta si trova però a circa un’ora di auto da Valparaíso, nel villaggio di pescatori di Isla Negra, raccolto intorno alle scogliere lisce e brune del Pacifico. Puoi raggiungerla in escursione, Magari fermandoti anche a Vina do Mar, una località costiera bellissima con lunghe spiagge e un mare di un blu intenso. Da visitare sono anche le bellissime case colorate che si trovano sulle colline che circondano la città di Valparaiso, non esiste una di un colore identico ad un’altra.
Arcipelago di Chiloé
le isole Chiloè sono un affascinante arcipelago cileno che si offre come punto di partenza ideale per visitare la selvaggia Patagonia e per unire alle emozioni di un viaggio all’insegna della natura tutto il fascino di una meta ricca di storia e di cultura. Oltre agli scenari incontaminati tipici di questa zona dell’America Latina, l’isola da cui prende il nome l’intero arcipelago è un trionfo di villaggi pittoreschi tutti da esplorare in cui scoprire scorci suggestivi e luoghi che sprigionano cultura. Le bellissime chiese e le tipiche casette di legno rendono Ancud una delle località più affascinanti dell’isola. Passeggiando da una parte all’altra della città si potranno, inoltre, ammirare magnifici panorami che spaziano dal Golfo di Quetalmahue, con tutte le sue scenografiche insenature, alla penisola Lacuy. Puoi anche esplorare con una permanenza di 2 giorni anche la graziosa Castro, con le sue palafitte e le case colorate. Esplorando la località sarà un piacere scoprire la bella Plaza de Armas, il Museo Regionale, il Museo di Arte Moderna, e la chiesa di San Francisco, Patrimonio UNESCO. Si tratta in verità di 16  chiese lignee di età coloniale dichiarate  capolavori variopinti nati dall’incontro tra gli stilemi architettonico-artistici europei e la sapienza artigianale indigena: questi templi che paiono coperti da uno strato di muschio e pioggia rivelano, specie nel nucleo più antico, reminiscenze mitteleuropee, dalla Baviera alla Transilvania, dovute ai luoghi di origine dei missionari gesuiti. Grazioso il porto palafitticolo di Castro.Il clima di queste latitudini ha dato vita ad alberi di mele in piccoli frutteti casalinghi, che favoriscono la preparazione della chica una bevanda fermentata a base di mele, da provare.
Laguna national park San Rafael
Paradiso degli esploratori, al suo interno scoprirai gli imponenti ghiacciai e le formazioni rocciose di Campos de Hielo Norte, ed affronterai la sfida di scalare il Monte San Valentin, la vetta più alta delle Ande Australi. imbarcati su una crociera per cominciare l’avventura tra singolari isole, canali e fiordi del sud del Cile. Una volta arrivato alla laguna, ti sorprenderà un’enorme parete ghiacciata e il tremendo rumore che producono i ghiacci che si staccano cadendo nell’acqua. Questo ghiacciaio è il più vicino alla fascia equatoriale tra quelli che giungono al mare. Apri bene gli occhi e non dimenticare la tua macchina fotografica: questo parco ospita una grande diversità di uccelli marini e terrestri, come albatros dal sopracciglio nero, cormorani e cigni dal collo nero, oltre a leoni marini, delfini ed elefanti marini.
Patagonia Cilena Parco nazionale Torres del Paine e La Terra del Fuoco.
Parco Nazionale Torres del Paine è una delle icone della Patagonia e si trova sul territorio del Cile a poco più di un’ora di bus dalla cittadina di Puerto Natales. Se sei un amante della montagna questo è il luogo che avrai sognato almeno una volta nella vita. La Patagonia pura, uno scenario dove la natura incontaminata fa da regina, dove i colori cambiano in continuazione e cosi’ il tempo. Non per nulla viene considerato l’ottava meraviglia del mondo. E’ possibile organizzare la visita al parco completamente in autonomia.  Ci sono 3 modalità per visitarlo in autonomia: facendo il circuito Paine, un trekking di una settimana che offre un panorama completo sul parco; il W trekking (che si chiama cosi’ perché il giro fa la lettera W sulla mappa – dura 4/5 giorni ) oppure percorrere il sentiero che porta al mirador delle torri, di un solo giorno. Favoloso.
Arriva poi  in Terra del Fuoco. Punta Arenas, la città più a Sud del mondo, base per le crociere all’interno del canale di Magellano, intitolato all’esploratore portoghese del quale si può ammirare la ricostruzione della nave Victoria, la prima ad attraversare lo stretto, nel Museo Nao Victoria. A bordo del traghetto si ammirano bracci di mare cupo, brulla brughiere delle scogliere, colonie di pinguini, delfini. Importante il Parco Nazionale Alberto de Agostini, intitolato al presbitero salesiano italiano che, a fine 800, svolse la propria attività di esploratore e topografo prodigandosi al contempo per alleviare le atroci condizioni di sfruttamento degli indigeni fuegini. All’interno dei suoi confini, l’isola Hoste è ammantata dai boschi di Nothofagus antarctica, un faggio deciduo nella cui corteccia gli indigeni Ona riteneva risiedessero spiriti divini, l’albero più “meridionale” della Terra.
In queste diffici latitudini potrai visitare Puerto Williams, sull’isola di Navarino, Cape Horn, attraversare il Canale di Drake  sperando non ci siano feroci tempeste fino ad arrivare in Antartide, a Antichtohon raggiungibile con apposite escursioni da Puerto Natales.
Isola di Pasqua
L’Isola di Pasqua, appartenente al Cile, è una remota isola vulcanica della Polinesia. Il suo nome indigeno è Rapa Nui. L’isola è famosa per i siti archeologici che comprendono quasi 900 statue monumentali chiamate moai, scolpite dagli abitanti tra il XIII e il XVI secolo. I moai sono figure umane caratterizzate da teste molto grandi, spesso appoggiate sopra imponenti piedistalli di pietra chiamati ahus. Ad Ahu Tongariki si trova il più grande gruppo di moai in posizione eretta. Avevano complesse funzioni sacrali legate al culto dei morti. I rongorongo, segni linguistici incisi sul dorso dei monoliti, alludono a messaggi ancestrali che ben si accordano all’aria sacrale che si respira su tutta l’isola, dichiarata Patrimonio dell’UNESCO. Il Ballet Kari Kari di Hanga Roa riporta lo spettatore nella dimensione perduta del mito mediante la perfezione circolare della danza. lL territorio dell’isola  è ricoperto da quattro vulcani, Poike, Rano Kau, Rano Raraku e Terevaka. Per questo motivo l’Isola di Pasqua è molto selvaggia e non si trovano molti animali, se non cavalli, pecore, mucche e maiali importati dalla terraferma. Il mare non è caratterizzato dalla barriera corallina come altre isole del Pacifico. Tuttavia, nelle sue acque vive una grande colonia di capodogli che possono essere osservati dai visitatori dell’isola. Per chi ama praticare trekking ed escursionismo è la meta ideale.
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      Il Chile, Biosfera e Patrimonio Unesco sono le onorificenze che contraddistinguono questa Terra, unica, tutta da esplorare.. Nominato, best destination 2018, il Chile è un paese lungo e stretto, quasi schiacciato dalla catena montuosa delle Ande e dall'Argentina, ha una infinità di micro climi che ne fanno un posto davvero  unico al mondo.
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eventicatanzaro-blog · 8 years ago
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Nuovo evento pubblicato http://eventicatanzaro.it/event/off-officine-sonore-mambo-melon-live-off-officine-sonore/
OFF OFFICINE SONORE - Mambo Melon live OFF Officine Sonore
Nato come duo basso batteria la line-up attuale è così composta: Gabriele Grosso (basso, campioni e synth), Marco Bognanni (Batteria e loop) e Giacomo Abbà (Flauto traverso, rumori e synth). L’idea del progetto nasce nel novembre 2009. Nel 2009 emerge con forza la necessità di avviare un progetto proprio, che miscelasse drumming potente, elettronica, suoni effettati di basso, synth e manipolazioni di suoni. Folgorati dal documentario “RIP!: A Remix Manifesto” sulla cultura copy-left, l’idea è quella di portare all’estremo l’uso del mashup affiancandogli una potente base ritmica suonata. Per rendere tecnicamente possibile lo switch dei campioni in tempo reale durante il live viene ideato un set del tutto originale composto da pedaliera e loopstation, split dei canali audio su amplificatore valvolare Marshall e monitor side che permette ai Mambo Melon di suonare basso e batteria assieme ai loop con l’intensità di una punk band senza utilizzare alcun tipo di click in cuffia. Nel 2011 dopo un anno di isolamento tra le montagne della Val Varaita (in provincia di Cuneo) passato a comporre i 9 brani del loro set, esordiscono in marzo e nel giro di 3 mesi collezionano una folta sequenza di intense gigs sparse per il nord Italia. Nel giugno 2011 registrano un EP di 6 brani intitolato S.P.A. che esce per la netlabel EDISONBOX. Nell’autunno dello stesso anno l’undicesimo PREMIO TOAST promosso dalla Toast Records e dal M.E.I. viene riconosciuto a “SPA” dei MAMBO MELON (Edison Box) “per l’estrema originalità della proposta, che non scade mai nello sterile radicalismo sonoro” . Nel 2011 e 2012 prosegue intensa l’attività live in giro per i club d’Italia: da Trieste a Bologna da Milano a Udine, passando da Genova, Mantova, Parma, Faenza, Aosta, Arona, Vercelli, Torino e Cuneo e ripartenza… Inizia intanto la produzione e la contestuale presentazione dal vivo dei nuovi pezzi. Nei nuovi brani i Mambo Melon si reinventano, evolvendo il loro set e realizzando parte dei loop in presa diretta durante l’esecuzione. Nel 2013 e 2014 sempre live con tour in Francia e ancora in giro per l’Italia. Entra in pianta stabile nella line up il terzo elemento. Le sue linee di flauto traverso aggiungono nuove sfumature inattese alle sonorità spigolose del duo. I Mambo Melon sono ora un trio a tutti gli effetti. In giugno cominciano le registrazioni del nuovo album “Metro Jungle” in uscita il 6 marzo 2015 per la label FACTUM EST (a division of JESTRAI REC.): 8 nuovi pezzi di frenetica musica indefinibile e post-moderna. L’album è anticipato dal singolo “C6”, uscito a dicembre 2014, contenente uno split di due pezzi: la versione orginale e un remix di The Delay In The Universal Loop (artista della medesima label). Da novembre 2014 entrano a far parte del roster di JESTRAI LIVE. Da marzo 2015 serrata serie di date e mini tour per suonare il nuovo album dal vivo: Da Siena a Modena passando per Firenze, da Perpignan a Venezia passando per lo storico LioBar a Brescia. Nella primavera del 2016, esce il secondo singolo estratto da Metro Jungle: Bill Calò (sempre Jestrai/Factum Est) e seguente mini tour promozionale in Francia e Spagna: 5 date dalle Alpi a Pirenei. Affiatamento compositivo e attitudine live confermate anche per il primo semestre del 2017: in arrivo nuovi brani, sonorità e soluzioni inattese (synth FM e filtri analogici per sperimentare e reinventarsi ogni volta) e contestuale tour al sud in aprile (Roma, Napoli, Lamezia Terme e Avellino) oltre a varie date sparse nel nord Italia (tra cui Torino, Milano).
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