#mercato di qualità
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pier-carlo-universe · 6 days ago
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Gli Ambulanti di Forte dei Marmi tornano ad Alessandria: un evento imperdibile per gli amanti dello shopping di qualità
L'atteso mercato di qualità fa tappa a Corso Acqui il 1° dicembre
L’atteso mercato di qualità fa tappa a Corso Acqui il 1° dicembre Alessandria si prepara ad accogliere uno degli eventi più attesi della stagione: il ritorno de “Gli Ambulanti di Forte dei Marmi”. Domenica 1° dicembre, Corso Acqui sarà la cornice di un’autentica “boutique a cielo aperto”, un appuntamento irrinunciabile per tutti gli amanti dello shopping esclusivo e del Made in Italy…
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themhac · 5 months ago
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mamma mia giovanni di lorenzo ma soprattutto mario giuffredi e come siete stati apparati dal signor presidente aurelio de laurentiis, mi vergogno io per voi sinc
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fitnessitaliano · 1 year ago
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Guadagnare con l'Affiliate Marketing: Cos'è, Come Funziona e Come Iniziare
L’affiliate marketing è una forma di marketing online che consente di promuovere i prodotti o servizi di un’altra azienda o persona, ottenendo una commissione per ogni vendita o azione generata tramite i propri link di affiliazione. Questo modello offre un modo flessibile per guadagnare online, sfruttando il traffico e la fiducia costruita con il proprio pubblico senza la necessità di creare un…
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abr · 11 days ago
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Siamo il secondo paese industriale europeo, subito dopo la Germania. Ma gli italiani non lo sanno.
In alcuni settori d’eccellenza (la meccatronica e la robotica, la chimica fine, la farmaceutica d’alta specialità, le componentistica auto, la cantieristica navale da diporto, etc.) abbiamo posizioni da primato internazionale, ma per gran parte della nostra opinione pubblica è innanzitutto il turismo ad assicurare la ricchezza dei territori.
Siamo tra i cinque maggiori paesi esportatori del mondo, proprio grazie all’industria e a quella meccanica in prima linea, ma i cittadini per il futuro confidano negli alberghi e nelle opportunità del commercio, nello shopping.
“Dissonanza cognitiva” è il nome di questo fenomeno, un’opinione che fa a pugni con la realtà di fatti e dati. Detta in altri termini, l’Italia non sa bene chi è e come si produce la sua ricchezza e dunque non ha una fondata idea di dove andare.
L’industria scivola ai margini dell’immaginario collettivo, occupa un ruolo periferico nella rappresentazione sociale dello sviluppo. (...)
Ecco il punto: l’Europa può continuare a restare ancorata ai suoi valori e alla sua cultura civile se mantiene una forza industriale di peso e respiro globale. (...) E se dunque investe sulle nuove tecnologie (infrastrutture, ricerca, processi di conoscenza e formazione) e sull’impiego ben strutturato e guidato dell’Intelligenza Artificiale (...).
Serve insistere sull’industria, insomma, (per) evitare il precipizio indicato alcune settimane fa dal “Financial Times”: perdere la sfida competitiva con Usa e Cina e ridursi a essere “il Grand Hotel dei ricchi e potenti del mondo”. Un luogo di storica eleganza. Ma privo di peso e potere. Incapace di decidere sul suo futuro. (...)
Viene da lontano, questo fenomeno di sottovalutazione del peso industriale. Da una diffusa cultura anti-impresa, ostile al mercato, alla fabbrica ma anche alla tecnologia e alla scienza (...). Da una disattenzione culturale verso i fenomeni del lavoro industriale, (...) da un’opinione pubblica incline ai luoghi comuni anti-industriali e segnata da un evidente deficit informativo. E da una tendenza, ben radicata in ambienti economici ed accademici, a insistere sul tramonto dell’industria alla fine del Novecento, per cedere il passo al “terziario avanzato” e alla finanza.
Dati e fatti, soprattutto dopo la Grande Crisi finanziaria del 2008, hanno smentito queste false costruzioni di un immaginario distorto e ridato invece importanza all’economia reale. E l’Italia è cresciuta, più e meglio di altre aree europee, negli anni post Covid, proprio grazie al suo “orgoglio industriale”, investendo, innovando, (...) facendone un asset di competitività e di qualità sui mercati.
Eccola, dunque, la realtà dell’Italia industriale ad alta tecnologia e sofisticata qualità (...), per evitare che la mancata conoscenza dell’Italia industriale alimenti quelle disattenzioni, quelle false percezioni della realtà che contribuirebbero ai rischi di declino economico e dunque sociale e civile del nostro Paese. 
Se ne accorge finalmente anche l'informazione dei finti sapientoni (e fa autocritica pur senza dirlo): https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/11/18/news/litalia_e_un_grande_paese_industriale_ma_gli_italiani_non_lo_sanno_e_preferiscono_pensare_al_turismo-17751079/
In realtà manco l'Huff Post dei sapientoni sa che in quanto a export stiamo gareggiando col Giappone e, tolta l'Olanda che non esporta quasi nulla di suo ma lucra sull'in-out di Rotterdam da e verso la Cermania, saremmo sul podio MONDIALE delle bilance commerciali attive. Grazie alle industrie citate ma non solo, grazie anche alle altre eccellenze italiane: MODA & LUSSO, FOOD&BEVERAGE.
Ovviamente l'articolo è stato qui depurato , solita profilassi antibatterica, da false devianze riguardo "svolte green necessarie", no non lo sono anzi rappresentano un freno a mano tirato, verso "grazie alle politiche europee di Draghi", no è un liquidatore fallimentare, e tutti quei "ci vuole più politica per guidare" da dirigisti socialisti: non servono affatto, tutto questo è successo proprio GRAZIE alla distrazione della politica dirigista pre e post covid.
Ah e manca anche l'indicazione fondamentale: ma quale Trump, ma basta con 'ste ridicole scuse - btw, se riaprisse il mercato russo facendo finire la guerra dei Biden, decolleremmo ancora di più e dei dazi ce ne fregieremmo alla grande..
Per evitare che il declino si accompagni al degrado sociale in atto per via dei migranti (la manodopera dequalificata e a basso costo fa calare i salari quindi i consumi, oltre a far soppravvivere aziende decotte e terziario arretrato), la spada di Damocle per l'industria italiana è evitare il crollo economico della Cermania, nostro primo mercato. Ma quale Draghi, è necessario la facciano immediatamente finita con tutto 'sto verde elettrico.
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gregor-samsung · 2 months ago
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" «Con la cultura non si mangia» ha dichiarato […] Tremonti il 14 ottobre 2010. Poi, non contento, ha aggiunto: «Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura, e comincio dalla Divina Commedia». Che umorista. Che statista. Meno male che c’è gente come lui, che pensa ai sacrosanti danè. E infatti, con assoluta coerenza, Tremonti ha tagliato un miliardo e mezzo di euro alle università e otto miliardi alla scuola di primo e secondo livello, per non parlare del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo e altre inutili istituzioni consimili. Meno male. Sennò, signora mia, dove saremmo andati a finire?
In questi ultimi anni, però, l’ex socialista Tremonti non è stato il solo uomo politico a pronunciarsi sui rapporti tra cultura ed economia. Per esempio, l’ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha sostenuto che per i laureati non c’è mercato e che la colpa della disoccupazione giovanile è dei genitori che vogliono i figli dottori invece che artigiani. Sapesse, contessa… E il filosofo estetico Stefano Zecchi, in servizio permanente effettivo nel centrodestra, ha chiuso in bellezza, come del resto gli compete per questioni professionali: ha detto che in Italia i laureati sono troppi. Insomma, non c’è dubbio che la destra italiana abbia sposato la cultura della non cultura e (chissà?) magari già immagina un ritorno al tempo dell'imperatore Costantino, quando la mobilità sociale fu bloccata per legge e ai figli era concesso fare solo il lavoro dei padri. (Non lo sapeva, professor Sacconi? Potrebbe essere un’idea…) E la sinistra o come diavolo si chiama adesso? Parole, parole, parole. Non c’è uno dei suoi esponenti che, dal governo o dall'opposizione, non abbia fatto intensi e pomposi proclami sull'importanza della cultura, dell'innovazione, dell'istruzione, della formazione, della ricerca e via di questo passo, ma poi, stringi stringi, non ce n’è stato uno (be’, non esageriamo: magari qualcuno c’è stato…) che non abbia tagliato i fondi alla cultura, all'innovazione, all'istruzione, alla formazione, alla ricerca e via di questo passo. Per esempio, nel programma di governo dell'Unione per il 2006 si diceva: «Il nostro Paese possiede un’inestimabile ricchezza culturale che in una società postindustriale può diventare la fonte primaria di una crescita sociale ed economica diffusa. La cultura è un fattore fondamentale di coesione e di integrazione sociale. Le attività culturali stimolano l’economia e le attività produttive: il loro indotto aumenta gli scambi, il reddito, l’occupazione. Un indotto che, per qualità e dimensioni, non è conseguibile con altre attività: la cultura è una fonte unica e irripetibile di sviluppo economico». Magnifico, no? Poi l’Unione (o come diavolo si chiamava allora) vinse le elezioni e andò al governo. La prima legge finanziaria, quella per il 2007, tagliò di trecento milioni i fondi per le università. Bel colpo. Ci furono minacce di dimissioni del ministro per l’Università e la Ricerca, Fabio Mussi. Ma le minacce non servirono. Tant’è che, nella successiva legge di bilancio, furono sottratti altri trenta milioni dal capitolo università a favore… degli autotrasportatori. E inoltre, come scrivono Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi, nel 2006 con il governo Prodi «c’è stato un calo del trenta per cento circa dei finanziamenti, cosicché il già non generoso sostegno alla ricerca di base è diminuito, da circa centotrenta a poco più di ottanta milioni di euro, proprio nel periodo in cui al governo si è insediato lo schieramento politico che, almeno a parole, ha sempre manifestato un grande interesse per la ricerca». Certo, dopo quanto avevano scritto nel programma, non sarebbe stato chic e «progressista» avere la faccia tosta di dire che bisognava sottrarre risorse alla scuola e all'università, e allora non l’hanno detto. Però l’hanno fatto, eccome. "
Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia, Guanda (collana Le Fenici Rosse), 2013¹ [Libro elettronico]
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pettirosso1959 · 3 months ago
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RUBARE IL FUTURO ALL'UMANITA' PRIVANDOLA DI ACCIAIO ED ENERGIA ELETTRICA
L'industria siderurgica è stata una pietra miliare dello sviluppo industriale e la sua evoluzione è una testimonianza dell'ingegno umano e del progresso tecnologico.
Nel corso dei decenni, i continui miglioramenti nella tecnologia degli altiforni, nel controllo dei processi e nel recupero di energia hanno portato a significativi guadagni in termini di produttività ed efficienza energetica.
La Cina continua a dominare la capacità produttiva e le esportazioni, con giganti del settore come Baowu Group in prima linea. Altri importanti produttori di acciaio includono la giapponese Nippon Steel & Sumitomo Metal Corp., l'indiana Tata Steel, la sudcoreana POSCO e l'europea ArcelorMittal.
Le acciaierie integrate di oggi sono meraviglie dell'ingegneria, in grado di produrre milioni di tonnellate all'anno con notevole efficienza. Gli altiforni più performanti possono raggiungere efficienze energetiche fino al 70%, valori che sembravano irraggiungibili solo pochi decenni fa.
L'acciaio è essenziale nella società moderna, in quanto ci fornisce la materia prima essenziale per ogni attività svolta dall'uomo; dalle industrie e relative macchine, fino alle infrastrutture strategiche, tutto è acciaio. Dal 2001, la produzione globale di acciaio grezzo è raddoppiata e la domanda continuerà ad aumentare nei prossimi decenni.
E come l'energia elettrica, anche l'acciaio entra nel mirino degli ambientalisti e della loro pretesa di "decarbonizzare" il settore attraverso l'utilizzo dell'idrogeno in luogo del carbone di cokeria.
Il carbone è essenziale, perché permette di ottenere il duplice vantaggio di procedere all'ossidoriduzione della materia prima (con formazione di CO e CO2, entrambe utilizzate per produrre energia termica ed elettrica utile ai processi di produzione dell'acciaio grezzo), ma anche per produrre acciai di elevata qualità da sottoporre a processi termochimici atti a migliorarne/esaltarne specifiche qualità meccaniche/termiche/chimiche.
La pretesa ambientalista di produrre l'acciaio dalla materia prima attraverso l'utilizzo dell'idrogeno espone il mercato ad un duplice pericolo. Il primo, l'eccessivo uso di energia elettrica, sia per trattare il minerale, sia per produrre idrogeno; i costi della materia sarebbero esposti ad un incremento esponenziale.
Il secondo pericolo, non meno grave, è la nota fragilità dell'acciaio in presenza di idrogeno incluso nella matrice cristallina, che ne altera in modo irrimediabile le caratteristiche chimiche e meccaniche. Note come "fiocchi di idrogeno" costituiscono discontinuità del reticolo, con maggiore fragilità e minore resistenza meccanica all'invecchiamento.
Il passaggio alla produzione di acciaio a idrogeno rischia di vanificare un secolo di progressi nella produzione efficiente. I costi elevati, le sfide tecnologiche e la limitata scalabilità dei processi basati sull'idrogeno sono garantiti per renderlo meno redditizio rispetto alla produzione di acciaio basata sul carbone.
Stime prudenti suggeriscono che la produzione di acciaio a base di idrogeno potrebbe essere del 20-30% più costosa rispetto ai metodi tradizionali. Questo differenziale di costo non è banale in un settore con margini ristretti e un'intensa concorrenza globale.
L'aumento dei costi si ripercuoterebbe sull'economia, colpendo l'edilizia, la produzione automobilistica e innumerevoli altri settori che si affidano all'acciaio a prezzi accessibili.
Rystad Energy afferma che l'acciaio "verde" può essere reso competitivo solo imponendo pesanti tasse sull'acciaio a base di carbone o assegnando enormi sussidi ai produttori di acciaio.
Inoltre, l'idrogeno prodotto attraverso l'elettrolisi è ad alta intensità energetica. Produrre abbastanza per soddisfare le esigenze dell'industria siderurgica richiederebbe una massiccia espansione della capacità di energia rinnovabile, ben oltre le attuali proiezioni.
Sebbene esistano progetti pilota di idrogeno verde, non è stato dimostrato su scala industriale. Al contrario, uno dei vantaggi più significativi della produzione di acciaio a base di carbone è la sua capacità di operare su larga scala.
I moderni altiforni possono produrre fino a 400 tonnellate di acciaio all'ora, funzionando ininterrottamente per anni tra i periodi di manutenzione più importanti. Questa scala di produzione è fondamentale per soddisfare la domanda globale di acciaio, che nel 2021 si è attestata a 1,95 miliardi di tonnellate e si prevede che crescerà, al netto delle considerazioni sulla qualità finale del prodotto. Un diverso modo di rubare il futuro all'umanità dopo averlo fatto privandola dell'accesso all'energia elettrica a basso costo ed affidabile.
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falcemartello · 1 year ago
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Dall’eco-ansia all’eco-razzismo
Di Marcello Veneziani
L’angoscia si esprime oggi in due modi: ego-ansia ed eco-ansia. Siamo angosciati per l’io e per il pianeta; di tutto quel che sta nel mezzo – persone, famiglie, società, nazioni, popoli, culture, religioni, civiltà, umanità – ci interessa sempre meno.
L’eco-ansia è la patologia dei nostri giorni, una specie di infiammazione ecologica. I malati più acuti sono i ragazzi, poi vengono i media e tutti gli altri; ma ne patiscono anche alcuni ministri. La nuova linea di discriminazione tra i buoni e i cattivi, gli insider e gli outsider, è quella: se ti affibbiano il marchio di negazionista ambientale sei fritto, come il pianeta; hai perso ogni rispetto, non puoi coprire alcun ruolo, devi solo nasconderti.
Ma cos’è l’eco-ansia? E’ un fenomeno non solo italiano ma occidentale, trae suggestioni dal movimento di Greta Thunberg, però non nasce dal nulla: alcune emergenze ambientali e climatiche toccano reali alterazioni dell’eco-sistema. Quanto però queste dipendano dai comportamenti umani è da verificare: alcune di più (per es. la plastica nei mari), altre assai meno (i mutamenti nell’ecosistema). E poco dipendono da singoli stati e singoli paesi, di modeste dimensioni, come il nostro. L’eco-ansia è divenuto improvvisamente ossessivo, monomaniacale, con un giacobinismo ideologico e un fanatismo patologico.
Ma la sua motivazione originaria, la salvaguardia della natura in pericolo, è sacrosanta. Ed è più coerente con una visione del mondo conservatrice e tradizionale, in cui è un bene primario la difesa, il rispetto e l’amore per la natura, a partire dalla natura umana. Il legame profondo tra l’uomo e la terra, le sue radici, il suo habitat, i suoi luoghi originari e identitari sorgono non a caso in una concezione della tradizione, nei suoi legami spirituali e biologici, naturali e culturali. A lungo questa visione della natura ha trovato come suoi avversari il capitalismo e il comunismo, il mercato globale e la pianificazione statale socialista, figli entrambi della rivoluzione industriale, e legati entrambi a una visione utilitarista, produttivista e antinaturale. Alla fine degli anni ottanta, in Processo all’Occidente, analizzai questo scontro tra la difesa della natura e i suoi nemici ideologici, sovietici e mercantilisti.
Poi con gli anni è avvenuto qualcosa: da una parte l’insensibilità verso i temi della natura in pericolo da parte di una “turbo-destra” liberista e ipermercatista, dall’altra la sostituzione di madre natura con la maternità surrogata dell’ambiente, termine più asettico che può valere per qualunque habitat, anche una fabbrica. Da lì nasce il ménage à trois fra eco-ansia, progressismo radical e capitalismo “eco-sostenibile”.
Il risultato che ne è derivato è questo ambientalismo allarmato, antinatura, ideologico e funzionale al nuovo capitalismo globale e allo sfruttamento del business ambientale. Al massimalismo ideologico e al suo profitto politico si unisce così l’eco-speculazione. La strategia pubblicitaria delle grandi aziende alimentari non vanta più le qualità dei prodotti ma il fatto che siano eco-sostenibili; vantano la loro buona coscienza ecologica oltre alla buona coscienza ideologica (gli spot con dosi obbligate di mondo verde, ma anche nero, gay e arcobaleno). Il pregio principale del prodotto è che non nuoce all’ambiente ed è ideologicamente conforme; non conta la qualità del cibo ma i rifiuti e gli effetti ideologici derivati. All’industria del food eco-sostenibile si è aggiunta la cosmesi e la moda eco-sostenibile; grandi marchi vendono vestiari, scarpe, creme eco-sostenibili. L’eco-sostenibile leggerezza dell’essere… Ma il core business dell’eco-ansia è nei farmaci, nella sanità e nelle cure psicanalitiche. Viene monetizzata l’ansia. Per non parlare della riconversione verde dell’industria e delle case, dei trasporti e dell’energia. Un business enorme sullo spavento diffuso e sulle nuove norme obbligate da adottare.
Sulla nuova pandemia chiamata eco-anxiety e sul suo target giovanile, ho scritto nel recente libro Scontenti. L’eco-ansia investe la salute mentale; vi si accompagna un disturbo psichico chiamato solastalgia, generato dal cambiamento eco-climatico. I sintomi e gli effetti dell’eco-ansia sono: attacchi di panico, traumi, depressione, disturbi da stress, abuso di sostanze, aggressività, ridotte capacità di autonomia e controllo, senso d’impotenza, fatalismo e paura, spinta al suicidio. E un grande senso di colpa ambientale. Il popolo degli eco-ansiosi reputa il futuro “spaventoso”.
Gli eco-ansiosi sono considerati malati virtuosi, i loro disturbi sono ritenuti lodevoli perché denotano sensibilità green. I colpevoli invece sono quegli adulti che hanno così malridotto il pianeta e non patiscono eco-ansia. L’umanità viene nuovamente divisa in buoni e cattivi, e dopo i no-vax, i no-war, ecco i no-eco: da una parte le vittime gli eco-ansiosi, dall’altra i negazionisti, gli eco-mostri, che minimizzano il problema da loro creato.
La follia ulteriore di questa drammaturgia ambientale è che non produce effetti concreti sull’ambiente: una volta esaltata la minoranza benemerita degli eco-attivisti e vituperata la minoranza maledetta degli eco-negazionisti, non viene fuori alcun risultato pratico in tema di degrado ambientale. Si è solo usata un’ennesima discriminazione ideologica per sostenere un nuovo, manicheo eco-razzismo da cui trarre profitto politico. Allo stesso tempo l’eco-ansia dirotta il mondo dalla realtà: l’incubo è il clima, concentriamoci sul riscaldamento globale, il resto è irrilevante o meno urgente. Non pensate più all’economia e alla politica, alla società reale e all’economia, alla famiglia e alle ingiustizie, alla disumanizzazione e alla fine della civiltà; è in ballo il pianeta da salvare. Tra l’io e il pianeta c’è di mezzo il vuoto; di quello spazio se ne occupa la governance globale. Voi pensate al clima, agli animali e ai ghiacciai, e al vostro io angosciato. Il mondo si va disumanizzando, ma il tema su cui concentrarsi è il clima. L’importante è salvare il pianeta; e se l’umanità è di ostacolo, salviamo il pianeta anche a prezzo dell’umanità.
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curiositasmundi · 6 months ago
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Non c’è in giro nessuno di votabile. Questa politica ormai non ha più senso. Strillano e litigano ma alla fine non cambia mai nulla. Chi comanda davvero del resto oggi è ben lontano da Roma, a regnare sono i mercati finanziari, i grandi fondi d’investimento. Se paeselli come l’Italia alzassero la testa ed osassero occuparsi seriamente di povertà, di giustizia sociale e di vera qualità della vita sarebbero nei guai. Gli sciacalli si siederebbero al tavolo verde del casinò finanziario globale a puntare sul loro fallimento. Paesi come l’Italia sono sotto ricatto e quindi del tutto impotenti sulle cose che contano davvero. A Roma sono lasciate giusto le beghe di condominio come si vede tutti i giorni. Una caciara sui dettagli e poi non cambia mai niente. Nessun uomo nero, nessun complotto. Idee dominanti che si fanno sistema. Capitalismo finanziario globale. Entità ormai sovranazionali come i fondi d’investimento che controllano di fatto le economie e quindi i destini nazionali oltre che lobbismo fuori controllo. Se un paese osasse ribellarsi alla logica del profitto prima di tutto e ad ogni costo, se un popolo osasse alzare la testa rifiutando lavori usuranti perfino dentro che servono giusto per sopravvivere e pagarsi qualche dipendenza per dimenticare, si scatenerebbero gli sciacalli tra gli applausi di altri presunti alleati pronti ad approfittarne. La legge del mercato che è quella della giungla. E più un paese è indebitato, più è ricattabile. Proprio come l’Italia che infatti non conta nulla a livello internazionale e nonostante decenni di campagne elettorali e di alternanza, non cambia mai nulla di sostanziale. Paesi come l’Italia devono lavorare per restare lontano dal baratro finanziario e per riuscire a pagare i debiti. Punto. Con la grottesca aggravante che l’Italia si è specializzata nel produrre beni di lusso per soddisfare l’ego bulimico dei pochi ricchi del pianeta mentre la povertà domestica dilaga. Emblematiche poi le guerre degli ultimi anni decise da chissà chi e chissà per cosa, con l’Italia che si è sempre arruolata senza fiatare ed ignorando la volontà popolare. Perché conviene ma anche per restare nel prestigioso club del pensiero unico e del lobbismo fuori controllo. Profitto prima di tutto e sopra ogni cosa. Legge della giungla. Nessun complotto, idee dominanti e egoistico conformismo di classi dirigenti sempre più schiettamente interessate solo alla propria carriera poltronistica. Per questo tu voti Caio e Sempronio che promettono miracoli, poi arrivano nei palazzi e non fanno nulla oppure si rimangiano tutto. La Meloni è solo l’ultimo caso di una lunghissima serie. Eppure nessuno parla delle cause. I cittadini che ancora abboccano ai partiti si scannano tra loro dando la colpa ai nemici e difendendo i propri beniamini, senza rendersi conto che il problema è a monte e li riguarda tutti. È un problema di democrazia che è stata fagocitata da poteri economici molto superiori agli staterelli da secolo scorso, con classi dirigenti ridotte a rappresentanti del pensiero unico che fanno giusto finta di litigare sotto elezioni per mantenere una parvenza di democrazia. La vera politica oggi la fanno i cittadini più che i politicanti. Con le loro scelte quotidiane controcorrente. Informandosi, selezionando, tentando vie nuove. La vera politica oggi la fanno le associazioni che nella realtà sociale s’impegnano a colmare i fallimenti di questa fasulla democrazia, più che i partiti. E la vera politica la fanno le aziende innovative che cercano alternative all’autodistruzione consumistica personale e del pianeta. Sta emergendo una nuova coscienza che ha capito come il pensiero unico capitalista ci sta trascinando in un pericoloso vicolo cieco. Il profitto non è il motore di una società ma il suo cappio.
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sartoria-scavelli · 1 year ago
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pier-carlo-universe · 17 days ago
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"Mercatino in Pista" ad Alessandria: Prodotti Agricoli ed Eno-Gastronomici in Piazza Borgo Città Nuova. Un'Iniziativa per Animare il Quartiere Europista e Sostenere i Commercianti Locali
Venerdì 15 novembre, dalle 9 alle 18, Piazza Borgo Città Nuova ad Alessandria ospiterà il "Mercatino in Pista", un evento organizzato dall'Associazione Europista con il patrocinio della Provincia di Alessandria e dell’Amministrazione Comunale, e con il su
Venerdì 15 novembre, dalle 9 alle 18, Piazza Borgo Città Nuova ad Alessandria ospiterà il “Mercatino in Pista”, un evento organizzato dall’Associazione Europista con il patrocinio della Provincia di Alessandria e dell’Amministrazione Comunale, e con il supporto tecnico del consorzio Procom. L’iniziativa è pensata per promuovere i prodotti agricoli e dell’enogastronomia, offrendo ai cittadini e…
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enjoymusicandbeauty · 15 days ago
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La Maison Pommery. “Qualitè d’abord”, la qualità innanzitutto, fu il motto di Madame Pommery quando nel 1858, prese le redini della Maison. Creò con grande successo il primo champagne “brut”, secco, dalla leggendaria annata del 1874 sconvolgendo la Londra vittoriana di allora. Il mercato inglese era quello maggiormente di punta e la nostra vedova riuscì a portare il dosaggio zuccherino a 6/7 grammi litro. Lo champagne si produceva ancora dolce con tenori zuccherini che oggi classificheremmo extra- dry o addirittura dry.
Altra mossa vincente di Madame Pommery fu l’acquisizione di 120 cave sotterranee di gesso scavate in epoca romana (profonde oltre 60 metri), allora in periferia sud di Reims (oggi in centro città) che furono riempite fino alla profondità di 30 metri e collegate tra loro con cunicoli, passaggi, rese abitabili con diverse prese d’aria.
La visita inizia scendendo i 116 gradini che portano il visitatore direttamente alla massima profondità (30 metri con una umidità rilevata del 98%).
Da qui un percorso guidato che porta l’ospite, meglio definirmi turista, alla conoscenza di un mondo operativo “da miniera”, con luci tenue di candele o simili, carrucole con cesti che servivano a trasportare i grappoli da pressare con i torchi e procedere con le tecniche conosciute allora.
Interessante è la storia della cava di Notre Dame, chiamata così per la presenza di una statua della Vergine, “Notre-Dame des Crayères” , posta a vegliare su questo mondo sotterraneo.
Nella profondità della cave sono presenti tutte le condizioni per far raggiungere al vino la maturità necessaria con un perfetto regolatore termico. Temperatura costante di 10°.
E mentre si osservano le opere d’arte poste di sala in sala, meglio dire di cava in cava, il silenzio viene interrotto dal rumore dei carrelli elevatori trasportanti le bottiglie pronte per il remuage con i potenti gyropalette.
Interessanti i nomi dati alle singole cave.
Riportano nomi di città a significare i luoghi nel mondo raggiunti dal marchio Pommery. Impressionanti i numeri che provengono da questi cunicoli: 25 milioni di bottiglie giacenti sui lieviti.
fonte https://corrieredelvino.it/primopiano/visita-alla-pommery-un-luogo-straordinario/
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abr · 1 year ago
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Memoria storica recente - promemoria appunto.
Chi ha ancora un minimo di memoria, non si affida solo ai giga e alla polemica politica giornalaia non ci casca, ricorda antefatti e perché del superbonus.
Con altri bonus, tipo il mitico "facciate", esso fu introdotto con tutti o quasi i partiti non contrari, mi par di ricordare, parallelamente e a bilanciamento del RdC. Come questo, ricade nel mazzo degli incentivi ai consumi (prima voce dei PIL dei paesi avanzati); rispetto all'assistenzialismo clientelare del RdC, era misura apparentemente più potabile, più "nordica" anche se keynesiana (incentivi pubblico-->privato = distorsione del mercato).
Il contesto era più tragico e urgente di quanto si ricordi: la necessità di una terapia choc, di defibrillare malato terminale "lo stiamo perdendo". La causa, terrorismo pandemico e lockdown demenziali, peggiori come effetti dei bombardamenti su Mariupol anche come numero di vittime.
In tale scenario tragico, il superbonus qualcosa ha prodotto: una scossa defribillante, un boost all'economia (cfr. crescita Pil). Potente ma keynesiano, quindi istantaneo, locale, profilo basso ma diffuso, efficace nell'ottica facce campà. Tant'è, solite misure viste e riviste, soliti sprechi necessari per non morire.
Ciò che ha provocato il salto di qualità rispetto ai disastri standard precedenti, ciò che ha reso il superbonus una catastrofe non è la misura in sé: sta nella burosaurofureria. Come i medici del SSN, i burocrati d'oggidì da Millennial sono mediamente ignoranti, non son capaci di scrivere regole e renderle efficaci, inefficienti non controllano, vagolano dietro ai computer solo per prendere lo stipendio.
Da inculatina standard chi ha dato ha dato, il superbonus è diventato gang bang record per i conti dello Stato.
Quindi, riassumiamo:
la causa: il terrorismo pandemico (senza dover risalire ai suoi perché "globali", fermiamoci all' hic et nunc) genera frenata del PIL da guerra mondiale,
l'effetto: "piano marshall de'noantri", fatto di cure locali e sintomatiche, distorsive e prive di controlli seri, più assistenzialismo a pioggia.
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fridagentileschi · 1 year ago
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ANCHE LA CASA NELLA PRATERIA NELLA LISTA NERA
Nell'elenco idiota degli idioti finti antirazzisti anche la bellissima serie ''la casa nella prateria'' e i libri di Laura Ingalls Wilder a cui la serie e' ispirata. E perche'? Forse perche' le vite dei bianchi sono politicamente scorrette? O perche' lo e' famiglia?
La famiglia Ingalls e' molto unita, molto cristiana, ogni storia e' un messaggio che da valore ai valori,tutte le puntate sono insegnamenti d'amore che nascono nella famiglia per essere moneta corrente nella societa', in alcuni episodi ci sono anche personaggi neri e indiani: viene denunciata l'ingiustizia dell'epoca nei loro confronti ( 1870-1890), ingiustizia a cui gli Ingalls si sottraggono. Ho letto un bellissimo articolo di Melissa Gilbert ( Laura Ingalls nella serie) in cui ammette il suo stupore nel duro attacco alla serie..forse affermare che la famiglia e la spiritualita' sono valori non derogabili e' politicamente scorretto..come affermare che il sole sorge ogni mattina. Il grande scrittore Gilbert K. Chesterton fu un profeta quando disse che si sarebbe dovuto sguainare la spada per osservare che l’erba è verde in primavera.
L’Occidente terminale ha trovato il suo nemico definitivo, l’ultimo da sgominare, la famiglia appunto, con tutti i principi esistenziali, comunitari e morali che rappresenta. Sarebbe più esatto affermare che il nemico del progressismo trasversale – nato a sinistra, pagato a destra, che rappresenta, per disgrazia, l’asse delle società postmoderne- è la natura. L’attacco vero, assoluto, è infatti contro l’impero della natura, il creato dei credenti. Nulla di ciò che ha disposto è approvato dal transumano contemporaneo. I bambini non devono avere un padre e una madre, addirittura non è bene che si distinguano tra maschietti e femminucce; la sessualità tra uomo e donna è solo uno tra i tanti “orientamenti”, il più fastidioso, giacché porta a nascite indesiderate. Chi crede nella famiglia “tradizionale “(a proposito, non cadiamo nella loro trappola, quel modello non è tradizionale, ma naturale!) è uno sfigato.
I toni utilizzati dal nemico che ci vuole distruggere, nemico è chi il nemico fa, sono talmente volgari, disgustosi e sovreccitati da ricordare un pessimo intellettuale del dopoguerra, Ugo Vittorini. Un suo libro sulla resistenza si intitolava Uomini e no. A questo siamo tornati, la qualità di essere umano è revocata senza appello a chi non la pensa come loro. L’intera armata progressista è ormai intrisa dei peggiori istinti che attribuisce all’ odiato Altro. Sono razzisti etici, suprematisti, poiché la loro ragione è unica, autoevidente, non ha bisogno di dimostrazione, tanto meno di abbassarsi alla discussione. I signori del progresso stanno lasciando nelle nostre mani una battaglia fondamentale, per nulla confessionale, anzi laicissima. Le idee di famiglia e di matrimonio sono un elemento centrale dell’ingresso delle comunità umane nella civiltà. Distruggerle significa regredire di migliaia di anni, uscire dal recinto della legge – altra conquista della civilizzazione – e precipitare negli istinti, nella giungla del “poliamore” caro a mondialisti .
I figli sono prodotti da ordinare sul mercato, statura, colore della pelle, sesso, pardon genere. Osceni cataloghi sono disponibili in rete, ma i nazisti non sono loro, i caini antiumani del progresso, bensì chi richiama all’accoglienza della vita, chi smaschera lo schiavismo sessuale, la compravendita di ovuli e sperma, la riduzione zoologica dell’uomo, pratiche come l’utero in affitto che avrebbero fatto indignare Karl Marx. Presto avremo le nozze a tempo, il problema è come fare con i figli. Ma esiste la soluzione: possono essere affidati a cooperative, comuni collettive o allo Stato, imponendo di non farli crescere secondo istinto biologico naturale. Essenziale è che si estirpi la famiglia: totalitarismo disgustoso mascherato da emancipazione.
In tutto questo orrore una serie il cui perno e' la famiglia e' da debellare, censurare, abbattere,insieme alle statue, ai simboli, e all'occidente tutto. Ma noi paladini della civilta' non staremo a guardare inerti, noi combatteremo per difendere la famiglia, i bambini, e la vita: la vera vittima della tagliola del politicamente corretto e del mondialismo.
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ma-come-mai · 5 months ago
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ATTUALITÀ
Omicidio di Thomas a Pescara: i figli del nulla che vogliono tutto, e quando non basta... Ecco perché aveva ragione Pasolini
28 giugno 2024
Chi sono i (presunti) assassini di Thomas Luciani, il ragazzino colpito da una scarica di coltellate e lasciato morire per un presunto debito di droga di pochi euro? Sono i figli della borghesia, della “Pescara bene”, se questa ancora esiste, ma sono anche i figli del nulla. Quelli che vogliono. Non sanno cosa vogliono, ma vogliono tutto. E quando l’esibire le sneakers, il cellulare, le magliette e le immagini non basta, la risposta è solo una: la violenza. Aveva ragione Pier Paolo Pasolini nei suoi “Scritti corsari”: si regredisce, e…
di Ottavio Cappellani
“Facevano parte della ‘Pescara bene’”, scrivono a proposito dei due sedicenni accusati dell’omicidio di Christopher Thomas Luciani, detto Crox, diciassette anni, albanese, i cui genitori lo avevano affidato alla nonna. “Nessun disagio sociale”, scrivono. I presunti assassini (si scrive così) sono figli di un sottufficiale dei carabinieri e di un avvocato che però insegna. Una lettura da paniere Istat. Quasi che si trattasse dell’omicidio del Circeo: due di destra che uccidono un povero per una questione di rispetto. 25 coltellate contro 250 euro. Ogni dieci euro si ha diritto a infliggere una coltellata, perché io sono il padrone e tu lo schiavo. Li frequento, questi giovani. Li conosco. Ci parlo. È il mio dannato mestiere (“dannato” non è un americanismo: scrivere, studiare, cercare di vedere anziché guardare, è una dannazione, nessuna vanità o compiacimento da intellettuali da queste parti). Con gli scrittori si confidano. Lo fanno in molti. Sperano tutti di finire in una pagina di un libro, un giorno o l’altro, con il nome cambiato, certo, ma con la loro storia ben riconoscibile, in modo da confidare a qualcuno: quello sono io. Io. Io. Io…
L’identità collettiva del consumismo, che all’apparenza dell’apparire si vende come capace di distinguere un io da un altro, cancella di fatto ogni distinzione. Non è più la qualità di un bene a fare la differenza, ma la quantità di danaro che esso vale in un mercato rivolto all’immagine, che oggi non dà più nessuna identità. Sia chiaro, un’identità costruita “per immagini” non è una vera identità; l’identità della classe operaia, con le sue tute da metalmeccanico, la tovaglia cerata, la serena stanchezza della giornata di lavoro; l’identità della borghesia, una volta gli elettrodomestici, l’enciclopedia, il completo dei grandi magazzini (Rinascente, Upim, Standa), oggi la domotica, i device, i brand. Erano e sono identità appiccicaticce, ma che svolgevano e hanno svolto, fino a ieri, il loro sporco lavoro: appartenere a una classe sociale, formare un’identità che nell’epoca del nichilismo non sa dove aggrapparsi.
Ricordo il pezzo di Pier Paolo Pasolini sui capelloni (in “Scritti Corsari”): sta apparendo un nuovo tipo di uomo, lo manifestiamo senza linguaggio, solo con il nostro manifestarci, solo con la nostra immagine, solo con i capelli lunghi. Niente parole. Pasolini procedeva poi, con una lungimiranza profetica, alla critica di questa nuova (per l’epoca) ribellione, contro la generazione dei genitori: i capelloni, non avendo un dialogo con la generazione precedente, non potevano ‘superarla’. Al contrario si trattava di una regressione. Li invitava al dialogo, Pasolini. Parlatene, parlateci. I capelli lunghi, essendo un ‘segno’ senza parole, potevano essere di Sinistra come di Destra (tra gli autori del massacro del Circeo, 1975, uno era capellone).
Parlano invece. Si aprono. Certo, non con i genitori che disprezzano. Parlano con gli amici. Anche solo con i ‘segni’: ‘mostrano’ (da ‘mostro’) il brand di una sneaker, il numero dei follower, un coltello da sub – segni distintivi senza parole. Ed è come parcheggiare lo yacht a Montecarlo: non è mai abbastanza. Non ci sono soldi che bastano. Non esistono più le “Pescara” o le “Milano” o le “Voghera” “bene”. Esiste un mondo dove ci sono gli ultraricchi – italiani, americani, indiani, asiatici, russi – e poi ci sono gli altri. Che non sanno cosa dire. Esseri desideranti. Ultradesideranti. C’era un termine un tempo, e in tanti ne conoscevano il significato, era quasi di uso comune. Significava una bramosia senza oggetto il cui fine non era il possedere qualcosa, ma il possesso in sé, il possesso senza oggetto, il potere (astratto) in luogo della possibilità (concreta). Si chiamava “volontà di potenza” ed era una forma di isteria dell’identità. Oggi se ne parla sempre meno, significherebbe mettere in discussione il modello stesso entro il quale il mondo vive. La ‘volontà di potenza’ viene relegata all’epoca nazifascista, come se fosse il motore di una ideologia autoritaria e bestiale. Ma noi siamo dentro un modello di mondo ideologico e autoritario: quello del denaro, che non solo uccide – anche fisicamente – chi non ne possiede, ma al quale è affidato la creazione dell’identità. E il denaro non parla.
Loro parlano come possono a chi sa ascoltarli, anche se non è un bel sentire. Sì, è una dannazione. Non esiste – e forse non è mai esistita – una società “bene”, se non nelle speranze, nelle pie illusioni. La società è un fagocitarsi a vicenda. Pasolini ci credeva, nel modello identitario passatista: piccoli mondi antichi in cui l’identità era data dal luogo in cui si nasceva e in cui si restava, dai codici di un paese, da una fatalità della classe, di piccoli sogni realizzabili. Ma la ruralità reca con sé una bestialità violenta (di cui, è bene dirlo, Pasolini era vorace). Oggi questi mondi piccoli e violentissimi non esistono più se non nella facciata. Dietro scorre un serpente gigante che chiamiamo rete. La creazione di un’identità attraverso le immagini e le parole è impossibile. I social ci sommergono di modelli, di aspirazioni, di ‘cose’, di ragionamenti, di complotti, di interpretazioni, di lusso, di esibizionismo, di piccole e grandi follie, di tanti punti di vista quanti sono gli account. E così, parlando con loro, parlando con i giovani, parlando con questo “nuovo umano” (non è nuovo, è come sempre è stato, ma adesso lo ‘vediamo’ meglio) ci dicono che “vogliono”. Cosa vogliono? Vogliono e basta. Volontà di potenza: andiamo a comandare.
L’assenza di parole e l’eccesso di parole sono la stessa, identica cosa. La sovra informazione, l’ultra informazione del mondo contemporaneo diventa un rumore bianco. Come diceva Pasolini: si regredisce. L’espressione della propria identità diventa un suono. Non si parla, si emettono suoni. Si mostrano ‘cose’ come code di pavoni. Si torna allo stato di natura. Sopravvive il più forte. Quando l’esibizione di una sneaker, di una maglietta, di un device, di un’auto, di una opinione, non valgono più nulla nel mare magnum delle altre sneaker, delle altre magliette, degli altri device, delle altre auto, delle altre opinioni, resta solo una cosa a dare Potere: la violenza. Voglio il rispetto. Io sono io. Io. Io. Io… I commentatori restano rimminchioniti di fronte a questi episodi di violenza estrema. Tutti a sottolineare che “non c’era disagio sociale”. No? La “Pescara bene” sarebbe quella di una povera (in senso compassionevole) famiglia di impiegati statali? Sì, ragionando secondo i canoni del paniere Istat gli impiegati statali se la passerebbero bene. Se fossimo nel piccolo paese antico senza device, dove già la televisione era una fonte di disturbo e squilibro e liberava sogni deliranti di successo e famosità e volontà di potenza. Ma siamo nell’epoca dei social, dove non c’è ‘bene’ che basti.
Io ci parlo e capisco che vogliono. Non sanno cosa vogliono, ma lo vogliono. A volte, quando le birre diventano troppe, si picchiano tra i tavolini dei bar. I soldi della famiglia ‘bene’ se ne sono andati da un pezzo, nei cristalli di crack, nel fumo, nelle pere, nell’alcol che dà speranze brevi e vane e che alla fine ottunde, nei discorsi che alimentano speranze immancabilmente deluse. Se ne vanno in smartphone, nella droga offerta alle ragazzine sempre più disponibili per una sniffatina, così ci si apre un Of o si inizia a spacciare. Tutti possono fare qualunque cosa. Lo insegnano gli influencer. I social riprendono la televisione che riprende i social. I modelli non mancano. Si esibiscono ricchezze, nudità, e si esibisce anche la malavita. Studiano guardando Gomorra e Peaky Blinders. Funzionano perché vanno a toccare quelle corde lì, le corde della volontà di potenza.
Loro ‘vogliono’. E lo vogliono subito. Come gli influencer, come quelli di Of, come quelli delle serie. Denaro e sesso e violenza (volontà di potenza). Sangue, sesso e denaro: i tre punti cardine di ogni narrazione. E di ogni giornalismo a dire la verità. E vendetta: contro i genitori che non sono mai ricchi abbastanza, contro chi ha più follower, contro chi manca di rispetto. Risucchiati dagli schermi senza alcuna capacità di filtrare le immagini. Bambini che si muovono in un mondo che non sanno più interpretare se non attraverso denaro, sesso e violenza (volontà di potenza): i tre punti cardine per vendere qualcosa. Per vendere qualcosa che si spaccia per identità e che invece è lontanissima dall’esserlo. Loro parlano. Dicono di volere. Non sanno cosa vogliono ma lo vogliono. Non pensano. Appartengono a un gruppo. Vogliono primeggiare nel loro gruppo. Hanno l’identità dona loro il gruppo. Senza gruppo niente identità. A volte scatta la violenza. Non è vero che non li capite. Li capite benissimo anche se fingete sorpresa. Sapete benissimo che loro vogliono senza sapere cosa vogliono. E lo sapete perché voi siete uguali a loro. Non avete un io e disperatamente lo volete. Siete umani. E siete disperati.
P.s. Sono al contempo d’accordo e in totale disaccordo con Francesco Merlo, che oggi, a proposito di questo delitto scrive: “A Pescara è colpevole la solita gioventù bruciata e, in una gara di pensosità e di profondità, c'è chi accusa la scuola e chi biasima i telefoni cellulari, e ovviamente i genitori non sanno educare, e poi ci sono le responsabilità della musica, delle serie tv, il vuoto dei modelli che non sarebbero più quelli di una volta, la società tutta. Mi creda, il sociologismo è una malattia ideologica infettiva”. Sì, concordo, ma Merlo, per così dire, taglia il nodo di Gordio e si macchia di ignavia. Bisogna sciogliere il ragionamento per consentirsi l’ignavia senza sensi di colpa. Il mondo è questo e lo è da sempre. Ragionarci su vuol dire soltanto cercare di metterci una pezza. Che è meglio di fottersene, come suggerisce il caro Francesco. Fottersene responsabilmente è una forma di ignavia più chic. Fottersene come Francesco è solo pigro snobismo.
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dilebe06 · 11 months ago
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Drama Quiz 2023
Bene, ma non benissimo
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Drama visti in totale: 72
Japan (14): Alice in Bordeland 2; Ikebukuro West Park; Gomenne Seishun! ; Silent; Danger Less; Kazuku No Uta; Bakura no Yuuki; The Days; Don't Call It Mystery; One Piece; Fuujhinshi; MIU 404; High&Low The Wrost Episode 0, Yu Yu Hakusho
Korea (27): My Love From The Star; Cafè Minamdang; Weak Hero Class 1; Kairos; Extraordinary You; The Spies Who Loved Me; How to Buy A Friend; Love To Hate You; Under The Queen's Umbrella; One The Woman; Taxi Driver; Moon Lovers: Scarlet Heart Ryeo; Fanletters, Please; Tale Of The Nine Tailed; Black Knight; Mystic Pop-up Bar; Reborn Rich; Gaus Electronics; Best Mistake; W; Tale Of The Nine- Tailed 1938; Destined With You; The Forbidden Marriange; Moving; Strong Girl Namsoon; See You In My 19th Life: My Lovely Boxer
Taiwan (3): Small And Mighty; Nowhere Man; Danger Zone
China (18): 11 Left; Medical Examiner Dr. Qin; City Of Streamer; I Am The Years You Are The Stars; Please Feel At Ease Mr. Ling; My Deepest Dream; The Love You Give Me; Goodbye My Princess; Eldest Princess Above; Gank Your Heart; Just Fiancée; Seal Of Love; A Familiar Stranger; My Lethal Man; Back From The Brink; Love Under The Stars; Three Body; Plese Be Married
Thai (7): The Gifted; Ps: I Hate You; Midnight Museum; The Stranded; My Dear Donovan; I'm Tee, Me Too; The Gifted; Graduation.
Hong Kong (1): Forensic JD
Indo (1): Antares 2
Turkey (1): Mezzanotte a Istambul
Dovrei essere contenta vista la quantità dei drama visti quest'anno. Ma ahimè quantità non implica qualità: a differenza degli altri anni, non ho trovato serie capaci di farmi innamorare...capaci di rimanere nella mia mente per settimane e settimane.
Quel drama che ti prende il cuore e si fa amare anche con mille difetti...ho visto drama carini, apprezzabili e godibili ma roba alla Black o alla The Untamed - per capirci - non ne ho trovata.
ma comunque:
1) Il drama più bello che hai visto: Reborn Rich
Ok, diciamo che questo drama è tutto, tranne che perfetto. Il finale poi andrebbe riscritto da capo e la storia d'amore per me, poteva benissimo essere eliminata.
Nonostante ciò a me questa serie è piaciuta molto. La recitazione è stata d'altissimo livello per tutti gli attori, con alcuni che hanno letteralmente spaccato lo schermo data la loro bravura.
La trama non è nulla di innovativo per carità - tizio sfigatissimo che torna nel passato e grazie alle sue conoscenze trova rivalsa e giustizia - ma ho amato tutta la parte anni 80' e 90' e 2000: i vestiti, i film, gli eventi e tutta la cultura che faceva parte di quel periodo. Come dimenticare l'attesa per lo scoccare degli anni 2000? Quando alcuni pensavano che sarebbe finito il mondo?
E' poi così soddisfacente vedere il percorso del protagonista, i suoi piani e soluzioni per raggiungere i suoi obbiettivi e inevitabilmente ti ritrovi a fare il tifo per lui, soprattutto in confronto agli altri personaggi. Song Joong Ki tratteggia un personaggio che per certi versi ricorda il buon Vincenzo e siccome ne ero un po' orfana, trovo bello ritrovare anche qui. Anche se qui la scena viene letteralmente rubata da Lee Sung Min che regala un interpretazione del Nonno del protagonista da Oscar. la dinamica tra Nonno e Nipote poi, credo che sia la cosa più bella e che più mi ha convinto di questa serie.
Ho poi trovato interessante come nonostante la serie fosse un mini corso di economia aziendale, tra azioni, borsa, indice di mercato e compagnia, io non mi sia mai annoiata. La serie ha un buon ritmo, svariati colpi di scena ed è emozionante osservare il viaggio di Joong Ki per ottenere la sua rivincita.
2) La storia d'amore che ti ha conquistato di più: My Dear Donovan
Ci sono state tante storie d'amore che ricordo con piacere soprattutto sul lato Korea. Ma faccio il salto della quaglia e voto per My Dear Donovan direttamente dalla Thailandia.
La prima cosa che ho apprezzato è che il lead non fosse il solito CEO arrogante, con la puzza sotto il naso che guarda un po', si innamora del caso umano di turno. In My Dear Donovan, il Donovan è un ragazzo normalissimo che nonostante faccia l'attore e quindi si presume sia superbo come pochi, in realtà è dolcissimo e molto alla mano.
La storia d'amore è semplice ma ben costruita passo passo, con la protagonista imbranatissima in amore ma una volta trovatolo, è decisa a stargli accanto nel bene e nel male. Come ogni relazione ha i suoi alti e bassi, litigate, dubbi, fraintendimenti, problemi di comunicazione ecc ecc ma loro reggono botta - soprattutto grazie alla lead - e superano le difficoltà che gli si pongono davanti guidati dalla voglia di stare assieme.
Carini da morire.
3) Il drama che ti è piaciuto di meno: Gaus Electronics
Ok, questo drama è stato visto unicamente per la presenza di Kwak Dong Yeon, attore che avevo adorato in Vincenzo e che volevo vedermi in un ruolo più centrale. Ed perché era una commedia leggera. Io e @veronica-nardi ci guardiamo sempre mattoni, robe serie e per una volta volevamo qualcosa di più spensierato.
Ma Gaus è troppo spensierato. Ed ha una comicità che non mi ha quasi mai fatto ridere. Un po' come Welcome To Waikiki. Quella voglia di far ridere a tutti costi mettendo appositamente scene assurde che dovrebbero essere divertenti ma che lo senti da lontano che sono forzatissime solo per suscitarti la risata.
Più vedo questi genere di drama koreani e più penso che una certa comicità possa farla ed esser convincenti solo i giapponesi.
4) una serie che meriterebbe un sequel: Mezzanotte a Istanbul
Ne ho due. Il primo è Mezzanotte a Istanbul. Necessito di un seguito perché la serie si è conclusa con un colpone di scena che presuppone un continuo ma che ad oggi, nulla si sa. @ili91-efp nulla?
Le domande lasciate aperte sono milioni e tutte le teorie che mi sono fatta sui vari viaggi nel tempo, il ruolo e l'identità della protagonista, sua figlia, il lead e tutta quest'altra roba, DEVE essere risolta.
L'altro è Moving. Anch'esso è finito facendoci presupporre un continuo, con la presentazione di altri ipotetici villain - un intero alfabeto a quanto pare - ma soprattutto voglio vedere come continua la vita delle persone con i super poteri? Le varie famiglie avranno trovato la pace? O il Governo - come si evince dal finale - non ha ancora finito con loro? Dateci il sequel!!
5) Il personaggio preferito: The Gifted
Nonostante la serie di The Gifted sia affondata nella mia opinione personale come il Titanic in quella celebre notte, una cosa positiva me l'ha data: Wave.
Wave mia stella polare nel nulla cosmico.
Quando inizia la serie Wave ci viene presentato come un vero "dito in culo". Ossessionato dai voti e dalla classifica della scuola, Wave non è interessato a stringere amicizie o conoscere persone. Anche perché soffre di una terribile mancanza di fiducia negli altri e teme di poter essere usato.[ SPOILER] cosa che è effettivamente successo. [FINE SPOILER]
Durante la serie Wave mostra un evoluzione clamorosa. Quello che dice e fa' , mi ha riempito di gioia e di un orgoglio senza pari. Durante il drama rimane un personaggio a tutto tondo, deciso e chiaro, dimostrando però di poter e voler cambiare.
[SPOILER]
Il voler andare nella stessa università dei poracci di Pang rinunciando ad una formazione a 5 stelle per amicizia - anche se per me questi due sono già fidanzati e sposati. Ma non lo dite in giro. Per me sono un BL nascosto - dimostra un cambiamento, un apertura che non ha eguali in nessun altro personaggio della serie. [FINE SPOILER]
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6) Il personaggio più odiato: Goodby My Princess
Ci metto quasi tutti i personaggi di Goodbye My Princess. Dal principe in questione, al second lead. Dalla Nonna imperatrice al cane che passa sullo sfondo. Ho augurato ogni male a più di metà personaggi ed ad ogni morte non ho mai versato una singola lacrima. Ok, qui più che colpa dei personaggi era colpa della scrittura della serie.
Ma ancora... se ripenso al lead [SPOILER[ che uccide il second lead davanti alla moglie e dopo gli professa il suo amore, [FINE SPOILER] mi sale un crimine così forte che vorrei entrare nel drama per pestarlo.
Ed è infatti il lead di Goodbye il mio vincitore in questa categoria. La serie ce lo presenta come quest'uomo desideroso di vendetta e potere che manipola, usa, intriga e ammazza chiunque gli si pari davanti. E nemmeno gli affetti più cari sono in salvo dalla sua missione. [SPOILER] Qui ricordo che nella prima vita ha mentito alla lead, la usata, gli ha ammazzato Nonno, Madre e reso pazzo il Padre. L'ha rapita e voleva sposarla con la forza.
Nella sua seconda vita, siccome sta poraccia non aveva sofferto abbastanza, si ritrovano sposati e senza memoria di cosa sia successo prima.
Il lead, nonostante sappia che la famiglia della ragazza sia morta, le mente di nuovo, facendole credere che siano ancora tutti vivi. Forse prova un fascino perverso nel vederla scrivere a dei genitori che MAI RISPONDERANNO. Poi s'innamorano - dio solo sa come - ed il lead inizia a insultarla, stalkerarla... da bravo uomo tossico non comprende come la moglie sia infelice della loro vita matrimoniale e anche se lo capisse NON GLIENE FREGHEREBBE NULLA. L'importante è che lei stia lì. Aggiungiamo sequestro di persona ai reati di quest'uomo.
Con una simile mentalità non può sopportare che la lead sia legata ad un altro uomo, quindi, quando ciccia fuori il second lead e nonostante sappia che sia il maestro della moglie e che lei ci tiene molto, lo ammazza davanti e a lei OBBLIGANDOLA a vederlo morire.
Disperata e obbligata ad un matrimonio tossico la lead finalmente recupera la memoria della sua prima vita e la tegolata che gli arriva in testa è terribile! Quado poi il lead decide di fare guerra al regno della moglie, la ragazza si ammazza pur di fermarlo.
Ma per tutta la serie il lead, con le mani ancora sporche di sangue e sanità mentale della moglie [FINE SPOILER] ci ripeterà che l'ha sempre amata.
OHHHHHH.... l'amore!
Io non so quante imprecazioni ho tirato verso questo personaggio. Ogni volta che era in scena, avevo la bile che saliva a livelli astronomici. Bugiardo, manipolatore, tossico...
7) L'ambientazione più brutta: Back From The Brink
Back from the Brink. Quella foresta di alberi finti tipo recita della scuola mi danno ancora fastidio a pensarci.
Idealmente erano anche paesaggi belli essendo il drama un fantasy, c'erano molte location che visivamente - da lontano - erano belle.
Ma una volta viste da vicino si vedeva questo effetto finto che pareva tutta roba di plastica.
8) Il finale più bello: PS: i hate You
Poetico.
Il finale di questo drama, non solo racchiude perfettamente il mood della serie ma lo fa con un colpone di scena che si poteva annusare da lontano ma che quando accade è così assurdo che non ci credi. Non solo.
Il finale di Ps I hate you chiude splendidamente tutte le trame e da' ai personaggi la conclusione perfetta.
Niente buonismo, niente cose strane per far arrivare al lieto fine forzatamente la storia...finisce tutto come dovrebbe finire.
[SPOILER] ho amato che Saras, l'unica delle cinque ragazze a prendersi la responsabilità dei suoi misfatti, fosse anche l'unica che alla fine sorridesse. [FINE SPOILER]
Finale perfetto. Non lo cambierei di una virgola.
9) Un attore e un attrice che ti sono piaciuti tantissimo: Reborn Rich e One Piece
Attore preferito: Lee Sung Min. La sua interpretazione in Reborn Rich è stata così toccante e intensa che mi sono commossa. Soprattutto nella parte finale della storia quando la trama prevedeva un'interpretazione più emotiva, ha dato il meglio di se. La scena dell'ascensore rimane una delle più toccanti viste quest'anno.
Vorrei però dare il premio di consolazione a Lee Je Hoon in Taxi Driver. Qui la storia prevedeva che l'attore in questione fingesse di essere diverse persone e non importa il tipo: dal coatto di periferia al tirocinante imbranato, Lee Je Hoon ha interpretato in modo magistrale qualsiasi ruolo richiestogli. Bravissimo.
Per le donne invece, voto per Emily Rudd in One Piece. Considerando la giovane età e la pressione del dover intepretare un personaggio così famoso, Emily ha fatto un ottimo lavoro. Il cambiamento della personalità del personaggio durante la serie, è perfettamente realizzato dall'attrice che fa notare molto bene questo passaggio cruciale del suo personaggio.
La sua recitazione non è ovviamente intensa come quella di altre attrici nella mia lista ma voglio dargli il voto sulla fiducia e sul grand lavoro svolto.
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10) La morte di un personaggio che ancora non hai superato: Goodbye My Princess
Onestamente non ricordo di morti che non avrei voluto accadessero. Ma trovo allucinante come in Goodbye My Princess [SPOILER] siano crepati TUTTI tranne l'unico a cui auguravo un Erasmus tra i lombrichi.
Scherzi a parte, ci sono rimasta male per la morte della lead poiché sta poraccia aveva avuto una vita di merda, con un matrimonio orribile e l'unico modo per sfuggire a tutto è stato il suicidio. [FINE SPOILER]
Non si meritava quella fine. Non così. E non lei.
Chiariamoci, non è perché mi freghi qualcosa di lei a livello emotivo - mi stava simpatica ma nulla di più - il mio " morte non superata" è più ad un livello di giustizia divina.
Goodbye My princess mi ha insegnato che non c'è giustizia a questo mondo.
11) La OST che ti è piaciuta di più: High and Low
Qui me la gioco facile. Se nel quiz c'è High and Low, stai certa che vincerà nella categoria musicale. Sarà perché in realtà questo drama è uno spottone al gruppo degli Exile?! probabile
Comunque sia, l'OST che voglio far vincere è Top Down degli Exile appunto, canzone che accompagna il Liceo Housan.
Mado' che carica che da'! Il ritmo e quelle note ti fanno venir voglia di saltare sulla sedia e ballare come se non ci fosse un domani.
youtube
ALZATEEEEE IL VOLUMEEEEEEEEEEE!!!
12) L'attore e attrice peggiori: Café Minamdang/ Back From the Brink
Come attrice peggiore voto Oh Yeon Seo di Cafe Minamdang. Purtroppo a me questa attrice, non c'è verso che mi piaccia. L'avevo già vista in Korean Odissey ed era stata la sua recitazione il più grave motivo per il drop di quella serie. In questa, continuo a trovarla troppo rigida e finta. Una recitazione che non mi convince, con quegli occhi spalancati e quella rigidezza che proprio non mi piace.
Stesso discorso per Neo Hou di Back from the Brink. Ho trovato la sua recitazione troppo rigida con il risultato che il suo personaggio doveva essere altero e freddo ma sembrava troppo compassato. Anche nelle scene presumibilmente più divertenti, la sua rigidità facciale mi ha impedito di godermi i momenti.
13) Una serie che merita più conoscenza: Miu 404
Voterò per MIU 404 premiandolo per essere sì una serie investigativa ad episodi ma capace di sviluppare la trama orizzontale lungo tutta la storia. E non sempre è così. Ha un buon livello di indagine, qualche mistero e personaggi interessanti che creano delle bromance molto carine.
Inoltre ha un buon ritmo e umorismo alla giapponese che non guasta mai.
Merita di essere più conosciuto secondo me, perché è davvero un buon prodotto, uno dei migliori che ho visto di questo genere ad episodi.
14) Il momento che ti ha fatto saltare sulla sedia PS: i hate you
PS: I hate You si è portato a casa qualche premio quest'anno, tra cui questo. Il momento che mi ha fatto saltare sulla sedia non è stato tanto per la rivelazione ma perché era così assurda, così "malefica" - ma che si sentiva da lontano - che quando succede davvero puoi solo coprirti la bocca con la mano sconvoltissima.
E sì, [SPOILER] mi riferisco alla sorpresa di Pitch come psicopatico che ha complottato per uccidere la sua stessa sorella ed avere la ragazza dei suoi sogni come premio e giocattolino nel finale. [ FINE SPOILER]
E' stato stupendo perché io già a metà serie avevo annusato che c'era qualcosa che non andava ma mai avrei pensato che sarebbero arrivati a quel punto.
Capolavoro.
Della psicopatia.
Ma ancora capolavoro.
15) Il protagonista maschile preferito: High and Low The Worst Episode 0
Io sono piuttosto sicura che non è la prima volta che Murayama Yoshiki si prende questo premio. Ahimè sono una sua fan sfegatata: potevo perdermi l'occasione per premiarlo ancora una volta? Dai che è l'ultima.
Tralasciando battute da fangirl, leggendo la lista, grandi lead maschili capaci di prendermi il cuore e farmi empatizzare con loro...non ce ne sono stati. Carini sì. Alcuni più interessanti di altri ma ancora dimenticabili.
Ed allora voto per questo ragazzo - anche se ormai dovrebbe essere sulla venticinquina - ma l'età scolastica del Liceo Oya è variabile - capace sempre di farmi sorridere e stupirmi.
E' chiaro che una delle cose che apprezzo di più in un personaggio è la sua crescita ed evoluzione. Posso amare un characters quando lo vedo crescere, cambiare ed essere una persona diversa, rispetto all'inizio della storia.
Murayama è così. Parte come ragazzino a cui piace fare a botte senza nessuno scopo, per diventare un leader competente e capace anche di prendere decisioni impopolari per salvaguardare il futuro dei ragazzi. E quando nel finale decide di lasciare finalmente la scuola, è come se passasse il testimone agli altri ragazzi che adesso dovranno portare in alto la bandiera dell'Oya come aveva già fatto lui.
Tra i vari personaggi dell'intera saga di High&Low, Murayama è quello che ho amato di più e su cui la serie stessa ha sviluppato la storia. E ci sarà un motivo. XD
16) La storia d'amore che non ti è piaciuta: Extraordinary You
Per non far vincere di nuovo Goodbye My Princess - anche se questa categoria sarebbe la sua, praticamente - voterò per Extraordinaey You.
Non ho mai capito perché e per come questi due si dovessero amare. La lead si incuriosisce del personaggio senza nome che fa da sfondo alla trama del fumetto, iniziano a parlare e s'innamorano. La storia d'amore parte anche in modo carino e per i primi episodi più interessare ma dopo un po' annoia.
Erano perfetti assieme e grondavano miele fuso non c'è mai stato conflitto, tensione, pepe nella loro storia d'amore. Tanto che i classici impedimenti sono stati tutti esterni alla coppia.
Ed alla fine ho trovato la loro storia d'amore piatta e super scontata. Anche perché lui, avendo la personalità di un budino, faceva tutto ciò che la lead gli diceva, lei lo guardava con gli occhi a cuore ecc ecc...
Una coppia noiosa.
17) Miglior bacio: Tale Of The Nine- Tailed 1938
Voto il bacio tra Lee Rang e Jang Yeo Hee.
Finalmente una gioia per quest'uomo!
Dopo un corteggiamento serrato da parte della sirenetta dei nostri cuori e dopo aver ricevuto vari rifiuti, finalmente Lee Rang abbandona tutte le paranoie, insicurezze e dubbi e mi regala un gran bel bacio. Anche perché nato dopo episodi ed episodi di ottima chimica trai due personaggi e occhiate languide da una parte e dall'altra. XD
E' stato bello vederlo sciogliersi a abbandonare l'ossessione per suo fratello per vivere finalmente questa storia d'amore.
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18) Il drama che hai fatto fatica a finire: The Gifted 2
Oddio, in questa risposta ci poteva entrare benissimo anche The Midnight Museum ma si è salvato poiché così assurdo e fuori di testa che volevo arrivare alla fine, solo per scoprire cosa gli sceneggiatori si sarebbero inventati di altrettanto inconcepibile.
Ecco perché il voto va a The Gifted 2. La prima stagione mi era piaciuta ma la seconda mi ha terribilmente annoiato e non vedevo l'ora che finisse: personaggi involuti, villain con un plot armor esagerato, buchi di trama, cosa che accadono ma che facciamo finta che non siano mai successe...un delirio.
Inoltre tutta la parte centrale della stagione, non vede la trama fare passi avanti. [SPOILER] Da quando Pang e gli altri si allontano - intorno al 4-5 episodio - fino al 10/11 episodio, non succede nulla di rilevante ai fini della trama. Sì c'è la lotta tra il governo e il preside, la non morte di Time e Korn ma nel disegno globale, tutto questo potevano cancellarlo e voilà il finale non sarebbe cambiato quasi per niente. [FINE SPOILER]
19) Scena d'azione migliore: Yu Yu Hakusho
Incredibile ma vero, non è High And Low a vincere in questa categoria. Anche se le botte sono state meravigliose come sempre!
Voto per combattimenti di Yu Yu Hakusho che sì, c'era troppo sangue e budella per i miei gusti ma le legnate tra Yusuke e Goki nella discarica delle macchine, mi rimarrà nel cervello per mesi.
C'è Goki che prende una portiera di una macchina e la lancia dritto per dritto in faccia a Yusuke. Quello salta al centimetro e con mosse da contorsionista, schiva la portiera che si va a conficcare in un altra auto a 2 cm dal protagonista!
Poesia!
20) Miglior Villain: Reborn Rich
Voto per il vecchio Jin Yang Cheol.
Ok, è un villain un po' atipico ma per il lead e noi spettatori, ha sicuramente rivestito il ruolo di antagonista da sconfiggere.
Il nonno del protagonista infatti, non è malefico, infido o perverso. Quest'uomo è un cinico bastardo, arguto capitalista inflessibile, esigente, a tratti crudele, machiavellico, spregiudicato...ma ha anche dei difetti
Ma allora perché il migliore?
Perché se è difficile creare un eroe in una storia, ancor più difficile è creare un avversario credibile da battere ed il Nonno del protagonista è stato un incredibile rivale per il nipote. Per Do Jun battere il nonno in affari è l'unico modo per mostrare quanto vale, a costo di farlo soffrire.
Ed il finale del personaggio del Nonno è incredibilmente triste e se la serie è riuscita a farmi empatizzare con un tale personaggio, un uomo mostrato spesso nel suo lato peggiore, c'è solo da fare degli applausi.
21) Il finale peggiore: I Am The Years You Are The Star
Qui il premio c'è a mani basse. Dopo 24 episodi che mi rompi il caz..o sulla SICURISSIMA morte della protagonista. poiché malata di una malattia sconosciuta ma incurabile... [SPOILER] lei guarisce. Da cosa non si sa. Come non si sa. Ma lei adesso sta bene. Giusto in tempo per coronare il suo sogno d'amore. Non è bellissimo??! [FINE SPOILER]
Quando sono arrivata al finale ero così basita e fuori dai miei panni che mi sono trovata a ridere istericamente per 10 minuti buoni.
Questo non è un finale. E' una presa per il cu..o.
22) La protagonista femminile preferita: My love from the star
La star Cheon Song Yi. Donna con i contro cazzi ma capace di essere alla mano e super divertente. Nonostante il ruolo da attrice famosissima, Song Yi rimane una ragazza alla mano che fa cose che tutte noi potremmo fare: cantare ubriache davanti alla tv, fare telefonate senza senso o scenate degne della migliore tragedia greca.
Ma oltre a ciò, Cheon Song Yi è anche una donna decisa, che sa quel che vuole e risponde per le rime a chi non la rispetta.
E se qualcosa va male, non si deprime pensando che la sua vita è rovinata ecc..ecc ma prende le cose come vengono. Decisa sì a rimettere in piedi la sua vita dopo i vari problemi ma senza piangersi addosso ogni 3 minuti o implorare l'aiuto di altri.
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23) La scena o frase che ti è rimasta impressa: Reborn Rich
Di nuovo Reborn Rich e qui metterò papale papale la scena incriminata: [SPOILER]
Io non credo che potrò mai dimenticare il 12° episodio: la scena nell'ascensore, quando il Nonno dopo una sfuriata colossale al lead, si fa la pipì addosso e guarda il ragazzo con lo sguardo disperato è di una potenza stratosferica. Credo di aver pianto. Tornando alla scena dell'ascensore, quella è emblematica per mostrare i diversi livelli di attaccamento dei due nipoti verso il nonno: mentre il maggiore mette consapevolmente il nonno in difficoltà, mettendolo appositamente in imbarazzo, desideroso di mostrare agli altri la demenza del Nonno per il proprio tornaconto, Do Jin protegge la dignità dell'anziano, rovesciando appositamente il secchio d'acqua per nascondere la pipì del vecchio e non far capire alla donna delle pulizie lì presente, quello che era successo.[FINE SPOILER] Nonno e Nipote si ritrovano a proteggersi a vicenda cementificando un legame già stupendo e regalando allo spettatore tutta l'intensità di questa relazione ormai arrivata alle battute finali ma che è stata così incisiva e bellissima lungo tutto l'arco della serie.
Ci ho ripensato per giorni a questa scena e ancora adesso mi fa scendere la lacrimuccia e mi fa commuovere.
24) Il villain peggiore: W
Cosa c'è di peggio di un cattivo scritto male??
Uno che non esiste. e voilà
Eh già. Perché il fantastico autore di questo fumetto ha pensato bene di dare al villain un valore emotivo e non narrativo e quindi non strutturando nessuna storia attorno a lui. [SPOILER]
Il cattivo di W e poi anche del fumetto, non ha motivazioni, non ha background, non ha nulla. Semplicemente è un cartonato che sta lì per ammazzare la famiglia del lead, incastrarlo per omicidio della stessa e ciao. Adios amigos. [FINE SPOILER]
Terribile. E lo so che dovrei prendermela con lo scrittore del fumetto per aver creato sto mostro di nonsense, ma siccome si vota il "villain peggiore" e l'autore non si è impegnato manco mezzo secondo per crearlo, il voto della vergogna se lo prende lui.
25) Una bromance spettacolare: Tale Of The Nine Tailed
Qui voto per il fratelli volpe. Lee Rang e Lee Yeon lungo tutte le due stagioni hanno un rapporto molto strano: Il minore è legatissimo al fratello - quasi ossessivo - ama suo fratello ma lo risente per averlo abbandonato. Vorrebbe passare del tempo con lui ma ha sempre il terrore di affezionarsi e poi soffrire nel caso che Yeon [SPOILER[ lo abbandoni di nuovo. [FINE SPOILER]
D'altra parte Yeon adora il fratellino ma vorrebbe vivere una vita sua, stare con la ragazza che ama e vorrebbe che anche Rang trovasse una sua strada che sia a prescindere dalla vita di Yeon.
Nella prima stagione tra i due fratelli c'è maretta e una dinamica conflittuale ma che allo stesso tempo è amorevole. Nella seconda, le cose vanno ancora meglio ed i due fratelli finalmente si riappacificano e trovano ognuno la propria strada.
Una bromance carina, profonda e divertente che rivedo sempre volentieri.
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25 BIS) L'anno scorso la sfida era vedere:
Un cdrama storico o wuxia
Un drama tratto da un libro/novel/manga/webcomic
Un drama che ha vinto almeno un premio
come è andata? ci siete riusciti?
Yes! E non ho nemmeno dovuto cercarli. Mi sono capitati e solo quando sono andata a fare il quiz, mi sono accorta di aver completato la missione.
Back From The Brink per il drama Wuxia, One Piece per il drama tratto da manga e Moving per aver vinto il Grand Bell Awards nella categoria Miglior Serie. oltre ad aver vinto una fraccata di altri premi.
La sfida di quest'anno è di vedersi un drama/film co-prodotto o con attori (principali) di due o più paesi, entro la fine del 2024. Dite che è fattibile? XD
Qui ho barato. Onestamente non avevo idea di quale drama vedermi con queste caratteristiche...ma poi leggendo la risposta al quiz di @lisia81 mi sono illuminata: One Piece.
Cioè!
Non è che è fattibile, è già fatta praticamente.
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fashionbooksmilano · 11 months ago
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Curve e Biondi Riccioli Viennesi
Mobili in Faggio curvato da Michael Thonet ad Antonio Volpe
Giovanni e Chiara Renzi
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2000, 320 pagine, 24x30cm, ISBN 9788882151973
euro 60,00
email if you want to buy [email protected]
Quando attorno al 1830 Michael Thonet cominciò la produzione di mobili utilizzando, almeno per l’abbellimento di singole parti, il metodo di curvatura del legno per mezzo del vapore, si avviò un nuovo stile di lavorazione del legno, che incontrò presto il gusto di molti e la cui diffusione rappresentò in seguito un fenomeno di portata mondiale, in particolare fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Nel volume viene ripercorsa l’avventura imprenditoriale di Thonet, che trasformerà il suo primo piccolo laboratorio di falegnameria in un’azienda costituita da circa seimila uomini operanti in quattro fabbriche e ventidue negozi e che conquisterà il mercato grazie alla continua ricerca della limitazione dei costi di produzione, in modo di offrire prodotti di qualità a un numero sempre più vasto di consumatori. Come testimoniano queste pagine, la storia gli diede ragione.
22/12/23
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