#Appagati
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principessa-6 · 6 months ago
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Non è questione di essere felici o appagati
ma di sentire il fuoco
........DENTRO........
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 2 months ago
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La vita è fatta di compromessi... Alcune anime dannate, sono costrette a celare la propria natura per sopravvivere... Ma è necessario saper anche darle sfogo... Dentro e fuori... Davanti e dietro... Sopra e sotto... Abbiamo sempre un lato oscuro... Esserne consapevoli ci libera dal rimorso... Sapere di dover nutrire entrambi... È vitale... Saper dosare in maniera adeguata le nostre inclinazioni ci fa sentire appagati... Completi... Lasciarle libere di esprimersi... In tutte le loro sfacettature ci da pace...
~ Virginia ~
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fiammarock · 1 year ago
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Non è questione di essere felici o appagati,
ma di sentire il fuoco dentro
Anais Nin
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raccontidialiantis · 10 days ago
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La passione della vedova
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Ha perso il marito da un anno: per uno stupidissimo incidente stradale. La rispettano tutti e tutti l'hanno aiutata a rimettersi in carreggiata. Le hanno trovato un bel lavoro nell'azienda di famiglia e s’è rimessa in discussione. Professionalmente non ha voluto sconti e quindi con le unghie e con i denti s’è ritagliata un suo spazio di utile contributo. Oggettivamente è molto brava; nei reparti la sentono, la coinvolgono. Però tutti la trattano sempre come una preziosa e fragile porcellana; cioè con delicatezza e rispetto. In azienda amavano quell’uomo. I beni di famiglia poi hanno aiutato. Tutti si sono prodigati; i suoceri non mancano di prendersi cura dei suoi figli e lei per questo li ama e li ringrazia.
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Un quadretto familiare e privato tutto sommato sereno. Ma le manca il meglio: le urge. Sta impazzendo dentro perché è preda di una follia tutto sommato innocente, ma esternamente ben dissimulata: vuole assolutamente un uomo dentro di lei. Basta delicatezze e guanti bianchi. Vuole carne e sangue, sudore e odore d’amore in un letto. Lenzuola sdrucite e impregnate dei prodotti dell'amore, sporche dei desideri osceni di due amanti sfiniti ma finalmente soddisfatti. Trucco sfatto, che le cola dagli occhi. Animo e sensi felici e appagati. La sua fica desidera essere leccata e mangiata. A lungo: in breve, lei vuole soffocare un uomo d'amore. Anela ad avere nel letto qualcuno che la scaldi, che se la coccoli e che se gli gira la prenda in modo un po’ spartano; come faceva lui.
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O magari anche peggio: è pronta, lo desidera da tanto, da troppo. Con suo marito si sentiva al tempo coccolata ma protetta e poi improvvisamente usata, posseduta. Perché lei era una cosa sua, che egli violava e adoperava quando gli pareva e piaceva, questo era ben chiaro, tra loro. E questa oggettiva condizione di sottomessa, ma comunque adorata e viziata, le piaceva. Moltissimo. Si sentiva desiderata: sia come leale compagna che sessualmente. E lei allora non mancava di provocarlo, per farsi saltare addosso. Lui la divorava letteralmente. Preda appetibile. Si: questo lei si sentiva. Stasera c'è una cena tra amici, a bordo piscina; vestiti pochi e assoluta informalità.
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Si parlerà di libri, di sport e vacanze: problemi seri e lavoro possibilmente fuori dalla porta, per favore. Le amiche le hanno anticipato che tra gli invitati ci saranno tre o quattro bocconcini succulenti; tutti ottimi candidati alla carica di stallone, anche per una notte sola. Si, è proprio ora per lei di rispolverare i basics. Perché proprio non ne può più. Basta romanticherie. Vuole solo scendergli l’intimo a sorpresa, prendere in bocca un bell'uccello lungo e duro, lavorarselo di labbra e di gola, inghiottire il suo seme e poi farsi inculare, scopare e gridare. Le manca proprio gridare liberamente per l'orgasmo raggiunto. Ma finalmente stasera forse c'è una possibilità.
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Anela già sentirlo pompare dentro di sé, con l'urgenza di svuotarsi, troppo la vuole sua. Desidera queste cose con tutta l’anima. Vuole solo fare l’amore: quello che fa male al culo e alla fica. E’ forse peccato mortale, per una donna sana? E dopo due chiacchiere e quattro risate di pausa dopo il primo riuscito amplesso - fantastica nuovamente - vuole mettersi di pancia, allargare le natiche davanti a lui e fargli capire chiaramente che brama prenderlo nuovamente ma stavolta nel culo: vuole letteralmente spompare un uomo e stordirlo, affascinarlo almeno per una notte intera, che poi si vedrà se la cosa proseguirà. Saprà drogarlo di sé. Lo sente.
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E il giorno dopo al lavoro, occhiaie ma soddisfatta, vuole sedersi col culo che le faccia ancora male e brama ricevere il suo messaggio: “quando ci vediamo?" Si, si… non ne può più del rispetto e delle maniere gentili di tutti: vuole un uomo. Uno tosto, uno che la maltratti, che la faccia sentire nuovamente una cosa sua, da usare e che la faccia godere, godere, godere. Gli farà tutto ciò che lui vorrà. Stasera succederà, lo sente: è troppo tempo che non scopa e vuole qualcuno che le faccia dimenticare il passato, l'acqua che ormai non macina più. Lei è qui: viva, bellissima, affascinante e con una passera stupenda, calda, profumata, accogliente, ben rasata e… completamente inutilizzata. Ora è entrata in sala; ha visto le possibili prede ma immediatamente ha spostato lo sguardo verso il bordo piscina e ha deciso:
Ladies and Gentlemen, the winner is…
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RDA
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smokingago · 7 months ago
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"Dipendenza" da "dipendere" "pendere-da" (Trarre origine, derivare, provenire)
Subito ci viene in mente una sostanza, una droga, una sigaretta o l'alcool, ma esistono anche dipendenze emotive e sentimentali.
Gli effetti sono gli stessi, quell'irrefrenabile bisogno di soddisfare noi stessi con quella sostanza, quella sigaretta, quella persona, quell'abbraccio, quel bacio.
Quel senso di vuoto e smarrimento quando ne vieni privato.
Troncare subito e definitivamente ci fa star male in maniera insopportabile.
La cosiddetta crisi d'astinenza
La soluzione è avere sempre vicino ciò che ci crea dipendenza, e decidere comunque di non usufruirne.
Quando ho smesso di fumare ho lasciato in ogni dove per tanto tempo svariati pacchetti di sigarette, sul cruscotto della macchina, in casa, a lavoro.
Li avevo sempre a portata di mano, ma non ho più acceso una sigaretta. Poco dopo ho aperto questo blog per riempire quel vuoto, ecco svelato il perché di "Smokingago" metà del mio cognome legato al fumatore.
Ma non si può certo paragonare una Marlboro o un bicchiere di whisky a una persona, un'anima non è un oggetto, averla vicino e resistere al desiderio di baciarla, abbracciarla, accarezzarla richiede uno sforzo disumano.
Vederla splendere, sorridente, mentre ti guarda dritto negli occhi ... impossibile ignorarla.
Ma proprio perché non si tratta di un oggetto possiamo sentirci appagati soltanto nell'accorgerci che questa persona sta bene, anche senza di noi, perché può anche essere la nostra dipendenza, ma non necessariamente noi dobbiamo essere la sua.
Ci si abitua prima o poi, certo con dolore, ma ci si abitua.
Ci sentiamo fieri di noi stessi per quanta forza di volontà ci abbiamo messo, per come sappiamo controllarci.
Cit. Smokingago
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ragazzoarcano · 1 year ago
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“Non è questione di essere felici o appagati, ma di sentire il fuoco dentro.”
— Anais Nin
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susieporta · 8 months ago
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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perpassareiltempo · 6 months ago
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Non è questione di esseri felici o appagati, ma di sentire il fuoco dentro.
Anais Nin
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ilguardianodelfaro · 7 months ago
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In un giorno perfetto
di luci e ombre, amati ed appagati,
fermare il tempo.
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dottssapatrizia · 2 years ago
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Ci sono desideri...
che non rispettano tempi e luoghi...
esplodono d'improvviso...
e devono essere appagati...
perchè la vera passione non conosce rinvii.
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ambrenoir · 7 months ago
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“Alla fine si ama il proprio desiderio e non l'oggetto desiderato.”
Friedrich Nietzsche, “Al di la del bene e del male”
Nietzsche esprime il concetto del desiderio come forza che ci spinge a cercare qualcosa che non abbiamo e che poi non ci soddisfa quando la otteniamo. Il desiderio è quindi una forma di illusione che ci fa amare l'idea di qualcosa più che la sua realtà.
Il desiderio è appunto una delle emozioni più profonde che proviamo. Ci fa sognare, sperare, lottare per raggiungere i nostri obiettivi. Ma cosa succede quando li raggiungiamo? Siamo davvero felici e appagati? O ci accorgiamo che quello che volevamo non era quello che ci aspettavamo?
Nietzsche ci dice che alla fine si ama il proprio desiderio e non la cosa desiderata. Il desiderio è una forma di illusione, ci fa idealizzare un qualcosa che non conosciamo veramente. Questo diventa quindi una fonte di sofferenza perché ci rende insoddisfatti e inquieti.
Dovremmo imparare a desiderare con consapevolezza, senza lasciarci accecare dalle nostre aspettative.
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lunamagicablu · 5 months ago
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C'era qualcosa di magico nei giochi di ieri. Nascevano empatie che creavano affinità e complicità. Fiorivano rapporti umani all'aria aperta. Sentivamo di appartenere alla natura e alla semplicità delle cose che ci rendeva gioiosi e appagati di quel poco che per noi era il mondo. Teresa D'auria ************************ There was something magical in yesterday's games. Empathies were born that created affinity and complicity. Human relationships flourished in the open air. We felt we belonged to nature and the simplicity of things that made us joyful and satisfied with that little that for us was the world. Teresa D'auria 
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astra-zioni · 1 year ago
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Ho sempre ritenuto e in parte ritengo anche oggi che il lavoro - adeguatamente retribuito, svolto in un clima sereno, per poco tempo rispetto alla totalità della vita di un individuo -, sia uno strumento di emancipazione e impatti positivamente sull’identità di una persona. Tuttavia, questa narrazione è parziale e credo derivi dal fatto che siamo cresciuti in un sistema che riconosce il lavoro ancora come parte integrante e centrale della vita. Se fossimo nati in un’epoca in cui l’essere appagati e soddisfatti fosse dipeso da altre vie - artistiche, intellettuali, speculative, etc -, probabilmente non ne avremmo mai sentito la mancanza. Urge trovare nuovi modelli esistenziali a cui aspirare perché oggettivamente la quasi totalità dei lavori odierni servono sempre meno e serviranno sempre meno. Il problema non è che il lavoro manca, il problema risiede nel fatto che sia “troppo” rispetto alle persone che realmente servono per svolgerlo, il problema è che il lavoro rimane oggi la fonte primaria di reddito, il problema sono i servizi fondamentali (l’istruzione, la sanità, il cibo) resi possibili solo dal lavoro di cui sopra. Etc etc.
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elenascrive · 2 months ago
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Quando tra i sentimenti s’innesca la giusta complicità non si ha bisogno di altro per essere felici ed appagati in questa vita. Ma non è facile trovarla, come magari si è portati a credere, richiede qualità sopraffine come empatia e sensibilità e quel pizzico di fortuna che non guasta.
@elenascrive
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susieporta · 7 months ago
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AMORE
"Alcune persone, per ricevere amore, cercano di essere perfette, altre diventano eccessivamente gentili, e vi sono persone che s'inventano sofferenze immaginarie, credendosi più infelici di quanto non siano.
Abbiamo molte maniere diverse di cercare l'amore, c'è anche chi per sentirsi amato ha necessità di vedere appagati tutti i propri desideri e per questo non può sopportare la frustrazione.
La necessità di amore è una grande piaga. Credo che tutti noi occidentali possiamo scoprire in noi questa dipendenza dall'amore di cui i giapponesi si stupiscono.
Cio nonostante, quel che abbiamo scoperto è che la nostra ossessione per l'amore ci impedisce di essere più amorevoli.
La salute mentale è uno stato di felicità che si appoggia sul fatto che stiamo esercitando il nostro potenziale amoroso; quando uno sta amando è felice, questo sia che stia amando una persona, godendo di un'opera musicale, difendendo la giustizia o accudendo un bambino.
Vi sono molte forme d'amore."
Claudio Naranjo, la rivoluzione che stavamo aspettando, Firenze, 2014, p. 38
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greenbor · 1 year ago
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Poesia di https://www.tumblr.com/maripersempre-21
Toccami...
le mani,
la pelle,
il cuore
l'anima...
ma toccami...
sono tutta un fremito,
e poi baciami,
stringimi,
ti voglio amore mio,
non ti ho mai desiderato tanto...
come rami intrecciati
pelle contro pelle,
carezze languide
occhi negli occhi,
incendio che divampa
in un attimo...
i cuori agitati
i sensi in tempesta,
e poi affonda
dentro di me...
riemergi,
succhia...
stringi,
mordimi...
fra i baci dati
con labbra umide
di desiderio,
tra sussulti ansimano
i nostri corpi...
gemiti intensi,
come il mare
che lambisce la riva
e si ritrae...
e poi torna il frangente
ancora più forte
senza sosta
respiri veloci
quasi in affanno...
e arriva l'onda di piacere
i nostri corpi nudi
tra sorrisi appagati,
l'abbraccio
il silenzio...
amore...
M.C.@
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