#Appagati
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Non è questione di essere felici o appagati
ma di sentire il fuoco
........DENTRO........
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La vita è fatta di compromessi... Alcune anime dannate, sono costrette a celare la propria natura per sopravvivere... Ma è necessario saper anche darle sfogo... Dentro e fuori... Davanti e dietro... Sopra e sotto... Abbiamo sempre un lato oscuro... Esserne consapevoli ci libera dal rimorso... Sapere di dover nutrire entrambi... È vitale... Saper dosare in maniera adeguata le nostre inclinazioni ci fa sentire appagati... Completi... Lasciarle libere di esprimersi... In tutte le loro sfacettature ci da pace...
~ Virginia ~
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Non è questione di essere felici o appagati,
ma di sentire il fuoco dentro
Anais Nin
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“Non è questione di essere felici o appagati, ma di sentire il fuoco dentro.”
— Anais Nin
#questione#felicità#frasi felicità#essere felici#appagare#sentire#fuoco#frasi e citazioni#frasi#frasi tumblr#anais nin
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"Dipendenza" da "dipendere" "pendere-da" (Trarre origine, derivare, provenire)
Subito ci viene in mente una sostanza, una droga, una sigaretta o l'alcool, ma esistono anche dipendenze emotive e sentimentali.
Gli effetti sono gli stessi, quell'irrefrenabile bisogno di soddisfare noi stessi con quella sostanza, quella sigaretta, quella persona, quell'abbraccio, quel bacio.
Quel senso di vuoto e smarrimento quando ne vieni privato.
Troncare subito e definitivamente ci fa star male in maniera insopportabile.
La cosiddetta crisi d'astinenza
La soluzione è avere sempre vicino ciò che ci crea dipendenza, e decidere comunque di non usufruirne.
Quando ho smesso di fumare ho lasciato in ogni dove per tanto tempo svariati pacchetti di sigarette, sul cruscotto della macchina, in casa, a lavoro.
Li avevo sempre a portata di mano, ma non ho più acceso una sigaretta. Poco dopo ho aperto questo blog per riempire quel vuoto, ecco svelato il perché di "Smokingago" metà del mio cognome legato al fumatore.
Ma non si può certo paragonare una Marlboro o un bicchiere di whisky a una persona, un'anima non è un oggetto, averla vicino e resistere al desiderio di baciarla, abbracciarla, accarezzarla richiede uno sforzo disumano.
Vederla splendere, sorridente, mentre ti guarda dritto negli occhi ... impossibile ignorarla.
Ma proprio perché non si tratta di un oggetto possiamo sentirci appagati soltanto nell'accorgerci che questa persona sta bene, anche senza di noi, perché può anche essere la nostra dipendenza, ma non necessariamente noi dobbiamo essere la sua.
Ci si abitua prima o poi, certo con dolore, ma ci si abitua.
Ci sentiamo fieri di noi stessi per quanta forza di volontà ci abbiamo messo, per come sappiamo controllarci.
Ma che infine poi, "una sigaretta ogni tanto" ce la possiamo concedere, perché non fa poi così tanto male.
Cit. Smokingago
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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Non è questione di esseri felici o appagati, ma di sentire il fuoco dentro.
Anais Nin
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In un giorno perfetto
di luci e ombre, amati ed appagati,
fermare il tempo.
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Ci sono desideri...
che non rispettano tempi e luoghi...
esplodono d'improvviso...
e devono essere appagati...
perchè la vera passione non conosce rinvii.
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“Alla fine si ama il proprio desiderio e non l'oggetto desiderato.”
Friedrich Nietzsche, “Al di la del bene e del male”
Nietzsche esprime il concetto del desiderio come forza che ci spinge a cercare qualcosa che non abbiamo e che poi non ci soddisfa quando la otteniamo. Il desiderio è quindi una forma di illusione che ci fa amare l'idea di qualcosa più che la sua realtà.
Il desiderio è appunto una delle emozioni più profonde che proviamo. Ci fa sognare, sperare, lottare per raggiungere i nostri obiettivi. Ma cosa succede quando li raggiungiamo? Siamo davvero felici e appagati? O ci accorgiamo che quello che volevamo non era quello che ci aspettavamo?
Nietzsche ci dice che alla fine si ama il proprio desiderio e non la cosa desiderata. Il desiderio è una forma di illusione, ci fa idealizzare un qualcosa che non conosciamo veramente. Questo diventa quindi una fonte di sofferenza perché ci rende insoddisfatti e inquieti.
Dovremmo imparare a desiderare con consapevolezza, senza lasciarci accecare dalle nostre aspettative.
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C'era qualcosa di magico nei giochi di ieri. Nascevano empatie che creavano affinità e complicità. Fiorivano rapporti umani all'aria aperta. Sentivamo di appartenere alla natura e alla semplicità delle cose che ci rendeva gioiosi e appagati di quel poco che per noi era il mondo. Teresa D'auria ************************ There was something magical in yesterday's games. Empathies were born that created affinity and complicity. Human relationships flourished in the open air. We felt we belonged to nature and the simplicity of things that made us joyful and satisfied with that little that for us was the world. Teresa D'auria
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Ho sempre ritenuto e in parte ritengo anche oggi che il lavoro - adeguatamente retribuito, svolto in un clima sereno, per poco tempo rispetto alla totalità della vita di un individuo -, sia uno strumento di emancipazione e impatti positivamente sull’identità di una persona. Tuttavia, questa narrazione è parziale e credo derivi dal fatto che siamo cresciuti in un sistema che riconosce il lavoro ancora come parte integrante e centrale della vita. Se fossimo nati in un’epoca in cui l’essere appagati e soddisfatti fosse dipeso da altre vie - artistiche, intellettuali, speculative, etc -, probabilmente non ne avremmo mai sentito la mancanza. Urge trovare nuovi modelli esistenziali a cui aspirare perché oggettivamente la quasi totalità dei lavori odierni servono sempre meno e serviranno sempre meno. Il problema non è che il lavoro manca, il problema risiede nel fatto che sia “troppo” rispetto alle persone che realmente servono per svolgerlo, il problema è che il lavoro rimane oggi la fonte primaria di reddito, il problema sono i servizi fondamentali (l’istruzione, la sanità, il cibo) resi possibili solo dal lavoro di cui sopra. Etc etc.
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AMORE
"Alcune persone, per ricevere amore, cercano di essere perfette, altre diventano eccessivamente gentili, e vi sono persone che s'inventano sofferenze immaginarie, credendosi più infelici di quanto non siano.
Abbiamo molte maniere diverse di cercare l'amore, c'è anche chi per sentirsi amato ha necessità di vedere appagati tutti i propri desideri e per questo non può sopportare la frustrazione.
La necessità di amore è una grande piaga. Credo che tutti noi occidentali possiamo scoprire in noi questa dipendenza dall'amore di cui i giapponesi si stupiscono.
Cio nonostante, quel che abbiamo scoperto è che la nostra ossessione per l'amore ci impedisce di essere più amorevoli.
La salute mentale è uno stato di felicità che si appoggia sul fatto che stiamo esercitando il nostro potenziale amoroso; quando uno sta amando è felice, questo sia che stia amando una persona, godendo di un'opera musicale, difendendo la giustizia o accudendo un bambino.
Vi sono molte forme d'amore."
Claudio Naranjo, la rivoluzione che stavamo aspettando, Firenze, 2014, p. 38
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Quando tra i sentimenti s’innesca la giusta complicità non si ha bisogno di altro per essere felici ed appagati in questa vita. Ma non è facile trovarla, come magari si è portati a credere, richiede qualità sopraffine come empatia e sensibilità e quel pizzico di fortuna che non guasta.
@elenascrive
#amicizia#sentimenti#vita#vivere#empatia#sensibilità#fortuna#complicità#saluto#pensiero#diario#buongiorno#buongiornissimo
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Poesia di https://www.tumblr.com/maripersempre-21
Toccami...
le mani,
la pelle,
il cuore
l'anima...
ma toccami...
sono tutta un fremito,
e poi baciami,
stringimi,
ti voglio amore mio,
non ti ho mai desiderato tanto...
come rami intrecciati
pelle contro pelle,
carezze languide
occhi negli occhi,
incendio che divampa
in un attimo...
i cuori agitati
i sensi in tempesta,
e poi affonda
dentro di me...
riemergi,
succhia...
stringi,
mordimi...
fra i baci dati
con labbra umide
di desiderio,
tra sussulti ansimano
i nostri corpi...
gemiti intensi,
come il mare
che lambisce la riva
e si ritrae...
e poi torna il frangente
ancora più forte
senza sosta
respiri veloci
quasi in affanno...
e arriva l'onda di piacere
i nostri corpi nudi
tra sorrisi appagati,
l'abbraccio
il silenzio...
amore...
M.C.@
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Sfogo
Lo scorrere inesorabile del tempo prescinde dalla nostra volontà. Gli anni passano ma ci restano addosso come muschio a nord degli alberi.
Con il tempo tutto dovrebbe passare, tutto il dolore dovrebbe affievolirsi mentre gli scudi dovrebbero man mano indurirsi fino a divenire impenetrabili. Alcuni scudi falliscono, restando dolci e morbidi come il capo di un neonato.
Non tutti i cuori diventano adulti e non tutti gli spiriti sono appagati dal crescere. Le anime ingenue di cresciuti infanti non posso prescindere da un'estrema intensità fatta d'una leggerezza eterea così come d'una terrena pesantezza. Così stupirsi è semplice tanto quanto arrendersi al pianto.
Il muschio è il passato. Passato rifugio, passato flagello. Passato rimorso, passato carezza.
Cosa resta se non il ricordo; cosa siamo se non il ricordo.
Il tormento di ciò che è stato e che non potrà mai più essere.
#sfogo#sfogarsi#scrivere#parlare#conoscersi#tempo#scrittura#noia#compagnia#crescere#vita#morte#libri#leggere
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