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Albert Wesker
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Recensione: Fujifilm X-T3, la migliore APS-C del mercato
Solitamente sono contrario ad usare l'assoluto, perché poche lo sono davvero e comunque possono non rimanere tali nel tempo. Il mio pensiero è che Fujifilm sia riuscita a sfornare la migliore fotocamera con sensore APS-C che si possa acquistare attualmente sul mercato, mirrorless e reflex incluse. Fare la recensione di questa macchina è stato semplice e complicato allo stesso tempo, perché alla bontà della qualità fotografica della X-T2 (recensione) si sono aggiunti un migliore autofocus e sopratutto un comparto video che ha permesso a Fujifilm di entrare di diritto in zona GH5, ma con un sensore grande quasi il doppio. Passiamo a vederla più da vicino, anticipandovi che su alcuni aspetti sarò meno prolisso del solito visto che la X-T3 e la X-T2, già recensita, sono per diversi aspetti quasi indistinguibili.
Caratteristiche Principali
La Fujifilm X-T3 è un'evoluzione in cui a livello di corpo ed ergonomia non è cambiato quasi nulla. Le novità però ci sono e sono tutte sotto il cofano. Il sensore è un'unità da 26MP BSI (retroilluminata) prodotta da Sony. All’inizio si pensava che fosse di manifattura Samsung – in quanto l’unico sensore di questo tipo (APS-C/BSI) era proprio della NX1 – mentre oggi sappiamo che Sony ha inserito a catalogo proprio un sensore con le stesse caratteristiche di quello dalla X-T3. Ovviamente il filtro è sempre X-Trans e non il classico Bayer. Novità anche dal lato processore, con l’X-Processor 4 capace di elaborare i dati 4 volte più velocemente del modello precedente. Grazie a questo, la X-T3 riesce a raggiungere i 30 fotogrammi al secondo in modalità raffica (crop 1.25x) o 20 fps senza crop con otturatore elettronico, e sopratutto arriva il video 4K @60p con 10 bit di profondità colore 4:2:0 (4:2:2 su uscita HDMI).
Corpo ed Ergonomia
Qui potrei tranquillamente copiare tutto quello che avevo scritto della X-T2, perché sono davvero poche le differenze: La X-T3 cresce un po' in altezza, adesso misura 133 x 93 x 59mm contro i 133 x 92 x 49mm della precedente, ed è anche qualche grammo più pesante (539g vs 507gr) e queste sono davvero le uniche differenze fra le macchine, in quanto i pulsanti e le ghiere sono disposti allo stesso modo e non ci sono state aggiunte o rimozioni. In questa disamina, quindi, non illustrerò nel dettaglio i pulsanti ma mi soffermerò su qualche piccola novità.
Partiamo dalla zona superiore, dove da sinistra si trovano la torretta della sensibilità con la possibilità di scegliere da ISO 160 a 12800, oltre ai modi L, H e A. In asse con essa troviamo la ghiera che gestisce le modalità di avanzamento e che consente anche la selezione della modalità filmato. Spostandoci sul lato sinistro del mirino possiamo notare che è presente la ghiera per la regolazione diottrica con una graditissima novità: adesso il selettore si deve tirare verso l’esterno per poterlo regolare e poi si spinge di nuovo in posizione per bloccarlo: una piccola ma grande comodità. Continuando verso destra abbiamo la slitta per il flash e sull’altro lato del mirino il pulsante per selezionare il modo di visualizzazione (display, mirino o automatico con il sensore di prossimità). Eccoci giunti all’altra torretta, questa permette di selezionare i tempi da 1s a 1/8000s con intervalli da 1 stop, oltre alla modalità A, B e T. In asse troviamo la ghiera per selezionare il metering con 4 impostazioni. Entrambe le torrette sono bloccate grazie al pulsante a scatto posizionato al centro, questo però non blocca anche le ghiere sottostanti. Procedendo ancora a destra troviamo il pulsante di scatto (con la classica filettatura per quello remoto) con sotto il selettore d’alimentazione, il pulsante fn e la torretta per la selezione della compensazione dell’esposizione.
Il frontale della X-T3 è pulito e include solo le serigrafe di marchio e modello, il connettore PC-Sync, il selettore M/C/S per la messa a fuoco, il pulsante di sgancio dell’ottica, un LED bianco per l’aiuto alla messa a fuoco in condizioni di scarsa illuminazione e la ghiera cliccabile frontale. Rispetto al modello precedente ho trovato questa ghiera più precisa, adesso si avvertono con sicurezza “i passi” mentre si gira, ed è cambiato anche il meccanismo del pulsante ad essa collegato: quando la ghiera viene premuta si avverte proprio lo scatto del pulsante, che dona un feedback più preciso al fotografo durante l'uso.
Il lato sinistro è quello deputato per la maggior parte delle connessioni. Dietro un unico sportellino troviamo, dall’alto: l’ingresso per il microfono, l’uscita per le cuffie (entrambi in standard 3,5mm), la porta USB-C che va a sostituire la vecchia micro USB 3.0 della precedente generazione, e la porta Micro HDMI. Qui devo fare un appunto, perché le indicazioni delle porte sono realizzate in debossing (o in stampaggio) sul lato dove c’è la cerniera dello sportellino e questo ne complica la leggibilità. Come ultimo dettaglio del lato sinistro, possiamo notare il pulsantino di sgancio meccanico per la seconda cerniera del display.
Sull’altro lato c’è spazio per il doppio slot che accoglie le schede Secur Digital (SD), entrambe in standard UHS-II. Fujifilm deve aver notato che c’era uno spazietto vuoto sopra lo sportellino delle SD e ha deciso di collocare qui, dietro una protezione in gomma morbida, l’ingresso da 2,5mm per il comando di scatto remoto.
Sul fondello c’è solo lo sportello della batterie, l’attacco a vite per il treppiede e il connettore per il battery grip per cui passiamo ad analizzare il lato posteriore. Si nota subito il display, che anche nella X-T3 possiede il curioso meccanismo che lo fa muovere verso l’alto e verso il basso, ma anche inclinare verso destra. Altro elemento che si nota subito è il mirino elettronico con il suo ampio oculare in gomma – i dettagli tecnici di queste due unità sono trattati nel paragrafo a loro dedicato. Sulla parte superiore abbiamo i pulsanti cestino e play da un lato, AE-L e AF-L dall’altro. In mezzo a questi ultimi c’è la ghiera cliccabile posteriore e procedendo verticalmente verso il basso abbiamo il pulsante Q, il joystick multidirezionale, il D-Pad con tasto centrale e il tasto DISP/BACK.
Connessioni, memoria, batteria
Abbiamo visto che sono cambiate poche cose nella connessioni, eppure adesso la X-T3 è davvero completa. È stata aggiunta l’uscita cuffie, che prima era disponibile solo collegando il battery grip, e si è passati all’USB-C, che oltre ad essere più veloce per il trasferimento dei dati è anche più comoda (si inserisce in entrambi i versi) e consente di ricaricare la batteria anche a macchina accesa. Fujifilm raccomanda l’utilizzo di power bank Anker PowerCore Speed PD per la loro capacità di erogare più corrente sull’uscita di tipo C. Come ho già avuto modo di scrivere, entrambi gli slot di memoria sono compatibili con le schede UHS-II (se non volete perdervi nella giungla di queste sigle ecco un ottimo post a cui fare riferimento) e si può impostare la macchina per usarle in modo sequenziale, backup o suddividendo RAW e JPG. Concludiamo il paragrafo parlando della batteria NP-W126S, che consente di portare a casa circa 390 scatti per singola carica (standard CIPA), dato che si avvicina molto alla realtà se non si abusa della modalità boost. Non mancano Bluetooth e Wi-Fi, che consentono la comunicazione con l’app companion per smartphone Android ed iOS. Proprio la Fujifilm Camera remote è uno dei pochi nei di questa fotocamera, anche se non strettamente collegato ad essa. È ancora la stessa che testai con la recensione della X-Pro2, risultando vecchia (a livello di interfaccia grafica), macchinosa, non compatibile con gli iPhone X/XS Max e sostanzialmente con gli stessi difetti che avevo riscontrato al tempo. Devo anche notare che l’introduzione del Bluetooth per il geotagging delle foto, che doveva velocizzare la connessione all’app, sembra in realtà rallentarla ulteriormente, aggiungendo un passo ulteriore per il raggiungimento dello scopo: ci si deve collegare prima tramite Bluetooth e solo dopo, quando si seleziona la modalità di scatto remoto o invio delle foto, si attiva il Wi-Fi. Speriamo che Fujifilm sistemi quanto prima questa situazione perché è un vero peccato che l'app non sia al passo con la qualità delle loro fotocamere.
Display e mirino
La X-T3 ha ricevuto in dotazione nuove unità per quello che riguarda display e mirino elettronico: il primo guadagna il touchscreen mentre il secondo una risoluzione più elevata. Partiamo dal display, un’unità da 1,04 milioni di punti con una diagonale di 3” e rapporto di 3:2. Come nella precedente macchina (e anche nella GFX 50S) il display è montato su un sistema a doppia cerniera che permette di inclinarlo verso l’alto fino a 90° e verso il basso per circa 45°. La seconda cerniera invece consente di fare perno sul lato destro del display e di inclinarlo per circa 60°. Come dissi nelle recensioni i X-T2 e GFX 50S, questo movimento è davvero utile nello scatto in studio e non posso fare altro che confermarlo. Il display è adesso anche touch e questo implica che, volendo, si può spostare il punto di fuoco, navigare nei menu o attivare altre 4 “scorciatoie” personalizzabili come fossero pulsanti (grazie a swipe sui quattro lati). Per spostare la messa a fuoco quando si usa il mirino, si può impostare la possibilità di usare tutto lo schermo, una delle due metà o solo uno dei 4 quarti, così da evitare azionamenti involontari. Ci sono ancora due piccole novità, entrambe riguardanti display e mirino: la prima è una modalità “notturna” che consente di avere le icone del menu con un contrasto ed una luminosità molto bassa grazie a testi rossi su sfondo grigio, utile per gli scatti in ambienti bui come in teatro – in modo da non disturbare e non dover guardare una fonte troppo luminosa disabituando l’occhio. La seconda novità è la possibilità di impostare gli indicatori larghi, ovvero una visuale ingrandita e semplificata che mostra solo le informazioni di cui abbiamo bisogno con una dimensione più generosa. Queste opzioni sono attivabili separatamente per display e mirino.
Il mirino elettronico avanza sensibilmente rispetto a quello già buono del precedente modello. La risoluzione passa da 2,36 milioni di punti a 3,69, anche se l’ingrandimento massimo scende da 0,77x a 0,75x. Il refresh rate è di 100fps (in modalità boost, 60fps in modalità normal) e il lag è di soli 0,005s. Le informazioni visibili sono personalizzabili così come il livello di luminosità. Il mirino si può attivare automaticamente grazie al sensore di prossimità posto sotto di esso o manualmente con il pulsante posto alla destra, inoltre guadagna una modalità “intelligente”: ovvero quando il display è inclinato il sensore viene disattivato, così non avremo più blackout quando avviciniamo la macchina alla pancia.
Controllo, impostazioni, menu
Ormai conosciamo l’approccio di Fujifilm alla fotografia in questa sua rinascita digitale: controlli manuali ben in vista, abbandono delle scorciatoie PASM, menu chiari e ben organizzati. In tutto questo la X-T3 non fa eccezione, anzi conferma quanto di buono è stato fatto finora integrando una serie di opzioni, come quelle per migliorare la leggibilità di cui ho appena parlato, volte a sostenere il fotografo affinché si possa concentrare esclusivamente sullo scatto. L’aggiunta di altre 4 scorciatoie con gli swipe sullo schermo touch (funzionano anche quando si usa il mirino) porta a 13 il totale dei "pulsanti" personalizzabili. Il livello di modifica delle funzionalità è elevatissimo, si può scegliere ad esempio se la ghiera della messa a fuoco dovrà ruotare nel senso normale o inverso, se il tasto di blocco dell’esposizione debba funzionare come pulsante (che va tenuto premuto finché si desidera bloccare l’esposizione) o come interruttore ON/OFF, si possono personalizzare le informazioni visualizzate nel mirino o sul display separatamente, il tutto per fare in modo che ogni X-T3 sia diversa dalle altre e legata alle specifiche esigenze del suo proprietario.
AF - Messa a fuoco
Ecco una delle aree che ha subìto i maggiori interventi rispetto al vecchio modello. Tutto il sistema che governa la messa a fuoco è stato rivisto: adesso la ricerca di fase copre quasi l’intero fotogramma grazie 2,16 milioni di pixel sul sensore deputati proprio al PDAF. Inoltre la sensibilità minima passa da -1EV a -3EV, rendendo possibile la messa a fuoco anche in ambienti scarsamente illuminati. Grazie al nuovo processore, la X-T3 è in grado di calcolare fuoco ed esposizione fino a 1,5 volte più frequentemente rispetto al vecchio modello, in modo da tracciare meglio i soggetti che si muovono più rapidamente. Un'altra area parecchio migliorata è il rilevamento dei volti, che adesso funziona anche in AF-Continuo pure se ogni tanto rileva i volti dove non ci sono (abbiamo scherzato su questa cosa nella puntata #38 di PixelClub). Le modalità AF sono le classiche 3 – punto singolo, Zona e Wide/tracciamento – a cui se n'è aggiunta una nuova denominata "All", grazie alla quale si può passare fra le 3 elencate con una pressione sul joystick e poi ingrandimento. I punti di messa a fuoco sono ora 425 (una griglia da 17x25) e in opzione è possibile selezionarne meno (117) o ingrandire il singolo punto su 6 livelli e l’area su 3.
La selezione del punto AF si può effettuare con il joystick multidirezionale o con il touchscreen (sia solo focus che focus e scatto) avendo il display acceso o spento. Notevolmente migliorato l’AF continuo, che come abbiamo visto adesso traccia anche i volti, sia in ambito fotografico, dove abbiamo la possibilità di scegliere tra 6 preimpostazioni di sensibilità/tracciamento a seconda di cosa ci interessa fotografare, sia in ambito video. dove potremmo scegliere indipendentemente la sensibilità alla tracciatura del soggetto e la velocità di spostamento del fuoco su 11 valori per ottenere effetti di focus shifting più lenti o più veloci.
Ho stressato davvero tanto il nuovo sistema di AF andando a fotografare una partita di calcio in notturna. In realtà ero andato per provare la raffica, ma le condizioni di luce erano così proibitive che il sistema ha davvero faticato, nonostante la sensibilità del sensore AF sia passata da -1EV a -3EV. Molti scatti li ho portati a casa (anche se realizzati a 12800ISO) e ho notato che anche in condizioni molto difficili (scarsa illuminazione, calciatori vestiti di nero con le casacche colorate e poi ho lasciato a casa il monopiede, quindi tutto a mano libera con sommo dispiacere del mio braccio sinistro che ha dovuto reggere il peso del 100-400), la fotocamera riesce ad agganciare il soggetto, anche se può impiegare più tempo rispetto a quando la scena è meglio illuminata. Piccolo aggiornamento anche per la modalità manual focus, che nella X-T3 guadagna un nuovo aiuto sempre “preso in prestito” dalle vecchie macchine fotografiche e qui emulato digitalmente, ovvero lo schermo a microprisma. Questo sistema, molto simile all’immagine divisa, mostra una serie di quadrati che scompaiono quando la messa a fuoco è corretta sul soggetto inquadrato. Continuano ad essere presenti anche gli altri aiuti alla MAF manuale: immagine divisa e focus peaking personalizzabile.
Drive - Scatto continuo
Volevo iniziare questo paragrafo con una frase ad effetto, qualcosa che restasse in testa un po’ come uno slogan pubblicitario anni’ 90, ma vi dovete accontentare di questo: la X-T3 è dannatamente veloce. Ricordate la Sony A9 e i suoi 20 fps con AE e AF-C attivi? Beh, li fa anche la X-T3. Ok, qui il sensore è APS-C, ma ci sono più MP e addirittura supera questo dato velocistico spingendosi fino a ben 30fps, con una modalità crop di 1,25x (circa 16,6MP in foto) mantenendo fuoco ed esposizione durante tutta la raffica e senza blackout in liveview. Certo, forse non si ha sempre bisogno di tanta forza bruta, però sapere che è lì, disponibile ad un click, fa sicuramente piacere. Non è però tutto, perché se questi dati sono raggiungibili esclusivamente con l’otturatore elettronico, passando all’otturatore meccanico la X-T3 raggiunge comunque la ragguardevole cifra di 11fps, questa volta senza la necessità dell’aiuto da parte del battery grip. Avevo organizzato un piccolo test in studio per lavorare in luce controllata, ma purtroppo la modella mi ha dato buca e ho dovuto ripiegare su una partita di calcio. Anche qui non ho avuto grande fortuna perché il campo sportivo del paese non è correttamente illuminato e la squadra si allena solo la sera. Questo ha fatto sì che mi sia dovuto spingere molto in alto con gli ISO (12800) e che la prova non sia andata particolarmente bene. Cioè, in realtà le capacità della macchina si sono viste bene perché anche con questa situazione estremamente complicata riusciva ad agganciare i soggetti quando erano almeno "visibili" riuscendo a seguirli, ma avrei voluto mostrarvi meglio le sue doti velocistiche.
Tornando all'analisi dello scatto continuo, tutta questa mole di dati ha bisogno di schede veloci e di un buffer capiente, tanto che alla massima velocità (30fps) si riescono a scattare solo 60 JPG o 33 RAW. A 20 fps senza crop si ferma dopo 79 JPG e 34 RAW mentre a 11fps 145 JPG o 36 RAW. Per controllare la raffica abbiamo due posizioni del selettore drive, CL e CH, che si possono personalizzare nel menu con il valore di fps che preferiamo fra 3/4/5/5,7 per CL e con otturatore elettronico 8/11/20 oppure 10/20/30 in crop. Ma non solo di velocità campa il fotografo (forse solo sportivo), per cui ci sono gli altri metodi di avanzamento: bracketing (fino a 9 scatti), esposizione multipla, filtri avanzati e modalità panorama.
Metering - Esposizione
Nonostante il miglioramento sul fronte sensore e processore, non ci sono particolari cambiamenti nel modo in cui la X-T3 misura la luce. Le modalità sono 4, tutte selezionabili tramite la ghiera posta in asse sotto la torretta dei tempi. Si passa dalla classica misurazione Spot, Media pesata al centro, Multi (una modalità intelligente che valuta luce, colore e composizione dell’immagine per restituire la misurazione) e Media. Le foto sono generalmente ben esposte, con una tendenza a conservare le alte luci a volte sottoesponendo di 1/3 di stop. Voglio parlare qui anche della possibilità di estendere la gamma dinamica al 200 e 400%. Questi step si ottengono impostando gli ISO minimi a 320 e 640 e scegliendo il valore di DR tramite il menu, e consentono di avere più dettagli nelle luci e nelle ombre, appiattendo un po’ l’immagine. I valori 200% e 400% possono trarre in inganno, visto che raddoppiano effettivamente la gamma dinamica, però l’effetto è apprezzabile sopratutto nei paesaggi diurni e per quello che riguarda i file JPG. L'unica cosa a cui fare attenzione è che viene modificata di conseguenza la visualizzazione in camera, per cui poi il RAW potrebbe apparire molto diverso da quanto previsto.
Fin’ora non ho minimamente accennato allo scatto RAW, anche perché gran parte del tempo con la X-T3 l’ho passato senza poter elaborare i file grezzi con Lightroom, che è stato aggiornato solo in seguito. Certo avrei potuto usare Capture One, sopratutto ora che esiste una versione per Fujifilm completamente gratuita ma, per quanto non apprezzi più il software di Adobe, fatico a trovare il tempo per impararne uno nuovo. Senza considerare che mi mancherebbe la console di editing (prima con il Progetto #Midi2LR e ora con la Loupedeck Plus). Diciamo che i primi RAW li ho elaborati proprio per la recensione, ma i risultati sono stati del tutto in linea con le aspettative. Tenendo gli ISO a valori bassi si possono recuperare tantissime informazioni nelle luci e nelle ombre, come si vede bene anche nella foto d’esempio. Scattando invece con le modalità DR 200 e DR 400 si ottiene un ulteriore beneficio nell’uso dei file RAW, perché le foto sono “protette” contro la sovraesposizione rispettivamente di 1 e 2 stop. Per comprendere meglio questo concetto occorre fare un esempio: se io scatto una foto a ISO 160 (valore base del sensore) e poi una a ISO 640 con DR400 attivato, la macchina in realtà scatterà la foto a ISO 160, tirando su, digitalmente, il valore ISO fino 640 (la foto sarà ovviamente sovraesposta di 2 stop). Così facendo riesco ad ottenere 2 stop verso il basso per recuperare tantissime informazioni sulle ombre: utilizzando la gamma dinamica 400% ed esponendo per preservare le luci, sono sicuro di portare a casa uno scatto ricco di dettagli nelle aree buie. L’argomento è molto vasto e tira in ballo anche la tecnologia ISOless che è alla base dei sensori utilizzati nella serie X da quando questa è stata creata.
WB - Bilanciamento del bianco
Anche per quello che riguarda il bilanciamento automatico del bianco, la X-T3 si trova a proprio agio nella maggior parte delle situazioni, con foto si avvicinano molto alla realtà specie utilizzando la simulazione pellicola Provia. Ho fatto diversi test in studio e sebbene i flash avessero una luce di modellazione calda, le foto risultanti hanno un buon bilanciamento cromatico, solo leggermente tendente al blu. Purtroppo la X-T3 non è una campionessa di costanza nei risultati: scattando foto con la stessa illuminazione molte avranno colori diversi, cosa già nota con la X-T2. Forse detta così sembra un difetto enorme, in realtà mi rendo conto che capita con molte mirrorless che ho provato e qui si verifica solo quando si scattano foto simili a ripetizione. Parliamo comunque di uno scatto difforme ogni 10, o forse più, e la variazione scende con raffiche veloci).
Flash
Come le precedenti X-T1 e X-T2, anche il nuovo modello è sprovvisto di flash integrato. Fujifilm include il piccolo EF-EX8 nella confezione collegabile alla slitta e che ha un numero guida pari a 7. Credo sia inserito più che altro per comandare altri flash che per una reale efficacia vista la sua ridotta portata. La funzionalità di controllo wireless è invece completa: io l’ho testata sia con un Godox AD200 pilotato dal trasmettitore X1T-F per verificare il funzionamento TTL e HSS, e sia con i miei flash da studio Elincrom BRX 500. In entrambi i casi la macchina si è comportata bene. Rimpiango sempre il dover commutare manualmente l’anteprima dell’esposizione disattivando quella reale quando si collegano i flash da studio, almeno finché Fujifilm non si deciderà a copiare il cambio automatico delle Panasonic. Comunque con un flash TTL le cose vanno decisamente meglio: la macchina calcola bene l’esposizione e setta la potenza del flash di conseguenza.
Qualità d’immagine e resa ad alti ISO
Come si sarà capito la X-T3 scatta foto di qualità almeno comparabile rispetto la macchina che l’ha preceduta ed anche se non ho gli strumenti per calcolare scientificamente l’aumento della gamma dinamica, chi li ha conferma che vi è un piccolo miglioramento rispetto la X-T2. Posso però parlarvi delle stampe, così vi annoio un po’ con cose che, purtroppo, interessano sempre meno i fotografi. Le foto su carta appaiono nitide, vivaci e profonde a partire dai file JPG generati in camera: questa volta ho volutamente evitato di stampare i RAW sviluppati. Sicuramente non sarà questo che l’utente finale chiederà alla macchina, ma almeno siamo sicuri che la base di partenza è più che ottima. Non ho lavorato molto con i file grezzi per il tardivo update di compatibilità con la suite Adobe, ma quando è stato reso disponibile ho visto confermare il grandissimo margine di miglioramento in fase di sviluppo e post-produzione. La X-T3 guadagna una caratteristica mutata dalla GFX 50s: si tratta del Color Chrome Effect, che si occupa di riprodurre con maggiore fedeltà le leggere sfumature dello stesso colore, ad esempio quando si fotografano i fiori. Altra novità è data dalla possibilità di virare le foto in bianco e nero su tonalità più calde o più fredde per enfatizzare maggiormente l’effetto.
Anche per quello che riguarda le performance legate alla carenza di luce la X-T3 se la cava bene. Io direi pari alla X-T2 ma secondo le misurazioni di laboratorio il nuovo modello va un po’ meglio per alcuni versi e un po' peggio per altri. Si tratta di inezie, però: vi posso confermare che non ci sono assolutamente problemi a scattare a 1600 ISO, con gamma dinamica e rumore davvero sotto controllo. Salendo a 3200 ISO la gamma dinamica scende un po’, forse c'è uno stop in meno rispetto alla sensibilità di base, e il rumore inizia a farsi vedere, anche se è una presenza non invadente e persino bella. 6400 ISO non è affatto un valore eccessivo, né per le foto, né tantomeno per il video: la grana è presente in abbondanza ma ha una pasta quasi analogica e si può ben trattare partendo dal RAW. Salendo ancora più su incontriamo gli 8000 ISO, un valore strano, non intero, che potrebbe segnare lo spartiacque sopratutto in campo video tra un buon risultato ed uno "meh". Come ho detto, ho scatto a 12800 ISO in una partita di calcio in notturna, nello stadio di paese e con un'illuminazione davvero scarsa, e anche impostando il tempo a 1/125s (troppo lento per un'attività del genere) riuscivo a malapena ad avere una corretta esposizione. Il JPG in questa situazione è un po’ impastato, con il RAW va meglio, ma bisogna tenere bene in mente la situazione difficile prima di giudicare il risultato. Ci sono anche sensibilità più alte, ma è probabile che siano li più per scena che per reale utilità, infatti le ho impostate solo per fare le prove che vedete qui in basso.
File Sensibilità JPG 80 160 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600 51200 RAW 80 160 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600 51200
Video
Se c’è una cosa che sicuramente è cambiata tanto tra la X-T2 e la X-T3 è la capacità in ambito video. La nuova nata di casa Fujifilm è capace di registrare filmati in 4K a 60 fotogrammi al secondo su scheda di memoria (la seconda fotocamera ad ottenere questo risultato dopo la GH5/GH5s di Panasonic) in formato H.265 10 bit 4:2:0. Il data rate massimo ora raggiunge i 400Mbps (codec All-I) e si può scegliere di registrare sia su SD interna che tramite recorder esterno via HDMI, anche contemporaneamente, con l’uscita video che arriva fino al 4K @60p con 10 bit 4:2:2. Migliorata anche la registrazione in FHD, che adesso gode di un bitrate più elevato, e sono sempre presenti le modalità ad alta velocità (1080@120p) che però sono ora ritagliate a 1,29x per ottenere una migliore qualità d'immagine. Per selezionare la registrazione ad elevato frame rate bisogna utilizzare la voce apposita del menu (filmato / reg. alta velocità) che ci farà scegliere se registrare a 2x, 4x o 5x, in questo modo verrà creato un video già rallentato con il frame rate in uscita di 50, 25 o 24fps, ma la durata sarà doppia, quadrupla o cinque volte la durata originale della clip.
youtube
La X-T3 ha la possibilità di registrare su scheda SD con il profilo flat F-Log (in realtà lo fa anche la X-T2 ora grazie all'aggiornamento firmware 2.0) ma qui abbiamo in più la registrazione in HLG (Hybrid Log Gamma). Non manca la simulazione colore Etherna, introdotta con la X-H1, lo zebra pattern, il focus peaking, l’AF con riconoscimento facciale, la possibilità di settare la velocità di tracciamento e di passaggio da un punto di fuoco all’altro, la modalità silenziosa – che permette anche di impostare i parametri di registrazione usando solo il display – un AF migliorato, l’ingresso microfono e l'uscita cuffie, nonché la registrazione in formato 4K DCI.
Insomma, c’è davvero tanta carne al fuoco, che fa sì che questa X-T3 si stia guadagnando un posto di riguardo tra le macchine fotografiche "ibride", ovvero utilizzabili con grande soddisfazione anche in campo video. Ottime sono pure la gestione dei colori e la resa in bianco e nero offerte dalle simulazioni pellicola. Io non sono un film maker e onestamente non ho programmato nulla nel filmato che state per vedere, volevo solo raccontare la vendemmia di quest’anno e l’ho fatto utilizzando esclusivamente la X-T3 con il bellissimo XF 56 f/1.2, profilo colore Etherna (il montaggio la color sono di Maurizio).
Conclusione
L’avevo detto all’inizio: fare questa recensione è stato contemporaneamente semplice e complicato. Avrei potuto dire soltanto: prendi la X-T2, aggiungi i video della GH5, un pizzico di velocità della Sony A9 ed ottieni la X-T3. Non sarebbe stata neanche una completa stupidaggine, ma non sarebbe stato onesto nei confronti di questa ottima macchina fotografica. Ritengo che chi possiede la X-T2 e faccia principalmente il fotografo possa dormire sonni tranquilli e godersi il proprio corpo ancora a lungo. Anzi mi sentirei persino di consigliare quella ancora oggi a chi non faccia video, vista la differenza di prezzo con le offerte che si trovano sia sul nuovo che usato. Se però si dovessero fare anche dei filmati o si volesse qualcosa di più per la fotografia sportiva o naturalistica, la Fujifilm X-T3 non è solo un’opzione da valutare ma la macchina che state cercando. Attualmente il solo corpo si porta a casa per circa 1500€, mentre il kit con il XF 18-55 f/2.8-4 costa 1800€ ed è praticamente lo stesso prezzo di lancio che aveva la precedente. Credo sia del tutto in linea con la qualità costruttiva, le funzionalità generali e la straordinaria qualità d’immagine che l’attuale ammiraglia APS-C della serie X è capace di offrire.
PRO
Qualità d'immagine elevata
Qualità costruttiva al top
Raffica veloce (30fps)
Corpo tropicalizzato
Controlli fisici completi e personalizzabili
Stile retrò
Simulazioni Pellicola eccellenti
Aggiornamenti firmware migliorativi costanti
Ottime funzionalità video
Ingresso microfono e uscita cuffie entrambe sul corpo
CONTRO
Durata della batteria (Sony ha alzato l’asticella, ora sta agli altri migliorare)
Tendenza a scaldare in modalità boost
DA CONSIDERARE
Se avete le mani grandi è consigliabile l’acquisto di battery grip o impugnatura aggiuntiva
L’autonomia non è il punto forte: meglio dotarsi di 3-4 batterie per un evento all day
La modalità boost non funziona con le batterie di terze parti
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| W i l l i a m Birkin Annette | B i r k i n S h e r r y Birkin |
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Albert Wesker
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Ever eating, never cloying
All-devouring, all-destroying
Never finding full repast
Till I eat the world at last
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Albert Wesker
#albert wesker#wesker#resident evil#resident evil 5#residenteviledit#reviledit#videogameedit#[Red Queen Archives]#[TALIS / GfX]
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BLOOD IN THE WATER When I awoke, hatred became my master . . .
#albert wesker#wesker#the umbrella chronicles#resident evil#residenteviledit#reviledit#moodboards#videogameedit#[Red Queen Archives]#[TALIS / GfX]
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G e n i t o r L i b e r i
#alex wesker#albert wesker#oswell e. spencer#resident evil#resident evil revelations 2#resident evil resistance#residenteviledit#reviledit#videogameedit#[Red Queen Archives]#[TALIS / GfX]
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happy birthday to our main dancer, yongseung!
insp.
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Solitamente sono contrario ad usare l’assoluto, perché poche lo sono davvero e comunque possono non rimanere tali nel tempo. Il mio pensiero è che Fujifilm sia riuscita a sfornare la migliore fotocamera con sensore APS-C che si possa acquistare attualmente sul mercato, mirrorless e reflex incluse. Fare la recensione di questa macchina è stato semplice e complicato allo stesso tempo, perché alla bontà della qualità fotografica della X-T2 (recensione) si sono aggiunti un migliore autofocus e sopratutto un comparto video che ha permesso a Fujifilm di entrare di diritto in zona GH5, ma con un sensore grande quasi il doppio. Passiamo a vederla più da vicino, anticipandovi che su alcuni aspetti sarò meno prolisso del solito visto che la X-T3 e la X-T2, già recensita, sono per diversi aspetti quasi indistinguibili.
Caratteristiche Principali
La Fujifilm X-T3 è un’evoluzione in cui a livello di corpo ed ergonomia non è cambiato quasi nulla. Le novità però ci sono e sono tutte sotto il cofano. Il sensore è un’unità da 26MP BSI (retroilluminata) prodotta da Sony. All’inizio si pensava che fosse di manifattura Samsung – in quanto l’unico sensore di questo tipo (APS-C/BSI) era proprio della NX1 – mentre oggi sappiamo che Sony ha inserito a catalogo proprio un sensore con le stesse caratteristiche di quello dalla X-T3. Ovviamente il filtro è sempre X-Trans e non il classico Bayer. Novità anche dal lato processore, con l’X-Processor 4 capace di elaborare i dati 4 volte più velocemente del modello precedente. Grazie a questo, la X-T3 riesce a raggiungere i 30 fotogrammi al secondo in modalità raffica (crop 1.25x) o 20 fps senza crop con otturatore elettronico, e sopratutto arriva il video 4K @60p con 10 bit di profondità colore 4:2:0 (4:2:2 su uscita HDMI).
Corpo ed Ergonomia
Qui potrei tranquillamente copiare tutto quello che avevo scritto della X-T2, perché sono davvero poche le differenze: La X-T3 cresce un po’ in altezza, adesso misura 133 x 93 x 59mm contro i 133 x 92 x 49mm della precedente, ed è anche qualche grammo più pesante (539g vs 507gr) e queste sono davvero le uniche differenze fra le macchine, in quanto i pulsanti e le ghiere sono disposti allo stesso modo e non ci sono state aggiunte o rimozioni. In questa disamina, quindi, non illustrerò nel dettaglio i pulsanti ma mi soffermerò su qualche piccola novità.
Partiamo dalla zona superiore, dove da sinistra si trovano la torretta della sensibilità con la possibilità di scegliere da ISO 160 a 12800, oltre ai modi L, H e A. In asse con essa troviamo la ghiera che gestisce le modalità di avanzamento e che consente anche la selezione della modalità filmato. Spostandoci sul lato sinistro del mirino possiamo notare che è presente la ghiera per la regolazione diottrica con una graditissima novità: adesso il selettore si deve tirare verso l’esterno per poterlo regolare e poi si spinge di nuovo in posizione per bloccarlo: una piccola ma grande comodità. Continuando verso destra abbiamo la slitta per il flash e sull’altro lato del mirino il pulsante per selezionare il modo di visualizzazione (display, mirino o automatico con il sensore di prossimità). Eccoci giunti all’altra torretta, questa permette di selezionare i tempi da 1s a 1/8000s con intervalli da 1 stop, oltre alla modalità A, B e T. In asse troviamo la ghiera per selezionare il metering con 4 impostazioni. Entrambe le torrette sono bloccate grazie al pulsante a scatto posizionato al centro, questo però non blocca anche le ghiere sottostanti. Procedendo ancora a destra troviamo il pulsante di scatto (con la classica filettatura per quello remoto) con sotto il selettore d’alimentazione, il pulsante fn e la torretta per la selezione della compensazione dell’esposizione.
Il frontale della X-T3 è pulito e include solo le serigrafe di marchio e modello, il connettore PC-Sync, il selettore M/C/S per la messa a fuoco, il pulsante di sgancio dell’ottica, un LED bianco per l’aiuto alla messa a fuoco in condizioni di scarsa illuminazione e la ghiera cliccabile frontale. Rispetto al modello precedente ho trovato questa ghiera più precisa, adesso si avvertono con sicurezza “i passi” mentre si gira, ed è cambiato anche il meccanismo del pulsante ad essa collegato: quando la ghiera viene premuta si avverte proprio lo scatto del pulsante, che dona un feedback più preciso al fotografo durante l’uso.
Il lato sinistro è quello deputato per la maggior parte delle connessioni. Dietro un unico sportellino troviamo, dall’alto: l’ingresso per il microfono, l’uscita per le cuffie (entrambi in standard 3,5mm), la porta USB-C che va a sostituire la vecchia micro USB 3.0 della precedente generazione, e la porta Micro HDMI. Qui devo fare un appunto, perché le indicazioni delle porte sono realizzate in debossing (o in stampaggio) sul lato dove c’è la cerniera dello sportellino e questo ne complica la leggibilità. Come ultimo dettaglio del lato sinistro, possiamo notare il pulsantino di sgancio meccanico per la seconda cerniera del display.
Sull’altro lato c’è spazio per il doppio slot che accoglie le schede Secur Digital (SD), entrambe in standard UHS-II. Fujifilm deve aver notato che c’era uno spazietto vuoto sopra lo sportellino delle SD e ha deciso di collocare qui, dietro una protezione in gomma morbida, l’ingresso da 2,5mm per il comando di scatto remoto.
Sul fondello c’è solo lo sportello della batterie, l’attacco a vite per il treppiede e il connettore per il battery grip per cui passiamo ad analizzare il lato posteriore. Si nota subito il display, che anche nella X-T3 possiede il curioso meccanismo che lo fa muovere verso l’alto e verso il basso, ma anche inclinare verso destra. Altro elemento che si nota subito è il mirino elettronico con il suo ampio oculare in gomma – i dettagli tecnici di queste due unità sono trattati nel paragrafo a loro dedicato. Sulla parte superiore abbiamo i pulsanti cestino e play da un lato, AE-L e AF-L dall’altro. In mezzo a questi ultimi c’è la ghiera cliccabile posteriore e procedendo verticalmente verso il basso abbiamo il pulsante Q, il joystick multidirezionale, il D-Pad con tasto centrale e il tasto DISP/BACK.
Connessioni, memoria, batteria
Abbiamo visto che sono cambiate poche cose nella connessioni, eppure adesso la X-T3 è davvero completa. È stata aggiunta l’uscita cuffie, che prima era disponibile solo collegando il battery grip, e si è passati all’USB-C, che oltre ad essere più veloce per il trasferimento dei dati è anche più comoda (si inserisce in entrambi i versi) e consente di ricaricare la batteria anche a macchina accesa. Fujifilm raccomanda l’utilizzo di power bank Anker PowerCore Speed PD per la loro capacità di erogare più corrente sull’uscita di tipo C. Come ho già avuto modo di scrivere, entrambi gli slot di memoria sono compatibili con le schede UHS-II (se non volete perdervi nella giungla di queste sigle ecco un ottimo post a cui fare riferimento) e si può impostare la macchina per usarle in modo sequenziale, backup o suddividendo RAW e JPG. Concludiamo il paragrafo parlando della batteria NP-W126S, che consente di portare a casa circa 390 scatti per singola carica (standard CIPA), dato che si avvicina molto alla realtà se non si abusa della modalità boost. Non mancano Bluetooth e Wi-Fi, che consentono la comunicazione con l’app companion per smartphone Android ed iOS. Proprio la Fujifilm Camera remote è uno dei pochi nei di questa fotocamera, anche se non strettamente collegato ad essa. È ancora la stessa che testai con la recensione della X-Pro2, risultando vecchia (a livello di interfaccia grafica), macchinosa, non compatibile con gli iPhone X/XS Max e sostanzialmente con gli stessi difetti che avevo riscontrato al tempo. Devo anche notare che l’introduzione del Bluetooth per il geotagging delle foto, che doveva velocizzare la connessione all’app, sembra in realtà rallentarla ulteriormente, aggiungendo un passo ulteriore per il raggiungimento dello scopo: ci si deve collegare prima tramite Bluetooth e solo dopo, quando si seleziona la modalità di scatto remoto o invio delle foto, si attiva il Wi-Fi. Speriamo che Fujifilm sistemi quanto prima questa situazione perché è un vero peccato che l’app non sia al passo con la qualità delle loro fotocamere.
Display e mirino
La X-T3 ha ricevuto in dotazione nuove unità per quello che riguarda display e mirino elettronico: il primo guadagna il touchscreen mentre il secondo una risoluzione più elevata. Partiamo dal display, un’unità da 1,04 milioni di punti con una diagonale di 3” e rapporto di 3:2. Come nella precedente macchina (e anche nella GFX 50S) il display è montato su un sistema a doppia cerniera che permette di inclinarlo verso l’alto fino a 90° e verso il basso per circa 45°. La seconda cerniera invece consente di fare perno sul lato destro del display e di inclinarlo per circa 60°. Come dissi nelle recensioni i X-T2 e GFX 50S, questo movimento è davvero utile nello scatto in studio e non posso fare altro che confermarlo. Il display è adesso anche touch e questo implica che, volendo, si può spostare il punto di fuoco, navigare nei menu o attivare altre 4 “scorciatoie” personalizzabili come fossero pulsanti (grazie a swipe sui quattro lati). Per spostare la messa a fuoco quando si usa il mirino, si può impostare la possibilità di usare tutto lo schermo, una delle due metà o solo uno dei 4 quarti, così da evitare azionamenti involontari. Ci sono ancora due piccole novità, entrambe riguardanti display e mirino: la prima è una modalità “notturna” che consente di avere le icone del menu con un contrasto ed una luminosità molto bassa grazie a testi rossi su sfondo grigio, utile per gli scatti in ambienti bui come in teatro – in modo da non disturbare e non dover guardare una fonte troppo luminosa disabituando l’occhio. La seconda novità �� la possibilità di impostare gli indicatori larghi, ovvero una visuale ingrandita e semplificata che mostra solo le informazioni di cui abbiamo bisogno con una dimensione più generosa. Queste opzioni sono attivabili separatamente per display e mirino.
Il mirino elettronico avanza sensibilmente rispetto a quello già buono del precedente modello. La risoluzione passa da 2,36 milioni di punti a 3,69, anche se l’ingrandimento massimo scende da 0,77x a 0,75x. Il refresh rate è di 100fps (in modalità boost, 60fps in modalità normal) e il lag è di soli 0,005s. Le informazioni visibili sono personalizzabili così come il livello di luminosità. Il mirino si può attivare automaticamente grazie al sensore di prossimità posto sotto di esso o manualmente con il pulsante posto alla destra, inoltre guadagna una modalità “intelligente”: ovvero quando il display è inclinato il sensore viene disattivato, così non avremo più blackout quando avviciniamo la macchina alla pancia.
Controllo, impostazioni, menu
Ormai conosciamo l’approccio di Fujifilm alla fotografia in questa sua rinascita digitale: controlli manuali ben in vista, abbandono delle scorciatoie PASM, menu chiari e ben organizzati. In tutto questo la X-T3 non fa eccezione, anzi conferma quanto di buono è stato fatto finora integrando una serie di opzioni, come quelle per migliorare la leggibilità di cui ho appena parlato, volte a sostenere il fotografo affinché si possa concentrare esclusivamente sullo scatto. L’aggiunta di altre 4 scorciatoie con gli swipe sullo schermo touch (funzionano anche quando si usa il mirino) porta a 13 il totale dei “pulsanti” personalizzabili. Il livello di modifica delle funzionalità è elevatissimo, si può scegliere ad esempio se la ghiera della messa a fuoco dovrà ruotare nel senso normale o inverso, se il tasto di blocco dell’esposizione debba funzionare come pulsante (che va tenuto premuto finché si desidera bloccare l’esposizione) o come interruttore ON/OFF, si possono personalizzare le informazioni visualizzate nel mirino o sul display separatamente, il tutto per fare in modo che ogni X-T3 sia diversa dalle altre e legata alle specifiche esigenze del suo proprietario.
AF – Messa a fuoco
Ecco una delle aree che ha subìto i maggiori interventi rispetto al vecchio modello. Tutto il sistema che governa la messa a fuoco è stato rivisto: adesso la ricerca di fase copre quasi l’intero fotogramma grazie 2,16 milioni di pixel sul sensore deputati proprio al PDAF. Inoltre la sensibilità minima passa da -1EV a -3EV, rendendo possibile la messa a fuoco anche in ambienti scarsamente illuminati. Grazie al nuovo processore, la X-T3 è in grado di calcolare fuoco ed esposizione fino a 1,5 volte più frequentemente rispetto al vecchio modello, in modo da tracciare meglio i soggetti che si muovono più rapidamente. Un’altra area parecchio migliorata è il rilevamento dei volti, che adesso funziona anche in AF-Continuo pure se ogni tanto rileva i volti dove non ci sono (abbiamo scherzato su questa cosa nella puntata #38 di PixelClub). Le modalità AF sono le classiche 3 – punto singolo, Zona e Wide/tracciamento – a cui se n’è aggiunta una nuova denominata “All”, grazie alla quale si può passare fra le 3 elencate con una pressione sul joystick e poi ingrandimento. I punti di messa a fuoco sono ora 425 (una griglia da 17×25) e in opzione è possibile selezionarne meno (117) o ingrandire il singolo punto su 6 livelli e l’area su 3.
La selezione del punto AF si può effettuare con il joystick multidirezionale o con il touchscreen (sia solo focus che focus e scatto) avendo il display acceso o spento. Notevolmente migliorato l’AF continuo, che come abbiamo visto adesso traccia anche i volti, sia in ambito fotografico, dove abbiamo la possibilità di scegliere tra 6 preimpostazioni di sensibilità/tracciamento a seconda di cosa ci interessa fotografare, sia in ambito video. dove potremmo scegliere indipendentemente la sensibilità alla tracciatura del soggetto e la velocità di spostamento del fuoco su 11 valori per ottenere effetti di focus shifting più lenti o più veloci.
Ho stressato davvero tanto il nuovo sistema di AF andando a fotografare una partita di calcio in notturna. In realtà ero andato per provare la raffica, ma le condizioni di luce erano così proibitive che il sistema ha davvero faticato, nonostante la sensibilità del sensore AF sia passata da -1EV a -3EV. Molti scatti li ho portati a casa (anche se realizzati a 12800ISO) e ho notato che anche in condizioni molto difficili (scarsa illuminazione, calciatori vestiti di nero con le casacche colorate e poi ho lasciato a casa il monopiede, quindi tutto a mano libera con sommo dispiacere del mio braccio sinistro che ha dovuto reggere il peso del 100-400), la fotocamera riesce ad agganciare il soggetto, anche se può impiegare più tempo rispetto a quando la scena è meglio illuminata. Piccolo aggiornamento anche per la modalità manual focus, che nella X-T3 guadagna un nuovo aiuto sempre “preso in prestito” dalle vecchie macchine fotografiche e qui emulato digitalmente, ovvero lo schermo a microprisma. Questo sistema, molto simile all’immagine divisa, mostra una serie di quadrati che scompaiono quando la messa a fuoco è corretta sul soggetto inquadrato. Continuano ad essere presenti anche gli altri aiuti alla MAF manuale: immagine divisa e focus peaking personalizzabile.
Drive – Scatto continuo
Volevo iniziare questo paragrafo con una frase ad effetto, qualcosa che restasse in testa un po’ come uno slogan pubblicitario anni’ 90, ma vi dovete accontentare di questo: la X-T3 è dannatamente veloce. Ricordate la Sony A9 e i suoi 20 fps con AE e AF-C attivi? Beh, li fa anche la X-T3. Ok, qui il sensore è APS-C, ma ci sono più MP e addirittura supera questo dato velocistico spingendosi fino a ben 30fps, con una modalità crop di 1,25x (circa 16,6MP in foto) mantenendo fuoco ed esposizione durante tutta la raffica e senza blackout in liveview. Certo, forse non si ha sempre bisogno di tanta forza bruta, però sapere che è lì, disponibile ad un click, fa sicuramente piacere. Non è però tutto, perché se questi dati sono raggiungibili esclusivamente con l’otturatore elettronico, passando all’otturatore meccanico la X-T3 raggiunge comunque la ragguardevole cifra di 11fps, questa volta senza la necessità dell’aiuto da parte del battery grip. Avevo organizzato un piccolo test in studio per lavorare in luce controllata, ma purtroppo la modella mi ha dato buca e ho dovuto ripiegare su una partita di calcio. Anche qui non ho avuto grande fortuna perché il campo sportivo del paese non è correttamente illuminato e la squadra si allena solo la sera. Questo ha fatto sì che mi sia dovuto spingere molto in alto con gli ISO (12800) e che la prova non sia andata particolarmente bene. Cioè, in realtà le capacità della macchina si sono viste bene perché anche con questa situazione estremamente complicata riusciva ad agganciare i soggetti quando erano almeno “visibili” riuscendo a seguirli, ma avrei voluto mostrarvi meglio le sue doti velocistiche.
Tornando all’analisi dello scatto continuo, tutta questa mole di dati ha bisogno di schede veloci e di un buffer capiente, tanto che alla massima velocità (30fps) si riescono a scattare solo 60 JPG o 33 RAW. A 20 fps senza crop si ferma dopo 79 JPG e 34 RAW mentre a 11fps 145 JPG o 36 RAW. Per controllare la raffica abbiamo due posizioni del selettore drive, CL e CH, che si possono personalizzare nel menu con il valore di fps che preferiamo fra 3/4/5/5,7 per CL e con otturatore elettronico 8/11/20 oppure 10/20/30 in crop. Ma non solo di velocità campa il fotografo (forse solo sportivo), per cui ci sono gli altri metodi di avanzamento: bracketing (fino a 9 scatti), esposizione multipla, filtri avanzati e modalità panorama.
Metering – Esposizione
Nonostante il miglioramento sul fronte sensore e processore, non ci sono particolari cambiamenti nel modo in cui la X-T3 misura la luce. Le modalità sono 4, tutte selezionabili tramite la ghiera posta in asse sotto la torretta dei tempi. Si passa dalla classica misurazione Spot, Media pesata al centro, Multi (una modalità intelligente che valuta luce, colore e composizione dell’immagine per restituire la misurazione) e Media. Le foto sono generalmente ben esposte, con una tendenza a conservare le alte luci a volte sottoesponendo di 1/3 di stop. Voglio parlare qui anche della possibilità di estendere la gamma dinamica al 200 e 400%. Questi step si ottengono impostando gli ISO minimi a 320 e 640 e scegliendo il valore di DR tramite il menu, e consentono di avere più dettagli nelle luci e nelle ombre, appiattendo un po’ l’immagine. I valori 200% e 400% possono trarre in inganno, visto che raddoppiano effettivamente la gamma dinamica, però l’effetto è apprezzabile sopratutto nei paesaggi diurni e per quello che riguarda i file JPG. L’unica cosa a cui fare attenzione è che viene modificata di conseguenza la visualizzazione in camera, per cui poi il RAW potrebbe apparire molto diverso da quanto previsto.
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Fin’ora non ho minimamente accennato allo scatto RAW, anche perché gran parte del tempo con la X-T3 l’ho passato senza poter elaborare i file grezzi con Lightroom, che è stato aggiornato solo in seguito. Certo avrei potuto usare Capture One, sopratutto ora che esiste una versione per Fujifilm completamente gratuita ma, per quanto non apprezzi più il software di Adobe, fatico a trovare il tempo per impararne uno nuovo. Senza considerare che mi mancherebbe la console di editing (prima con il Progetto #Midi2LR e ora con la Loupedeck Plus). Diciamo che i primi RAW li ho elaborati proprio per la recensione, ma i risultati sono stati del tutto in linea con le aspettative. Tenendo gli ISO a valori bassi si possono recuperare tantissime informazioni nelle luci e nelle ombre, come si vede bene anche nella foto d’esempio. Scattando invece con le modalità DR 200 e DR 400 si ottiene un ulteriore beneficio nell’uso dei file RAW, perché le foto sono “protette” contro la sovraesposizione rispettivamente di 1 e 2 stop. Per comprendere meglio questo concetto occorre fare un esempio: se io scatto una foto a ISO 160 (valore base del sensore) e poi una a ISO 640 con DR400 attivato, la macchina in realtà scatterà la foto a ISO 160, tirando su, digitalmente, il valore ISO fino 640 (la foto sarà ovviamente sovraesposta di 2 stop). Così facendo riesco ad ottenere 2 stop verso il basso per recuperare tantissime informazioni sulle ombre: utilizzando la gamma dinamica 400% ed esponendo per preservare le luci, sono sicuro di portare a casa uno scatto ricco di dettagli nelle aree buie. L’argomento è molto vasto e tira in ballo anche la tecnologia ISOless che è alla base dei sensori utilizzati nella serie X da quando questa è stata creata.
WB – Bilanciamento del bianco
Anche per quello che riguarda il bilanciamento automatico del bianco, la X-T3 si trova a proprio agio nella maggior parte delle situazioni, con foto si avvicinano molto alla realtà specie utilizzando la simulazione pellicola Provia. Ho fatto diversi test in studio e sebbene i flash avessero una luce di modellazione calda, le foto risultanti hanno un buon bilanciamento cromatico, solo leggermente tendente al blu. Purtroppo la X-T3 non è una campionessa di costanza nei risultati: scattando foto con la stessa illuminazione molte avranno colori diversi, cosa già nota con la X-T2. Forse detta così sembra un difetto enorme, in realtà mi rendo conto che capita con molte mirrorless che ho provato e qui si verifica solo quando si scattano foto simili a ripetizione. Parliamo comunque di uno scatto difforme ogni 10, o forse più, e la variazione scende con raffiche veloci).
Flash
Come le precedenti X-T1 e X-T2, anche il nuovo modello è sprovvisto di flash integrato. Fujifilm include il piccolo EF-EX8 nella confezione collegabile alla slitta e che ha un numero guida pari a 7. Credo sia inserito più che altro per comandare altri flash che per una reale efficacia vista la sua ridotta portata. La funzionalità di controllo wireless è invece completa: io l’ho testata sia con un Godox AD200 pilotato dal trasmettitore X1T-F per verificare il funzionamento TTL e HSS, e sia con i miei flash da studio Elincrom BRX 500. In entrambi i casi la macchina si è comportata bene. Rimpiango sempre il dover commutare manualmente l’anteprima dell’esposizione disattivando quella reale quando si collegano i flash da studio, almeno finché Fujifilm non si deciderà a copiare il cambio automatico delle Panasonic. Comunque con un flash TTL le cose vanno decisamente meglio: la macchina calcola bene l’esposizione e setta la potenza del flash di conseguenza.
Qualità d’immagine e resa ad alti ISO
Come si sarà capito la X-T3 scatta foto di qualità almeno comparabile rispetto la macchina che l’ha preceduta ed anche se non ho gli strumenti per calcolare scientificamente l’aumento della gamma dinamica, chi li ha conferma che vi è un piccolo miglioramento rispetto la X-T2. Posso però parlarvi delle stampe, così vi annoio un po’ con cose che, purtroppo, interessano sempre meno i fotografi. Le foto su carta appaiono nitide, vivaci e profonde a partire dai file JPG generati in camera: questa volta ho volutamente evitato di stampare i RAW sviluppati. Sicuramente non sarà questo che l’utente finale chiederà alla macchina, ma almeno siamo sicuri che la base di partenza è più che ottima. Non ho lavorato molto con i file grezzi per il tardivo update di compatibilità con la suite Adobe, ma quando è stato reso disponibile ho visto confermare il grandissimo margine di miglioramento in fase di sviluppo e post-produzione. La X-T3 guadagna una caratteristica mutata dalla GFX 50s: si tratta del Color Chrome Effect, che si occupa di riprodurre con maggiore fedeltà le leggere sfumature dello stesso colore, ad esempio quando si fotografano i fiori. Altra novità è data dalla possibilità di virare le foto in bianco e nero su tonalità più calde o più fredde per enfatizzare maggiormente l’effetto.
Anche per quello che riguarda le performance legate alla carenza di luce la X-T3 se la cava bene. Io direi pari alla X-T2 ma secondo le misurazioni di laboratorio il nuovo modello va un po’ meglio per alcuni versi e un po’ peggio per altri. Si tratta di inezie, però: vi posso confermare che non ci sono assolutamente problemi a scattare a 1600 ISO, con gamma dinamica e rumore davvero sotto controllo. Salendo a 3200 ISO la gamma dinamica scende un po’, forse c’è uno stop in meno rispetto alla sensibilità di base, e il rumore inizia a farsi vedere, anche se è una presenza non invadente e persino bella. 6400 ISO non è affatto un valore eccessivo, né per le foto, né tantomeno per il video: la grana è presente in abbondanza ma ha una pasta quasi analogica e si può ben trattare partendo dal RAW. Salendo ancora più su incontriamo gli 8000 ISO, un valore strano, non intero, che potrebbe segnare lo spartiacque sopratutto in campo video tra un buon risultato ed uno “meh”. Come ho detto, ho scatto a 12800 ISO in una partita di calcio in notturna, nello stadio di paese e con un’illuminazione davvero scarsa, e anche impostando il tempo a 1/125s (troppo lento per un’attività del genere) riuscivo a malapena ad avere una corretta esposizione. Il JPG in questa situazione è un po’ impastato, con il RAW va meglio, ma bisogna tenere bene in mente la situazione difficile prima di giudicare il risultato. Ci sono anche sensibilità più alte, ma è probabile che siano li più per scena che per reale utilità, infatti le ho impostate solo per fare le prove che vedete qui in basso.
File Sensibilità JPG 80 160 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600 51200 RAW 80 160 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600 51200
Video
Se c’è una cosa che sicuramente è cambiata tanto tra la X-T2 e la X-T3 è la capacità in ambito video. La nuova nata di casa Fujifilm è capace di registrare filmati in 4K a 60 fotogrammi al secondo su scheda di memoria (la seconda fotocamera ad ottenere questo risultato dopo la GH5/GH5s di Panasonic) in formato H.265 10 bit 4:2:0. Il data rate massimo ora raggiunge i 400Mbps (codec All-I) e si può scegliere di registrare sia su SD interna che tramite recorder esterno via HDMI, anche contemporaneamente, con l’uscita video che arriva fino al 4K @60p con 10 bit 4:2:2. Migliorata anche la registrazione in FHD, che adesso gode di un bitrate più elevato, e sono sempre presenti le modalità ad alta velocità (1080@120p) che però sono ora ritagliate a 1,29x per ottenere una migliore qualità d’immagine. Per selezionare la registrazione ad elevato frame rate bisogna utilizzare la voce apposita del menu (filmato / reg. alta velocità) che ci farà scegliere se registrare a 2x, 4x o 5x, in questo modo verrà creato un video già rallentato con il frame rate in uscita di 50, 25 o 24fps, ma la durata sarà doppia, quadrupla o cinque volte la durata originale della clip.
youtube
La X-T3 ha la possibilità di registrare su scheda SD con il profilo flat F-Log (in realtà lo fa anche la X-T2 ora grazie all’aggiornamento firmware 2.0) ma qui abbiamo in più la registrazione in HLG (Hybrid Log Gamma). Non manca la simulazione colore Etherna, introdotta con la X-H1, lo zebra pattern, il focus peaking, l’AF con riconoscimento facciale, la possibilità di settare la velocità di tracciamento e di passaggio da un punto di fuoco all’altro, la modalità silenziosa – che permette anche di impostare i parametri di registrazione usando solo il display – un AF migliorato, l’ingresso microfono e l’uscita cuffie, nonché la registrazione in formato 4K DCI.
Insomma, c’è davvero tanta carne al fuoco, che fa sì che questa X-T3 si stia guadagnando un posto di riguardo tra le macchine fotografiche “ibride”, ovvero utilizzabili con grande soddisfazione anche in campo video. Ottime sono pure la gestione dei colori e la resa in bianco e nero offerte dalle simulazioni pellicola. Io non sono un film maker e onestamente non ho programmato nulla nel filmato che state per vedere, volevo solo raccontare la vendemmia di quest’anno e l’ho fatto utilizzando esclusivamente la X-T3 con il bellissimo XF 56 f/1.2, profilo colore Etherna (il montaggio la color sono di Maurizio).
Conclusione
L’avevo detto all’inizio: fare questa recensione è stato contemporaneamente semplice e complicato. Avrei potuto dire soltanto: prendi la X-T2, aggiungi i video della GH5, un pizzico di velocità della Sony A9 ed ottieni la X-T3. Non sarebbe stata neanche una completa stupidaggine, ma non sarebbe stato onesto nei confronti di questa ottima macchina fotografica. Ritengo che chi possiede la X-T2 e faccia principalmente il fotografo possa dormire sonni tranquilli e godersi il proprio corpo ancora a lungo. Anzi mi sentirei persino di consigliare quella ancora oggi a chi non faccia video, vista la differenza di prezzo con le offerte che si trovano sia sul nuovo che usato. Se però si dovessero fare anche dei filmati o si volesse qualcosa di più per la fotografia sportiva o naturalistica, la Fujifilm X-T3 non è solo un’opzione da valutare ma la macchina che state cercando. Attualmente il solo corpo si porta a casa per circa 1500€, mentre il kit con il XF 18-55 f/2.8-4 costa 1800€ ed è praticamente lo stesso prezzo di lancio che aveva la precedente. Credo sia del tutto in linea con la qualità costruttiva, le funzionalità generali e la straordinaria qualità d’immagine che l’attuale ammiraglia APS-C della serie X è capace di offrire.
PRO
Qualità d’immagine elevata
Qualità costruttiva al top
Raffica veloce (30fps)
Corpo tropicalizzato
Controlli fisici completi e personalizzabili
Stile retrò
Simulazioni Pellicola eccellenti
Aggiornamenti firmware migliorativi costanti
Ottime funzionalità video
Ingresso microfono e uscita cuffie entrambe sul corpo
CONTRO
Durata della batteria (Sony ha alzato l’asticella, ora sta agli altri migliorare)
Tendenza a scaldare in modalità boost
DA CONSIDERARE
Se avete le mani grandi è consigliabile l’acquisto di battery grip o impugnatura aggiuntiva
L’autonomia non è il punto forte: meglio dotarsi di 3-4 batterie per un evento all day
La modalità boost non funziona con le batterie di terze parti
Recensione: Fujifilm X-T3, la migliore APS-C del mercato Solitamente sono contrario ad usare l'assoluto, perché poche lo sono davvero e comunque possono non rimanere tali nel tempo.
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Recensione: Fujifilm GFX 50s, la giovane medio formato già detta le regole
Agosto è un mese molto critico per i fotografi di cerimonia come me, perché vi si concentrano tantissimi eventi, ma quando mi hanno detto che potevo provare la Fujifilm GFX 50s non ci ho pensato su due volte e ho detto: sì, lo voglio! Sebbene il lancio di questa fotocamera medio formato sia ormai datato 23 febbraio 2017, la curiosità che si è scatenata fra i professionisti è ancora tantissima e non è per nulla facile riuscire a trovarne un esemplare in prova nei negozi di fotografia, in quanto pochissimi sono autorizzati a venderla ed esporla. E difficilmente si può pensare di acquistare un prodotto del genere senza prima averlo testato dal vivo. Noi l'abbiamo ricevuta da Fujifilm, ma ci teniamo a ringraziare anche Riflessi Shop di Torino, il quale ci ha messo la proverbiale "buona parola". Tra l'altro è l'unico negozio in Piemonte dove si può vedere e provare la GFX e sono solo una ventina in tutta Italia (qui si possono ricercare).
La GFX 50s mi è arrivata in una valigia rugged, resistente agli urti ed alle piccole immersioni, completamente compartimentata per ospitare la macchina, 4 obiettivi (in dotazione ce n'erano 3), il caricabatterie e il mirino. Quando ho aperto la valigia ho sinceramente provato un tuffo al cuore per l’emozione ed anche un po' di smarrimento: è una piccola medio formato o una grande mirrorless? Vi lascio alla lettura della recensione così potrete trarre le vostre conclusioni, le mie le ho già ben chiare in mente.
Spoiler Alert: troverete tanti aggettivi superlativi e spesso partirò per la tangente raccontandovi delle cose che mi sono capitate durante l’uso. Perdonatemi, è la pura meraviglia di un bambino che ha tra le mani il giocattolo più ambito!
Caratteristiche principali
Qual è il primo aspetto fondamentale delle caratteristiche di una medio formato? Sicuramente il sensore, e togliendo il tappo anteriore della GFX (la chiamerò così o solamente 50s per comodità) non possiamo che rimanere sbalorditi dalla sua grandezza. Misura 44 x 33 mm e cattura immagini da 50MP (le foto sono grandi 8256 x 6192 pixel). La risoluzione è ottima e forse non fa più gridare al miracolo dato che anche su reflex Full Frame si riesce a raggiungerla, ma il sensore è comunque 1,7 volte più grande (circa) e questo rende ogni cambio di obiettivo un momento di stupore. Fujifilm ha deciso di saltare completamente il formato 35mm, forte delle ottime prestazioni delle sue macchine APS-C con sensore X-Trans, sia come qualità d'immagine che come resa ad alti ISO.
Ma non solo di sensore dobbiamo parlare, perchè la GFX è grande anche dal punto di vista dimensionale. Sì, ma quanto? Per farvi un esempio è più grande di una 5D Mark IV, ma solo se montiamo il mirino ottico (fornito di serie ma scollegabile) altrimenti, senza mirino, è solo più larga e gran parte di questa larghezza è dovuta allo spazio ricavato dietro il display per alloggiare sensore ed elettronica. Quindi la risposta alla domanda di introduzione secondo me è: è una grande mirrorless. E ne ho anche le prove. Una sera sono uscito portandola al collo con l’obiettivo più corto che avevo a disposizione (lo stupendo 23mm f/4) ed ho incontrato delle persone appassionate di fotografia che però non hanno minimamente notato la Fujifilm nelle mie mani. Non ci volevo quasi credere. Certo c’è da dire che mi si vede spesso in giro con una fotocamera diversa, ma è proprio questo che mi ha convinto maggiormente. Le dimensioni sono importanti ma non tali da spaventare o portare l’osservatore a cambiare il suo comportamento. Posso tranquillamente affermare che è possibile fare street photography con questa medio formato e c’è qualche esempio nella galleria più in basso.
Credo di essermi un po’ dilungato nel precedente paragrafo, ma vi avevo avvertito. Molto in breve, le altre caratteristiche degne di nota sono la gamma ISO che va da 50 a 102400, lo schermo touchscreen da 3,2" movimentato dallo stesso meccanismo presente sulla X-T2 (recensione), un display secondario con i dati di scatto e la possibilità di registrare video in FullHD.
Corpo ed ergonomia
La prima medio formato digitale di Fujifilm è una macchina comoda, sopratutto per quanti sono abituati alle Reflex digitali moderne. Si impugna bene con tutte le dita e c’è tantissimo spazio per il palmo e il pollice. Abituati a cercare (spesso riuscendoci) di rendere comode le proprie piccole mirrorless, gli ingegneri di Fujifilm hanno sfruttato alla grande tutto lo spazio in più qui presente. La GFX ha inoltre una buona dotazione di pulsanti etichettati in modo leggibile, posizionati intelligentemente e sempre piuttosto comodi da raggiungere. Quelli che mi erano sembrati un po’ fuori posto all'inizio sono il pulsante play e quello cestino, nonché i due tasti posti sopra la sporgenza del grip per il pollice. Ma in realtà danno questa impressione appena si guarda la macchina, dopo ci si fa l’abitudine.
Di solito devo specificare di avere le mani grandi, perché le mirrorless sembrano mediamente realizzate per misure più piccole, ma in questo caso mi sono trovato davvero comodo. L’ergonomia è massimizzata dalle dimensioni del corpo, dalla forma dell'impugnatura e da un peso ben bilanciato, anche con il 110mm f/2. La GFX si tiene come una reflex e la presa più comoda è quella classica a due mani, con la sinistra a sorreggere l'obiettivo e la destra sull'impugnatura. Così facendo si riescono a raggiungere con il pollice i principali comandi posti sul retro e la ghiera cliccabile posteriore mentre con l’indice risultano alla giusta distanza il pulsante di scatto, il selettore di accensione, il tasto per la compensazione dell’esposizione oltre che la ghiera cliccabile frontale. Personalmente trovo anche comodo l'uso del medio per premere il pulsante personalizzabile posto di fianco alla baionetta dell’obiettivo. In pratica durante una sessione di scatto potrebbe capitare di non dover toccare altro.
Display e mirino
Partendo dalle specifiche tecniche, il display principale della GFX è un’unità da 3,2" in formato 4:3 da oltre 2,3 milioni di punti ed è montato su un meccanismo derivato da quello presente sulla X-T2. Il movimento è possibile sia verso l’alto fino a 90° (vista che ricorda molto le Hasselblad con mirino a pozzetto, per restare in tema) che verso il basso fino a circa 45°, ma vi è anche una cerniera laterale per girarlo verso destra di circa 60°. Come ho già detto nella recensione della X-T20, il movimento verso destra va in realtà inteso come un movimento verso l’alto quando usiamo la fotocamera in verticale ed è estremamente comodo nelle foto in studio, foto di bambini o in tutte le occasioni nelle quali dobbiamo scattare in verticale e siamo più in basso rispetto al soggetto.
Il display è anche dotato di touchscreen e riprende tutte le funzioni della piccola X-T20 ovvero touch AF, Focus Area, o disattivo in modalità ripresa e Swipe, pinch to zoom e doppio tocco nella modalità di riproduzione. Al momento nella GFX non è possibile utilizzare il display per la selezione del punto di fuoco quando si utilizza il mirino per inquadrare, ma c'è comunque il joystick che sopperisce egregiamente a questa mancanza.
La GFX ha anche un secondo display posto all’estrema destra della parte superiore della fotocamera. Questo è sempre in funzione quando la batteria è inserita e non incide quasi per nulla sui consumi. Quando la macchina è spenta visualizza solamente il numero di scatti residui sulla scheda (secondo le impostazioni utilizzate prima dell’ultimo spegnimento) e la carica residua della batteria. Le informazioni sono generalmente visualizzate in bianco su sfondo nero, ma se si preme il piccolo pulsantino per attivare la retroilluminazione, lo schema colori si inverte (come nella foto qui sopra). Tramite questo display possiamo tenere sotto controllo tutti i parametri principali di scatto e, qualora lo volessimo, le informazioni visualizzabili sono personalizzabili agendo sul menu / set up / impostaz schermo / imp. monitor secondario.
Quando fu’ presentata per la prima volta al pubblico la GFX 50s, ricordo distintamente lo stupore che provai quando capii che il mirino ottico non era integrato con la fotocamera. Certo non è una novità nel settore, ma la realizzazione è così ineccepibile che sembra di trovarsi di fronte a due macchine diverse a seconda che la si veda con o senza il mirino. Questo perché non sembra un “pezzo” aggiunto ma un elemento completamente solidale con la macchina. Abbandoniamo ancora una volta i miei sproloqui e concentriamoci sulle caratteristiche tecniche. Il mirino utilizza uno schermo OLED da mezzo pollice con un’impressionante risoluzione di 3,69 milioni di punti. La copertura è ovviamente del 100% con un ingrandimento pari a 0,85x. La qualità è pazzesca, il refresh rate è adeguato ma sopratutto sembra di stare al cinema per quanto è grande l’immagine che vediamo dentro il mirino.
Controllo, impostazioni, menu
Se me lo concedete, direi di archiviare alla svelta la parte relativa al menu, in quanto le variazioni rispetto X-Pro2 e X-T2 sono minime e lo abbiamo già analizzato nelle rispettive recensioni. Si tratta di quello ormai classico utilizzato da Fujifilm, suddiviso in schede e navigabile in verticale (senza soluzione di continuità), con le impostazioni poste sul piano orizzontale. Sono presenti sia il Quick Menu (richiamabile con il tasto Q posto sul grip per il pollice) che il my menu, personalizzabile con le impostazioni che si usano più di frequente. In genere direi che il menu delle fotocamere Fujifilm è uno dei più completi e funzionali, anche se al momento non è navigabile tramite touch screen. Dico al momento perché la casa ci ha abituati a continui miglioramenti con gli aggiornamenti firmware, tant'è che nella X-T20 sarà aggiunta a breve la possibilità di selezionare il punto AF con il touch durante l'uso del mirino, cosa che inizialmente non era presente come non lo è ad oggi nella GFX.
Osservando la parte frontale della fotocamera è impossibile non notare che è praticamente dominata dall’innesto per gli obiettivi, il quale occupa quasi tutta l’altezza (mirino escluso) e oltre metà della larghezza complessiva. In alto a destra c’è il connettore PC Sync per i flash, proseguendo in senso orario abbiamo il pulsante di sgancio dell’obiettivo e un primo tasto personalizzabile. Posizionata sul grip vi è la ghiera cliccabile frontale, il selettore per l’accensione e lo spegnimento con al centro il pulsante di scatto. Subito a fianco il pulsante per la compensazione dell’esposizione. Curiosamente il tasto di scatto è liscio e non riporta la tipica filettatura per lo scatto remoto a vite, scelta in controtendenza rispetto gli altri corpi della casa.
Passiamo alla vista dall’alto, cominciando da sinistra, dove abbiamo la torretta per la selezione degli ISO con valori che vanno da 100 a 12800 con incrementi di 1/3 oltre ai quali sono presenti anche la modalità A (sensibilità automatica) e C (controllo del valore ISO tramite ghiera frontale). Solo impostando la torretta su C è possibile accedere alla gamma di sensibilità estesa e possiamo selezionare ogni valore possibile, compresi quelli estesi di ISO 50 e 102400. Subito a fianco vi è la slitta per il flash o per collegare il mirino elettronico. Anche montando il mirino, la slitta per il flash viene replicata in cima a quest’ultimo, per cui non si perde la possibilità di utilizzare i lampeggiatori. Sempre parlando del mirino, segnalo che a sinistra è presente la ghiera per la correzione diottrica, mentre a destra c’è il pulsante per la selezione della modalità di visualizzazione (sensore occhi, solo EVF, solo Display, OFF) e appena sotto l’oculare è posto il sensore per il rilevamento della vicinanza dell'occhio, che scambia automaticamente display e mirino.
Continuando ancora verso destra troviamo la torretta dei tempi con sopra serigrafati i valori da 1 secondo fino a 1/4000. L’avanzamento nella selezione dei tempi è di uno stop intero con la possibilità di scegliere i valori intermedi (in positivo e negativo) fino a 2/3 di stop utilizzando la ghiera posteriore. Sulla seconda torretta troviamo la modalità A (selezione automatica del tempo di scatto) B (posa B) e T (selezione del tempo di scatto attraverso la ghiera cliccabile. Entrambe le torrette presentano al centro un pulsante che permette di bloccarle per evitare movimenti accidentali. Subito sopra i tempi c’è il pulsante Drive per il metodo di avanzamento, che analizzeremo nel paragrafo inerente. Conclude il nostro tour il display di stato, con il suo pulsante per l’attivazione dell’illuminazione che abbiamo visto poco fa. Sempre dall’alto possiamo osservare i comandi posti sulla sporgenza dietro al display: il selettore per la modalità di messa a fuoco (Singola, Continua e Manuale), il pulsante Cestino e quello di Riproduzione.
Guardando il retro della GFX notiamo come il display occupi una larga parte del corpo e si trovi all'estrema sinistra, mentre i comandi sono tutti sulla destra. Partendo dall’alto e proseguendo in orizzontale abbiamo un pulsante personalizzabile, la ghiera cliccabile posteriore e sul grip del pollice un pulsante personalizzabile. Più in basso, proprio alla destra dello spigolo superiore dello schermo, c'è il joystick per la selezione del punto di fuoco e sul grip a destra quello del menu rapido (Q). Sopra il pad a quattro direzioni, al cui centro si trova menu/ok, c'è un ulteriore pulsante personalizzabile mentre in basso vi è il classico DISP per alternare le informazioni a schermo, che ha anche la funzione BACK durante la navigazione nel menu. Da notare che tutti i tasti direzionali del PAD sono personalizzabili.
AF - Messa a fuoco
La GFX 50s possiede un sistema di autofocus basato sulla ricerca di contrasto, che dalle prove è risultato molto preciso oltre che decentemente veloce. Sento che me lo state chiedendo e la risposta è no, non è veloce come il sistema ibrido della X-T2 o come una reflex di fascia alta, ma è davvero molto preciso e questa è una qualità essenziale per ottenere il massimo da un sensore del genere. I punti di messa a fuoco possono arrivare a 425, disposti in una griglia 17 x 25, oppure a 117 nella disposizione base (9x13). Il numero però non spiega tutto, infatti è possibile ingrandire le dimensioni del qudrato di ricerca del fuoco su 6 livelli distinti, dal più piccolo (1 punto) ad un'area 5 x 5, offrendo una sorta di “tolleranza” nella ricerca.
Animation courtesy of DPReview
Esistono anche altre due possibilità, già viste sulle altre Fujifilm, che sono AF Zona e Grandangolo/Tracciamento. Nel primo caso la griglia passa obbligatoriamente in configurazione 117 punti e possiamo selezionare una zona qualunque del fotogramma su cui mettere a fuoco, indicando la grandezza dell’area passando dalla configurazione 3x3 punti a quella 5x5 oppure alla più grande 7x7 punti. L’ultima modalità disattiva completamente la griglia e prende in esame l’intero fotogramma quando siamo in modalità AF-S, mentre in modalità AF-C (continuo) al centro di quest’area comparirà un quadrato di selezione che è utile per scegliere manualmente il soggetto da tracciare (tenendo premuto il pulsante di scatto a metà). La GFX non ha a disposizione una configurazione avanzata per la modalità AF-C ma daltronde questa è una macchina che non nasce per uso sportivo.
Avendo ricevuto anche il fantastico GF 110mm f/2 L WR ho dovuto per forza di cose provare il ritratto in studio ed è qui che entra in gioco la modalità di riconoscimento del volto. Già vista sulle altre Fujifilm, anche sulla GFX riesce molto bene ad archiviare il fuoco sul volto del soggetto. Le modalità possibili sono quattro, oltre alla disattivazione: Facciale ON, cerca i volti nel fotogramma e archivia il fuoco sul volto; Facciale On / Occhi Automatico, che oltre a cercare i volti calcola anche quale è l’occhio più vicino al fotografo e tenta di tenere a fuoco quello; Occhio Sinistro e Occhio destro che come, dice la descrizione, tenta di archiviare il fuoco sull’occhio selezionato. Io amo questa modalità e la uso ogni volta che posso.
L’ultima opzione disponibile è, ovviamente, il fuoco manuale. Impostando la leva di selezione su M è possibile focheggiare tramite la ghiera posta su tutti gli obiettivi. Come per le altre Fujifilm anche qui è possibile attivare un aiuto, che consiste nell’ingrandimento dell'area circostante il punto AF e nell’attivazione del focus peaking. Sempre presente la scala di visualizzazione della profondità di campo, selezionabile in Pixel Based (ovvero una rappresentazione grafica della profondità di campo più accurata) oppure Film Based (per una rappresentazione grafica della profondità di campo basata sulla percezione di area a fuoco).
Drive - Scatto continuo
Vorrei iniziare questo paragrafo parlando dello scatto continuo. La 50s produce dei file da 20MB se parliamo di JPG e ben 120MB in RAW non compresso, quindi non ci si stupisce più di tanto leggendo che la velocità massima nello scatto continuo è di soli 3 frame al secondo. C’è da precisare una cosa però, i 3 fps sono ottenibili solo con l’otturatore meccanico, in quanto con quello elettronico la velocità scende a 1,8fps. Nonostante le doti velocistiche non siano entusiasmanti, riusciamo comunque a scattare in JPG fino a saturazione della scheda (ma occorre un’ottima scheda per riuscirci) oppure fino a 13 scatti in RAW compresso oppure 8 col RAW non compresso. Ho provato ad utilizzare un po’ la raffica anche in studio ma l’anteprima in tempo reale è inesistente e non si riesce ad essere reattivi.
Su questa macchina non è prevista una torretta per la selezione del modo di avanzamento ma è stato predisposto un pulsante DRIVE posto sulla parte superiore. Premendolo possiamo scegliere tra: Fermo Immagine (scatto singolo), Scatto Continuo, Braketing AE, Braketing ISO, Braketing simulazione film, Braketing bilanciamento del bianco, Braketing gamma dinamica, Esposizione multipla, Video. I primi due sono di facile comprensione mentre già dal braketing AE c’è bisogno di qualche spiegazione aggiuntiva. Selezionando questa modalità possiamo eseguire uno scatto a forcella con una varietà di opzioni che nemmeno Panasonic offre nelle sue Lumix. É infatti possibile scegliere se fare 2, 3, 5, 7 o addirittura 9 foto, se farle solo aumentando l’esposizione, solo diminuendola oppure prendendo il valore centrale e scattando sia in sottoesposizione che in sovraesposizione ed è inoltre possibile scegliere il “passo” di incremento o decremento da 1/3 fino a 3 stop, compresi tutti i valori intermedi. Configurando il passo a 3 stop e scegliendo di effettuare 9 scatti si va da una sottoesposizione di 12 stop fino ad una sovraesposizione di 12 stop: davvero impressionante! Scorrendo le altre impostazioni passiamo al braketing ISO che effettua 3 scatti con possibilità di variazione di ±1/3, ±2/3 o ±1 stop. Il Braketing simulazione pellicola effettua un solo scatto e applica 3 simulazioni pellicola da noi precedentemente scelte e la stessa cosa è realizzata dal braketing WB (solo modificando il bilanciamento del bianco invece della simulazione pellicola). Passando al braketing della gamma dinamica torniamo ancora ad uno schema a 3 scatti ma bisogna impostare la macchina a ISO 400 per ottenere 3 esposizioni con gamma dinamica del 100, 200 e 400%. L’esposizione multipla permette di creare in camera un effetto di doppia esposizione: si scatta la prima foto e una volta confermata si può scattare la seconda, avendo a schermo la precedente in trasparenza per comporre al meglio il risultato finale. L’ultima modalità di avanzamento disponibile è il Video ma questo verrà trattato nel paragrafo dedicato. Come avete potuto notare non ho citato HDR e Panorama che, in effetti, mancano. Probabilmente non sono in linea con un prodotto del genere, essendo più che altro delle semplificazioni per l'utente consumer, ma credo anche che con questo sensore ed una tale risoluzione sarebbe stata necessaria una capacità di calcolo impressionante.
Volevo dedicare un ultimo pensiero all’otturatore della GFX. In realtà sarebbe più corretto dire “gli otturatori” perché sono due più una combinazione fra essi: Otturatore Meccanico, Otturatore elettronico sulla prima tendina (EFCS) e Otturatore Elettronico. Ognuno ha una serie di vantaggi e svantaggi, ad esempio l’otturatore meccanico arriva al massimo a 1/4000s mentre l’otturatore elettronico sulla prima tendina è sconsigliato per velocità di scatto pari a 1/125s e più veloci mentre è preferibile su quelle più lente. Infine c’è l’otturatore elettronico che già conosciamo e che consente di scattare fino a 1/16000s. L’altra curiosità è data dal fatto che oltre a possedere la modalità BULB, la velocità minima dell’otturatore è programmabile fino a 360 secondi direttamente in camera. Se volete conoscere qualcosa in più sulla tecnologia dell’otturatore su piano focale della GFX, Fujifilm ha predisposto una pagina apposita.
Metering - Esposizione
Devo essere molto sincero ed ammettere che ho sottoesposto tutti i primi scatti realizzati con la GFX. Il perchè è presto detto: il display è troppo luminoso anche con l'impostazione a zero. Questo mi ha fuorviato perché di solito nelle mirrorless quello che vedi è quello che ottieni e invece no, una volta scaricate le foto sul computer erano tutte sottoesposte di circa uno stop, a volte di più, anche se sul display continuavo a vederle “corrette”. Ma cosa c’entra il display con il metering? Probabilmente molto poco nel caso di una reflex, ma con le mirrorless effettivamente si tende ad usare molto meno l’esposimetro integrato (rappresentato su una scala di valori da –3 a +3 stop) perché il risultato finale della foto dovrebbe essere esattamente quello che stiamo vedendo durante lo scatto. Pazienza, ho abbassato la luminosità a –2 e mi sono imposto di guardare sempre l’esposimetro. Utilizzando la modalità di metering Multi, ho constatato una preferenza per la conservazione delle luci che posso quantificare in circa mezzo stop di sottoesposizione, quindi cerco di stare sempre tra + 1/3 e +2/3 rispetto all’esposizione corretta. Le altre modalità di misurazione sono le classiche Spot (misurazione sul punto di fuoco), Media (misurazione effettuando la media matematica della luce presente nell’inquadratura) e Media pesata al centro (come la media ma il valore della luce presente al centro ha più “peso” nel valore finale).
Anche qui svelo un piccolo aneddoto. Avevo letto di capacità semi-miracolose per quanto riguarda il recupero delle ombre o delle foto sottoesposte e così uno dei primi test che ho fatto è stato quello di scattare una foto pesantemente sottoesposta e successivamente provare a riportare alla giusta esposizione il RAW. Per farlo ho applicato +5 stop tramite lo slider dell’esposizione e sebbene fosse presente rumore cromatico e di luminanza, la foto era comunque utilizzabile e sicuramente agendo sugli altri controlli sarebbe risultata ancora più accettabile. Questi sono casi limite, test fatti per divertirsi un po’, ma la verità è che, come ci si aspetta da questo tipo di macchina, la GFX ha una gamma dinamica ottima e una grande possibilità di recuperare informazioni sia nelle luci che nelle ombre, come nella foto d'esempio qui in alto. Come ho brevemente accennato nel paragrafo relativo al metodo di avanzamento, ci sono 3 valori di gamma dinamica per gli scatti JPG: 100, 200 e 400%. L’uso di gamma dinamica estesa fa ottenere dei JPG meno contrastati ma che si avvicinano di più alla gamma dinamica di un RAW dopo la post-produzione.
WB - Bilanciamento del bianco
Il bilanciamento automatico del bianco è uno di quei campi in cui Fujifilm eccelle e ne ho avuto la prova testando le ultime tre mirrorless. E visto che molti appassionati usano con soddisfazione le varie simulazioni pellicola, l’automatismo che regola il bianco dell’immagine necessita di una precisione ancora maggiore. Tendenzialmente la GFX riesce a riconoscere bene la scena che le si presenta e sceglie i giusti valori di temperatura e tinta, anche se le foto in interni illuminati con luci ad incandescenza mantengono una tendenza di tonalità calde. In nostro soccorso abbiamo un’abbondanza di modalità predefinite, tutte ulteriormente regolabili tramite un grafico cartesiano verde/magenta - blu/giallo. I preset principali sono: Luce diurna, Ombra, 3 impostazioni per Luce fluorescente (Daylight, bianco caldo e bianco freddo), Incandescenza, Underwater, una modalità di selezione della temperatura colore (in gradi Kelvin) ed una personalizzata.
Flash
La GFX è una macchina adatta per l'uso in studio e, di conseguenza, si comporta bene nell’uso dei flash. Non ne possiede uno interno, ovviamente, ma consente di utilizzarli tramite la slitta superiore o tramite la porta PC-Sync posta sulla parte frontale della macchina. Non ho potuto provare le funzionalità TTL in quanto non sono in possesso di un flash Fujifilm (come l’ottimo EF-X500) o compatibile (qualcuno ha detto Godox?) ma dalle specifiche tecniche possiamo leggere che è compatibile con la sincronizzazione in prima / seconda tendina o Auto FP (HSS). Ho comunque fatto delle prove con i miei flash da studio, anche se la regolazione diventa manuale e la Fujifilm invia solo l’impulso al lampo per cui bisogna scattare con il tempo di sincronizzazione. Qui arriviamo alla nota dolente, perché quello della Fujifilm GFX 50s (stavolta uso il nome intero, come farebbe una maestra che richiama un bimbo a scuola) è di 1/125s, il più basso mai riscontrato da me. La cosa è doppiamente strana perché le fotocamere medio formato sono famose per utilizzare l’otturatore sull’obiettivo (otturatore a foglia, utilizzato da Fujifilm stessa nella serie X100) che non impone tempi di scatto minimi, ma la scelta ormai è compiuta e dobbiamo convivere con i suoi contro (niente foto in movimento, nemmeno il semplice movimento dei capelli). Voglio ricordare tuttavia che questo limite viene fuori in manuale e con modelli non compatibili TTL, mentre si può effettivamente scattare con tempi più veloci adoperando i flash originali o con quelli compatibili. Stavo quasi dimenticando una delle mie fissazioni riguardanti l’uso del flash: anche la GFX non commuta automaticamente la simulazione dell’esposizione su off quando colleghiamo un flash (a differenza di Panasonic) e quindi ho dovuto sacrificare uno dei pulsanti funzione proprio per poter controllare questa funzionalità in modo manuale.
Qualità d’immagine e resa ad alti ISO
Cosa ci si può aspettare da una fotocamera con sensore da 50MP? Tantissima qualità di immagine, a maggior ragione se il sensore in questione è un medio formato. La GFX non delude le aspettative anzi, i file generati sono enormi, ricchi di informazioni anche nelle zone d’ombra e di forte luce e generalmente bellissimi da vedere. Come sempre (in realtà un pelino in più stavolta) ho stampato le mie foto per poter toccare con mano la qualità e testare quella che per me è la resa finale e anche qui si resta a bocca aperta: le stampe 30x40cm sembrano dei 15x20 data la quantità di dettagli presenti, i colori vividi ma mai accecanti, le foto hanno una tridimensionalità ottima e le simulazioni pellicola rendono bene anche su questa medio formato. I ritratti sono fantastici, le foto stampate sembrano vive e il bianco e nero è semplicemente sublime (uso il JPG sviluppato con ACROS). Tutta questa qualità ha anche un contro ed è la gestione della post produzione, perchè per elaborare questi file RAW dovremmo dotarci di un PC (o Mac) molto carrozzato e con grande disponibilità di spazio (anche le schede SD devono essere adeguate), ma probabilmente per gli acquirenti di queste macchine il costo del computer non è un problema.
Devo essere sincero ancora una volta, durante la prova della GFX il mio cuore è stato occupato ad amarla tanto da dimenticare alcuni miei compiti di recensore e quindi non ho fatto le prove comparative della qualità con una normale reflex FullFrame, anche perché preferivo di gran lunga scattare con la GFX. L'immagine in alto è quella che più potrebbe essere presa a paragone, da un lato abbiamo la GFX con il 110mm a f/2 e dall'altra la Canon EOS 5D Mark II con il 70-200 a circa 80mm f/4. Sebbene le focali siano sovrapponibili come equivalenza al formato 35mm (il GF 110mm equivale ad un 87mm) possiamo notare facilmente che l'angolo di campo è più stretto e con esso anche la profondità di campo (dovuta anche al fatto che la prima foto è scattata a f/1.6 eq. e la seconda a f/4) ma questa è l'unica lente davvero luminosa di tutto il parco ottiche e sarebbe stato bello poterla confrontare con il Canon EF 85 f/1.2L che purtroppo non fa parte del mio corredo. Possiamo quindi concludere che a focali equivalenti non corrisponde un equivalente valore di angolo di campo e che, come logico, la profondità di campo risulta minore anche a parità di apertura.
La GFX 50s è ovviamente una spanna sopra tutte le altre Fujifilm provate e anche sopra le Reflex fullframe grazie alla capacità di assorbimento della luce dell’enorme sensore. Si scatta a ISO 3200 senza pensarci e senza dover fare i conti con il rumore, ma sopratutto con ancora tantissimo dettaglio nei particolari.
Mi sono trovato spesso con la torretta degli ISO impostati a 6400 per fare foto notturne o in ambienti chiusi e c’è da dire che anche in questo caso si può tranquillamente lavorare pensando che basta una leggerissima correzione di luminanza per rendere più pulita la foto, ma spessissimo non serve nemmeno applicarla lasciando una leggera grana che risulta anche piacevole.
Qual è il limite massimo della GFX? Potrebbe essere ISO 12800 per quello che riguarda le stampe e ancora molto dipende dall’effetto che vogliamo ottenere. Certo a questa sensibilità il rumore si fa più presente ed agendo sulla correzione andiamo a perdere un po’ di dettagli nella vista al 100% ma sono convinto che per stampe fino a 30x40 sia un valore ancora utilizzabile.
I valori superiori a ISO 12800 sono effettivamente rumorosi, segno che l’amplificazione digitale del segnale è molto forte e quindi si perdono informazioni nei dettagli anche un po’ più grandi e c’è un’abbondanza di rumore, ma comunque se bisogna portare a casa lo scatto c’è questa possibilità e quindi possiamo sfruttarla. Nel confronto fotografico in alto ho messo a sinistra una foto fatta a ISO 400 f/23 e 40 secondi di esposizione e a desta la stessa veduta fatta a ISO 51200 f/23 e 1/4 di secondo. Si vede anche con questa piccola anteprima l’enorme differenza, ma lascio trarre a voi le conclusioni. Di seguito trovate una galleria di immagini a piena risoluzione che potete utilizzare per valutare la qualità degli scatti effettuati con la Fujifilm GFX 50s, le ottiche utilizzate sono il GF 23mm f/4, il GF 32–64mm f/4 e il GF 110mm f/2.
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Come da prassi ecco anche il test in studio per la valutazione della resa ISO con luce controllata. Le foto sono leggermente sottoesposte perché ho utilizzato l’esposimetro integrato nella macchina e scattato con l’esposizione che considera “corretta”.
File Sensibilità JPG 50 100 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600 51200 102400 RAW 50 100 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600 51200 102400
Connessioni, memoria, batteria
Guardando il lato sinistro della macchina si notano 3 sportellini (ma in realtà sono 4) che celano le connessioni e la batteria. Partendo dall’alto, il primo sulla sinistra protegge le connessioni USB 3.0, mini HDMI, scatto remoto (jack da 2,5mm) e DC IN (alimentazione 15V). Guardando con più attenzione si può notare che è possibile sollevare un piccolo sportellino in plastica, recante la serigrafia GFX, che consente l’accesso al solo connettore per lo scatto remoto. Quello immediatamente successivo contiene invece l’ingresso microfonico e l’uscita cuffie, entrambi con jack da 3,5mm. Lo sportello in basso è l’unico incernierato di lato e con apertura a leva ed è posto a protezione della batteria. Anche qui, come nelle altre Fuji, possiamo notare che il verso di inserimento è comodamente contrassegnato da un adesivo arancione da allineare con la leva di sgancio dello stesso colore. Continuando a parlare di batteria vi segnalo che, secondo Fujifilm, la GFX è capace di effettuare circa 400 scatti ed il dato è reale ed approssimato per difetto. Diciamo che è decisamente più facile saturare una scheda da 64GB che non scaricare completamente la batteria.
Sul lato destro è presente un solo sportello che protegge i due slot di memoria della GFX. Questi accettano schede di tipo SD con standard UHS-II (retrocompatibili con UHS-I). Le altre connessioni disponibili sono la porta PC-SYNC posta sulla parte frontale, Il connettore proprietario per l’aggancio del mirino nascosto dietro la slitta del flash e il connettore proprietario per l’aggancio del battery grip sul fondello della macchina.
Anche la GFX 50s possiede le funzionalità Wi-Fi e può essere collegata ad uno smartphone e controllata tramite l’App Fujifilm Cam Remote. Mi sono espresso più di una volta su questa app e purtroppo devo constatare che i difetti riscontrati nella recensione in passato sono ancora tutti li, ci sto semplicemente facendo l’abitudine. La connessione Wi-Fi è comunque molto stabile e consente di trasferire le foto in pochi secondi, solo non mi piace la modalità di riduzione della risoluzione a 3MP; potevo trovarla accettabile per le altre macchine, ma per la 50s avrei preferito poter avere una risoluzione migliore, almeno 10MP. Ovviamente si possono ricevere comunque i JPG a piena risoluzione ma spesso (sempre) per l’utilizzo social non sono necessari.
Video
Potrebbe sembrare curioso, sopratutto pensando agli albori del digitale Fujifilm, ma la GFX 50s è capace di registrare video fino a 1080p e 30 frame al secondo. Non è un risultato sbalorditivo, nessuno lo mette in dubbio, ma stiamo comunque registrando un video con una medio formato, dove per altro sono presenti anche un'uscita cuffie e un ingresso per il microfono esterno. Molto scarso invece il menu delle impostazioni, in quanto possiamo scegliere solo risoluzione e frame rate, la modalità AF (se multi o area) e regolare il livello del microfono. Ci sono ancora un altro paio di punti da aggiungere: la velocità ISO più bassa è 200, ma è possibile utilizzare l’ISO automatico e regolare la compensazione dell’esposizione durante la registrazione del video. Le performance in AF-C sono davvero scarse con una continua ricerca del fuoco: conviene usare sempre la modalità MF che è anche coadiuvata dal focus peaking. La qualità video è buona, il girato è molto nitido (anche troppo) e si possono usare le simulazioni pellicola. In fin dei conti va più che bene se la si considera per quel che è, ovvero una gradevole aggiunta. Non fosse stato per la recensione, probabilmente non mi sarebbe neanche venuto in mente di verificare se ci fosse e di controllare le sue prestazioni.
Conclusione
Ora mi tocca trarre delle conclusioni a cui non sono del tutto preparato. Innanzitutto perché ho dato 4,5 stelle e non 5? Ovviamente perché la fotocamera non è esente da difetti. anche se alcuni sono di gioventù e probabilmente correggibili tramite firmware update. É scontato dire che la Fujifilm GFX 50s sia la migliore fotocamera che io abbia mai provato – e lo è davvero – ma per chi è pensata? Sicuramente per i professionisti dell’immagine, coloro che fanno foto per le riviste patinate, la pubblicità... ma, potendosela permettere, anche per i fotografi matrimonialisti, dato il corpo non troppo pesante e la grande qualità e versatilità di scatto. In buona sostanza se ce la si può permettere e si è interessati alla massima qualità di immagine, non c’è niente di meglio a questo prezzo. Attualmente il parco ottiche non è vastissimo, infatti oltre alle tre che ho potuto provare si possono annoverare il GF 63mm f/2,8 e il GF 120mm f/4 OIS Macro, ma la Roadmap è in continua evoluzione e stanno arrivando sul mercato anche i primi adattatori per le lenti di altri produttori. Considerando che si tratta di una medio formato, considerando le sue caratteristiche e la resa, il prezzo a cui è proposta sembra decisamente convincente. Facendo riferimento a Riflessi Shop (uno dei pochi rivenditori autorizzati) si paga 7115€ per il corpo a cui bisogna aggiungere 1275€ per l'obiettivo più economico. Tuttavia al momento c'è una promozione con sconto immediato di 1300€ per acquisto della 50s più un'ottica, per cui il 63mm si porta a casa gratis. Se si guardano i prezzi della faccia più elevata di Canon, Nikon e Sony si noterà che non c'è tantissima differenza, eppure quelle sono delle tradizionali 35mm.
PRO Sensore medio formato da 50MP Ottima resa ad alti ISO Dimensioni e peso contenuti (per una medio formato) Simulazione pellicole storiche Fujifilm Sistema AF molto preciso Comodi aiuti per la MAF manuale Mirino e display di grande qualità Mirino scollegabile (la rende più compatta alla bisogna) Ottima dotazione di pulsanti e ghiere Personalizzazione completa della macchina Ergonomia al top Menu intuitivo e completo Reattività generale positiva
CONTRO Raffica lenta AF-C poco performante nel tracciamento di soggetti veloci Gli attuali obiettivi poco luminosi non fanno apprezzare il vero vantaggio su PDC ed ISO rispetto il 35mm
DA CONSIDERARE Assenza della modalità Panorama Impostazioni video solo sufficienti Fujifilm significa aggiornamenti firmware costanti e tenuta del valore nel tempo Il risveglio dallo standby si ottiene solo premendo a lungo sul pulsante di scatto a metà corsa Con la tracolla rivolta verso il basso non è possibile accedere al vano memorie
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