#Consulente Legale Personale
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chiarollaandpartners · 9 months ago
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I Vantaggi Di Assumere Una Consulenza Per La Ricostruzione Post-Terremoto
La consulenza per la ricostruzione post-terremoto offre numerosi vantaggi per le comunità colpite da disastri naturali. Chiarolla and partners forniscono un supporto esperto nella valutazione dei danni e nella pianificazione della ricostruzione, garantendo un processo efficiente e ben organizzato. Inoltre, grazie alla loro esperienza nel settore, sono in grado di offrire soluzioni innovative e sostenibili che rispondono alle esigenze specifiche di ogni situazione.
Source URL: https://medium.com/@chiarollaandpartner/i-vantaggi-di-assumere-una-consulenza-per-la-ricostruzione-post-terremoto-cdf4a34292d9
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studiolegalchioralla · 9 months ago
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Chiarolla and Partners: il tuo partner legale affidabile per le aste immobiliari
Quando si tratta di aste immobiliari, avere un partner legale affidabile è fondamentale. Chiarolla and Partners è uno studio legale rinomato noto per la sua esperienza nel diritto immobiliare e il suo impegno nel garantire transazioni fluide e di successo. Con la loro conoscenza ed esperienza, possono fornire una guida e un supporto preziosi durante tutto il processo d'asta, dandoti tranquillità e fiducia nelle tue decisioni di investimento. Affidati a Chiarolla and Partners come il tuo Partner Legale Affidabile Per Le Esigenze Aste Immobiliari.
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studiolegalebagnardi · 2 months ago
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Il Valore della Consulenza Legale di un Esperto in Situazioni Difficili
In un mondo in cui le questioni legali diventano sempre più complesse è fondamentale poter contare su un consulente legale affidabile. Individui e imprese necessitano di una guida professionale per orientarsi nella giungla dei processi legali e per garantire la tutela dei propri diritti. Questo articolo tratterà il ruolo cruciale della consulenza legale e come ottenere pareri accurati da professionisti qualificati, per evitare di “pagarne” gli errori e offrire chiarezza nelle questioni giuridiche.
Comprendere i Servizi di Consulenza Legale
La consulenza legale copre una vasta gamma di servizi mirati ad aiutare i clienti a comprendere i propri diritti e doveri legali. Tali servizi includono consulenze su contratti commerciali, transazioni immobiliari, problematiche lavorative e conformità normativa. I consulenti specializzati in questo campo possiedono una conoscenza approfondita della legge locale e internazionale, che consente loro di offrire consigli personalizzati, in linea con le specifiche esigenze del cliente. Le procedure e i requisiti legali variano a seconda delle regioni, per questo motivo è importante affidarsi a un consulente specializzato: in questo modo ci si assicura che individui e organizzazioni rispettino tutti i protocolli legali necessari, riducendo al minimo il rischio di controversie e sanzioni.
L’Importanza di Avere un Avvocato per una Consulenza Legale 
Assumere un Avvocato per Consulenza Legale rappresenta la via diretta per comprendere le questioni legali più complesse. Questi avvocati sono specializzati nell’offrire una guida su diverse tematiche, quali: il diritto immobiliare, il diritto di famiglia e la normativa aziendale. La loro esperienza guida i clienti con consigli mirati su come affrontare specifiche situazioni legali. Gli avvocati che si occupano di fare consulenza legale aiutano a interpretare le leggi, chiarire i termini dei contratti e individuare potenziali rischi legali, permettendo ai clienti di prendere decisioni informate. Le loro competenze specialistiche li rendono risorse preziose sia in ambito personale che professionale, permettendo ai clienti di agire con sicurezza nel rispetto della legge.
Strategie Legali Pensate su Misura per le Aziende
Le aziende affrontano sfide uniche che richiedono una pianificazione legale strategica. Un servizio completo di consulenza legale può offrire alle imprese soluzioni su misura, dalla negoziazione contrattuale alla tutela della proprietà intellettuale. Collaborare con un esperto legale permette alle aziende di comprendere i criteri di conformità, riducendo così il rischio di conflitti derivanti da accordi poco chiari o regolamenti erroneamente interpretati. Una guida legale efficace serve inoltre per svolgere un ruolo cruciale nella gestione del rischio, offrendo alle aziende strategie preventive per risolvere eventuali problematiche legali prima che diventino gravi. Questo tipo di supporto professionale è particolarmente importante per le aziende che intendono espandersi, poiché ogni nuovo mercato può presentare sfide normative diverse.
Affrontare Questioni Legali Personali con la Guida di Esperti
Per chi si trova ad affrontare questioni legali personali, come controversie riguardanti eredità o procedimenti di divorzio, il supporto di un Consulente Legale offre notevoli vantaggi. Le questioni legali personali sono spesso cariche di emotività, e una guida professionale può semplificare il processo, chiarendo diritti e possibilità legali. Che si tratti della divisione di un’eredità, delle disposizioni per un affidamento o della stesura di un testamento, gli esperti legali offrono rassicurazione e chiarezza. Il loro ruolo non è solo quello di rappresentare i clienti, ma anche di aiutarli a comprendere le implicazioni legali delle loro decisioni, rendendo ogni fase del processo più trasparente.
Conclusione
Un supporto legale specializzato è ciò che fa la differenza nelle questioni legali, in ambito personale e professionale. Sia che si tratti di gestire transazioni commerciali complesse o di affrontare delicate questioni familiari, consultarsi con un esperto legale porta chiarezza e serenità. Per chi è alla ricerca di consulenti legali esperti e affidabili, studiolegalebagnardi.it offre diversi servizi su misura per rispondere alle esigenze di individui e aziende. Affidarsi a una guida legale professionale significa garantire conformità, ridurre i rischi e ottenere risultati favorevoli, evidenziando il ruolo essenziale della consulenza legale e dell’Avvocato di Consulenza Legale nell’attuale, e dinamico, panorama giuridico.
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confrontodemocratico · 3 months ago
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Gli omosessuali «come ebrei», le conferenze di bioetica: chi è Gianfranco Amato, l’avvocato pro-vita consulente alla Regione Sicilia
Le frasi shock del legale che rivendica il diritto di essere omofobo «se questo significa considerare l’omosessualità un peccato» Ha una sito web personale dove rilancia le sue idee e c’è una pagina Facebook che pubblica tutti i suoi incontri istituzionali e presenze nei media. Come scrive la Repubblica, si definisce «omofobo»: «Se questo significa considerare l’omosessualità un peccato,…
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paoloxl · 5 years ago
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La recente emergenza sanitaria legata all’epidemia da COVID-19 ha imposto l’adozione di misure eccezionali, giungendo da ultimo (art. 2 DPCM 10 marzo 2020 ed ancora con DPCM 11 marzo 2020) al divieto di ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico, ciò che costituisce una forte compressione di diritti costituzionalmente tutelati. Tutte le misure adottate sono tese a limitare i rischi di contagio e dunque a evitare che si creino condizioni in cui le persone si trovino vicine e in condizioni di promiscuità.
Per tale ragione sono stati sospesi servizi essenziali, come le scuole e le università, oltre a attività nelle quali si possano generare occasioni di aggregazione di persone, come tutte quelle legate ad eventi culturali, ricreativi o sportivi; da ultimo tali misure sono state estese anche a tutti gli esercizi commerciali esclusi quelli di vendita e somministrazione di beni primari. In questo quadro generale, desta agli scriventi estrema preoccupazione la condizione nei CPR, ove un numero elevato di persone vive in condizioni di promiscuità, spesso in condizioni sanitarie precarie ed in assenza di adeguati presidi sanitari interni ai centri.
In considerazione della diffusione del virus, nonché della circostanza che i Centri sono, necessariamente e quotidianamente, frequentati da persone che vivono all’esterno (dal personale di polizia e dell’esercito, al personale degli enti gestori, ai mediatori, agli operatori, ai giudici e avvocati), e che non può certo ridursi o evitarsi tale afflusso, nonché del fatto che per quanto a conoscenza degli scriventi (e sulla base delle informazioni diffuse) il pericolo di contagio proviene anche da soggetti asintomatici, anche le misure eventualmente adottabili (autocertificazioni, uso di mascherine, mantenimento della distanza di almeno un metro tra trattenuti e altre persone) non appaiono idonee a scongiurare il rischio che avvengano contagi all’interno. Peraltro, tra i trattenuti non sarebbe certo ipotizzabile, per i limiti strutturali propri dei Centri, ipotizzare l’applicazione delle misure (distanze, misure igieniche, uso di mascherine) previste dalle disposizioni e raccomandazioni nazionali di tutela sanitaria.
Appare, ancora, del tutto evidente che un contagio all’interno della popolazione dei CPR avrebbe conseguenze drammatiche: le condizioni promiscuità renderebbero molto facile la diffusione del contagio nella popolazione trattenuta; molti trattenuti sono affetti da varie patologie, che ne debilitano il corpo, con conseguenti maggiori pericolo anche per la stessa esistenza in vita; un contagio in larga scala non potrebbe essere affrontato con misure di isolamento dei soggetti che risultassero contagiati, sia in quanto non sono normativamente previste aree siffatte, sia in quanto ciò significherebbe concentrare in condizioni di promiscuità, in aree isolate e con privazione dei diritti fondamentali, un numero sempre maggiore di trattenuti contagiati, con conseguente peggioramento delle loro condizioni, non impedendo al contempo la diffusione del virus, e non consentendo la somministrazione di adeguate cure di contrasto agli effetti del virus (contrasto che non può certo adeguatamente essere operato nelle infermerie dei CPR); l’esplodere del contagio nei CPR, dunque, imporrebbe presumibilmente un aumento significativo del numero di ricoveri in ospedale dai CPR medesimi, con conseguenti effetti anche sulla tenuta e funzionalità de sistema sanitario (già gravemente sollecitato dall’emergenza in atto).
A ciò si aggiunga che, nell’attuale congiuntura, molti Paesi hanno limitato se non vietato le possibilità di ingresso ai soggetti provenienti dall’Italia, con il conseguente rischio di dilatazione a dismisura dei periodi di trattenimento.
Appare, quindi, sin da subito necessaria l’adozione di misure che limitino il rischio di contagio e, nel bilanciamento tra i diritti e gli interessi in gioco (bilanciamento imposto da varie norme, prime tra tutte quelle di cui alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo), obbediscano al prioritario obiettivo di ostacolare la diffusione dell’epidemia e salvaguardare la salute e la vita dei trattenuti e della popolazione tutta.
Per tutti questi motivi gli scriventi chiedono che venga disposta l’immediata sospensione di ogni nuovo ingresso nei CPR, che vengano disposte anche quanto a soggetti già trattenuti le misure alternative al trattenimento di cui all’art 13, co. 5.2, Testo Unico Immigrazione, e che si proceda con la massima tempestività alla progressiva chiusura dei Centri.
ADESIONI (in aggiornamento...): Legal Team Italia; Campagna LasciateCIEntrare; Progetto Melting Pot Europa; Mai più Lager - No ai CPR; ASGI;  Clinica del diritto dell’Immigrazione - Università Roma Tre; Rete Antirazzista Catanese; Aps Lunaria; Osservatorio della repressione; Associazione Yairaiha onlus; Carovane Migranti; ADIF; Antenne Migranti; BeFree; Associazione Immigrati Cittadini; Il grande Colibrì – Essere LGBT nel mondo; LGBT+ diritti; Laboratorio 53 Onlus; ActionAid Italia; Associazione Casa a Colori; Rete Lenford - Avvocatura per i diritti LGBTI; Associazione Diritti di Frontiera, Roma; Lab!Puzzle; Csa Astra; Portoamico; Renzo e Lucio A.P.S.; Partito della Rifondazione comunista-Sinistra Europea; Ambasciata dei Diritti Marche;
Avvocata Ghirardi Natalie, foro di Torino; Avvocato Dario Belluccio, foro di Bari; Avvocata Vilardi Eleonora, foro di Torino;  Avvocata Davini Silvia, foro di Pisa; Avvocato Geremia Marco, foro di Perugia; Avvocato Andrea Maestri, foro di Ravenna; Avvocata Maria Chiara Arca, foro di Milano; Avvocato Capriata Marco, foro di Alessandria; Avvocato Guido Savio, foro di Torino;  Valeria Capezio, funzionario pubblico;   Giuseppe Tiano, dirigente sindacale, Torino; Avvocata Bava Donatella, foro di Torino; Denaro Chiara, assistente sociale/ricercatrice, Palermo; Fernandez Rojo Gabriela, giurista, Milano; Avvocata Friso Gabriella, foro di Torino; Santangelo Thomas Vladimir, operatore legale, Napoli; Avvocato Cardaci Filippo, foro di Varese; Avvocata Clementi Chiara, foro di Prato; Panizza Andrea, operatore sociale, Lecco; Nucci Federica, operatore legale, Grosseto; Enrica Rigo, professoressa associata, Roma; Avvocata Salerno Margherita, foro di Roma; Bucci Immacolata, operatrice sociale, Carosino; Avvocato Diroma Andrea, foro di Trieste; Contegiacomo Caterina, commerciante, Taranto; Avvocato Francesco Roppo, foro di Forlì; Cricenti Luca, ricercatore e consulente legali in materia di immigrazione, Roma; Avvocata Barbero Alessandra, foro di Cuneo; Avvocato Guidobono Elisabetta, foro di Torino; Andrea Bermond; Avvocata Celoria Eleonora, foro di Torino; Giovannelli Stefano, pensionato, Prato; Del Vecchio Marco; Vigilanti Cecilia, consulente legale, Ferrara; Avvocata Laura Furno, foro di Torino; Avvocato Salvini Nicola, foro di Torino; Avvocato Francesco Conte, foro di Bologna; Buzzi Antonella, consulente legale msna, Bologna; Esposito Gabriella, biologa, Taranto; Avvocato Mughini Luigi, foro di Firenze; Avvocato Brizio Roberto, foro di Torino; Avvocata Ximenes Maria Cristina, foro di Cagliari; Nieloud Clara, praticante avvocato, foro di Torino; Avvocato Pigato Chiara, foro di Bassano del Grappa; Avvocato Castrale Stefano, foro di Torino; Avvocata Collenea Isernia Alessandra, foro di Venezia; Avvocata Giulia Virdis, foro di Parma; Avvocato Pellegrino Davide, foro di Torino; Avvocata Bonafé Maria Ester, foro di Como; Francesca Cimino, dottoranda, Venezia; Martinelli Marco, dipendente, Milano; Avvocato Marchio Marco, foro di Torin; Avvocata Di Rosa Daniela, foro di Torino; Gennaro Avallone, ricercatore,Università di Salerno; Avvocata Nadia Buso; Avvocata Serena Terzuolo; Avvocata Monica Checchin; Avvocata Elisa Costanzo; Stefano Galieni, giornalista; Annamaria Rivera, antropologa, già docente nell’Università di Bari; Casaccio Valentina; Avvocata Alessia Pasero, foro di Torino; Avvocato Antonio Guarascio, foro di Torino; Avvocato Lamarucciola Antonio, foro di Como; Avvocata Cischino Emanuela, foro di Saluzzo; Carlo Della Pepa, Medico Ricercatore Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco – Università di Torino; Cestonaro Gaetano, medico, Ivrea, Maurizio Acerbo - segretario Rifondazione comunista-Sinistra Europea;
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giancarlonicoli · 3 years ago
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27 set 2021 18:18
AVVOCATO DEL POPOLO O DEL SISTEMA? (SE QUESTO E' UN GRILLINO...) - “DOMANI” RICOSTRUISCE RELAZIONI, AMICIZIE E PRESUNTI CONFLITTI DI INTERESSE DI GIUSEPPE CONTE: AL VERTICE DELLA PIRAMIDE DELLA POCHETTE MAGICA C’È IL MENTORE GUIDO ALPA, MA ANCHE L'INSEPARABILE LUCA DI DONNA: INSIEME INCASSAMO MILIONI TRA ARBITRATI E CONSULENZE VARIE – I RAPPORTI CON CENTOFANTI E ALESSANDRO DI MAIO, LE RICCHE CONSULENZE PER L'ACQUA MARCIA DI BELLAVISTA CALTAGIRONE E RAFFAELE MINCIONE, L’AMICIZIA CON L’AVVOCATO CASSAZIONISTA FABRIZIO DI MARZIO E IL DUPLEX VECCHIONE-ARCURI
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Giovanni Tizian e Emiliano Fittipaldi per “Domani”
«Quando ho visto che Giuseppe Conte era stato scelto per fare il presidente del Consiglio, ho capito che il M5s come lo conoscevamo era morto: il sistema era riuscito a mettere alla leadership di un movimento antagonista un avvocato d’affari contiguo all’establishment, con l’obiettivo di normalizzarlo. Così è stato».
Ascoltare una fonte che lavora allo studio di Guido Alpa (vecchio mentore dell’ex premier), spulciare contratti riservati e documenti di concorsi universitari permette di analizzare meglio il fenomeno Conte.
E il percorso che ha permesso a un barone universitario semisconosciuto, con formazione democristiana e disponibile a chiudere fino al 2017 business milionari lavorando con professionisti condannati per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, di diventare il capo assoluto di un partito giustizialista, nemico giurato dei poteri forti e difensore degli ultimi e dei dimenticati.
“L’avvocato del popolo”, fortunata invenzione di Rocco Casalino, è infatti un avvocato d’affari vecchia maniera, che spesso ha lambito conflitti di interessi plurimi (tanto invisi alla propaganda pentastellata) e frequentatore di salotti che appaiono lontani anni luce dagli ambienti del grillismo doc. Ancora oggi un pezzo dei Cinque stelle teme che la scelta di incoronare Conte nuovo leader sia stata un errore madornale, mentre molti s’interrogano su chi siano davvero i consiglieri dell’ex premier e quali i suoi referenti fuori dal partito.
Domanda che, in vista della riorganizzazione del M5s, si fanno sia i fedelissimi della sua corrente (tra loro ci sono, per ordine di influenza sul leader, Mario Turco e Rocco Casalino, subito dietro svettano Alfonso Bonafede, Vito Crimi, Paola Taverna e Stefano Patuanelli), sia i gruppi rimasti fedeli a Luigi Di Maio e a Beppe Grillo. Garante che solo tre mesi fa dava a Conte dell’assoluto incapace, perché privo di «visione politica e capacità manageriali», e che ha recentemente blindato il comitato di garanzia del M5s – in grado di sfiduciare lo stesso presidente – inserendo due antagonisti dell’ex premier come Virginia Raggi e Di Maio.
NEL REGNO DI ALPA
Partiamo dal vertice della piramide. Nel cerchio magico di Conte il più ascoltato resta Guido Alpa. I rapporti tra i due sono ottimi. La coppia si incontra a cena spesso e volentieri (spesso il mercoledì), dove discutono di alleanze (dal Senato raccontano che anche la presidente Maria Elisabetta Casellati qualche mese fa partecipò a un pranzo a tre) e prospettive politiche: Alpa non ci ha messo direttamente le mani, ma ha dato più di un consiglio anche nella stesura del nuovo statuto del M5s, pietra del rancore mai sopita tra il neopresidente e Grillo.
Quando Conte era a palazzo Chigi i rapporti erano diventati per motivi di opportunità meno frequenti, tanto che i due usavano come ufficiale di collegamento per messaggi e informazioni delicate lo sconosciuto Gabriele Cicerchia, da anni factotum dello studio Alpa, che Conte fece assumere nel suo staff di palazzo Chigi come «collaboratore del capo di gabinetto» Alessandro Goracci. Con uno stipendio da 75mila euro l’anno.
Durante il premierato, i legami hanno avuto anche dei bassi. A causa, dicono i maligni, del timore di Conte di essere associato ai gruppi di potere di cui il maestro è da sempre espressione. Nonostante il rapporto intimo sia stato per il giurista di Volturara Appula assai fecondo: diventato collaboratore preferito del numero uno di una grande scuola giuridica nazionale, ottenuto un ufficio personale nello studio di Alpa a piazza Cairoli, l’ex premier prima di entrare in politica ha accumulato incarichi accademici in progetti spesso curati da Alpa, che ne hanno propiziato la scalata all’università, le buone relazioni. E gli affari.
Tra i tanti, ricordiamo le consulenze da 400mila euro ottenute dal lobbista Fabrizio Centofanti e Francesco Gaetano Caltagirone per il concordato della società Acqua Marcia, finite al setaccio delle procura di Perugia e di Roma dopo le dichiarazioni di Piero Amara (Conte non è indagato, ma c’è un’inchiesta a piazzale Clodio per bancarotta fraudolenta ancora aperta).
Oltre la compravendita milionaria dell’hotel di Venezia Molino Stucky. Un affare dove l’integerrimo avvocato, di fronte a una ricca parcella, non disdegnò di lavorare fianco a fianco con un architetto già condannato per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, il pregiudicato Arcangelo Taddeo, consulente con Conte del gruppo Marseglia che si accaparrò l’hotel a prezzi di saldo. Conte ha dato pareri anche al finanziere Raffaele Mincione – ex cliente di Alpa oggi imputato per corruzione in Vaticano – impegnato nella scalata Retelit.
Ma dissidi tra l’ex presidente del Consiglio e Alpa ci sono stati anche a settembre 2018, quando l’anziano docente sperava che il suo protegé prendesse la cattedra di diritto privato alla Sapienza di Roma che lui stava lasciando causa limiti d’età. Conte non ritirò la domanda nonostante fosse ormai diventato premier, ma fu costretto a sfilarsi dopo che la notizia del concorso, raccontata da chi vi scrive, fu rilanciata da alcuni media internazionali.
I conflitti di interesse erano tanti, e non riguardavano solo il nuovo status politico di Conte: presidente della commissione che avrebbe dovuto giudicarlo era stato infatti designato Enrico Del Prato, un ordinario che arrivò alla Sapienza grazie a una procedura selettiva vinta anni prima (presidente della commissione che lo premiò era Alpa), e che nel 2017 aveva indicato lo stesso Conte come presidente di un arbitrato milionario alla Camera arbitrale di Milano.
L’AMICO DI DONNA
Intrecci tipici del malcostume accademico italiano, da sempre stigmatizzati dai grillini ma, nel caso di Conte, giustificati o ignorati. Come il tema del merito: il nuovo capo politico non sembra intenzionato a ricorrere, nella struttura del partito che verrà, ai migliori e ai più capaci, ma ai fedelissimi dell’inner circle. Il Fatto Quotidiano ha ipotizzato che nel lancio della nuova scuola di formazione del M5s possa essere coinvolto l’avvocato Luca Di Donna, definito uomo «molto apprezzato dall’ex premier».
Non sappiamo se la nomina andrà in porto, ma certamente Di Donna – anche lui enfant prodige dello studio Alpa – è uno degli amici più cari del neopresidente grillino. «Conte, Di Donna e Guido formano una triade indissolubile», chiosano dallo studio del maestro, da dove Conte ha attinto anche per l’assunzione del 29enne Andrea Benvenuti, suo ex segretario particolare a palazzo Chigi.
Anche Di Donna entrò giovanissimo nelle grazie dell’anziano giurista, che prima lo volle come allievo, poi collaboratore di studio. Anche oggi i due sono inseparabili: il nuovo ufficio di Di Donna è a un piano di distanza da quello di Alpa, sempre a piazza Cairoli a Roma.
Un’amicizia che ha portato fortuna: Di Donna, come Conte, ha bruciato tutte le tappe accademiche ed è diventato a poco più di 40 anni ordinario di diritto privato europeo alla Sapienza. Un record, nonostante qualche invidioso creda che le sue pubblicazioni scientifiche non giustifichino una carriera così veloce e brillante.
Certamente non la pensava così l’ex sottosegretario Sandro Gozi, che lo volle come suo consigliere giuridico nel 2016-2018 nel dipartimento dove lavorava, come segretario di Gozi, anche Mario Benotti, il giornalista indagato per traffico di influenze per aver ottenuto una mega provvigione milionaria intermediando tra il commissariato straordinario per l’emergenza Covid guidato al tempo da Domenico Arcuri e alcune aziende cinesi di mascherine, che ottennero una commessa superiore al miliardo di euro. «Mai conosciuto Di Donna», dice Benotti a Domani.
L’amico di Conte ha rapporti amicali con Luigi Bisignani, e con un pezzo importante dei salotti che contano. La nuova rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, lo stima così tanto da avergli affidato la responsabilità degli Affari legali dell’ateneo. In attesa di possibili incarichi nel M5s (che lui smentisce ai suoi amici), a gennaio 2021 l’ex ministro Bonafede lo ha nominato presidente della commissione di esami di avvocato a Roma, su proposta dell’ordine degli avvocati di Roma.
Di Donna cura con grande attenzione anche il suo business: dal diritto societario ai contratti del settore delle scommesse, da arbitrati a consulenze varie, il suo conto in banca recentemente si è assai gonfiato. A Domani risulta che tempo fa la lussemburghese Pop 12 sarl di Mincione ha pagato a Di Donna una consulenza per Banca Carige circa 100mila euro, mentre altre 160mila euro sono arrivati da Condotte, una spa immobiliare finita in amministrazione straordinaria per cui il legale è consulente.
Soldi a palate sono arrivati anche da società finanziarie straniere (oltre 680mila dalla finanziaria bulgara BN Consulting) e da aziende specializzate in alimenti per neonati. Gli affari dell’amico del presidente vanno così a gonfie vele che in tre anni il secondo allievo prediletto di Alpa è riuscito, a leggere i documenti del catasto, a comprarsi tre meravigliosi appartamenti contigui nel centro di Roma di fronte a Castel Sant’Angelo: 374 metri quadri complessivi, per una spesa di oltre due milioni di euro.
Di Donna, sentito al telefono, spiega che per questioni di privacy non può parlare della sua clientela. Ma un’altra fonte a lui vicina dice che «i business di Luca sono tutti puliti e trasparenti, frutto solo del suo lavoro di avvocato. Conte? Non gli ha mai dato nulla, Di Donna s’è fatto da solo con lo studio e il sudore».
CERCHIO MAGICO
Gli amici che frequenta dell’avvocato del popolo, di certo, con il popolo inteso in senso grillino sembrano avere poco da spartire. Nell’entourage ristretto del presidente c’è un pezzo dell’establishment nazionale: l’ex capo dei servizi segreti Gennaro Vecchione, che ha perso il posto dopo i pasticci sul caso Mancini-Renzi ma resta fidato suggeritore del professore, l’ex commissario straordinario Arcuri, anche lui silurato dal governo Draghi dalle inchieste sulla struttura commissariale in seguito alla vicenda Benotti, l’ambasciatore Pietro Benassi ed Ermanno De Francisco.
Quest’ultimo è un magistrato amministrativo che Conte conobbe anni fa a casa del potente avvocato Andrea Zoppini, e che con Conte è diventato capo del dipartimento affari giuridici e legislativi di palazzo Chigi. Per la cronaca, De Francisco la settimana scorsa ha denunciato per calunnia Pietro Amara, dopo che i media hanno pubblicato un verbale dove l’ex legale dell’Eni lo cita tra gli appartenenti della fantomatica Loggia Ungheria.
Ma referenti di Conte sono diventati pure Gerardo Capozza, attuale segretario generale dell’Aci che lavora con il grillino per creare reti relazionali al sud, il padre della fidanzata Olivia (cioè il ricco immobiliarista Cesare Palladino, proprietario dell’hotel a 5 stelle Plaza) e l’aristocratico Giovanni Caffarelli, figlio di un duca e console onorario delle isole di Samoa. Proprietario di palazzi e negozi in via Condotti a Roma, Caffarelli è finito sui giornali per aver organizzato – con il suo comitato R3R Roma Tridente – proteste contro la sindaca Raggi per il degrado del centro storico della capitale.
Un affezionato di Conte è anche Alessandro di Majo, che lo scorso luglio Giuseppe ha imposto come membro del cda della Rai nonostante i mugugni di un pezzo rilevante dei parlamentari pentastellati che volevano eleggere, dopo una serie di colloqui interni, il professore Antonio Palma. Di Majo, infatti, non lo conosceva nessuno.
È però certo che è il figlio di Adolfo, noto civilista, ex collega di Alpa alla Sapienza e influente avvocato romano. Alessandro ha lavorato quasi sempre nello studio del papà, fino al gennaio del 2018, quando la famosa terza commissione del Csm (quella finita nella scandalo Palamara) lo nominò consigliere di cassazione per «meriti insigni».
Un incarico importante che a sorpresa Di Majo lasciò dopo meno di un anno con dimissioni irrevocabili che oggi qualche maligno imputa a screzi con la presidente della sezione tributaria Camilla Di Iasi, considerata giudice severa e integerrima.
Di Majo junior, che non ha mai preso l’abilitazione all’insegnamento universitario, ha però cambiato idea un’altra volta poche settimane dopo, provando a revocare le sue stesse dimissioni irrevocabili. Dopo il niet del Csm e del ministero di Giustizia, l’avvocato non si è arreso e di recente ha fatto addirittura istanza al Tar per farsi reinsediare. Ma ha perso.
Anche il Consiglio di stato nel 2020, in appello, gli ha dato torto. Il mistero sul perché delle dimissioni resta insoluto, così come il motivo per cui Conte nonostante il pasticcio abbia voluto a tutti i costi piazzare l’amico (che secondo la Stampa ha incredibilmente rifatto domanda al Csm per rientrare in Cassazione) nello strategico board della televisione di stato.
GEMELLI DIVERSI
Ma il vero gemello diverso di Conte si chiama Fabrizio Di Marzio, un avvocato cassazionista che frequenta l’ex premier da vent’anni, con intrecci relazionali che disegnano una ragnatela di rapporti finora sconosciuti. Se è già noto che i due sono co-direttori della rivista Giustizia Civile edita da Giuffrè e che, come scoprì Domani, l’ex socia di Di Marzio, l’avvocato Giuseppina Ivone, fu assunta insieme a Guido Alpa e Conte dall’imprenditore Fabrizio Centofanti per alcune consulenze per il concordato Acqua Marcia, in pochi sanno che Di Marzio è diventato da poco professore ordinario all’Università di Chieti-Pescara.
Un sogno diventato realtà al fotofinish, dopo che l’abilitazione a professore di prima fascia presa nel 2013 stava per scadere. Nell’ottobre del 2019 l’amico di Conte ha infatti vinto una procedura selettiva sconfiggendo altri agguerriti concorrenti. Presidente della commissione giudicatrice è stato Claudio Scognamiglio, professore a Tor Vergata e direttore di una delle aree di Giustizia Civile, il giornale diretto da Conte.
Ciascun commissario, Scognamiglio compreso, ha dichiarato «la non sussistenza di collaborazioni (con i vari candidati, ndr) che presentino i caratteri della sistematicità, stabilità, continuità tali da dar luogo a un vero sodalizio professionale», come si legge nei verbali del concorso. Scognamiglio non ha dunque ritenuto rilevante il fatto che il candidato che doveva giudicare fosse il capo della rivista scientifica di cui lui è direttore d’area.
Di Marzio, sentito al telefono, dice: «Nessuna inopportunità: io e Claudio non abbiamo mai avuto nessun tipo di rapporto economico. Conosco centinaia di colleghi con cui ho lavorato o scritto libri e pubblicazioni: con questo ragionamento mi sarebbe impossibile partecipare a un concorso».
Il rischio di conflitti di interesse riguarda però anche altre evidenze: Renato Scognamiglio, papà di Claudio, è stato uno dei primi maestri di Conte, co-direttore (seppur autosospesosi tra giugno 2018 e febbraio 2021) con Di Marzio. Mentre qualche mese dopo la promozione di Di Marzio, risulta che Conte abbia piazzato Andreina Scognamiglio, sorella di Claudio, come membro della Commissione nazionale sulle grandi opere. Oltre a lei l’ex premier ha nominato nell’organismo il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e Rosaria Giordano, una ex collaboratrice del suo staff a palazzo Chigi e, ça va sans dire, tra gli animatori della rivista.
Questioni di opportunità ed etica pubblica, nonché guerre alle baronie universitarie, sono state per anni alla base della propaganda grillina. Ma a Conte si perdona tutto. Amici comuni sostengono che l’ex premier avesse promesso a Di Marzio nientemeno che il posto di segretario generale a palazzo Chigi, e che il neoprofessore sia rimasto dispiaciuto per aver avuto nel 2020, su nomina diretta del solito Bonafede, solo una poltrona (comunque prestigiosa) nel comitato direttivo della scuola superiore della magistratura.
Una posizione per cui Di Marzio nel 2016 aveva già fatto domanda, ma che il Csm gli aveva negato. «Conte non mi ha mai promesso nulla. Certo, mi stima molto: sono certo che se avessi chiesto qualcosa, l’avrei ottenuta. Ma ho preferito fare il giudice e non entrare nell’amministrazione pubblica», ragiona il professore.
Tornando a Centofanti, l’Espresso pubblicò qualche mese fa un video dove era in compagnia di Conte e Di Marzio a un vernissage. Il lobbista, che ha da poco patteggiato 1,6 anni di carcere per corruzione nell’inchiesta su Palamara, conferma di conoscere assai bene il presidente del movimento.
«Ho frequentato Conte sia prima sia dopo avergli dato la consulenza in Acqua Marcia da 400mila euro. Per cinque anni lui e Di Marzio mi hanno fatto organizzare gli eventi della loro rivista. Loro non mettevano un euro: io guadagnavo solo se trovavo gli sponsor per i loro meeting. Una volta Conte mi ha anche chiesto di fare un convegno al Gran Hotel Plaza. All’inizio non capii perché. Solo dopo ho saputo che era l’albergo era del “suocero” di Conte».
In effetti, una fattura ottenuta da Domani evidenzia che la società Cosmec di Centofanti ha sborsato al Plaza dei Palladino circa 8mila euro per l’affitto di una sala per un convegno di Giustizia Civile intitolato “Concisione e sobrietà negli atti giudiziari”. Era il 5 maggio 2017: Conte non si privò dell’aiuto dell’imprenditore nonostante il nome dello stesso fosse uscito un mese prima su tutti i giornali perché indagato e perquisito per corruzione nell’ambito dell’inchiesta che porterà i magistrati sulle tracce di Amara.
La presenza di Di Marzio e Conte al vernissage del 2021 non è casuale: oltre alle riviste giuridiche e alle relazioni, la coppia di amici ha in comune la medesima passione per l’arte. Di Marzio, soprattutto, ha un debole per la pittura: artista a tempo perso, da anni organizza mostre personali grazie all’amico Matteo Smolizza, un gallerista che ha curato anche la pubblicazione del catalogo delle opere dell’ex magistrato di Cassazione (ma Di Marzio fu pure giudice fallimentare a Roma). Titolo: “Paradise”.
Smolizza è titolare della casa d’aste Bonino, che – scopriamo – ha lavorato spesso insieme alla ex socia di studio di Di Marzio, la Ivone, anche lei nel comitato scientifico di Giustizia Civile. Come nel fallimento del gruppo Angelini. Ma anche nel concordato Acqua Marcia il mercante d’arte si è trovato consulente. Il suo compito è stato quello di mettere all’asta quadri e mobili degli hotel siciliani a cinque stelle un tempo gestiti da Bellavista Caltagirone e Centofanti.
Il lobbista dice di non conoscere Matteo. Ma certamente conosce assai bene il di lui padre Aldo Smolizza, che fu consulente al personale di Acqua Marcia prima del crac. Smolizza senior fu infatti dirigente della Croce rossa, l’ente di volontariato in cui Centofanti iniziò la sua carriera.
Domani ha scoperto che Aldo è stato condannato di recente dalla Corte dei Conti, insieme all’ex commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli, a risarcire in solido un danno erariale da ben 900mila euro. Chi ha difeso in questi anni Smolizza nei vari procedimenti davanti ai magistrati contabili? Naturalmente Guido Alpa e Giuseppe Conte: per gli amici degli amici si fa questo e altro.
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tmnotizie · 5 years ago
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MONTEGRANATO – Inciampa su una grata sistemata male, rovina per terra e si rompe un braccio, finisce all’ospedale e non può partecipare ai funerali della mamma, ma dopo due lunghi anni e mezzo non ha ancora visto un solo euro di risarcimento.
Protagonista della brutta “avventura” una oggi sessantottenne di Montegranaro, che per ottenere giustizia ed essere risarcita, attraverso la consulente personale, dott.ssa Sara Donati, si è affidata a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.
Alle 8 di sera dell’8 novembre 2017 la signora stava tranquillamente camminando sul marciapiede in viale Zaccagnini, a Montegranaro, quando è scivolata a causa di una mal posizionata, deformata e instabile grata metallica posta a copertura degli impianti di aerazione e illuminazione dei sottostanti parcheggi sotterranei, di fronte al negozio Tigotà: un’insidia dimostratasi a posteriori pericolosissima, ma poco visibile e percepibile, anche perché la zona era poco illuminata.
La conseguente caduta si è rivelata rovinosa: soccorsa da alcuni passanti e poi dai sanitari del Suem, la malcapitata è stata trasportata in ambulanza all’ospedale di Fermo, dove le hanno riscontrato la frattura scomposta dell’omero destro, per una prognosi di almeno un mese. Ed è iniziato un lungo calvario. E’ stata ricoverata per una decina di giorni in Ortopedia e ha dovuto subire un intervento chirurgico di riduzione della frattura ed esteosintesi con l’applicazione di chiodo endomidollare e viti prossimali e distale.
La donna, casalinga, ha dovuto successivamente effettuare numerose visite di controllo, medicazioni e terapie riabilitative, per molto tempo ha avvertito dolori intensi alla spalla destra, non ha più recuperato la piena funzionalità del braccio, che anzi sta gradualmente perdendo ulteriormente: anche oggi fatica a svolgere le faccende domestiche e persino a pettinarsi e lavarsi i capelli e non riesce più a sollevare grossi pesi.
La visita medico legale a cui si è sottoposta una volta stabilizzati i postumi le ha riconosciuto una invalidità permanente del 15% più svariati giorni di temporanea (15 di assoluta, 30 al 75%, 60 al 50% e altri 70 al 25%). Insomma, un danno biologico importante, senza poi considerare le spese mediche e l’altrettanto significativo danno morale e stress legati alle sofferenze fisiche e psichiche, tra cui quella più dolorosa di tutte: la signora non ha potuto dare l’estremo saluto alla mamma, mancata l’11 novembre 2017, in quanto i funerali sono stati celebrati il 13 novembre, proprio il giorno in cui la figlia doveva essere operata e si trovava ancora ricoverata all’ospedale di Fermo.
La danneggiata ha così richiesto un congruo risarcimento rivolgendosi in primis al proprio Comune di residenza, proprietario dell’area pubblica in questione, e producendo anche le dichiarazioni di diversi testimoni che hanno confermato la sua versione dei fatti, specie quella di una negoziante che ha un’attività a due passi.
La commerciante ha riferito di aver proprio visto cadere la signora e di aver notato nei giorni seguenti alcuni operai del Comune, intervenuti in sopralluogo, che hanno visionato la grata, effettuato dei lavori per aggiustarla e riposizionarla correttamente e che avrebbero anche ammesso il suo incurvamento, ipotizzando che vi fosse salita sopra un’auto.
Ma qui è iniziata un’estenuante serie di dinieghi e di scaricabarile. Sircus srl, che gestisce la pratica di sinistro per conto del Comune e della sua compagnia di assicurazione per la responsabilità civile verso terzi, Lloyd’s, nonostante tutte le prove e le evidenze schiaccianti, ha negato ogni responsabilità in capo al proprio assicurato, prima sostenendo di non ravvisare alcuna insidia, e poi scaricando la colpa sull’impresa a cui l’Amministrazione comunale, mediante una convenzione, aveva affidato la manutenzione degli spazi pubblici dell’area ex Campo Boario.
Studio3A ha quindi esteso la richiesta danni anche alla ditta a cui competeva la custodia del luogo, per non averne evidentemente curato la dovuta manutenzione, procurando un’obiettiva situazione di pericolo, in alcun modo segnalata, che ha determinato l’evento dannoso. Ma l’impresa ha a sua volta denegato ogni responsabilità, obiettando che il luogo in questione sarebbe nell’esclusiva custodia al Comune, e invitando quindi a rivolgere le richieste d’indennizzo solo al municipio.
Dopo un anno di inutili diffide e tira e molla, ormai la danneggiata, dopo tutto ciò che ha subito, dovrà anche adire le vie legali.
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nexsys12-blog · 5 years ago
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Nexsys Srl
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I documenti necessari tra quelli necessari e quelli non sono realmente molteplici come: - Il piano sulla privacy personale - La politica di conservazione delle informazioni - La politica di conservazione dei dati - Il tipo di approvazione dell'interessato - La descrizione della funzione della polizia della sicurezza delle informazioni Ufficiale (RPD). Al fine di avere una corretta gestione di tutta la documentazione richiesta, è necessario effettuare una raccolta di piani mirati a specificare i trattamenti da rispettare. Nexsys attraverso l'audit e le soluzioni di sicurezza possono aiutarti a comporre la documentazione richiesta. Per essere conformi al GDPR, la formazione del personale e la ricerca di un miglioramento continuo non devono essere sottovalutate. Il team dell'azienda è stato istruito? Per essere sicuri che i membri del personale aderiscano agli standard di difesa dei dati dell'azienda e per fermare possibili violazioni delle informazioni, è essenziale prevedere un programma di formazione adeguato per tutto il team. Il miglioramento deve essere continuo. Il GDPR non solo chiede di rivedere, nonché di eseguire le procedure di protezione dei dati, ma deve anche migliorarle continuamente. La consulenza di Nexsys ha la funzione di accompagnarti nell'adattamento e anche di mantenere i parametri richiesti dal GDPR con una consulenza preliminare, per il significato dei pericoli che la tua azienda potrebbe essere soggetta, nella preparazione dei documenti necessari e in l'adattamento dell'infrastruttura. La professionalità, l'affidabilità e le competenze del team Nexsys ti permetteranno di creare l'infrastruttura IT, applicare la sicurezza IT, avere consigli legali e anche audit utili per preparare i documenti richiesti. 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Per essere conforme alle direttive europee, è necessario valutare una serie di protocolli collegati a settori molto diversi e che richiedono anche diversi account specializzati in argomenti specifici :. Legale (analisi del contratto, valutazione delle connessioni con i fornitori, dettagli e anche trattamenti unici). Monitoraggio delle minacce (valutazione dei pericoli, interpretazione di procedure, procedure adeguate, ecc.). Organizzativo (testimonial nonché adattamento di documenti, lettere, dettagli, ecc.). Ingegneria dei sistemi (mappatura del possesso IT, linee guida IT, valutazioni tecniche). Se la tua attività non è ancora coperta da istruzioni europee, effettueremo sicuramente una valutazione della tua situazione relativa alla gestione dei dati dei tuoi clienti. Durante la nostra analisi riusciremo sicuramente a: Un'analisi iniziale da parte della società per capire se è conforme alle leggi sulla privacy e sulla sicurezza delle informazioni personali esistenti. 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cheapshoesggdb-blog · 6 years ago
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chiarollaandpartners · 9 months ago
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studiolegalchioralla · 9 months ago
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ggdbcheapsale-blog · 6 years ago
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saleshoesggdb-blog · 6 years ago
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paoloxl · 6 years ago
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Superati i 60 mila detenuti, mentre 67 si sono tolti la vita
Il 2018 è stato un annus horribilis per le carceri italiane: sessantasette sono stati i detenuti che si sono tolti la vita, superando così gli anni 2010 e 2011 che avevano contabilizzato 66 suicidi.
Solo negli ultimi giorni ci sono stati due detenuti che sono morti nel carcere di Sassari Bancali “Giovanni Bacchiddu”: uno è un suicidio, l’altro ancora da accertare. Ma il 2018 è stato anche l’anno del sovraffollamento. Al 30 novembre, dopo 5 anni, i reclusi sono tornati ad essere oltre 60.000, con un aumento di circa 2.500 unità rispetto alla fine del 2017.
Con una capienza complessiva del sistema penitenziario di circa 50.500 posti, attualmente ci sono circa 10.000 persone oltre la capienza regolamentare, per un tasso di affollamento del 118,6%.
Incertezza sull’effettivo numero dei suicidi nelle carceri italiane avvenute nell’anno 2018. Annus horribilis per quanto riguarda i decessi visto che almeno 67 sono stati i detenuti che sono tolti la vita, superando così l’anno 2010 e 2011 che avevano contabilizzato 66 sucidi. Due sono i detenuti che sono morti nel giro di pochi giorni nel carcere di Sassari Bancali “Giovanni Bacchiddu”: uno è un suicidio, l’altro ancora da accertare. È Emilio Enzo Quintieri, già Consigliere Nazionale Radicali Italiani, candidato Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti della Calabria, ad aver diffuso per primo una nota sui recenti episodi avvenuti nel carcere di Bancali e, in particolare, sulla morte dell’algherese Omar Tavera che sembrerebbe avvenuta per una overdose. Quintieri informa inoltre di un altro tragico decesso, anche questo algherese. «Questa notte ( 30 dicembre, ndr) sono stato informato di altri due decessi avvenuti nei giorni scorsi presso la Casa Circondariale di Sassari Bancali “Giovanni Bacchiddu” e tenuti “riservati” dall’Amministrazione penitenziaria. Dalle poche notizie che sono riuscito ad avere, si tratterebbe di due giovani detenuti di Alghero, morti a poche ore uno dall’altro, entrambi ristretti nell’Istituto Penitenziario di Sassari». Quintieri spiega che il 25 dicembre è deceduto il detenuto Omar Tavera, 37 anni, recluso per reati contro il patrimonio, violazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ed altro, trovato morto nella sua cella dal personale del Corpo di Polizia Penitenziaria: «Tavera -, il giorno della vigilia di Natale, l’aveva trascorso fuori dall’Istituto Penitenziario, grazie ad un permesso premio concessogli dal magistrato di Sorveglianza di Sassari. Pare che la causa del decesso sia una overdose. La Procura della Repubblica di Sassari, in persona del Pubblico ministero Mario Leo, informata del decesso, ha nominato un proprio consulente, il medico Legale Salvatore Lorenzoni, disponendo l’esame autoptico sulla salma ivi compresi gli esami tossicologici per accertare le cause della morte del detenuto. Al momento si procede per il reato di cui all’Art. 586 del Codice Penale “morte o lesioni come conseguenza di altro delitto”» . Il consulente tecnico incaricato dalla Procura della Repubblica di Sassari relazionerà in merito entro 90 giorni. Ma spunterebbe un altro suicidio di cui ufficialmente ancora non si ha contezza. «Pare che nelle ore successive – denuncia sempre Quintieri-, probabilmente il 26 o il 27 dicembre, ma di questo non ho ancora avuto alcun riscontro ufficiale, nel medesimo Istituto Penitenziario si sia suicidato tramite impiccagione, un altro detenuto algherese di 31 anni, Stefano C., da poco arrestato per reati contro il patrimonio. Nella Casa Circondariale di Sassari Bancali “Giovanni Bacchiddu”, al momento, a fronte di una capienza regolamentare di 454 posti, sono ristretti 424 detenuti ( 13 donne), di cui 142 stranieri. Tra i ristretti presenti nell’Istituto anche 90 detenuti sottoposti al regime detentivo speciale 41 bis O. P. ed altri 30 detenuti per terrorismo internazionale di matrice islamica. Sale così a 149 il numero dei “morti in carcere”, – conclude Quintieri – di cui 68 suicidi, avvenutinel 2018». Quintieri parla di 68 persone che si sono uccise, perché include anche l’ultimo suicidio da lui segnalato.
Quindi c’è incertezza, numeri effettivi che non sono ufficiali. D’altronde il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non pubblica una lista ufficiale delle morti nel sito del ministero della Giustizia. Le notizie dei decessi sono difficili da reperire, non sempre arrivano comunicati ufficiali – di solito da parte dei sindacati della polizia penitenziaria – e quindi c’è difficoltà a stilare il numero reale delle morti in carcere. Da anni c’è la redazione di Ristretti Orizzonti che aggiorna ogni giorno la lista dei detenuti morti dal 2002 fino ai giorni nostri per cognome, età, data e luogo del decesso.
Ma il 2018 appena concluso è anche l’anno del sovraffollamento. Al 30 novembre, dopo 5 anni, i detenuti sono tornati ad essere oltre 60.000, con un aumento di circa 2.500 unità rispetto alla fine del 2017. Con
una capienza complessiva del sistema penitenziario di circa 50.500 posti, attualmente ci sono circa 10.000 persone oltre la capienza regolamentare, per un tasso di affollamento del 118,6%.
Il sovraffollamento è però molto disomogeneo nel paese. Al momento la regione più affollata è la Puglia, con un tasso del 161%, seguita dalla Lombardia con il 137%. Se poi si guarda ai singoli istituti, in molti ( Taranto, Brescia, Como) è stata raggiunta o superata la soglia del 200%, numeri non molto diversi da quelli che si registravano ai tempi della condanna della Cedu.
«L’indirizzo dell’attuale governo – dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone sembra quello di costruire nuovi istituti di pena. Costruire un carcere di 250 posti costa tuttavia circa 25 milioni di euro. Ciò significa che ad oggi servirebbero circa 40 nuovi istituti di medie dimensioni per una spesa complessiva di 1 miliardo di euro, senza contare che il numero dei detenuti dal 2014 ad oggi ha registrato una costante crescita e nemmeno questa spesa dunque basterà. Servirebbe inoltre più personale, più risorse, e ci vorrebbe comunque molto tempo». «Quello che si potrebbe fare subito sostiene Gonnella – è investire nelle misure alternative alla detenzione. Sono circa un terzo le persone recluse che potrebbero beneficiarne e finire di scontare la propria pena in una misura di comunità. Inoltre conclude il presidente di Antigone – andrebbe riposta al centro della discussione pubblica la questione droghe. Circa il 34% dei detenuti è in carcere per aver violato le leggi in materia, un numero esorbitante per un fenomeno che andrebbe regolato e gestito diversamente».
L’anno che si è concluso ha visto anche l’approvazione della riforma dell’ordinamento penitenziario, a conclusione di un iter avviato dal precedente governo che aveva convocato gli Stati Generali dell’Esecuzione Penale a cui avevano partecipato addetti ai lavori provenienti da diversi mondi. «Gran parte delle indicazioni uscite da quella consultazione – scrive Antigone – sono state disattese, in particolare proprio sulle misure alternative alla detenzione.
Tuttavia su alcuni temi si sono fatti dei piccoli passi avanti, ad esempio con la creazione di un ordinamento penitenziario per i minorenni». Antigone denuncia anche il discorso dello spazio vitale nelle celle. «L’elaborazione dei dati raccolti è ancora in corso – scrive l’associazione- ma, nei 70 istituti per cui è conclusa, abbiamo rilevato che nel 20% dei casi ci sono celle in cui i detenuti hanno a disposizione meno di 3mq ciascuno». Continua anche a registrare carenza di personale, soprattutto gli educatori. «Negli istituti visitati – denuncia Antigone – c’è in media un educatore ogni 80 detenuti ed un agente di polizia penitenziaria ogni 1,8 detenuti. Ma in alcuni realtà si arriva a 3,8 detenuti per ogni agente ( Reggio Calabria ‘ Arghillà’) o a 206 detenuti per ogni educatore ( Taranto)».
Damiano Aliprandi
da il dubbio
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giancarlonicoli · 6 years ago
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29 gen 2019 17:28
GUAI A CHI SVELA GLI AFFARI SEGRETI DEL CALCIO: L'HACKER CHE HA FATTO TREMARE I BURATTINAI DEL PALLONE CON “FOOTBALL LEAKS” E’ FINITO IN MANETTE – I DOCUMENTI SCODELLATI DAL 30ENNE PORTOGHESE RUI PINTO HANNO PORTATO CRISTIANO RONALDO SOTTO PROCESSO E RIVELATO "LE RELAZIONI PERICOLOSE" DEL PRESIDENTE FIFA INFANTINO - ORA LA GIUSTIZIA DI LISBONA VUOLE PROCESSARLO E LO HA FATTO ARRESTARE A BUDAPEST
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Vittorio Malagutti per “l’Espresso”
È il libro nero del calcio mondiale. S' intitola Football Leaks e racconta le acrobazie fiscali di Cristiano Ronaldo, i dribbling offshore di Leo Messi e famiglia, i pagamenti ai Caraibi per José Mourinho. E poi: il contratto segreto di Paul Pogba, le sponsorizzazioni gonfiate del Manchester City, le manovre di potere intorno a Uefa e Fifa. Se queste vicende, e molte altre ancora, sono ormai note in tutto il mondo e hanno dato il via a numerose indagini penali, il merito è di un giovane tecnico informatico portoghese. Si chiama Rui Pinto, ha 30 anni, e da mercoledì 16 gennaio si trova in stato d' arresto a Budapest, in Ungheria, dove è stato fermato su richiesta della polizia di Lisbona.
È quindi finita sulle rive del Danubio la fuga della gola profonda che ha fatto tremare i burattinai del pallone. Pinto è un whistleblower, un cittadino qualunque, appassionato di sport, che ha violato siti internet e caselle di posta elettronica per raccontare l' altra faccia del calcio, quella che raramente finisce nelle cronache sportive. Un mondo oscuro affollato di finanzieri e banchieri che lucrano sullo sport più popolare al mondo. Affaristi che guadagnano milioni, quasi sempre offshore, muovendo calciatori e sponsor. E anche alcuni campioni, seguendo le direttive di strapagati consulenti, sono riusciti a parcheggiare i loro guadagni all' ombra dei paradisi fiscali. I soldi che alimentano questa giostra miliardaria arrivano - è bene ricordarlo - dalle tasche dei tifosi, quelli che vanno allo stadio e, soprattutto, si abbonano alle piattaforme televisive che trasmettono le partite.
La saga di Football Leaks ha preso il via nel 2014. Documenti e notizie sono dapprima comparsi in Rete a un indirizzo creato ad hoc. Poi, a partire dal 2016, queste rivelazioni sono finite sulle pagine del settimanale tedesco Der Spiegel, che ha infine deciso di condividere le informazioni con altri giornali. È così sceso in campo l' Eic (European Investigative Collaborations), un consorzio di cui fa parte anche L' Espresso in esclusiva per l' Italia. Un' ottantina di giornalisti di 14 Paesi del vecchio Continente hanno potuto analizzare l' enorme banca dati di Football Leaks, che è cresciuta negli anni fino a raggiungere i 3,4 terabytes per oltre 70 milioni di documenti.
La reazione dei potenti del calcio non si è fatta attendere. La caccia all' hacker è partita da Lisbona. Il Benfica, la squadra più titolata del Portogallo, ha denunciato il furto di migliaia di mail. Ed è probabile, ma non c' è nessuna conferma ufficiale, che abbiano sporto denuncia anche altri club e agenti di calciatori citati nei documenti pubblicati negli anni scorsi.
Pinto, accusato di tentata estorsione e violazione di segreto, si trova adesso agli arresti domiciliari nella sua casa di Budapest, dove si era trasferito tempo fa. Sarà un giudice ungherese a decidere della sua eventuale estradizione in Portogallo.
A difenderlo in tribunale sarà una squadra di avvocati guidata da William Bourdon, il legale francese che si è guadagnato una notorietà mondiale schierandosi al fianco di famosi whistleblower come Edward Snowden, il tecnico informatico che ha svelato i programmi di sorveglianza di massa del governo Usa e britannico, e Hervé Falciani, che trafugò la lista dei clienti della sede di Ginevra della banca inglese Hsbc.
«Il mio cliente è stato a lungo minacciato da chi voleva impedirgli di raccontare la verità», ha denunciato in un comunicato stampa Bourdon, che ha accusato la polizia di Lisbona di aver preso per buone le denunce dei nemici di Pinto, senza svolgere un' indagine autonoma. Secondo il legale francese, l' hacker di Football Leaks rientra in pieno nella categoria dei whistleblowers per cui la legge di molti Paesi, tra cui anche l' Italia, prevede specifiche tutele.
L' aspetto paradossale della vicenda, sottolineato da Bourdon, è che mentre Pinto è stato arrestato su ordine dei giudici portoghesi, altrove in Europa la magistratura ha potuto avviare indagini per evasione fiscale e corruzione proprio grazie alle rivelazioni dell' hacker con la passione del calcio.
«C' è il rischio che al mio cliente venga impedito di collaborare alle inchieste in corso», ha denunciato l' avvocato francese in un' intervista al quotidiano di Lisbona, Diario de Noticias.
A favore di Pinto gioca il precedente di un altro famoso whistleblower come Falciani, che ad aprile dell' anno scorso venne arrestato a Madrid, su richiesta dei magistrati svizzeri.
Il tribunale spagnolo ha però respinto le richieste di estradizione arrivate da Berna. In quel caso venne riconosciuto il valore pubblico delle informazioni fornite dall' ex consulente della banca Hsbc. Grazie ai dati trafugati da Falciani e poi pubblicati dai giornali di tutto il mondo, le autorità fiscali, anche quelle italiane, sono riuscite a individuare e punire centinaia di evasori fiscali. Un copione simile sta andando in scena in questi mesi per effetto di Football Leaks, che, tra molto altro, ha fornito le prove documentali di passaggi milionari di denaro dai conti di squadre, calciatori e procuratori sportivi verso i paradisi fiscali.
Il sito d' informazione francese Mediapart, che fa parte del consorzio Eic, ha rivelato che quando è stato arrestato Pinto stava già collaborando con il Fisco francese che nel dicembre 2016, grazie alle rivelazioni di Football Leaks, aveva aperto un' inchiesta su tre giocatori argentini, Angel Di Maria, Javier Pastore e Lucho Gonzalez. Quest' ultimo ha giocato nel Marsiglia tra il 2010 e il 2012, mentre i primi due erano compagni di squadra nel Paris Saint Germain (Psg), che da anni domina il campionato transalpino.
Di Maria è stato infine scagionato in Francia, ma non è riuscito a cavarsela in Spagna, dove ha evitato un anno di carcere solo pagando una multa di due milioni di euro per due frodi fiscali da 1,3 milioni che risalgono al periodo tra il 2010 e il 2014, quando militava nel Real Madrid.
È ancora in corso invece l' indagine che riguarda Gonzalez e Pastore, che nel frattempo è tornato a giocare in Italia, alla Roma, a otto anni di distanza dalla sua prima esperienza in serie A con la maglia del Palermo di Maurizio Zamparini.
Nei mesi scorsi, Football Leaks ha messo in moto anche la magistratura elvetica, costretta a indagare tra le proprie fila quando le mail pubblicate da Der Spiegel e da altri giornali del consorzio Eic hanno svelato le relazioni pericolose tra Rinaldo Arnold, procuratore capo del Canton Vallese, e il presidente della Fifa, Gianni Infantino, pure lui svizzero.
Si è così scoperto che l' uomo al vertice della piramide del calcio mondiale aveva chiesto al suo amico d' infanzia Arnold di procurargli informazioni sull' attività del ministero pubblico della Confederazione. Quest' ultimo, la più alta autorità penale di Berna, negli anni scorsi ha aperto indagini su numerosi casi di presunta corruzione tra i dirigenti della Fifa, che ha sede a Zurigo. Infantino - come rivelano i documenti - in passato aveva regalato al suo amico magistrato diversi biglietti per partite di Champions League e della Coppa del Mondo in Russia.
Il capo della federazione mondiale ora dovrà difendersi davanti a un procuratore nominato ad hoc, Damian Graf.
Infantino, peraltro, è stato tirato in ballo dalle carte di Football Leaks anche per il suo precedente incarico di segretario dell' Uefa, la federazione europea chiamata a vigilare, tra l' altro, sui bilanci dei club che partecipano alle competizioni continentali. Nel novembre scorso un' inchiesta dei giornali del consorzio Eic ha rivelato come alcune squadre, tra cui big come il Psg e il Manchester City, siano riuscite ad aggirare le norme del cosiddetto fair play finanziario grazie a contratti di sponsorizzazione gonfiati.
Le irregolarità riguardano un periodo compreso tra il 2011 e il 2015, quando l' Uefa era governata dal presidente Michel Platini e da Infantino, suo fidato collaboratore. Nelle settimane scorse proprio la federazione europea ha annunciato un supplemento d' indagine sull' intera vicenda.
È invece giunto all' ultimo atto il caso più clamoroso tra quelli svelati da Football Leaks. Proprio pochi giorni fa, martedì 22 gennaio, Cristiano Ronaldo, l' attaccante più famoso del mondo, approdato l' estate scorsa alla Juventus ha chiuso la sua personale vertenza con il Fisco spagnolo accettando di pagare una multa monstre da 18,8 milioni per una frode fiscale da 13 milioni che risale agli anni tra il 2011 e il 2014, quando giocava in Spagna nel Real Madrid. La sanzione in denaro si aggiunge alla condanna a 23 mesi di carcere, che non verranno scontati grazie alla sospensione condizionale della pena.
Da tempo il fisco di Madrid indagava sul fuoriclasse portoghese, ma il salto di qualità dell' inchiesta è arrivato alla fine del 2016, quando i giornali del consorzio Eic hanno ricostruito, grazie ai documenti di Football Leaks, il tortuoso percorso dei soldi versati a Ronaldo dai suoi sponsor. Un fiume di denaro che partiva dalla Spagna per approdare ai Caraibi, nelle casse della Tollin, una società registrata alle British Virgin islands. Tra il 2009 e il 2014, come raccontò L' Espresso in un' inchiesta pubblicata nel dicembre 2016, presero il volo oltre 70 milioni di euro. Il campione allora in forze al Real Madrid pagò tasse per pochi milioni in tutto. Spiccioli in confronto a quanto avrebbe dovuto versare se avesse dichiarato per intero i suoi guadagni.
Da principio lo staff legale del calciatore ora alla Juventus aveva tentato di accreditare la tesi che il mancato pagamento era stato di fatto sanato nel 2014, quando i diritti d' immagine del campione erano stati ceduti fino al 2020 a una società, anche questa ai Caraibi, intestata all' uomo d' affari di Singapore, Peter Lim. Proprio nel 2014, Ronaldo dichiarò redditi per 22,7 milioni pagandone 5,6 in tasse. Un gesto che dimostra la sua buona volontà, dichiararono all' epoca con sprezzo del ridicolo i suoi consulenti fiscali.
Due anni dopo, però, Football Leaks fornì nuovi documenti agli investigatori e nel maggio del 2017 il Fisco spagnolo fu così in grado di accusare formalmente il calciatore di aver evaso il pagamento delle imposte in modo «cosciente e volontario». Messo con le spalle al muro, Ronaldo ha infine dovuto patteggiare la condanna a due anni di carcere con la condizionale e la multa di 18,8 milioni. Il caso è chiuso, ma giustizia non è fatta. Almeno fino a quando Rui Pinto, l' informatore che ha reso possibile questo e altri processi, non sarà scagionato da ogni accusa.
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italianaradio · 5 years ago
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STUDIO RADIOLOGICO L’Asp non paga le fatture da marzo in poi. Rischio chiusura
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STUDIO RADIOLOGICO L’Asp non paga le fatture da marzo in poi. Rischio chiusura
STUDIO RADIOLOGICO L’Asp non paga le fatture da marzo in poi. Rischio chiusura
STUDIO RADIOLOGICO L’Asp non paga le fatture da marzo in poi. Rischio chiusura Lente Locale
di Gianluca Albanese
SIDERNO – L’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria non ha saldato le fatture emesse dallo Studio Radiologico di Siderno dal mese di marzo 2019 in poi e la struttura convenzionata di via Enrico Fermi rischia seriamente di cessare le proprie attività e di vedersi costretta a licenziare, di conseguenza, i propri dipendenti.
E’ questo il motivo per il quale i sindacati confederali dei lavoratori hanno indetto un’assemblea che avrà luogo lunedì 23 dalle 13.30 alle 14.30.
Insomma, la soluzione è assai grave per una struttura sanitaria convenzionata che da decenni eroga prestazioni di eccellenza in un comprensorio, come quello della Locride, nel quale di certo non abbondano i presidi.
A nulla è valsa la diffida inviata dal legale della società (il docente universitario Antonio Saitta) alla Commissione Straordinaria a capo dell’Asp di Reggio Calabria lo scorso 9 settembre, che riportiamo integralmente.
“Formulo la presente nell’interesse dello Studio Radiologico S.R.L. con sede a Siderno, Via E. Fermi, 107, il cui legale rappresentante, Dr. Giacomo Pietro Crinò, Presidente del Consiglio di amministrazione, sottoscrive per ogni effetto di legge.
Com’è ben noto a codesta Spett.le Azienda, lo studio Radiologico S.r.l. gestisce una struttura di eccellenza, leader nel comprensorio della locride per l’erogazione di prestazione sanitarie e socio sanitarie per la quale è titolare di autorizzazione ed è accreditato con il Servizio Sanitario regionale.
Ha sottoscritto con codesta Spett.le A.S.P. il contratto/accordo per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e socio sanitarie per conto e a carico del S.S.R. nel 2019 per un budget di € 5.788.923,00.
Lo Studio eroga circa 103.000 prestazioni l’anno sul territorio di riferimento, così contribuendo significativamente al raggiungimento degli obiettivi del Piano Sanitario Regionale. Ha alle proprie dipendenze oltre 100 dipendenti ed intrattiene rapporti a contratto di consulenza con 11 medici specialistici nei settori della radiologia e radioterapia nonché dell’anestesia e rianimazione.
È parimenti noto alle SS.LL., anche per la risonanza mediatica della vicenda, che lo Studio radiologico S.R.L. è stato raggiunto nello scorso mese di maggio da un provvedimento di sequestro preventivo disposto dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito del procedimento n. 5056/2018 R.G.N.R. – 2017/2018 R.G. G.I.P. promosso dall’Ufficio del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, nel quale si ipotizzano ipotesi di reato di falso e truffa a carico del S.S.R. per duplicazioni di pagamenti relativi a prestazioni effettuate negli anni 2000-2010, regolate da un atto transattivo stipulato nel 2015 ed oggetto di rapporti di Factoring.
Per tale ragione è stato disposto il sequestro di beni mobili (segnatamente, giacenze attive presso vari conti correnti bancari) per l’importo di € 4.020.225,75 a garanzia dell’erario per il danno che si assume sia stato arrecato.
Ovviamente lo Studio Radiologico contesta ogni accusa e sta approntando ogni opportuna difesa per dimostrare l’assoluta infondatezza delle ipotesi accusatorie in quanto frutto dell’erronea lettura della complessa documentazione contabile.
Successivamente all’adozione del richiamato provvedimento cautelare, codesta Spett.le Azienda ha regolarmente corrisposto, così come previsto in contratto, gli importi dovuti per le prestazioni erogate nelle mensilità di gennaio e febbraio 2019.
Da ultimo, però, lo Studio Radiologico è venuto a conoscenza che con atto dirigenziale 4 settembre 2019, n. 1051, si è proceduto come di consueto alla “Validazione prestazioni di specialistica ambulatoriale erogate nel mese di maggio 2019 dalle Strutture Private Accreditate firmatarie di contratto” per la liquidazione delle stesse. In tale provvedimento, tuttavia, si fa menzione della delibera commissariale 27 giugno 2019, n. 322, “con la quale si prende atto del procedimento in
parola […] e la consequenziale nomina di un legale sterno, in attesa di ulteriori determinazioni della Commissione Straordinaria le validazioni delle prestazioni sanitarie saranno oggetto di apposita determina”. A seguito di ciò, non sono state validate, e conseguentemente liquidate le prestazioni erogate dallo Studio Radiologico nel periodo di riferimento. Invero, lo Studio attende i pagamenti sin da marzo 2019.
Alla luce di tutto quanto sopra, il mancato pagamento allo Studio Radiologico delle competenze maturate per le prestazioni erogate nel periodo in oggetto si appalesa del tutto ingiustificato ed arbitrario perché nessuna norma contrattuale o di legge autorizza codesta Spett.le Azienda a non procedere alla liquidazione di quanto in buon diritto del soggetto erogatore.
L’iniziativa dell’Azienda non trova giustificazione neppure ipotizzando un comportamento di cautela a fronte delle accuse che vengono mosse allo Studio Radiologico. Infatti, è stata l’Autorità giudiziaria ad adottare ogni opportuna misura di garanzia per i crediti che, secondo l’ipotesi accusatoria ancora non vagliata in sede processuale, la quale ha disposto il sequestro di somme di denaro per un importo (€ 4.020.225,75) assolutamente sufficiente ad offrire ogni più ampia garanzia all’Amministrazione. D’altronde, è principio elementare del nostro ordinamento che nessuno possa farsi giustizia da sé ma che ogni provvedimento limitativo dei diritti altrui (in questo caso, una specie di autosequestro disposto unilateralmente dall’Azienda per duplicare le misure di garanzia già apprestate in sede penale) debba essere adottato dall’Autorità giudiziaria.
Si consideri, peraltro, che in mancanza dei programmati e indispensabili flussi di cassa, da aggiungersi al sequestro delle giacenze attive presso i propri conti bancari, lo Studio Radiologico dovrà cessare quanto prima ogni attività non essendo possibile sostenere gli enormi oneri aziendali ed ordinati rapporti con il sistema bancario e i fornitori in mancanza degli incassi per le prestazioni erogate. A breve, pertanto, si dovrà procedere al blocco dell’attività assistenziale, con gravissime conseguenze per l’utenza, nonché al licenziamento del personale dipendente il cui mantenimento in servizio è ovviamente legato alla prosecuzione dell’attività.
Inutile evidenziare la gravità dei danni che il blocco dei pagamenti comporta, oltre che sull’utenza e sui lavoratori, sullo stesso Studio Radiologico il quale vede così messa a rischio la sua stessa sopravvivenza a causa di un’iniziativa priva di fondamento giuridico e fattuale.
Quanto sopra premesso e ritenuto, lo Studio Radiologico S.r.l., come sopra rappresentato,
D I F F I D A
codesta Spett.le A.S.P. perché proceda alla immediata validazione e liquidazione delle prestazioni erogate nel mese di marzo 2019 e in quelli successivi, in conformità a quanto statuito dalla legge e dal contratto vigente ed efficace inter partes.
Si riserva, decorsi sette giorni da quello di ricezione della presente senza positivo riscontro, ad agire in sede giudiziaria per ottenere il pagamento di quanto in suo diritto, nonché per il risarcimento di tutti i danni subiti e subendi a causa della condotta dell’A.S.P. ritenuta, per le ragioni sopra esposte, del tutto ingiustificata ed immotivata sotto il profilo giuridico e fattuale.
Confida nella pronta soluzione per via amministrativa della questione.
Distinti saluti.
Dr. Giacomo Pietro Crinò Prof. Avv. Antonio Saitta
Presidente del Consiglio di amministrazione
Studio Radiologico S.r.l.”.
Fin qui la lettera di Saitta.
Fonti vicine alla società, inoltre, riferiscono che il consulente fiscale avrebbe prodotto una perizia con cui  – documenti alla mano – si smonterebbe piuttosto agevolmente l’ipotesi accusatoria, e che potrebbe permettere lo sblocco di una somma tale da permettere la prosecuzione dell’erogazione delle prestazioni.
Insomma, è tutto sub judice, ma la società ha avviato da tempo la propria controffensiva, a tutela della permanenza della struttura.
Ne sapremo di più al termine dell’assemblea convocata per lunedì alle 13.30.
STUDIO RADIOLOGICO L’Asp non paga le fatture da marzo in poi. Rischio chiusura Lente Locale
STUDIO RADIOLOGICO L’Asp non paga le fatture da marzo in poi. Rischio chiusura Lente Locale
di Gianluca Albanese SIDERNO – L’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria non ha saldato le fatture emesse dallo Studio Radiologico di Siderno dal mese di marzo 2019 in poi e la struttura convenzionata di via Enrico Fermi rischia seriamente di cessare le proprie attività e di vedersi costretta a licenziare, di conseguenza, i propri dipendenti. […]
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Gianluca Albanese
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