#Marco Innamorati
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L’ultima telefonata di Gloria, italiana morta nell’incendio della Grenfell Tower: il racconto della madre
[[{“value”:” Il 14 giugno 2017 un incendio uccise 72 persone: fra loro i due fidanzati italiani Gloria Trevisan e Marco Gottardi, giovani architetti, innamorati, felici,… L’articolo L’ultima telefonata di Gloria, italiana morta nell’incendio della Grenfell Tower: il racconto della madre proviene da Notizie 24 ore. “}]] Read More [[{“value”:”Il 14 giugno 2017 un incendio uccise 72 persone: fra…
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La parola al diabete: convegno con lo scrittore Marco Zenone
Non ti voglio di Marco Zenone edito da Effedì è stata un’occasione per affrontare il tema del diabete alla luce dei cambiamenti repentini a cui è sottoposta la nostra società. In occasione del XII Convegno di Fondazione AMD che si è tenuto a Roma dal 16-18 maggio, Fondazione AMD - Associazione Medici Diabetologi Italiana ha invitato l’autore novarese per portare la proprie testimonianza. Nel pomeriggio di venerdì 17, infatti, Marco ha preso parte, come relatore della faculty, a una tavola rotonda sulla patologia diabetica, dal titolo “LA PAROLA AL DIABETE - CONFRONTARSI CON GLI ALTRI: LO SCRITTORE, L’INFLUENCER, LE ASSOCIAZIONI”. Durante il dibattito si è affrontato il tema della comunicazione legata al diabete declinata in diverse forme: quella degli influencer mediante i canali social, quella delle associazioni e anche quella attraverso le pagine di un testo letterario di narrativa, come è avvenuto nel caso di Marco Zenone, che nel 2020 ha pubblicato il romanzo "Non ti voglio" con la casa editrice Effedì Edizioni. Marco Zenone Non ti voglio di Marco Zenone Si tratta di un romanzo di autofiction che, prendendo spunto da alcuni accadimenti personali, con ironia e leggerezza, affronta il tema del diabete tipo 1, patologia di cui Zenone soffre dall’infanzia. Il libro racconta la bizzarra storia d’amore tra il giovane Enzo, un alter ego dell’autore (anch’esso diabetico dalla tenera età), e Arianna. Per quest’ultima, il diabete tipo 1 è una realtà conosciuta solo attraverso i tanti luoghi comuni che accompagnano ancora questa malattia e che andranno a dilatare la distanza tra i due innamorati. Non ti voglio di Marco Zenone, che tocca l’aspetto spesso trascurato della discriminazione e dello stigma sociale a cui, in alcune circostanze, è soggetto chi soffre di diabete tipo 1, ha suscitato molto interesse sia nell’ambito medico sia in quello letterario. L'autore in passato ha già avuto modo di collaborare con la Fondazione AMD; ricordiamo, infatti, che un estratto di “Non ti voglio”, intitolato "Maracana 1984", è stato pubblicato sul volume 23, n°4, 2020 di JAMD, periodico di approfondimento scientifico e formazione della Fondazione stessa (il testo è disponibile e scaricabile dal web per chi fosse interessato). «Ringrazio Fondazione AMD per questa straordinaria opportunità di condivisione e divulgazione; per me è stata una nuova occasione di arricchimento personale che spero si possa ripetere in futuro», queste le parole dell'autore sull'esperienza romana. XII Convegno di Fondazione AMD Il convegno è stato un incontro prezioso che ha permesso il confronto sulle più̀ recenti innovazioni in ambito clinico-terapeutico e di ricerca scientifica grazie alla presenza di relatori di spicco nazionali ed internazionali. Durante la tre giorni di Roma, è stato possibile dialogare con le Istituzioni, gli Specialisti e le persone con diabete su temi quali l’assistenza e la prevenzione. Ampio spazio è stato dedicato alla gestione del rischio cardiovascolare nel diabete, le emergenze del piede diabetico, il diabete gestazionale, la Nutrizione e il diabete e tanti altri argomenti di grande interesse sociale e clinico. Nell’ambito del convegno, Non ti voglio di Marco Zenone, è stato un ulteriore spunto di confronto su cui riflettere, una testimonianza che affronta il tema del diabete di tipo 1 nell’ambito dei rapporti interpersonali. Read the full article
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FIORI DI CALENDULA MARITIMA di Antonino Stampa, a cura di di Enzo Concardi
«Il titolo Fiori di Calendula maritima (pianticella salvata dall’estinzione che cresce solo in una piccola parte costiera della Sicilia trapanese) ci colloca subito nella terra di Antonino Stampa, alla quale lo scrittore ci trasporta attraverso i suoi occhi innamorati»: così Marco Zelioli in apertura della sua prefazione alla raccolta poetica in questione (pubblicata da Guido Miano Editore,…
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Aria di crisi tra la conduttrice e il suo compagno? Chi è il fidanzato Scopriamo insieme chi è Marco Bacini, fidanzato di Federica Panicucci, le cui nozze sono state nuovamente rimandate. Secondo alcune indiscrezioni la coppia sarebbe in crisi, ma l’unica certezza è che il matrimonio è stato rimandato più di una volta. Federica Panicucci, chi è il compagno Marco Bacini: età e lavoro Marco Bacini è il fidanzato di Federica Panicucci, con cui è legato da ben sette anni. L’uomo è nato a Milano il 22 novembre 1976 ed è un imprenditore, fondatore e proprietario della famosa azienda MB Management. Lavora con molti brand, tra cui spiccano RIC (Rude Is Cool) Milano e Let’s Bubble, progetto lavorativo lanciato insieme a Federica Panicucci. Grazie a questo progetto la conduttrice e l’imprenditore hanno avuto modo di conoscersi meglio e dal 2016 sono legati sentimentalmente. Della vita privata dell’imprenditore si sa pochissimo, anche perché è un uomo che tiene molto alla sua privacy e cerca di stare lontano dai riflettori, nonostante lavori nel mondo dello spettacolo e sia fidanzato con la nota conduttrice. Sui social network condivide scatti che riguardano il suo lavoro, scatti di vita quotidiana e foto con la sua compagna. L’imprenditore è anche attivo politicamente, come si legge nella sua biografia di Instagram, in cui ha scritto che è rappresentante di interessi presso Montecitorio. L’uomo ha anche scritto un libro, insieme a Fabio Gabrielli, dal titolo “La relazione e lo schermo. Figure antropologiche del digitale”. La sua storia d’amore con Federica Panicucci è iniziata nel 2016, ma fino ad ora è andata avanti a gonfie vele. Qualche settimana fa i due si sono concessi una vacanza da sogno alle Maldive, ma c’è chi dice che sia iniziata una crisi. Federica Panicucci ha sempre dichiarato pubblicamente il suo amore per il compagno. “È l’uomo della mia vita, vedo il mio futuro solo con lui. Marco è una persona molto speciale, non avevo mai incontrato nessuno come lui. È un uomo solido, che sa la sua direzione, che sa amare, sa stare vicino” ha dichiarato durante l’intervista a Verissimo, aggiungendo che è consapevole di dare l’impressione di una donna forte, ma di avere spesso bisogno di essere sorretta. “Marco è lì quando ho bisogno, c’è sempre. Oggi non potrei immaginare la mia vita senza di lui” ha aggiunto la conduttrice. Il mistero delle nozze rimandate Federica Panicucci e il fidanzato Marco Bacini sono in crisi? Stanno circolando queste voci, ma al momento l’unica cosa certa sembra essere il fatto che il loro matrimonio sia stato di nuovo rimandato. I due sono legati da ben sette anni e sembrano molto innamorati, ma continuano a rimandare le nozze. Marco Bacini qualche mese fa, durante un’intervista a Verissimo, ha mandato alla sua compagna una lettera d’amore davvero molto bella. La coppia doveva sposarsi prima dello scoppio della pandemia, nel 2020, ma con l’arrivo del Covid sono stati costretti a rimandare il matrimonio, che è sempre rimasto nell’aria senza mai concretizzarsi. A Verissimo, la conduttrice aveva dichiarato che le nozze ci sarebbero state nel 2022, senza rivelare una data specifica, anche se alcuni spifferarono che potesse essere il 22 novembre, giorno del compleanno di Marco Bacini. In realtà, neanche lo scorso anno si sono sposati, ma nell’ultima intervista a Verissimo, che risale allo scorso aprile, Federica Panicucci aveva dichiarato che il matrimonio si sarebbe celebrato a giugno 2023. I due, però, non si sono sposati. I motivi dietro questi continui rinvii non sono ancora chiari, ma secondo le indiscrezioni la mancanza di tempo potrebbe essere una delle cause principali. Per il momento, però, si tratta solo di semplici indiscrezioni.
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Sarà in scena fino a domenica 15 ottobre 2023 al Teatro de' Servi - via del Mortaro, 22 - lo spettacolo Guida pratica per coppie alla deriva, versione italiana di “Sexy Laundry” di Michele Riml, traduzione di Monica Capuani, regia di Nicola Pistoia ed interpretato da Danila Stalteri e Massimiliano Vado, che ha debuttato lo scorso martedì 3 ottobre. «Guida pratica per coppie alla deriva può essere considerata una commedia romantica. In un’epoca in cui si parla di parità fra i sessi, di crisi del maschio, sarebbe molto utile mettersi concretamente nei panni della persona che si ama per conoscerla veramente, rispettarla di più e ammettere i propri errori perché la verità è che ognuno di noi ha bisogno dell’altro. Mi auguro che le coppie che vedranno la commedia avranno più empatia fra di loro: c’è chi ha detto che “sono le piccole cose che diamo per scontate che ci allontanano ogni giorno. Guida pratica per coppie alla deriva è una commedia che parla d’amore. Per potersi veramente capire a volte si dovrebbe riflettere di più sui bisogni di chi ci sta accanto. Un pensiero semplice eppure così difficile da mettere in pratica ma che io insieme a Massimiliano e Danila vogliamo presentare al pubblico» (Nicola Pistoia) Dopo il successo della stagione 2022-23, Guida pratica per coppie alla deriva, versione italiana di Sexy Laundry di Michele Riml, è tornato in scena da martedì 3 ottobre 2023 e fino a domenica 15 ottobre 2023 al Teatro de' Servi di Roma. Protagonisti della commedia sono Danila Stalteri e Massimiliano Vado, nei panni di una coppia che, ormai adagiata nella comfort zone di una consolidata familiarità reciproca, cerca di rinsaldare il proprio legame sentimentale e di riaccendere la propria vita sessuale. Regia di Nicola Pistoia. Questa commedia romantica della pluripremiata drammaturga canadese Michele Riml debutta sulla scena teatrale canadese nel 2004, diventando subito un grande successo. Da allora è stata portata in scena in oltre venti Paesi in tutto il mondo ed è qui restituita nell' adattamento italiano di Monica Capuani e prodotta da StArt Lab. Lo spettacolo racconta la storia di Alice ed Enrico, coppia matura con figli che vive una crisi all'interno della propria relazione il cui campanello d'allarme principale è la totale assenza di sesso nel loro rapporto. Intenzionati a risolvere le loro difficoltà di intimità, si accorgono ben presto che il tentativo di "salvataggio" si rivela solo un goffo espediente che rivelerà problematiche ben più profonde. Decidendo di comune accordo di lasciarsi andare letteralmente "alla deriva" parlandosi finalmente con sincerità, Alice ed Enrico si riscopriranno più innamorati che mai e - perché no? - anche pronti a scrivere un nuovo capitolo della propria vita sessuale. Guida pratica per coppie alla deriva - drammaturgia originale: Michele Riml, tratta dal suo Sexy Laundry; traduzione: Monica Capuani; interpreti: Danila Stalteri, Massimiliano Vado; progetto scenico: Francesco Montanaro; realizzazione: Cri.escions; luci e fonica: Marco di Campli; costumi: StArtLab; produzione: StArtLab - rimarrà in scena al Teatro de’ Servi fino a domenica a 15 ottobre 2023 (orario: giovedì 12 e venerdì 13, ore 21.00; sabato 14, doppio spettacolo - ore 17.30 e ore 21.00 -; domenica 15, ore 17.30).
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🇮🇹⭐️ GRANATIERI
IMPAVIDI ⭐️🇮🇹
UNA SORPRESA GRANATIERESCA
A CESENATICO
HO INCONTRATO IL
GRANATIERE,
EROE DEL CENGIO
MEDAGLIA D'ORO
AL VALOR MILITARE
GIANI STUPARICH
Ieri sera con la mia famiglia ho visitato il Museo della Marineria di Cesenatico.
Un luogo espositivo bellissimo, moderno, didattico, adatto a tutte le età, la cui visione consiglio a tutti gli innamorati della marineria.
In uno dei pannelli esplicativi di questo interessantissimo museo, tutto climatizzato, sono rimasto colpito dall'autore di questa frase:
"Conoscevo tutte le specie dei velieri e dai loro alberi e dalle forme delle loro vele sapevo distinguerli.
Mi piacevano quelle sagome eleganti e fin l'odore del legno, delle vernici, del cordame impregnato di salso.
Era come se fiutassi lontano richiami, come se la memoria istintiva mi rievocasse remote atmosfere, ancor vive nel sangue".
È un periodo tratto da:
"I Ricordi istriani", ultimo libro dello scrittore Giani Stuparich, eroico Granatiere del Cengio decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Il libro uscì per la prima volta nel 1961, rievocano l'infanzia e l'adolescenza marina dello scrittore triestino: anni sereni di inizio Novecento, ancora esenti dai lutti, personali e collettivi, che il secolo avrebbe portato con sé.
La terra narrata da Stuparich è innanzitutto un luogo di famiglia, dove i sapori della cucina della nonna si mescolano alla voce del padre, alle sue mille invenzioni per istruire e divertire i figli;
ma è, insieme, un paese vitale, che ci passa davanti agli occhi con la libera luce del suo cielo.
Il libro offre così uno spaccato della vita marinara e contadina dell'Istria, unendo alla felicità della memoria il racconto, di taglio quasi etnologico, di un mondo che gli avvenimenti della Storia hanno irrimediabilmente lacerato.
Giovanni Domenico Stuparich, detto Giani nasce a Trieste, all'epoca ancora parte dell'Impero austro-ungarico,
il 4 aprile 1891 da padre lussignano, Marco Stuparich, e da madre triestina di religione ebraica, Gisella Gentilli.
Fin dall'infanzia, Giani e Carlo Stuparich vengono educati dal padre all'italianità, e questo sentimento patriottico viene poi ulteriormente rafforzato durante l’esperienza scolastica presso il ginnasio comunale di Trieste (il ginnasio-liceo “Dante Alighieri”, di cui lo stesso Giani sarà docente di lettere dal 1919 al 1942), dove vengono consacrati alla lingua di Dante, Petrarca e Carducci.
Terminato il liceo, Giani Stuparich compie un viaggio nel cuore dell’Europa, durante il quale si gode arte e cultura in piena libertà, iniziando così a maturare un ideale di unità sovranazionale.
Questa sua visione “europeista” trova conferme e ulteriori spunti di riflessione durante gli studi presso l'Università di Praga. Il secondo anno di studi lo trascorre in Italia, grazie a una borsa di studio concessa ai giuliani frequentanti un ateneo imperial-regio: qui frequenta l'Università di Firenze, dove si laurea nell'aprile 1915 in letteratura italiana con una tesi su Niccolò Machiavelli.
Qui Stuparich inizia a gravitare nell’orbita del periodico «Voce», dove incontra Scipio Slataper, con il quale instaura un solido legame di amicizia e di rispetto reciproco e che gli farà conoscere la futura moglie Elody Oblath (una delle tre amiche di Scipio).
Europeista convinto, il giovane Stuparich è costretto dallo scoppio della Prima Guerra mondiale a mettere da parte i propri sogni di unione e dialogo pacifico tra nazioni: consapevole di come il conflitto sia un male necessario per porre un freno al potere dell'Impero austro-ungarico, nel 1915 egli si arruola come volontario nel
1º Reggimento "Granatieri di Sardegna".
Con lui Carlo, il fratello minore, e Scipio Slataper.
Dopo due mesi di combattimenti, i due fratelli vengono richiamati nelle retrovie, uno a Vicenza e l’altro a Verona, dove trascorrono un breve periodo per frequentare uno degli improvvisati corsi per ufficiali.
Questa breve parentesi di calma si chiude qualche mese dopo, nella primavera del 1916, quando ritornano in prima linea come sottotenenti sull'Altipiano di Asiago per combattere nella difesa eroica contro gli austriaci della Strafexpedition.
L’esperienza bellica, che lo vede impegnato con il grado di Sottotenente, priverà Giani sia del caro amico Scipio, caduto il 3 dicembre 1915 sul Monte Podgora, sia dell'amato fratello:
il 30 maggio 1916, Carlo Stuparich, rimasto isolato con il suo plotone di Granatieri sul Monte Cengio e circondato dagli austriaci, si suicida pur di non cadere nelle mani del nemico, ottenendo per questo una medaglia d’oro al valor militare.
Giani Stuparich viene invece catturato e fatto prigioniero il giorno dopo, ormai esausto e ferito, e costretto a due anni di prigionia in un lager ungherese a Sigmundsherberg – dal giugno 1916 all’ottobre 1918 – nascosto sotto il falso nome di Giovanni Sartori.
Si conclude così l’esperienza di guerra di Giani, insignito con decreto dell'11 maggio 1922 della medaglia d'oro al valor militare per le azioni di Monfalcone, Oslavia e Monte Cengio.
Terminato il conflitto, nel 1918 Stuparich torna a Trieste e sposa con rito civile Elody Oblath.
Dal matrimonio nascono tre figli: Giovanna (nata nel 1919), Giordana (nel 1921) e Giancarlo (nel 1923).
Inizialmente impegnato nel mondo del giornalismo come collaboratore per il «Lavoratore» e per «L’Azione», Stuparich lascia ben presto la realtà delle pubblicazioni periodiche per dedicarsi all'insegnamento: nel settembre del 1921 inizia la sua carriera da insegnante, entrando come docente di italiano in quello stesso Ginnasio-Liceo (ora “Dante Alighieri”) di cui era stato studente.
Conserverà la cattedra fino al 1942, con all'attivo ventitré anni di insegnamento vissuti come un dovere morale nei confronti di se stesso e dei suoi studenti, con lo scopo di trasmettere loro umanità, umiltà, dirittura morale e rispetto.
I primi anni dopo il ritorno dal fronte vedono la necessità,
da parte dello scrittore, di chiudere i conti con il suo doloroso passato e di placare così il suo senso di colpa per la morte del fratello: ecco quindi che le prime opere sono dedicate proprio a loro, con la pubblicazione degli Scritti letterari e critici di Slataper e di Cose e ombre di uno di Carlo prima, e con la stesura della monografia Scipio Slataper (uscita nel 1922 sui «Quaderni della Voce») e dei tanto sofferti Colloqui con mio fratello (pubblicati nel 1925) poi.
Del 1929 sono invece, per le stampe dei Fratelli Buratti, i Racconti, pubblicazione resa possibile anche grazie all’intermediazione dell’amico Montale, che ne farà una recensione sulla rivista «Solaria».
Durante gli anni del Fascismo, il triestino ripiega su se stesso chiudendosi nel proprio isolamento, incapace di accettare l’ideologia propugnata dal partito e quell’inconcepibile fanatismo della guerra che Mussolini andava professando, contagiando soprattutto i giovani e quella generazione che non era partita per il fronte.
Le opere che escono in questi anni sono attraversate da un chiaro antifascismo.
In contrapposizione alla violenza bellica esaltata dal Fascismo come atto eroico, Stuparich si trova a ripercorrere quei dolorosi anni in trincea, raccontandone la tragica verità.
Attingendo all’esperienza di vent’anni prima, l’autore cerca di mostrare ai giovani infervorati dal desiderio di sangue e di potenza cosa effettivamente il conflitto abbia significato per coloro che lo avevano vissuto sulla propria pelle.
Come un monito, la Grande Guerra torna quindi sulle pagine di Guerra del ’15 e, qualche anno più tardi, di Ritorneranno.
La pubblicazione nel 1938 delle oscene leggi razziali rende il clima insopportabile per l’autore, figlio e marito di ebree,
il quale lascia l’insegnamento nell'autunno del 1942, venendo affidato alla Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie di Trieste.
La situazione peggiora drasticamente
l'8 settembre 1943, con il proclama di armistizio letto alla radio dal Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio e con la conseguente occupazione della città di Trieste da parte delle truppe tedesche.
In questo clima di tensione e di paura, la notte del 25 agosto 1944 il letterato viene svegliato da un capitano delle SS naziste che lo conduce, insieme alla moglie Elody e alla madre Gisella (l’adorata sorella Bianca era morta a novembre dell’anno precedente), alla Risiera di San Sabba, adibita dai nazisti a campo di deportazione e di sterminio;
sarà l’intervento del vescovo di Trieste, Antonio Santin, e del prefetto di Trieste, Bruno Coceani, a porre fine a quei sofferti sette giorni di prigionia.
A seguito della resa incondizionata della Germania nazista, l'Europa e l'Italia sono libere, mentre Trieste passa prima sotto il controllo dei soldati dell’esercito di Tito e, successivamente, conosce una divisione del suo territorio in due aree:
la zona A, sotto il controllo anglo-americano,
e la zona B, sotto quello jugoslavo.
Bisognerà attendere altri nove anni per vedere finalmente Trieste tornare a far parte dell’Italia, con il Memorandum d’intesa di Londra del 5 ottobre 1954.
Di Trieste, quella città che negli anni precedenti era stata centro irradiatore della cultura mitteleuropea e che aveva conosciuto così un momento di grande fioritura, non rimane che una periferica realtà di confine.
Gli ultimi anni del letterato si consumano in una sofferta attesa della morte, che sopraggiunge nelle prime ore del pomeriggio del
7 aprile 1961, a seguito di complicanze cardiache post-intervento all’addome.
Giani Stuparich si spegne così a settant'anni appena compiuti, giusto in tempo per vedere pubblicato Il ritorno del padre, opera antologica che raccoglie alcuni dei testi più belli dell’autore, regalo per il suo settantesimo compleanno da parte di Pier Antonio Quarantotti Gambini e altri amici.
Riposa assieme al fratello Carlo nel Cimitero monumentale di Sant'Anna a Trieste.... #AmeleGuardie1659
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Marco Bocci e Laura Chiatti, innamorati a Riccione insieme ai figli: “In nove anni mai una distrazione”
DIRETTA TV 19 Luglio 2023 Dopo nove anni di matrimonio, la coppia continua a restare forte e unita. Sulle pagine di “Chi”, le loro vacanze a Riccione. 210 CONDIVISIONI Marco Bocci e Laura Chiatti sono i protagonisti di uno dei servizi del numero in edicola di “Chi”. Il 44enne e la 41enne sono in vacanza a Riccione, sul litorale adriatico, insieme ai loro due figli Enea, 8 anni, Pablo, 7. Dopo…
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Maenza: Anna Mazzamauro e “Compagnia Le Colonne” per Radure. Spazi culturali lungo la Via Francigena del Sud
Maenza: Anna Mazzamauro e “Compagnia Le Colonne” per Radure. Il festival Radure, che per questa edizione ha come tema il buonumore e il potere terapeutico della risata continua a Maenza con due serate, 8 e 9 luglio, con Anna Mazzamauro e la Compagnia Le Colonne in altrettanti luoghi storici del Comune. Giunge alla sua quinta edizione Radure. Spazi culturali lungo la Via Francigena del Sud a cura dei Priverno (capofila), Sermoneta, Norma, Cori, Maenza, Segni e Carpineto Romano grazie al contributo della Regione Lazio e nell’ambito del progetto integrato Invasioni Creative di ATCL – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, in collaborazione con la Compagnia dei Lepini, primo festival di valorizzazione del patrimonio culturale del sistema territoriale dei Monti Lepini, dedicato ai luoghi della cultura attraversati dal cammino spirituale della Via Francigena del Sud. Dal 2019 Radure rappresenta la proposta culturale d’eccellenza per promuovere il territorio e rilanciarne l’immagine, attraverso la commistione tra le arti dello spettacolo dal vivo, le identità dei luoghi e la partecipazione attiva delle realtà operanti in questi splendidi Comuni. L‘8 luglio ore 21.00 al Castello Baronale Anna Mazzamauro, accompagnata dalle musiche dal vivo di Sasà Calabrese, ripercorre alcuni racconti scritti da Paolo Villaggio intervallati da ricordi personali in un omaggio ad uno dei personaggio comici più famosi del cinema italiano in Com'è ancora umano lei, caro Fantozzi. «Se all’improvviso chiudo con nostalgia gli occhi della memoria mi ritrovo di fronte, come uno specchio appannato dal tempo, gli occhi innamorati del ragionier Ugo Fantozzi che guardano me oramai per sempre signorina Silvani e le parole non dette in venti anni di assidua frequentazione con Paolo Villaggio si tramutano in quelle scritte…e allora “CARO FANTOZZI…” Dal cinema che ti ha reso leggenda io, riconoscente e in debito, ho l’ardire di raccontarti in teatro proprio per restituire a Paolo Villaggio la grazia. Ho usato a volte la signorina Silvani come alibi per raccontare i suoi difetti e Anna per raccontare gli strepitosi aneddoti che hanno legato gli anni dal nostro primo disastroso incontro, fino a quando ci hai salutato agitando il tuo tragico basco blu e dopo aver sistemato le mutande ascellare (che nessuno ha mai osato far diventare di moda) per raggiungere la tua nuvoletta. Ma non sarebbe stato teatro se avessi composto un’angiografia. Il teatro ha bisogno di emozioni da raccontare provocandole nel pubblico. Allora i racconti scritti da Paolo si uniscono ai miei in un rimbalzo di emozioni che fanno la storia dei mostruosi incontri dietro le quinte, della Silvani, del suo storico “labbruzzo”, del suo pensiero sul matrimonio dopo che Fantozzi ha raccontato il suo con un “cesso bianco maleodorante”. E ancora la piccola mostruosa Mariangela al concorso per bimbi belli, il ristorante giapponese, il ricordo di Visconti e Filini, l’odiato e invidiato collega. E poi Paolo avido di cibo e le sue diete mostruose, la sua paura di vivere la sua carriera, il suo incontro con Giorgio Strehler che avrebbe voluto quel Grande di Genova nel suo Piccolo di Milano» racconta Anna Mazzamauro. La Compagnia Le Colonne presenta Brillante Novecento, con Roberto Baratta, Emiliano Campoli, Marina Eianti, Marco Zaccarelli e Giancarlo Loffarelli che firma anche la regia, il 9 luglio ore 18.30 alla Loggia dei Mercanti. Una carrellata-narrazione attraverso la nobile e popolare tradizione del teatro umoristico che tanto ha informato di sé la cultura teatrale prima e televisiva poi del XX secolo, privilegiando la dimensione metateatrale come materiale della scrittura scenica. Attraverso una serrata alternanza di brani teatrali, vengono portate sulla scena alcune fra le più divertenti proposte: dai Fratelli De Rege al duo Chiari- Campanini, da Eduardo a Dario Fo, da Benni a Proietti, indiscussi protagonisti di questa forma di teatro a torto definita “minore”, di cui lo spettacolo ricostruisce la storia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Got a pretty face, pretty boyfriend, too
Prompt: Qualche mese dopo tutto il drama del finale di stagione, Simone inizia ad uscire con un ragazzo più grande. Manuel crepa di gelosia.
Spero di aver dato giustizia a quest’idea che mi è stata consigliata. :)
“Ma quello c’avrà trent’anni, nun te pare ‘n po’ eccessivo?”
Manuel fissa la foto del ragazzo che Simone gli sta mostrando sul suo cellulare. Alto, pelle abbronzata, capelli lunghi e scuri e sguardo magnetico. È talmente perfetto da fargli prudere le mani. Non si è mai fidato delle persone che appaiono impeccabili in qualsiasi situazione, sono troppo false, ingannevoli.
Simone lo guarda scioccato. “Ma da che pulpito,” borbotta, e fa scorrere il pollice sullo schermo per mostrargli altre foto. “Comunque ha 21 anni.”
Manuel alza gli occhi al cielo. “E dov’è che ve siete conosciuti, famme capì.”
“Al mare,” risponde Simone evasivo. “Tanto anche tu ti sarai dato da fare quest’estate, o no?”
Manuel lo guarda prima di rispondere, ma Simone tiene lo sguardo fisso sul telefono. Ha la punta delle orecchie rossa e Manuel lo conosce troppo bene per non capire che è in imbarazzo. Gli mette un braccio attorno al collo, avvicinandolo a sé.
“E te che ne sai, eh?” dice ridendo.
Simone scrolla le spalle, liberandosi dalla stretta dell’amico. Non dice niente, poi mette il telefono in tasca.
“Va beh, ho capito che non te ne frega un cazzo di Marco,” sospira rassegnato.
Manuel si fa serio. “Che vuoi che te dica Simò, secondo me è ‘na cazzata.”
“Te che cazzo ne sai?”
Manuel alza le spalle. “Se vede.” Mette le mani in tasca e inizia a camminare dando calci alle pietre. “È ‘na roba iniziata in vacanza, non può esse��� seria.”
Simone lo guarda accigliato. “Che vuoi dire?”
“D’estate ci si pacca chiunque per divertimento, poi se torna ognuno alla propria città e ci sta la distanza di mezzo.” Tira un calcio ad un’altra pietra. “Non può funzionare.”
Simone scuote la testa. “Guarda che pure lui è di Roma.”
Manuel si ferma all’improvviso, girandosi verso di lui. “Che vor dì che è de Roma?”
“Abita a Roma. Domani viene fuori scuola.”
Manuel serra la mandibola. “In che senso viene fuori scuola?”
“Me viene a prendere,” risponde Simone, parlando piano come se stesse spiegando un concetto elementare ad un bambino cocciuto. “Oh ma che c’hai, non sei contento?”
Manuel non risponde. Si china a raccogliere un sasso stranamente liscio e se lo passa tra le mani. “Sai che cazzo me ne frega a me se te scopi uno,” borbotta poi, lanciando il sasso poco più avanti.
Sente le mani tremare e dà la colpa al caffè bevuto poco prima. Chiude gli occhi per calmarsi, lasciandosi avvolgere dal confortante buio dell’inconsapevolezza, ma la sua mente si riempie di immagini, e più cerca di scacciarle, più queste si moltiplicano, come pericolosi batteri che cercano di avvelenargli il cervello.
Vede Simone prendere il sole a petto nudo sulla spiaggia, accoccolato ad un ragazzo che non lo conosce davvero. Li vede correre sul bagnasciuga mano nella mano, li vede giocare a palla in acqua, li vede schizzarsi come due bambini innamorati. Vede Simone felice come non l’hai mai visto. Come non lo è mai stato con lui. Il pensiero gli fa salire la bile in gola.
Quando apre gli occhi, sente le ciglia umide. Sente la gola stringersi e la testa pulsare e si sente un cretino. Vorrebbe urlare, e vorrebbe ridere perché non ha idea del motivo per cui si sente così. O forse sì. Forse sì, e la cosa lo fa diventare matto, e vorrebbe urlare ancora più forte, perché non è possibile. Non può essere così, semplicemente dev’esserci un errore, qualcosa nel suo cervello che non funziona come dovrebbe e gli fa avere pensieri che non dovrebbe avere.
Pensa a Chicca, ai suoi capelli colorati, alle sue unghie laccate. Le dita sinuose di Simone. Pensa ad Alice, il tatuaggio sul polso, i ricci scuri. I capelli di Simone. Cerca di pensare a chiunque altro, qualsiasi ragazza gli venga in mente, ma tutto lo riporta a Simone Simone Simone.
Una mano sulla spalla lo riporta alla realtà.
“Manuel, va tutto bene?” chiede piano Simone, e Manuel pensa che potrebbe abbracciarlo lì e ora, potrebbe tirarlo a sé per la felpa come fece una notte di tanti mesi prima e stringerlo forte. Potrebbe farsi stringere come non ha mai fatto, fargli dimenticare di Marco, fargli ricordare di Manuel. Invece si scrolla la mano di Simone di dosso, tenendo le mani chiuse a pugno nelle tasche della felpa.
“Sto bene,” dice, ma Simone lo conosce troppo bene per non capire che sta mentendo. “Mo vado che devo aiutare mi madre a fà ‘na roba,” continua Manuel, e si allontana senza salutare.
Simone lo guarda andare via, il cuore stretto in una morsa di sentimenti che non ha pienamente superato. Mordendosi un labbro, si domanda se ci riuscirà mai davvero.
Il giorno dopo, Marco lo aspetta fuori da scuola, i capelli raccolti in un piccolo chignon e la sigaretta tra le dita. Le ragazze attorno a lui cinguettano ammaliate, ma lui non ci fa caso. Continua a fumare, con gli occhiali da sole e l’aria misteriosa, ed è solo quando Simone esce dal portone che il suo viso si illumina e butta la sigaretta a terra, schiacciandola col piede.
Simone si avvicina sorridendogli timidamente e Manuel rimane in disparte a guardarli. Tiene lo sguardo fisso sul volto del ragazzo, sui lineamenti duri e terribilmente gradevoli. Osserva il modo in cui la sua mano si posa forse troppo in basso sulla schiena di Simone, il modo in Simone non fa nulla per spostarla e sembra anzi apprezzare il contatto fisico.
Marco si avvicina per dargli un bacio ma Simone si ritrae arrossendo. Sussurra qualcosa e Marco ridacchia, passando la mano lungo tutta la sua schiena con una lentezza che fa ammattire Manuel.
Li guarda così a lungo da imprimere ogni singolo istante nelle palpebre come fotogrammi di un film, e un unico pensiero prende forma nella sua mente, ma non è abbastanza coraggioso da ammetterlo, né a se stesso né agli altri. Lo segrega in una parte del cervello, sperando che ammuffisca lì e non lo assilli più.
Cammina verso la coppia fingendo di non conoscerli e dà una spallata a Marco.
“Cazzo, scusami!” esclama con voce falsa.
Marco lo squadra. “Tranquillo.”
Manuel odia sentire il suo sguardo su di sé, come se lo stesse analizzando e giudicando dall’alto in basso.
“Questa è tua?” chiede Manuel indicando la sigaretta a terra accanto ai piedi del ragazzo.
Marco solleva un sopracciglio. “Sì...?” risponde perplesso.
Simone si stacca da Marco incrociando le braccia. Manuel lo guarda e lo stomaco si stringe. Sposta lo sguardo verso Marco.
“Tua madre non t’ha insegnato che non si butta la spazzatura a terra?” chiede con fare provocatorio.
“Manuel,” lo ammonisce Simone.
“Lo conosci?” gli chiede Marco.
Simone annuisce sospirando, e lo stomaco di Manuel si contrae ancora di più. Non sa cosa stia facendo, ma sa che Marco non gli piace; non gli piace il suo modo di fare, non gli piacciono i suoi vestiti, non gli piace il modo in cui lo guarda, il modo in cui guarda Simone. Specialmente il modo in cui guarda Simone.
“Manuel, che cazzo stai facendo?” sibila Simone prendendolo per un braccio e allontanandosi.
“Che cazzo stai facendo te,” risponde Manuel strattonando il braccio. “Te scopi quello? Seriamente Simone? Quello?!”
“E piantala cazzo!” esclama Simone. “Si può sapere che cazzo c’hai? Ti rode così tanto vedermi felice?”
“Ma vaffanculo Simone, nun ce credo che sei felice co’ quello!”
“Sì invece,” urla Simone, e forse tutta la scuola li sta ascoltando, ma non gli importa.
Non gli importa perché sta frequentando un ragazzo bellissimo, dolce, educato, che non ha paura di baciarlo e dire che sta bene con lui, ed è felice davvero. Ma quando pensava di essersi finalmente liberato di quel tarlo nella sua testa che continuava a ripetere che nessuno sarebbe potuto essere come Manuel, ecco che i dubbi lo assalgono nuovamente. Perché Manuel è sempre Manuel, è sempre una testa calda che non pensa prima di agire, ed è sempre quel ragazzo dagli occhi grandi e gli orecchini che l’ha fatto impazzire un anno prima. E adesso si sta comportando in maniera infantile, e Simone vorrebbe prenderlo a pugni, e vorrebbe farlo soffrire per tutto il male che gli ha fatto, ma non ci riesce perché è Manuel.
“Smettila di fare il geloso del cazzo,” dice Simone d’impeto, nonostante sappia che non si tratta di quello, che Manuel non è geloso, non può esserlo. Non lo è mai stato.
Il cuore di Manuel ha un tuffo. Lo guarda e, per la prima volta da quando Simone lo conosce, non riesce a parlare. Niente risposta pronta, niente battute ironiche, niente frasi pungenti. Improvvisamente i pensieri che tanto lo terrorizzavano prendono una forma e acquisiscono un senso, riversandosi nella sua mente con la potenza di una cascata.
Dovrei esserci io al posto di quello stronzo, pensa Manuel, e stringe i denti per evitare di dirlo ad alta voce. Guarda Simone, studia il suo sguardo furioso, e si vergogna di se stesso e della scenata che ha fatto. Senza dire nulla, se ne va, ignorando gli sguardi dei compagni che gli bruciano sulla pelle.
Simone lascia andare un respiro tremante. Marco gli posa una mano sulla spalla stringendo piano.
“Tutto okay?” sussurra.
Simone annuisce, non osa parlare per paura che la sua voce possa tradire i suoi reali sentimenti. Che poi, quali siano davvero questi sentimenti, lui non ne ha più idea.
“Era il tuo ex?” chiede Marco.
“Cosa?”
“Sembrava particolarmente ostile nei miei confronti,” spiega Marco con un sorriso. Lo abbraccia da dietro, poggiando il mento sulla sua spalla. “Credo sia ancora innamorato di te,” bisbiglia.
Il cuore di Simone si ferma. Cerca Manuel con lo sguardo, ma si rende conto che ha già preso il motorino per andare chissà dove. Stupidamente, spera di trovarlo fuori da casa sua, e si immagina scenari che non dovrebbero attraversare la sua mente, non mentre Marco lo abbraccia così.
Scuote piano la testa, non osa parlare per paura che la sua voce possa tradire i suoi reali sentimenti. Che poi, quali siano davvero questi sentimenti, forse l’ha capito.
#potrei scrivere una seconda parte.......... forse......... ma non vi prometto niente#sono in piena sessione e non sto studiando niente perché ho ancora il cervello fottuto per questi due che ridere#un professore#simone x manuel#simone balestra#manuel ferro#simuel#simanuel#fanfiction#fanfic#oneshot#sometimes I write#rai#italia
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adesso sono curiosa!! Raccontaci di più di questo forum
ALLORA JFHKJHGDF si chiamava peter ghiaccio perchè in realtà era un forum su silver (un altro concorrente che non ha mai fatto successo poi riiiippppppppp. comunque si chiamava silver ma morgan gli aveva proposto di chiamarsi peter ghiaccio e visto che tutti i nomi belli su silver erano già presi su forumfree lo avevamo chiamato peter ghiaccio - piggì) però ovviamente ci eravamo tutti innamorati di marco ed era partita una meeeeeeeeeeega ship tra lui e silver (MILVIO <3). e poi questa cosa era sfuggita di mano e ci aveva ''scoperto'' il don della parrocchia di silver (DON DIEGO) 😭😭😭 che ha dichiarato guerra aperta al piggì perchè dicevamo che era gay (era il 2009/2010!!!!) 😭😭😭 quindi avevamo messo tutto in privato e alla fine è morto di morte naturale......
#fine#che bei tempi#anonymous#ask#tra l'altro silver aveva scoperto tutto ovviamente e lui continuava a sostenerci e aveva bloccato il don su facebook tipo dljfklsjhgfkjlhgg#silver
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Ecco un post su un’autrice incredibile, di cui ho già parlato con “il Mare Senza Stelle” e che continua a stupirmi. Buona lettura!
Titolo: il Circo della Notte
Autore: Erin Morgenstern
Casa editrice: Rizzoli (BUR narrativa)
Anno di pubblicazione: 2021
Valutazione in stelline: *****
Pagine: 460
Trama:
Appare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l'insegna in bianco e nero che dice: "Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all'aurora".
Il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e la fantasia dispiega l'infinito ventaglio delle sue possibilità. Un gruppo di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsionisti, l'albero dei desideri, il giardino di ghiaccio...
Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una sfida magica tra due giovani allievi addestrati con l’unico scopo di dimostrare una volta per tutte l’inferiorità dell'avversario.
Contro ogni regola o previsione, i due giovani si scoprono innamorati l'uno dall'altra: l'alleanza tra Marco e Celia minaccia di travolgere anche il destino e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.
Cosa ne penso:
Di Erin Morgenstern avevo già letto il Mare Senza Stelle, un capolavoro, e da lei non mi aspettavo che magia. Non la magia di cui sa abilmente scrivere, ma quella che trabocca dal suo stile inconfondibile, dalla cura con cui tratteggia le atmosfere che nei suoi libri fanno sognare e che possono essere percepite appieno.
Nessuna delle mie aspettative è stata delusa.
Nel romanzo tutto è molto accennato, come nei sogni, lasciando spazio all’immaginazione del lettore. E, effettivamente, durante la lettura sembra proprio di star vivendo un sogno. Lo stile dell’autrice è onirico e misterioso; non tutto è immediatamente chiaro, ma ogni scena aggiunge un pezzo al puzzle che, alla fine, va a creare un’immagine stupenda e articolata.
Sebbene la storia sia più lineare rispetto al Mare Senza Stelle, anche il Circo della Notte è caratterizzato da una costruzione a matrioska, un racconto dentro l’altro, vite e trame che si intrecciano.
Nonostante in nessuno dei due libri i personaggi siano particolarmente caratterizzati non ho percepito questo aspetto come una mancanza: trovo che la Morgenstern sia un’autrice che si legga per le atmosfere, per essere completamente immersi nella narrazione e viaggiare con la fantasia.
#italian#italiano#letture#booklover#booklovers#libri#rizzoli#BUR#fantasy#il circo della notte#the night circus#erin morgestern#morgenstern#marco#Celia#le cirque des rêves#recensioni#storie
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Marcello Mastroianni.
Filmografía
1939 - Marionette, dir. (Carmine Gallone)
1941 - La corona de hierro (Alessandro Blasetti)
1942 - Regeneración (Mario Camerini)
1944 - I bambini ci guardano (Vittorio De Sica)
1948 - I miserabili (Riccardo Freda)
1949 - Vent'anni (Giorgio Bianchi)
1950 - Cuori sul mare (Giorgio Bianchi)
1950 - Domenica d'agosto (Luciano Emmer)
1950 - Vita da cani (Vida de perros) (Mario Monicelli y Steno)
1950 - Atto d'accusa (Giacomo Gentilomo)
1951 - Parigi è sempre Parigi (París, siempre París) (Luciano Emmer)
1951 - L'eterna catena (Anton Giulio Majano)
1952 - Le ragazze di piazza di Spagna (Tres enamoradas o Las muchachas de la plaza de España) (Luciano Emmer)
1952 - Sensualità (Clement Fracassi)
1952 - Storia di cinque città (episodio: Passaporto per l'Oriente, Romolo Macellini, [RE: 1949])
1952 - La muta di Portici (Giorgio Ansoldi)
1952 - Il viale della speranza (Dino Risi)
1953 - Gli eroi della domenica (Los héroes del domingo) (Mario Camerini)
1953 - Penne nere (Oreste Biancoli)
1953 - Febbre di vivere (Claudio Gora)
1953 - Lulù (Fernandino Cerchio)
1953 - Non è mai troppo tardi (F. W. Ratti)
1954 - Tragico ritorno (Pier Luigi Foraldo)
1954 - La valigia dei sogni (Luigi Comencini)
1954 - Cronache di poveri amanti (Carlo Lizzani)
1954 - Tempi nostri (Nuestro tiempo) (episodio: Il pupo, Alessandro Blasetti)
1954 - La principessa delle Canarie (Tirma) (P. Moffa, C. Serrano de Osma)
1954 - La schiava del peccato (La esclava del pecado) (R. Matarazzo)
1954 - Casa Ricordi (C. Gallone)
1955 - Giorni d'amore (Días de amor) (G. De Santis)
1955 - Peccato che sia una canaglia (La ladrona, su padre y el taxista) (Alessandro Blasetti)
1955 - La bella mugnaia (La bella campesina) (Mario Camerini)
1955 - Tam tam mayumbe (Cuando suena el tam-tam) (Gian Gaspare Napolitano)
1955 - La fortuna di essere donna (La suerte de ser mujer) (Alessandro Blasetti)
1956 - Il bigamo (El bígamo) (Luciano Emmer)
1957 - Padri e figli (Padres e hijos) (Mario Monicelli)
1957 - Le notti bianche (Noches blancas) (Luchino Visconti)
1957 - La ragazza della salina/Harte manner heisse liebe (Frantisek Cáp)
1957 - Il momento più bello (Luciano Emmer)
1957 - Il medico e lo stregone.
1958 - I soliti ignoti (Rufufú) (Mario Monicelli)
1958 - Racconti d'estate (Sirenas en sociedad) (G. Franciolini)
1959 - Un ettaro di cielo (Una hectárea de cielo) (Aglauco Casadio)
1959 - La legge (La ley) (Jules Dassin)
1959 - Amore e guai (Angelo Dorigo)
1959 - Contro la legge (Fiavio Calzavara, [RE:1950])
1959 - Il nemico di mia moglie (El enemigo de mi mujer) (Gianni Puccini)
1959 - Tutti innamorati (Papá se ha enamorado) (Giuseppe Orlandini)
1959 - Fernando I, re di Napoli (G. Franciolini)
1960 - La dolce vita (Federico Fellini)
1960 - Adua e le compagne (Adua y sus amigas) (A. Pietrangeli)
1960 - Il bell'Antonio (El bello Antonio) (Mauro Bolognini)
1961 - La notte (La noche) (Michelangelo Antonioni)
1961 - L'assassino (El asesino) (Elio Petri)
1961 - Fantasmi a Roma (Fantasmas de Roma) (A. Pietrangeli)
1961 - Divorzio all'italiana (Divorcio a la italiana) (Pietro Germi)
1962 - Vie privée (Una vida privada) (Louis Malle)
1962 - Cronaca familiare (Crónica familiar) (Valerio Zurlini)
1963 - Otto e mezzo - 8½ (Ocho y medio) (Federico Fellini)
1963 - I compagni (Los camaradas) (Mario Monicelli)
1964 - Ieri, oggi, domani (Ayer, hoy y mañana) (Vittorio De Sica)
1964 - Matrimonio all'italiana (Matrimonio a la italiana) (Vittorio De Sica)
1965 - Casanova '70 (Mario Monicelli)
1965 - La decima vittima (La víctima nº 10) (Elio Petri)
1965 - Oggi, domani, dopodomani (episodios: L'uomo dei 5 palloni, L'ora di punta, La moglie bionda) (E. De Filippo, Marco Ferreri, L. Salce)
1965 - L'uomo dei cinque palloni (Marco Ferreri)
1966 - Io, io, io... e gli altri (Yo, yo, yo... y los demás) (Alessandro Blasetti)
1966 - Spara forte, più forte, non capisco (Dispara fuerte, más fuerte, no lo entiendo) (E. De Filippo)
1967 - Lo straniero (El extranjero) (Luchino Visconti)
1968 - Questi fantasmi (Renato Castellani)
1968 - Amanti (Vittorio De Sica)
1968 - Diamonds for Breakfast (Christopher Morahan)
1970 - Giochi particolari (Franco Indovina)
1970 - Dramma della gelosia - tutti i particolari in cronaca (El demonio de los celos) (Ettore Scola)
1970 - Los girasoles (I girasoli) (Vittorio De Sica)
1970 - Leo the Last (John Boorman)
1971 - Fellini Roma.
1971 - Correva l'anno di grazia 1870 (TV) (Alfredo Giannetti)
1971 - Permette? Rocco Papaleo (Ettore Scola)
1971 - Scipione detto anche l'africano (Luigi Magni)
1971 - La moglie del prete (Dino Risi)
1971 - Ça n'arrive qu'aux autres (Nadine Trintignant)
1972 - Liza / La cagna (Marco Ferreri)
1972 - What? (Roman Polanski)
1973 - L'événement le plus important depuis que l'homme a marché sur la lune (Jacques Demy)
1973 - Allonsanfan (Paolo y Vittorio Taviani)
1973 - Mordi e fuggi (Dino Risi)
1973 - La Grande Bouffe (Marco Ferreri)
1973 - Muerte en Roma (Rappresaglia, de George P. Cosmatos)
1973 - Salut l'artiste (Yves Robert)
1974 - Ne touche pas à la femme blanche (Marco Ferreri)
1974 - C'eravamo tanto amati / Una mujer y tres hombres / (Nos habíamos querido tanto) cameo (Ettore Scola)
1975 - La pupa del gangster (Giorgio Capitani)
1975 - Per le antiche scale (Por las antiguas escaleras) (Mauro Bolognini)
1975 - La donna della domenica (Salvatore Santamaria)
1976 - Todo modo (Elio Petri)
1977 - Una giornata particolare (Ettore Scola)
1978 - Bye bye monkey (Marco Ferreri)
1978 - Cosi come sei (Alberto Lattuada)
1980 - Città di donne (Federico Fellini)
1981 - La piel (Liliana Cavani)
1983 - Gabriela, Cravo e Canela (Naib)
1983 - Historia de Piera (Marco Ferreri)
1985 - Le due vite di Mattia Pascal (Mario Monicelli)
1985 - Maccheroni (Ettore Scola)
1986 - Ginger e Fred (Federico Fellini)
1987 - Ojos negros (Nikita Mikhalkov)
1987 - O melissokomos (El apicultor) (Theo Angelopoulos)
1989 - Splendor (Ettore Scola)
1990 - Stanno tutti bene de Giuseppe Tornatore .... como Matteo Scuro
1991 - Le voleur d'enfants (Christian de Chalonge)
1992 - Used People (Romance otoñal), de Beeban Kidron
1993 - Un, deux, trois, soleil, de Bertrand Blier
1993 - De eso no se habla (Maria Luisa Bemberg)
1994 - Prêt-à-porter (Robert Altman)
1995 - Al di là delle nuvole (Michelangelo Antonioni y Wim Wenders)
1995 - Sostiene Pereira (Roberto Faenza)
1995 - Trois vies & une seule mort (Tres vidas y una sola muerte) (Raúl Ruiz)
1995 - Las cien y una noches (Agnès Varda)
1997 - Viagem ao Princípio do Mundo (Viaje al principio del mundo) (Manoel de Oliveira).
Premios y nominaciones
Premios Oscarː
1963 - Mejor Actor: Divorcio a la italiana
1978 - Mejor Actor: Una jornada particular
1988 - Mejor Actor: Ojos negros
Festival Internacional de Cine de Cannes
1970 Mejor actor
1987 Mejor actor
Distinciones honoríficas
- Caballero Gran Cruz de la Orden al Mérito de la República Italiana (1994)
- Gran Oficial de la Orden al Mérito de la República Italiana (1987).
Créditos: Tomado de Wikipedia
https://es.wikipedia.org/wiki/Marcello_Mastroianni
#HONDURASQUEDATEENCASA
#ELCINELATELEYMICKYANDONIE
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UN grande di Lavello dimenticato:
È il 1975 quando Don Marco Bisceglia celebra il primo “matrimonio di coscienza” tra due omosessuali. Non erano una coppia di innamorati, ma due giornalisti del settimanale di destra Il Borghese, scesi in Basilicata solo per incastrare “il prete comunista” di Lavello. Riescono nel loro scopo: Don Bisceglia viene sospeso dalla Chiesa Cattolica e tre anni dopo è addirittura allontanato dalla sua parrocchia, con trecento poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa a presidiare la chiesa. La seconda vita di Don Bisceglia, quella da attivista per i diritti degli omosessuali e fondatore di Arcigay
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San Valentino alla Locanda dei Giurati di Como: per riaccendere la fiamma dell'amore
"San Valentino in Locanda", ecco una buona idea per riaccendere a pranzo, il 14 febbraio 2021, la fiamma di ogni amore, alla Locanda dei Giurati di Como (via Giulini 16, 031 4310051). Due i menu proposti, "Abbracciami Amore" e "Le Coccole dello Chef", oltre ai tanti piatti dalla carta... e soprattutto, dalla griglia della Locanda.
Come racconta sui social lo staff de La Locanda dei Giurati di Como, "San Valentino non è un giorno come gli altri, è molto di più. È quel giorno in cui l'amore trionfa su tutto, è il giorno in cui le emozioni, i sentimenti, la passione vengono fuori. Noi siamo qui per alimentare la fiamma del vostro amore e non farla spegnere mai. Vi aspettiamo alla Locanda dei Giurati per accompagnarvi nel vostro giorno, il giorno degli innamorati".
"Abbracciami Amore" è un menu brace che culmina nel secondo simbolo della Locanda, la grigliata di carne alla brace. Ma prima e dopo, la qualità è eccellente: si comincia con una bruschetta 2.0 accompagnata da un calice di Prosecco Valdobbiadeene DOCG Marsuret, seguita da un antipasto che mette insieme i salumi "Marco D'Oggiono" e gnocco fritto. Dopo la grigliata, cheesecake della passione con flute di moscato (35 euro a persona compresi acqua e caffè).
Il menu cucina di San Valentino della Locanda dei Giurati di Como è "Le Coccole dello Chef". Benvenuto con prosecco e bruschetta e dolce sono gli stessi del menu "Abbracciami Amore". L'antipasto è uno sformatino di pasta fillo ripieno di fumghi con fonduta di Casera. Subito dopo, ecco un risotto ai pistilli di zafferano con porri e fonduta di Parmigiano Reggiano 36 mesi. Il secondo è una suprema di faraona con cavolo viola, patate novelle e salsa al vino speziato.
La Locanda dei Giurati, a Como (via Giulini 16, 0314310051, www.locandadeigiurati.com , è un ristorante di cucina italiana con brace. Nel menu non mancano fiorentina di scottona, filetto, cube roll, diaframma, Sashi AAA chocolate, T-bone di Black Angus Creekstone… E' un vero paradiso per chi ama la carne alla griglia. Scelta anche da chi cerca sapori autentici lariani e valtellinesi, la Locanda dei Giurati ha una cantina che conta più di 200 vini provenienti da tutta Italia. A far da cornice a piatti sempre gustosi, una location intima e curata, perfetta per una cena con gli amici o in famiglia.
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Una ricorrenza veneziana ancora molto rispettata è quella del bòcolo. Il bocciolo di rosa che il giorno di San Marco, il 25 aprile, ogni veneziana riceve dall’amato. Una consuetudine sulla quale esiste una bella leggenda.
Tancredi e Vulcana, una storia d’amore veneziana
Viveva a Venezia Maria, della ricca e nobile famiglia Partecipazio. Era straordinariamente bella, con due occhi ardenti che le avevano meritato il soprannome di Vulcana. Occhi che aveva solo per il suo amato, Tancredi. Un amore ricambiato, di quelli che sbocciano al primo sguardo e ti accompagnano una vita intera. Tancredi, poi, era bello, buono, gentile. Ma (c’è sempre un “ma” nelle belle storie d’amore) faceva il cantastorie. In poche parole era uno spiantato, agli occhi del padre di lei. Per messer Partecipazio, infatti, quell’unione era una seccatura. Imparentarsi con un poveraccio non rientrava nei suoi piani. Fu così che Maria ebbe l’idea di fare di Tancredi un soldato. Ma non uno qualsiasi. Il suo amato sarebbe partito al seguito di Carlo Magno: “Conosco il tuo valore – gli disse – e sono sicura che combattendo contro i mori potrai trovare la gloria che ripaghi le ambizioni di mio padre. Quanto a me, amore mio, non potrò far altro che aspettare il tuo ritorno”.
L’eroico Paladino
Fu così che Tancredi raggiunse i Paladini di Francia e, armato più dei suoi sentimenti verso la veneziana che non di spada e scudo, si fece onore davvero. Ora di lui, cantastorie, erano gli altri menestrelli a tramandare le gesta. A sentire quelle storie, damigelle di ogni dove languivano d’amore per il “loro” Tancredi. Figurarsi Vulcana! Era l’innamorata più felice che esistesse. La ragazza aveva visto giusto. Messer Partecipazio non stava nella pelle. Presto quel guerriero sarebbe diventato suo genero.
Il 25 aprile gli innamorati donano un bòcolo di rosa alle loro donne
Un bòcolo rosso sangue
Ma le settimane passavano e di Tancredi non vi era più notizia finché, un giorno, i Paladini arrivarono a Venezia. Nessuno li aspettava e la gente accorse a vedere i suoi eroi. C’erano tutti: Orlando, Rinaldo, Grifone, Aquilante, Brandimarte e gli altri – giovani, bellissimi e terribili – ma Tancredi non era tra loro. Raggiunta Maria, fu Orlando a raccontarle la sorte del suo grande amore. Tancredi, il fiero compagno di tante battaglie, era rimasto isolato nel corso di un combattimento, ed era rimasto mortalmente ferito. Prima di morire aveva staccato un bocciolo di rosa, lo aveva bagnato col suo stesso sangue e lo aveva consegnato al compagno d’armi perché lo portasse a Venezia, alla sua amata.
A Venezia quest’antica tradizione è ancora molto viva
Amore oltre la morte
Vulcana non disse una parola. Prese il suo avvizzito pegno d’amore e si ritirò, impietrita dal dolore. Nessuno disse nulla, ma fu chiaro che non sarebbe sopravvissuta. La trovarono più tardi, abbandonata dolcemente sul suo letto. Maria aveva raggiunto il suo Tancredi. Tra le mani, un bocciolo di rosa rosso sangue, tornato fresco come se fosse stato appena colto. Da allora a Venezia, nel giorno di San Marco, ogni uomo offre alla sua donna il bòcolo, simbolo dell’amore che non si spegne, di un sentimento che non conosce il tempo e le età della vita.
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Milano, la fotografa Monica Silva a Palazzo Cicogna
Milano, la fotografa Monica Silva a Palazzo Cicogna. Nasce da un desiderio di rilettura e di attualizzazione dell’arte antica la collaborazione tra una delle gallerie più apprezzate nel settore in Italia, la Longari Arte Milano e la fotografa brasiliana Monica Silva. Ne risulta una mostra a tutti gli effetti rivoluzionaria, che aprirà il 17 di novembre a Palazzo Cicogna: Art beyond imagination, questo il titolo del progetto, riaccende la luce sul passato reinterpretandolo in chiave "extra pop". "Ci siamo innamorati del modo di Monica Silva di interpretare i soggetti d’arte, così abbiamo pensato di scegliere cinque opere della nostra collezione e proporli alla sua fantasia" spiega Marco Longari. Si tratta di opere molto diverse tra loro per tipologia e periodo storico che va dal Quattrocento al Settecento: dalla Maddalena di Barthélémy Chasse di fine XVII secolo a Lo stampatore, una tempera su tavola dell’inizio del XVIII secolo. E ancora una testa femminile in marmo del 1470 circa; una scultura in marmo raffigurante San Lorenzo sulla graticola, realizzato da artista della cerchia di Pietro Bernini e infine un Angelo annunziante, scultura in legno policromato della fine del XIV secolo. Monica Silva ha raccolto la sfida lanciata dai Longari impiegando un po’ del suo realismo magico e un po’ di humour. I cinque scatti d’autore in mostra vengono affiancati a ogni opera d’arte antica con il risultato di attualizzarle e dare loro una nuova vita, annullando la distanza temporale. Monica Silva integra nella sua ricerca nuovi sviluppi linguistici e tecnologici come ha già fatto in Lux et filum sempre a Milano, una delle sue mostre più sorprendenti in cui ha tradotto l’arte di Caravaggio con un’opulenta scenografia barocca che ha generato stupore nella critica. "Questa mostra è sicuramente una proposta non tradizionale, penso a un collezionista in cerca di qualcosa di speciale, che possa essere interessato all’insieme dell’opera antica e alla sua rilettura per il tramite della fotografia", spiega Marco Longari titolare della galleria. Si parte con Angel Gabriel’s White Light, una scultura lignea senese della fine del XIV secolo 1400 raffigurante un angelo annunziante che nel corso dei secoli ha perso ali, aureola e il giglio che aveva tra le mani, finendo per essere riconoscibile solo dalla sua postura. Queste "mancanze" sono state lo spunto per ritrovare ciò che aveva perso. Intanto, l’artista lo ha impacchettato in un tessuto dorato citando la Venere e l'Enigma dell’Isodore Ducasse di Man Ray e le legature sbalorditive di Christo. Poi lo ha trasformato in un santino avvolto in led fluo che ha moltiplicato in un trittico fotografico in rosso, verde e blu. I colori che mescolati insieme diventano bianco puro, cioè la "white light", la luce dell’angelo Gabriele. Infine, la tecnologia digitale, gli ha ridato le ali ricostruendole con tessere in resina che ricordano l'effetto mistico delle vetrate delle chiese e che saranno esposte nella mostra fotografica di novembre. Do androids dream of electric sheep? ha lo stesso titolo del romanzo di Philip K. Dick da cui Ridley Scott ha tratto il film Blade Runner. "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?", si è chiesta anche l’artista guardando Lo stampatore, il quadro di un pittore lombardo del Settecento. Ci ha pensato perché sono stati creati robot-artisti, alcuni semplici bracci robotici, altri androidi come Al-DA o Sophia in grado di dipingere addirittura autoritratti. Così, il protagonista dello scatto è uno "stampatore-androide" talmente umanizzato che sta prendendo coscienza di sé. È seduto a un tavolo mentre tiene in mano una macchina fotografica Polaroid da cui sta uscendo una foto che riproduce il quadro antico e, sul piano di lavoro, sono sparse disordinatamente foto identiche. Accanto a lui, in fila, altri androidi e il braccio robotico con cui sono stati realizzati. Silva fotografa l'attimo di umano stupore dell’androide che, per un istante, fissa lo stampatore e sente un’inattesa e inspiegabile nostalgia per un "essere" che non è più e lo sconcerto per l’"essere" nuovo che sta diventando. Twilight of Gods reinterpreta una piccola scultura in marmo del ‘600 scolpita nell’ambito di Pietro Bernini, il padre del più famoso Gian Lorenzo: San Lorenzo è raffigurato sdraiato sulla graticola, abbandonato ormai al dolore. Monica Silva si sofferma sul concetto d'estasi traslandolo dall'aspetto mistico a quello profano e fotografa un atleta con in mano un drink, sdraiato nell’atto di brindare a un tramonto ormai radioattivo (il crepuscolo degli dei, appunto). Ma è disteso sui bidoni che raccolgono rifiuti chimici anziché su un lettino e invece degli occhiali da sole indossa un visore da metaverso perché la realtà virtuale è inconsciamente assai più consolatoria. A-stoned beauty prende spunto da un frammento scultoreo in marmo della Sibilla di Nicolò di Giovanni Fiorentino del 1470. Monica Silva la ritrae di spalle prestandole il corpo di una giovane donna, appena coperta da un panneggio rosso come fosse la Venere allo specchio di Velazquez o La nude concubine di Ingres. L'elaborata acconciatura ricorda quella della testa in marmo riflessa nello specchio, mentre la pelle di un bianco statuario cattura l'occhio quasi ci trovassimo ad ammirare Paolina Borghese Bonaparte del Canova. I testi impilati sul piano rappresentano i Libri sibillini in cui erano trascritte le profezie. Poetessa vergine e profetessa di sciagure, quando viene posseduta da Apollo rivela il futuro: per questo, accanto a lei si scorge un riccio schiuso di castagna, simbolo della sessualità femminile inespressa. Lo scatto mostra una bellezza sensuale vissuta in modo distaccato. E freddamente sprecata. Modern Prophets Lo scatto prende spunto da un quadro della fine del '600 di Barthélémy Chasse raffigurante Maddalena. Monica Silva affronta il tema della Maddalena, ponendo l'accento sul suo declassamento da portatrice di Rivelazione a quello di peccatrice penitente, sull'ambivalenza fra sacro e profano. L’iconografia classica la dipinge come una penitente dai lunghi capelli, spesso in atteggiamento estatico, accanto a un teschio (memento mori) e con in mano un libro o uno specchio. Da "rivelatrice" Maddalena diventa oggi un’infelice influencer vittima del suo stesso ruolo, proprio com’è accaduto alla sua antenata. La donna seduta su una poltroncina del '700 accarezza distrattamente piume azzurre e non presta alcuna attenzione agli articoli di lusso sparsi sul set che normalmente "pubblicizza". È scalza, come da tradizione. Morale: nasciamo nudi e col tempo ci carichiamo di sovrastrutture che non sempre rappresentano quello che realmente siamo. Finendo per lasciarci mettere in croce da uno smartphone (inserito proprio in un selfie stick a forma di croce) e da tutto quello che rappresenta. Il progetto di Monica Silva è a cura di Valeria Mazzoleni in collaborazione con il designer Valerio Fausti. In collaborazione con: Andrea D’Atti (Frame Foto), Michele Fuhs (Circle4X), Matteo (MatLight), Gabriele Natale (Moi), Roberto Colleoni & Co, Krystina Reisini (AT-LARGE), Alessandra Spada (Garage Italia), Duilio Carminati. La mostra ha ottenuto il Patrocinio dal Consolato del Brasile. Per informazioni: Longari arte Milano 02896978487; M. 3355929301 Orari: lun ven 10 – 13; 15 – 18.30 Sabato su appuntamento ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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