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#Suor Chiara d'Amato
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I dipinti di suor Chiara D'Amato e Agnese Acquaviva tornano restaurati alle Clarisse di Nardò
Questa sera, alle ore 18, nella “sala dell’accoglienza” del monastero di Santa Chiara di Nardò, avverrà la consegna di due dipinti restaurati a cura del Lions Club di Nardò, su iniziativa della presidente nell’anno sociale 2018-19 Prof.ssa Maria Rosaria Manieri,  provenienti dalla stessa struttura.
Le tele, dipinte ad olio, raffigurano due importanti figure del monastero clariano neritino, la Serva di Dio Suor Chiara di Gesù, al secolo Isabella D’Amato (1618-1693), e Suor Agnese Acquaviva d’Aragona. Della prima, figlia di Francesco dei duchi di Seclì, da qualche anno gli approfonditi studi hanno delineato le virtù e le qualità umane e religiose, anche per un tentativo di procedere nel complesso e indaginoso riconoscimento della sua beatitudine. Sulla seconda invece sono pochi coloro che se ne sono interessati, pur rappresentando una forte personalità e capace di notevole incisione sulla vita del monastero, del quale fu badessa per molti decenni. Figlia del marchese di Trepuzzi Diego Acquaviva, nata a Melpignano nel 1653, professa nel 1670 e deceduta nel 1748, sotto il suo governo contribuì notevolmente a definire l’architettura e l’arte della chiesa e del monastero, chiamando diversi artisti, tra cui pittori, architetti, scultori, marmorari, stuccatori e scalpellini, che contribuirono alla magnificenza artistica dell’edificio, tra i più belli presenti in città, i cui lavori iniziarono nel 1692 per concludersi nel 1702, anno di consacrazione da parte del vescovo Orazio Fortunato (1678-1707), come ricorda l’epigrafe posta sulla controfacciata.
Si tratta delle uniche due raffigurazioni esistenti dei due personaggi, sebbene quella di Suor Chiara sia stata replicata in diverse occasioni e nelle varie pubblicazioni che la riguardano.
Le operazioni di restauro conservativo, con le opportune integrazioni cromatiche,  hanno consentito agli operatori di recuperare gli antichi ritratti, offuscati da depositi e ridipinture che ne alteravano la lettura.
Entrambe di epoca settecentesca, di autore ignoto di ambio meridionale, quella raffigurante Suor Chiara misura 106,5 cm x 79 cm. Ritrae la monaca con l’abito dell’Ordine, a mezzo busto, con il soggolo bianco che incornicia il volto, il cui sguardo è rivolto verso il Crocefisso posizionato sul tavolo, in atto di contemplazione.
L’epigrafe sottostante recita: EF[F]IG[IE] [D]I SUOR [C]HI[AR]A D’AMATO DI S. CATERINA DI SIENA RELIGIOSA [D]EL MONI[STERO] [DI] [S.] CHIAR[A] [DI] [NARDO’] [N]ACQUE [A DI’] 14 [LUGL]IO L’A[N]NO 161[8] [V]ISSE [I]N GRANDE VENERAZIONE MORI’ DI ANNI 75 IN CONCETTO DI SANT[I]TA’ L’ANNO 1693 [DEI] [DUCHI] DI SECLI’.
La tela con Suor Agnese la ritrae nella sua maturità per tre quarti, con l’abito clariano, con il capo leggermente inclinato e le mani incrociate sul petto nell’atto di abbracciare il crocifisso.
Anche questa contiene un’epigrafe che la definisce “De Conti di Nardò… e morì in concetto di santità nel 1748”; misura 101,5 cm x 77,5 cm.
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