#rosa di Gorizia
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Non si tratta di un fiore, bensì di una cicoria. La Rosa di Gorizia è un radicchio unico al mondo, dalla forma di fiore e dal colore acceso, rosso rubino. La sua produzione è locale e limitata a cura di una associazione di produttori locali, Presidio Slow Food. Scopriamo insieme storia e caratteristiche della Rosa di Gorizia.
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AIUTATI NELLE VIOLAZIONI DELLA VITTIMA DI VIOLENZA, NELLE MANIPOLAZIONI, NELLE VIOLENZE, NELLO STALKING E NEL TERRORISMO PSICOLOGICO E NELLE CALUNNIE
DA PARTE DELLA PSICHIATRICA ALESSANDRA GAVA, ASSISTENTE SOCIALE DI GRADISCA D'ISONZO,
FRANCESCO ISOLDI, DEL CONSORZIO IL MOSAICO,
MARCO VISINTIN E SIMONA AGOSTINIS, PSICHIATRICI GRAVI CHE ABUSANO DEI PROPRI RUOLI ABILITATI NEL CENTRO DI SALUTE MENTALE DI GORIZIA.
OLTRE ALLE VIOLENZE DOMESTICHE, ALLO STALKING, ALLE VIOLAZIONI, ALLE CALLUNIE, AI RAPPORTI SESSUALI DAVANTI A MINORI, AD ISOLARE E ABUSARE ANCHE LA MINORE IN AFFIDO, ASSIEME A CHERUBINA DI PONZIO E LUIGI SCOVINO, CONTINUANO LIBERAMENTE ANCORA A VIOLARE LA VITA DELLE VITTIME E ABUSARE, DIFFAMARE, CALUNNIARE E PERSEGUITARE SENZA CHE NESSUNO FACCIA NIENTE PER TUTELARE LE VITTIME DI VIOLENZA, PERCHÉ CHI DOVREBBE TUTELARE È GRAVEMENTE PSICHIATRICO, ABUSA DEL PROPRIO RUOLO E VIOLA LE VITTIME ULTERIORMENTE.
VIA GRAMSCI 17/H, GRADISCA D'ISONZO, COVO ABITATIVO DEI "ROSA E OLINDO" A LUCI ROSSE.
LUCIANO MARELLO EGIZIANO DI MERDA, CHE IN ITALIA NON DOVEVA NEMMENO ESSERCI, HA COMMESSO DECADI DI VIOLENZA DOMESTICA, OBBLIGATO FAMILIARI VEDERE E SENTIRE AVERE RAPPORTI SESSUALI, BUGIARDO PATOLOGICO, MANIPOLATORE, TROGLODITA, DISTURBATO, DEPRAVATO, IMPOTENTE SESSUALE, CON UN COMPLESSO DI INFERIORITÀ A LIVELLI GRAVI E PATOLOGICI, ESPLICITAMENTE PERVERTITO ANCHE DAVANTI A MINORI.
LA PSICHIATRICA ALESSANDRA GAVA, ABILITATA COME ASSISTENTE SOCIALE NEL COMUNE DI GRADISCA D'ISONZO, HA VIOLATO E DATO MAN FORTE E CONTRIBUITO ATTIVO NELLO STALKING E NELLE VIOLENZE E VIOLAZIONI DELLA VITTIMA DI VIOLENZA ALLEANDOSI CON QUESTI CARNEFICI DA GALERA.
DOVETE MORIRE DELLE PEGGIORI MORTI.
CHE VENGA RASA AL SUOLO VIA GRAMSCI A GRADISCA D'ISONZO.
#fvg#friuli venezia giulia#italia#psichiatrici#trieste#Asugi#Livia Scovino#CHERUBINA DI PONZIO#Polizia#Polizia di stato#Luciano marello#EGIZIANO#Minore#Violenza#STALKING#Alessandra Gava#Francesco ISOLDI#marco visintin#Simona AGOSTINIS#CSM Gorizia#Manipolazione
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Malati mentali gravissimi e disturbati vari che si sono alleati e si coprono l'un l'altro. Abusi, discriminazione, violenze, corruzione, altissima promiscuità in poltrona e bugie patologiche.
LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI ALTRUI, LE VIOLENZE, GLI ABUSI, I MALTRATTAMENTI messi in atto da malati mentali gravissimi veri in maniera evidente e totalmente inconfutabile, che però stranamente riescono ancora a stare incollati sulle poltrone ricevute in regalo per raccomandazione e corruzione, ignoranza, prostituzione ed evidente malattia mentale condivisa:
GABRIELLA BON, LA NARCISISTA PERVERSA, CRIMINALE, VERA E PROPRIA PUTTANA ANCHE IN POLTRONA CON LA SCELTA DEI BARELLIERI PER GLI OSPEDALI, LADRONA, TRUFFATRICE, IGNORANTE E TOTALE SPRECO DI OSSIGENO SU QUESTA TERRA.
L'ETÀ NON SIGNIFICA NIENTE, LA VECCHIA LADRONA È UNA VERA E PROPRIA PUTTANA FINO AL MIDOLLO, OLTRE CHE CRIMINALE.
MOLLA IL RISARCIMENTO DOVUTO E VAI A CURARTI DALLO PSICHIATRA!
"GIOCO CON LA VITA DEGLI ALTRI E FESTEGGIO ALLA ROVINA ALTRUI" MALATA MENTALE GRAVE E ANCORA A GAMBE APERTE.
ASSOLUTAMENTE NESSUNA PIETÀ PER TE, PERCHÉ DI UMANITÀ NON NE HAI MAI AVUTA NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI, PERCHÉ PER TE SONO TANTE PEDINE, SOUVENIR SESSUALI, FONTE DI GUADAGNO E SOPRATTUTTO GIOCHI.
FRANCESCA ANGELUCCI, APPENA LAUREATA COME PSICOLOGA E GIÀ DIMOSTRATASI SENZA COSCIENZA, CORROTTA E VERGOGNOSAMENTE IGNORANTE E ALTRETTANTO BUGIARDA.
"IL PROFUMO DEI SOLDI CHE DERIVANO DAL ROVINARE DELIBERATAMENTE LA VITA ALTRUI E NESSUNA PRESA DI RESPONSABILITÀ GRAZIE ALLA COPERTURA DELLA COOPERATIVA SOCIALE TEA DEL CONSORZIO FHOCUS DI TRIESTE"
COOPERATIVA SOCIALE TEA DEL CONSORZIO FHOCUS DI TRIESTE, LA COOPERATIVA SOCIALE DELL'IGNORANZA, INCOMPETENZA E INADEMPIENZA, ATTI FRAUDOLENTI, AFFERMAZIONE DELL'INGNORANZA, PROMISCUITÀ, FRODE E SCOPO DI LUCRO.
SCOVINO LIVIA, OSS PSICHIATRICA GRAVE, VIOLENTA E OMERTOSA RIGUARDO TUTTI LE VIOLENZE PERPETRATE SUI FIGLI E ALTRETTANTO SULLE VIOLENZE FISICHE E PSICOLOGICHE SU UN'ATTUALE MINORE ASSIEME AGLI ALTRI FAMILIARI, DEPRAVATA, ESIBIZIONISTA SESSUALE ASSIEME AI MARITI, LADRA IN CASA DELLE ANZIANE DOVE FACEVA LE PULIZIE AGLI ESORDI DELLA CARRIERA E TUTT'ORA BUGIARDA PATOLOGICA.
A CONOSCENZA DEL GIRO DI DROGA DEL FRATELLO, ALTRETTANTO COME LA MADRE.
E UNA RELAZIONE DA "ROSA E OLINDO" CON IL MARITO, MA CON MINACCE DI MORTE NEI CONFRONTI DI UNO DEI FIGLI PERCHÉ NON SI TACE SUGLI ABUSI E LE VIOLENZE.
MARELLO LUCIANO, EX POLIZIOTTO ARABO DEPRAVATO, ESIBIZIONISTA SESSUALE, HA ABUSATO PER UNA DECADE IN AMBITO DOMESTICO FINO AL TERRORISMO PSICOLOGICO, CERCANDO DI AVERE CONTOLLO SULLA VITA ALTRUI, BUGIARDO PATOLOGICO E MANIPOLATORE, ESPOSTO PER TUTTI GLI ABUSI PERPETRATI MINACCIA MOLTEPLICI VOLTE DI MORTE. TUTTE LE TUE BUGIE VENEGONO AL PETTINE.
ALESSANDRA GAVA, L'UNICA ASSISTENTE SOCIALE IN GRADO DI ROVINARE LA VERA VITTIMA, VIOLARE CONSENSI, PRIVACY, PASSARE INFORMAZIONI SENZA CONSENSO, OLTREPASSARE LE PERSONALI VOLONTÀ PRENDENDO INIZIATIVE NON RICHIESTE DALLA PERSONA SANA E INTERESSATA, RIVELANDOSI POI OLTREMODO DANNOSA E ALTRETTANTO RIFIUTANDO DI DARE TRASPARENZA QUANDO RICHIESTA, A SEGUITO DELLE CONSEGUENZE DANNOSE SUBITE INASPETTATAMENTE. ALLEATA PIÙ EVIDENTE CON SCOVINO LIVIA, NONOSTANTE TUTTE LE VIOLENZE, ALTRETTANTO ESPOSTA ANCHE PER QUELLE SU UNA MINORE, LA GAVA COMPLICE, INCAPACE E ALTRETTANTO MALATA. LA STESSA CHE FINO ALL'ULTIMO HA CERCATO DI FAR RIAPPACIFICARE I RAPPORTI CON CHI HA PERPETRATO DECADI DI VIOLENZA E HA MINACCIATO MOLTEPLICI VOLTE DI MORTE.
SIMONA AGOSTINIS, EDUCATRICE CSM DA CSM, PREVARICATRICE E IGNORANTE, ALLEATA, VERGOGNOSAMENTE CON LA CITATA SCOVINO LIVIA,
HAI UN EGO SMISURATO E UN'INCOMPETENZA VERGOGNOSA PER IL CSM.
MARCO VISINTIN, PSICOLOGO CHE SI FINGE PSICHIATRA E SI PROPONE DI DARE UNA TERAPIA AL SANO CHE ESPONE TUTTE LE VIOLENZE? I PRIMI BUGIARDI E INCOMPETENTI INAFFIDABILI SIETE VOI.
DISCUTIBILISSIMO PERSONALE CSM. #GORIZIA
ORESTE, DELINQUENTE NAPOLETANO, "Responsabile" degli scaffalista notturni per la Glam sotto la GES SRL, nel Famila di Via terza armata a Gorizia.
Dava finti "lavori duraturi" e poi lasciava la gente a fare la fame dall'oggi al domani. Ti auguro lo stesso, prima che tu finisca esattamente dove meriti: IN GALERA.
#SERVIZIOSOCIALE DEI MINORI DI #TRIESTE, DOPO OLTRE 9 ANNI E MEZZO SIETE CAPACI DI RICONOSCERE LA VIOLENZA FISICA E PSICOLOGICA SULLA MINORE CHE SEGUITE E LA PORTATE VIA!?
FAMIGLIE: SCOVINO, DI PONZIO E MARELLO.
DAGLI PSICHIATRICI GRAVI, VIOLENTI, DEPRAVATI ED ESIBIZIONISTI SESSUALI.
E OGNI MALATO TANTO ACCANITO CON LA VITA ALTRUI: IN QUESTO CASO LA MIA.
SIETE DEI VERI MANICOMI SENZA CAMICIA DI FORZA E CARCERI SENZA MANETTE, ANCORA A PIEDE LIBERO.
#FVG #ITALIA #ASUGI #CORRUZIONE #PSICOTERAPIA #LAVORO #MALATTIAMENTALE #CONFCOOPERATIVE #GORIZIA #OSPEDALE #SANITA #ABUSI #MONDODELLAVORO #ASUGI #SOLOINFVG #GORIZIA #COOPERATIVASOCIALE #OSPEDALE #POLIZIA #violenza
#Fvg#Trieste#Italia#Cooperativa sociale#Lgbt free#Discriminazione#Corruzione#Oss#Polizia#Csm#Malattia mentale#Servizio sociale#Lavoro#Diritti#Psicoterapia
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Elio Vittorini, tra letteratura ed editoria
Una vita che attraversò parte del Novecento… Elio Vittorini nacque il 23 luglio 1908 a Siracusa, in Sicilia e il padre, ferroviere, si spostava speso per lavoro lungo la regione, portando con sé la famiglia. Elio, adolescente irrequieto, divenne desideroso di scoprire un mondo più ampio degli orizzonti provinciali, così scappava frequentemente da casa per esplorare luoghi nuovi e sconosciuti. A sedici anni, stanco della scuola di ragioneria cui era stato iscritto dalla famiglia, abbandonò per sempre la Sicilia nel 1924 e, dopo aver trovato un impiego a Gorizia, cominciò la sua formazione culturale, modellata sui grandi scrittori europei del tempo in reazione al provincialismo della cultura del regime. Sempre di questo periodo fu l'avvicinamento alle posizioni di Curzio Malaparte e della rivista Strapaese, che Vittorini espresse in un articolo apparso nel 1926 su La conquista dello stato. L’anno successivo, grazie all’intervento di Malaparte, Elio divenne collaboratore della Stampa, e, dopo aver spedito a La fiera letteraria il suo primo racconto, Ritratto di re Gianpiero, lo vide pubblicato sulle pagine della rivista. Nel 1927 Vittorini sposò la sorella del poeta Salvatore Quasimodo, Rosa, che gli diede l’anno successivo il primo figlio, Curzio, nome scelto per il legame con Malaparte. Poco dopo, nel 1929, lo scrittore ritornò sul carattere provinciale della letteratura italiana pubblicando alcuni interventi sulle pagine della rivista fiorentina Solaria, che era la principale voce per dare un respiro europeo alla cultura italiana soffocata dal regime e dalle sua pretese autarchiche. Nel 1931 fu pubblicato, sempre dalla rivista fiorentina, Piccola borghesia, prima raccolta di racconti di Vittorini che, trasferitosi a Firenze, divenne segretario di redazione di Solaria e correttore di bozze per il quotidiano La Nazione. All'identità di Solariano, Vittorini unì la frequentazione della Firenze intellettuale ed ermetica, riunita all’epoca nel caffè delle Giubbe Rosse, dove iniziò ad interessarsi alla cultura e la lingua anglosassone. Studiato l'inglese, Elio cominciò la carriera di traduttore, che gli permise di lavorare a stretto contatto con il mondo editoriale, sia come collaboratore che come direttore di importanti collane. Nel 1933 pubblicò a puntate sulle pagine di Solaria Il garofano rosso, suo primo romanzo e nell’anno successivo divenne padre per la seconda volta, questa volta di Demetrio. Elio nel 1936 iniziò a lavorare su Conversazione in Sicilia, una delle sue opere principali sia sul piano contenutistico che su quello stilistico, che fu pubblicato a puntate su Letteratura, poi ripubblicato in volume prima da Parenti nel 1941 e da Bompiani nel 1942. Nel 1938 lo scrittore si trasferì a Milano per lavorare da Bompiani, e li ci fu il riavvicinamento di Vittorini con un vecchio amore milanese, Ginetta Varisco. L’opera di censura perpetrata dal regime fascista colpì anche l’antologia Americana, una raccolta dei principali narratori statunitensi del tempo e di cui Vittorini aveva redatto le note critiche. Il secondo conflitto mondiale e la guerra di Resistenza videro lo scrittore attivamente impegnato nella stampa clandestina e coi partigiani. Questa esperienza diede vita nell'immediato dopoguerra a Uomini e no, romanzo che è il punto di maggiore vicinanza tra l'autore e il Neorealismo. Lasciata la famiglia per vivere con Ginetta Varisco a Milano, Vittorini nel 1945 divenne direttore dell’Unità e fondò Il Politecnico, rivista che mirava a smuovere il dibattito sulla cultura e la società italiana, ma che durò solo fino al dicembre del 1947. Nel 1951 Einaudi affidò allo scrittore la collana di narrativa I gettoni, grazie alla quale debuttarono scrittori di successo, come Carlo Cassola, Beppe Fenoglio, Mario Rigoni Stern e Leonardo Sciascia. Inoltre Vittorini collaborò con Mondadori, per cui rifiutò di pubblicare Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa, grande best-seller del 1957 per Feltrinelli. Malato da tempo, Elio Vittorini morì il 12 febbraio 1966 a Milano. Read the full article
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(...) vedo Don Mazzi. In foto, sulla vetrina di una libreria di catena che è una chiesa sconsacrata e dove anche per questo non metto mai piede (molto meglio Ibs di una libreria in una chiesa sconsacrata: le librerie online fanno concorrenza ad altre librerie, non a Dio). Anche il suo abbigliamento è sconsacrato. Il titolo del libro di cui si annuncia la presentazione, idem. “Amori e tradimenti di un prete di strada” sembra più adatto a un film erotico che all’autobiografia di un religioso quasi novantenne. Esco dal fruttivendolo con patate e finocchi, radicchio rosso di Treviso e rosa di Gorizia, e penso che Gesù aveva previsto anche questa diffusissima tipologia di prete insipido: “A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini” (Matteo 5,13). Grazie a Dio resta il Vangelo.
Langone Veritas https://www.ilfoglio.it/preghiera/2018/03/08/news/don-mazzi-prete-insipido-182798/
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🌱 ᴄɪᴄᴏʀɪɴᴏ ᴄᴏɴ ᴄʜɪᴘs ᴅɪ ᴍᴀɪs ᴘɪᴄᴄᴀɴᴛɪ 🔸 Va detto che il Cicorino appartiene alla grande famiglia delle cicorie, come il radicchio di Treviso e di Castelfranco, la cosiddetta Insalata belga, La Rosa di Gorizia, l’Indivia, la Scarola, la Catalogna etc. Poi esistono Cicorini a foglia verde (i più diffusi), a foglia rossa e a foglia verde-rossa tutti riconoscibili per la caratteristica forma a rosetta. Quando lo si sceglie bisogna controllare che tale rosetta sia ben aperta e che le foglie siano turgide, croccanti, non appassite e non macchiate di giallo. Altrimenti è meglio lasciar perdere 😉 . Difficile da pulire, per via della facilità con cui il margine delle foglie e la base, vicino alla radice, tendono ad ammuffire, ripaga della fatica nella cernita e nel lavaggio con il suo sapore delizioso, leggermente amarognolo e con la sua consistenza croccante e nel contempo delicata. Purtroppo non si conserva per molto, non provateci! . Se si ha la fortuna di trovarlo sui banchi del mercato, e questa è la stagione giusta, non si può lasciarselo sfuggire. Va condito qualche minuto prima di servirlo, per la consistenza delicata delle sue foglie . Qui vi proponiamo la nostra versione di condimento, a base di Olio di Vinacciolo, Aceto di Melograno e Senape, con Sale e qualche seme di Zucca che ci sta davvero bene per via del contrasto. Se poi gradite un gusto leggermente piccante, una o due gocce di Tabasco Verde fanno la differenza ! . Per dare una spinta in più ad un pranzo veloce, abbiamo preparato in precedenza delle Tortillas di Farina di Mais bianco con Peperoncino, che sono state fatte seccare e servite assieme a questa insalata, presentata nelle bellissime ciotole di Legno di Acacia naturale di @TheChefCollection , che qui ha fornito anche gli splendidi porta Tacos, usati per raccogliere le fettine di Tortillas tostate . Provate anche voi questa fresca ed invitante versione di insalata con un condimento salutare e delizioso ! Un pranzo leggero e depurativo ogni tanto ci sta ! 🙋🏼♀️🙋😘 . #Thekitchentube#Insalata#Salate#Salad#Cicorino#Mahlzeit#IFPGallery#Ricetta#SoloCoseBuone#VeganFoodShare#VeganFood#LeichteKüche#Lecker#GesundUndlecker#Rezepte#Ricetta#Recipes (presso Merano, Trentino Alto Adige, Südtirol) https://www.instagram.com/p/B7nDlmCIvSB/?igshid=13asmhk3ct8r
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Tataki di carpaccio di fassona, Rosa di Gorizia, rapa rossa marinata, maionese di acciughe, tuorlo d’uovo di quaglia. . . . . #yojitokuyoshi #chef #michelin #michelinstar #michelinguide #mystorywithmichelin #restaurant #cucina #food #foodporn #foodart #instafood #italy #delicious #eat #eating #foodblogger #foodgasm #foodie #foodlover #foodpic #foodpics #foods #photography #photographer #milan #japanesefood #cuisine (presso Ristorante Tokuyoshi) https://www.instagram.com/p/BvZUmNABFuF/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1p60mgmd6m7lm
#yojitokuyoshi#chef#michelin#michelinstar#michelinguide#mystorywithmichelin#restaurant#cucina#food#foodporn#foodart#instafood#italy#delicious#eat#eating#foodblogger#foodgasm#foodie#foodlover#foodpic#foodpics#foods#photography#photographer#milan#japanesefood#cuisine
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ALESSANDRA GAVA, ASSISTENTE SOCIALE DI GRADISCA D'ISONZO,
FRANCESCO ISOLDI, DEL CONSORZIO IL MOSAICO,
MARCO VISINTIN, PSICOLOGO BUGIARDO E MANIPOLATORE DEL CENTRO DI SALUTE MENTALE DI GORIZIA,
SIMONA AGOSTINIS, EDUCATRICE, PREVARICATRICE E CON PALESI PROBLEMI PERSONALI CHE RIVERSA SUGLI ALTRI, CON INTENZIONALE ABUSO EMOTIVO A CARICO DELLA VITTIMA DI VIOLENZA,
GARANTISCONO LE PIÙ GRAVI VIOLENZE, VIOLAZIONI DELLA PERSONA E VITTIMA DI VIOLENZA NELLE SUE LIBERTÀ, VOLONTÀ E PRIVACY, LO STALKING, LE MANIPOLAZIONI, IL TERRORISMO PSICOLOGICO E DIMOSTRANO DI AVERE I PIÙ GRAVI E PERICOLOSI DISTURBO PSICHIATRICI, MA CHE RESTANO ABILITATI NEL SETTORE SOCIALE E STIPENDIATI PER ABUSARE CHI DOVREBBERO TUTELARE,
PERCHÉ ALLEATI DI DUE DISTURBATI PSICHIATRICI VERI E GRAVI NON IN CURA E DA GALERA, CHE SONO UNA COPIA DI "ROSA E OLINDO", CHE HANNO PERPETRATO DECADI DI VIOLENZE, MOLTEPLICI MINACCE DI MORTE, CALUNNIE, MANIPOLAZIONI E GRAVISSIME FORME DI PRIVAZIONI DELLE LIBERTÀ DELLA VITTIMA E TERRORISMO PSICOLOGICO.
I PIÙ GRAVI PSICHIATRICI SI TROVANO SEMPRE IMPUNITI E ABILITATI PER ABUSARE VOLONTARIAMENTE E CON CRUDELTÀ LA VITA E L'INCOLUMITÀ PSICOFISICA ALTRUI.
#friuli venezia giulia#fvg#italia#trieste#psichiatrici#Alessandra Gava#Assistente sociale Alessandra Gava#Servizio sociale di Gradisca D'Isonzo#Asugi#Oss#Livia Scovino#Luciano Marello#Francesco Isoldi#Consorzio il mosaico#Violenze#Stalking#Violazioni#Malati mentali abilitati#Csm Gorizia#Marco Visintin#Simona Agostinis#Psicologo#Educatore#Gradisca D'Isonzo#Minori
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Raiquen Arduini - Biennale Atene 2019
Raiquen Arduini – Biennale Atene 2019
Arduini Mirta Lucia, Nata a Corrientes(Argentina)-Italo-Argentina, abita a Monfalcone (Gorizia)Italia. Percorsi scolastici :scuola superiore ed università. Autodidatta. Nel percorso istruttivo superiore ha imparato certe tecniche in disegno,ed altre nei sue due anni di architettura. Non le piace parlare d’arte senza identificarla con il mondo,l’integrazione dei popoli, la psicologia,la…
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“Una rosa per Norma Cossetto” questo il nome dell’iniziativa che coinvolgerà più di centoventi comuni italiani il prossimo cinque ottobre; sarà celebrata in un luogo dedicato alla giovane studentessa istriana o in una via o piazza intitolata ai Martiri delle Foibe o, qualora non ci fossero altri luoghi adatti, presso il monumento ai caduti, attraverso un gesto delicato e gentile, quello del posare una rosa, per commemorare l’assurdo martirio di una giovane italiana in un momento in cui l’impegno e l’italianità sembrano fuori moda e sviliti il suo esempio ha portato 120 città a in piazza, davanti a tutti e per tutti a ricordare.
Violentata, seviziata e gettata in una foiba dai partigiani comunisti il 5 ottobre 1943.
Il progetto di Silvano Olmi e Maurizio Federici è stato presentato in conferenza stampa alla Camera il primo ottobre insieme a Emanuele Merlino, vicepresidente del “Comitato 10 febbraio”, agli Onorevoli Luca De Carlo (FdI), Massimiliano Panizzut (Lega), Guido Germano Pettarin (Forza Italia), al Presidente dell’ANS Gaetano Ruocco, la Medaglia d’oro al merito civile Ermenegildo Rossi e la Vicepresidente nazionale dell’ANVGD Donatella Schurzel.
“Asciugare la polemica ideologica”, come ricorda Merlino, è essenziale affinché la giustizia prevarichi le parti; tuttavia non è certo verso la pacificazione che si muove chi, ancora oggi, giudica Norma come “icona della destra”, o chi, come l’ Amministrazione Comunale di Padova, sul ricordo dei martiri delle Foibe, parla di “utilizzo xenofobo della storia”, né tantomeno chi, come la preside del Liceo Classico di Gorizia frequentato da Norma come spiega l’On. Pettarin, si rifiuta di apporre una targa in suo ricordo nell’istituto. Come se gli stupri, le sevizie subite, le sue lacrime inascoltate, il pianto ignorato, il dolore sbeffeggiato dai suoi aguzzini non ne avessero già bastevolmente offeso la carne. Ora la paura e l’odio ideologico mistificano la realtà, usando una narrazione non solo offensiva, ma anche storicamente imprecisa. Infatti Mentre il calvario da lei subìto avrebbe dovuto imporre a tutte le forze politiche – e a tutti gli Italiani – una denuncia durissima, un profondo rispetto tale da non sminuire, o ancor peggio negare, il Suo sacrificio estremo e l’indecente sopruso sofferto. In questo quadro si inserisce la necessità sempre più impellente di un sentimento condiviso per commemorare una vittima nazionale, che non merita di essere ascritta e relegata ad una sola fazione, giacché il suo gesto è così grande da imporsi alla memoria storica della Nazione intera. Uno spiraglio di luce è provenuto in questo senso dal messaggio dell’On. Deborah Serracchiani – per via di impegni istituzionali non presente alla conferenza -, nel quale si afferma che “(…) oggi Norma Cossetto appartiene all’Italia intera, non a qualcuno” ed incoraggia nei giovani “un amor patrio consapevole, fatto di orgoglio e non di rancore”. Già nel dopoguerra, il Rettore dell’Università di Padova, su proposta di Concetto Marchesi e del Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia, conferiva la laurea ad honorem a Norma Cossetto: “Caduta per la difesa della libertà.” L’8 febbraio 2005 Le veniva concessa la Medaglia d’oro al merito civile dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il 10 febbraio 2011, l’Università degli Studi di Padova e il Comune di Padova scoprirono nel Cortile Littorio del Palazzo del Bo’ una targa commemorativa.
Tuttavia, molto ancora è da fare in onore di questa giovane istriana e per il rispetto delle vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata; tra le intenzioni una proposta di legge per revocare le onorificenze a Tito (ad oggi è Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana), infittire gli accordi bilaterali con la Croazia e la Slovenia per identificare con dignitosi pannelli i luoghi in cui furono infoibati molti italiani e per incoraggiare il bilinguismo nelle zone di confine. Un gesto sicuramente semplice ma estremamente incisivo sarebbe, poi, quello di intitolare una strada, una scuola, un giardino a Norma Cossetto nelle città in cui ancora manca, per meglio assimilare la sua figura alla nostra identità, anche attraverso la toponomastica.
Nel ricordarla varrebbe la pena di abbandonarsi allo stesso amore per la vita che guidava Norma, una ragazza come tante che nel ’43 praticava pallacanestro, tiro con l’arco e si stava laureando. Una giovane colma di sogni, speranze, ardore bruciante. Se solo avessimo solo un grano del suo immenso coraggio sapremmo vivere davvero in un presente in cui spesso attraverso il sentimentalismo si confonde il bene col male, il giusto con lo sbagliato. Proprio con lo sguardo fisso alla sua chiarezza, alla sua strenua volontà di rimanere coerente che, con sforzo, dobbiamo andare oltre alla tristezza ed al compianto. Una figura adamantina, così è stata definita dal giornalista Silvano Olmi, che, come una madre tramuta la sofferenza del parto in Vita, ha lasciato del suo tormento e del suo patire un patrimonio di Amore.
Una studentessa, un’insegnante, un’istriana, un’italiana capace oltre il tempo e lo spazio di essere esempio e generatrice di vita.
In un momento in cui l’impegno e l’italianità sembrano fuori moda e sviliti il suo esempio ha portato 120 città a in piazza, davanti a tutti e per tutti a ricordare.
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Una Rosa per Norma Cossetto. Sabato 5 ottobre iniziative in tutta Italia “Una rosa per Norma Cossetto” questo il nome dell’iniziativa che coinvolgerà più di centoventi comuni italiani il prossimo cinque ottobre; sarà celebrata in un luogo dedicato alla giovane studentessa istriana o in una via o piazza intitolata ai Martiri delle Foibe o, qualora non ci fossero altri luoghi adatti, presso il monumento ai caduti, attraverso un gesto delicato e gentile, quello del posare una rosa, per commemorare l’assurdo martirio di una giovane italiana in un momento in cui l'impegno e l'italianità sembrano fuori moda e sviliti il suo esempio ha portato 120 città a in piazza, davanti a tutti e per tutti a ricordare.
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MOTEFIORE DELL’ ASO – Arte e fede, natura e cultura. Il 22 e il 23 giugno i quattro “ingredienti” si incontrano e si fondono per dare vita a uno spettacolo che lascia a bocca aperta. A Montefiore dell’Aso, grazioso borgo in provincia di Ascoli Piceno, quella con l’Infiorata del Corpus Domini è una tradizione antica, che affonda le radici sul finire degli anni 30’; l’usanza è stata recuperata in chiave moderna nel 2002, diventando in poco tempo uno degli eventi più apprezzati di tutte le Marche e delle regioni limitrofe.
Con alcuni particolari che la rendono unica rispetto alle analoghe manifestazioni disseminate sul territorio nazionale. In primo luogo per la lunghezza del percorso, circa 2 chilometri sui quali viene steso un immenso tappeto floreale che si articola in vari quadri, ogni anno più belli. E poi per la ricerca di materiali naturali alternativi: foglie e petali di fiori tagliuzzati, petali di fiori essiccati e macinati, ma anche essenze naturali colorate come sementi, trucioli e segature; ogni anno si sperimentano nuove essenze per ottenere risultati migliori e per offrire ai visitatori uno spettacolo unico.
La manifestazione – organizzata dall’ Associazione Infiorata di Montefiore dell’Aso – si articola in vari fasi: la raccolta dei fiori e lo “spelluccamento”, ovvero la separazione dei petali dalla corolla e loro conservazione; la preparazione delle essenze naturali, la posa in opera dei petali e delle essenze naturali il sabato e la domenica mattina, l’Infiorata completata il primo pomeriggio della domenica e, infine, la Processione del Corpus Domini della domenica pomeriggio che passerà sui tappeti dai mille colori.
Anche gli alunni delle scuole del territorio saranno protagonisti dell’evento grazie al progetto “Impariamo l’Arte Effimera dell’Infiorata”, che per tutto l’anno ha favorito la loro manualità e stimolato la loro creatività, incoraggiandoli a trasformare i loro disegni in veri e propri quadri: e così un’intera strada, via Gorizia, sarà dedicata all’Infiorata dei ragazzi e alle loro opere.
Sempre più spesso, inoltre, l’Associazione viene invitata a partecipare a eventi nazionali e internazionali: recentemente è stata protagonista a “Pietra Ligure in fiore”, mentre il prossimo luglio sarà in scena in Polonia alla Festa dei fiori di Otmuchow.
Ogni edizione diventa per gli organizzatori anche l’occasione per promuovere le bellezze di Montefiore dell’Aso e i prodotti del territorio. E così sabato e domenica i visitatori – che avranno a disposizione anche un’area camper – potranno gustare tante delizie locali come il cartoccio con le succulente olive all’ascolana e patatine riproposto dall’Associazione Montefiore con Gusto, da spizzicare lungo il percorso dell’Infiorata.
Per il pranzo e la cena di domenica 23 giugno, inoltre, la Proloco di Montefiore dell’Aso insieme all’Associazione Maialata di Montefiore dell’Aso proporranno in Piazza Risorgimento un menù tutto da gustare: la famosissima polenta nelle due varianti bianca, con il classico sugo della Maialata, e rossa, con sugo di lepre come proposto dalla Proloco e, a seguire, secondo composto da braciola, salsiccia e pomodori.
Quest’anno verrà allestita anche una seconda area ristoro, nell’area parcheggio dietro la Chiesa di San Filippo, all’inizio del percorso dell’Infiorata, in cui troveranno posto gli stand di street food; e al contempo bar, ristoranti ed esercizi commerciali proporranno speciali offerte a tema, dal gelato “fiore d’estate” all’aperitivo “profumo di rosa”, fino al “risotto fiorito”.
I visitatori potranno anche ammirare il Polo Museale San Francesco che ospita uno splendido dipinto di Carlo Crivelli, la Chiesa di Santa Lucia che custodisce le opere di Luigi Fontana e il Museo dell’Orologio. Molto ricco è anche il programma degli intrattenimenti con maghi, mangiafuoco, trampolieri e truccabimbi; e ancora esibizioni canore, lotteria e mostre di pittura e di disegno.
Info: sms a 3408505381 [email protected] www.fuoriporta.org https://www.facebook.com/fuoriportaweb
PROGRAMMA:
SABATO 22/06/2019
Ore 18.45 Santa Messa infioratori in piazza della Repubblica animata dal coro “Con la gioia nel cuore” -San Benedetto Del Tronto –
Ore 19.45 Benedizione dei bozzetti
Ore 21.00 Buffet e brindisi d’inizio infioratori presso il Polo museale San Francesco
Ore 22,00 Inizio realizzazione quadri
Ore 22.30 Trampolieri, mangiafuoco, giocolieri e frate mago
DOMENICA 23/06/2019
Ore 6.00 Realizzazione di Tappeti secondo le antiche tradizioni su Via Leopardi
Ore 16.30 Esibizione canora del coro scolastico “Unincanto” diretto dalla prof. Bucci Barbara e al piano Michelangeli Laura
Ore 17.00 Premiazione del concorso grafico pittorico – progetto scolastico 2018/2019-
Ore 17.00 Esibizione di mago Moreno lungo il percorso dell’infiorata
Ore 17,00 Animazione – trucca bimbi -Scintillina & Sfarfallina
Ore 17.30 Esibizione della corale di Montefiore Dell’Aso diretta dal maestro Bucci Barbara
Ore 18.30 Santa Messa e Solenne Processione Del Corpus Domini eseguirà i canti il gruppo corale di Montefiore dell’Aso
ore 20.30 Estrazione lotteria
MOSTRA PITTURA – artisti vari-
MOSTRA DEI DISEGNI del concorso grafico pittorico – progetto scolastico 2018/2019- (allestita in via Gorizia)
SABATO E DOMENICA SARANNO ALLESTITI STAND GASTRONOMICI A CURA DI: PROLOCO -MAIALATA E MONTEFIORE CON GUSTO
Durante la manifestazione è possibile visitare il POLO MUSEALE SAN FRANCESCO con il capolavoro del CRIVELLI, la CHIESA DI SANTA LUCIA con le opere del LUIGI FONTANA
Il MUSEO DELL’OROLOGIO
A DISPOSIZIONE AREA CAMPER
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⟹ Variegata di Castelfranco Chicory | Cichorium intybus | Vegetable Review
Here is the Variegata di Castelfranco Chicory, Cichorium intybus. It is a perennial cultivated form of leaf chicory Asteraceae, sometimes known as Italian chicory or Radicchio because it is commonly used in Italian cuisine. It is grown as a leaf vegetable and usually has green with red speckles in the leaves or If dug and forced, it will have white and pink head. Chicory has a bitter and spicy taste, which mellows if it is grilled or roasted. So if you like this video don't forget to LIKE, SHARE, SUBSCRIBE! #heirloomreview #hrseeds #Radicchio #greens #Chicory #HR
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⟹ PLAYLIST: CRUCIFEROUS VEGETABLES AN CROPS https://www.youtube.com/playlist?list=PLER_IbFUeAtl41TOz5yKawyYKi_tqbU2s
OTHER VIDEOS TO WATCH: ⟹ ENDIVE | De MEAUX | Vegetable review https://youtu.be/onlrXJWUSZM
⟹ Trigger Crisphead Lettuce | Lactuca sativa | Like an iceberg lettuce it heads nicely https://youtu.be/AKWgAXRUbps
⟹ Boston Burgundy Lettuce | Lactuca sativa | My favorite lettuce https://youtu.be/wnrg4TjJC5o
⟹ lollo bianda lettuce | Lactuca sativa | Lettuce review https://youtu.be/-GtPF93VLuc
⟹ Brassicas | Cauliflower, cabbage, kohlrabi, bok choy, broccoli, kale, collards and more! 2017 https://youtu.be/hR2uw9T_VTw
⟹ Chinese Mustard, China Chi-Sin | dàjiècài, 大芥菜, Brassica juncea | Vegetable Review https://youtu.be/hz7PIms-AtE
⟹ Radicchio, Rossa Di Verona Dragon | Cichorium intybus var. foliosum | Vegetable Review https://youtu.be/K9s2XulDhv0
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⟹ https://en.wikipedia.org/wiki/Radicchio http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0 Pliny the Elder claimed that radicchio was useful as a blood purifier and an aid for insomniacs in Naturalis Historia. Radicchio contains intybin, a sedative/analgesic, as well as a type of flavonoid called anthocyanin, which is used in making dye-sensitized solar cells. The varieties of radicchio are named after the Italian regions where they originate. The most widely available variety in the United States is radicchio di Chioggia, which is maroon, round, and about the size of a grapefruit.
Radicchio rosso di Treviso resembles a large red Belgian endive. Other varieties include 'Tardivo', and the white-colored radicchio di Castelfranco, both of which resemble flowers and are only available in the winter months, as well as 'Gorizia' (also known as "Rosa di Gorizia"), 'Trieste' (Cicoria zuccherina or Biondissima) and 'Witloof/Bruxelles' (also known as Belgian endive, and "chicon/endive" in French).
⟹ Variegata di Castelfranco Chicory | Cichorium intybus | Vegetable Review https://youtu.be/HczcDVltgX8
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La Rosa di Borbone è un fiore piuttosto raro. Edward A. Bunyard in Old Garden Roses la colloca fra le cosiddette “rose antiche”. Durante il diciannovesimo secolo era diffusa in tutta Europa e inondava con il suo profumo le più ricche residenze del continente. Oggi è quasi estinta, soppiantata ovunque dalle “rose moderne”. Il Monastero di Kostanjevica sorge sopra la città di Nova Gorica e nel suo giardino meridionale il fiore continua a crescere rigoglioso, a pochi passi dalle tombe della famiglia reale dei Borbone, che scelsero questo luogo come ultima e definitiva dimora dopo essere fuggiti dalla Francia e dalla Rivoluzione del 1830.
La rosa di Borbone nei murales degli ultras
Ma c’è un altro posto dove questa rosa speciale vive e splende lucente ed è lo stemma del Nogometno Društvo Gorica, la squadra slovena della città di Nova Gorica. La squadra è una presenza fissa nella prima divisione slovena, dove ha primeggiato per quattro volte, vincendo anche tre coppe nazionali. Nato insieme alla città di Nova Gorica nel 1947, il club ha compiuto da poco 70 anni, commemorando l’evento con una bellissima sciarpa sulla quale, accanto al simbolo odierno, è disegnato quello dei primi anni. Si scopre così che la squadra si chiamava Železničar Gorica e faceva parte della grande famiglia dei club ferroviari (composto dai vari Lokomotiv o Rapid). Anche i colori furono scelti fra quelli cari alle “strade ferrate”: bianco e azzurro. Inizialmente il simbolo era la ruota alata, poi fu scelta la rosa.
Fino alla dissoluzione della Jugoslavia la squadra non ha mai raggiunto la prima divisione nazionale. “Qui si tifava Gorica nelle serie minori, ma poi quasi tutti tifavano Olimpija Lubiana in Prva Liga. Certo c’era anche chi tifava una delle quattro grandi (Stella, Partizan, Hajduk e Dinamo), ma quello succedeva in tutto il Paese”. Davanti a un bicchiere di bianco locale, Danijel ci racconta cosa significa sostenere una squadra del campionato sloveno. “Sono poche le tifoserie che hanno un seguito, ci sono i Dragons dell’Olimpija, le Viole del Maribor e poi ci siamo noi”.
Terror Boys all’esterno
La tifoseria organizzata del Gorica si ritrova dietro lo striscione dei Terror Boys, gruppo fondato nel 1991, anno dell’indipendenza nazionale. È un gruppo con una tradizione quasi trentennale, che, com’è normale che sia, ha una storia costellata di alti e bassi. “Con Maribor siamo in buoni rapporti, mentre con l’Olimpija proprio no. Ma è normale. Prova ad immaginare il periodo subito successivo all’indipendenza, noi eravamo una squadra locale, loro giocavano nella prima divisione. Erano troppo più avanti, hanno vinto per quattro anni di fila, sono diventati antipatici a tutti. Siamo stati noi a interrompere le loro vittorie”.
Numericamente i Terror Boys non sono tantissimi, ma non è facile portare grandi numeri allo stadio in un campionato come quello sloveno. “Ci sono realtà che non hanno tifosi in trasferta”, ed effettivamente nella quarta di campionato contro il Domzale il settore ospiti dello Sports Park di Nova Gorica resta chiuso. “Prima eravamo di più, ma oggi non riusciamo a ripetere i numeri di qualche anno fa”. Comunque il gruppo è compatto, stende lo striscione con il nome del gruppo e la pezza che riprende il famoso disegno di Arancia Meccanica. C’è un tamburo e un paio di persone a lanciare i cori. Quelli che ci sono cantano tutti, cantano forte e rispondono ai battimani. Intanto qualche bandierone sventola. C’è una piccola delegazione degli amici da Gorizia. Nonostante il caldo, nonostante sia ancora agosto, i Terror Boys ci sono, si vedono e si sentono forte e chiaro in tutto lo stadio.
Terror Boys sulle bandiere
Andare alle partite non è facile. “Si comincia prestissimo (21 luglio ndr), quando la gente è ancora in vacanza. Poi si fanno due mesi di pausa a gennaio e febbraio. Un’interruzione più lunga di quella estiva. E quando si riprende si gioca due volte a settimana, week end e mercoledì, spesso alle 16. Come si fa a seguire il calcio così?”, ci racconta sconsolato Tilen, e ci fa capire quanto anche qua il calcio non sia confezionato per chi vuole andare allo stadio. Fra il primo e il secondo tempo ci spostiamo in tribuna. I Terror Boys occupano una piccola tribunetta sul lato opposto dello stadio. Ci sono anche i seggiolini “per avere l’omologazione per le coppe europee”, ma ovviamente stanno in piedi. “Sai che non possiamo usare il nostro striscione in Europa?” La Uefa non gradisce che contenga la parola “Terror”. Una misura davvero efficace per la sicurezza nel mondo del pallone. “A dire il vero, si sono lamentati solo quelli del Maccabi Tel Aviv, dicendo che scritto in bianco su sfondo nero sembrava una bandiera dell’Isis”.
Terror Boys sugli spalti
Spiccano i murales: sopra la zona degli ospiti c’è quello che è un po’ il motto del gruppo “Naše mesto, naš ponos”, “La nostra città, il nostro orgoglio”, poi il simbolo della squadra con le date dei campionati e delle coppe vinte. Infine proprio dietro alla zona occupata dal gruppo organizzato ci sono gli occhi minacciosi di Hagar l’Orribile, simbolo del gruppo e fumetto molto in voga all’inizio degli anni Novanta. Poi nell’ordine la data “1947”, una rosa, la scritta TBNG (acronimo di Terror Boys Nova Gorica), il simbolo del gruppo e la data “1991”. Tutto realizzato in diverse tonalità di azzurro: “C’è un amico che fa questi lavori, cerchiamo di fare un lavoro originale, evitando di utilizzare i soliti caratteri che si vedono un po’ sempre in giro”. Ed effettivamente il colpo d’occhio è piuttosto bello.
La partita si conclude 1-0 per i padroni di casa. Il Domzale avrebbe sicuramente meritato il pareggio, anche in virtù dei due legni colpiti e delle occasioni abbastanza nitide buttate al vento per scarsa precisione. Ma nel calcio si sa, alla fine ha ragione chi la butta dentro, e il rigore del primo tempo è più che sufficiente per portare a casa i tre punti. C’è ancora tempo per due chiacchiere e un abbraccio, per ringraziare per l’accoglienza ricevuta, scambiarsi un contatto e ripartire. Ci aspettano l’autostrada e il rientro, domani è lunedì e si lavora.
Gianni Galleri – Curva Est
Terror Boys sulle bandiere
Terror Boys sugli spalti
La rosa di Borbone nei murales degli ultras
Gorica-Domzale, Slovenia: La Rosa di Borbone è un fiore raro La Rosa di Borbone è un fiore piuttosto raro. Edward A. Bunyard in Old Garden Roses…
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La Rosa di Gorizia, storia di un radicchio unico al mondo - GLI INFORMATI
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Carla Cerati tra fantasia e realtà
di Etta Lisa Basaldella
--- Un altro anno sta per finire. Per concludere questo 2017, Gustavo Millozzi mi ha chiesto di poter ripubblicare un’intervista che feci a Carla Cerati nel 1977 nella sua casa di Via Monte Rosa.
Avevo conosciuto Carla alla ‘"Galleria Il Diaframma" in via Brera 10 a Milano: il cenacolo fondato, con grande generosità e lungimiranza, da Lanfranco Colombo, dove tutti noi fotografi ci davamo appuntamento.
Lei era vivace, provocatoria, sensibile, generosa e dura allo stesso tempo, con quegli occhi nocciola a punta di spillo sempre vigili, alla ricerca di vedere oltre e di cogliere "l’attimo fuggente", i tratti del volto segnati e decisi, la frangetta fulva a sparigliare le idee.
E’ stato un incontro di quelli che ti segnano profondamente, ti arricchiscono, dai quali esci con un’energia ed una carica di vita straordinarie, anche se gli argomenti trattati sono stati tra i più scabrosi e drammatici, ma presi in considerazione con il dovuto rispetto!
Ho reincontrato Carla Cerati, questa volta per ritrarla sulla terrazza dell’Hotel Danieli a Venezia, quando fu finalista al ‘Premio Letterario Campiello’. Era allora una fotografa affermata, che si stava facendo strada anche con la scrittura! Il suo libro aveva un taglio autobiografico e mi aveva colpita molto, perché avevo trovato nel suo stile letterario la stessa carica umana che c’era nelle sue immagini! Carla Cerati se ne è andata a solcare altri cieli nel febbraio del 2016. Quanta strada aveva percorso da quando l’avevo conosciuta!
Mi ha molto toccata il sapere che nel suo sito, aveva un blog, nel quale aveva riportato la frase conclusiva della nostra intervista del ’77.
Alla mia domanda: "Cosa provi quando riesci a fare una fotografia proprio come l’avevi pensata?"
Ha risposto: "Un’allegria folle!"….
Lei era così e mi piace riproporvela così com'era …….
©Etta Lisa Basaldella, Carla Cerati, 1977
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• Fotografa scrittrice o scrittrice fotografa?
"L'una e l'altra - afferma Carla Cerati - Sono comunque due attività - ben precise che coesistono, ma non si fondono; é sempre l'osservazione della realtà eseguita in due modi diversi usando due mezzi diversi; la fotografia mi serve per documentare il presente, la parola per recuperare il passato".
Di origine bergamasca, Carla Cerati è cresciuta in una famiglia borghese con tutte le limitazioni che ne possono derivare: il concetto principale è che la donna sta a casa a fare la madre di famiglia, spingendo alla ribellione un carattere come il suo che, dietro ad una figura dell'apparente fragilità, cela una forza d'animo, una testardaggine, una volontà propria di chi, maturata una certa decisione, la porta avanti fino in fondo costi quel che costi.
© Carla Cerati, Ospedale psichiatrico, 1968
E nei suoi scritti è raccontato il travaglio della sua metamorfosi personale.
"Il problema base è che la donna vive chiusa in casa e non ha alcun contatto con l'esterno, arriva ad una totale repressione culturale, ad un disinteresse, un'apatia, si sente come a San Vittore dove si sta dentro a quattro pareti e non si sa niente di quello che succede fuori. Ad un certo punto è questione di sopravvivenza, tu capisci che muori, che non senti le cose, non hai più niente da dire e allora te ne vai. Molli tutto e non pigli neanche la valigia".
Nella fotografia Carla documenta la sua analisi sociale della realtà, la sua osservazione dei comportamenti umani, partecipazione come presa di coscienza del momento storico in cui si trova coinvolta a vivere.
" Ho cominciato a fotografare nel '60, la spinta è stata nel cercare una realtà più interessante che non fosse il piccolo mondo che mi stava attorno: i bambini, gli amici. Con una Rollei che mi aveva venduto mio padre, ho avuto l'occasione di fare la fotografia di scena in una commedia di Del Buono per la regia di Enriquez al quale le mie foto sono piaciute e me le ha comperate. Per sei mesi ho frequentato un circolo fotografico, ma non l'ho trovato interessante".
© Carla Cerati, Ospedale psichiatrico, Firenze 1968
• Quali sono i limiti, secondo te, di questi circoli che continuano a proliferare?
"I limiti sono nel fatto stesso che considerano la fotografia un hobby, con tutto quello che comporta fare una cosa per hobby: mancanza di spinte reali, dove davanti a delle difficoltà uno si ferma, c'è il lavoro vero che occupa la maggior parte del tempo per cui si possono dedicare solo i sabati e le domeniche, mentre il professionista, se gli chiedono di fare un servizio, nel momento che accetta deve realizzarlo qualsiasi siano le difficoltà che può incontrare. E poi era un hobby costoso, per cui ho pensato che doveva pagarsi da sé. Approfittando del fatto che mia figlia andava a scuola di danza, ho fotografato il saggio finale per la direttrice e con le stesse immagini sono andata da Tumiati che allora era direttore dell'Illustrazione Italiana, ne è rimasto colpito tanto da incaricarmi di fare un'inchiesta sulla scuola. E' stata la mia prima pubblicazione".
© Carla Cerati, Ospedale psichiatrico, 1968
E poi da free-lance Carla Cerati ha cominciato a collaborare con Vie Nuove, l'Espresso… parla di queste sue esperienze con tono un po' più annoiato, chissà quante volte è stata costretta a ripetere la sua storia! Questo credo sia uno dei lati negativi della notorietà. Il suo sguardo si riaccende quando le chiedo dell'esperienza che ha fatto con Franco Basaglia a Gorizia.
"Basaglia voleva fare un libro fotografico sulle istituzioni negate. Le cose però andavano troppo per le lunghe perché nelle caserme è difficile entrare, nelle carceri impossibile, allora abbiamo deciso di farlo solo sui manicomi ed è uscito "Morire di classe". A questo punto ho cominciato a considerare la fotografia come operazione di denuncia. Era il '68. Nel '69, con le bombe di Piazza Fontana, ci è arrivata addosso una realtà politica travolgente. Di qui la mia indagine ha preso una direzione ben precisa: la strategia della tensione, i processi politici, le rivolte operaie. Tutti fatti che si potevano smentire con le parole, non con le immagini".
• Il reportage è il genere di fotografia che senti di più. Cosa cerchi nelle persone?
"Quello che non si nota a prima vista, un modo di essere che magari uno maschera dietro un atteggiamento, non so, l'angoscia, la noia, tutta una serie di collegamenti, di legami col mondo esterno che mi piace catturare. Mi diverto o soffro. Nel momento in cui ho fotografato un suicida ho avuto un grosso problema, mi dibattevo con me stessa per decidermi. Pensavo: allora faccio l'avvoltoio, il paparazzo. Quale indiscrezione entrare nella vita privata della gente. Ma uno dice: allora è inutile che faccia questo mestiere. Da un lato non vorresti varcare il limite che ti separa dalla vita degli altri, poi però ti lasci prendere dall'aggressività. Sai, anche nei manicomi c'erano dei malati che non volevano farsi riprendere, era chiaro che facevo una violenza, pur avendo la convinzione di fare una violenza che serviva loro".
• Ti senti realizzata nell'aver scelto questo lavoro?
"Vivere del mestiere che ti piace credo sia il massimo della realizzazione. Comunque mi sento realizzata anche quando scrivo malgrado che finora non è che mi abbia dato da vivere".
© Carla Cerati, Ospedale psichiatrico. Parma, 1968
• Ma che tipo di personaggio è il fotografo?
"E' un matto, un matto in libertà. Alle volte penso veramente di essere pazza: l'altra notte alle 5 mi ha preso il raptus di mettermi a stampare dei 50x60, che non dovevo consegnare a nessuno, da dei negativi che avevo lì da tempo e che mi piacevano da morire. Tu capisci, all'improvviso metti delle enormi bacinelle con grande scomodità in una piccola camera oscura. Chissà perché? non potevo farlo l'indomani?!". E' una domanda affermazione che non attende risposta questa. Più che rivolgerla a me, è come se parlasse con se stessa in tono scanzonato. Gesto consueto, meccanico, che inconsciamente dà sicurezza, continua ad accendersi una sigaretta dopo l'altra, puntandomi addosso quel suo sguardo da cerbiatta, si passa una mano sul caschetto di capelli ramati, si liscia la frangia da adolescente che le copre la fronte, sorride di un sorriso dolce di una persona che ha raggiunto un suo equilibrio al di là delle problematiche della vita.
• Cosa provi quando riesci a fare una fotografia proprio come l'avevi pensata?
"Un'allegria folle".
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Questo articolo è stato già pubblicato il 24 marzo 1977 sulla rivista “7 Giorni Veneto”.
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Indisputably the most beautiful vegetable: radicchio
Radicchio rosso di Treviso (left), radicchio di Castelfranco (middle) and radicchio di Treviso precoce (right)
A display of different coloured radicchio is inevitably the star of any food market. The radicchio from Castelfranco is almost too beautiful to consider eating with its yellowy leaves mottled with red. Wispy, elongated, crimson and white leaves of the red radicchio from Treviso appear otherworldly. But my favourite may be the delicate pink flowers of the Rosa di Gorizia. All of these are intensely delicate to handle and bitter in flavour. Many types of radicchio are expensive as they are cost intensive to cultivate as some are deprived of light as they mature. Radicchio appeal to a niche market who can celebrate bitterness as a welcome addition to a range of flavours, particularly when juxtaposed to offer contrast.
Radicchio rosso di Treviso (lightly bitter)
Beautiful rose radicchio from Gorizia (lightly bitter)
Beautiful pink radicchio from Gorizia (lightly bitter)
Standard radicchio (bitter)
While as a child, I despised bitter and celebrated sweet (even sickly sweet), as I grow older I find I enjoy bitter flavours increasingly and my sweet tooth is waning. Radicchio is the perfect foil to fatty meats in particular. Radicchio salad with a selection of salumi is always nice. Cooking radicchio takes some of the bite out of the bitterness. We often grill wedges of radicchio to serve with grilled sausages. When I make radicchio risotto, I often add some crumbled sausage and even my children will eat it. The creaminess of the risotto is balanced by the slight bitterness and crunch of the radicchio. Add more sophisticated toppings of toasted hazelnuts and gorgonzola to create a more elaborate dish.
Risotto con radicchio (risotto with radicchio) – Veneto
I will often stir in some cooked crumbled sausage if cooking for children. Otherwise, this dish is also amazing served topped with 20 chopped, toasted hazelnuts or walnuts with 60 grams crumbled gorgonzola or goat cheese. For illustrated step-by-step instructions, click here.
1 onion, skin and ends removed, finely chopped
50 grams butter
350 grams risotto rice
120 mls red wine
1 litre vegetable or meat broth
50 grams Parmigiano-Reggiano, finely grated
1 radicchio, rinsed and shredded
30 mls extra-virgin olive oil
Sea salt
Saute the onion with half of the butter over low heat until soft, about 15 minutes. Add the risotto and toast for for 4 to 5 minutes. Add the red wine and allow it to evaporate completely. Begin adding the hot broth with a ladle until covering the rice. Stir with a wooden spoon, adding another ladle of hot broth as the rice absorbs the broth to ensure that it is covered. Continue until the rice is cooked, about 16 to 20 minutes depending on the variety.
Meanwhile during the last 5 minutes of cooking, heat a large frying pan over high heat. When hot, add the oil and the radicchio, tossing until it is seared and wilted (about 3 minutes). Sprinkle with salt and remove from the heat.
When the rice is cooked stir in the remaining butter and 30 grams of the Parmigiano-Reggiano cheese. Serve the risotto topped with the seared radicchio and the remaining cheese.
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