Tumgik
#(ah dimenticavo: c'era effettivamente un movimento molto secondario che voleva l'annessione della sicilia agli usa non me lo sono inventata)
Note
Lucia e America?
Alfred misurava a lunghi passi quel lucido pavimento di marmo, ammirava quelle stanze così sfarzosamente decorate e abbellite da quadri raffiguranti le gloriose avventure di quel popolo così misterioso, così diverso dal suo, ma così maledettamente affascinante.“Alfred Franklin Jones,” lo apostrofò una voce femminile, dall'altro lato della stanza. La donna batté i tacchi per terra, esortandolo a voltarsi, e lui non si fece attendere: era lì davanti a lui, dritta in piedi sulla porta, con la sua solita aria fiera e indecifrabile sul volto e le braccia scure incrociate al petto.“In persona.”“Che cosa ci fai ancora qui, America, perché non torni a casa? Non sei stanco di combinare disastri su disastri in una terra non tua?” La sua voce aveva assunto un tono mellifluo, falsamente zuccheroso e al contempo sprezzante.“Vedi, Lucia…” iniziò con un sorrisetto, ma lei lo interruppe: “per te, Sicilia”, lo corresse, ma lui proseguì senza rettificare. “Vedi, Lucia, in realtà ho intenzione di tornare in America a breve, così da non causare più ‘disastri’ come li definisci tu, che suppongo sia semplicemente il tuo modo per indicare la vostra liberazione dai nazisti?”“Sai bene quanto me che tu non hai fatto nemmeno metà dell'opera, soprattutto qui in Italia, e che mi riferisco a ben altro che alla liberazione in ogni caso, Alfred.” Aveva ragione, Arthur e Ivan avevano contribuito alla sconfitta dei nazisti, e così i partigiani di Francis e Veneziano, anche se gli doleva ammetterlo. “E allora a cosa ti riferisci, di grazia? Qual è il disastro che ho combinato?”“Hai svegliato un cane dormiente con il tuo sbarco, nella mia isola così come nella tua patria oltreoceano,” replicò, seria come una statua. “Beh, nel mio caso, più che di cane dormiente, si potrebbe parlare di un cane al confino… – Lucia si lasciò scappare un sorriso amaro, consapevole che l'altro non avrebbe colto il suo black humour – ma non è questo il punto, né ho intenzione di parlarne con te, adesso.”Alfred annuì, confuso dalla battuta di lei, ma senza perdere il ritmo. “E allora parliamo d'altro, Lucia.” La raggiunse in un paio di falcate, accentuando la differenza di altezza fra i due. “Sono venuto qui per farti una proposta.”Sicilia sollevò un sopracciglio, assottigliando gli occhi allungati. “Che genere di proposta, America?”“Io so che cosa vuoi, Lucia.”“Che coincidenza, è quello che mi hanno detto tutti gli uomini della mia vita prima di mandarmela a puttane.”Alfred rise senza divertimento. “È appena finita la guerra, e il tuo primo pensiero è stato quello di ottenere di nuovo autonomia; i movimenti indipendentisti sono più forti che mai nella tua terra. Tu vuoi la libertà, l'indipendenza.”“Accidenti, America, hai davvero uno spirito di osservazione acutissimo!” L'ironia era l'arma preferita di Lucia. “Perdonami, ma non vedo come questo si possa collegare a una tua ipotetica proposta.”“Semplice, Lucia. Io posso dartela, se tu mi permetterai di farlo.”Sentì il suo cuore saltare un battito. Non era più così ingenua da fidarsi di chiunque le promettesse la gloria, la felicità, la libertà, aveva imparato sulla sua pelle che nessuno poteva darle quello che voleva se non lei stessa; tuttavia, sentirsi offrire quello che aveva sempre desiderato così, da uno degli Stati più influenti e potenti d'Europa, la tentava, e non poco.Deglutì a vuoto, costringendosi a concentrarsi sul suo interlocutore. “E come faresti, di grazia, sentiamo?”“Voglio che tu diventi il mio quarantanovesimo Stato.”A Lucia scappò una mezza risata, ma Alfred non scherzava. “E questo sarebbe il tuo modo di darmi la libertà? Annettermi a una potenza federata mondiale oltreoceano?”“Andiamo, Lucia, pensaci… saresti parte del Paese occidentale più ricco del mondo, ti darei fama e gloria in abbondanza, potresti tornare ai tuoi tempi d'oro se solo accettassi la mia offerta, Lovino e Feliciano questo te lo potrebbero dare?” Allungò una mano al suo viso, sistemandole una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio.Lucia indietreggiò istintivamente, mettendo più distanza del necessario fra i loro corpi. “Ora cosa c'entrano Lovino e Feliciano?”“Beh, sono loro a volerti italiana, no? Ma tu vuoi essere libera da loro, non vuoi essere italiana, e nemmeno io voglio che tu lo sia.”Lucia rise, incredula. Certo, l'idea della ricchezza e della gloria, dell'American Dream, la attirava, ma a scapito della sua italianità, della sua famiglia e storia?Fu solo in quel momento che si rese conto quanto futile fosse stato combattere per l'indipendenza della sua terra adesso, con il nuovo Stato italiano che si andava formando, quando tutto in lei era Italia, l'Italia nuova e repubblicana, la stessa Italia che tanto aveva disprezzato in tempo regio, ma a cui era disposta a dare più di una seconda chance pur di non abbandonarla.“Beh, Alfred, mi duole annunciartelo, ma io sono italiana fino a prova contraria, e fiera di esserlo; non tradirò il mio Paese per un vecchio ideale, né per un lontano straniero sconosciuto, e mi dispiace, nemmeno per la ricchezza che mi prometti né per la gloria che già posseggo.” Lucia prese fiato, guardando l'americano negli occhi, tanto chiari quanto erano scuri quelli di lei. “Torna a casa, America, hai un popolo che ti chiama e quarantotto Stati da amministrare, direi che sono più che abbastanza.”“Come desideri, Sicilia,” si arrese lui, vedendola così convinta. “Non ti chiederò di pensarci, sembra che tu ti sia già fatta un'idea chiara su ciò che vuoi, e lo rispetto; lascerò il Paese il prima possibile, e per il resto di questa mia permanenza isolana non ti disturberò più.”La donna annuì, la sua espressione per niente alterata. “Addio allora, Alfred.”“È un arrivederci, Lucia.”Lei si voltò e uscì dalla stanza, i tacchi bassi ticchettando sul pavimento di marmo del corridoio.Alfred la guardò allontanarsi. Non avrebbe mai capito gli italiani, men che meno i siciliani, ma quel popolo l'avrebbe sempre affascinato e meravigliato, niente da fare.
“No, vabbè, carusi, non potete capire chi succediu l’altro giorno!” Cinguettò la ragazza all’allegra tavolata della domenica, mentre si risiedeva a tavola dopo aver portato la frutta.“Che è successo?” Indagò Vito, sbucciando un mandarino.“Allora, veni ‘i mia compare America tutto convinto, e mi fa tutto serio ‘Ti devo fare una proposta’, al che io penso che sia chissà cosa, no? E ci faccio ‘certo, dimmi’.” Mise in bocca una ciliegia, sputandone il nocciolo, gli occhi degli altri su di lei.“E quindi? Che ti voleva proporre?” Chiese Totò, impaziente.“Mi voleva proporre, e cito, di lasciare l’Italia e diventare il quarantanovesimo Stato federato americano, è tutto scattiato quello là, vi giuro!”Rosa scoppiò a ridere. “No, è pazzo completo, ma sei seria?”“Serissima, giuro, era convintissimo! Ovviamente ci ho detto di no, manco ci ho pensato un attimo.”“Vabbè, quello era scontato. Malanova però, Lucia, magari in America scassavi un po’ meno la minchia, potevi andarci alla fine!” Ironizzò Calabria, ricevendo un “cuinnutu” senza malizia da parte della siciliana e un acino d’uva in testa.No, non avrebbe potuto fare a meno di loro, né loro di lei, pensò Sicilia mentre rideva dell’accaduto con i suoi compari. Nessuno può fare a meno della propria famiglia.
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