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Partecipazione record per Presepi di Natale ad Assisi
Sono stati ben centoundici i partecipanti al concorso Presepi di Natale 2023, promosso dal Comune di Assisi per valorizzare la tradizione e stimolare la sensibilità della comunità a realizzare Natività nei luoghi più caratteristici e suggestivi della città. Il 2 febbraio, alle 11, nella sala della Conciliazione del palazzo comunale, si terrà la premiazione dei vincitori, presenti la sindaca…
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Natale 2023 a Genova
E’ un Natale 2023 ricco di novità quello di Genova, davvero da non perdere. La prima grande novità, realizzata con la collaborazione dell’Arcidiocesi di Genova, è quella del Passaporto dei presepi dove, come con il Cammino di Santiago, è possibile ricevere un timbro per ognuno dei 45 presepi aderenti all’iniziativa. I presepi si trovano sia alcuni dei luoghi più suggestivi della città, come la cattedrale di San Lorenzo, il santuario della Madonnetta, il museo dei Cappuccini, il museo di Palazzo Rosso e Palazzo Tursi, ma anche in luoghi più nascosti e inconsueti e seguirà le tempistiche e le tradizioni proprie di ciascun sito, ad esempio quelli del mercatino di San Nicola e i Cappuccini sono già visitabili. I passaporti potranno essere ritirati presso le edicole convenzionate con i servizi demografici a partire dall’8 dicembre e gli abbonati alla testata diocesana Il cittadino lo riceveranno invece direttamente a casa. L'ultimo timbro dovrà essere nella giornata di chiusura della manifestazione, in concomitanza alle celebrazioni della Candelora, il 4 febbraio, a Palazzo Ducale, dove è allestito il presepe di Casa Luzzati, poi saranno consegnati i riconoscimenti a chi avrà conseguito il maggior numero di timbri sul passaporto. Inoltre, per ricordare gli 800 anni del primo presepe allestito nel 1223 a Greccio da San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, il professore Giulio Sommariva e il rettore della Basilica di Assisi guideranno un momento di riflessione sull’importanza culturale e religiosa del presepe. Attesa soprattutto dai più piccoli tornerà ad animare le delegazioni genovesi la slitta di Babbo Natale, pronta a regalare magia con animazioni, letture dedicate al Natale, caramelle e sorprese per i bambini, che arriverà anche volando in mongolfiera. Protagonisti del Natale genovese saranno anche i presepi viventi, oltre a cinque presepi diffusi sul territorio cittadino, con due a Voltri, uno all’Acquasanta, uno a Granarolo e uno a Ceranesi, il 5 gennaio si terrà una rievocazione storica del corteo dei magi, che culminerà con l’allestimento di un presepe vivente nel chiostro del Museo Diocesano. Tre diversi cortei, a cui prendono parte figuranti dei gruppi storici con costumi del periodo del presepe del Maragliano, uno per ciascun magio, partiranno da tre chiese del centro storico, san Filippo, san Marco al molo e santa Maria di Castello, confluiranno alla cattedrale di san Lorenzo da cui poi, accompagnati da sua eminenza monsignor Marco Tasca, infine si sposteranno nel chiostro del museo diocesano. Read the full article
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SABATO 04 FEBBRAIO 2023 - ♦️ SAN GIUSEPPE DA LEONESSA♦️ Giuseppe da Leonessa, al secolo Eufranio Desideri (Leonessa, 8 gennaio 1556 – Amatrice, 4 febbraio 1612), è stato un religioso italiano appartenuto all'Ordine dei frati minori cappuccini. È stato proclamato santo da papa Benedetto XIV nel 1746. Figlio del mercante di lana Giovanni Desideri e di Francesca Paolini, entrò nell'ordine dei francescani cappuccini ad Assisi il 3 gennaio del 1572 e il 24 settembre 1580 venne ordinato sacerdote ad Amelia: nel 1587 ottenne da papa Sisto V il permesso di recarsi a Costantinopoli per assistere i cristiani fatti prigionieri. Per aver svolto opera di evangelizzazione tra i turchi (cercò anche di convertire il sultano Murad III) fu arrestato e torturato. Valente predicatore, ritornato in Italia svolse intenso apostolato fra il popolo in numerosi villaggi dell'Abruzzo e dell'Umbria (tra cui Otricoli dove predicò nella Quaresima del 1601 e 1609 operando alcuni miracoli), promuovendo anche numerose opere di assistenza. La morte lo colse nel 1612 ad Amatrice, dove fu inizialmente seppellito. All'indomani del terremoto del 1639, i leonessani trafugarono le spoglie e le riportarono nella città natale Leonessa, dove sono tuttora conservate all'interno del santuario a lui dedicato. Papa Clemente XII lo beatificò il 22 giugno 1737 e venne canonizzato il 29 giugno 1746 da papa Benedetto XIV. È stato proclamato patrono delle missioni in Turchia il 12 gennaio 1952 da papa Pio XII. Il Martirologio Romano fissa per la memoria di san Giuseppe da Leonessa la data del 4 febbraio. Da Il Santo del Giorno Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia Sicilia Terra di Tradizioni #Tradizioni_Barcellona_Pozzo_di_Gotto_Sicilia #Sicilia_Terra_di_Tradizioni Rubrica #Santo_del_Giorno (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/CoPcAmPI4VA/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Dopo il grande successo Martedì 25 dicembre su Rai 1 alle 12.30 e in replica alle 21:15 su Rai 5
Dopo il grande successo Martedì 25 dicembre su Rai 1 alle 12.30 e in replica alle 21:15 su Rai 5, del l’immancabile Concerto di Natale nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi con speaker ufficiale il grande Roberto Chevalier , si bissa ! Ancora come di consueto , dal teatro La Fenice di Venezia ci sarà il concerto di Capodanno alle 12,20 in diretta su rai 1 sempre con la voce narrante…
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Lettere da un paese chiuso 28
Quando muore Babbo Natale. Eravamo felici, e non lo sapevamo.
Queste lettere hanno un mese, il 21 febbraio ci fu il primo caso di contagio rilevato, a Codogno. Sembra passata una vita, e sono passate invece tante morti. Bergamo ha preso il posto di Codogno, perfino il primo morto a Cuba era un bergamasco: due coppie di anziani in vacanza a basso costo, le due donne contagiate, l’altro uomo no. Nelle ultime 24 ore ci sono stati, a Bergamo, 509 contagi (a Milano di più, 526, ma non c’è proporzione tra le due città). I malati restano in barella anche 48 ore, in attesa del ricovero. Ormai si muore spesso in casa, le ambulanze faticano a tener dietro alle chiamate, i parenti sanno che i più fragili non avranno accesso alle terapie intensive, e si rassegnano a tenerli a casa: morire, ma non da soli. Non è che manchi la solidarietà: Ci sono almeno dieci ambulanze guidate da autisti delle altre provincie. Vi ricordate Amatrice ? Hanno mandato cento camici chirurgici. Vi ricordate l’ Irpinia del terremoto ? Stanno facendo una sottoscrizione. Ma un’altra colonna di camion militari è pronta. Muore il custode dell’orologio planetario di Clusone, muore il presepista di Ponte San Pietro, muore il dottore degli oleandri di Pumenego, muore Siro, il Babbo Natale di Torre dei Roveri, muoiono preti e suore, muore l’ex carabiniere che aveva fondato la onlus “Caduti di Nassirjia” e il carabiniere in servizio, muore la cassiera del supermercato: muoiono le piccole storie delle piccole comunità. Mi sono chiesto perché non mettiamo una scritta sui balconi, o un distintivo da Facebook con sopra scritto “Io sono bergamasco”. L’abbiamo fatto tante volte: mettere i colori francesi sui nostri profili per dire che eravamo con loro, dopo quella raffica di attentati a Parigi, “ Je suis Charlie” per dire che eravamo con quella redazione colpita. Adesso diciamo che stiamo con i medici e gli infermieri, ci mancherebbe altro. Ma nessuno dice “io sono bergamasco”. Il fatto è che nessuno di noi vive a Parigi, nessuno fa satira sul fondamentalismo islamico: e invece tutti potremmo essere una seconda Bergamo, e Brescia teme di diventarlo. E allora non ci arrischiamo a dire “Io sono bergamasco”: anche la solidarietà impone le distanze, qualche volta. Ci sono molti angoli d’Italia che per causa di focolai trascurati e misure di sicurezza non rispettate, rischiano di diventare come Bergamo: il record di contagi milanesi negli ultimi giorni è figlio di un maledetto week end di inizio mese, sole e parchi. E questo, con un po’ di scaramanzia, frena le chiacchiere e i distintivi. Un modo di dire la nostra solidarietà c'è: fare in modo che le nostre città e i nostri paesi tengano a bada il contagio, mantengano posti liberi nelle terapie intensive, si prendano cura dei bergamaschi vivi e dei bergamaschi disposti sui camion, come i bergamaschi si sono sempre presi cura degli altri. Ho pensato perchè in certi momenti , adesso, mi sento bergamasco. Intanto perché è difficile non voler bene a un popolo che stringe i denti per non piangere, o piange e stringe i denti.
E poi per me è una terra di alpini. Sono stato una volta in un cinema di Bergamo bassa, sul viale che sale dalla stazione, invitato dagli alpini a parlare di qualcosa, forse della vicenda dei marò. Io non ho fatto l’alpino: mi hanno spedito, artigliere, in punizione in Sicilia, dall’altro capo di Italia: mai punizione fu così felice, perchè ho scoperto e imparato ad amare la Sicilia. Ma vengo da una terra di alpini, li conosco, e ho prestato il mio nome quale direttore di una rivista di sezione dell’Ana in Friuli, “Alpin jo mame”, che non ha bisogno di traduzioni. Io non vi chiedo di ricordare quello che hanno fatto in Bosnia o in Mozambico, o in Afghanistan, no. Li abbiamo visti in Abruzzo, no ? Li vediamo quando c’è da fermare il traffico per una gara podistica, o regalare il loro lavoro, il loro tempo per qualunque cosa serva, fosse pure solo donare il sangue ? Li abbiamo applauditi quando sfilavano a Milano, pochi mesi fa ? Certo, non sappiamo che a Sefro, una frazione marchigiana sulla strada che da Assisi conduce a Loreto, c’è un edificio polifunzionale in legno appena finito, e finirlo sono stati gli alpini bergamaschi. Il solo gruppo ANA di Nembro ha avuto undici vittime. Andati avanti, nel linguaggio degli alpini. Gli altri, adesso, sono alla Fiera, a mettere in piedi un ospedale da campo.
Non solo loro, quanto a solidarietà: ho incontrato più missionari e volontari bergamaschi, negli angoli sfortunati del mondo, che di qualunque altra città italiana. Per anni sono stato tallonato affettuosamente da una persona speciale, Giangi Milesi, presidente del Cesvi. Sapeva del mio rapporto difficile con le ong, e lo scavalcava con affetto ed entusiasmo. Andavo una volta l’anno in un teatro di Bergamo, dove Cristina Parodi conduceva una serata per raccogliere fondi per la solidarietà ai quattro angoli del mondo, in stile bergamasco: poca ideologia, maniche tirate su, molti fatti. Adesso Giangi ha il Parkinson, e lo affronta con coraggio. I suoi sono in missione sotto casa, ad aiutare gli anziani soli e l’ospedale Giovanni XXIII.
Come tanti, posso dire di conoscere più l’aeroporto di Bergamo, che la città. Ci sono tornato l’ultima volta due o tre anni fa, in Città Alta, per parlare a un evento dedicato ai viaggi, Ulisse Fest. Provo, adesso, a ricordare i bergamaschi che mi ricordo di aver conosciuto. Il primo è il mio caporedattore quando stavo a “Epoca”, Gualtiero Tramballi. Un capo duro e gentile, intelligente e severo, che ti aiutava a crescere. Mi ricordo quella volta che andai, per non ricordo più quale storia, a Bergamo. Mi passò il pezzo con un’attenzione doppia. Mi ricordo Gigi Riva, allora inviato de Il Giorno nei Balcani, e poi a L’Espresso, un bergamasco innamorato dei Balcani. L’altro giorno, dopo che avevo scritto in queste note di Sarajevo, ho parlato al telefono con Bogdan Tanjevic, l’uomo del basket. Abbiamo parlato di Sarajevo, e di Trieste dove vive, e alla fine mi ha detto : “Salutami Gigi Riva”. Diciamo che ho molti conflitti d’interesse, anche quello egoista di pensare che se diciamo “io sono bergamasco” vorrà dire che non lo siamo diventati, che abbiamo smorzato l’onda del contagio. Gualtiero Tramballi, il caporedattore di cui vi ho detto, aveva scritto, nel 1976, un libro sul terremoto del Friuli. Forse mi aveva preso a benvolere per questa ragione. Certe volte mi chiedo ancora cosa mi correggerebbe, se scrivessi che un mese fa eravamo felici e non lo sapevamo. Oppure siamo stati felici senza saperlo, fino a poco più di un mese fa. Accetterei ancora adesso quelle sue correzioni, da bergamasco ruvido e buono.
Il decreto CuraItalia ha molte cose che non vanno, ma bisogna essere uniti. Mi limito a segnalarne umilmente una: là dove si definiscono obbligatorie le mascherine chirurgiche per i medici e il personale sanitario. Non è così: le mascherine chirurgiche possono bastare per i malati, non per chi li cura. E del resto mancano anche quelle. E’ un’idea borbonica cavarsela imponendo qualcosa per legge, e così lavandosene le mani, io ho la coscienza pulita. In Francia, dove pure seguono il modello italiano, il governo ha sequestrato tutte le mascherine, e le ha distribuite al personale medico. Quelle in più nelle farmacie, distribuite con ricetta medica innanzitutto a immunodepressi e anziani. Ieri in televisione, parlando di scarse protezioni, mi sono tornati in mente gli alpini, e mi è venuto da dire che abbiamo trattato i medici e gli infermieri come gli alpini in Russia: scarponi di cartone, e via con l’eroismo.
Toni Capuozzo
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il governo gialloverde è caduto mentre ero in vacanza in un paesino minuscolo senza wifi e con connessione pessima. Conte ha fatto il famoso discorso che insultava Salvini mentre ero ad Assisi. Pd e 5 stelle hanno formato il nuovo governo mentre ero in vacanza (io e i miei amici guardavamo la maratona di Mentana da telefono mentre aspettavamo la circumvesuviana). ora Renzi fa partire la crisi a metà tra vacanze di Natale e sessione. @politici italiani, just say che non volete che io stia al passo con le notizie and go
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Minori su YouTube che senza fare nulla fanno milioni di visualizzazioni: li mandiamo in gita nei boschi senza cellulare e con Conrad nella giacca? Sarebbe inutile. In anteprima, il documentario sul fenomeno “Marghe e Giulia”
Squalificare il fatto con il gesto della mano, nella spirale del pregiudizio, tanto io sono altro, faccio altro, è inutile. Non può esserci snobismo di fronte alla vita, qualunque essa sia, di fronte all’uomo – e l’uomo è qui, è ovunque.
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Non sapevo chi fossero “Marghe Giulia Kawaii” finché non mi fanno vedere, in anteprima, un documentario. Secondo me è interessante, fanno. Marghe e Giulia sono sorelle, vivono in provincia di Napoli, hanno 12 e 9 anni. Il loro spazio YouTube raccoglie centinaia di migliaia di ‘visualizzazioni’. Insomma, tante persone le guardano. E loro cosa fanno? Niente. Vivono. Il video “Apertura regali natale: Marghe piange a dirotto per 5 minuti” – con sfida implicita: “Guarda il video e prova a non piangere” – è stato visto da 2 milioni di persone. Insomma, “Marghe Giulia” potrebbero dirigere un’azienda o darsi allo sfarzo elettorale.
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Il meccanismo è il consueto: vedo la mia vita rappresentata da altri e sono felice. In ogni caso, meglio ‘vedere’ più che ‘vivere’. Vivere è troppo dolore, troppa fatica: meglio ancora commentare le vite altrui. Delle sorelle diventate un fenomeno sociale imparo qualcosa guardando il documentario di Alberto Gottardo e Francesca Sironi, Marghe e Giulia. Crescere in diretta, che sarà in onda da domenica 14 luglio (qui). Il documentario è sobrio, spoglio, crudo: un film della desolazione occidentale. Non ci sono commenti, si entra nella vita vera delle sorelle. Vissuta in virtù della vita fittizia, desunta dai video che le due postano di continuo.
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Alcune cose mi sorprendono. Le allineo come vengono. La prima è la tutela dei minori. La dico così, brutale. Chi svolge il lavoro giornalistico conosce bene la cosiddetta “Carta di Treviso” del 1990, che “disciplina i rapporti tra informazione e infanzia”. Almeno sulla carta, bisogna proteggere la vita privata del minore, evitarne l’identificazione, ad esempio, se coinvolto in casi ‘particolari’. Addirittura “il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano lederne la dignità o turnare il suo equilibrio psico-fisico”. Torno a dirla brutale: se sbatti un minore in prima pagina si ritiene che lo shock del successo – nel bene e nel male – possa turbarlo atrocemente. Questo, va da sé, è un altro caso: “Marghe Giulia” – così, come fossero un tutt’uno, una stessa persona – hanno genitori che le amano, si prendono cura di loro. Mi domando: e quando cresceranno? E quando sarà ingiustificata la vita passata via video? E quando, banalmente, non avranno più seguito, cosa accadrà?
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Dire: portatele a fare una gita in montagna, senza cellulare, a godere il mondo, non ha senso. Si cresce credendo che la propria vita abbia valore se condivisa da miriadi di ignoti. Il massimo dell’ego – ma a chi vuoi che importi della mia vita avara?, mi domanderei – con il massimo della fragilità – non so vivere senza approvazione di massa.
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Come sempre: cosa c’è di male?, si dice. Nel documentario si vede il set creato ad arte, in casa, con le luci adatte a pulire il video e rendere accattivanti momenti (e promozioni). La vita come messa in scena, come sceneggiato. Solo che – ci torno dopo – nello sceneggiato accade qualcosa, c’è una sceneggiatura, appunto.
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Mi colpisce che, fuori dal video, “Marghe Giulia” spadroneggiano. Sono più adulte degli adulti, più realiste del re. Nella vita costantemente registrata non c’è il ‘gioco’, che è la camera d’aspetto della ‘prova’. Nel gioco vita e morte si fronteggiano con la certezza che il bambino è eterno. Qui non c’è un gioco, c’è già un ‘utile’: si fa qualcosa per un risultato – che siano visualizzazioni o soldini. Ma l’infanzia è affrontare l’avventura più grande per il gusto, gratis, perché si è intoccabili e senza prezzo.
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Se tutto è ‘pubblico’ si è privati del cuore, si perde l’anima, che defluisce nelle prime parole che mi vengono in mente, a telecamere in vista.
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Penso a questo. Inutile dire ai figli: molla il cellulare, mettiti a leggere. Non ci credono neanche i genitori, di solito pessimi lettori. La letteratura, di per sé, per fortuna, è inutile. Però: insegna ad ascoltare un altro, pur concentrati su se stessi. Insegna a ritenere le vite degli altri – qualsiasi siano – degne quanto la nostra, e forse di più. Chiede una resa al sé, donandosi a parole scritte da altri, vivi o morti, non importa. L’immagine finale del documentario – di rara raffinatezza esegetica – è agghiacciante. In una strada, sera. La famiglia si abbraccia, mentre una delle figlie, la più grande, riprende con un cellulare. Dicono quanto si amano e si vogliono bene. Chiasso in diretta YouTube. Il regista allontana la telecamera: sono quattro, si abbracciano, in mezzo alla strada, e il mondo è sempre più dilatato. Da lontano, quella non sembra una famiglia ma una prigione, una fortezza. La solitudine è agghiacciante.
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Soprattutto, la noia. “Marghe Giulia” lo dicono chiaro, a un certo punto, non fanno niente. Apriamo pacchi. Facciamo cose. Facciamo un po’ di tutto. Cioè, niente, appunto. Perché oltre ad aprire pacchi e fare le faccine e dire qualche battuta – anche il ‘format’ fisico è perfetto: la più grande è magra e mora e scaltra, la piccola è bionda, grassottella, simpatica – non succede niente. Il niente della vita odierna, si presume. Niente da dire, niente da fare, nessuna prospettiva di sogno che superi la trincea dei giorni, nessun Everest da scalare, nessuna isola sulle nuvole da visitare, nessun drago da soggiogare. D’altronde, bisogna rassicurare. Cioè, lasciare i figli assisi in una anonima, anomala abulia. (d.b.)
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Elio Ciol, un fotografo contadino
di Andrea Scandolara
-- Novant’anni all’anagrafe e 75 dedicati alla fotografia: soltanto Elio Ciol ha queste caratteristiche. Figlio d’arte ha cominciato a fare fotografia a 15 anni nello studio del padre, a Casarsa nella piana friulana, ma dopo ne ha fatta di strada anche se si è fermato nel paese natale. E’ un fotografo prevalentemente naturalista, paesaggista e di architettura, ma non solo; i suoi lavori sono esposti nelle maggiori gallerie e nei migliori musei del mondo, per non parlare dei meritati riconoscimenti che lo rendono famoso più all’estero che in Italia; ma qui non si vuole ripercorrere una biografia che merita ben altri spazi.
© Elio Cio, ln attesa - San Giovanni di Casarsa, 1959 (Coll.G.Millozzi)
Le immagini di Elio Ciol sono note a tutti e non si smetterebbe mai di ammirarle; molte foto colpiscono per quel bianco e nero insolito dato dalla pellicola all’infrarosso che lui usa sin dagli inizi della sua carriera. E’ stato Ciol stesso a spiegare il perché. Alla fine della guerra le forze militari alleate avevano cominciato a svendere ogni cosa dei loro rifornimenti che non serviva più; così il nostro fotografo, allora sedicenne, aveva comperato un grosso rotolo di pellicola che poi avrebbe dovuto tagliare per adattarla al formato della sua macchina 4,5x6 cm: ma era una pellicola all’infrarosso, gli americani la usavano per la fotogrammetria aerea ricavandone negativi da cm 24x24. Ciol sin dai primi scatti di paesaggi resta affascinato dalla resa tonale, serendipity diremmo oggi, che contribuisce a collocare il soggetto fuori dal tempo ed esalta la bellezza della natura che lui vuole sottolineare; l’infrarosso tende a distanziare la rappresentazione dal soggetto.
© Elio Ciol, Sogni di prosperità - Morsano al Tagliamento, 1985 (Coll. G.Millozzi)
Giuseppe Turroni a questo proposito scrisse: “Tecnica e arte, secondo la concezione classica, procedono in Ciol di pari passo. La tecnica non diviene mai tecnicismo fine a sé stesso, e l’arte, dato che di arte si deve parlare per le opere fotografiche di Ciol, non assume mai le valenze aride e pretestuose dell’astrazione, della forzatura intellettualistica, del formalismo perentorio e grossolano.” (1)
Il paesaggio, nella serie Sculture e disegni nella campagna friulana, è una contemplazione della bellezza della natura, tema quanto mai attuale dopo Greta Thunberg, dove a volte i tronchi dei gelsi e le ombre assumono sembianze quasi antropomorfe e comunque evocano la presenza dell’uomo in un panorama ben più profondo di lui. A volte non ci si accorge della scala di lettura facendoci precipitare in un contesto ideale ben diverso da quello rappresentato. Lui vuole vivere “dove lo spazio è tutto ciò che ti circonda, dove regna un silenzio non artefatto ma naturale”. Qualcuno l’ha accostato ad Ansel Adams ma quando poi lui ha affermato di voler “fotografare soprattutto il paese dell’uomo” qualcun altro ha visto un accostamento a Paul Strand, autore di riferimento a metà degli anni ’50 del Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia a cui Ciol aveva aderito.
© Elio Ciol, Viti come disegni - M. Ramandolo, 1996 (Coll. G.Millozzi)
Ma forse Ciol è un’altra cosa, e cerca di farcelo capire quando dice: “Credo che la bellezza esista ovunque e che ciascuno può documentarla e comunicarla se la sa davvero guardare. Ciascuno di noi è stato posto al centro dell’infinito per poterlo osservare.” Per dirla con Paul Valèry, “un’opera d’arte dovrebbe sempre insegnarci che non avevamo veduto quello che vediamo”.
A lui interessa raccontare la bellezza e la dignità della sua terra e della sua gente. E’ un segno della sua friulanità?
Ancora Turroni (1): “Il Friuli ci viene incontro con una dolcezza pulsante e vibrante, secondo forme che la nostra immaginazione non aveva mai tenuto in considerazione. E’ come se vedessimo per la prima volta quei campi lavorati, quegli alberi, quei cieli, quelle nuvole, che altri avevano rappresentato con modi più comuni, anche se non banali e stereotipati. E’ come se Ciol inventasse la sua terra.” E Ciol aggiunge: ”Il senso religioso per me vuol dire contemplare, cioè sentire, verificare, vedere, vivere la realtà del mondo.” Carlo Sgorlon, friulano anche lui, sostiene che nelle sue fotografie “si trova una mescolanza di panteismo istintivo e di cristianesimo di superficie.” E aggiunge: “Ciol ha conservato intatta una componente culturale che gli uomini di oggi vanno perdendo, ossia il sentimento del rapporto tra l’uomo e la natura, anzi tra l’uomo e l’universo.” … “Ciò che egli sottolinea, con le sue splendide fotografie, è l’umiltà dell’uomo nei confronti della natura e le dimensioni sterminate dell’universo.” (2)
© Elio Ciol, Il teatro: orchestra ed edificio scenico - Palmira, 1996
Bastano questi motivi per dire che Ciol non è un fotografo di denuncia, non è un neorealista come i suoi colleghi all’inizio della carriera, nel paesaggio raramente si scorgono figure umane e se ci sono queste ultime non fanno parte del soggetto.
Come si diceva, più volte è stato accostato ad Ansel Adams, quasi suo contemporaneo, tanto che nel 1988 ha voluto fotografare proprio quel tempio naturale dello Yosemite National Park tanto amato da Adams. Ma le differenze sono troppe per giustificare questo accostamento, frutto forse di un’analisi superficiale: la sola comunanza del soggetto non basta per suggerirlo. Adams predilige l’idea di un paesaggio tattile, i dettagli pare di poterli toccare, Ciol “esprime un concetto di paesaggio in formazione e in lotta, che vive cercando la luce…” (3)
Ma l’analisi più limpida dei lavori di Elio Ciol è quella di Fabio Amodeo che ha cercato di collocare il nostro autore in un ben preciso momento storico. Partendo da Roland Barthes quando sostiene che la fotografia sia un intercettatore cronologico che ci costringe a raffrontarci con il trascorrere del tempo (la distanza dal momento dello scatto della foto che stiamo guardando) ha osservato che per conoscere il tempo degli scatti di Ciol bisogna leggere la didascalia. “Nelle immagini non ci sono mai elementi che possano concorrere a datare le fotografie. Le sue immagini non sono moderne, neppure antimoderne o postmoderne. Le foto di Ciol sono amoderne: appartengono a un mondo da un respiro più lento, imparentato con la crescita degli alberi, non con i ritmi che ci sono abituali. Ci portano in un altro ritmo temporale, non in un altro tempo.” (4)
Un fotografo contadino, potremmo dire.
Auguri Elio per i tuoi novant’anni, continua a farci sognare!
© Elio Ciol, La densità del silenzio-Assisi, 2009 (Coll. G.Millozzi)
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(1) Elio Ciol, Ascoltare la luce, Libreria Editrice IL LEGGIO, 2003
(2) Carlo Sgorlon, Elio Ciol, Cinquant’anni di fotografia, Federico Motta Editore, 1999
(3) Ian Jeffrey, Elio Ciol, Cinquant’anni di fotografia, Federico Motta Editore, 1999
(4) Fabio Amodeo, Elio Ciol, Ascoltare la luce, Libreria Editrice IL LEGGIO, 2003
http://www.zam.it/biografia_Elio_Ciol
#elio ciol#casarsa#giuseppe turroni#greta thunberg#ansel adams#paul strand#gruppo friulano per una nuova fotografia#paul valéry#carlo sgorlon#fabio omodeo#roland barthes#andrea scandolara
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Natale ad Assisi celebrando gli 800 anni del Primo Presepe nella Storia from Umbria Journal TV on Vimeo.
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Da Assisi un messaggio di speranza con il concerto di Natale
Si è tenuto oggi, 16 dicembre, il 38/o concerto di Natale nella Basilica di San Francesco ad Assisi. L’evento sarà trasmesso il 25 dicembre su Rai1 e in Eurovisione alle 12.25 dopo il messaggio di Natale e la benedizione Urbi et Orbi del Santo Padre. È il tenore americano Charles Castronovo il protagonista di questa edizione del concerto diretto dal maestro David Giménez con l’Orchestra…
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La Città del Natale 2023 a Jesolo
Jesolo sarà la Città del Natale, con un gran numero di eventi che animeranno strade e piazze durante le prossime festività, a partire da venerdì 1 dicembre fino a domenica 7 gennaio 2024 e oltre con lo Jesolo Sand Nativity che chiuderà solamente la sera di domenica 4 febbraio 2024. Il primo appuntamento ufficiale di Jesolo la Città del Natale è fissato per sabato 2 dicembre con l’inaugurazione del celebre presepe di sabbia, che aprirà le sue porte ai visitatori il giorno successivo. La 21esima edizione dello Jesolo Sand Nativity avrà il titolo di Sulle orme di Francesco d’Assisi, su un percorso che racconterà la vita di San Francesco d’Assisi attraverso 12 episodi chiave proprio a 800 anni dalla creazione da parte del poverello d’Assisi del primo presepe a Greccio, rappresentati da 14 artisti provenienti da tutto il mondo, scultori professionisti coordinati dal direttore artistico della manifestazione, il canadese David Ducharme, e grazie alla collaborazione del Sacro Convento di San Francesco in Assisi. Questo legame troverà massima espressione grazie alla presenza di una grande scultura che verrà scolpita nell’area antistante l’ingresso inferiore della basilica del Santo ad Assisi, per un’opera maestosa lunga 8 metri, alta 4 e profonda 4 con la Sacra Famiglia, San Francesco e gli angeli che sarà presentata ufficialmente l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata concezione. Ad accogliere i visitatori dello Jesolo Sand Nativity sarà quest’anno Il Grido, un’imponente scultura lignea realizzata dall’artista veneto Marco Martalar con elementi di scarto naturale di abete rosso e sfridi di faggio raccolti nei boschi delle dolomiti abbattuti dalla tempesta di Vaia nel 2018. Nel centro storico, si consolida e si amplia la presenza del Presepe di Ghiaccio, giunto alla terza edizione, dove dal 6 al 10 dicembre un gruppo di artisti scolpirà le sculture ospitate quest’anno nella grande teca sotto zero allestita in piazza I Maggio. La manifestazione si amplia ulteriormente con un ingresso completato da un grande arco illuminato e una squadra di scultori che comprenderà professionisti come David Ducharme, direttore artistico dello Jesolo Sand Nativity, poi il russo Ilya Filimontsev e il duo proveniente dalla Mongolia composto da Tsagaan Munkh-Erdene ed Enkhtaivan Uugantsetseg. Le opere nasceranno da 70 blocchi di ghiaccio dal peso di 125 chilogrammi ciascuno, protette all’interno di una grande teca dove la temperatura sarà mantenuta in maniera costante tra i 10 e i 14 gradi sotto lo zero e l’inaugurazione si terrà domenica 12 dicembre. A completare la Jesolo dei presepi sarà il Presepe di Sassi che scalderà piazza Milano come l’anno scorso, curato dallo scultore Sergio Dalla Mora. Una grande novità, invece, sarà in piazza Marconi che diventerà un luogo fantastico con Jesolo Incantatus, dove una grande tensostruttura riprodurrà il mitico castello di Hogwarts, ospitando ricostruzioni del mondo di Harry Potter e la magia sarà anche all’esterno grazie a fantastici allestimenti e dal 17 dicembre al 7 gennaio si svolgeranno spettacoli e laboratori di magia e illusionismo, con artisti e attori specializzati, dedicati ai più piccoli ma non solo. Domenica 3 dicembre l’amministrazione comunale aprirà ufficialmente le porte del Villaggio di Natale, visitabile a partire da venerdì 1 dicembre tra piazza Mazzini, piazza Aurora e via Silvio Trentin con 75 casette, dove verranno ricavate 13 postazioni con casetta doppia da adibire a punto ristoro. Le due piazze, come di consueto, rappresenteranno i due poli del divertimento soprattutto per i più piccoli, infatti piazza Mazzini ospiterà la pista di ghiaccio e diverse giostre mentre in piazza Aurora si potranno trovare la Casa di Babbo Natale, che la raggiungerà il 10 dicembre a bordo di una slitta trainata dalle renne Fulmine e Saetta, poi l’ufficio postale, una giostra e una torre panoramica che sovrasterà la piazza, compreso un grande albero luminoso. Durante la cerimonia ufficiale di inaugurazione si potrà assistere all’accensione del grande albero addobbato di piazza Mazzini con un mare di luci e colori festosi che illumineranno il lido fino a domenica 7 gennaio ma anche di musica e intrattenimento. La Città del Natale nutrirà anche anima e mente grazie a numerosi appuntamenti culturali, infatti per tutto il mese di dicembre, e fino al 28 gennaio 2024, il JMuseo ospiterà una mostra curata dal maestro Agostino Busanel dedicata ai presepi. Imperdibili saranno gli appuntamenti musicali di martedì 26 dicembre con il classico concerto di Natale e, giovedì 28 dicembre al teatro Vivaldi, quello moderno con l’Aurora Wind Band che propone un repertorio anni Settanta, Ottanta e Novanta, oltre al tradizionale concerto di Capodanno che vedrà protagonisti Luca Minelli e la sua band al teatro Vivaldi dalle 17.30. Dopo il grande successo dell’anno scorso, a segnare il passaggio tra il 2023 e il 2024 sarà il Capodanno in piazza che quest’anno raddoppia la festa a Piazza Kennedy, che diventerà il palcoscenico per le esibizioni musicali dei djs. A mezzanotte la piazza si fermerà per il brindisi e lo spettacolo pirotecnico, ma il grande show proseguirà l’1 gennaio a partire dal pomeriggio con la partecipazione di un super ospite, il cui nome sarà annunciato nei prossimi giorni. Read the full article
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29 novembre 2022 🔸San Francesco Antonio Fasani🔸 sacerdote dei Frati Minori Conventuali Nacque da umile famiglia il 6 agosto 1681 a Lucera, antica città della Daunia nelle Puglie. Entrò da giovane tra i Minori conventuali del suo paese natale per poi completare il Noviziato a Monte Sant'Angelo sul Gargano dove emise la professione il 23 agosto 1696. Quindi, nel 1703 fu mandato nel convento di Assisi dove fu ordinato sacerdote l'11 settembre 1705. Passato a Roma, nel collegio di San Bonaventura, tornò ad Assisi fino al 1707 quando rientrò a Lucera. Eletto ministro provinciale fu protagonista di un'intensa attività apostolica percorrendo tutti paesi della Capitanata e località limitrofe. Sempre attento ai bisogni dei poveri e dei sofferenti, devotissimo alla Vergine, fu particolarmente vicino ai carcerati e ai condannati che accompagnava fino al luogo del supplizio. Morì il 29 novembre 1742. Ancora oggi la sua tomba, nella chiesa di San Francesco a Lucera è meta di frequenti pellegrinaggi. Proclamato beato il 15 aprile 1951 da Pio XII è stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986.(Avvenire) Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia Sicilia Terra di Tradizioni #Tradizioni_Barcellona_Pozzo_di_Gotto_Sicilia #Sicilia_Terra_di_Tradizioni Rubrica #Santo_del_Giorno (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/CljBXEOoAVl/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Un Buon Natale a tutti voi che ci seguite.... I regali più belli per Natale sono quelli che non si possono incartare.....l'amore, l'amicizia, la serenità, il rispetto, l'educazione e la dignità.... BUON NATALE con tutto il cuore... #almanacco di giovedì 24 dicembre, 359/7 giorno dell'anno, 52^ settimana, segno zodiacale del Capricorno... #santodelgiorno Oggi si festeggia S. Adele, auguri di buon onomastico alle Adele e Adelino. #ilsole sorge alle 7.54 e tramonta alle 16.37 #proverbiodeldì Nadal el vien na olta l'ano, chi no ghe ne aprofita el xe so dano... #fasilunari Luna gibbosa crescente #accaddeoggi 📖 1223 - Per volontà di frate Francesco di Assisi prende vita a Greggio il presepe vivente, la prima rappresentazione storica della natività di Gesù #natioggi 🩰 1837 - Elisabetta "Sissi" di Baviera (Regina di Ungheria) 1983 - Irene Fornaciari (cantante) #lanotameteo ☁️ Un vigilia con cielo nuvoloso, che nell'arco della giornata tenderà ad aumentare la copertura, deboli precipitazioni dalla tarda serata, nevose intorno ai 1600 metri.. #temperature in leggero calo dal pomeriggio, 6/10° #pressione bassa 1016 mbar #umidità 💧100% #venti 🌬️in rinforzo da sudovest https://www.instagram.com/p/CJK4kHfnWlb/?igshid=1i8ujrdwnwgx4
#almanacco#santodelgiorno#ilsole#proverbiodeldì#fasilunari#accaddeoggi#natioggi#lanotameteo#temperature#pressione#umidità#venti
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Concerto di natale ad Assisi – Luciano Bacchetta, presidente provincia di Perugia: “la presenza del capo della stato Sergio Mattarella ha reso memorabile questa giornata di festa e condivisione di valori di pace e fratellanza” “Ancora una volta una giornata importante quella di ieri ad Assisi all’insegna della pace, della fratellanza, della condivisione di valori comuni ed universali impreziosita dalla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
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Non c’è niente di meglio, in una tiepida giornata di fine estate, di una bellissima passeggiata immersi nel verde, alla scoperta delle meraviglie tutte italiane protette dal FAI (Fondo Ambiente Italiano). Torna, domenica 15 settembre 2019, la sesta edizione della Giornata del Panorama, un evento all’insegna dell’esplorazione e dell’osservazione consapevole del territorio. Quest’anno, ad essere protagoniste della manifestazione sono sette splendide località che garantiscono ai visitatori un panorama davvero unico al mondo. Sei di queste sono Beni del FAI, ai quali si aggiunge l’Oasi Zegna situata a Trivero, in provincia di Biella. Per l’occasione, sono state organizzate interessanti attività all’aria aperta dedicate a grandi e piccini, per scoprire le bellezze naturali che abbiamo a pochi passi da casa, e di cui spesso conosciamo poco o nulla. Il programma FAI è davvero ricco e variegato, tanto da permettere a chiunque di trovare la proposta giusta per le sue esigenze. Il Castello di Masino si trova a Caravino, in provincia di Torino, ed è immerso nella vastità verde dell’omonimo parco monumentale. L’antichissima dimora, appartenente ad una delle più illustri famiglie piemontesi, è ricca di affreschi e arredi che raccontano la sua storia millenaria. Il 15 settembre sarà possibile effettuare una visita guidata all’interno del parco, ma anche una splendida passeggiata sulla balconata del Castello, da dove ammirare le colline canavesi tutt’intorno. Il Parco di Masino – Fonte: iStock Villa Flecchia sorge in provincia di Biella ed è sede di una pregiatissima collezione di dipinti del diciannovesimo secolo, raccolti con amore e passione dall’architetto Piero Enrico. Quest’ultimo ha donato la sua villa al FAI perché venisse preservato l’incredibile patrimonio culturale che rappresenta. La Giornata del Panorama potrà essere l’occasione perfetta per scoprire le splendide tele racchiuse tra le mura di Villa Flecchia e partecipare ad una lezione di acquerello. Inoltre, affacciandosi sul giardino della dimora sarà possibile ammirare un paesaggio da mozzare il fiato. Il Podere Case Lovara si trova sul promontorio di Punta Mesco, a picco sulle acque cristalline all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Inutile dunque dire quale possa essere il panorama visibile dalle sue finestre. Il verde della vegetazione che circonda il podere si confonde con il blu del mare, offrendo un paesaggio davvero da sogno. È sicuramente questa la meta da scegliere per chi ama le escursioni: il 15 settembre 2019 sarà infatti possibile scoprire il patrimonio storico e naturalistico della Liguria passeggiando tra il verde, per poi concedersi un’immersione virtuale nell’Area Marina Protetta. Bosco di San Francesco, Assisi – Fonte: Wikimedia | Ph. Superchilum Il paesaggio dell’Umbria conserva ancora alcune località incontaminate, come il Bosco di San Francesco ad Assisi. Un lungo percorso che conduce dalla Basilica Superiore sino a un fondovalle ai piedi della città. Quale panorama è possibile ammirare da qui? In realtà, sono ben tre: affacciandosi dal Giardino del Complesso benedettino di Santa Croce, oppure dalla Torre Annamaria, o ancora dall’Oliveto terrazzato, situato sulla cima di una collina. Anche il sud ha delle meraviglie naturali tutte da scoprire. Come ad esempio la Baia di Ieranto, che si trova a Massa Lubrense: una piccola insenatura della penisola sorrentina, che si apre proprio di fronte ai faraglioni di Capri. È un importante sito protetto per la sua biodiversità, grazie agli sforzi del FAI per recuperare la macchia mediterranea originaria. Una lunga camminata dalla piazzetta di Nerano porterà i visitatori sino a Ieranto, dove si potrà ammirare il panorama dall’alto della Torre di Montalto. Inoltre, sarà possibile completare questa magnifica escursione con una gita in kayak o con una stupenda avventura dedicata allo snorkeling. La Baia di Ieranto – Fonte: iStock L’enorme area naturalistica che comprende le Saline Conti Vecchi, ad Assemini (provincia di Cagliari), è una località che merita assolutamente una visita. Se avete intenzione di godervi il suo paesaggio, l’evento FAI del prossimo fine settimana è l’occasione perfetta. Potrete infatti ammirare la zona di Pischera, dove le caselle sono dedicate alla coltivazione del Fior di Sale, e poi Punt’Olia, che permette allo sguardo di arrivare sino alle città di Cagliari e di Elmas. Infine, anche l’Oasi Zegna di Trivero partecipa alla Giornata del Panorama. Si tratta del risultato dell’enorme progetto dell’imprenditore Ermenegildo Zegna, che dopo aver dato vita a una delle più importanti industrie del nord Italia si è dedicato alla sua città natale. La riforestazione delle pendici delle Prealpi biellesi e la costruzione della Panoramica Zegna sono stati interventi radicali ed estremamente importanti per la rinascita di questo meraviglioso paradiso naturale. Qui, il 15 settembre 2019 potrete partecipare a numerosi eventi quali il concerto dei fiati della Filarmonica del Teatro Regio di Torino, nel verde del giardino segreto di Zegna, o la bellissima passeggiata dedicata a grandi e piccini. L’Oasi Zegna – Fonte: Wikimedia | Ph. Rinina25 & Twice25 https://ift.tt/2LFv9GS Il 15 settembre è la Giornata del Panorama: tutti gli eventi FAI Non c’è niente di meglio, in una tiepida giornata di fine estate, di una bellissima passeggiata immersi nel verde, alla scoperta delle meraviglie tutte italiane protette dal FAI (Fondo Ambiente Italiano). Torna, domenica 15 settembre 2019, la sesta edizione della Giornata del Panorama, un evento all’insegna dell’esplorazione e dell’osservazione consapevole del territorio. Quest’anno, ad essere protagoniste della manifestazione sono sette splendide località che garantiscono ai visitatori un panorama davvero unico al mondo. Sei di queste sono Beni del FAI, ai quali si aggiunge l’Oasi Zegna situata a Trivero, in provincia di Biella. Per l’occasione, sono state organizzate interessanti attività all’aria aperta dedicate a grandi e piccini, per scoprire le bellezze naturali che abbiamo a pochi passi da casa, e di cui spesso conosciamo poco o nulla. Il programma FAI è davvero ricco e variegato, tanto da permettere a chiunque di trovare la proposta giusta per le sue esigenze. Il Castello di Masino si trova a Caravino, in provincia di Torino, ed è immerso nella vastità verde dell’omonimo parco monumentale. L’antichissima dimora, appartenente ad una delle più illustri famiglie piemontesi, è ricca di affreschi e arredi che raccontano la sua storia millenaria. Il 15 settembre sarà possibile effettuare una visita guidata all’interno del parco, ma anche una splendida passeggiata sulla balconata del Castello, da dove ammirare le colline canavesi tutt’intorno. Il Parco di Masino – Fonte: iStock Villa Flecchia sorge in provincia di Biella ed è sede di una pregiatissima collezione di dipinti del diciannovesimo secolo, raccolti con amore e passione dall’architetto Piero Enrico. Quest’ultimo ha donato la sua villa al FAI perché venisse preservato l’incredibile patrimonio culturale che rappresenta. La Giornata del Panorama potrà essere l’occasione perfetta per scoprire le splendide tele racchiuse tra le mura di Villa Flecchia e partecipare ad una lezione di acquerello. Inoltre, affacciandosi sul giardino della dimora sarà possibile ammirare un paesaggio da mozzare il fiato. Il Podere Case Lovara si trova sul promontorio di Punta Mesco, a picco sulle acque cristalline all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Inutile dunque dire quale possa essere il panorama visibile dalle sue finestre. Il verde della vegetazione che circonda il podere si confonde con il blu del mare, offrendo un paesaggio davvero da sogno. È sicuramente questa la meta da scegliere per chi ama le escursioni: il 15 settembre 2019 sarà infatti possibile scoprire il patrimonio storico e naturalistico della Liguria passeggiando tra il verde, per poi concedersi un’immersione virtuale nell’Area Marina Protetta. Bosco di San Francesco, Assisi – Fonte: Wikimedia | Ph. Superchilum Il paesaggio dell’Umbria conserva ancora alcune località incontaminate, come il Bosco di San Francesco ad Assisi. Un lungo percorso che conduce dalla Basilica Superiore sino a un fondovalle ai piedi della città. Quale panorama è possibile ammirare da qui? In realtà, sono ben tre: affacciandosi dal Giardino del Complesso benedettino di Santa Croce, oppure dalla Torre Annamaria, o ancora dall’Oliveto terrazzato, situato sulla cima di una collina. Anche il sud ha delle meraviglie naturali tutte da scoprire. Come ad esempio la Baia di Ieranto, che si trova a Massa Lubrense: una piccola insenatura della penisola sorrentina, che si apre proprio di fronte ai faraglioni di Capri. È un importante sito protetto per la sua biodiversità, grazie agli sforzi del FAI per recuperare la macchia mediterranea originaria. Una lunga camminata dalla piazzetta di Nerano porterà i visitatori sino a Ieranto, dove si potrà ammirare il panorama dall’alto della Torre di Montalto. Inoltre, sarà possibile completare questa magnifica escursione con una gita in kayak o con una stupenda avventura dedicata allo snorkeling. La Baia di Ieranto – Fonte: iStock L’enorme area naturalistica che comprende le Saline Conti Vecchi, ad Assemini (provincia di Cagliari), è una località che merita assolutamente una visita. Se avete intenzione di godervi il suo paesaggio, l’evento FAI del prossimo fine settimana è l’occasione perfetta. Potrete infatti ammirare la zona di Pischera, dove le caselle sono dedicate alla coltivazione del Fior di Sale, e poi Punt’Olia, che permette allo sguardo di arrivare sino alle città di Cagliari e di Elmas. Infine, anche l’Oasi Zegna di Trivero partecipa alla Giornata del Panorama. Si tratta del risultato dell’enorme progetto dell’imprenditore Ermenegildo Zegna, che dopo aver dato vita a una delle più importanti industrie del nord Italia si è dedicato alla sua città natale. La riforestazione delle pendici delle Prealpi biellesi e la costruzione della Panoramica Zegna sono stati interventi radicali ed estremamente importanti per la rinascita di questo meraviglioso paradiso naturale. Qui, il 15 settembre 2019 potrete partecipare a numerosi eventi quali il concerto dei fiati della Filarmonica del Teatro Regio di Torino, nel verde del giardino segreto di Zegna, o la bellissima passeggiata dedicata a grandi e piccini. L’Oasi Zegna – Fonte: Wikimedia | Ph. Rinina25 & Twice25 Torna la Giornata del Panorama, un grande appuntamento per tutti gli amanti della natura: ecco le speciali attività promosse dal FAI.
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