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#Lorenzo Dalla Porta
lxndonorris · 2 years
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trendfilmsetter · 10 months
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First released images of Paolo Sorrentino’s upcoming untitled film.
The cast includes Gary Oldman, Celeste Dalla Porta, Silvia Degrandi, Isabella Ferrari, Lorenzo Gleijeses and more.
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lady--vixen · 3 months
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Non so da dove arrivi questa fiducia. Appena mi vede molla tutto e viene da me pronunciando il mio nome. Mi abbraccia, subito, e mi tiene stretta con la forza di un uccellino. Gli accarezzo i capelli, forse non dovrei, ma non posso farne a meno. Capelli corti, castani. Poi mi prende la mano e mi porta al tavolo. Vorrei ricordarmi il suo nome. Non riesco. Si siede e, serissimo, chiede: "Posso presentarti mio cugino?" Rido. Lo dice come se volesse trovarmi marito. "Tuo cugino?" "Sì, però adesso non lo vedo qui in giro. Vuoi leggere quello che ho scritto?" "Fammi vedere." Controllo. "Tutto giusto, tranne qui, guarda."
PA-NCH-INA
"Riesci a correggerlo?" "No, mi aiuti?" "Certo."
Si alza dalla sedia e mi abbraccia ancora. Peserà quindici chili.
Lorenzo. Si chiama Lorenzo.
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spilladabalia · 1 year
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A partire dal 2004, su suggerimento di un’amica, Lorenzo Castore inizia a frequentare Catania e in particolare il quartiere di San Berillo che è da sempre stata la zona delle prostitute, soprattutto dei travestiti, un territorio a parte nel cuore della città.
“Glitter Blues” è un racconto di vite marginali in un percorso di ricerca del proprio posto nel mondo attraverso una coraggiosa tensione alla libertà dell‘affermazione della propria identità, che spesso rivela una natura più complessa e contraddittoria di quello che è considerato “normale” dalla società borghese e dal suo giudizio retrogrado su cosa è bene o male, giusto o sbagliato.
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Sulla Soglia.
Fotografie di Lorenzo Castore
Testo di Francesco/Franchina Grasso
Ormai ho perduto il conto degli anni passati su questa soglia, tanto che mi è difficile immaginare persino il numero degli uomini che l’hanno attraversata. Sembra ieri che il mio incerto destino e la mia bellezza di giovane donna mi hanno portato in questa casa appartata a cercare il futuro. Strana idea quella di cercare la propria vita tra le pieghe di quella degli altri, eppure è nella coesistenza con gli altri che ha preso forma e si è concretizzata l’unica vita che per me era possibile.
Così, lungo tutto questo tempo, su questo gradino consumato e nella penombra di una squallida stanzetta, ho visto maturare tra un amplesso e l’altro tutta la mia vita e sfumare tutte le mie aspirazioni.
Tra una sigaretta fumata a metà ed un caffè trangugiato in fretta, una gran parte di mondo è sfilato davanti ai miei occhi e tra le mie gambe. 
Ad ogni incontro ho dato tutto il calore che mi è stato richiesto, forse per un senso di fratellanza e di condivisione nascosti nel profondo del mio cuore. Sono stata amante, moglie, sorella e madre. 
Ho vestito i panni squallidi della prostituta dalle calze a rete lacere e gli abiti della gran signora. Ho gridato parole sguaiate e taciuto nei silenzi pieni di vergogna del sesso. 
Ho cercato amore senza mai trovarlo, nella dolorosa disillusione di scoprire di esser fatta solo per dare e non anche per ricevere. 
Quante offese mi hanno gettato addosso per tenermi a distanza dalla vita degli altri, quella cosiddetta “normale”. E quanta violenza ho subito in questo quartiere squallido e angusto, e tuttavia raro luogo di testimonianza di vera umanità.
In tutti questi anni ho visto vizi, bassi istinti, desideri segreti svelarsi per poi assopirsi, per poi risorgere ed appagarsi ancora, in un ciclo continuo che è nato con l’uomo e che solo con esso morirà.
Ma adesso, adesso che la mia bellezza volge al termine, che ogni speranza d’una vita diversa è sepolta nelle pieghe del passato, non ho che te, sconosciuto uomo, che rallenti il tuo passo davanti alla mia porta socchiusa. Con disperata speranza, mi rivolgo a te, a te uomo che hai bisogno d’un po’ di calore nelle sere piovose, a te che cerchi un abbraccio, una carezza ed una parvenza d’amore, a te che fuggi ogni effimera illusione. E’ di te che ho bisogno adesso, del tuo flebile calore, dei tuoi mezzi abbracci e del tuo amore a tempo, per curare le profonde ferite che solcano il mio cuore. Quando tu lo vorrai, allora, se è di me che avrai bisogno ancora, mi troverai qui anche domani, qui, ancora, ad aspettarti malinconica, sul gradino consumato di questa soglia.     
Glitter Blues © Lorenzo Castore 2004-2021, (p) Blow Up Press 2021. "Sulla soglia" by & © Franchina Grasso.    
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vintagebiker43 · 1 year
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ANTOLOGIA MACABRA
Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, evoca la teoria complottista e razzista della sostituzione etnica (19 aprile). Ma poi, stupito delle reazioni inorridite, ci rassicura: tranquilli, la mia è solo ignoranza (20 aprile).
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo approfondite ricerche sulla storia del pensiero politico, scopre che il fondatore della destra in Italia è Dante Alighieri (14 gennaio), mescolando con signorile nonchalance il grande intellettuale medievale con concetti del moderno pensiero politologico e, perché no, un po’ di capre e un po’ di cavoli.
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, individua la vera causa che porta milioni di persone a scappare dalla loro terra: il problema non va cercato nel periodo coloniale che ha sconvolto le società che l’hanno subito, e neanche nelle guerre spesso fomentate dal mondo ricco, né, tanto meno, nel cambiamento climatico; il problema è l’opinione pubblica italiana (25 marzo) che, evidentemente, deve essere raddrizzata, in un modo o nell’altro. Lo stesso Ministro ci informa anche che i veri colpevoli della morte di tanti bambini nei viaggi della disperazione sono i loro genitori (27 febbraio) che non li fanno viaggiare su comode e sicure imbarcazioni. Negare i problemi e trovare un colpevole, uno qualunque.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ci rende partecipi della sua personalissima teoria pedagogica: per i bambini che non si conformano allo standard, lo strumento educativo migliore è l’umiliazione (21 novembre). Signor Ministro, alcuni miei amici e io consideriamo questa affermazione aberrante e ritengono che un’educazione fondata sull’umiliazione formi tanti piccoli nazisti, non menti libere e aperte, sia cioè la negazione dell’educazione stessa. Ma, come dice lei Ministro, forse il nostro pensiero è roba vecchia, figlio del periodo dell’”egemonia culturale della sinistra gramsciana che è destinata a cessare” (28 dicembre) (non voglio sapere, per il momento, come pensa di farla cessare). Adesso siamo nell’anno primo dell’era … (già, di quale era?) e tutto è cambiato.
Intanto, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, riscrive la storia dell’attentato di via Rasella e, con un colpo di bacchetta magica, trasforma i nazisti invasori stragisti in una innocua banda musicale di pensionati (31 marzo) e i partigiani in assassini di quegli allegri musicanti.
Il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, persona gentile e equilibrata, storpiandone il cognome in Bàkelet, ci fa intendere di non aver mai sentito parlare dell’omicidio di Vittorio Bachelet sulle scale della Sapienza, degli anni di piombo e del più ampio problema della strategia della tensione che ha segnato, forse fino ai giorni nostri, la storia italiana (20 aprile).
Sembra un’antologia di umorismo macabro, ma sono dichiarazioni dei più alti rappresentanti delle istituzioni. La verità è menzogna e la menzogna è verità. Forse ha ragione il Ministro Lollobrigida, è solo questione di ignoranza (20 aprile). L’ignoranza, di per sé, non è una colpa. Ma l’ignoranza, che spesso fa rima con arroganza, unita al potere, è un’arma di distruzione di massa, innanzitutto di massa cerebrale.
Ma il problema ancor più serio è che – mi pare – ci stiamo assuefacendo ad ascoltare queste parole prive di senso, o dotate di un senso macabro, restando indifferenti. Questa assuefazione, questa indifferenza è ciò che fa paura. E’ importante, oggi più che mai, ricordarci l’un l’altro e insegnare ai giovani che le menzogne non sono opinioni, che i crimini sono crimini, che il bene comune è superiore al bene individuale, che i confini sono punti di contatto, che i bambini sono sacri e non possono essere piegati attraverso umiliazioni senza distruggerli. E che il conflitto fra valori di vita e disvalori di morte non ha niente a che fare con la normale dialettica democratica.
@Riccardo Cuppini
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a-tarassia · 2 years
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Sono tornati di moda i pantaloni larghi.
Ho visto che sono tornati di moda i pantaloni larghi e lunghi, quelli che quando cammini toccano il pavimento e io, oh ingenua, ne comprai uno già qualche mese fa e mi sono ricordata perché che avevo smesso.
Sono pratici niente, vi spiego.
Lasciando perdere che si portano appresso i detriti quando cammini un po' come un fiume in piena quando arriva alla foce si porta appresso travi, rami, cervi impagliati, sedie di plastica bianca dei bar di paese, lampadari stile liberty, lumini dei cimiteri, gatti morti così tu torni casa come un venditore ambulante piccolo casalinghi di San Lorenzo, se piove un po' peggio.
Ma la tragedia shakespeariana si ha nei cessi pubblici e io che sono frequentatrice suprema di cessi pubblici, che forse che sono sempre buttata in giro come un cencio sporco, mi ritrovo ogni volta disperata, che mi chiedo per cosa sono stata preventivamente punita quando mi hanno condannato femmina e quindi menomata a questa vita che evidentemente non ci aveva previsto a noi.
Quando vai nei cessi pubblici, soprattutto se unisex tu nel frattempo che eviti di prendere la gonorrea per contatto, sul bordo della tazza, devi evitare di fare risalire la melma del pavimento dalle gambe dei pantaloni per risalita capillare e quindi madonna aiutami.
Quindi entri nel cesso, guardi il cesso, guardi il pavimento e inizi a fare risvoltini su risvoltini, ma funziona il giusto, cioè niente, ti slacci il pantalone e ti cade il risvoltino, riprendi il risvoltino e come un funambolo tenendo i risvoltini all'altezza delle ginocchia ti metti in squat.
Inciso sugli squat: noi cromosoma xx siamo nate con il gene dello squat, smettetela di dirci di tenere il bacino indietro, se non sapessimo farlo non pisceremmo più fuori casa ziobono.
Dicevo ti prepari allo squat e cerchi di stare bene centrata nella tazza sennò una minima deviazione si rischia la fontana di piazza De Ferrari direttamente su mutande, pantalone, muri, il tipo che ti aspetta al tavolo al vostro primo appuntamento, nel frattempo tieni con una mano il cavallo dei pantaloni abbastanza lontano dalla tazza per evitare che le mutande acchiappino metà della popolazione dei batteri conosciuti all'uomo e con l'altra mano cerchi come puoi di tenere su le gambe dei pantaloni per evitare che il risvoltino che hai fatto si adagi nei pezzi di fango che galleggiano a terra.
Non penso di dover spiegare la misericordia quando la porta del cesso non si chiude o quando non c'è un appoggio per la borsa o tutte le combo insieme, io una volta a maiorca ho trovato una bici che occupava metà bagno e la tavoletta già pisciata.
Di solito andiamo in due perché l'altra fa il tifo.
Tre volte su dieci, oltre ad una malattia mi ritrovo pure un trauma mentale e poi brucio pantaloni, mutande, dignità.
Son belli i pantaloni larghi però.
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sciatu · 2 years
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NOTO - Palazzo Di Lorenzo Marchesi di Castelluccio.
Quando lasciavamo qualche chicco di pastina nel piatto, mia nonna contrariata ci minacciava dicendo “l’abbondanza è un castigo di Dio”, cosa che mi buttava in uno stato angoscioso perché mi sembrava di aver sciupato un dono che mi era stato dato. Ma come poteva essere un castigo l’abbondanza? Quando mai avere il di più poteva essere un castigo? Questo non riuscivo a capirlo. Crescendo alla fine capii quello che mia nonna, e attraverso di lei, generazioni e generazione di nonni e nonnavi attanagliati dalla fame, mi voleva dire. L’abbondanza porta sempre a non considerare importante quanto ci viene dato in quantità superiore alla immediata necessità. Porta all’incuranza, al disprezzo, allo spreco, a non aver ne cura ne desiderio di quanto si ha e ci si illude che né il tempo, ne la natura possano toglierci quello che gratuitamente e senza sforzo abbiamo ricevuto e che alla fine, a causa della nostra incuranza, siamo destinati a perdere. Questo è il risultato di una incosciente abbondanza: la carestia, la perdita di quanto si ha, il desiderio di aver di nuovo quanto fino a ieri non consideravamo neanche. Se consideriamo l’arte in Sicilia, allora l’abbondanza è enorme. Dovunque ti volti vedi un pezzo di storia e bellezza riassunto in un’opera d’arte. Ce n’è tanta che a volte si spreca. Ad esempio, a Noto, il palazzo dei Nobili Di Lorenzo, marchesi di Castelluccio, una volta estinta la famiglia e scaduta la donazione all’ordine di Malta, era destinato a diventare un'altra opera d’arte dimenticata e abbandonata. Ovviamente le lunghe discussioni, i progetti, i piani di recupero si infrangevano contro gli scogli della mancanza di risorse, le secche delle approssimate capacità manageriali e imprenditrici delle istituzioni e delle figure da esse delegate. Ha risolto tutto un francese, monsieur Jean Louis Remilleux che, comprato il palazzo, lo ha restaurato riportandolo alla originale e scenografica bellezza, ridando colore agli affreschi, mobili preziosi ai grandi saloni e ricchi dettagli al suo arredamento. Ora le 105 stanze del palazzo sono tornate alla loro originaria nobiltà in cui l’abbondanza diventa nutrimento continuo, cultura, stimolo e necessità.
When we left a few grains of pasta on the plate, my disapointed grandmother threatened us by saying "Abundance is a punishment from God", which she threw me into a state of anguish because she seemed to have wasted a gift that had been given to me. But how could abundance be a punishment? When could having more be a punishment? This I could not understand. Growing up, I  understood what my grandmother, and through her, generations and generations of grandparents and grandmothers gripped by hunger, wanted to tell me. Abundance always leads to not considering as important what is given to us in quantities exceeding the immediate need. It leads to neglect, contempt, waste, not caring or desire for what you have and we are under the illusion that neither time nor nature can take away from us what we have received freely and without effort and that in the end, in view of our carelessness, we are destined to lose. This is the result of an unconscious abundance: famine, the loss of what we have, the desire to have again, what we did not even consider until yesterday. If we consider art in Sicily, then the abundance is enormous. Wherever you turn you see a piece of history and beauty summed up in a work of art. There is so much that sometimes it is wasted. For example, in Noto, the palace of the Nobili Di Lorenzo, marquises of Castelluccio, once the family was extinguished and the donation to the order of Malta expired, was destined to become another forgotten and abandoned work of art. Obviously the long discussions, the projects, the recovery plans crashed against the rocks of the lack of resources, the shoals of the approximate managerial and entrepreneurial skills of the institutions and of the figures delegated by them. It was solved by a Frenchman, Monsieur Jean Louis Remilleux who, having bought the building, restored it bringing it back to its original and scenographic beauty, giving color to the frescoes, precious furniture to the large halls and rich details to its furnishings. Now the 105 rooms of the palace have returned to their original nobility in which abundance becomes continuous nourishment, culture, stimulus and necessity.
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🟡SANT'IVOALLA SAPIENZA, CAPOLAVORO DI BORROMINI
🔹🔸La chiesa di sant’Ivo alla Sapienza è una mirabile opera di Francesco Borromini, uno degli esempi più affascinanti del barocco a Roma. L’architetto ticinese nel 1632 era stato incaricato da papa Urbano VIII di portare a compimento il complesso dove sin dal 1497 aveva sede l’Università della Sapienza, fondata nel 1303 da Bonifacio VIII. Per Borromini si trattò, dopo la chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane, del primo grande incarico pubblico, e in tale mandato fu determinante la raccomandazione del grande rivale Gian Lorenzo Bernini: un atto di benevolenza che forse derivava dalla volontà – da parte dello scultore – di continuare a servirsi dell’aiuto del Borromini come formidabile collaboratore tecnico.
🔸L’università della Sapienza era stata – fin dalle sue origini – sotto il patrocinio papale. Nel 1497 Alessandro VI aveva promosso la costruzione del Palazzo, edificio che venne poi ampliato nel 1565 per volere di Pio IV su progetto di Pirro Ligorio: un complesso a quattro ali con cortile centrale a doppia esedra, incorniciato da portici a due piani con annessa la chiesa. Nel 1579 su incarico di Gregorio XIII (e poi di Sisto V) i lavori ripresero sotto la direzione di Giacomo della Porta, che eliminò una delle due esedre previste facendo in modo che un corridoio conducesse direttamente alla chiesa, divenuta punto focale dell’intera costruzione. Sotto Paolo V i lavori furono interrotti finché nel 1628-31 il nuovo papa, Urbano VIII, promosse un ulteriore rifacimento del palazzo con la nomina nel 1632 del Borromini.
🔹L’architetto costruì la chiesa di Sant’Ivo, ultimò il palazzo e infine, dal 1659 su incarico di Alessandro VII, eresse la Biblioteca Alessandrina, rievocazione della celebre biblioteca di Alessandria d’Egitto. La chiesa del Borromini doveva sostituire la cappella universitaria fondata da Leone X e accogliere anche le funzioni solenni. Mentre l’edificio progettato dal Della Porta aveva una forma circolare con cappelle molto piccole, Borromini mantenne l’impianto centrale ma ideò una forma stellare, un unicum nella storia dell’architettura e forse l’opera più bella della sua vita.
🔸La prima difficoltà fu costituita dalla necessità di intervenire nel contesto preesistente, costruito dai suoi predecessori: l’impianto del cortile era già stato completato e parte della stessa facciata concava della chiesa era stata innalzata dal Della Porta. Borromini dovette adeguarsi a questa presenza, modificandola in parte. La costruzione ebbe inizio nel 1642, quando fu posata la prima pietra, e per ultimarla furono necessari vent’anni: nel 1660 la chiesa venne consacrata e nel 1659 fu avviata la decorazione interna. La realizzazione dell’opera fu molto travagliata, sia per i continui ripensamenti del Borromini sia a causa delle innumerevoli sollecitazioni da parte della committenza.
🔹La facciata di Sant’Ivo alla Sapienza fa da sfondo al cortile ed è la continuazione delle due ali del palazzo: i due ordini di arcate del porticato proseguono infatti lungo la facciata concava trasformandosi nelle finestre al piano superiore e, al piano inferiore, nelle finestre e nel portale centrale. Dall’attico si eleva la cupola, fiancheggiata da due “torricelli” con i monti simbolo dei Chigi (la famiglia di Alessandro VII): essa è avvolta in un tamburo esalobato scandito da lesene, a sua volta sormontato da una scalinata di dodici gradoni, al cui interno si trova la calotta: una struttura che ricorda – per l’idea del tamburo e il ricorso ai gradoni – la struttura del vicino Pantheon.
🔸Al di sopra dei gradoni si erge la lanterna, divisa da doppie colonne in sei sezioni concave, con cuspide a spirale terminante in una fiamma, a sua volta sormontata da un gruppo formato da corona, globo, colomba dei Pamphili (la famiglia di Innocenzo X, divenuto papa dopo la morte di Urbano VIII) e infine croce. Sembra che per la forma peculiare della lanterna il Borromini si sia ispirato a un modello templare antico, testimoniato ad esempio dal Tempio di Venere a Baalbek: una forma architettonica che riprende lo studio della curvatura e si apre all’esterno. L’elemento soprastante è una forma ad elica che richiama le scale a chiocciola e pare rievocare il pungiglione dell’ape, l’emblema araldico dei Barberini (la casata di Urbano VIII), che si ripete ovunque nella chiesa e nel palazzo. Quando la lanterna venne innalzata sollevò un coro di polemiche per la sua forma ardita e Borromini fu accusato di aver creato un edificio instabile: il rettore dell’Università – preoccupato dallo scalpore – chiese all’architetto di impegnarsi per quindici anni in caso di eventuali danni causati dalla sua creazione.
🔹La pianta di Sant’Ivo alla Sapienza è anch’essa del tutto originale: ha forma stellare, derivante dall’intersezione di due triangoli equilateri – che generano un esagono – su cui attestano cerchi aventi come centro i vertici e i punti di intersezione fra gli assi delle due figure. Delle sei cappelle laterali tre sono dunque semicircolari mentre le altre tre – giacenti sui vertici del triangolo – ne svelano la forma. In alzato tale geometria crea all’interno dell’edificio un’alternanza di parti concave e convesse, scandite e sottolineate da pilastri con capitelli corinzi addossati agli spigoli, che sostengono il cornicione. La parte al di sopra del cornicione – che ripete il disegno della pianta – è caratterizzata dallo slancio della cupola, che poggia direttamente sul corpo della cappella. La cupola è divisa in sei spicchi da costoloni, che salgono restringendosi sempre più fino ad unirsi alla base della lanterna, costituendo il passaggio dall’esagono della base alla forma perfetta del cerchio. In ogni spicchio si apre un finestrone e l’ascensione è scandita da otto stelle alternativamente a sei e otto punte. Al centro del lanternino è visibile la colomba circondata dai raggi dello Spirito Santo portatore di Sapienza: è uno degli innumerevoli riferimenti del Borromini alla Sapienza e alla simbologia religiosa che vi è correlata.
🔸La decorazione interna è essenziale, in un particolare tono di bianco arricchito da elementi a stucco (oltre alle stelle, i monti emblema dei Chigi) e in oro. L’unica nota di colore è costituita dalla pala dell’altare maggiore, opera di Pietro da Cortona, rappresentante Sant’Ivo che si costituisce avvocato dei poveri. Lo splendido pavimento bicromo in marmo bianco e nero, dal disegno geometrico, fu l’ultimo elemento ad essere apposto.
🔹Con il completamento della chiesa fu portata a termine anche la costruzione del Palazzo, con la realizzazione delle facciate su piazza Sant’Eustachio e via dei Canestrari e, da ultima, l’edificazione della Biblioteca Alessandrina: i lavori iniziarono nel 1659 e si protrassero ben oltre la morte del Borromini.
🟨fonte: Viaggiatrice curiosa
🟦foto: Sant'Ivo alla Sapienza
✅@Roma: capitale d’arte di bellezza e di cultura
#roma #church
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gregor-samsung · 2 years
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“ Mia madre è la forza e la tempesta, ma anche la bellezza, la curiosità per il mondo, l’apripista sulla strada verso il futuro, che mi dice di non aver mai paura di niente e di nessuno. Combatte contro tutti, i fornitori e i cattivi clienti del suo negozio, i canali di scolo ostruiti della nostra via e lorsignori che tenteranno sempre di schiacciarci. Si porta in scia un uomo dolce e trasognato, dalla parlata pacata, con la tendenza a rabbuiarsi per giorni alla minima contrarietà, ma che conosce un’infinità di barzellette e di indovinelli,­ qual è il contrario di melodia, cosa fa un chicco­ di caffè sul treno, e canzoni che mi insegna mentre lui si occupa del giardino e io raccolgo vermi da gettare nel recinto delle galline: mio padre. Dentro di me non faccio distinzioni tra i due, semplicemente sono la bambolina di pezza di lei, il tacchino di lui, per entrambi sono il frutto del ripensamento, ed è a lei che devo assomigliare perché sono una bambina, e come lei anch’io un giorno avrò il seno, farò la permanente, indosserò calze di nylon. La mattina, in classe, papà-va-al-lavoro, mamma-resta-a-casa, sbriga-le-faccende, prepara-un-pranzetto-coi-fiocchi, io farfuglio, ripeto insieme alle altre senza stare lì a questionare. Ancora non mi vergogno di non avere dei genitori normali. Il mio, di padre, la mattina non esce, e se è per questo nemmeno il pomeriggio. Resta a casa. Sta al bancone del caffè-drogheria, lava i piatti, cucina, sbuccia le verdure. Lui e mia madre gestiscono la stessa attività, con il viavai di uomini dalla parte del bar, di donne e bambini dalla parte dell’alimentari, le persone che costituiscono tutto il mio mondo. I miei genitori condividono le competenze, le preoccupazioni, il registratore di cassa che lui svuota ogni sera, mentre lei lo osserva contare. Dicono, lui o lei, «giornata magra», altre volte, «oggi bene, dai». L’indomani uno dei due andrà a depositare il denaro sul conto in posta. Non svolgevano esattamente le stesse mansioni, esisteva pur sempre una divisione di ruoli, ma non aveva nulla di tradizionale, eccezion fatta per i panni, da lavare e da stirare, di cui si incaricava mia madre, e la manutenzione dell’orto, compito di mio padre. Tutto il resto sembrava essere dettato dai gusti e dalle inclinazioni di ciascuno. Lei si occupava soprattutto della drogheria, lui del caffè. Da una parte la ressa di mezzogiorno, i minuti contati, alle clienti non piace aspettare, vieni che c’è gente, e con richieste d’ogni tipo, una bottiglia di birra, un pacchetto di forcine, una folla di donne diffidenti, da rassicurare in continuazione, vedrà che questa marca è la migliore, parola mia. Arte della persuasione, lingua sciolta. Mia madre era esausta e appagata, usciva raggiante da una giornata in negozio. Dall’altra parte i bicchieri di vino tirati in lungo per ore, uomini placidamente seduti al tavolino, un tempo sospeso, senza orologio. Nessun motivo di correre, di tessere le lodi dei prodotti né di fare conversazione, bastavano già gli avventori a chiacchierare per due. Fa al caso suo, lunatico com’è, così dice mia madre. E poi i clienti del bar gli lasciano il tempo per un mucchio di altre attività. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 15-17.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
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lxndonorris · 2 years
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lorenzo dalla porta p7 ‼️
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malcontentoundiario · 22 days
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Mercoledì 27 dicembre 2023
Ieri sera L ha discusso con il padre per avere una macchina con cui andare a Roma. Tanto non si fidava che lo ha sottoposto a un giro di prova per il paese, per controllare che si ricordasse ancora le regole della guida. Non aveva considerato che le automobili sono ingranaggi studiatissimi, fatti a posta per essere usati con estrema facilità da qualsiasi idiota, in senso clinico. Tanto Lorenzo non avrebbe corso e non ha corso. A mala pena ha il coraggio di superare in autostrada, così infatti per un mezzo è stato dietro a una macchina che andava a 80. In ogni caso, che grave mancanza di fiducia! Meglio non pensarci.
Simone come tra i buoni propositi per il nuovo anno ha messo l'astemia totale, l'astensione dalla masturbazione e chi si ricorda che altro. In un'epoca passata avrebbe fatto il monaco o il beghino, perché è quella la condotta di vita che sta imboccando, una via certo laica, ma con le stesse privazioni e gli stessi doveri. Queste le sue castità. Invece delle veglie, degli angelus, dei vespri, è ligio alla liturgia del lavoro salariato da impiegato. D'altronde se quello è richiesto, la totale sottomissione invece che al papa, al datore di lavoro, se la sua Regula è questa, e ci crede, fa solo bene a seguirla. Questa la sua obbedienza. Vorrebbe poi arrivare a una stabilità lavorativa, che gli dia la possibilità di accumulare risparmi su risparmi, per mettere su casa, e forse famiglia. Questa la sua povertà?
E allora Simone ha preso alla sprovvista L, chiedendogli i suoi buoni propositi. Proprio non si sentiva in grado di dirne uno. Se non si sente un motivo, se non si riesce proprio a immaginarsi, immaginare se stesso, a capire cosa si voglia fare, per pudore, cosa si vuol diventare, non vengono le parole, neanche recitate. Niente. Qualcosa pian piano però è risalito, dei piccoli malumori. L sulla carta conduce già una settimana, con orari giorni impegni, ben strutturata, equilibrata tra lavoro, attività fisica, tempo per sè, tempo per la cura della casa, per gli amici. Eppure perché tanta stanchezza arrivato alle ultime settimane di dicembre; una stanchezza di lunga durata, in realtà, dagli ultimi giorni di novembre; una nausea a magiare il suo cibo già cotto la domenica, una nausea nel viaggio verso la piscina, e poi ora si ricordava della nausea che casa sua gli dava, che finora non è riuscito a capire se fosse per l'odore di chiuso che normalmente ha, o per le sostanze tossiche che pareti e parquet hanno assorbito tutti questi anni con la zaccagnosa precedente, che riescono alla superficie e lo avvelenano, gli tolgono energie, volontà e motivazione; l'animo infiacchito dall'ansia che non vuole pensare ad altro, basta la ricerca che non esiste, basta con gli altri obblighi. 
Qualcosa è risalito di insoddisfazione, di atteggiamenti che danno dipendenza, sollievo al momento, ma grande disperazione dopo, perché ci si accorge del tempo che si è perso sullo schermo, perché si è coscienti della distanza da quello che vorrebbe essere, una persona colta, uno scrittore. Si perché L vorrebbe scrivere, scrivere non la qualunque ma opere di letteratura, dei pezzi da canone e da museo, vorrebbe scrivere della grande malattia dei suoi anni, la Solitudine, nella convinzione che tutti si sentono alla fine soli. e si sentono soli e producono i più disparati atteggiamenti per fuggirvi; vorrebbe scrivere la commedia umana degli anni venti, dove protagonista non è più l'egoismo e l'individualismo borghese, ma questa seconda anima, il destino dell'umanità, la solitudine; L non vuole negare l'importanza dell'amicizia e della socialità, anzi importantissime perché la solitudine fisica prolungata porta alla pazzia o all'idiozia; la solitudine è una disperazione nel tempo, cioè l'inciapacità di essere se stessi alla prova del tempo reso materiale, cioè l'esperienza. Di questo L vorrebbe narrare le vicende umane, di questo Mane imponente. 
I buoni propositi si è poi detto, una volta solo, potrebbero essere viaggiare di più, mettere massa, perché non riesce a piacere il proprio corpo, con questo alto ventre sempre proteso, la pancina all'ombelico, due gambe secche che non riesce a ingrandire e le braccia sottilissime. 66 chili di non si capisce cosa. Come fa ad avere un corpo prestante chi ha il corpo lento, chi ha il corpo che non sopporta il dolore della fatica? È come se fosse un blocco, ha già pensato altre volte L, non gli impedisce di avere certe velocità. E pensa a questa estate sul monte bianco con Eleonora, quando non riusciva starle dietro. Come è possibile, si domandava, forse le scarpe, forse lo zaino più pesante? pensa. 
Quindi viaggiare di più. Dove? bisogna che scegliere delle mete e dei periodi precisi, ha pensato. Beh c'è Berlino, ci sono i castelli intorno a Parigi, ci sono i percorsi della prima guerra mondiale tra Veneto e Trentino, e poi c'è Rita a Bruxelles, Simone a Leida. Già qualcosa. La Sicilia quando?
Mettere massa. Quanto? arrivare a 70 chili di muscoli veri. E quindi continuare con nuoto? oppure andare in palestra? oppure tutte e due? E chi è, un nababbo che si può permettere entrambi? Deve vedere anche come sarà sistemato a Parigi. Se continua con nuoto allora vuole arrivare a nuotare due chilometri fissi.
Non aprire mai più youtube shorts, il suo incubo. Forse ridurre anche la masturbazione?
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micro961 · 2 months
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WorldPlan - Il nuovo brano “Vertebrato”
Il singolo della band parla della nuova generazione messa all’angolo dalla società moderna
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Il nuovo brano della band WorldPlan “Vertebrato” è disponibile dal 19 luglio sugli stores digitali e nelle radio in promozione nazionale. Il singolo ha come obiettivo quello di entrare dritto nel cuore della nuova generazione, sempre più pressata dalla violenza del mondo, che è costantemente mostrata attraverso i mass media. La voce sembra quasi un grido inascoltato, un elemento fuori campo, che rimane in disparte e guarda il futuro scivolare via. “Vertebrato” è una traccia che non può essere descritta per vie di mezzo: è potente, estremamente cruda e realistica.
Ascolta il brano
Storia della band
I WorldPlan nascono nel 2018 fra le colline toscane, grazie all’estrema sintonia fra i membri della band. Lorenzo Masi, Alessandro Iacobelli, Leonardo Dei, Gabrio Cintura e Francesco Bracci hanno deciso di incidere nei loro brani degli elementi che rispecchiassero la loro vera natura: così, nel 2019, esce il loro primo lavoro “Easyli Rhetieving”, un EP di 6 tracce veloce, potente e sporco, dotato di una forte carica emotiva e di denuncia. Durante il lockdown, continuano a scrivere e produrre brani, facendo emergere ancora di più il loro forte carattere. Nel 2022, esce il primo album “Jukai”, un viaggio mistico fra la vita e morte, costituito da 12 tracce: i temi trattati sono l’incomunicabilità fra l’individuo e la società moderna e i conseguenti istinti di autodistruzione. Questo album porta i WorldPlan a condividere il palco con esponenti importanti del panorama musicale, come Nanowar of Steel, David Ellefson, Jeff Scott Soto, Chris Slade e altri. Al momento, l’ambizione dei membri del gruppo ha permesso di continuare a scrivere e pubblicare nuovi singoli, stavolta in lingua italiana.
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giancarlonicoli · 3 months
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26 giu 2024 10:30
CALA-FIORI ALL'OCCHIELLO - LE PRESTAZIONI A EURO2024 DEL DIFENSORE 22ENNE DEL BOLOGNA DIMOSTRANO CHE IN ITALIA I GIOVANI BUONI CI SONO, BASTA AVERE IL CORAGGIO DI FARLI GIOCARE - L'OPERAZIONE AI LEGAMENTI A 18 ANNI, LA SUA CESSIONE IMPUTATA A MOURINHO MA IN REALTA' FIGLIA DELLA SCELTA DI PINTO E DEL PARERE NEGATIVO DEI MEDICI DELLA ROMA, L'INTUIZIONE DI THIAGO MOTTA E DEL DS DEL BOLOGNA SARTORI, CHE SONO ANDATI A PRENDERLO DAL BASILEA (LA ROMA L'AVEVA SVENDUTO PER 1,5 MILIONI) - "IL FATTO QUOTIDIANO": "IN ITALIA CI SONO ALTRI CALAFIORI, MA LA MAFIA DEI PROCURATORI PREFERISCE PUNTARE ALTROVE…"  -
Leonardo Coen per il Fatto Quotidiano - Estratti
Riccardo Calafiori, il migliore di questa sgangherata e pessima nazionale italiana di calcio: sua l’ultima disperata percussione a centro campo, a pochi secondi dalla fine dell’incontro con la Croazia, […] Passaggio perfetto, scatto di Zaccagni che tira e segna il gol della vita.
L’ispirata azione di Calafiori, il suo provvidenziale assist, sono la cosa più bella scaturita da una squadra velleitaria e sbagliata, anche per motivi diciamo così ideologici, poiché il nostro cittì (dalla fronte inutilmente stempiata, avrebbe scritto l’indimenticato Fortebraccio) ha preferito opzioni conservative, anche oltre ogni logica, dopo le prime due brutte partite di questo girone dominato dalla Spagna. […]
L’impresa di Calafiori, il più bravo ed il più lucido degli azzurri, un momento che non nasce per caso.
E’ un anno che Riccardo gioca su questi livelli, ben guidato al Bologna dal bravo e pragmatico Thiago Motta. Qui in nazionale ha trovato posto subito in prima squadra perché qualcuno si è fatto male prima di partire. Altrimenti… Già, altrimenti.
Il gesto tecnico ed atletico di Calafiori dimostra che ai giovani – lui ha appena compiuto 22 anni – deve essere data più fiducia e stima, e non deve essere soltanto un caso, dettato da circostanze fortuite; in Italia ci sono giocatori molto giovani e già eccellenti […]che debbono essere valorizzati e fatti giocare con le squadre migliori, e non lasciati a bagnomaria […]
in Italia ce ne sono altri di Calafiori, ma la mafia dei procuratori preferisce puntare altrove, indirizzare le società “amiche” verso le più convenienti (per i loro interessi) aree del Sudamerica, dell’Africa (il nuovo Bengodi) e persino dell’Asia e dell’Australia, senza dimenticare gli Stati Uniti o il Canada; tutto, ovviamente, finalizzato a importare per quattro soldi giocatori che poi sono piazzati a caro prezzo presso le stesse società che potrebbero farne a meno ma che invece sono neghittose coi ragazzi delle loro giovanili: il concetto – ecco l’ideologia, chiamiamola così, di fondo che governa questo universo meschinello – è che il calcio globalizzato frutta subito, mentre i nostri giovani “devono maturare”.
[…] La realtà è che vi sono complicità, familismi (nessuno ha mai condotto una seria indagine sul mondo di procuratori), cointeressenze, giri che spesso nascondono trucchi contabili (lo ha dimostrato una recente inchiesta giudiziaria): il risultato è che si porta ad un campionato europeo uno “bollito” come Di Lorenzo, che ha giocato un campionato molto sottotono, o uno come Jorginho che nell’Arsenal fa la riserva, a causa del suo pessimo stato di forma (e lo si è visto), quando alternative altrettanto valide, ma coraggiose, poteva essere fatte.
Quel che infatti hanno osato Spagna, Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra dove, da tempo, si è adottato una politica ben diversa e proficua, perché un giovane valorizzato è destinato a creare movimenti di denaro interessanti e prolungati nel tempo[…]
Un tempo, la serie A sapeva mettere in vetrina giovani e giovanissimi, alcuni dei quali destinati a carriere fantastiche, altri, comunque, ad onorevoli carriere. Non c’è miglior palestra che addestrare in campo, e non sulla panchina, una giovane promessa, rischiando sulle sue qualità. Da noi prevale il pregiudizio che i nostri giovani calciatori siano immaturi e che debbano “andare a fare esperienza” in serie minori, col rischio che ci resterai per sempre.
La nostra serie A è diventata sempre più un parcheggio per calciatori stranieri, ormai rappresentano il 70 per cento degli organici, […] Così foraggiamo le “cantere” spagnole, francesi, nord europee. Gestioni miope, dettate da chissà quali tornaconto.
Il risultato è che oggi metà delle società di serie A sono in mano agli americani (che hanno anche un sacco di società in serie B e persino in C, come la Triestina). Quasi sempre sono “padroni” che non hanno né esperienza né memoria né cultura di calcio, ma di business. Sono venuti per cementificare e costruire nuovi stadi con la scusa di modernizzarli, in verità per includere nel “pacchetto”, alberghi, centri commerciali, centri sportivi per benestanti e valorizzare le aree extraurbane coinvolte nelle operazioni.
Speculatori che usano il calcio come leva per altri affari, approfittando delle cattive conduzioni societarie e finanziarie di proprietari che non hanno saputo accumulare solo debiti, e conduzioni societarie fallimentari. Dimostrando loro sì un’immaturità che scaricavano sulle spalle dei giovani.
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m2024a · 3 months
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Donnarumma e la scarsa conoscenza del regolamento a Euro 2024: ecco perché è stato ammonito con la Spagna Italia impreparata dal punto di vista della conoscenza del regolamento a Euro 2024: al quarto d'ora del primo tempo, Gigio Donnarumma prima si è fatto ammonire dall'arbitro Vincic e poi ha protestato vivacemente dopo aver visto il cartellino giallo: nell'occasione Di Lorenzo si scontra fortuitamente con Nico Williams sulla trequarti dell'Italia, restando poi a terra, ma l'azione prosegue e la Spagna non riesce a concretizzare, facendosi murare al limite dell'area. A quel punto il portiere del PSG esce dalla porta per chiedere spiegazioni e il giallo per l'esterno offensivo dell'Athletic, ma riceve lui stesso l'ammonizione, meravigliandosi perché era il capitano della nazionale, quindi l'unico in teoria in posizione di poter protestare col fischietto: come evidenzia l'ex arbitro Luca Marelli, ogni portiere che esca dalla propria area di rigore per avvicinarsi all'arbitro è passibile di ammonizione mandatory, cioè codificata e quindi obbligatoria". Questa la regola precisa:: "Se il capitano è un portiere, sarà necessario nominare un giocatore di movimento che possa ricoprire questo ruolo nel caso in cui si verificasse un incidente all'estremità opposta del campo": le proteste dunque sarebbero dovute arrivare da parte del vice capitano oppure da un giocatore indicato, ovvero nel caso dell'Italia, il centrocampista Jorginho, che nell'occasione non parla con l'arbitro.
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lemagcinema · 4 months
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Parthenope Sorrentino fait son film somme
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Un film de Paolo SorrentinoAvec: Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Gary Oldman, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Isabella Ferrari, Silvia Degrandi, Lorenzo Gleijeses, Daniele Rienzo, Dario AitaLa vie de Parthénope de sa naissance dans les années 1950 à nos jours. Une épopée féminine dépourvue d’héroïsme mais éprise de liberté, de Naples, et d’amour. Les amours vraies, indicibles ou sans lendemain qui vous condamnent à la douleur mais qui vous font recommencer. Le parfait été à Capri d’une jeunesse insouciante malgré un horizon sans issue. Autour de Parthénope, les napolitains.
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