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Modena, torna la Festa europea della musica: una notte di concerti in città
Modena, torna la Festa europea della musica: una notte di concerti in città Con duecento musicisti e 18 concerti diffusi in cortili, chiese, piazze, chiostri e parchi, venerdì 21 giugno la musica fa festa anche a Modena per celebrare l'inizio dell'estate con una proposta che spazia dal rock alla lirica, dalla musica classica e barocca a quella contemporanea, dal pop al blues. Come è tradizione, torna, infatti, anche quest'anno la Festa europea della musica, la manifestazione, ormai alla trentesima edizione, realizzata con il coordinamento del Centro Musica e del Comune di Modena in collaborazione con tantissime realtà culturali del territorio. La musica entrerà nei chiostri e nei cortili del centro storico cittadino, da Palazzo Santa Margherita ai cortili presenti per la prima volta come quelli dell'Acero e dell'Orologio, negli spazi riqualificati di Palazzo dei Musei, e di San Geminiano, dove si svolge il concerto a cura di UniMoRe. Riempie le chiese, dal Duomo a Santa Maria delle Assi, e raggiunge anche le aree verdi fuori dal centro storico come il parco XXII Aprile. L'edizione 2024 della manifestazione è stata presentata ieri mattina, lunedì 17 giugno, nel chiostro di Palazzo Santa Margherita, con una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il sindaco di Modena Massimo Mezzetti, la responsabile del Centro Musica Francesca Garagnani, il presidente di Fondazione di Modena Matteo Tiezzi. La Festa della musica apre il programma dei concerti in Cattedrale, alle 19.30, con un'esecuzione per organo insieme alla Cappella musicale del Duomo nel quale sarà presentato in anteprima l'inno del Giubileo 2025, a cura dell'associazione Amici dell'Organo "J.S. Bach" in collaborazione con la Basilica Metropolitana, mentre la musica barocca di Antonio Vivaldi e Tomaso Albinoni, eseguita dall'Ensemble Seicento (a cura di Grandezze & Meraviglie) in "Serenata Veneziana" risuona nel cortile dei Musei del Duomo. Per la prima volta, dopo la riqualificazione del palazzo, la Festa della musica entra anche nei cortili dell'ex Ospedale estense: nel cortile dell'Acero, con il blues del quartetto Doctor Delta (a cura dell'associazione Muse) tra il sound del Mississippi e composizioni originali, e nel cortile dell'Orologio con il rock di "Clockwave", il concerto degli italiani New Candys e degli inglesi Ditz anticipato e seguito dai dj set di a cura degli allievi del corso di formazione Inside Live del Centro Musica. Il chiostro di Palazzo Santa Margherita ospiterà "Bach to Beatles", viaggio con la Corale Gazzotti nella musica vocale che accosta la tradizione colta alla musica più popolare (in collaborazione con Biblioteca Delfini e Fmav) mentre nel chiostro del complesso di Santa Chiara il coro Ildebrando Pizzetti dell'Università di Parma esegue "Languir me fais, ossia degli amor perduti" con brani di compositori cinquecenteschi, tra i quali anche Orazio Vecchi, che danno voce a passioni laceranti e amori impossibili (a cura di Gioventù musicale d'Italia). Musica classica nel chiostro di San Geminiano dove l'orchestra del conservatorio Vecchi Tonelli propone musiche di Mendelssohn e Beethoven. Canti della tradizione spiritual afroamericana e gospel nella chiesa di Santa Maria della Assi con il Serial Singers Gospel Choir in "What a Wonderful Night" mentre in piazza XX Settembre sarà protagonista il pop con "La notte delle cover" con gli artisti di San Luca Sound che interpreteranno i grandi successi internazionali della musica italiana. La musica riempirà anche i parchi cittadini: al parco Amendola con il duo Eulidia formato da Lucia Dall'Olio, voce e piano, e Grazia Cinquetti, voce e chitarre; al parco Ferrari il duo di Daniele Paganelli, voce, e Davide Mezzanotte, chitarra, in un percorso tra i classici del rock e del pop italiani e stranieri; al parco XXII Aprile con due appuntamenti nell'ambito di Altrosuono Festival del Teatro Comunale: venerdì 21 l'ensemble Atse Tewodros Project, collettivo di musicisti tradizionali italiani ed etiopi, presenta il suo secondo disco "Maqeda" domenica 23 è di scena la band multiculturale Ayom con membri da Angola, Brasile, Grecia e Italia che propone "Sa.Li.Va", il nuovo disco. Completano il programma gli appuntamenti al Teatro Tempio, con il concerto Anime libere di Vivaverba, e nel giardino interno dell'Archivio di Stato di Modena con lo spettacolo teatrale con musica dal vivo "Magie notturne. Storie im/possibili in Archivio". In occasione della Festa della Musica, a Palazzo dei Musei si possono visitare fino alle 23 lo spazio immersivo "Avia Pervia" e la mostra "Franco Fontana. Modena dentro" che dalle 19 saranno a ingresso gratuito. Tutti gli eventi, se non diversamente specificato, sono a ingresso libero e gratuito. Il programma completo è disponibile sul sito del Centro Musica di Modena (www.musicplus.it) e sui profili del Centro Musica su Facebook e Instagram.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Top 10 places to visit in Italy
Italy is a lovely country, globally loved for providing an eclectic combination of visitor attractions. Vacationers, on one hand, love to enjoy the amazing Roman ruins of Pompeii, Rome, and Herculaneum, and on the other, can’t resist traveling to Venice and Tuscany for his or her romantic appeal.
The USA is likewise regarded for its natural sights and scenic landscapes that ship you to any other world. They are spellbinding, charming, and dumbfounding to mention the least. Virtually words don’t do justice at all. You obtain to see them trust us. However, we gained will let you get lost in the maps!
Right here are the pinnacle 10 cities, which might be additionally the pinnacle hubs of vacationer locations in Italy, which are sinfully excellent. You just can’t face up to their seduction!
Earlier than we go to the information, a quick look at the grandeur of top traveler locations in Italy!
1. Tuscany – You simply can’t leave out the greens here!
Tuscany has continually been the center of enterprise, art, and politics in Europe. The various maximum lovely locations to visit in Italy, the town also received a whole lot of prominence as a primary metropolis of the Renaissance length. Great work of artwork can be seen and loved via the art fans coming to this city. Tuscany is also famous for its notable crafts. Substances used to create awesome craft gadgets are timber, metallic, leather-based, marble, and more.
Key attractions: The Gallery of Uffizi acknowledged for its extremely good museums, treasures, palaces, and churches; excellent perspectives of Siena and the Palio; the famous Leaning Tower of Pisa and Piazza Dei Miracoli for his or her particular architecture; beautiful villages; and the scenic vineyards of Chianti.
Fine time to go to September – October, and April – June
Read More: Alaska Airlines
2. Naples – You’d be Colorbound
Naples, positioned inside the Campania vicinity, is nestled amidst the Phlegraean Fields and the volcanic place of Mount Vesuvius. However, this city isn't only regarded for its beautiful locales but also famous for its wealthy history and way of life. A number of the fine tourist points of interest in Italy, the city has the most range of architecturally renowned church buildings.
Key points of interest: Capodimonte Museum for the famous Flagellation of the Christ via Caravaggio, the celebrity-formed Castel Sant’Elmo navy fort, the well-known Lungomare amphitheater, countrywide Archeological Museum, Naples Cathedral- II Duomo, the Naples Archdiocese seat, Palazzo Reale, Gothic Santa Chiara Church, and Piazza San Domenico Maggiore
High-quality time to visit: September – October, and March – might also
Read More: American Airlines
3. Italian Lake District – The metropolis of lakes and fashionistas
Positioned in Italy’s Northern area, the Italian Lake District is known for its stunning lakes. This location has been one of the well-known Italian traveler places since the Roman instances. Each year, a large variety of tourists visit this stunning destination to admire and revel in its lovely scenic locales, Lake Garda and Lake Como. The destination is likewise recognized for its actual Italian cuisine and is frequented by fashionistas to explore the boutiques.
Key attractions: Lake Garda, Lake Como, Lake, Lake Lugano, Lake Maggiore, Lake Orta, Mediaeval castles, Renaissance Palazzi, fishing villages, and the craggy peaks of Dolomites
A pleasant time to go to September and May
4. Sicily – Wandering in the ruins is amusing too!
Sicily is the most popular tourist destination in Italy for its ancient Greek ruins. The vacation spot has been ruled by Romans, Vandals, Byzantines, Arabs, and Ostrogoths. The glimpses in their rule can be still visible in the ruins. The stays of the Norman generation's notable architectural achievements additionally attract a wide variety of traffic. The duration architecture is the most important appeal inside the metropolis and is appreciated by site visitors who wish to know more about the bygone technology and its triumphs.
Key points of interest: the Aeolian Islands, Agrigento archaeological website online a.K.The Valley of Temples, the well-known cathedral Cefalu, the hilltop town Erice, Mount Etna, and the Nebrodi Mountains
5. Cinque Terre – Witness a few thoughts-blowing sunsets right here!
Referred to as “The 5 Lands”, Cinque Terre is one of the prettiest needs to see places in Italy. Beautiful vistas at the rugged coastline of Sicily are well worth admiring. The five fishing villages are related through taking walks trails and exploring them is a great concept. Furthermore, this entire region has been declared as a UNESCO international historical past website online.
Key sights: Vernazza fishing village for its cliff, twelfth Century Manarola fishing village for its Groppo and Ruins of Fortifications, Monterosso village for its church buildings and Monastery, Riomaggiore village for its craggy hills, Corniglia for its 382 stars, and The 12 km Blue course
Fine time to go to March – July
6. Amalfi Coast – A absolutely distinctive vacation spot
Amalfi Coast is one of the most exclusive European destinations, recognized for its ecstatic coasts bordering the Mediterranean Sea. It's miles perfect for exploring nature's marvels in Italy. Positano and Fiordo of Furore are places placed close by and call for quite a time to experience its wonderful sights.
Key sights: astonishing perspectives from Ravello, an implementing and attractive cathedral of Duomo, Spiaggia di Arechi, and the 8th century Salerno citadel
Best time to go to July and August
7. Milan – A spell-binding fashion hub
Italy’s most cosmopolitan city, Milan is famous for soccer and style. The destination is likewise regarded for its herbal points of interest and fashion shows that are prepared two times a yr. The city witnesses the influx of shoppers, designers, and supermodels from all around the world at some stage in the shows. An extremely good thought to the global fashion designers, Milan is absolutely some of the locations to see in Italy.
Key sights: The famous Basilica Sant’Ambrogio devoted to Milan’s client saint, the huge Cemetery of some of the tremendous celebrities of the place, Piazza Mercanti administrative center of Milan, pieces of artwork on the Pinacoteca di Brera, and the twelfth century Navigli Lombardi canal
Great time to go to: past due September – October, and March – might also
8. Pompeii – A walk down the lanes of records
Placed near the Mount Vesuvius foothills, Pompeii is a historical metropolis, and around 80 BC, the vacation spot became a prime port metropolis. Numerous websites offer glimpses of the Roman rule over the metropolis, that's a UNESCO World history website these days. Its discovery within the year 1748 supplied plenty of statistics about the erstwhile Roman Empire. Humans like to visit this city and explore the properly-preserved ruins to find out more about this city.
Key attractions: Antiquarium museum that gives a lot of information about this fabled metropolis, discussion board Roman metropolis square, Temple of Jupiter constructed on a raised 3-meter base, Teatro Grande, Teatro Piccolo, ancient Stabian Baths, and residence of Menander
best time to visit: April
9. Venice – The floating town
View of the Rio Marin Canal with boats and gondolas from the Ponte de la Bergami in Venice
Venice – the floating metropolis – draws a large number of travelers all-spherical the year. However, its splendor and romantic gondola rides make it the quality of most of the places to go to in Italy for a honeymoon. Many canals are crisscrossing thru the town. The time when the vacation spot witnesses a surge of travelers is throughout Carnevale. Humans sporting colorful costumes and masks are worth watching in their glory. The city is replete with loads of churches, cathedrals, theaters, and art galleries.
Key attractions: Piazza San Marco aka the Drawing Room of Europe using Napoleon, housing St Mark’s Basilica, Doge’s Palace, Torre dell Orologio clock tower, Scuola Grande di San Rocco, and the Grand Canal
Nice time to visit: late February – Early may additionally
10. Rome – The town of affection
Rome, with its stunning attractions and points of interest, is a far cherished destination amongst die-difficult romantics. It has loads of museums, artwork galleries, and theaters that provide perception into its wealthy culture and ancient past. A few of the pleasant locations to visit in Italy with your own family, Rome lets the site visitors understand more about the development of Western Civilization, the boom and progress of Christianity, and the deep-rooted history of the archeological websites.
Key sights: St Peter’s Basilica is known to be the largest and grandest church within the globe, Roman Empire’s famous Colosseum with an ability to accommodate 55,000 spectators, Piazza Navona fountains constructed inside the seventeenth century, Pantheon built using Emperor Hadrian in the memory of Pagan Gods, and Trevi Fountain
Nice time to go to October – April
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Quest’anno Trieste è capitale Europea della Scienza. Non che occorressero ulteriori motivi per andare alla scoperta di questa stupenda città italiana dalla storia grandiosa. Elegante, rigorosa, quasi algida. Del resto una delle sue tante anime è austriaca. Città di frontiera, enigmatica. Trieste affascina per la sovrapposizione armoniosa delle sue storie: l’antica Roma, Venezia e poi l’Austria; l’annessione dopo la grande Guerra, i crimini perpetrati da fascisti e nazisti; le ferite profonde poi la rinascita, l’aura letterata e colta. Trieste scelta e amata da grandi scrittori come Joyce e Stendhal; Trieste madre e padre di Saba e di Svevo; l’est Europa alle porte, la cultura mitteleuropea che ancora si respira, che entra decisa anche nei sapori della sua cucina. Sbatte le porte come il vento che qui talvolta soffia davvero forte, facendo rotolare la salsedine per le stradine dei suoi storici rioni. Cosa non perdere di Trieste Trieste è un mondo da scoprire. In completa autonomia oppure organizzando interessanti visite guidate. Vediamo quali sono le cose assolutamente da vedere per conoscere la città. La città Vecchia A sud della monumentale piazza Unità d’Italia affacciata sul mare, si sviluppano i rioni compresi nella città Vecchia di Trieste (San Vito, Cavana e ghetto Ebraico), stretta tra il colle di San Giusto e il mare. Qui si trovano alcuni dei monumenti più antichi della città come la cattedrale di San Giusto, la chiesa barocca di Santa Maria Maggiore, l’arco di Riccardo di epoca romana (I secolo d.C.) con le sue colonne in stile corinzio sito in piazza Barbacan e il teatro romano, ogni anno splendida cornice ai più importanti eventi cittadini. Nel rione di San Vito, in piazza Attilio Hortis si trova la statua di Italo Svevo, nei pressi della quale si trovano il museo Revoltella e il Civico museo Sartorio. Piazza Unità d’Italia e il molo Audace Maestosa e spazzata dalla salsedine e dalle brezze dell’Adriatico. La cornice monumentale e iconica della città. Da sinistra a destra qui si trovano il palazzo della Luogotenenza tedesca, palazzo Stratti con lo storico caffè degli Specchi, palazzo Modello oggi sede del Municipio, l’antico palazzo Pitteri, l’albergo di palazzo Vanoli e il palazzo della Regione. Al centro si erge la fontana dei quattro continenti (1751-1754). Il molo Audace che si allunga davanti alla piazza prende il nome dalla prima nave che entrò in porto dopo la fine della grande Guerra e la conseguente annessione all’Italia. Da notare la rosa dei Venti in bronzo affissa all’inizio del molo e ottenuta dalla fusione di una nave austriaca affondata dalla marina Italiana. La cattedrale di San Giusto Nasce all’inizio del Trecento dall’unione di due chiese preesistenti, Santa Maria e San Giusto. Sobria facciata in mattoni con rosone gotico. il portale riutilizza gli elementi di una stele funeraria romana. Sul muro del campanile, eretto inglobando i resti di un tempio romano e di un’edicola intitolata a San Giusto, vi sono incastrate ancora alcune canne di cannone. L’interno è decorato con splendidi affreschi di scuola veneziana e con un grande mosaico trecentesco. Dalla cattedrale si accede all’adiacente battistero e al museo del Tesoro, nelle cui sale spicca l’alabarda di San Sergio recuperata in terra Santa durante la prima Crociata 1096-1099. Il castello di San Giusto La fortezza posta sulla sommità del colle omonimo rappresenta il nucleo più antico della città nonché uno dei suoi simboli più amati e famosi. Il cuore del castrum risale ai Romani e nel corso dei secoli ha subito le modifiche apportate da Veneziani e Austro-Ungarici. Il castello è sede del museo Civico di Trieste, le cui sale custodiscono una ricca collezioni di armi e il suggestivo lapidario Tergestino con oltre 130 reperti di epoca romana di pregevole fattura. La sinagoga di Trieste Per capire appieno quanto la comunità ebraica è stata centrale nello sviluppo della città, della sua anima multietnica e di frontiera, basta fermarsi ad ammirare la bellezza architettonica e la vita che scorre dentro e fuori la sinagoga cittadina. Da notare gli stupendi rosoni, i pavimenti, le decorazioni e i lampadari di questo, ancora oggi, importante edificio religioso cittadino eretto nel 1912. Il castello di Miramare Il “nido d’amore costruito invano” ricordato da Giosué Carducci in una poesia dedicata proprio al castello, fu eretto a metà Ottocento da Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria e oggi è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. Da segnalare all’interno la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca. L’esterno invece si caratterizza per il parco e per il superbo giardino all’inglese, che permettono di effettuare piacevoli passeggiate davanti al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. Il borgo Teresiano A nord di piazza Unità d’Italia, superato lo scenografico canal Grande si sviluppa come una piccola scacchiera il suggestivo borgo Teresiano, tra i quartieri storici più noti di Trieste realizzato per volere dell’imperatore d’Austria Carlo VI. Lungo il canal Grande sfilano alcuni tra gli edifici più belli, come palazzo Aedes, palazzo Gopcevich, la chiesa neoclassica di Sant’Antonio Nuovo, lo storico caffè Stella Polare, palazzo Genel, palazzo Carciotti e il bellissimo tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione. Sul suggestivo ponte Rosso che attraversa romanticamente il canale, il secondo insieme al ponte Verde, si trova la statua di James Joyce. La risiera di San Sabba Questo stabilimento per la pilatura del riso – che comprende pulitura, sbramatura, sbiancata e lucidatura – si trova a circa 5 km da piazza Unità d’Italia stretta tra il mare e i quartieri di Servola, Valmaura e borgo San Sergio. Rimase in funzione tra il 1913 e il 1943, l’anno dell’armistizio, quando i nazisti lo trasformarono in campo di prigionia, nel quale persero la vita oltre 3500 persone e altre 8000 da qui furono deportate nei campi di sterminio del nord ed est Europa. Oggi la Risiera di San Sabba è un museo da visitare assolutamente, archeologia industriale e memoria storica. Il faro della Vittoria Costruito nel 1923 in pieno fascismo, il faro ricorda i marinai italiani caduti durante la Grande Guerra. Sulla sommità, la statua della Vittoria Alata è alta 7 m ed è dotata di un complesso meccanismo interno che le fa impercettibilmente sbattere le ali per assorbire le folate di vento, che qui a Trieste con la bora è risaputo possono essere anche molto violente. Il faro sotto alla statua è ancora oggi il più potente dell’Adriatico. Il tram panoramico di Opicina Presto si spera che torni definitivamente in servizio il suggestivo tram che collega il centro città con le alture del Carso che si innalzano spigolose alle sue spalle. Un modo davvero curioso e singolare di scoprire la città e ammirarla dall’alto man mano che il tram lentamente si inerpica sulle alture. La grotta Gigante Questa enorme cavità risalente al Neolitico è una delle attrazioni principali di Trieste e si trova a circa 10 km dal centro nei pressi del borgo omonimo. Le concrezioni rocciose createsi nel corso di migliaia di anni hanno dato un fondamentale impulso alla speleologia modena. A circa 80 m di profondità si raggiunge la galleria Grande alta, un unico e sterminato ambiente alto quasi 100 m dove stalagmiti, stalattiti e colta di carbonato di calcio assumono infinite sfumature di colore, tra le quali la colonna Ruggero, alta 12 m. Scoprire Trieste: i caffè storici Pare che seduto ai tavoli della storica pasticceria Pirona Joyce abbia scritto non poche pagine sia dell’Ulisse che di Gente di Dublino e, insieme a lui, alcune tra le più illustri personalità della letteratura e della poesia come i triestini Umberto Saba e Italo Svevo (al quale è dedicato l’interessante museo Sveviano) o lo scrittore francese Stendhal hanno lungamente frequentato i caffè storici di Trieste. Si segnalano tra questi il caffè Tommaseo del 1830, è il più antico della città, il caffè degli Specchi in piazza dell’Unità e il caffè San Marco. Scoprire Trieste: i sapori e i piatti tipici La cucina triestina è una delle più famose d’Italia ed è innanzitutto caratterizzata da una secolare influenza austro-ungarica mitigata da alternative proposte di pesce e dai sapori dell’Adriatico. Una forma tipica di ristorazione a Trieste, in alternativa alle trattorie e ai ristoranti, sono i tradizionali buffet, a metà tra un bar e una trattoria, dove le carni sono cotte ancora oggi nella tradizionale caldaia, un pentolone incastonato nel bancone. Tra i piatti tipici ci sono dunque il prosciutto cotto caldo triestino tagliato rigorosamente a mano, il liptauer (spuma di formaggi insaporita con paprika e cumino), i formaggi Jamar (stagionato nelle grotte del Carso) e Tabor, la granzievola alla triestina (polpa di granchio con olio, sale, pepe, limone e prezzemolo servita nel suo guscio), la Jota (minestra di fagioli, crauti, patate e salsiccia o cotenna), i fusi istriani (tipo garganelli) con sugo di pesce o di carne, la zuppa de bobici (mais e fagioli), gli gnocchi di patate, di pane, di fegato o di susine (prugne), oppure come accompagnamento al tradizionale goulash. Tra i secondi piatti, di pesce o di carne, oltre al goulash ci sono anche il bollito in tecia con senape, crauti e patate, i cevapcici (salsicce speziate di origine balcanica), la porzina con capuzi (coppa di maiale lessa servita con crauti, senape e rafano), la calandraca (spezzatino di lesso con patate e poco pomodoro) l’agnello al kren (salsa al rafano), le immortali canocchie alla busara (pomodoro, pepe e vino), le alici in savore, i pedoci alla scotadeo (cozze alla scottadito), il baccalà mantecato e infine il merluzzo all’istriana con capperi, acciughe e patate. Lo street food non è di certo da meno in quanto a prelibatezze, come dimostra ampiamente il gustoso panino con porzina (maiale), crauti, senape e rafano. Tra i dolci infine ricordiamo il classico strucolo de pomi (strudel di mele), la pinza (pasta lievitata con rum, bucce d’arancia grattugiate, limone e vaniglia) la torta Rigojanci di origine ungherese e a base di cioccolato, il presniz (pasta sfoglia con susine e frutta secca), il koch (soufflé a base di burro e zucchero montati, pangrattato e uova con frutta, semolino o riso) e infine il cuguluf, anche questo di ispirazione austriaca che assomiglia a un plum cake con uvetta e buccia di limone. Scoprire Trieste: il Prosecco e i vini del Carso Sarebbe impensabile non visitare Trieste senza scoprire e assaggiare i vini del suo territorio, alcuni dei quali considerati tra i vini italiani più famosi al mondo. Trieste e tutto il Friuli-Venezia Giulia sono insieme al Veneto territorio per eccellenza votato alla produzione del prosecco. Molti sono i produttori e molte le cantine presenti sul territorio, da scoprire magari organizzando e prenotando degustazioni guidate. In città ci sono inoltre innovativi winebar pronti a farvi assaggiare i vini del territorio, quelli coltivati sugli aspri altipiani del Carso che si aprono come una corona intorno a Trieste. Terreni fatti di roccia. Aridi, sassosi e ricchi di ferro, che danno vita a vini DOC come la Vitovska, il Terrano (Refosco friulano) e la dolce e aromatica Malvasia istriana, tutti vitigni autoctoni che aspettano solo di essere scoperti. https://ift.tt/31ZRMQa Cosa mangiare a Trieste: i sapori da non perdere Quest’anno Trieste è capitale Europea della Scienza. Non che occorressero ulteriori motivi per andare alla scoperta di questa stupenda città italiana dalla storia grandiosa. Elegante, rigorosa, quasi algida. Del resto una delle sue tante anime è austriaca. Città di frontiera, enigmatica. Trieste affascina per la sovrapposizione armoniosa delle sue storie: l’antica Roma, Venezia e poi l’Austria; l’annessione dopo la grande Guerra, i crimini perpetrati da fascisti e nazisti; le ferite profonde poi la rinascita, l’aura letterata e colta. Trieste scelta e amata da grandi scrittori come Joyce e Stendhal; Trieste madre e padre di Saba e di Svevo; l’est Europa alle porte, la cultura mitteleuropea che ancora si respira, che entra decisa anche nei sapori della sua cucina. Sbatte le porte come il vento che qui talvolta soffia davvero forte, facendo rotolare la salsedine per le stradine dei suoi storici rioni. Cosa non perdere di Trieste Trieste è un mondo da scoprire. In completa autonomia oppure organizzando interessanti visite guidate. Vediamo quali sono le cose assolutamente da vedere per conoscere la città. La città Vecchia A sud della monumentale piazza Unità d’Italia affacciata sul mare, si sviluppano i rioni compresi nella città Vecchia di Trieste (San Vito, Cavana e ghetto Ebraico), stretta tra il colle di San Giusto e il mare. Qui si trovano alcuni dei monumenti più antichi della città come la cattedrale di San Giusto, la chiesa barocca di Santa Maria Maggiore, l’arco di Riccardo di epoca romana (I secolo d.C.) con le sue colonne in stile corinzio sito in piazza Barbacan e il teatro romano, ogni anno splendida cornice ai più importanti eventi cittadini. Nel rione di San Vito, in piazza Attilio Hortis si trova la statua di Italo Svevo, nei pressi della quale si trovano il museo Revoltella e il Civico museo Sartorio. Piazza Unità d’Italia e il molo Audace Maestosa e spazzata dalla salsedine e dalle brezze dell’Adriatico. La cornice monumentale e iconica della città. Da sinistra a destra qui si trovano il palazzo della Luogotenenza tedesca, palazzo Stratti con lo storico caffè degli Specchi, palazzo Modello oggi sede del Municipio, l’antico palazzo Pitteri, l’albergo di palazzo Vanoli e il palazzo della Regione. Al centro si erge la fontana dei quattro continenti (1751-1754). Il molo Audace che si allunga davanti alla piazza prende il nome dalla prima nave che entrò in porto dopo la fine della grande Guerra e la conseguente annessione all’Italia. Da notare la rosa dei Venti in bronzo affissa all’inizio del molo e ottenuta dalla fusione di una nave austriaca affondata dalla marina Italiana. La cattedrale di San Giusto Nasce all’inizio del Trecento dall’unione di due chiese preesistenti, Santa Maria e San Giusto. Sobria facciata in mattoni con rosone gotico. il portale riutilizza gli elementi di una stele funeraria romana. Sul muro del campanile, eretto inglobando i resti di un tempio romano e di un’edicola intitolata a San Giusto, vi sono incastrate ancora alcune canne di cannone. L’interno è decorato con splendidi affreschi di scuola veneziana e con un grande mosaico trecentesco. Dalla cattedrale si accede all’adiacente battistero e al museo del Tesoro, nelle cui sale spicca l’alabarda di San Sergio recuperata in terra Santa durante la prima Crociata 1096-1099. Il castello di San Giusto La fortezza posta sulla sommità del colle omonimo rappresenta il nucleo più antico della città nonché uno dei suoi simboli più amati e famosi. Il cuore del castrum risale ai Romani e nel corso dei secoli ha subito le modifiche apportate da Veneziani e Austro-Ungarici. Il castello è sede del museo Civico di Trieste, le cui sale custodiscono una ricca collezioni di armi e il suggestivo lapidario Tergestino con oltre 130 reperti di epoca romana di pregevole fattura. La sinagoga di Trieste Per capire appieno quanto la comunità ebraica è stata centrale nello sviluppo della città, della sua anima multietnica e di frontiera, basta fermarsi ad ammirare la bellezza architettonica e la vita che scorre dentro e fuori la sinagoga cittadina. Da notare gli stupendi rosoni, i pavimenti, le decorazioni e i lampadari di questo, ancora oggi, importante edificio religioso cittadino eretto nel 1912. Il castello di Miramare Il “nido d’amore costruito invano” ricordato da Giosué Carducci in una poesia dedicata proprio al castello, fu eretto a metà Ottocento da Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria e oggi è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. Da segnalare all’interno la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca. L’esterno invece si caratterizza per il parco e per il superbo giardino all’inglese, che permettono di effettuare piacevoli passeggiate davanti al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. Il borgo Teresiano A nord di piazza Unità d’Italia, superato lo scenografico canal Grande si sviluppa come una piccola scacchiera il suggestivo borgo Teresiano, tra i quartieri storici più noti di Trieste realizzato per volere dell’imperatore d’Austria Carlo VI. Lungo il canal Grande sfilano alcuni tra gli edifici più belli, come palazzo Aedes, palazzo Gopcevich, la chiesa neoclassica di Sant’Antonio Nuovo, lo storico caffè Stella Polare, palazzo Genel, palazzo Carciotti e il bellissimo tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione. Sul suggestivo ponte Rosso che attraversa romanticamente il canale, il secondo insieme al ponte Verde, si trova la statua di James Joyce. La risiera di San Sabba Questo stabilimento per la pilatura del riso – che comprende pulitura, sbramatura, sbiancata e lucidatura – si trova a circa 5 km da piazza Unità d’Italia stretta tra il mare e i quartieri di Servola, Valmaura e borgo San Sergio. Rimase in funzione tra il 1913 e il 1943, l’anno dell’armistizio, quando i nazisti lo trasformarono in campo di prigionia, nel quale persero la vita oltre 3500 persone e altre 8000 da qui furono deportate nei campi di sterminio del nord ed est Europa. Oggi la Risiera di San Sabba è un museo da visitare assolutamente, archeologia industriale e memoria storica. Il faro della Vittoria Costruito nel 1923 in pieno fascismo, il faro ricorda i marinai italiani caduti durante la Grande Guerra. Sulla sommità, la statua della Vittoria Alata è alta 7 m ed è dotata di un complesso meccanismo interno che le fa impercettibilmente sbattere le ali per assorbire le folate di vento, che qui a Trieste con la bora è risaputo possono essere anche molto violente. Il faro sotto alla statua è ancora oggi il più potente dell’Adriatico. Il tram panoramico di Opicina Presto si spera che torni definitivamente in servizio il suggestivo tram che collega il centro città con le alture del Carso che si innalzano spigolose alle sue spalle. Un modo davvero curioso e singolare di scoprire la città e ammirarla dall’alto man mano che il tram lentamente si inerpica sulle alture. La grotta Gigante Questa enorme cavità risalente al Neolitico è una delle attrazioni principali di Trieste e si trova a circa 10 km dal centro nei pressi del borgo omonimo. Le concrezioni rocciose createsi nel corso di migliaia di anni hanno dato un fondamentale impulso alla speleologia modena. A circa 80 m di profondità si raggiunge la galleria Grande alta, un unico e sterminato ambiente alto quasi 100 m dove stalagmiti, stalattiti e colta di carbonato di calcio assumono infinite sfumature di colore, tra le quali la colonna Ruggero, alta 12 m. Scoprire Trieste: i caffè storici Pare che seduto ai tavoli della storica pasticceria Pirona Joyce abbia scritto non poche pagine sia dell’Ulisse che di Gente di Dublino e, insieme a lui, alcune tra le più illustri personalità della letteratura e della poesia come i triestini Umberto Saba e Italo Svevo (al quale è dedicato l’interessante museo Sveviano) o lo scrittore francese Stendhal hanno lungamente frequentato i caffè storici di Trieste. Si segnalano tra questi il caffè Tommaseo del 1830, è il più antico della città, il caffè degli Specchi in piazza dell’Unità e il caffè San Marco. Scoprire Trieste: i sapori e i piatti tipici La cucina triestina è una delle più famose d’Italia ed è innanzitutto caratterizzata da una secolare influenza austro-ungarica mitigata da alternative proposte di pesce e dai sapori dell’Adriatico. Una forma tipica di ristorazione a Trieste, in alternativa alle trattorie e ai ristoranti, sono i tradizionali buffet, a metà tra un bar e una trattoria, dove le carni sono cotte ancora oggi nella tradizionale caldaia, un pentolone incastonato nel bancone. Tra i piatti tipici ci sono dunque il prosciutto cotto caldo triestino tagliato rigorosamente a mano, il liptauer (spuma di formaggi insaporita con paprika e cumino), i formaggi Jamar (stagionato nelle grotte del Carso) e Tabor, la granzievola alla triestina (polpa di granchio con olio, sale, pepe, limone e prezzemolo servita nel suo guscio), la Jota (minestra di fagioli, crauti, patate e salsiccia o cotenna), i fusi istriani (tipo garganelli) con sugo di pesce o di carne, la zuppa de bobici (mais e fagioli), gli gnocchi di patate, di pane, di fegato o di susine (prugne), oppure come accompagnamento al tradizionale goulash. Tra i secondi piatti, di pesce o di carne, oltre al goulash ci sono anche il bollito in tecia con senape, crauti e patate, i cevapcici (salsicce speziate di origine balcanica), la porzina con capuzi (coppa di maiale lessa servita con crauti, senape e rafano), la calandraca (spezzatino di lesso con patate e poco pomodoro) l’agnello al kren (salsa al rafano), le immortali canocchie alla busara (pomodoro, pepe e vino), le alici in savore, i pedoci alla scotadeo (cozze alla scottadito), il baccalà mantecato e infine il merluzzo all’istriana con capperi, acciughe e patate. Lo street food non è di certo da meno in quanto a prelibatezze, come dimostra ampiamente il gustoso panino con porzina (maiale), crauti, senape e rafano. Tra i dolci infine ricordiamo il classico strucolo de pomi (strudel di mele), la pinza (pasta lievitata con rum, bucce d’arancia grattugiate, limone e vaniglia) la torta Rigojanci di origine ungherese e a base di cioccolato, il presniz (pasta sfoglia con susine e frutta secca), il koch (soufflé a base di burro e zucchero montati, pangrattato e uova con frutta, semolino o riso) e infine il cuguluf, anche questo di ispirazione austriaca che assomiglia a un plum cake con uvetta e buccia di limone. Scoprire Trieste: il Prosecco e i vini del Carso Sarebbe impensabile non visitare Trieste senza scoprire e assaggiare i vini del suo territorio, alcuni dei quali considerati tra i vini italiani più famosi al mondo. Trieste e tutto il Friuli-Venezia Giulia sono insieme al Veneto territorio per eccellenza votato alla produzione del prosecco. Molti sono i produttori e molte le cantine presenti sul territorio, da scoprire magari organizzando e prenotando degustazioni guidate. In città ci sono inoltre innovativi winebar pronti a farvi assaggiare i vini del territorio, quelli coltivati sugli aspri altipiani del Carso che si aprono come una corona intorno a Trieste. Terreni fatti di roccia. Aridi, sassosi e ricchi di ferro, che danno vita a vini DOC come la Vitovska, il Terrano (Refosco friulano) e la dolce e aromatica Malvasia istriana, tutti vitigni autoctoni che aspettano solo di essere scoperti. Trieste è una città affascinante e ricca di attrazioni culturali ed enogastronomiche, perfette per un tuffo nella storia e nell’arte del nostro Paese.
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CARAVAGGIO: LA PASSIONE
Il 10 Aprile 2022 alle ore 20.45 sarà in scena a Roma presso il Teatro Tordinona, “Caravaggio: La Passione”, uno spettacolo di Manfredi Gelmetti. Lo spettacolo torna ancora una volta a Roma dopo numerose rappresentazioni in Italia e all’estero: dal Teatro delle Briciole di Prato per la rassegna “Con Leggerezza”, al Teatro dell’Orologio, Delle Muse e Palazzo Santa Chiara di Roma, presso il Teatro…
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#Caravaggio#Erica Scherl#Eva Cioccoloni#eventi#giulia antonini#Manfredi Gelmetti#musica#Niocotina Prod#Paolo Monaldi#Roma#Serena Bagozzi#Sergio Varcasia#spettacolo#teatro
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Il cinema “Made in Campania” protagonista a Venezia
Il cinema “Made in Campania” torna protagonista alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (1-11 settembre 2021) con otto film e una mostra fotografica realizzati in collaborazione con la Film Commission Regione Campania, presieduta da Titta Fiore e diretta da Maurizio Gemma, a conferma dell’importante lavoro di accoglienza, agevolazione e sostegno alle maggiori produzioni cinematografiche che, sempre più numerose, eleggono la Campania set privilegiato per il grande cinema d’autore. Le prestigiose location di Napoli e del territorio regionale sono infatti i set scelti da due attesi film selezionati nel Concorso Venezia 78. In gara per il Leone D’Oro, “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino che racconta la storia più personale del regista Premio Oscar, ambientata nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta, con scene girate tra i quartieri napoletani del centro storico, Chiaia e Vomero e le zone costiere della Campania di Cetara, Agerola, Massa Lubrense e nella splendida Grotta dello Smeraldo di Conca dei Marini. Il film è prodotto da Lorenzo Mieli e Paolo Sorrentino, una produzione The Apartment, società del gruppo Fremantle. La seconda opera in concorso realizzata in Campania è “Qui rido io” di Mario Martone, sulla vita del grande commediografo Eduardo Scarpetta, interpretato da Toni Servillo e girato tra Castel Capuano e il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa a Portici. Il film è prodotto da Indigo Film con Rai Cinema, in coproduzione con Tornasol, con il contributo della Regione Campania-Piano Cinema 2019. Nelle altre sezioni veneziane la Campania partecipa con il film di chiusura della Mostra, “Il bambino nascosto” di Roberto Andò, Fuori Concorso, tratto dall’omonimo libro del regista, con protagonista un maestro di musica interpretato da Silvio Orlando, prodotto da Bibì Film con Rai Cinema, con il contributo della Regione Campania - Por Campania Fesr 2014 – 2020, in collaborazione con il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli che ha ospitato le riprese, scene del film sono state girate anche nell’Antro della Sibilla a Cuma. Nella sezione autonoma e parallela della Mostra del Cinema di Venezia, Giornate degli Autori, saranno presentati “Il silenzio grande” di Alessandro Gassman, tratto dall’omonima pièce teatrale di Maurizio de Giovanni, con Massimiliano Gallo, Margherita Buy e Marina Confalone, prodotto da Paco Cinematografica e Vision Distribution, in collaborazione con Prime Video, Sky, Rai Cinema, una co-produzione italo-polacca Paco Cinematografica-Agresywna Banda, con il contributo della Regione Campania - Por Campania Fesr 2014-2020, il documentario “Californie” di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, prodotto da ANG Film, Rai Cinema, in co-produzione con La Mansarde Cinema, e il cortometraggio “Coriandoli” di Maddalena Stornaiuolo, prodotto da La Scugnizzeria Film. Nella sezione Orizzonti, il cortometraggio “Il turno” di Chiara Marotta e Loris Giuseppe Nese, prodotto da Articolture, con il contributo della Regione Campania – Piano Cinema 2019. Nella Biennale College Cinema “La Santa Piccola”, opera prima della regista Silvia Brunelli che racconta le tradizioni e le superstizioni del popolo napoletano, prodotto da Rain Dogs, in associazione con Mosaicon Film, Minerva Pictures, TVCO, La Zona, An.Tra.Cine, in collaborazione con Nuovo Teatro Sanità. La Film Commission campana sarà presente al Lido anche per la mostra fotografica “Ritratti di Cinema-Antonietta De Lillo fotografa la Mostra”, un’esposizione che riporta a Venezia i suoi protagonisti del biennio 1981-82, catturati proprio dalla regista, all’epoca giovane fotoreporter. Nella Sala Laguna e al Palazzo del Cinema si potranno ammirare scatti inediti del direttore Carlo Lizzani, i presidenti di giuria Italo Calvino e Marcel Carné, i Leoni alla carriera Akira Kurosawa, George Cukor, Alexander Kluge e Michael Powell, i Leoni d’oro al nuovo cinema tedesco di Margarethe von Trotta e Wim Wenders, un giovanissimo Nanni Moretti, Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci, Luigi Comencini, Mario Monicelli e tanti altri. La mostra è organizzata con le Giornate degli Autori e Marechiarofilm, in accordo con la Biennale di Venezia e in collaborazione con la Film Commission Regione Campania, la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e Isola Edipo. Ad accompagnare la FCRC a Venezia, la ditta “Alois è” di Marinella Casapulla Alois ed Edda Alois, storica azienda di produzione di tessuti di San Leucio (CE), da sei generazioni nel settore tessile ed ultima realtà attiva nell’utilizzo dei pregiati tessuti del territorio. Forte il legame dell’azienda con il cinema, da anni è infatti impegnata nella fornitura di tessuti e passamanerie di diverse produzioni cinematografiche, da Cenerentola di Walt Disney a Mission Impossible della Paramount, dalla collaborazione con il Premio Oscar Dante Ferretti ai lavori per le serie tv Netflix, The Crown e Bridgerton. Read the full article
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Non solo libri: lungo un mese e mezzo, 60 appuntamenti, per oltre 70 tra scrittori, autori ed artisti, e cinque comuni pronti a fare un tuffo nelle pagine. All’ottava edizione, il “Salento Book, Festival Nazionale del Libro”, si allarga ad altri due centri del Salento, Galatina e Galatone, che si aggiungono ai tre già protagonisti dello scorso anno, Corigliano d’Otranto, Gallipoli e Nardò, tutti in provincia di Lecce. In programma dal 7 giugno al 22 luglio 2018, il Salento Book si conferma così La Festa dei Libri, la Movida dei Lettori, diventando ancor di più una solida piattaforma da cui tuffarsi in un mare di storie.
Ogni anno, la manifestazione, organizzata come sempre dall’associazione culturale Festival Nazionale del Libro, presieduta dall’ideatore e direttore organizzativo della manifestazione, Gianpiero Pisanello, ospita gli scrittori delle più importanti case editrici nazionali, ma anche personalità del mondo dello spettacolo, della cultura, dell’arte, della musica, dello sport e della comunicazione.
Luciana Littizzetto, Serena Dandini, Albano Carrisi, Marco Travaglio, Dario Franceschini, Pierluigi Pardo, Caterina Chinnici, Chiara Francini, Gino Castaldo, Chiara Galiazzo, Selvaggia Lucarelli, Giovanni Impastato, Gianluigi Paragone, Marino Bartoletti, Antonio Manzini. Sono solo alcuni dei nomi scelti per l’edizione 2018 daLUCA BIANCHINI, al debutto da direttore artistico e, in particolare, conduttore degli eventi programmati tra il 18 e il 24 giugno. Al SBF ci si tuffa davvero in un mare di storie che spaziano dall’attualità ai racconti delle vite che hanno segnato i nostri tempi. Si parlerà di società, politica e poteri, con Roberto Napoletano, PieroFassino e Federico Rampini, di giornalismo e comunicazione, con Francesco Giorgino, di giustizia, con Luciano Violante e Marta Cartabia, di ingiustizie, con Alberto Matano. Focus sulle grandi inchieste che hanno coinvolto l’Italia con Giorgio Mottola e Danilo Procaccianti, mentre Antonio Caprarica accompagnerà i lettori alla scoperta delle vite dei “Royal baby”. Ancora, Duccio Forzano, Francesco Sole, Corrado Fortuna, Max Laudadio, Pino Strabioli, Pinuccio, Raffaella Fanelli, Francesco Rutelli, Peppe Vessicchio, Fabio Calenda, Simona Cavallari, Sergio Sylvestre, Luciano Melchionna, Gioele Dix, Gioia Bartali, Don Antonio Mazzi, Elena Catozzi, Don Antonio Rizzolo, Mons. Vito Angiuli, Annalaura Giannelli, Ada Fiore. Oltre alle presentazioni di libri, il programma si arricchisce con reading, live show, concerti, laboratori di lettura e iniziative legate al mondo dei libri dedicate ai bambini e ragazzi, anche con la partecipazione di Carmelo Chianura, Adelaide Di Bitonto, Marika De Chiara, Emanuela Gabrieli, Sandro Stefanini, H.E.R., Roberto Treglia, Alberto Greco, Giuseppe Pezzulla, Gianluca Longo, Alessandra Caiulo, Salvatore Casaluce, Roberto Chiga, Antonio Calò, Alice Montagnini, Rebecca Serchi, Luisa Carretti, Patrizia Frassanito, Elvira Zaccagnino, Luca Errani, Gianna Rosato, CarlaPetrachi, Marco Tuma, Francesco Cortese, Ottavia Perrone, Orchestra del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Maglie, Zolla dj.
Il libro come occasione di incontro e confronto, nelle piazze, sui sagrati delle chiese, tra le strade e i vicoli. Il successo di pubblico ottenuto negli ultimi sette anni dal Festival Nazionale del Libro conferma che il segmento cultura non sia semplicemente un’altra chance per creare appeal in una terra di per sé attrattiva, piuttosto un investimento logico e quasi scontato per una comunità che non deve dimenticare la ricchezza che un libro può contenere e la semplice bellezza di una storia tra le pagine.
La rassegna itinerante fa tappa quest’anno in cinque centri del territorio salentino confinanti, tutti ricchi di storia e tradizione, che in questo caso accolgono autori e pubblico in luoghi di pregio, simbolo della propria comunità. Piazze, castelli, sagrati, vicoli e corti che diventano teatro di libri, su scenografie di pietra leccese e carparo o di azzurro mare.
– Corigliano d’Otranto ospiterà gli incontri tra il Castello de’ Monti e il centro storico
– Galatina in piazzetta Orsini, a pochi passi dalla Basilica di Santa Caterina
– Galatone nell’atrio del Palazzo Marchesale, che guarda il Santuario barocco del Crocefisso, e in piazza San Demetrio
– Gallipoli in piazza Aldo Moro, nei pressi del Santuario del Canneto, sulla scena del Castello angioino affacciato sul mare
– Nardò nella “cinematografica” piazza Salandra e nel Chiostro dei Carmelitani.
Il SBF è finanziato dall’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia nell’ambito del “Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020” e del “Piiil Cultura in Puglia” e con Comune di Corigliano d’Otranto, Città di Galatina, Comune di Galatone, Comune di Gallipoli e Città di Nardò. L’evento è patrocinatodall’Università del Salento, da Puglia Promozione – Agenzia Regionale del Turismo e da Puglia Events.
“Il sostegno che la Regione ha dato al Salento Book Festival, tramite il bando triennale per le attività culturali vinto, è utile al territorio anche perché serve a rendere stabile la programmazione, investendo sempre più nella rete tra comuni – ha detto Loredana Capone, Assessore all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia, durante la conferenza stampa di presentazione dell’VIII edizione del SALENTO BOOK FESTIVAL svoltasi questa mattina a Bari, nella Mediateca Regionale Pugliese, alla presenza di sindaci e assessori dei cinque comuni partecipanti. Vanno sostenute le occasioni in cui si crea un vero e proprio bacino culturale che richiama così fette consistenti di turismo anche in mesi non del tutto centrali della stagione estiva, puntando sull’appeal del Salento ben oltre il mare, puntando ai centri storici. Siamo la penultima regione per numero di lettori: è per noi un dato odioso ma stiamo lavorando per uno spostamento d’asse, riempiendo sempre più di contenuti i bei contenitori che abbiamo, attrezzando i comuni per il sostegno della lettura”.
“Quello che più mi piace del Salento è che tutti si tuffano nel suo mare turchese, mentre c’è un entroterra meraviglioso fatto di paesini con tradizioni millenarie, bella gente e piatti fantastici – ha detto in conferenza Luca Bianchini, direttore artistico del SBF 2018. Mi piace l’idea che questi paesi abbiano costruito una rete per conoscersi e per farsi conoscere, e i libri siano il loro tramite. I libri come occasione per ritrovare le persone e per farle pensare. Dai piccoli scrittori alle grandi celebrità, tutti abbiamo qualcosa da dire e da imparare. E il Salento, con la sua calda bellezza, può essere una nuova meta per ritrovare se stessi”.
“Il Salento dell’industria turistica può investire nella nuova Movida del Lettore che il Salento Book Festival ha dimostrato di saper offrire, in grado di strutturarsi e consolidarsi – ha detto Gianpiero Pisanello, ideatore e direttore organizzativo del SBF. In una zona del Sud Italia record per flusso turistico vacanziero, trasformare i libri in star, attirare alla lettura migliaia di persone, spargere il seme della cultura nel vasto giardino dello svago e del tempo libero è un’operazione benefica per il tessuto sociale del paese”.
Tutti gli eventi sono ad ingresso libero (laboratori su prenotazione).
Info: 348 5465650
www.salentobookfestival.it
Salento Book Festival, la movida dei lettori in cinque comuni salentini Non solo libri: lungo un mese e mezzo, 60 appuntamenti, per oltre 70 tra scrittori, autori ed artisti…
#capone#corigliano#cultura#festival#galatina#galatone#gallipoli#libri#nardò#pisanello#Puglia#salento#Salento Book Festival
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Time Zones 2020 XXXV edizione. Presentazione.
Nonostante le perduranti difficoltà noi abbiamo messo in piedi un festival ,a mio avviso ,unico per capacità di spaziare in ogni direzione, un reale termine di paragone rispetto al sacrosanto intrattenimento che purtroppo qualcuno continua a ritenere Cultura.
Ma andiamo con ordine . Nei mesi della quarantena generalizzata noi operatori culturali abbiamo discusso molto ed abbiamo individuato come strada maestra un percorso di rigenerazione culturale di questo mondo a cui noi apparteniamo. La qualità come leva per l’allargamento del gusto e come contributo al sistema del sapere . La musica, tutte le arti sono importanti fabbriche di emozioni, ed al contempo sono indispensabili strumenti di emancipazione delle nostre comunità. Proprio sulla scorta di queste riflessioni Time Zones 2020 si propone, oltre le musiche possibili, come un contenitore multi codice dove troveranno spazio oltre ai suoni provenienti da generi e stili differenti teatro,arte contemporanea, documentari, letteratura, un convegno sulla scuola.
Abbiamo voluto iniziare con Underzones la sezione del festival che abitualmente pesca nel mondo della ricerca musicale più nascosta ,quella che con coraggio cerca anche all’interno dei generi “consacrati” nuove strade. Quattro declinazioni diverse del “verbo rock” il 17 ed il 18 settembre tra demenziale (Tonno), la psichedelia tinta di blues con due delle migliori band pugliesi (gli Anuseye di quel vero padre nobile del rock pugliese Giuseppe Colaianni ed i Magpies di quel genio effettivamente sregolato di Pierpaolo Vitale in arte Sette) ed il cantautorato raffinato ed infingardo di Giancane. UZ si concluderà il 25 settembre al Palazzo De Mari di Acquaviva con le monografie di due dei più intelligenti e creativi solisti del nostro territorio : la eclettica e virtuosa chitarrista Simona Armenise ed il pianista sans frontieres Livio Minafra. Per tutti i motivi elencati nella premessa, in TZ 2020 ci sarà uno spazio di grande rilievo per l’arte contemporanea: una live installation art il 26 settembre nel Chiostro di Santa Chiara nel complesso di S.Francesco della Scarpa nel Borgo antico di Bari. Su un’opera dell’artista Francesco Arena (forse l’artista pugliese più noto al mondo) il violinista Davide Viterbo eseguirà le musiche composte per ANELLO l’opera di Arena collocata a fine giugno (la prima assoluta per un’opera contemporanea) nel parco Archeologico del Colosseo.Una riflessione attraverso una frase di Virginia Woolf sulla vacuità del tempo che in questa live installation rivivrà in suoni ed immagini.
Inauguriamo con grande soddisfazione in questa edizione una bellissima collaborazione con il Teatro Kismet –Teatri di Bari. Il rinnovato Kismet infatti ci ospiterà per le sette giornate centrali di TZ 2020 .Un rapporto che si rinnova a distanza di un po’ di anni e che noi ci auguriamo duri nel tempo ,un rapporto che il 31 ottobre vedrà la presentazione di una coproduzione. Con la regia e la voce di Teresa Ludovico ci sarà una narrazione scenica musicata del Dio delle Piccole Cose della scrittrice indiana Arundhati Roy uno dei casi letterari più importanti di questo nuovo millennio. Per l’occasione è nata una TZ ensemble che ha raccolto musicisti disposti a mettersi in gioco come la violoncellista Nicoletta D’Auria, come il sitarista Jari Palmieri, come il tablista indiano Sanjay Banik,il percussionista Domenico Monaco e l’elettronico Francesco Novach ,mentre le immagini saranno di quel magico visualist che risponde al nome di Pit Campanella.
Prima di questa particolare produzione, al Kismet nel mese di ottobre ci sarà un denso programma di concerti. 12 anteprime in esclusiva per il Festival.
Si inizia il 2 ottobre con “il pianista dell’arte” Remo Anzovino un recital che ripercorrerà i lavori composti per le monografie di Sky arte dedicate a Monet, Picasso e Van Gogh . Nella stessa sera il piano ed una delle voci più interessanti del jazz e non solo Roberto Cherillo già compagno d’avventura di Checco Fornarelli ed ormai spedito ed originalissimo solista .
Il 3 ottobre si rinnova l’esperimento di Francesco d’Orazio e Francesco Abbrescia per trovare una via nuova al violino .L’elettronica di Abbrescia s’incrocia con il violino di Francesco D’Orazio su un repertorio attinto all’avanguardia più interessante (Ivan Fedele,Steve Reich,Cresta,Corrado). Sempre il 3 ottobre il Piano rivolto al Mediterraneo del compositore ed interprete originale Massimo Carrieri. In questa edizione di TZ vi è un importante capitolo prussiano :
il 9 ottobre la delicata e suadente pianista tedesca Lisa Morgenstern e nella stessa serata il giovane e raffinato violoncellista viennese Lukas Lauermann alle prese con un set modern classical intriso di elettronica.
Il 10 spazio all’elettronica d’alta scuola con l’artista italiana più stimata ed apprezzata in questo momento: Caterina Barbieri è infatti ritenuta una delle producers più influenti della sua generazione, un’elettronica sinfonica che ha trascinato il suo ultimo lavoro tra i 10 dischi più belli del 2019. Nella stessa sera un incrocio ardito tra tradizione persiana ed elettronica estrema con il chitarrista Hassan k ingegnere ,docente esperto di relazioni interattive nello spettacolo dal vivo, straripante per vocazione.
Il fulcro di TZ 2020 è tra il 16 ed il 17 ottobre .Si va dall’arcaico e le tradizioni della nostra terra rilette nello sguardo contemporaneo del progetto Folklore elettronico di Marco Malasomma e Jime Ghirlandi il 16 nella stessa sera in cui ci sarà il set di B.Fleiscmann(Morr Music) e la sua band ; un’elettronica suonata tra techno e grande nostalgia per il rock.
Appuntamento centrale di TZ 2020 è sicuramente il progetto Popol Vuh Beyond –Requiem for Florian il 17 ottobre un dovuto omaggio al grande Florian Fricke che proprio nel nostro festival fece una delle sue ultime performance in una storica live installation art che coinvolse l’intero centro storico di Molfetta . Un concerto che vede due compagni di Florian in quella geniale avventura che furono i Popol Vuh (Frank Fiedler e Guido Hyeronimus) a cui si è aggiunta la voce balcanica di Biljana Pais. Ancora tedeschi con il duo elettronico Josinho per chiudere sempre il 17 ottobre il capitolo prussiano.
Sempre in collaborazione con la Compagnia teatrale Diaghilev Literature ,la sezione dove si incontrano musica e letteratura.Quest’ anno le voci di Paolo Panaro, Altea Chionna, Alessandro Epifani, Francesco Lamacchia dal 3 al 12 ottobre in Vallisa incroceranno la musica di Luigi e Mattia Morleo sul geniale testo di Oliver Sacks “Musicofilia” . Incontri nelle scuole ,master clas con alcuni degli ospiti ed il 13 ottobre ad Acquaviva in memoria di Francisco Ferrer un convegno su la Nueva Escuela
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Modena, torna la Notte di concerti con la Festa europea della musica
Modena, torna la Notte di concerti con la Festa europea della musica Notte di concerti con la Festa europea della musica che torna anche a Modena venerdì 21 giugno riempiendo di note cortili, chiostri e parchi con esibizioni che spaziano dalla musica classica al jazz, dalla lirica al rock, dal pop al blues. Giunta alla trentesima edizione, la manifestazione è realizzata con il coordinamento del Centro Musica e dell'amministrazione comunale e grazie alla collaborazione con tantissime realtà culturali del territorio. Il primo appuntamento, alle 19.30, sarà in Cattedrale con un concerto per organo insieme alla Cappella musicale del Duomo nel quale sarà presentato in anteprima l'inno del Giubileo 2025, a cura dell'associazione Amici dell'Organo "J.S. Bach" in collaborazione con la Basilica Metropolitana, mentre la musica barocca di Antonio Vivaldi e Tomaso Albinoni, eseguita dall'Ensemble Seicento (a cura di Grandezze & Meraviglie) in "Serenata Veneziana" risuona nel cortile dei Musei del Duomo. Per la prima volta, dopo la riqualificazione del palazzo, la musica entra anche nei cortili dell'ex Ospedale estense: nel cortile dell'Acero, con il blues del quartetto Doctor Delta (a cura dell'associazione Muse) tra il sound del Mississippi e composizioni originali, e nel cortile dell'Orologio con il rock di "Clockwave", il concerto degli italiani New Candys e degli inglesi Ditz anticipato e seguito dal live dj set a cura degli allievi del corso di formazione Inside Live del Centro Musica. Il chiostro di Palazzo Santa Margherita ospiterà "Bach to Beatles", viaggio con la Corale Gazzotti nella musica vocale che accosta la tradizione colta alla musica più popolare (in collaborazione con Biblioteca Delfini e Fmav) mentre nel chiostro del complesso di Santa Chiara il coro Ildebrando Pizzetti dell'Università di Parma esegue "Languir me fais, ossia degli amor perduti" con brani di compositori cinquecenteschi, tra i quali anche Orazio Vecchi, che danno voce a passioni laceranti e amori impossibili (a cura di Gioventù musicale italiana). Musica classica nel chiostro di San Geminiano dove l'orchestra del conservatorio Vecchi Tonelli propone musiche di Mendelssohn e Beethoven. Canti della tradizione spiritual afroamericana e gospel nella chiesa di Santa Maria della Assi con il Serial Singers Gospel Choir in "What a Wonderful Night" mentre in piazza XX Settembre sarà protagonista il pop con "La notte delle cover" con gli artisti di San Luca Sound che interpreteranno i grandi successi internazionali della musica italiana. La musica riempirà anche i parchi cittadini: al parco Amendola con il duo Eulidia formato da Lucia Dall'Olio, voce e piano, e Grazia Cinquetti, voce e chitarre; al parco Ferrari il duo di Daniele Paganelli, voce, e Davide Mezzanotte, chitarra, in un percorso tra i classici del rock e del pop italiani e stranieri; al parco XXII Aprile con due appuntamenti nell'ambito di Altrosuono Festival del Teatro Comunale: venerdì 21 l'ensemble Atse Tewodros Project, collettivo di musicisti tradizionali italiani ed etiopi, presenta il suo secondo disco "Maqueda" dedicato alle figure femminili della storia e della mitologia etiopi, domenica 23 è di scena la band multiculturale Ayom con membri da Angola, Brasile, Grecia e Italia che propone "Sa.Li.Va", il nuovo disco, un viaggio emozionante e intimo sulle rotte della diaspora africana. Completano il programma gli appuntamenti al Teatro Tempio, con il concerto Anime libere di Vivaverba, e nel giardino interno dell'Archivio di Stato di Modena con lo spettacolo teatrale con musica dal vivo "Magie notturne. Storie im/possibili in Archivio". In occasione della Festa della Musica, a Palazzo dei Musei si possono visitare fino alle 23 lo spazio immersivo "Avia Pervia" e la mostra "Franco Fontana. Modena dentro". Tutti gli eventi, se non diversamente specificato, sono a ingresso libero e gratuito. Il programma completo è disponibile sul sito del Centro Musica di Modena (www.musicplus.it) e sui profili del Centro Musica su Facebook e Instagram.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Time Zones 2020 XXXV edizione. Presentazione.
Nonostante le perduranti difficoltà noi abbiamo messo in piedi un festival ,a mio avviso ,unico per capacità di spaziare in ogni direzione, un reale termine di paragone rispetto al sacrosanto intrattenimento che purtroppo qualcuno continua a ritenere Cultura.
Ma andiamo con ordine . Nei mesi della quarantena generalizzata noi operatori culturali abbiamo discusso molto ed abbiamo individuato come strada maestra un percorso di rigenerazione culturale di questo mondo a cui noi apparteniamo. La qualità come leva per l’allargamento del gusto e come contributo al sistema del sapere . La musica, tutte le arti sono importanti fabbriche di emozioni, ed al contempo sono indispensabili strumenti di emancipazione delle nostre comunità. Proprio sulla scorta di queste riflessioni Time Zones 2020 si propone, oltre le musiche possibili, come un contenitore multi codice dove troveranno spazio oltre ai suoni provenienti da generi e stili differenti teatro,arte contemporanea, documentari, letteratura, un convegno sulla scuola.
Abbiamo voluto iniziare con Underzones la sezione del festival che abitualmente pesca nel mondo della ricerca musicale più nascosta ,quella che con coraggio cerca anche all’interno dei generi “consacrati” nuove strade. Quattro declinazioni diverse del “verbo rock” il 17 ed il 18 settembre tra demenziale (Tonno), la psichedelia tinta di blues con due delle migliori band pugliesi (gli Anuseye di quel vero padre nobile del rock pugliese Giuseppe Colaianni ed i Magpies di quel genio effettivamente sregolato di Pierpaolo Vitale in arte Sette) ed il cantautorato raffinato ed infingardo di Giancane. UZ si concluderà il 25 settembre al Palazzo De Mari di Acquaviva con le monografie di due dei più intelligenti e creativi solisti del nostro territorio : la eclettica e virtuosa chitarrista Simona Armenise ed il pianista sans frontieres Livio Minafra. Per tutti i motivi elencati nella premessa, in TZ 2020 ci sarà uno spazio di grande rilievo per l’arte contemporanea: una live installation art il 26 settembre nel Chiostro di Santa Chiara nel complesso di S.Francesco della Scarpa nel Borgo antico di Bari. Su un’opera dell’artista Francesco Arena (forse l’artista pugliese più noto al mondo) il violinista Davide Viterbo eseguirà le musiche composte per ANELLO l’opera di Arena collocata a fine giugno (la prima assoluta per un’opera contemporanea) nel parco Archeologico del Colosseo.Una riflessione attraverso una frase di Virginia Woolf sulla vacuità del tempo che in questa live installation rivivrà in suoni ed immagini.
Inauguriamo con grande soddisfazione in questa edizione una bellissima collaborazione con il Teatro Kismet –Teatri di Bari. Il rinnovato Kismet infatti ci ospiterà per le sette giornate centrali di TZ 2020 .Un rapporto che si rinnova a distanza di un po’ di anni e che noi ci auguriamo duri nel tempo ,un rapporto che il 31 ottobre vedrà la presentazione di una coproduzione. Con la regia e la voce di Teresa Ludovico ci sarà una narrazione scenica musicata del Dio delle Piccole Cose della scrittrice indiana Arundhati Roy uno dei casi letterari più importanti di questo nuovo millennio. Per l’occasione è nata una TZ ensemble che ha raccolto musicisti disposti a mettersi in gioco come la violoncellista Nicoletta D’Auria, come il sitarista Jari Palmieri, come il tablista indiano Sanjay Banik,il percussionista Domenico Monaco e l’elettronico Francesco Novach ,mentre le immagini saranno di quel magico visualist che risponde al nome di Pit Campanella.
Prima di questa particolare produzione, al Kismet nel mese di ottobre ci sarà un denso programma di concerti. 12 anteprime in esclusiva per il Festival.
Si inizia il 2 ottobre con “il pianista dell’arte” Remo Anzovino un recital che ripercorrerà i lavori composti per le monografie di Sky arte dedicate a Monet, Picasso e Van Gogh . Nella stessa sera il piano ed una delle voci più interessanti del jazz e non solo Roberto Cherillo già compagno d’avventura di Checco Fornarelli ed ormai spedito ed originalissimo solista .
Il 3 ottobre si rinnova l’esperimento di Francesco d’Orazio e Francesco Abbrescia per trovare una via nuova al violino .L’elettronica di Abbrescia s’incrocia con il violino di Francesco D’Orazio su un repertorio attinto all’avanguardia più interessante (Ivan Fedele,Steve Reich,Cresta,Corrado). Sempre il 3 ottobre il Piano rivolto al Mediterraneo del compositore ed interprete originale Massimo Carrieri. In questa edizione di TZ vi è un importante capitolo prussiano :
il 9 ottobre la delicata e suadente pianista tedesca Lisa Morgenstern e nella stessa serata il giovane e raffinato violoncellista viennese Lukas Lauermann alle prese con un set modern classical intriso di elettronica.
Il 10 spazio all’elettronica d’alta scuola con l’artista italiana più stimata ed apprezzata in questo momento: Caterina Barbieri è infatti ritenuta una delle producers più influenti della sua generazione, un’elettronica sinfonica che ha trascinato il suo ultimo lavoro tra i 10 dischi più belli del 2019. Nella stessa sera un incrocio ardito tra tradizione persiana ed elettronica estrema con il chitarrista Hassan k ingegnere ,docente esperto di relazioni interattive nello spettacolo dal vivo, straripante per vocazione.
Il fulcro di TZ 2020 è tra il 16 ed il 17 ottobre .Si va dall’arcaico e le tradizioni della nostra terra rilette nello sguardo contemporaneo del progetto Folklore elettronico di Marco Malasomma e Jime Ghirlandi il 16 nella stessa sera in cui ci sarà il set di B.Fleiscmann(Morr Music) e la sua band ; un’elettronica suonata tra techno e grande nostalgia per il rock.
Appuntamento centrale di TZ 2020 è sicuramente il progetto Popol Vuh Beyond –Requiem for Florian il 17 ottobre un dovuto omaggio al grande Florian Fricke che proprio nel nostro festival fece una delle sue ultime performance in una storica live installation art che coinvolse l’intero centro storico di Molfetta . Un concerto che vede due compagni di Florian in quella geniale avventura che furono i Popol Vuh (Frank Fiedler e Guido Hyeronimus) a cui si è aggiunta la voce balcanica di Biljana Pais. Ancora tedeschi con il duo elettronico Josinho per chiudere sempre il 17 ottobre il capitolo prussiano.
Sempre in collaborazione con la Compagnia teatrale Diaghilev Literature ,la sezione dove si incontrano musica e letteratura.Quest’ anno le voci di Paolo Panaro, Altea Chionna, Alessandro Epifani, Francesco Lamacchia dal 3 al 12 ottobre in Vallisa incroceranno la musica di Luigi e Mattia Morleo sul geniale testo di Oliver Sacks “Musicofilia” . Incontri nelle scuole ,master clas con alcuni degli ospiti ed il 13 ottobre ad Acquaviva in memoria di Francisco Ferrer un convegno su la Nueva Escuela
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Casamassima, il paese azzurro in provincia di Bari
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Casamassima, il paese azzurro in provincia di Bari
Casamassima è un borgo situato in provincia di Bari.
Ha quasi 20.000 abitanti ed è noto come paese azzurro per alcune faccende legate al passato. E nonostante sia un piccolo paese, ha molto da raccontare, poiché possiede un patrimonio storico e culturale non indifferente.
Scopriamo alcune curiosità e tutto quello che c’è da vedere a Casamassima!
Casamassima paese azzurro
Molti di voi si saranno chiesti: come mai questa località è conosciuta come il paese azzurro?
La risposta è strettamente connessa al periodo seicentesco, quando l’Italia dovette affrontare il problema della peste. Secondo la leggenda, il duca Vaaz fece un voto per far sì che venne sconfitta.
Il suo desiderio si esaudì: così, la gente iniziò a credere che si trattò di un vero e proprio miracolo e che Vaaz avesse davvero aiutato Casamassima dall’epidemia mortale.
Pertanto, egli decise di dipingere il caseggiato a calce viva di azzurro, nei pressi dell’arco di via Santa Chiara, come gesto di riconoscimento. Molto probabilmente, il colore fa riferimento al mantello della Madonna.
Casamassima cosa vedere
Nel caso in cui doveste recarvi a Casamassima, sappiate che avrete la possibilità di visitare numerosi luoghi religiosi, come ad esempio il Monastero di Santa Chiara, l’Auditorium dell’Addolorata (noto anche come il Complesso delle Monacelle) e la Chiesa del Purgatorio.
Monastero di Santa Chiara
Esso è certamente una delle testimonianze storiche e religiose più importanti in assoluto.
Il monastero, è situato nel centro storico e risale al 1573, per opera Antonio Acquaviva d’Aragona. In realtà, all’inizio fu progettato come orfanotrofio: nel secolo successivo invece, divenne il Monastero delle Clarisse.
Sono tante le trasformazioni che ha subito nel corso della storia. Ad esempio, dalla fine dell’Ottocento cambiò la sua funzione in maniera repentina, passando da carcere a scuola, ma anche caserma dei Carabinieri cine-teatro.
Auditorium dell’Addolorata
Anche se rientra nella categoria luoghi religiosi, l’Auditorium dell’Addolorata è un’ex chiesa del XIX secolo, realizzata da Domenico Console in stile barocco.
Attualmente invece, (come suggerisce la denominazione) si tratta di un auditorium adibito alle presentazioni, ai concerti e ai convegni. Ciò che lo rende unico a livello architettonico è il suo campanile.
Allo stesso tempo, tra le vie del centro storico di Casamassima e in altre zone limitrofe è possibile scovare una serie di palazzi o comunque simboli legati ai secoli precedenti.
Tra i più importanti troviamo:
Il Palazzo Monacelle, strettamente interconnesso al convento
Porta Orologio, che rappresenta l’accesso principale al borgo (si trova in piazza Aldo Moro)
Palazzo Amenduni, un edificio risalente al XVII secolo e situato vicino via Castello
Palazzo Ducale Vaaz, ossia la residenza dei feudatari Vaaz
Inoltre, bisogna citare l’arco Madonna di Costantinopoli (situato in via Santa Chiara) in cui è presente il famoso affresco della madre di Gesù con il manto azzurro. Fu proprio quest’opera ad ispirare il duca nel dipingere il borgo di azzurro. Ma non è tutto, tra i monumenti che conservano ancora questo colore è impossibile non ricordare l’Arco delle Ombre. Secondo la leggenda, esso rappresentava la dimora dei fantasmi.
Questo perché all’epoca non c’era illuminazione e nel momento in cui si passeggiava con i lumi, era possibile osservare delle strane sagome.
Ovviamente, era un effetto dato in risposta alle candele ma i più superstiziosi pensavano che si trattasse della presenza dei fantasmi.
Casamassima centro storico
Il centro storico è certamente la parte più affascinante di Casamassima.
Camminando tra le vie del borgo azzurro, avrete modo di scoprire anche degli scorci particolari, come ad esempio via Paliodoro e Chiasso Bongustai.
Via Paliodoro è molto amata dai turisti, poiché presenta sia il famoso tocco di colore azzurro che una serie di case contadine restaurate ed abbellite con fiori e altri simboli della tradizione locale. Invece, per quanto riguarda Chiasso Bongustai, sappiamo che un tempo era la sede dell’antico forno del Duca.
Attualmente, risulta essere un’attrazione turistica e anch’essa è dipinta in azzurro. E’ molto suggestiva e proprio per tale motivo, si rivela uno dei posti più fotografati di Casamassima.
Oltre a queste due località, bisogna citare anche il Rione Scesciola.
Si tratta per l’appunto di rione contenente diverse casette, sia a piano terra che a piano rialzato. L’aspetto più affascinante riguarda la sua denominazione araba “Shawash’ala” (che sta per labirinto) e molto probabilmente fa pensare a delle invasioni storiche del passato.
Casamassima cucina
La cucina di Casamassima si ispira moltissimo a quella barese. Di conseguenza, visitando questo borgo avrete l’opportunità di assaggiare numerose specialità di origine contadina, semplici ma allo stesso tempo gustose.
Nei piatti locali è possibile percepire tutte quelle tradizioni che vanno avanti di generazione in generazione e che ci ricordano l’autenticità di una volta. Pertanto, tra i cibi che avrete modo di degustare a Casamassima, ci sono:
Patate, riso e cozze, uno dei piatti più noti di Bari
La burrata e il fallone di Gravina di Puglia (ossia un formaggio tipico)
Le orecchiette con le cime di rapa
Il calzone di cipolle ma anche di ricotta
I carciofi, sia fritti che al forno
La focaccia barese (semplice con pomodori a pezzi e origano)
La farinella, piatto a base di farina di orzo e ceci
Il pane, in particolar modo quello di Altamura
La pasta e cavoli
Le braciole, dette anche brasciole
E tanto altro ancora…
Casamassima e dintorni
Casamassima è un paese facilmente raggiungibile, sia con la macchina che con il bus.
Dista all’incirca un quarto d’ora dalla città di Bari e proprio per tale motivo, risulta ben collegato. Da Taranto invece, bisogna percorrere all’incirca 45 minuti d’auto.
A prescindere da tutte le località tipiche del borgo, Casamassima è molto frequentata per via di un grande centro commerciale, situato proprio all’ingresso. Ogni anno, tantissime persone si recano qui per fare spesa e shopping, specialmente durante il periodo natalizio.
Tuttavia, nei dintorni (oltre al capoluogo pugliese) si ha la possibilità di visitare una serie di paesi, come ad esempio Cellamare, Rutigliano, Adelfia, Triggiano, Mola di Bari, Turi e via dicendo.
Insomma, le attrazioni nei pressi di Casamassima non mancano affatto. Inoltre, risultano essere ideali per dei brevi giri turistici, ad esempio per un weekend fuori porta, all’insegna di storia, cultura e tradizioni.
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Non appena si posa lo sguardo sul borgo umbro di Montefalco si capisce in un istante perché il villaggio dalle chiare suggestioni medievali sia stato inserito nel circuito dei Borghi Più Belli D’Italia. Situato in provincia di Perugia, grazie all’incantevole posizione geografica in cui si trova Montefalco si è procurato l’appellativo di “Ringhiera dell’Umbria”. Dai numerosi belvedere del paese è possibile infatti osservare scorci di pura bellezza che spaziano da Perugia ad Assisi, fino a Spello, Foligno, Spoleto, Trevi, Bevagna e Gualdo Cattaneo. Tra i colli ammantati di uliveti che circondano il borgo si possono scorgere inoltre gli Appennini, i rilievi del Subasio ed i Monti Martani, per una veduta panoramica incredibilmente emozionante. Il nome del borgo trae il suo nome dalla caccia al falcone di cui Federico II di Svevia che qui soggiornò nel XIII secolo era particolarmente appassionato. Tra i confini di Montefalco si celano interessanti memorie artistiche, reperti storici ed affreschi di rilievo, ed i dintorni del villaggio sono celebri nel mondo per la produzione di vini rossi dalle proprietà organolettiche divine. Cosa vedere a Montefalco Il centro storico di Montefalco ha una struttura radiocentrica che mira alla perfezione urbanistica. Tulle le principali vie del borgo convergono verso la principale piazza, Piazza del Comune. Sullo spiazzo si specchiano numerosi edifici di interesse come il Palazzo Comunale e l’oratorio di Santa Maria, entrambi del XIII secolo, la chiesa di San Filippo Neri del 1705 trasformata nel XIX secolo in Teatro Comunale nonché diverse residenze signorili del ‘500, come palazzo Santi-Gentili o i palazzi Senili, Langeli e Camilli. Dalla piazza comunale si può passeggiare tra i vicoli di Montefalco per raggiungere il rione di Colla Mora, dal clima duecentesco, dove si trovano la Chiesa ed il Convento di San Francesco. Entrambi databili tra il 1335 ed 1338, sono incredibilmente ricchi opere d’arte e conservano tracce di inestimabile valore della cultura e della storia di Montefalco. Dal 1895 la Chiesa-Museo di San Francesco è sede infatti del Museo Civico, articolato su diversi interessanti spazi espositivi. Il primo è costituito dagli ambienti della ex chiesa, celebre per essere custode tra le altre cose del ciclo di affreschi denominato “Storie della vita di San Francesco“, opera di Benozzo Gozzoli, ed anche della Natività del Perugino. La pinacoteca del museo racchiude invece dipinti di Niccolò di Liberatore, conosciuto come L’Alunno, di Antoniazzo Romano e del pittore montefalchese Francesco Melanzio. Nella cripta giacciono invece reperti archeologici locali e da lì si accede infine alle cantine dei Frati Minori ed all’originale esposizione di utensili per la produzione vinicola risalenti al XVIII e XIX secolo. Il carattere medievale di Montefalco si lascia intravedere nelle sue mura difensive, ancora visitabili e intervallate dalle porte di accesso al borgo: la porta di Federico II, quella di Sant’Agostino, la porta della Rocca, di Camiano e di San Leonardo. Costeggiando le mura del paese, si arriva poi nel borgo San Leonardo, leggermente dislocato rispetto al centro, dove svettano la Chiesa di Santa Chiara e l’annesso convento. Fu proprio la Santa a volere la costruzione della chiesa che porta il suo nome, e le sue spoglie riposano oggi in un’urna d’argento tra le navate classiche ed austere della chiesa. Santa Chiara fu nel XIII secolo anche badessa del monastero agostiniano di Santa Chiara, un monastero di clausura attualmente visitabile solamente su richiesta. Al suo interno si trovano numerose opere d’arte, come un affresco del Gozzoli raffigurante proprio Santa Chiara ed un graziosissimo chiostro con giardino. Cosa fare nei dintorni di Montefalco Oltre a perdersi tra le vie del centro di Montefalco, è consigliabile uscire dai suoi confini per visitare le campagne circostanti, splendido esempio di paesaggio umbro. Uliveto e vigneti disegnano il territorio e sono numerose le opportunità di tour enogastronomici che permettono di approfondire l’arte vinicola e degustare il nettare prodotto in queste terre. Un’immersione negli splendidi territori che fanno da sfondo a Montefalco completa in maniera perfetta l’esplorazione di queste zone dell’Umbria. Da Montefalco si può ad esempio intraprendere la Via del Sagrantino, che si snoda tra scenari meravigliosi e luoghi che si sono mantenuti piacevolmente intatti nei secoli. Cosa mangiare a Montefalco Montefalco è celebre per una sua caratteristica: è il fulcro della produzione di vini rossi eccezionali. Famoso è il Sagrantino di Montefalco, prodotto Docg, ottenuto con le sole uve sagrantino, dalle quali si producono anche Sagrantino Montefalco Passito Docg e il Montefalco Rosso Doc. Tra i golosi derivati delle uve di Montefalco compare il pan mostato, un pane preparato nel periodo della vendemmia e famosi sono in zona i tozzetti alle mandorle da accostare rigorosamente ad un buon bicchiere di Passito. Carne di agnello e tagliata di chianina accompagnano benissimo il sapore del Sagrantino ed in tavola non mancano primi piatti al vino, come gnocchi, pappardelle o riso alla montefalchese tra i cui ingredienti c’è ovviamente un bicchiere di rosso. Montefalco non è solo vino: i suoi uliveti producono uno straordinario olio extravergine davvero pregiato e dal gusto intenso, tutto da assaporare. Eventi a Montefalco Se ci si trova a Montefalco in estate, tra i consigli su cosa non perdere c’è l’appuntamento con La Fuga del Bove, una tradizionale manifestazione rievocativa che trasforma la piazza principale in un teatro a cielo aperto. Tra degustazioni, giostre medievali, esibizioni di sbandieratori, l’attenzione è catturata dalla serata dedicata alla fuga del bove: una rievocazione non cruenta di un gioco popolare, durante la quale i quattro rioni del borgo si sfidano trascinando e sospingendo il proprio bue sfidando i bovi dei quartieri rivali. Nel palinsesto di eventi montefalchesi non potevano mancare la Festa della Vendemmia, a settembre e il festival Frantoi Aperti, a novembre, con laboratori e degustazioni guidate. Un sogno per il palato ed un tuffo nelle più vive tradizioni montefalchesi. https://ift.tt/2UuqD4d Alla scoperta del borgo di Montefalco, in Umbria Non appena si posa lo sguardo sul borgo umbro di Montefalco si capisce in un istante perché il villaggio dalle chiare suggestioni medievali sia stato inserito nel circuito dei Borghi Più Belli D’Italia. Situato in provincia di Perugia, grazie all’incantevole posizione geografica in cui si trova Montefalco si è procurato l’appellativo di “Ringhiera dell’Umbria”. Dai numerosi belvedere del paese è possibile infatti osservare scorci di pura bellezza che spaziano da Perugia ad Assisi, fino a Spello, Foligno, Spoleto, Trevi, Bevagna e Gualdo Cattaneo. Tra i colli ammantati di uliveti che circondano il borgo si possono scorgere inoltre gli Appennini, i rilievi del Subasio ed i Monti Martani, per una veduta panoramica incredibilmente emozionante. Il nome del borgo trae il suo nome dalla caccia al falcone di cui Federico II di Svevia che qui soggiornò nel XIII secolo era particolarmente appassionato. Tra i confini di Montefalco si celano interessanti memorie artistiche, reperti storici ed affreschi di rilievo, ed i dintorni del villaggio sono celebri nel mondo per la produzione di vini rossi dalle proprietà organolettiche divine. Cosa vedere a Montefalco Il centro storico di Montefalco ha una struttura radiocentrica che mira alla perfezione urbanistica. Tulle le principali vie del borgo convergono verso la principale piazza, Piazza del Comune. Sullo spiazzo si specchiano numerosi edifici di interesse come il Palazzo Comunale e l’oratorio di Santa Maria, entrambi del XIII secolo, la chiesa di San Filippo Neri del 1705 trasformata nel XIX secolo in Teatro Comunale nonché diverse residenze signorili del ‘500, come palazzo Santi-Gentili o i palazzi Senili, Langeli e Camilli. Dalla piazza comunale si può passeggiare tra i vicoli di Montefalco per raggiungere il rione di Colla Mora, dal clima duecentesco, dove si trovano la Chiesa ed il Convento di San Francesco. Entrambi databili tra il 1335 ed 1338, sono incredibilmente ricchi opere d’arte e conservano tracce di inestimabile valore della cultura e della storia di Montefalco. Dal 1895 la Chiesa-Museo di San Francesco è sede infatti del Museo Civico, articolato su diversi interessanti spazi espositivi. Il primo è costituito dagli ambienti della ex chiesa, celebre per essere custode tra le altre cose del ciclo di affreschi denominato “Storie della vita di San Francesco“, opera di Benozzo Gozzoli, ed anche della Natività del Perugino. La pinacoteca del museo racchiude invece dipinti di Niccolò di Liberatore, conosciuto come L’Alunno, di Antoniazzo Romano e del pittore montefalchese Francesco Melanzio. Nella cripta giacciono invece reperti archeologici locali e da lì si accede infine alle cantine dei Frati Minori ed all’originale esposizione di utensili per la produzione vinicola risalenti al XVIII e XIX secolo. Il carattere medievale di Montefalco si lascia intravedere nelle sue mura difensive, ancora visitabili e intervallate dalle porte di accesso al borgo: la porta di Federico II, quella di Sant’Agostino, la porta della Rocca, di Camiano e di San Leonardo. Costeggiando le mura del paese, si arriva poi nel borgo San Leonardo, leggermente dislocato rispetto al centro, dove svettano la Chiesa di Santa Chiara e l’annesso convento. Fu proprio la Santa a volere la costruzione della chiesa che porta il suo nome, e le sue spoglie riposano oggi in un’urna d’argento tra le navate classiche ed austere della chiesa. Santa Chiara fu nel XIII secolo anche badessa del monastero agostiniano di Santa Chiara, un monastero di clausura attualmente visitabile solamente su richiesta. Al suo interno si trovano numerose opere d’arte, come un affresco del Gozzoli raffigurante proprio Santa Chiara ed un graziosissimo chiostro con giardino. Cosa fare nei dintorni di Montefalco Oltre a perdersi tra le vie del centro di Montefalco, è consigliabile uscire dai suoi confini per visitare le campagne circostanti, splendido esempio di paesaggio umbro. Uliveto e vigneti disegnano il territorio e sono numerose le opportunità di tour enogastronomici che permettono di approfondire l’arte vinicola e degustare il nettare prodotto in queste terre. Un’immersione negli splendidi territori che fanno da sfondo a Montefalco completa in maniera perfetta l’esplorazione di queste zone dell’Umbria. Da Montefalco si può ad esempio intraprendere la Via del Sagrantino, che si snoda tra scenari meravigliosi e luoghi che si sono mantenuti piacevolmente intatti nei secoli. Cosa mangiare a Montefalco Montefalco è celebre per una sua caratteristica: è il fulcro della produzione di vini rossi eccezionali. Famoso è il Sagrantino di Montefalco, prodotto Docg, ottenuto con le sole uve sagrantino, dalle quali si producono anche Sagrantino Montefalco Passito Docg e il Montefalco Rosso Doc. Tra i golosi derivati delle uve di Montefalco compare il pan mostato, un pane preparato nel periodo della vendemmia e famosi sono in zona i tozzetti alle mandorle da accostare rigorosamente ad un buon bicchiere di Passito. Carne di agnello e tagliata di chianina accompagnano benissimo il sapore del Sagrantino ed in tavola non mancano primi piatti al vino, come gnocchi, pappardelle o riso alla montefalchese tra i cui ingredienti c’è ovviamente un bicchiere di rosso. Montefalco non è solo vino: i suoi uliveti producono uno straordinario olio extravergine davvero pregiato e dal gusto intenso, tutto da assaporare. Eventi a Montefalco Se ci si trova a Montefalco in estate, tra i consigli su cosa non perdere c’è l’appuntamento con La Fuga del Bove, una tradizionale manifestazione rievocativa che trasforma la piazza principale in un teatro a cielo aperto. Tra degustazioni, giostre medievali, esibizioni di sbandieratori, l’attenzione è catturata dalla serata dedicata alla fuga del bove: una rievocazione non cruenta di un gioco popolare, durante la quale i quattro rioni del borgo si sfidano trascinando e sospingendo il proprio bue sfidando i bovi dei quartieri rivali. Nel palinsesto di eventi montefalchesi non potevano mancare la Festa della Vendemmia, a settembre e il festival Frantoi Aperti, a novembre, con laboratori e degustazioni guidate. Un sogno per il palato ed un tuffo nelle più vive tradizioni montefalchesi. Nel borgo di Montefalco, in Umbria, è possibile visitare le mura medievali, il monastero e la chiesa di Santa Chiara e molto altro.
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Apertura ufficiale della Sagra di San Nicola 2019.
Secondo un’antica tradizione che affonda le radici nelle cronache della Traslazione delle reliquie di San Nicola da Myra a Bari, Giovedì 25 aprile (ore 16.30-20.00) si apre ufficialmente la Sagra di Maggio 2019 con il “Corteo-Processione” per le strade della Città Vecchia dei resti lignei della Cassetta della Traslazione.
Niceforo, autore di una delle fonti narrative coeve della Traslazione, riassume così l’epilogo dell’impresa dei 62 marinai baresi: “Il santissimo corpo di San Nicola confessore di Gesù Cristo fu dunque portato via dalla città di Myra il 20 aprile; il 9 maggio, di domenica al tramonto, fu traslato a Bari. Correva l’anno dell’incarnazione del Signore 1087, durante la decima indizione”.
L’evento commemorativo della partenza da Myra nel suo 932° Anniversario (1087-2019) è organizzato dai Padri Domenicani, custodi della Basilica Pontificia San Nicola, insieme con il Comitato “San Nicola”.
Partecipano: Comitato “San Nicola” con Stendardo; Sbandieratori Rione Castello di Carovigno (Brindisi); Ordo Cavalieri Termole di Termoli (Campobasso); Corteo Storico “Regina Giovanna d’Angiò” di Colletorto (Campobasso); Corteo Storico Città di Guglionesi (Campobasso); Giullari di Davide Rossi da Vacri (Chieti); Compagnia FormeDiTerre-Teatro MuDi (Putignano); Figuranti di San Nicola (Bari); Militia Sancti Nicolai (Bari); Marinai della Traslazione (Bari). Coordinatore e regista: Antonio Minelli. Consulenza grafica: Alessia Carrieri. Service: ditta Luigi Nardelli di Alberobello (BA); Presentatrice: Anita Gentile.
Itinerario del Corteo-Processione: Basilica San Nicola – Piazzetta 62 Marinai – Strada Martinez – Traversa Santa Maria – Piazza San Pietro – Strada Santa Teresa delle Donne – Via Pier l’Eremita – Strada Santa Chiara – Strada San Luca – Via delle Crociate – Via Carmine – Strada San Marco – Strada dei Gesuiti – Via Fragigena – Piazza Mercantile – Piazza del Ferrarese – Via Vallisa – Strada San Benedetto – Strada degli Orefici – Piazza Mercantile – Via Palazzo di Città – Largo Urbano II – Piazza San Nicola
PROGRAMMA 16.30 Piazza del Ferrarese. Raduno dei Partecipanti. 17.00 Piazza del Ferrarese. Partenza dei Partecipanti per Piazza San Nicola. 17.30 Piazza San Nicola. Arrivo dei Partecipanti 17.50 Piazza San Nicola: Musica. Trombe. Voci. Suoni di Campane annunciano l’uscita dalla Basilica della Cassetta della Traslazione. 18.00 Piazza San Nicola: Inizio “Corteo-Processione” con la Cassetta dei resti lignei della Traslazione. 19.30 Piazza San Nicola. Arrivo del “Corteo-Processione”. Esibizione dei Gruppi e Rievocazione della partenza da Myra delle reliquie di San Nicola eseguita dalla Compagnia FormeDiTerre-Teatro MuDi, diretta da Antonio Minelli. 20.00 Piazza San Nicola. Musica. Voci. Trombe. Suoni di campane accompagnano il rientro in Basilica della Cassetta dei resti lignei della Traslazione.
Sagra di San Nicola 2019: apertura ufficiale Apertura ufficiale della Sagra di San Nicola 2019. Secondo un'antica tradizione che affonda le radici nelle cronache della Traslazione delle reliquie di San Nicola da Myra a Bari, Giovedì 25 aprile (ore 16.30-20.00) si apre ufficialmente la Sagra di Maggio 2019 con il "Corteo-Processione" per le strade della Città Vecchia dei resti lignei della Cassetta della Traslazione.
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Pubblichiamo un contributo di Milano In Movimento relativo allo sgombero di LUMe, avvenuto nella mattinata del 25 luglio, e sulle iniziative di rilancio messe in campo dagli occupanti. Durante lo sgombero l’intera area universitaria è stata blindata, le forze dell'ordine hanno invaso il vicolo di Santa Caterina e forzato le porte dello stabile che ha ospitato per più di due anni un'esperienza politica, artistica e culturale unica nel suo genere. Nello stesso giorno, alle 16,30 in piazza San Nazaro, si è tenuta una partecipatissima assemblea pubblica, seguita da un presidio e da un concerto.
«Oh…svegliati e alza il culo dal letto…che stanno sgomberando LUMe!». Questi i toni perentori e sbrigativi di una delle tante telefonate della primissima mattinata di un caldo fine Luglio con cui si potrebbe iniziare il riassunto della giornata di ieri.
25 Luglio 2017: lo sgombero di LUMe. Uno sgombero inatteso e proditorio: simile ad un pugno che ti arriva in faccia senza preavviso e che rischia di mandarti subito a tappeto. E invece, se c’è una cosa chiara dopo la lunga giornata di ieri, è che a tappeto non ci è finito proprio nessuno! Gli attivisti di LUMe, dopo al botta iniziale, circondati dalla solidarietà di tanti (Lambretta e ZAM in primis) si sono rimessi subito in piedi e rilanciato. Partecipata l’assemblea aperta del pomeriggio. Partecipatissima la serata musicale con la piazza che, col passare delle ore, si riempie quasi completamente.
Dicevamo del rilancio. Si prevede un inizio di Settembre molto denso. Si inizierà il primo del mese con un assedio culturale sotto Palazzo Marino. Dal 6 Settembre invece riprenderà la socialità in Piazza San Nazaro, a pochi metri dallo stabile sgomberato.
Gli sgomberi estivi, triste tradizione di qualche decennio fa, sono tornati consuetudine. Giusto per citarne alcuni basterebbe ricordare l’uno-due dell’Estate 2014: ZAM in Via Santa Croce sgomberato a fine Luglio e Lambretta sgomberato a fine Agosto. Ma come non pensare anche allo sgombero di ZIP (uno dei pochi spazi, se non l’unico spazio interamente gestito da studenti medi in Europa) dell’anno scorso? Uno sgombero arrivato addirittura il 9 Agosto…a città semideserta.
LUMe nasce l’8 Aprile 2015 quando, un gruppo di studenti occupa uno spazio abbandonato da diversi anni in Vicolo Santa Caterina, a due passi dall’Università Statale di Via Festa del Perdono. Viene occupata la mitica Osteria della Pergola, ma agli occupanti di svela lo spettacolo mozzafiato di uno spazio dall’altissimo valore artistico lasciato al totale degrado ed abbandono. Lo scenario è molto simile a quello dell’occupazione di ZAM di Via Santa Croce. Lì, aprendo le finestre si vedeva la Chiesa di Sant’Eustorgio, qui si è di fianco alla Basilica di San Nazaro in Brolo.
Lo stabile di Vicolo Santa Caterina è un vero e proprio pezzo di storia della città di Milano tanto da comparire addirittura nel quattordicesimo capitolo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, quando Renzo, reduce dai tumulti per il pane finisce a bere all’Osteria della Luna Piena:
«-Al pane, – disse Renzo, ad alta voce e ridendo, – ci ha pensato la provvidenza. – E tirato fuori il terzo e ultimo di que’ pani raccolti sotto la croce di san Dionigi, l’alzò per aria, gridando: – ecco il pane della provvidenza! All’esclamazione, molti si voltarono; e vedendo quel trofeo in aria, uno gridò: – viva il pane a buon mercato! …»
Una citazione letteraria che gli occupanti hanno deciso di onorare con uno bellissimo murales fuori dallo spazio occupato:
Nel 2015 iniziano subito i lavori di ristrutturazione e in pochissimo tempo nasce una vera e propria alchimia di quelle che ogni tanto (ma non sempre) si creano all’interno degli spazi sociali occupati e autogestiti. Un’alchimia che si emergeva chiaramente ieri nei tanti occhi lucidi di fronte alla celere schierata e agli operai che muravano lo stabile ponendo addirittura del filo spinato sul tetto per scoraggiare qualsiasi tentativo di occupazione. L’incontro tra giovani attivisti con alle spalle un’esperienza militante da centro sociale, studenti universitari della Statale e non solo, artisti e musicisti crea un clima fecondo allo sviluppo di quello che si potrebbe definire un vero e proprio “popolo di LUMe” che anche ieri sera, nella dura giornata dello sgombero, e per di più a fine Luglio, si è schierato con calore a difesa del “suo” spazio.
Nel corso del 2015 LUMe cresce e si sviluppa e con l’attivazione di uno spazio sotterraneo per i concerti (che prende presto il nome di “cripta”) esplode l’esperienza delle serate jazz che ben presto si fanno un nome in tutta Milano e non solo. Con esse il teatro e mille altre attività che adesso è difficile elencare per quante sono…
Dicevamo che ieri è arrivato lo sgombero. Inatteso e giustificato in mille modi, l’uno meno convincente dell’altro… Milano, per l’ennesima volta, non si dimostra capace di mettere a valore quelle esperienze che nascono e si sviluppano dal basso rifiutando con fierezza di farsi omologare dalle logiche di mercato che la fanno padrona nella nostra metropoli.
L’ordine e il decoro sono dunque ristabiliti!
Vicolo Santa Caterina tornerà all’abbandono come tanti altri stabili sgomberati in questi anni, primo tra tutti ZAM di Via Olgiati.
La piazza di ieri ha però dimostrato che LUMe non è vinto né piegato.
Ci si rivede presto!
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MONTEPRANDONE – Dopo le oltre 10.000 presenze dello scorso anno tra Rifugio di Babbo Natale, Mercatino delle Botteghe Artigiane, pista di pattinaggio sul ghiaccio a Centobuchi e mostra dei Presepi e Aperitivi al Borgo nel Centro Storico di Monteprandone, torna l’appuntamento con il “Natale al Centopercento”.
La quinta edizione della manifestazione punta, quest’anno, ad attrarre turisti sul territorio valorizzando la figura di San Giacomo della Marca e offrendo la possibilità ai potenziali visitatori di conoscere la sua storia, di visitare la Chiesa del Convento, i musei dedicati al Santo e i luoghi in cui è vissuto.
L’ampio programma che va da sabato 16 novembre 2019 a lunedì 6 gennaio 2020, è organizzato dall’associazione “Centopercento”, in collaborazione con tutte le forze vitali del paese, dagli artigiani ai commercianti, dal mondo della scuola alle Istituzioni, dalle realtà associative alle parrocchie, dal tessuto imprenditoriale ai singoli cittadini che credono nelle finalità sociali del progetto.
Facendo rete e creando iniziative rivolte a famiglie, giovani e bambini, il “Natale al Centopercento” è riuscito negli anni a rinvestire risorse nella comunità. Sono, infatti, stati donati giochi alle scuole dell’infanzia, personal computer e quattro lavagne interattive multimediali (LIM) all’Istituto Comprensivo “Monteprandone”, per un valore complessivo di oltre 9000 euro.
Tutte le iniziative beneficiano del patrocinio e del sostegno del Comune di Monteprandone, della Regione Marche e del Bim – Bacino Imbrifero del Tronto, del patrocinio della Provincia di Ascoli Piceno, sono realizzate in collaborazione con l’Istituto comprensivo di Monteprandone, l’Associazione Proloco Monteprandone, l’Associazione San Giacomo della Marca l’Associazione Segui la Cometa, sono sostenute da aziende più grandi del territorio che condividono il progetto e scelgono di essere partner attraverso erogazioni liberali tramite Art Bonus, tra queste Baden Haus.
Questo il programma completo
Dal 16 novembre al 6 gennaio
Pista di pattinaggio sul ghiaccio, in piazza dell’Unità a Centobuchi
Inaugurazione sabato 16 novembre ore 15:30
La Pista di pattinaggio sul ghiaccio con 300mq di puro divertimento con insegnanti pronti ad aiutare coloro che non sanno pattinare. Per i più piccini che inforcano i pattini per la prima volta ci sono degli amici che li aspettano: i pinguini guida che li sosterranno nelle loro pattinate.
Aperture:
Dal 16 novembre al 21 dicembre
dal lunedì al sabato, dalle 15 alle 19
domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 20
Dal 22 dicembre al 6 gennaio
Tutti i giorni, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 20
Aperture straordinarie:
Martedì 24 e 31 dicembre, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17
Mercoledì 25 dicembre e 1° gennaio, dalle 15 alle 19
Lunedì 30 dicembre, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 24.
Dal 16 novembre al 6 gennaio
Mercatino delle Botteghe del Paese e dei Prodotti tipici, in piazza dell’Unità Centobuchi
Inaugurazione sabato 16 novembre ore 15:30
Sono 18 casette, più una casetta per la pesca solidale raccolte tutte nella stessa piazza, pronte ad accogliere i visitatori in un’atmosfera unica, illuminate da luci ed addobbi natalizi per offrire tantissime idee regalo con oggetti d’artigianato locale e prodotti tipici a km zero.
Aperture:
Tutti i sabato, dalle 15:30 alle 20
Tutte le domenica, fino al 22 dicembre dalle 10 alle 20; domenica 29 novembre e domenica 5 gennaio, dalle 15:30 alle 20
Aperture straordinarie:
lunedì 23 dicembre, giovedì 26 dicembre, lunedì 6 gennaio, dalle 15:30 alle 20
martedì 24 dicembre, dalle 15:30 alle 17
lunedì 30 dicembre, dalle 15:30 alle 24
Chiuso il giorno di Natale (25 dicembre) e il giorno di Capodanno (1° gennaio).
Dal 1° dicembre al 6 gennaio
Rifugio di Babbo Natale, Centro GiovArti, viale De Gasperi n. 235, Centobuchi
Inaugurazione domenica 1° dicembre ore 15:30
Il GiovArti diventa il Rifugio di Babbo Natale con la sala del trono, la camera da letto, la cameretta degli Elfi, l’Officina e il Giardino di Babbo Natale. Ci saranno proiezioni di film e cartoni natalizi nella sala cinema e laboratori creativi sempre diversi, animazioni, racconta storie, maghi e trucca bimbi e un baby park per i più piccini.
Aperture:
venerdì e sabato dalle 15 alle 20
domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 20 tranne domenica 5 gennaio, solo dalle 15 alle 20
Aperture straordinarie:
lunedì 23 dicembre, mercoledì 25 dicembre, mercoledì 1 gennaio e lunedì 6 gennaio, dalle 15 alle 20
martedì 24 e martedì 31 dicembre, dalle 15 alle 18
mercoledì 25 dicembre e giovedì 26 dicembre, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 20
Dal 1° dicembre
Accensione dell’Albero di Natale ore 17, piazza dell’Unità
Dall’8 dicembre al 6 gennaio
Presepi al Borgo, Centro Storico Monteprandone
Inaugurazione sabato 8 dicembre ore 15:30
Itinerario presepiale al Borgo: dalle parrocchie Sacro Cuore, Regina Pacis, Santuario San Giacomo della Marca e San Niccolò di Bari, alla vie Limbo, Carlo Allegretti e Corso a cura dell’Associazione Pro Loco di Monteprandone che comprende anche la XXV Mostra Nazionale di Arte Presepiale, a Palazzo Parissi curata dell’Associazione Segui la Cometa e la Mostra dei Presepi da tutto il mondo di Padre Nicola Iachini, presso Palazzo Parissi “Museo dei Codici di San Giacomo”.
Apertura: tutti i giorni dalle 15:30 alle 19:30
Domenica 8 dicembre
Accensione dell’Albero di Natale ore 17, piazza dell’Aquila
Domenica 8, domenica 15, domenica 23 e giovedì 26 dicembre, dalle ore 17:30
piazza IV Novembre e Museo dei Codici di San Giacomo della Marca, Centro Storico Monteprandone
Aperitivi al Borgo. Degustazioni di tipicità enogastronomiche
a cura delle attività del Centro Storico Monteprandone e della Proloco Monteprandone
Domenica 8 dicembre, dalle ore 17, Centro Storico, Monteprandone
Concerto jazz a cura dell’associazione Marche Jazz
Domenica 15 dicembre, ore 16:30, piazza dell’Unità, Centobuchi
Sfilata sul ghiaccio del Centro di formazione professionale di Daniela Giobbi
Educational tour con agenzie di viaggi
Sabato 21 dicembre, ore 16, piazza dell’Unità, Centobuchi
Concerti di Natale degli allievi dell’Istituto Comprensivo “Monteprandone”
Domenica 22 Dicembre, ore 16, sala Consiliare, Centro Storico Monteprandone
Il Frustingo: il dolce più antico delle Marche. Tavola rotonda sulla storia e le tradizioni locali per la sua preparazione.
Fino al 22 Dicembre
Concorso a premi “Il frustingo più buono 2019” per massaie e operatori.
Premiazione domenica 22 dicembre, ore 17:30, piazza dell’Aquila, Centro Storico Monteprandone
Domenica 22 Dicembre, ore 16, piazza dell’Unità, Centobuchi
AVIS Comunale Monteprandone presenta il 1^ Harley Biker Claus in collaborazione
con il gruppo V Piceno
Domenica 29 dicembre, dalle ore 16, piazza dell’Unità, Centobuchi
Domenica solidale a cura delle associazioni di Clown terapia dei nostri ospedali
Domenica 29 dicembre, dalle ore 17, piazza dell’Unità, Centobuchi
Concerto Gospel a cura di Seventeen Eventi
Lunedì 30 dicembre, dalle ore 21, piazza dell’Unità, Centobuchi
Anteprima Capodanno
Tombola musicale, spettacolo piro musicale della pirotecnica Santa Chiara e brindisi finale
Domenica 6 gennaio
mattina, Arrivano i Re Magi sulle tappe di “Segui la cometa” nelle parrocchie Sacro Cuore, Regina Pacis, Santuario San Giacomo della Marca e San Niccolò di Bari e per le vie del Centro Storico di Monteprandone
ore 16, Arriva la Befana, piazza dell’Unità, Centobuchi
ore 18, Premio la scopa D’oro, terza edizione concorso Befana: più brutta, la più simpatica, la più sexy.
Dicembre – Gennaio
Addobbiamo il nostro paese. Balconi e vetrine di Natale
Concorso a premi per il miglior addobbo di balcone, finestra, vetrina a tema natalizio per tutto il territorio. Premiazione domenica 6 gennaio ore 17, piazza dell’Unità, Centobuchi
Arrediamo il nostro paese: verranno realizzati decori coordinati per abbellire il Centro Storico e piazza dell’Unità curati dai bambini e dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Monteprandone e dalla attività associate
Iniziative promozionali in tutte le attività associate della “Centopercento”
Pesca solidale, in piazza dell’Unità: si possono vincere subito premio oppure buoni, sconti o prodotti tipici locali da ritirare nei negozi del territorio.
Ogni domenica animazione con laboratori tematici e trucca bimbi al GiovArti, artisti di strada e musica in piazza.
APPUNTAMENTI
Sabato 16 e domenica 17 novembre
Sabato 16 Novembre, piazza dell’Unità, Centobuchi, ore 15:30
Compagnia Due Piume – Trampolieri
Compagnia Due Piume nasce nel 2014 dal desiderio di condividere con altri artisti la passione per l’arte e il teatro di strada. Nasce così un piccolo collettivo di artisti che porta in scena spettacoli di trampoleria, magia, clownerie, acrobatica, laboratori creativi, Ludobus e progetti di circo sociale.
Domenica 17 Novembre, piazza dell’Unità, Centobuchi, ore 15:30
Mattia Sannicandro – Illusioniere
Urban Magic di Mattia Sannicandro è un vero e proprio show che fonde l’antica arte della magia e manipolazione con il teatro moderno. Non crederete ai vostri occhi!
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LOCRI Entra nel vivo la 19° edizione del “Festival Armonie d’Arte”. Serata d’apertura il 20 luglio al Parco Archeologico
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/locri-entra-nel-vivo-la-19-edizione-del-festival-armonie-darte-serata-dapertura-il-20-luglio-al-parco-archeologico/
LOCRI Entra nel vivo la 19° edizione del “Festival Armonie d’Arte”. Serata d’apertura il 20 luglio al Parco Archeologico
LOCRI Entra nel vivo la 19° edizione del “Festival Armonie d’Arte”. Serata d’apertura il 20 luglio al Parco Archeologico
(foto e video di Enzo Lacopo)
di Francesca Cusumano
LOCRI – E’ stata presentata questa mattina nella sala consiliare di Palazzo di Città, la 19° edizione del “Festival Armonie d’Arte” che, entra nel vivo della sua programmazione, con in cantiere quattro incontri con i media regionali, dislocati in tre delle cinque province calabresi, in attesa della serata di inaugurazione prevista il prossimo 20 luglio, nel Parco Archeologico di Locri, con la partecipazione di Dee Dee Bridgewater, una delle più grandi artiste del nostro tempo, regina del jazz, in un concerto speciale che riunisce i componenti originali dello straordinario progetto musicale “J’ai Deux Amours”.
A esporre i dettagli dell’atteso evento, Chiara Giordano, presidente e direttore artistico di uno dei Festival italiani collocatosi tra quelli di maggior rilievo e di caratura internazionale che si estende sul territorio, oltre la sua consueta location quale il Parco Archeologico Scolacium a Borgia, al Parco Archeologico di Locri, al Parco Museo MuSaBa di Nik Spatari a Mammola, al Teatro Politeama di Catanzaro e altri spazi storici del capoluogo di regione.
«Quest’anno – ha esordito Chiara Giordano – il Festival ha voluto arricchirsi e arricchire un altro territorio, accettando l’invito del sindaco di Locri, Giovanni Calabrese e dell’assessore alla Cultura, Annarosa Sofia. Mi è parsa subito un’opportunità reciproca, culturale e sociale. Anche il Parco Archeologico Nazionale di Locri è sembrato il luogo naturale e grazie alla collaborazione della direttrice Rossella Agostino, il programma ha preso corpo. Locri sarà sede dell’inaugurazione del Festival, con un’artista internazionale di rango, Dee Dee Bridgewater, una delle grandi dive del jazz che saprà certamente rappresentare l’energia positiva di questa terra. Il nostro è un invito caloroso a partecipare come è avvenuto sinora, perché la nostra forza in questi diciannove anni, è stata anche la grande sintonia con i media e la stampa che hanno amplificato e veicolato il messaggio di “Armonie d’Arte”, comprendendo la valenza del Festival per un racconto della Calabria migliore. L’auspicio è che un nuovo viaggio si sta iniziando, forse una nuova sfida, ma certamente una narrazione di valori e di bellezza».
Orgogliosi dei risultati conseguiti sul fronte “cultura” in questi anni, il sindaco di Locri e il suo vice Giovanni Calabrese e Raffaele Sainato e l’assessore al ramo, Annarosa Sofia.
«Come Amministrazione – ha detto Calabrese – siamo lieti di ospitare questo Festival, una vetrina importante per il nostro Parco Archeologico. Si è instaurata una grossa sinergia tra il Ministero dei beni culturali e l’Amministrazione per la crescita di questo territorio».
«La città di Locri – ha poi aggiunto il vicesindaco Sainato – è riuscita a superare quei pregiudizi pur di rilanciarsi sul versante della cultura. Chi nomina Locri in maniera dispregiativa, lo fa solo per speculare».
Di aria nuova, ha parlato l’assessore alla Cultura, Annarosa Sofia e di come per puntare alla qualità, si lavori a 360 gradi. «La città di Locri – ha commentato – vuole essere conosciuta per il nostro patrimonio archeologico, grazie alla direttrice del Parco, Rossella Agostino. Con Chiara Giordano, intendiamo invece, dar lustro all’immagine del nostro territorio, facendolo conoscere fuori dai confini regionali». L’assessore ha altresì anticipato, un fitto calendario di altri eventi sul fronte del teatro (con la direzione artistica di Domenico Pantano) e della lirica.
«Mi auguro è poi intervenuta Rossella Agostino, direttrice del Parco Archeologico di Locri – che questo percorso di rilancio continui, nonostante sia ancora complesso dare visibilità ai nostri siti. Locri è un grosso polo al quale bisogna prestare grande attenzione».
E se l’atteso appuntamento d’apertura del “Festival Armonie d’Arte” è per sabato 20 luglio nel Parco Archeologico di Locri, città magnogreca, con l’artista Dee Dee Bridgewater, altri spettacoli sono previsti nelle prossime date al Parco Archeologico Scolacium di Borgia.
Il 26 luglio infatti, sarà la volta di Dulce Pontes, cantautrice portoghese e della sua band che ripercorrerà con la sua personalità trascinante, melodie tra le più amate, accompagnate da memorabili immagini di film.
Il 2 agosto, è la volta di Shine – Pink Floyd Moon, un’opera rock, un poetico viaggio nel mondo della luna, con la musica dal vivo eseguita dai Pink Floyd Legend, con sul palco i solisti e il corpo di ballo di Daniele Cipriani Entertainment.
Sempre nel mese di agosto, il Festival prevederà due opere liriche con un cast di voci tra le più apprezzate nel contesto internazionale: “Pagliacci” il 9 agosto, giorno in cui ricorrono i cent’anni della morte di Leoncavallo, con Pietro Giuliacci, Alberto Mastromarino, Rossana Potenza e “Tosca” di Giacomo Puccini in programma il 23 agosto, con Dimitra Theodossiu e Francesco Anile con la regia di Marco Gandini.
Nel cartellone della manifestazione, anche la settimana dedicata all’artista Pina Bausch. Dal 9 al 15 settembre al teatro Politeama di Catanzaro, la madre del “teatro danza” sarà protagonista di mostre, workshop, proiezioni, incontri e performance. In particolare, nei giorni 13, 14 e 15 settembre, si esibirà la storica Compagnia di Bausch, con “Since She”, l’ultimo lavoro di uno dei coreografi più geniali, Dimitris Papaioannou.
Ma non solo, tra le novità di quest’anno, anche un progetto speciale dedicato a valorizzare il Parco Museo all’aperto MuSaBa nei cinquant’anni dalla creazione e i novant’anni del suo fondatore nonchè artista poliedrico, Nick Spatari.
Il 27 luglio, negli spazi dell’antico Complesso Monastico di Santa Barbara, sarà messo in scena “Il colore parlante” performance ideata e diretta da Hiske Maas e Chiara Giordano.
SEGUIRA’ VIDEO CON ALCUNI MOMENTI SALIENTI DELLA CONFERENZA STAMPA
(foto e video di Enzo Lacopo) di Francesca Cusumano LOCRI – E’ stata presentata questa mattina nella sala consiliare di Palazzo di Città, la 19° edizione del “Festival Armonie d’Arte” che, entra nel vivo della sua programmazione, con in cantiere quattro incontri con i media regionali, dislocati in tre delle cinque province calabresi, in attesa
Francesca Cusumano
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Vicenza, "Taci, anzi parla", con Carla Lonzi per scoprire come sono cambiati bisogni, diritti e rappresentazioni delle donne
Vicenza, "Taci, anzi parla", con Carla Lonzi per scoprire come sono cambiati bisogni, diritti e rappresentazioni delle donne. Partendo dalla propria esperienza di femminismo e teatro, Patricia Zanco con Fatebenesorelle e con il gruppo FLUSSE, propone un nuovo progetto culturale e politico per Vicenza che alimenterà il dibattito tra le generazioni, abitando luoghi istituzionali, culturali e sociali della città quali Palazzo Cordellina, l'Odeo del Teatro Olimpico, il Giardino di Santa Corona, il chiostro della sede di Presenza Donna (in via San Francesco Vecchio 20) e Porto Burci. Gli incontri che si terranno dall'11 aprile al 4 luglio, tutti ad ingresso libero, sono realizzati in collaborazione con Comune di Vicenza, Consigliera di Parità della Provincia di Vicenza, Fondazione Monte di Pietà, Accademia Olimpica, CISL Vicenza, UIL Veneto, CGIL Vicenza, Casa di Cultura Popolare, Biblioteca Civica Bertoliana e Presenza Donna. «Carla Lonzi, storica dell'arte, lascia la sua professione per dedicarsi completamente alla causa del femminismo. Grazie al suo lavoro tante donne scopriranno se stesse, nella propria individualità e nelle relazioni fra loro e con l'altro sesso. A Vicenza, grazie all'idea forte e chiara di Patricia Zanco, attrice e autrice, della collaborazione di Flusse e delle tante partnership che hanno visto collaborare enti e istituzioni, molti dei quali parte della Consulta per le Politiche di Genere, siamo davvero felici di proporre un ciclo di incontri in occasione della ripubblicazione delle opere di Carla Lonzi. Un percorso di conoscenza della sua attualità sempre rivoluzionaria, e di noi stesse, nelle diverse età della vita, e nella nostra sempre cangiante, e 'costruenda', identità"» - commentano la vicesindaca con delega alla pari opportunità Isabella Sala e l'assessore alla cultura, al turismo e all'attrattività della città Ilaria Fantin. La voce di Carla Lonzi, ovvero i suoi scritti, interpretati dall'attrice e regista Patricia Zanco, solleciteranno l'immaginario delle e dei partecipanti che con la moderazione di FLUSSE potranno esprimersi in un dialogo aperto con le relatrici. L'incontro vedrà infatti l'approfondimento e le riflessioni di filosofe, politiche, ricercatrici e attiviste che di volta in volta accompagneranno il pubblico alla scoperta del pensiero di Lonzi e dell'evoluzione del femminismo, tra passato e presente. Il primo incontro è previsto per giovedì 11 aprile a Palazzo Cordellina con Annarosa Buttarelli, curatrice della recente riedizione delle opere di Carla Lonzi per la casa editrice La nave di Teseo, nell'ambito della collana La Tartaruga: «Carla Lonzi ha deciso di dare spazio alla vita vissuta dalle donne nel quotidiano, nei rapporti con gli altri, in ogni ambito dell'esistenza, e lo ha fatto con un rigore e un'attenzione pieni di ferocia ma anche di amore. I riverberi di quell'esplosione si sentono ancora oggi: Carla Lonzi continua a essere amata, letta e discussa, e a generare nuovi filoni di pensiero. Questo la rende una delle pensatrici più radicali e vive che abbiamo la fortuna di leggere, al di là di qualsiasi geografia e ordine di tempo». A seguire il 15 maggio a Porto Burci sarà presente la filosofa e redattrice culturale del quotidiano Il manifesto Alessandra Pagliaru; il 30 maggio all'Odeo del Teatro Olimpico la filosofa e politica Maria Luisa Boccia, presidente del Centro per la Riforma dello Stato; l'11 giugno nel chiostro della sede di Presenza Donna, in via San Francesco Vecchio 20, la filosofa co-fondatrice della comunità filosofica "Diotima" Chiara Zamboni. Il 25 giugno nel Giardino di Santa Corona saranno ospiti la filosofa Linda Bertelli e la ricercatrice e docente Marta Equi Pierazzini, in un appuntamento al quale seguirà nella Sala Lampertico del cinema ODEON la presentazione del documentario Alzare il cielo, voluto da Loredana Rotondo, per la regia di Gianna Mazzini. Il ciclo si concluderà il 4 luglio a Porto Burci con le ricercatrici indipendenti Valeria Mercandino e Daniela Pietta. "Taci, anzi parla" si propone di creare tempi e spazi di confronto per condividere esperienze collettive e personali, alimentare le relazioni in presenza, conoscere realtà e progetti del territorio. Capire se e come sono mutati i bisogni nel tempo, con quali azioni si fa riflessione e denuncia oggi, cosa hanno da imparare reciprocamente le pratiche del passato e quelle contemporanee. Gli incontri saranno un'occasione di formazione sui diritti delle donne, l'autodeterminazione femminile e di confronto sulle relazioni tra i sessi, concorrendo a creare una cultura personale e collettiva volta a contrastare la violenza di genere. «La voce e la libertà ce la siamo sempre presa al prezzo di lotte e conflitti - dichiara Patricia Zanco -. Questo progetto è iniziato mesi fa, a partire da un dialogo con la vicesindaca Isabella Sala, la consigliera comunale Luisa Consolaro e la consigliera di parità Francesca Lazzari. La sua realizzazione sarà possibile con FLUSSE, e con la collaborazione di Adriana Chemello per Accademia Olimpica, della Fondazione Monte di Pietà, di CISL Vicenza, UIL Veneto e CGIL Vicenza, della Casa di Cultura Popolare, di Biblioteca Civica Bertoliana e di Presenza Donna».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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