Tumgik
#spiegare chi è
mynameis-gloria · 2 years
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Mi è venuta nostalgia del mare.
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ombranelvento · 15 days
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Preferisco il silenzio. Dopo infiniti tentativi di provare a spiegare a chi non vuole capire non perdo più tempo. A chi non è degno non dedico nemmeno più un minuto del mio tempo. A chi non capisce i propri errori ed anzi, ne fa sempre di peggiori, non bado più. Io ho capito i miei errori e me ne prendo la responsabilità. Sopravvivo pacificamente quindi si, preferisco il silenzio.
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kon-igi · 5 months
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QUA CI SAREBBE STATO UN TITOLO ALTISONANTE MA QUESTA VOLTA NO
Trovo difficile spiegare quello che sto per raccontarvi, non perché provi vergogna o esitazione ma perché ho impiegato 23 giorni a capire cosa stesse succedendo e tutte le volte che mi fermavo con l'intenzione di parlarne, sentivo che le parole scritte non avrebbero reso il senso di quello che stavo provando.
Questa volta lo butto giù e basta, ben consapevole che le parole immiseriscono ciò che una volta fuori dalla testa non sembra poi così universale o interessante.
L'errore più grande che ho fatto in questi cinque anni (conto un anno prima della pandemia ma forse sarebbero pure di più) è stato credere di avere un equilibrio emotivo tale da poter prendere in carico i problemi e le sofferenze delle persone della mia famiglia.
Non solo, mi sono fatto partecipe e a volte risolutore dei problemi dei miei amici e una volta che sono stato in gioco mi sono reso disponibile ad ascoltare chiunque su questa piattaforma avesse bisogno di supporto, aiuto o di una semplice parola di conforto.
Ho sempre detto che una mano tesa salva tanto chi la stringe che chi la allunga e di questo sono ancora fermamente convinto.
Ma per aiutare qualcuno devi stare bene tu per primo, altrimenti ci si sorregge e si condivide il dolore, salvo poi cadere assieme.
In questi anni ho parlato molto di EMPATIA e di sicuro questa non è una dote che mi manca ma c'è stato un momento - non saprei dire quando e forse è stato più uno sfilacciamento proteso nel tempo - in cui non ho potuto fare più la distinzione tra la mia empatia e la mia fragilità emotiva.
Sentivo il peso, letteralmente, della sofferenza di ogni essere vivente con cui mi rapportavo... uno sgangherato messia sovrappeso con la sindrome del salvatore, insomma.
Sovrastato e dolente.
Mi sentivo costantemente sovrastato e dolente e più provavo questa terribile sensazione, più sentivo l'impellente bisogno di aiutare più persone possibile, perché questo era l'unico modo per lenire la mia sofferenza.
Dormivo male, mi svegliavo stanco, mangiavo troppo o troppo poco, lasciavo i lavori a metà e mi veniva da piangere per qualsiasi cosa.
Naturalmente sempre bravo a dispensare consigli ed esortazioni a curare la propria salute mentale ma lo sapete che i figli del calzolaio hanno sempre le scarpe rotte, per cui se miagola, graffia e mangia crocchette, bisognerà per forza chiamarlo gatto.
E io l'ho chiamata col suo nome.
Depressione.
La mia difficoltà, ora, a parlarne in modo comprensibile deriva da un vecchio stigma familiare, unito al fatto che col lavoro che faccio sono abituato a riconoscere i segni fisici di una patologia ma per ciò che riguarda la psiche i miei pazienti sono pressoché tutti compromessi in partenza, per cui mi sto ancora dando del coglione per non avere capito.
All'inizio ho detto 23 giorni perché questo è il tempo che mi ci è voluto per capire cosa sto provando, anzi, per certi aspetti cosa sono diventato dopo che ho cominciato la terapia con la sertralina.
(per chi non lo sapesse, la sertralina è un antidepressivo appartenente alla categoria degli inibitori della ricaptazione della serotonina... in soldoni, a livello delle sinapsi cerebrali evita che la serotonina si disperda troppo velocemente).
Dopo i primi giorni di gelo allo stomaco e di intestino annodato (la serotonina influenza non solo l'umore ma anche l'apparato digestivo) una mattina mi sono svegliato e mi sono reso conto di una cosa.
Non ero più addolorato per il mondo.
Era come se il nodo dolente che mi stringeva il cuore da anni si fosse dissolto e con lui anche quell'impressione costante che fosse sempre in arrivo qualche sorpresa spiacevole tra capo e collo.
Però ho avuto paura.
La domanda che mi sono subito fatto è stata 'Avrò perso anche la mia capacità di commuovermi?'
E sì, sentivo meno 'trasporto' verso gli altri, quasi come se il fatto che IO non provassi dolore, automaticamente rendesse gli altri meno... interessanti? Bisognosi? Visibili?
Non capivo ma per quanto mi sentissi meglio la cosa non mi piaceva.
Poi è capitato che una persona mi scrivesse, raccontandomi un fatto molto doloroso e chiedendomi aiuto per capire come comportarsi e per la prima volta in tanti anni ho potuto risponderle senza l'angoscia di cercare spasmodicamente per tutti un lieto fine.
L'ho aiutata senza che da questo dipendesse la salvezza del mondo.
Badate che non c'era nulla di eroico in quella mia sensazione emotiva... era pura angoscia esistenziale che resisteva a qualsiasi mio contenimento razionale.
E ora sono qua.
Non più 'intero' o più 'sano' ma senza dubbio meno stanco e più vigile, sempre disposto a tendere quella mano di cui sopra - perché finalmente ho avuto la prova che nessun farmaco acquieterà mai il mio amore verso gli altri - con la differenza che questa voltà si cammina davvero tutti assieme e io sentirò solo la giusta stanchezza di chi calpesta da anni questa bella terra.
Benritrovati e... ci si vede nella luce <3
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lapizzicata · 10 months
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Ieri ho visto il film di Paola Cortellesi. Da poco ho finito di leggere Ragazze elettriche di Naomi Alderman, dopo aver letto un po’ di cose di Margaret Atwood. Sto approfondendo lo studio dei miti greci. Diciamo quindi che sto parecchio carica di fomento rabbioso.
Oggi appare palese che Giulia Cecchettin sia stata ammazzata da quella merda dell’ex fidanzato, definito dai più “tutto sommato un bravo ragazzo. Magari un po’ geloso ma bravo”. Si prosegue a minimizzare, a giustificare, a incolpare le donne che si permettono di andare in giro con le cosce di fuori, addirittura da sole nella notte, e che si lamentano se incontrano i lupi.
Allora, mortaccivostra, io non solo continuo ad andare in giro con le cosce da fuori di notte da sola ma mi porto un taglierino e zaccagno la gente. Perché va bene essere sempre accort*, evitare “situazioni pericolose” (poi di grazia ci fate un elenco di situazioni pericolose e situazioni normali. Magari ce lo fa l’ennesimo uomo che vuole insegnarci a vivere), ma porcodio se al prossimo commento, alla prossima occhiata laida non richiesta, alla prossima mano sulla spalla con fare paternalistico, qualcuna caccia un coltello e inizia a tagliare cazzi come fossero zucchine, voglio leggere che “comunque è una brava donna. S’era solo rotta il cazzo”.
E invece di zaccagnare apparati genitali maschili, andiamo a manifestare contro la violenza sulle donne. Ma vi rendete conto di che cazzo vuol dire questa cosa? Andare a manifestare per sollevare una questione. Una manifestazione. Una cazzo su manifestazione partecipata soltanto da chi a queste cose è già sensibile e sensibilizzato. Sfilare mentre i tassisti avvelenati per le strade bloccate fischiano e urlano che siamo tutte troie. MA IO VE SFONNO LE MACCHINE E LE CAPOCCE.
Vorrei bruciare tutto, fare un casino di dio, e ho una rabbia dentro che mi spaventa e confonde i miei pensieri di donna ultra quarantenne. Questo perché mi riporta a galla tutte le occhiate, i commenti, le mani addosso che mi hanno fatto sbroccare negli ultimi trent’anni.
Sono millenni, MILLENNI, che affossate, incatenate, picchiate, bruciate, uccidete le donne e il perché è palese, ma sto senso di inferiorità che vi scatena la violenza fatevelo curare con terapia e psicofarmaci.
LI MORTACCI VOSTRA E DI CHI VI HA EDUCATO A ESSERE LA MERDA CHE SIETE.
Aggiornamento per me delle 19,26. Non appare più evidente. Giulia Cecchettin è stata ammazzata e il corpo è stato trovato. L’assassino è in fuga e i genitori dicono che è meglio che si costituisca per spiegare. PER SPIEGARE.
Diocane.
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ambrenoir · 6 months
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Dare spiegazioni ti Indebolisce
È la caverna della colpa e della vergogna. Quando entri per dare spiegazioni ti senti sempre più debole, più colpevole, più imbarazzato. Non darle.
A volte non devi dare spiegazioni.
La vita diventa più leggera quando smetti di spiegare inutilmente. Non devi sempre spiegare le tue scelte. Non devi sempre spiegare le tue preferenze. Non devi sempre spiegare il tuo stile di vita. Puoi prendere decisioni senza rispondere agli interrogatori. Puoi fare quello che preferisci senza giustificarti. Puoi vivere come vuoi senza spiegare il perché. Smetti di dare spiegazioni a chi non se lo merita. Osa dire "no grazie" e basta. Osa dire "perché è quello che preferisco" senza approfondire l'argomento. Osa allontanarti dalle persone che ti interrogano solo per giudicare o per sapere.
Vivi leggera. Vivi deliberatamente. Vivi senza dare spiegazioni inutili.
J.Carlos
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vadaviaaiciap · 7 months
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Quindi in Italia da una parte abbiamo:
1. Un piano pandemico che, seppure con parole diverse, prevede sostanzialmente le stesse misure di quello di Speranza, edulcorate da vaghe promesse verbali del ministro Schillaci di ricorrere a restrizioni delle libertà solo "in casi estremi"
2. La struttura informatica del green pass che da ieri è diventata permanente e interoperante con quella della UE e dell'OMS.
Dall'altra, in Florida, Texas, Svezia e altri Stati, invece abbiamo:
1. La PROVA controfattuale che i lockdown non servono a niente, green pass e obblighi vaccinali neanche (anzi fanno perdere la fiducia anche nei vaccini sicuri, oltre che, più in generale, nelle Istituzioni).
NONDIMENO da noi si continua imperterriti sulla stessa strada.
Un errore poteva essere umano, due no. Il perseverare è decisamente diabolico.😈
Le spiegazioni possono essere:
1. Una guerra ibrida "a pezzetti" non dichiarata ma in atto, che spinge i governi occidentali a reprimere il dissenso, togliere le libertà fondamentali e militarizzare la società con la scusa di sempre nuove emergenze (virus, catastrofi climatiche, Putin alle porte), fatte credere grazie al controllo dei Media e a schiere di "esperti" venduti e corrotti.
2. Una strategia di lungo termine delle élite occidentali volta a ridurre la popolazione attraverso il caos sociale, la cancellazione dei valori tradizionali e l'immigrazione incontrollata. In particolare spingendo aborto ed eutanasia, esaltando l'omosessualità, e spargendo depressione con l'annuncio di sempre nuove catastrofi. E soprattutto liberando periodicamente virus a bassa letalità, affinché una parte della popolazione muoia, o per la malattia, o per gli effetti avversi dei vaccini, che vengono resi obbligatori anche se pericolosi.
Una spiegazione non esclude necessariamente l'altra. Anzi, si integrano a vicenda. Non a caso l'Occidente è in guerra coi paesi che non hanno problemi di sovrappopolazione, ma anzi perseguono la crescita demografica.
Perfino la popolosa Cina si preoccupa di combattere il calo delle nascite. Russia e Iran hanno territori enormi da popolare. Noi invece ascoltiamo l'ex ministro di Draghi Cingolani spiegare che il mondo ha una popolazione tripla rispetto a quella per cui sarebbe "progettato".
Complottismo? Allora è complottista anche Elon Musk. Lui ripete da tempo che la vera guerra è tra cui vuole lo sviluppo dell'umanità e chi ne progetta l'estinzione.
l'Occidente galleggia sempre peggio in un mare di debiti e di titoli senza nessun sottostante, e le materie prime scarseggiano.
Probabilmente stanno tentando d' impossessarsi delle risorse dell'Oriente. Di qui la guerra. Intanto l'Occidente globalista e anglosionista tampona la crisi contenendo i consumi e il numero di coloro che consumano.
Si stanno giocando ultima carta che hanno.
Massimo Montanari
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5oliloquio · 3 months
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Però continui a piacermi, questa è l'unica cosa che non mi so spiegare. Il fatto è che non riesco a conoscere qualcuno di nuovo senza pensare prima a te, senza paragonarti di continuo con chi ho davanti. Forse non è ancora il momento, forse non sono ancora pronto, forse mi è rimasto troppo di te addosso. Dentro. Ovunque. E nonostante tutto, ti ho continuato a cercare. Mi sono detto più volte "Dai, lascia stare" ma in un mare di gente spero sempre d'incrociare il tuo sguardo
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noneun · 4 months
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Come bloccare l'AI di Meta entro il 26 Giugno
Probabilmente chi di voi ha un account su Instagram o Facebook ha ricevuto l’email da Meta riguardo quella che sembra essere una gigantesca violazione del GDPR.
Avvisano che, salvo opposizione da esercitare entro il 26 Giugno 2024, useranno tutte le nostre informazioni presenti nei loro social (testi, foto, video, musiche, ecc.) per addestrare l’AI di Meta. Nel modulo di richiesta esiste anche un campo “Spiegaci che impatto ha su di te questo trattamento dei dati. (Obbligatorio)” e un altro “Fornisci ulteriori informazioni che potrebbero aiutarci a esaminare la tua contestazione. (facoltativo)”.
Loro non specificano in che modo questi dati verranno usati, per creare che tipo di servizio, ma noi siamo obbligati a spiegare perché ci opponiamo. Dicono: "Controlliamo le richieste relative alle obiezioni in conformità con le leggi pertinenti sulla protezione dei dati. Se la tua richiesta è accolta viene applicata da quel momento in poi."
Quindi, anche se il GDPR li obbligherebbe a chiedere il consenso esplicito, Meta vuole fare il contrario: procedere a meno che non ci si oppone. Anzi, peggio: a meno che la richiesta di opposizione non venga accolta.
Ma non è tutto. L'opposizione non ha effetto se:
apparite in un'immagine condivisa sui nostri Prodotti o servizi da qualcuno che li usa;
siete menzionati nei post o nelle didascalie che qualcun altro condivide sui nostri Prodotti e servizi.
Serve quindi che tutti quelli che conoscete si oppongano, altrimenti in qualche modo i vostri testi, le vostre immagini, musiche e chissà quali altre creazioni verrano usate per chissà quale servizio.
Realisticamente, non mi aspetto che tutti si oppongano, piuttosto mi aspetto una gigantesca multa da parte dell'Unione Europea.
Per esercitare il diritto all'opposizione
Se hai ricevuto l'email, clicca su "diritto di opposizione", altrimenti vai sulla pagina informativa di Instagram o quella di Facebook e clicca su "diritto di contestare", che si trova in fondo.
Qui va appunto compilato il modulo, ma a complicare ulteriormente la procedura, viene inviato un codice di conferma per email che bisogna inserire nel modulo, per completare il tutto.
Strano che non richiedano pure la scansione della retina.
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crazy-so-na-sega · 6 months
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INFORMARE
in-for-mà-re (io in-fór-mo)
SIGNIFICATO Dare una forma; indirizzare, improntare, caratterizzare; mettere al corrente, ragguagliare, dare notizie
ETIMOLOGIA voce dotta recuperata dal latino informare, derivato di formare col prefisso in- ‘dentro’.
Alcune parole facili invece sono difficili, e se per accidente sono anche determinanti nel discorso pubblico, la situazione si fa delicata. ‘Informare’ ha dei significati correnti (anzi correntissimi), che però si trovano a valle nella sua progressione concettuale; ne conserva altri logicamente precedenti e meno comuni, che sanno spiegare e rendere conto della sua intera essenza.
Andando al punto, informare significa ‘dare forma’, ‘modellare’, ‘plasmare’. E questo non ci stupisce, visto che con estrema evidenza è un derivato di formare. Tale è il suo significato primo, in latino, quello da cui ogni altro consegue e che ci fa subito intendere la sua ampiezza.
Il significato proprio di ‘dare forma’ oggi in italiano è desueto. Con la sua radicale versatilità ha significato l’animare, il governare, il costituire, il guidare e via e via in una sequela di significati dei più disparati — di cui però oggi solo una manciata sono vitali.
Una delle fronde di significato più interessanti che ha preso è quella che lo avvicina all’improntare, all’indirizzare, al caratterizzare. Posso parlare di come un’esperienza specifica informi tutta l’opera di una certa autrice, dei criteri e delle idee che informano il disegno di legge, di un’atmosfera rilassata che ha informato il congresso, o di come lo zio informi la sua vita a una rigida condotta morale. Un permeare strutturale, ispiratore e conformatore — ed è un’accezione particolarmente rilevante, elegante e incisiva proprio perché conserva un contatto diretto ed evidente col plasmare primigenio.
Oggi se parliamo di ‘informare’, ci riferiamo però quasi sempre al mettere qualcuno al corrente di qualcosa, al ragguagliarlo. Non ha lo spessore di una trasmissione di conoscenza strutturata e matura, ha la superficialità tutta da interpretare di fatti e dati. Così ti posso informare che il treno è in ritardo («Per fortuna, perché sono in ritardo anch’io»), ti informo che sono stato io a buttare via la spazzatura che avevo chiesto a te di buttare, e non so se la pizzeria è aperta, m’informo.
Però l’informare, nelle società complesse, non ha questa immediatezza pratica e neutrale (al massimo un po’ astiosa, te l’avevo detto tre volte di buttarla via). I fatti e i dati pubblici che vengono riportati dalla categoria di professionisti dell’informazione, informano. Ma non tanto o non solo come ti informo che da domani la tessera non sarà più valida; il loro informare è nella quasi totalità dei casi un permeare strutturale, ispiratore e conformatore. In latino informare aveva anche i significati di istruire, ammaestrare. E di questa ambivalenza di concetto si deve avere piena consapevolezza: chi mi rende una notizia mi sta formando.
Testo originale pubblicato su: https://unaparolaalgiorno.it/significato/informare
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star2019f · 5 months
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Sono in un momento particolare della mia vita, un momento che colpisce noi donne... a qualcuna dura meno, per altre si prolunga anche per mesi e mesi. Appartengo alla seconda categoria e credetemi, non è per niente piacevole. Sono diventata irascibile, non mi riconosco, passo in pochi minuti da uno stato d'animo all'altro, piango continuamente e gli attacchi di ansia sono sempre più frequenti. Improvvisamente ho un caldo assurdo, poi dopo due minuti il gelo nelle vene. Mi fa paura tutto e divento una persona intrattabile... mi odio da sola. purtroppo non è facile da capire nè da accettare e credetemi per me è terribile! Ciclicamente si hanno atteggiamenti noiosi e stufevoli, ma credetemi, non si controllano!! È terribile, non si può spiegare!!! Chiedo venia a chi ha provato a sopportarmi!! Sono donna!!!
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smokingago · 1 year
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🍀
I giorni difficili.
Quelli che iniziano con un pensiero e finiscono con lo stesso identico pensiero. Irrisolto.
I giorni in cui, quando ti svegli, non ti ricordi bene dove sei. Forse nemmeno chi sei.
I giorni in cui percorri chilometri con lo sguardo fisso verso il finestrino e ti passano davanti le strade, la campagna, la vita di prima, quella di adesso.
I giorni in cui torni a casa ma non sai più qual è la destinazione. I giorni in cui hai l'impressione che la testa non possa contenere tutte le domande che ti sgorgano dal cuore, in cui vorresti fare ordine ma il caos avvolge tutto.
I giorni in cui guardi un luogo, un tempo, una sedia. E ti rendi conto che non sei al tuo posto, dove dovresti essere, sei nel posto sbagliato, un posto che non è fatto per te.
I giorni in cui alcune distanze ti rivelano troppo. Di te, degli altri. I giorni in cui ti rendi conto che hai riposto male la fiducia, che le persone racconteranno sempre e solo quello che credono di sapere, non la verità. Ma non ti va più nemmeno di spiegare, di precisare, di fare proclami. Che ognuno creda ciò che gli fa comodo, quello che mette in maniera fittizia in pace la coscienza. Del resto, ai più non interessa conoscere, ai più non interessa nulla.
I giorni in cui le lacrime scelgono di scendere, anche se non vuoi. Scendono e portano via alcune cose, le affidano a chi si trova lì a raccoglierle senza nemmeno pensarci. A chi vuole esserci.
I giorni in cui sei allo specchio. E lo specchio sono gli occhi della persona che hai di fronte.
I giorni in cui sai di avere degli sguardi addosso e, senza nemmeno ricambiarli, conosci ad uno ad uno, esattamente, i sentimenti di chi ti sta osservando.
Le sere in cui raccogli. Anche se non hai abbastanza forze per sistemare le esperienze, le parole, gli attimi.
Le sere in cui l'unica cosa che sai è che andrai avanti, sempre e comunque, nonostante gli sbagli, nonostante le delusioni atroci, nonostante le mancanze strazianti, nonostante tutto.
Le sere in cui devi rimettere i pezzi insieme.
Le sere come questa.
Laura Messina
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kon-igi · 1 year
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Fra le misure più importanti stabilite dal decreto, ci sono anche nuove regole riguardanti i minori non accompagnati. Innanzitutto, saranno predisposti controlli più stringenti per verificarne l’età: secondo il governo, fra quelli presenti in Italia al momento, ci sarebbero in realtà molti maggiorenni che si sono autocertificati come minori. Il decreto autorizza le autorità di pubblica sicurezza a disporre, immediatamente dopo l’arrivo delle persone migranti in Italia, lo «svolgimento di rilevamenti antropometrici», cioè di procedure mediche per accertare l’età dei migranti, compresi esami a raggi X, dopo aver chiesto l’autorizzazione a un tribunale dei minorenni. Se viene stabilito che il migrante abbia dichiarato il falso sulla sua età, la pena per il reato di false dichiarazioni al pubblico ufficiale può essere sostituita dalla misura amministrativa dell’espulsione.
Dal punto di vista tecnico qua siamo ai livelli di 'Mettiamo dei virus nei siti dei pedofili' proposto qualche anno fa da un illuminato parlamentare di cui ho voluto scordare il nome.
Sintetizzando, NON È SCIENTIFICAMENTE POSSIBILE individuare con tale precisione l'età di un individuo (l'rx polso-carpo è utile nella fascia 10-15 anni e l'indice di maturità del terzo molare troppo impreciso), senza considerare che lo sviluppo corporeo è influenzato enormemente dalle condizioni ambientali e dall'alimentazione... e per mettere una pietra tombale sulla farneticazione, che la maggior parte delle tabelle di controllo si riferiscono ad adolescenti e giovani adulti bianchi e in buona salute.
Il prossimo passo sarà rispolverare le teorie di Lombroso così si espellerà a prima vista chi ha la faccia da delinquente.
P.S. nessuna vera polemica utile da parte mia (lo so che parlano al loro elettorato) ma mi premeva spiegare l'estensione cosmica della minchiata.
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susieporta · 11 days
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La LEGGE DEL NON ATTACCAMENTO.
IMPARARE A REALIZZARE I PROPRI DESIDERI
È una delle più difficili da spiegare ed è davvero molto, molto sottile.
Solitamente, ci sono cose che desideriamo molto, perché non le abbiamo mai avute o perché non siamo riusciti mai ad arrivare fino in fondo.
Il desiderio per tanto, non rimane puro ma via, via col tempo si contamina di aspettative, delusioni, paure, rancore, rabbia.
Avviene una doppia polarizzazione:
Da un lato ad esempio desidero tantissimo una famiglia, dall’altro, ne ho terrore e tutte le suddette.
Caricare un desiderio di tanta energia a doppia valenza porta inevitabilmente a NON REALIZZARLO MAI.
Le forza - attiva e passiva - si equivalgono e non c’è alcuna via d’uscita.
In pratica il desiderio ha creato un blocco energetico, una stasi.
Cioè un attaccamento.
L’attaccamento aumenta esponenzialmente, in quanto: tanto più il desiderio ci sfugge e si allontana, tanto più si va alimentando una spirale NEGATIVA.
A questo punto la persona vive in costante frustrazione e non comprende perché, nonostante tutti i suoi sforzi, non riesca a realizzare il suo profondo e forte desiderio.
Questo capita molto spesso alle donne che vogliono un figlio.
Come si interrompe questa spirale?
-inizio a pensare che, anche se la cosa x non si realizza, posso essere grato e contento lo stesso: fase 1 gratitudine incondizionata
- disinnesco le emozioni negative legate al desiderio: ritorno alla purezza fase 2
-fase 3 visualizzazioni: visualizzo di tirare una corda, come un tiro alla fune e poi di lasciare il capo, lasciarla cadere a terra.
- fase 4: recupero del desiderio con aggiunta di forza neutra:
Esprimo il desiderio partendo dal cuore e visualizzandolo realizzato, poi lo metto in una bolla e lo lascio andare verso il cielo.
Si tratta di ripulire e consegnare il tutto all’universo senza RICATTO E SENZA ASPETTATIVA.
Cioè non posso dire: se non ottengo x muoio, sto male, soffro… ecc
Questo è un ricatto.
L’affidarsi è la forza neutra che spezza il tiro alla fune, ma soprattutto il porre solo gratitudine incondizionata come spinta.
Le leggi universali sono uguali per tutti
Nessuno può violarle.
Ma di contro, chi le conosce è in grado di manifestare ciò che vuole.
Claudia Crispolti
Proprietà letteraria riservata:
Ai sensi della legge sui diritti d’autore e del codice civile,
sono vietati l’uso delle idee, la copia, la riproduzione di questo scritto o di parte di esso
con qualsiasi mezzo: elettronico, meccanico, fotocopie,altro.
È incoraggiata la condivisione dei testi, mantenendo integro il contenuto, e citando l’autore
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anchesetuttinoino · 12 days
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Marco Rizzo a Coffee Break: «Questo Draghi chi lo ha votato? Qualcuno di voi mi può spiegare perché da ordini? È una vergogna. Nessuno lo dice.»
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cinnamoonrolling · 8 months
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vogliamo parlare di quello che è successo a DomenicaIn? una cosa disgustosa.
allora intanto parliamo della pochissima professionalità, perché c'erano artisti che hanno aspettato lì ore a vedere siparietti a dir poco imbarazzanti e se ne sono dovuti andare senza essersi esibiti perché "era finito il tempo". tempo che hanno trovato per parlare dieci minuti dei capelli di una, altri per sessua4lizzare un altro e altri ancora per leggere un comunicato raccapricciante.
comunicato che si sono affrettati a scrivere perché due artisti hanno osato dire cose assurde come "basta ammazzare bambini e gente innocente". parole di una gravità assurda, a quanto pare. ma, ehi, l'ambasciatore di isnotreal si è sentito punto sul vivo e minacciato, quando nessun nome è stato fatto e viviamo in un mondo così malato, distorto e marcio dove ci sta più di un genocidio in corso. excusatio non petita accusatio manifesta.
però qui siamo ad un livello di distopismo superiore perché viene considerato come messaggio d'odio "dobbiamo proteggere i bambini". non si nascondono più, non ci provano nemmeno.
e subito a leggere quel comunicato due volte (perché dopo è stato ripetuto come prima cosa al Tg1 delle 20). ci mancherebbe eh, noi sudditi così servili, dobbiamo leccare il culo ai potenti sempre.
però io quelle parole non le condivido. quelle parole non mi rappresentano proprio. a rappresentarmi, la settimana scorsa, è stata quella persona che ha urlato "Palestina libera" durante il discorso di Ghali. a rappresentarmi è stata quell'altra che ha detto "cita Gaza" mentre la Venier leggeva quell'oscenità. a rappresentarmi sono stati quei ragazzi con quei cartelli e la bandiera palestinese, l'ultima sera di festival, sulla Costa Smeralda.
anzi mi stupiscono i giornalisti lì, a DomenicaIn, che mi sono sembrati abbastanza d'accordo con i discorsi sia di Ghali che di Dargent. la Venier un po' meno. palese da come ha cercato di smorzare le parole di Ghali con l'ambigua "eh la pace la vogliamo tutti" (e se non ricordo male anche una frase come "quei bambini ti ricordano te stesso?", nella speranza di sviare il discorso), nel liquidare Dargen con "dobbiamo seguire una scaletta" (che poi non è stata comunque rispettata), e dalle parole che ha rivolto ai giornalisti lì: "non mi mettete in imbarazzo".
perché la Venier ama tutti. un po' meno chi non sta al suo gioco (ed i bambini palestinesi, ma in generale quello con la pelle più scura, temo). ed il suo gioco è sempre stato quello di bacini e abbraccini di qua, ti amo e amore mio di là. sessua4lizzare e oggettificare una persona da una parte e parlare della loro vita intima e sessu4le dall'altra. sono contenta sia crollato il mito di "zia Mara" (o quantomeno, me lo auguro sia caduto) perché non ho mai capito da cosa, come e perché sia nato.
un modo orribile per chiudere una settimana di Sanremo, che tra alti e bassi, è comunque riuscita a portare messaggi importanti.(Amadeus si è comunque preso una responsabilità nel mettere in gara due canzoni come Casa Mia e Onda Alta).
ora domenica, Ghali sarà da Fazio a Che Tempo Che Fa. ho letteralmente 0 aspettative perché Fazio è tra i più democristiani che ci siano in circolazione. magari il suo astio nei confronti della Rai permetterà di far parlare Ghali più liberamente, non so (però sono sicura che non ci risparmierà la domanda "eh ma quindi tu...condanni ham4s?", possiamo già metterci il cuore in pace).
mi è piaciuto molto come Ghali nel suo discorso abbia nominato internet come fonte di informazione (se non ricordo male, in relazione alla possibilità di vedere come lui abbia sempre parlato dell'argomento), un bel suggerimento nel dire che se sai cercare, trovi anche quello che non ti vogliono dire. (e l'imbarazzo che ho provato nel vedere una persona intelligente fare un discorso coerente e giusto essere ridotta in "sei proprio sexy" e "io l'ho visto da dietro" da due vecchie viscide, non ve lo so spiegare, anche perché lui era visibilmente a disagio.) e Dargen, citando dati dell'ISTAT parlando dell'immigrazione, ha reso il suo discorso letteralmente inconfutabile. tant'è che sono corsi ai ripari nell'unico modo a loro possibile, ovvero zittendolo.
questo perché la stragrande - per non dire la quasi totalità - delle persone si limitano alle informazioni che vengono passate loro dai media, senza andare a controllarle da sé, magari approfondire e vedere se c'è dell'altro che non dicono perché altrimenti distruggerebbe le loro argomentazioni, la loro credibilità.
e questa è l'Italia, "un paese di musichette, mentre fuori c'è la morte" come dicono in Boris. ed è vero. domenica scorsa è stata la conferma. siamo questa cosa qui. pizza, pasta, mandolino e grasse risate, senza mai prenderci responsabilità e stare dalla parte giusta della storia. una storia che poi si ricorderà di noi e che non perdonerà.
adesso ho visto che qualche cantante e influencer ha iniziato a parlare. aspettavano che qualche altro ci mettesse la faccia prima di loro e adesso cavalcano l'onda per avere consensi credo (soprattutto per gli influencer, dato che per loro è tutto un trend, anche la vita dei palestinesi se i tempi chiamano). meglio di niente suppongo? almeno se ne parla.
distopico comunque è stato che poche ore dopo il comunicato Rai, durante il Super Bowl tra pubblicità sioniste, c'è stato l'attacco a Rafah. io non penso di riuscire a dire altro, davvero. questa situazione è angosciante e terrificante e siamo tutti complici finché i governi che dovrebbero rappresentarci non ci ascoltano (anzi, ci zittiscono) e non intervengano in qualche modo.
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viendiletto · 8 months
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Nino Benvenuti: «Senza ricordi non c’è futuro»
Campione olimpico nel 1960, campione mondiale dei Pesi superwelter tra il 1965 e il 1966 e dei pesi medi dal 1967 al 1970, Giovanni (Nino) Benvenuti è stato uno dei migliori pugili italiani di tutti i tempi e il suo nome troneggia tra i grandi del pugilato internazionale. È entrato nell’immaginario collettivo in una notte di aprile nel 1967 quando 18 milioni di italiani seguirono la diretta del suo incontro con Emile Griffith al Madison Square Garden di New York. Di quel match che gli portò il titolo di campione mondiale dei pesi medi, ma anche dell’infanzia a Isola, dei primi passi nella boxe, del significato dell’essere pugili, del rapporto con gli avversari sul ring e di tanto altro Nino Benvenuti – insignito nel 2018 dalla Can comunale del premio Isola d’Istria –, parla in un’intervista esclusiva di Massimo Cutò pubblicata di recente sulla Voce di New York, che riproponiamo.
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Chi è un pugile?
“Uno che cerca sé stesso sul ring. Uno che vuole superare i propri limiti come faceva Maiorca in fondo al mare o Messner in cima alla montagna. La sfida è quella: fai a pugni con un altro da te e guardi in fondo alla tua anima”.
Lei cosa ci ha visto?
“La mia terra d’origine, una verità che molti continuano a negare. La storia di un bambino nato nel 1938 a Isola d’Istria e costretto all’esilio con la famiglia. Addio alla casa, la vigna, l’adolescenza: tutto spazzato via con violenza, fra la rabbia muta e la disperazione di un popolo. Gente deportata, gettata viva nelle foibe, fucilata, lasciata marcire nei campi di concentramento jugoslavi”.
Una memoria sempre viva?
“Ho cercato di non smarrirla, per quanto doloroso fosse. Riaffiora in certe sere. Ti ritrovi solo e sale una paura irrazionale”.
Riesce a spiegare questo sentimento?
“Il passato non passa, resta lì nella testa e nel cuore. A volte mi sembra che stiano arrivando: Nino scappa, sono quelli dell’Ozna, la polizia politica di Tito viene a prenderti. Un incubo che mi tengo stretto perché senza ricordi non c’è futuro”.
Che cosa accadde in quei giorni?
“Isola d’Istria odora di acqua salata. È il sole sulla pelle. La nostra era una famiglia benestante, avevamo terra e barche, il vino e il pesce. Vivevamo in una palazzina di fronte al mare: papà Fernando, mamma Dora, i nonni, io, i tre fratelli e mia sorella. Siamo stati costretti a scappare da quel paradiso”.
Come andò?
“Mio fratello Eliano fu rapito e imprigionato dai poliziotti titini, colpevole di essere italiano. È tornato sette mesi dopo, un’ombra smagrita, restò in silenzio per giorni. Mia madre si ammalò per l’angoscia. È morta nel ‘56 di crepacuore: aveva 46 anni. Attorno si respirava il terrore delle persecuzioni. Un giorno vidi dalla finestra della cameretta un uomo in divisa sparare alla nostra cagnetta, così, per puro divertimento”.
Finché fuggiste?
“Riparammo a Trieste dove c’era la pescheria dei nonni. Fu uno strappo lacerante, fisico. Così la mia è diventata in un attimo l’Isola che non c’è. Non potevamo più vivere lì dove eravamo nati”.
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Quant’è difficile invecchiare?
“Dentro mi sento trent’anni, non ho paura della morte. Sono allenato. Sul ring risolvevo i problemi con il mio sinistro, la vita è stata più complicata però ho poco da rimproverarmi. E ho ancora un desiderio”.
Quale?
“Vorrei che un giorno, quando sarà, le mie ceneri fossero sparse da soscojo. È lo scoglio di Isola d’Istria dove ho imparato a nuotare da bambino”.
Intervista di Massimo Cutò a Nino Benvenuti per La Voce di New York, 23 luglio 2022
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