#ma che ne sa la gente normale :-) :-) :-)
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E TUTTO IL RESTO.
Ci ritroveremo fra sette minuti, caro Nicola e rifaremo tutto da capo. Avevamo detto così, no? Tutto da capo, cristo santo, non vedo l’ora di tornare a Villafalletto, fra quei campi che profumano di olivi e vigneti e terra bagnata e zolle leggere. Roba che quando la tieni fra le mani non puoi fare meno di baciarla, ti viene voglia di amarla davvero, quella terra.
Quando me ne andai presi una manciata e la misi in tasca, è una roba strana da fare, lo so, ma volevo portarmi dietro un ricordo concreto mentre partivo per la maledetta America. Già, la maledetta America, uno se la immagina smisurata e felice e disposta ad amarti. Ci pensi e ti vedi in una casa da muri bianchi e il tetto rosso e spiovente, che deve essere proprio uno spettacolo quando viene Natale. E poi il giardino e la strada alla fine del prato, ma non quelle polverose di Cuneo, no, strade pulite e lisce e infinite. Uno se la immagina piena di possibilità, la maledetta America, una roba che di giorno fai un lavoro dignitoso e la sera te ne stai seduto nel portico a chiacchierare e a bere un vino strano e magari a fumarti una sigaretta e guardi dentro casa la luce oltre la finestra e pensi che forse te la sei meritata davvero quella felicità. Uno se la immagina come il posto ideale in cui mettere radici e incontrare una donna e costruirci insieme un figlio nuovo di zecca e sentire che quello è il migliore dei mondi possibile, è il mondo di quelli che vanno là e ci restano per sempre, perché quella è l’America, amico mio, la maledetta America.
Un giorno l’ho fatto, sono saltato su una nave e sono venuto qui, “La providence” si chiamava, il nome prometteva bene. Uno schifo di viaggio, onde che sembravano uscite dal culo dell’inferno, e noi giù in terza classe a vomitare l’anima, fra le valigie di cartone e i mocciosi con i calzoni corti e le gabbie con le galline e le donne a pregare e i mariti a tirare giù bestemmie come sassate. Che poi un paio di volte l’avevo visto, il mare, e non sembrava così insopportabile, ma qui era un’altra faccenda, qui si trattava del fottuto Atlantico, amico mio, e quello quando ci si mette sa essere davvero cattivo. Me l’aveva detto mio padre una volta: “Attento Trômlin che quell’oceano lì è un gran figlio di puttana”, mi disse così, una volta soltanto e quello fu l’unico tentativo che fece per trattenermi.
Era frenetica, era urlante, era grande, cristo santo se lo era, smisurata da non rendersi conto quanto avresti dovuto camminare per vederne la fine, era ruvida, era diffidente, era fredda. Era New York.
Avrebbero dovuto dircelo, prima di farci rischiare la pelle sul fottuto Atlantico, intendo, doveva venire qualcuno a spiegarci com’era davvero, la maledetta America. Dovevano dirci che se sbarchi da emigrante ti trattano da pezzente e ti smistano insieme alle gabbie delle galline e a tutto il resto. Ti parcheggiano lì e ti urlano contro e tu non capisci una parola e quelli urlano ancora di più e ti spintonando come a ricacciartela in gola la tua dignità. Dovevano dirci che no, non c’è niente da fare, se sbarchi da emigrante non c’è modo di uscire da quel sobborgo popolato da valigie di cartone e gabbie e galline. E pezzenti. Era questa, la maledetta America.
E ci ho provato, amico mio, a tirarmi fuori da quello schifo di sobborgo. Ho dormito per strada, cristo santo se l’ho fatto, con il treno della sopraelevata che mi sferragliava sulla testa e le macchine che neanche si fermavano e la gente che rispondeva e il freddo e il tram e la maledetta America. E tutto il resto.
Ci ho provato, ho servito ai tavoli della gente che sta bene, mi sono bruciato i polmoni nella cave e logorato le mani in quella fottuta fabbrica di cordami. Alla fine mi sono stancato di prendere spintoni, penso sia normale incazzarsi un po’ e ho scoperto di non essere l’unico e che potevamo fare qualcosa e poi ho incontrato te. E tutto il resto.
Ma questo posto non li sopporta i pezzenti che alzano la voce, qui devi stare al posto tuo, fare la tua parte e crepare senza disturbare nessuno. Avrebbero dovuto dircelo, amico mio, che qui vincono sempre loro, questi sono capaci di metterti in casa una rivoltella e convincere il mondo intero che sei un delinquente e che mesi prima hai ammazzato un tizio di una banca e devi pagarla cara. E tutto il resto.
Dovevano dircelo di non pensarci neanche alla dignità, che se provi a farti rispettare va a finire che qui qualcuno si indispettisce e si mette a starnazzare frasi cattive sugli stranieri, come se essere emigranti fosse una colpa. Dovevano dircelo che per sentirsi migliori un sistema l’avrebbero trovato e che saremmo finiti su questa fottuta sedia, a farci friggere come stronzi, per un crimine che neanche abbiamo capito bene quale sia. Il tizio della banca, hanno detto che siamo stati noi, mi pare di aver capito così, che poi neanche sappiamo dove sia quella diavolo di banca. Ma dice che questo non importa, siamo stati noi e dobbiamo pagarla cara e gli emigranti sono tutti delinquenti e l’America ha il diritto di dormire tranquilla e che questo è in assoluto il migliore dei mondi. La maledetta America.
Sono passati sette minuti caro Nicola e sto arrivando, hanno appena dato il segnale, sto tornando lì, fatti trovare pronto che dobbiamo fare tutto da capo. Con questa manciata di terra nella tasca che mi porto dietro da tutta la vita e il fottuto Atlantico e la maledetta America. E tutto il resto.
“Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra, non augurerei a nessuna di queste creature ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico, ho sofferto perché sono un italiano, e davvero io sono un italiano. Se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già”. (dal discorso di Bartolomeo Vanzetti prima di essere giustiziato sulla sedia elettrica a sette minuti di distanza da Nicola Sacco. Questo brano è per loro e per tutti quelli che sono calpestati).
Francesco Lollerini
23 Agosto 1927
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Raga, vi dico una cosa che forse non sapete e che vi potrebbe sconvolgere..., questo non è tinder, non è un sito porno è Tumblr.
È un sito dove la gente principalmente scrive, posta foto artistiche, ecc...
Che poi le altre persone mettono altro non vuol dire che allora tutto è dovuto.
Tumblr non è tinder, perché bisognerebbe nascondere ad un fidanzato un social del genere? Principalmente se non si fa nulla di male o se si ha un profilo come il mio?
Se poi voi lo scaricate per farvi i porci comodi vostri, non vuol dire che lo facciano tutti.
Se al tuo partner dà fastidio che qualche persona vi scriva in chat o se postate foto (normali) o che ne so anche in costume e vi vieta di accedervi, non è normale raga, non è normale, è altamente un comportamento tossico.
Per fortuna io, ho un ragazzo intelligente, quindi non gli ho mai nascosto nulla, perché in una relazione bisogna esserci dialogo e soprattutto fiducia, senza di esse non si va da nessuna parte.
Il mio ragazzo è abbastanza sveglio, da capire che se mi scrive uno e ci prova, sa che io lo rifiuto o lo blocco e come può provarci qui, ci può provare su Instagram o dal vivo, non è che mi vieta di rispondere o altro, cioè cosa dovrebbe fare? Andare a picchiare la gente? No
Ovviamente se vede cose che non sono normali, si incazza come è giusto che sia, ma non con me, attenzione, perché se lo dovesse mai fare, sarebbe tossico, ma con le altre persone.
Idem dal vivo, va e gliene dice quattro.
Perché un conto è provarci, un altro conto è insistere ed essere irrispettosi.
Cioè che uno priva alla propria ragazza, di mette foto in costume, è altamente tossico, perché come la vedono su Instagram, la vedono anche dal vivo voglio dire eh, non è che se vai al mare, le persone non ci siano e di conseguenza non ti guardino, cioè cosa dovrebbe fare? Mettervi un burqa (?)
Fatevi tutti un'esame di coscienza, maschi e femmine.
Detto questo , vi saluto.
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Brutto risveglio.
Ieri ho aspettato il gatto fino alle 3 di notte perché lasciarlo fuori con zero gradi mi sembrava una punizione troppo pesante, era uscito almeno un'ora e mezza prima, ma nonostante l'abbia chiamato per un'ora non è venuto, sicuramente è andato a farsi un giro chissà dove, strunz. Quindi oggi mi sono alzato parecchio tardi con lui che mi guardava sonnecchiante ai miei piedi, sto strunz, ma cosa puoi dirgli? Lui non comprende le necessità umane come noi comprendiamo le sue, anche se spesso sono più rotture di coglioni come questa appunto, ma non è il solo. Appena sveglio vado in cucina e guardo fuori nevica come se non l'avesse mai fatto e sapete che mi finirà a spalare una volta finita sta tormenta, ma non è finita qua, la mia compagna mi avverte che per la fine dell'anno la festa si fa da noi, addio tranquillità e momenti di silenzio, senza contare che dovrò smontare tutto su questo tavolo, lo so non sapete, ma il tavolo nel soggiorno dove c'è il pc da dove scrivo e faccio le varie cose è una sorta di mini laboratorio, c'è la stampante normale (che stampa anche la parte bianca dei CD, presa esclusivamente per questo), c'è la stampante 3D con i vari filamenti, c'è lo spazio centrale dove creo le mie cose, anche se ultimamente sempre meno. Ogni volta quindi che c'è qualche festa o riunione familiare devo smontare tutto per poi rimontarlo finito tutto, si per me è un casino, ci sono una quantità di cavi non indifferente, ma questo è il minimo, a me non va di passare ore a sentire gente ubriaca parlare in una lingua che ne capisco il 10%, non è astio verso i suoi parenti, più una sorta di rigetto non verso loro direttamente ma verso sto popolo poco incline alla comprensione che esistono altri modi di vivere nel mondo, in poche parole non mi va per niente, anzi diciamo che mi sono abbastanza innervosito per questa cosa. Conoscendo la sua testardaggine e visto che mi ha detto che gli altri anni si sono ritrovati a casa degli altri non posso neanche replicare e cercare di mediare per evitarmi questo strazio, sono fottuto. Senza contare che dovrò anche cucinare per diverse ore visto che sti qua mangiano più dei calabresi, ma la cosa che mi rompe di più è che sicuramente porteranno dei fuochi d'artificio che è una delle cose più inutili che l'umanità abbia inventato. Poi c'è l'annosa questione di festeggiare dei numeri, cosa cambia? Il 2023 è stato una merda e non penso che il 2024 sarà migliore e bisogna anche festeggiarlo?
Stamane mi sono trovato, cambio di discorso, gli auguri di natale su FB di un tizio che è simpatico per carità ma che non sa la regola principale, cioè che se mi fai gli auguri ti banno, non l'ho scritto quest'anno perché pensavo che tutti si ricordassero di sta cosa, ma si vede che a lui è sfuggito, gli ho fatto notare che l'avrei dovuto eliminare, ma visto che forse non lo sa o non lo ricorda per sta volta la passa liscia, ha replicato che il padre era ateo ma che si facevano gli auguri per tradizione, a parte che non sono tuo padre e quindi fotte sega delle tradizioni (non gli ho scritto questo non sono così irriverente), gli ho solo scritto che per me non è solo una questione religiosa, finita li.
Cos'è che le persone non capiscono che a me di fare parte di un mondo di ipocriti e benpensanti, non che consumatori seriali, non me ne fotte un cazzo e che più mi lasciate per i fatti miei e meglio è, non è difficile ne da capire ne da attuare, basta non calcolarmi come fate nei 364 giorni precedenti, non è difficile lo sapete fare benissimo. Penso che la composizione che più rappresenta il mio stato d'animo in questo momento è questa
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Yuriko Tiger personal facebook post 2/1/2024
Un giorno mi piacerebbe molto parlarvi di come vengono fatti questo “concerti virtuali” perché mi sto rendendo conto che il mio “mondo” è così alieno all’esterno, che a volte lo do un po’ per scontato. Visto che non posso farvi vedere il live dal mio telefono, vi metto il link nei commenti. Al momento sono andata a tre live: Towa, Watame e #usadapekora e sono stati tutte e tre molto diversi tra loro. La domanda che si chiederanno in molti è: “Ma quindi vai in una sala da concerto a vedere uno schermo” “Sni” Ovviamente non uscirà mai la persona “dentro” l’avatar o la magia del #Vtubers sparirebbe in quanto 90% del loro appeal è proprio che usano un’avatar per stremmare e fare concerti! In realtà penso di saperne un po’ troppo rispetto alla gente normale perché la mia azienda è specializzata in “ballerini” (capite che intendo). Quindi riconosco ad occhio quando una cosa è pre-registrata, solo loro a cantare e ballare oppure metà e metà ma normalmente la gente non se ne rende conto. (Pensate che capisco spesso pure che ballerini usano a volte) e non quindi posso confermarvi che dipende dall’artista stesso. Un buon 70-40 diciamo ma per i veri appassionati: Son sempre loro. (Perché si. Nessuno vuole vedere micky mouse senza maschera.) Per assurdo (davvero assurdo), Pekora è una delle mie preferite ed è il live che mi è piaciuto “meno” perché era molto meglio vederselo a casa che non in un’arena grande quanto il Tokyo Dome. Era “troppo” perfetto. Towa e Watame, hanno utilizzato delle band dal vivo con loro “dietro” quindi si sentiva che “era lì” e ci sono stati un sacco di stonature, sbagli ect. Ma onestamente è quello che apprezzo di più di un live perché la differenza tra un Vtuber e Hatsune Miku (ad esempio) è che dietro c’è una persona. Non è un ologramma ma una persona che decide di utilizzare un’immagine di un manga/anime (sto cercando di spiegarlo per i noob eh). Al posto della sua faccia. In Giappone non è poi così raro visto che c’è SEMPRE stata questa cultura da #Utaite e l’artista numero uno è #Ado di cui nessuno sa chi è. Utilizzano delle apparecchiature che non penso sia reperibili in Europa perché non è “uno schermo” e per dare più profondità, l’avatar sullo stage risulta un po’ “piccolo” rispetto al normale però mi chiedo come sarebbe vedere una cosa simile in un altro contesto (a nessuno fregherebbe nulla dei #Vtuber purtroppo ma pensate a qualche collab con degli artisti). Allora perché uno ci va?l’esperienza dal vivo è sempre diversa in questi live molto vanno da soli e nessuno si sente a disagio appunto perché riesci a percepire un po’ Di profondità a differenza di quando lo guardi in live. l’atmosfera unica dei concerti #Idol (guardatevi #OshiNoKo su Netflix). Penlights, Cori, Frasi durante le pause.. Sono cose che da noi non esistono proprio. È più per stare lì a supportare l’artista con una tua luce e movimento, che tutto il resto. Sono mezza addormentata e potrei aver scritto male qualcosa ma spero sia un pochino più “chiaro”. Per me, è molto divertente. Può sembrare una stronzata per tanti ma se per questo anche vedere palleggiare un pallone per me potrebbe esserlo. In ogni molto “dietro” ci sta una programmazione della madonna ed è bello capirlo fino in fondo.
#Watame Tsunomaki#Vtuber#Hololive#Facebook#Meta#ユリコ・タイガー#ユリコタイガー#Yuriko Tiger#Yurikotiger#Yuriope#「エレ」#エレ#「ERE」#Ere7rock#Ere#ERELAST#Psykhere#EronoraMono#Eredalle#Yuriko tiger Is Not Mai Waifu!#Fan Blog#Fan Page
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È sempre difficile affrontare in faccia la realtà delle cose e dire che l'Italia è assolutamente un paese razzista. Sempre difficile: è un paese dell'Europa del Sud e lo sottolineiamo come se significasse qualcosa (sempre Europa è, e ha beneficiato della stessa, orripilante e distruttiva crescita economica dello scorso secolo). Gli italiani sono brava gente, sono anche loro popolo di migranti...tutte le solite giustificazioni, davvero. L'Italia è un paese profondamente razzista ed è inutile mettersi ad edulcorare la realtà, a dirci che i poteri forti sono altri, che la Francia o la Germania o l'Inghilterra sotto sotto fanno peggio.
Ma è normale un paese dove non c'è una sola personalità non bianca in tv, è normale un paese dove una sindaca può permettersi di chiudere le moschee o vietare alle donne di fare il bagno con il burqini, è normale un paese il cui presidente del consiglio dice che la cultura islamica e/o ""africana"" sono incompatibili con quella italiana, è normale un paese dove l'apologia di fascismo non viene condannata e che permette a migliaia di deficienti di riunirsi a predappio ogni anno, dove se vuoi cercare casa e vedono che hai un nome straniero puoi letteralmente metterci anni a trovarne una (mio fratello ne sa qualcosa). Oppure, per ritirare fuori il mio trauma preferito del 2023, è normale che se io e due miei cugini troviamo una borsa dimenticata ci permettiamo di rispondere al telefono che squillava per restituirla ci ritroviamo uno che appena ci vede ci chiama addosso la polizia accusandoci di avergli rubato i soldi? (Non mi fermerò mai più per strada se vedo borse/telefoni abbandonati, ve lo giuro).
L'italia è un paese molto razzista e dircelo non può che farci bene, basta scuse
#che palle i commenti stamattina#che palle chi mistifica la realtà#quanto cazzo si vede che non avete a che fare con certe cose. che non ve ne frega un tubo
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La mia depressione segue un pattern che alterna fasi maniacali folli e periodi di vuoto esistenziale in cui faccio fatica anche a tenere gli occhi aperti.
Negli ultimi due giorni sono passata da scatti d'ira violenta e immotivata a crisi di pulizia degne di una casalinga degli anni '50. Crisi che hanno avuto fine ieri, quando mi sono decisa a far visita all'emporio cinese sotto casa mia per comprare una nuova tenda per la doccia.
Adesso il mio bagno è bellissimo, lucido e pulito. Tutto grazie alla sfumatura di bianco avorio della nuova tendina in PVC, decorata da delicate fantasie di coralli cerulei.
Nel momento in cui ho deciso che la tenda della doccia avrebbe risolto tutta la frustrazione che mi causa la disorganizzazione della mia Manager Suprema, però, ho anche deciso che era giunto il momento di spendere 25 euro in un abbonamento annuale a un'applicazione per imparare il Coreano.
La fissa per il Coreano è la cosa che mi fa più ridere in assoluto, se la osservo dalla prospettiva di una mente neurotipica. Perché mai una ragazza di 26 anni, che padroneggia mirabilmente l'Inglese, sa parlare Francese e comprende il Tedesco, dovrebbe cimentarsi nell'imparare una lingua che realisticamente non le servirà a un bel niente?
Non lo so, fatto sta che adesso ho il mio bravo quadernino dove riporto in bella copia tutti i caratteri Hangul, le forme di saluto e le espressioni di cortesia. Sono due giorni che dedico almeno un'ora e mezza a leggere e imparare nuovi termini, arrabbiandomi con la mia lingua che non ne vuole sapere di articolare in maniera aggraziata questi suoni gutturali e palatali d'Oriente.
Ho anche scaricato un'applicazione per parlare con persone coreane, nella speranza di sveltire il processo di apprendimento e immagazzinare quante più nozioni linguistiche possibili prima che arrivi la prossima fase depressiva. Solo che le persone coreane o mi snobbano oppure mi parlano in Italiano. E in quest'ultimo caso lo parlano anche fin troppo bene, quindi finisco per mettermi a chiacchierare di cavolate, dimenticando che il mio obiettivo è riuscire a pronunciare bene la parola "anneyong".
Comunque, questa nuova e imprevedibile fissa fa il paio con l'assoluta mancanza di socializzare e parlare con la gente. Mi viene difficile trascorrere più di un paio d'ore insieme ad altre persone, soffro le conversazioni di circostanza e non riesco a trattenermi da sganciare piccole bombe non richieste in forma di considerazioni esistenzialeggianti sul senso della vita. Con il risultato che le persone attorno a me mi guardano perplesse e poi con un sospiro danno fuoco alla loro canna del fine settimana.
In periodi come questo darei via la mia anima per essere una persona normale, per essere in grado di parlare del niente ed essere contenta, per potermi accontentare della mediocrità e della frivolezza. Darei sinceramente la mia vita per poter esorcizzare le mie ansie paralizzanti facendo compere o passeggiando per le vie del centro.
E invece eccomi qua: barricata alla scrivania, quasi dimentica di mangiare, che passo dallo scrivere una copy sulle piante per il mal di testa a decifrare esercizi scritti in un alfabeto che fino a 48 ore fa mi era completamente sconosciuto.
Però in fin dei conti forse va anche bene così. Quando ero ragazzina avrei preferito suicidarmi piuttosto che ammettere a me stessa che stare da sola è proprio ciò che mi piace.
Certo, poter parlare con qualcuno è bello - in alcuni casi. Ma io sono rassegnata al fatto che neanche il mio ragazzo vuole sentirmi dar voce ai pensieri che popolano la mia testa. E come biasimarlo.
Anche la psicologa, che ho ghostato qualche mese fa, mal sopportava i miei sproloqui e le mie fisse estemporanee.
Anche lo psichiatra, che vedo solo due volte l'anno per farmi rinnovare le ricette, si limita a monopolizzare la seduta perché tanto io non avrei nulla di interessante da dirgli. E quindi sì, certo, parlami ancora della filosofia orientale mentre mi chiedi di pagarti senza fattura.
Anche mio padre, che ormai si è dato alla macchia, non mi ha mai lasciato parlare durante le poche volte che abbiamo mangiato assieme.
Che nessuno mi voglia ascoltare un po' mi ferisce. Anche perché vorrei tanto condividere la piccola gioia che mi dà il saper dire "grazie" in coreano. Vorrei poter dire che fare TikTok stupidi e senza pretese mi mette allegria. Vorrei poter dire a qualcuno che sì, mi sento molto sola ma che ho imparato a non farmi del male quando sono da sola con me stessa.
A quindici anni dicevo che anche le persone più ricche e di successo a fine giornata si trovano da sole davanti alle loro paure. Ebbene, io vivo all'ombra dei miei terrori ininterrottamente da ventisei anni. Ormai posso dire che sono loro i miei migliori amici.
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Hei notturni come state? Non mi sono più fatta sentire, mi sono chiusa un po' in me stessa ma alla fine neanche quella è la soluzione giusta o forse un po' si, mi fa bene pensare ma non troppo, perché poi scatta la depressione.
Ho lasciato il lavoro, era una merda, non sono fatta per quelle cose, ho bisogno di interagire con le persone, voglio che siano felici. Non ho ancora capito che lavoro mi piacerebbe fare ma sicuramente a contatto con la gente...
Sono giovane, so che ho ancora molto tempo per capire la mia strada ma non lo so, mi sento indietro in ogni cosa che faccio.
I miei amici hanno il lavoro, la macchina bella, convivono e hanno figli... Sono felici? Sinceramente non lo so, ma sicuramente sanno che fare ahahahah
... È un periodo un po' buio per me, credo che febbraio nel complesso sia stato un mese molto cupo, notizie brutte, casini con il mio ex migliore amico, con la mia ex...
So che non devo pensare al passato perché non serve a nulla, ma come si fa se mi viene a bussare la porta ogni giorno? Io ci ho provato ad andare avanti giuro, mi sono impegnata ma nulla ancora qua sono, intrappolata in un tunnel temporale.
D**** lo conosco da quasi 10 anni e B* da quasi 4...sono stati importanti per me ma ora sinceramente non so che fare, mi stressano, già ho i miei problemi, loro mi complicano il tutto. Sempre a scrivermi, vogliono vedermi BASTA NON NE POSSO PIÙ. Manco posso dirlo però perché non mi ascoltano, loro pensano a se stessi non so se hanno paura di rimanere soli o sono ossessionati da me. B* mi vuole sempre vedere, quando usciamo mi parla è normale dai, prova a baciarmi ma easy so cavarmela mentre d**** mi chiede quando ci sono per uscire a parlare almeno 4/5 volte al giorno, È STRESSANTE. Ha dei problemi non so, ma bastaaaaa!! Arrenditi d**, eri innamorato probabilmente lo sei ancora ma non puoi continuare così sai? Ti distruggi dentro, io non ti voglio e mai ti vorrò. Devi allontarti da me, farà male ma già ce la stavi facendo, continua e poi è inutile starmi vicino, vogliamo cose diverse, hai 22 anni e devi andare avanti per la tua strada e lasciarmi andare sulla mia, cazzo, non puoi dire di non averci provato. Sarai per sempre nei miei ricordi come la persona con più guinness record per non essertene andato via da me e averle provate tutte ma veramente tutte.
Però tutto arriva ad un limite e io e te l'abbiamo superato. Io con te a fianco non posso conoscere nuove persone, avere un* fidanzat*, essere tranquilla perché tu mi porti stress e io non posso piu reggerlo okay? Non mi lasci avere nuovi rapporti perché ti intrometti sempre e mi fai rovinare l'inizio di un qualcosa. Non te ne accorgi ma purtroppo credo tu lo abbia sempre fatto. Il 90% delle persone sono scappate da me per colpa tua. Non voglio darti colpe assolutamente però, sai rifletti un po'...forse esageri no? Ammettilo a te stesso che vivrai meglio. Impara a conoscerti e a migliorarti.
Io non sto bene, sto cercando lavoro, non trovo nulla, sono disperata, le cose con mamma non vanno per niente bene okay?
Litighiamo sempre, ci diamo contro, non sappiamo più ascoltarci, lei pensa a se stessa e io scappo, credo.
Non si sta più bene nemmeno in casa, cosa che prima amavo. È tutto strano, voglio andare via da qua. Non credo che sia il mio momento di creare un futuro cercare qualcuno e magari avere una famiglia.
Sono in un'altro Mood, ho bisogno di fare nuove conoscenze, ho bisogno di viaggiare, scoprire nuovi luoghi, culture, ho bisogno di guadagnare proprio per capire cosa vorrò fare nella vita: chi voglio essere?.. per capirlo bisogna avere la mente libera e sicuramente due soldi quindi mi sa che a breve parto lascio i miei problemi qua e mi faccio una bella stagione e, a settembre, si vedrà...
So solo che qua ora non sto bene e non ci voglio più rimanere. Fumo un sacco, penso da sola, piango e ascolto un sacco di musica. L'unica persona che mi ascolta e mi fa svariare è tipo la mia migliore amica credo, non so, è una persona che dal nulla è diventata molto importante e ne sono felice, ragiona come me, ci troviamo un sacco, sono contenta.
Mi dispiace per b* ma non so che fare io non riesco più a sopportare il suo carattere, ha dei comportamenti molto particolari con me e non mi piacciono. Ha degli sbalzi d'umore incredibili e io già ho i miei se mi prendo anche i suoi CIAO non esco più da sto tunnel, giuro ..non so come arrivare alla luce, è veramente difficile. Avrei avuto un qualcosa con lei tempo fa, ma serio eh, però ho capito che non fa per me, è durata finché durata ma basta non me la sento più, non so se riusciremo a stare amiche che si vedono ogni tanto ma non credo proprio, lei è gelosa protettiva non accetterà mai questo. O tutto o niente, quindi ci starò male ma prima o poi la lascerò continuare a percorrere la sua strada in totale libertà, lei non ha bisogno di me, in fondo è vario forte e troverà sicuramente una persona adatta a lei e soprattutto che sappia prenderla con il suo carattere tosto...non è da tutti, molto impegnativo...le voglio bene e rimarrà sempre nel mio cuoricino ghiacciato.
Comunque in realtà questa lettera volevo scriverla perché ho appena finito di guardare un episodio di Un professore, sono le 04:16 del 1 marzo (speriamo sia un mese ricco di belle novità) e ad una certa è finito e così a caso mi è venuto un flashback del passato. Ho provato a cercare nella chat di V** la frase "ti voglio bene" e sapete cosa? Non l'ha mai detto. Pazzesco oh
Vabbè ora basta, credo di essermi sfogata abbastanza
Provo a dormire buonanotte.. <3
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29 febbraio 2024 17.45
Un disturbo alimentare è tutto tranne che un disturbo legato solo al cibo . È un disturbo che ti porta a dubitare del tuo stesso valore , come se il tuo peso determinasse tutte le tue caratteristiche . È come se il resto del mondo non potesse vederlo altro al di fuori dei tuoi chili , perché tu in te non riesci a vedere altro che i tuoi chili . Così ci provi , ci provi a cambiare , ci provi a mangiare bene e a perdere chili . Se prima ne avevi 50 in più del “ normale “ ora ne hai solo 40 ma che cambia ? Nella tua testa sempre schifo fai . Nella tua testa comunque questo non basta , rimani sempre una cicciona schifosa che nella vita non potrà mai fare nulla . Quindi succede che ti blocchi , succede che sei davanti ad una marea di persone che si divertono e giocano sulla spiaggia e tu ti blocchi . Non ti devi nemmeno spogliare , nessuno sa come sei sotto la maglietta e nessuno lo saprà però ti blocchi . Come in tutte le situazioni sociali metti in dubbio tutto il tuo valore e qualsiasi cosa tu possa fare solo per il tuo corpo . Come se questo non fosse solo un involucro della tua anima , delle tue caratteristiche e delle tue potenzialità . Del tuo carattere forte , della parlantina e della simpatia , della tua empatia , della tua bravura a fare tutto , della tua capacità di risolvere ogni problema che si presenti sulla strada . Tutto questo per qualche minuti , ormai da un ora , non esiste più . Esisto solo io , volutamente sola , davanti ad una marea di gente che semplicemente si diverte . Che poi chissà come sta tutta sta gente, chissà in quanti hanno pianto prima di venire qui , chissà se davvero si stanno divertendo o stanno solo facendo finta di farlo , chissà dov’è la loro mente , i loro pensieri . Chissà se anche loro hanno paura che si alzi un po’ la maglietta , che la gente pensi a quanto sono scarse solo perché sono grosse , chissà . Nonostante tutti questi chissà e nonostante io sia consapevole alla fine siamo tutti uguali non riesco a muovermi . Riesco solo a pensare che vorrei trovare qualche angolino, qualche panchina nascosta o qualche vieta in cui poter mangiare , sola . Non riesco a pensare assolutamente a nient’altro se non al cibo che vorrei inferire a grandi quantità e che probabilmente mangerò quando torno a casa, da sola . Il disturbo alimentare è così ti vuole sola e dipendete da lui , da quel pensiero fisso che ti divora che non ti fa vedere nient’altro . E piu sto male e più mangio e più mangio e più sto male . Basta
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" Provaci, è facile: mangiare, studiare, fare sport, sono tutte cose normali che la gente normale fa. " "No, non è facile. É facile lasciarsi andare, non avere l'orario per pranzare o per svegliarsi, dormire fino a quando non arriva il momento in cui non riesci più a farlo, prendere brutti voti perché non riesci ad assimilare i concetti scritti sulle pagine di un libro, non prendersi cura di sé, questo è facile. É complicato essere come gli altri, essere normali, lo sa? Sono anni che ci provo e non ce la faccio più. Le energie, quelle spese a parlare di discorsi di cui non me ne importa nulla, a scrivere di cose per le quali non ne vale la pena, a sorridere quando non ne ho voglia, a masticare meccanicamente solo per far contenti gli altri, non sono infinite. Sa, alla fine la vita non è altro che " far contento chi ti sta intorno". Se studi lo fai per i tuoi genitori che sono contenti quando hai successo, se mangi fai contenta la nonna, se sei educato e rispetti le regole fai contenta la gente. Si vive per questo." "E tu vuoi far contenti gli altri?" "Sì, ma non è giusto. Nonostante gli altri siano contenti, io non lo sono. Non voglio svegliarmi ogni giorno con in mente solo cosa posso fare oggi per rendere felici gli altri. Direi una menzogna se dicessi che nessuno pensa di far contenta me nei suoi gesti, nelle sue parole, nei suoi sorrisi, falsi o veri che siano. Ma la gente ha scordato cos'è davvero la vita." "E cos'è davvero la vita?" "Vivere vuol dire amarsi, non amare. Amarsi in ogni cosa che si fa, senza egocentrismo o egoismo. Dirsi ogni mattina, io sono così e mi vado bene. Tutte le altre scelte dovrebbero essere una conseguenza. Io voglio accanto una persona che prima di amare me ami sé stessa, che al mattino si svegli sorridente e mi dia un bacio perché sa che vivere è un privilegio, e accettarsi ancor di più. Che non voglia cambiare niente di sé perché se va bene a lui, deve andar bene anche agli altri. Se una persona è troppo impegnata a trovare i difetti degli altri in fondo non accetta i propri, oppure è troppo egocentrico e vuole che gli altri siano come lui. É sbagliato in entrambi i casi. Perché se si sta bene con la propria persona, si sta bene anche con chiunque. Non crede?" "Beh, sì. Hai perfettamente ragione."
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6 nov 2023 15:30
“NON SONO SOLO LORIS BATACCHI, AMO MOLTO LA POESIA” - ANDREA RONCATO, FACCE RIDE: “AUTO DI LUSSO, BELLA VITA E MOLTE DONNE? DICERIE. RECITAVO CON LE ATTRICI PIÙ BELLE. MA MICA LE CORTEGGIAVO TUTTE." - "BERLUSCONI MI CHIAMAVA ALLE 2 DI NOTTE PER SUGGERIRMI LE BATTUTE", LE SGRIDATE DI SANDRA MONDAINI, I NO AL REALITY (“CI HO RIMESSO SOLDI”), IL CAFFE’ CON DE NIRO: “SE INCONTRO UN TRONISTA DI 'UOMINI E DONNE', FA FATICA A SALUTARMI. TANTI GIOVANI ATTORI OGGI SONO CONVINTI CHE BASTI ESSER BELLI PER SFONDARE. MA È UN PO’ COME PER LE DONNE: CONTA DI PIÙ FARLE RIDERE, DEGLI ADDOMINALI” – VIDEO
Giulia Cazzaniga per la Verità - Estratti
Risponde al telefono e Andrea Roncato in pochi minuti sorprende citando Pablo Neruda. Racconta che ha appena visto online alcune terribili immagini dei bambini del Medio Oriente che gli mettono tristezza: «Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono», ricorda a memoria affrettandosi ad aggiungere: «Non sono un intellettuale, ma neanche un ignorantone. A inizio dell’anno prossimo uscirà un mio libro con alcuni versi. Amo molto la poesia, sa? E c’è chi si stupisce, perché come sono stato raccontato negli anni non ha molto a che fare con chi sono davvero».
Auto di lusso, bella vita e molte donne, si è letto soprattutto.
«Dicerie».
Proprio tutte?
«In gran parte. Ci ho anche scritto un libro, su questa discrepanza: Non solo Loris Batacchi, si intitola. Non sono solo quello. C’è stato un momento in cui avevo 10 Rolex e ne cambiavo uno al giorno, sì. E ho anche pensato a un certo punto che avere tre auto fosse davvero importante».
Poi?
«Poi succede che con gli anni ci si rende conto che è una forma di insicurezza, tutto questo mostrare. Immaturità, anche. Quando si diventa sicuri di sé non c’è il problema di apparire. Che è un po’ il problema dei ragazzi di oggi: pensano di essere la foto che scattano per postarla sui social, con tutti quei filtri che non sono reali».
I social non c’erano, quando ha iniziato la sua carriera.
«Quarantadue anni orsono. Ne hanno dette di cotte e di crude su di me, anche senza social. Sarà che la gente vede quello che sei nei film e ti identifica con il personaggio».
Nel suo caso, spesso quello del donnaiolo.
«Recitavo con le attrici più belle d’Italia, quelle belle sul serio perché vere e senza ritocchi. Ma mica le corteggiavo tutte. A me fan tristezza quando mi chiedono quante donne ho avuto. Chi dà i numeri spesso mente. Oggi ho una vita molto normale, invece. Sono sposato dal 2017 e sto con mia moglie Nicole da 12 anni, fidanzamento compreso. Sua figlia - l’attrice Giulia Elettra Gorietti - mi ha regalato una splendida nipotina che si chiama Violante. Mi hanno cambiato la vita, queste donne».
Rimorsi per qualche errore, ne ha?
«Se uno non sbaglia non diventa grande. Gli errori servono a migliorare e chi non ne commette neanche uno resta una persona mediocre. Certo, non parlo di errori catastrofici, eh. Però penso che piuttosto che star fermi, vale la pena intraprendere una strada e poi nel caso tornare indietro a metà».
Tempi bui ce ne sono stati?
«Come in tutte le vite. Il peggiore, quando morirono i miei genitori nell’arco di due anni.
Rimasi solo, da figlio unico. Anche le vicende sentimentali sono state non semplici, anche su questo fronte mi sono sentito lasciato solo. Ma sono sempre andato avanti, grazie all’amore e alla compagnia di chi restava. Animali compresi. Pure con la carriera non è stato sempre facile. Ho avuto anni in cui ho lavorato di meno… ma mi sono rimboccato le maniche senza chiedere favori a nessuno».
Parla di raccomandazioni?
«Avrei potuto chiamare Berlusconi o chissà quanti politici che conosco, e di nomi non gliene farò. Ma ho sempre avuto un tale rispetto di me stesso che ho detto di no anche ai reality, anche se ci ho rimesso soldi».
Com’è che la politica è così intrecciata alla tv, nel nostro Paese?
«Fosse per me, dovrebbero essere due mondi totalmente estranei. Se non per la satira e la caricatura. Ma da sempre funziona così, non cambierà tanto presto questa cosa. Fu Berlusconi con le sue tv, e ancora in Rai si cambia a ogni cambio di governo».
Preferenze politiche lei ne ha?
«Destra o sinistra, per me contano le persone in gamba.
Son contento anche che le donne si stiano rafforzando in ruoli di leadership. È giusto, finalmente succede. Compensano la crescente debolezza degli uomini, sempre più insicuri».
Le sue aspirazioni oggi?
«Continuare a fare il mio lavoro con tutto il rispetto che ne ho. A breve comincerò le riprese del nuovo film di Pupi Avati, un horror dal titolo L’orto americano».
Una collaborazione di ferro, la sua con Avati.
«Contando le serie per la tv, mi ha diretto in 11 film».
E in tutto quanti film ha fatto? Ha mai tenuto il conto?
«Più di 63 film e quasi 250 episodi di fiction, tra Carabinieri, Don Matteo, L’Ispettore Codiandro e molte altre».
Tutto ebbe inizio nei mitici anni Ottanta.
«1980 per la precisione. Sandra Mondaini ci portò - a me e Gigi (Sammarchi, ndr) - su Rai 1 dopo che avevamo lavorato con lei in giro per l’Italia».
Che donna era?
«Irripetibile. Eravamo come figli per lei. Mi vanto spesso della sua amicizia, e pure delle sue sgridate».
Un suo insegnamento su tutti?
«Ringraziare e rispettare il pubblico. Non ho mai rifiutato un autografo o una foto perché sono consapevole che senza il pubblico non sarei niente».
Da Berlusconi invece cosa imparò?
«Berlusconi fu colui che mi diede i primi lavori più importanti. Ne ricordo la grande fantasia che fondò la sua forza imprenditoriale. Mi chiamava alle due di notte per dirmi che una certa battuta non gli era piaciuta, e che invece quella di qualche giorno prima funzionava di più. Ci vedeva lungo. Fu il primo in Italia a investire un mucchio di soldi in trasmissioni tv».
La sua preferita?
«Grazie a Grand Hotel, uno come me che era agli inizi di carriera riuscì a lavorare al fianco di persone come Massimo Ciavarro, gli Ingrassia, Paolo Villaggio… Ricordo la prima puntata con Alain Delon. E Tony Curtis che mi domandava con gentilezza se potevamo rifare una gag e io pensavo, onorato: “Questo signore ha fatto film con Marilyn Monroe e ora mi sta insegnando qualcosa”. I veri grandi sono grandi in tutto».
Ne esistono ancora?
«Robert De Niro mi incontrò ai Telegatti e la volta successiva mi salutò e venne a bere un caffè con me. Se incontro oggi un tronista di Uomini e donne, fa fatica a salutarmi. Tanti giovani attori oggi sono convinti che basti esser belli per sfondare. Ma è un po’ come per le donne: conta di più farle ridere, degli addominali».
Quelli della sua generazione parlano degli anni degli inizi spesso con nostalgia.
«Credo abbiamo nostalgia soprattutto della voglia di divertirsi che c’era allora. Le persone amavano andare al cinema. Le discoteche erano piene sette giorni su sette, e agli spettacoli delle 23 assistevano 5.000 persone per volta».
Poi abbiamo cominciato ad annoiarci?
«Un po’ c’entra il fatto che si avevano più mezzi, più soldi da spendere in divertimento e cultura, che erano pure più accessibili di oggi. E poi tutto questo voler apparire online rischia di rovinare le relazioni tra le persone. Sa cosa mi pare? Che si vogliano evitare le emozioni, specchiarsi in una realtà finta e non vivere davvero. Far emozionare la gente è invece il motivo per cui ho scelto questo lavoro».
(…)
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la cosa che preferisco di te è l'odore.
sai di terra, erbe, giardini. un po' più
umano di noi altri. 🍒
ʜᴀsᴀɴ Molte volte, Hasan si chiedeva ancora come avesse potuto la gente crederlo capace di qualcosa di tanto atroce come un omicidio; lui che Clara l'aveva amata davvero e che non farebbe male ad una mosca, e non solo per via del proprio credo. Ma soprattutto si chiedeva spesso perché non lo avessero mai creduto in quegli anni, quando aveva più volte ripetuto loro, che sapesse esattamente quanto fosse successo quella maledetta sera. ( ... ) Sa bene che si tratterà in quel bosco molto di più di quanto concesso dalla libertà vigilata, sa bene di star trasgredendo a delle regole molto rigide ma non gli importa, poich'egli ha quel bisogno viscerale di star a contatto con la natura. ( ... ) ‹ ‹ Sai io avevo due timpani funzionanti, una volta. › › Disse stizzito verso quella ragazzina che non la smetteva di urlar manco avesse visto un fantasma, ma nonostante la confusione nel di lui sguardo, continuò a guardarla con genuina curiosità. ‹ ‹ Potresti calmarti per cortesia, sei più snervante di una sirena della polizia. › ›
ᴠᴇᴇ Suo padre le dice spesso di non uscir quando il sole sta per tramontare, eppure Vivì, curiosa come un bambino, è solita passeggiare nel bosco anche al calar del sole. Resteranno forse poche ore di luce, ma la pace che trae da quelle sfumature di colore è a dir poco elevata. Siederà come al solito dinanzi al fiume a leggere il suo libro sulle piante, poi tornerà a casa e andrà a letto. Una vita normale la sua, se non fosse che non conosce niente del mondo se non quei boschi e le altre persone che lo popolano non le ha mai viste; anche perché suo padre le ha detto che sono tutti pericolosi. Mai dire mai comunque... Ed eccola lanciare un urlo, mentre gli occhi si posano sulla figura dinanzi a lei e di primo istinto dopo aver urlato, gli lancia una pigna. ‹‹ Non farmi male, non farmi male, non farmi male! ›› Lo ripete, nascondendosi dietro un albero e sbirciando solo dopo essersi appena calmata. ‹‹ Mi vuoi mangiare? ››
ʜᴀsᴀɴ Con le mani alzate quasi a voler, silenziosamente, rimarcar quel ` guarda che non ti faccio niente `, Hasan abbassò lo sguardo su quella pigna rimbalzatagli addosso e poi caduta a terra. ‹ ‹ Auch. › › Disse sarcasticamente, fingendo di provar tutto il dolore ch'ella forse sperava di provocargli con quel suo inutile gesto. ‹ ‹ Non intendo farti del male, cosa che sapresti da almeno un quarto d'ora se solo non stessi dando ascolto soltanto alle tue urla. › › Continuò avanzando d'un poco in direzione di quel albero, dietro il quale vi si fosse nascosta; non sembrava ferita e neppure in pericolo, ma neanche per così dire ` normale .` Quella ragazza aveva davvero qualcosa di strano, come se fosse appena uscita da un libro da colorare per bambini, su qualche mondo incantato. ‹ ‹ Ugh, non vedi? Ho le fauci più aperte del lupo in cappuccetto rosso › › Rispose sbuffando una piccola risata. ‹ ‹ Come ti chiami? › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Mio padre dice che voi altri siete pericolosi. ›› Ma deve ammetter che il cuore le batte di gioia e al contempo di paura. Ha sempre desiderato conoscere qualcuno di quelli che suo padre definisce altri, benché ne sia anche spaventata. Allo stesso modo sogna di esplorare il mondo ma suo padre le ha detto che anche quello è troppo pericoloso; non si esce dai confini del bosco! ‹‹ Sei il primo “ altro „ che vedo nella mia vita. ›› E sbuca fuori da dietro l'albero, osservando l'altro incuriosita dai suoi indumenti e dal suo aspetto. ‹‹ Io sono Vartiter, ma la mia famiglia mi chiama Vivì. E tu chi sei? ›› Chiede dunque, accennando poi un cordiale sorriso.
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Altro? › › Chiese non capendo, inarcando un sopracciglio. ‹ ‹ Scusa, dove hai detto che abiti? › › Continuò. C'era qualcosa di strano a cui non riusciva a venirne a capo in quel piccolo esserino. Sembrava sorpresa, genuinamente spaventata al vederlo, come se non si trovasse veramente a contatto con la realtà in cui vivevano. Tanto che per un istante Hasan pensò ella avesse subito chissà quale trauma cranico, e subito dopo ch'egli fosse sotto l'effetto di qualche strano allucinogeno; peccato però non avesse mai fumato niente in vita propria. ‹ ‹ Sono Rat, piacere di conoscerti Ví. Quindi tu mi stai dicendo che non hai mai visto qualcuno come me? Proprio mai? › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Altro, si. Quelli che vivono nel mondo si chiamano altri e sono pericolosi esattamente come il mondo. ›› Asserisce con convinzione, portando le mani chiuse a pugno sotto il mento. ‹‹ Ciao Rat, ho visto mamma e papà! Ma loro non sono '' altri ''. È la prima volta che vedo qualcuno del mondo, io abito nel bosco! oh no, non dovevo dirlo. ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Sai che anche tu vivi nel mondo, vero? › › Disse Hasan continuando a non capirla. ‹ ‹ Aspetta fammi capire bene, vivi nel bosco coi tuoi genitori da quando sei nata, e non hai mai visto cosa ci sia oltre esso? Mai mai? › › Com'era possibile una cosa del genere?
ᴠᴇᴇ Sbatte le palpebre diverse volte e lo guarda. ‹‹ Si, so dove vivo! Ma il mio lato di mondo non è pericoloso, cioè.. casa mia non lo è. Anche se vorrei vedere il tuo lato di mondo. Ma è pericoloso! Non voglio morire. ›› Si è sempre chiesta il motivo di quell'isolamento, tuttavia adesso che il forestiero è dinanzi a lei si chiede anche perché vivano da soli e perché lui sia vestito in quel modo. ‹‹ Mh mh, esattamente. Non sono mai andata a scuola ma -- non sono un ciuchino come Skeetie, papà mi fa lezioni su tutto. ››
ʜᴀsᴀɴ Hasan tornò seduto, a gambe incrociate come Buddha e la guardò per un attimo passandosi una mano tra i capelli castani, leggermente ondulati. ‹ ‹ Perché pensi che il mio lato di mondo sia pericoloso? › › Chiese dunque cercando finalmente di capir. C'era qualcosa che non lo convinceva per niente nel di lei racconto, e non intendeva viaggiar troppo con la fantasia, ma se fosse stata lei quella realmente in pericolo non l'avrebbe di certo lasciata lì, così. Non che egli non sapesse ci fossero persone che vivevan nei boschi, per scelta, ma addirittura da isolarsi così tanto e reputare gli altri estremamente pericolosi? No, qualcosa non gli quadrava sul serio. ‹ ‹ Scusa la domanda, ma quanti anni hai? › ›
ᴠᴇᴇ L'osserva con genuina curiosità e dondola sul posto, dando una sistemata alla gonna che solleva leggermente per superare un cumuletto di fango e poter sedere al suo fianco e fissare quel dolce brillar dell'acqua sotto le ultime luci del sole. ‹‹ Me l'ha detto papà, non mi ha detto perché è pericoloso -- ma così dice papà. ›› E solleva le spalle. ‹‹ Sono curiosa del mondo esterno, ma sono anche molto spaventata. Ho diciotto anni, comunque. E tu? ›› Poi l'osserva sorridendo. ‹‹ Sei vestito buffo! ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Vestito buffo in che senso? › › Chiese allor egli, continuando a rigirarsi tra le dita quel pezzo di cristallo grezzo, con cui intendeva costruirci un anello, prima che ella lo prendesse completamente alla sprovvista. ‹ ‹ Perché tuo padre di veste anche lui seguendo il tuo stile? › › Continuò indicandola da capo a piedi, con uno svogliato gesto della mano. ‹ ‹ Io ne ho ventitré, e ti assicuro che fuori da qui le cose non stiano esattamente come dice tuo padre. È vero i pericoli ci sono ma gli ` altri ` come li chiami tu non sono tutti cattivi. E di certo nessuno vuole mangiarti per cena, a meno che tu non ti trovi davanti ad un cannibale. › › Spiegò con un piccolo sorriso a fior di labbra.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Si, la mia intera famiglia si veste così. Sono abiti che cuce mia mamma. ›› E gioca con piccoli fili d'erba, ponendo le gambe in avanti e muovendo i piedi, che sbattono l'uno con l'altro. ‹‹ Cos'è un cannibale? Un animale? ›› Chiede dunque, piegando la testa e giocando con la propria collana, da cui pende un cristallo. ‹‹ Come sono le cose lì fuori? ››
ʜᴀsᴀɴ Hasan osservò quei di lei atteggiamenti a dir poco fanciulleschi, chiedendosi come potesse qualcuno essere tanto naive ed al contempo, tremendamente spensierato. Sembrava sul serio che le andasse bene la vita che viveva, aldilà della di propria già ben palesata curiosità. ‹ ‹ Un cannibale è un ` altro ` che mangia ` altri. ` Ma lo fa perché è schizzato, non siamo tutti così. E fuori le cose sono normali, per alcuni monotone. Non lo so ... Dovresti vederlo coi tuoi occhi per capire. — Anche quella l'ha fatta tua madre? › › Chiese infine indicando la piccola collanina al di lei collo.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Sarebbe bello poterlo vedere con i miei occhi ma non posso. Papà dice anche che se me ne andassi darei alla mia mamma un dolore immenso. Dice anche che non bisogna parlare del mondo esterno, con lei. ›› E alza nuovamente le spalle, posando due dita sulla collana per acciuffarne il cristallo. ‹‹ Oh no, questa no. Non possediamo mezzi per creare queste cose, credo. Un giorno l'ho semplicemente trovata nel bosco e l'ho presa, per ricordarmi che esiste altro lì fuori. Poi mi piaceva il suo colore, il verde è il mio preferito! Tu ce l'hai un colore preferito? ›› Chiede dunque sporgendosi curiosa nella sua direzione. ‹‹ Hai un sacco di segni sulla pelle, come Kratos! Lo sai che è figlio di un Titano e di una ninfa? Il mio secondo nome è Nymphes! ›› Che stia parlando troppo? Suo padre non ne sarebbe per nulla contento.
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Puoi sempre uscire a vederlo e poi tornare senza che loro lo sappiano, no? › › Disse Hasan, tornando a poggiar lo sguardo sul cristallo, che avvolse con del sottil fil di ferro. Quella per i gioielli era una passione ereditata dal padre, o meglio coltivata attraverso i racconti di sua madre su quest'ultimo, dal momento in cui l'uomo li aveva abbandonati quand'egli era ancor troppo piccolo, per ricordar la verità. ‹ ‹ Quindi è tua madre che ha scelto di farvi vivere qui? › › Continuò egli. ‹ ‹ Comunque si ce l'ho un colore preferito, l'azzurro. Ma in generale mi piacciono tutti i colori, specialmente quelli dei cristalli tipo l'ametista. Ad esempio, sai che il ciondolo della tua collana sia un pezzo di avventurina verde? › › E rise, sentendo quel paragone per i tatuaggi sulle braccia, visibili per via della t-shirt bianca immacolata, che copriva gran parte di questi ultimi, specialmente sul petto. ‹ ‹ La mia conoscenza in fatto di mitologia si ferma a quanto ho imparato a scuola. Il mio secondo nome è Marat. Rat per gli amici, che dicono io somigli ad un topo di fogna. Comunque Nymphes è molto più carino come nome. › › Concluse tornando a sorriderle.
ᴠᴇᴇ ‹‹ E se mi accadesse qualcosa? E se non sapessi come tornare a casa? ›› Chiede, visibilmente in ansia, calmandosi poi quasi repentinamente lanciando un sassolino che accarezza la superficie del fiume. ‹‹ Credo che si, sia lei ad aver scelto di vivere qui. È un posto che la fa stare tranquilla. Papà dice che ne ha bisogno, ma non so perché. ›› E osserva le sue mani lavorare, sorridendo tranquilla, d'altro canto non riesce a sentirsi in pericolo. ‹‹ Non lo sapevo! Sembri intendertene molto. ( ... ) io invece amo la mitologia, se torni qualche volta potrei insegnarti qualcosina su di essa. E non somigli ad un topo di fogna! Sai, una volta un topino è entrato in casa nostra, era molto carino! ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Oh quindi io non sono carino? › › Chiese fingendosi tremendamente offeso. ‹ ‹ A tornare torno, anche perché si sta facendo davvero tardi e dovremmo entrambi rientrare a casa, io nella mia e tu nella tua. Specialmente tu, a meno che non vuoi tuo padre si arrabbi e non ti lasci più uscire. › › Disse sorridendole appena. ‹ ‹ Non hai un telefono cellulare, vero? — Comunque sì di cristalli ne so abbastanza, sono molto legato alla natura e a tutto ciò che significa vita. › › Ammise, lui che non raccoglierebbe neppure un fiore e che sta attento a non calpestar neppure una formica; per questo non capiva neppure come avessero fatto le autorità ad accusarlo della morte della ragazza ch'egli, un tempo, amava.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Oh no no, intendevo dire che sei più simile ad un topolino che ad un vero e proprio ratto! Sai di quelli carini, con il musetto adorabile e i baffi. ›› Un sorriso dolce le veste le labbra nel mentre si alza. ‹‹ Io posso restare fuori fin quando non si vedono le lucciole, a patto che me ne stia nei dintorni di casa. Vuoi vedere casa mia? Da lontano però, abbiamo i cavalli, le mucche, i maialini e un asino super piccolo! Poi abbiamo anche i pomodori, tanta verdura -- oh no lo sto facendo di nuovo, scusa! È che sei la prima persona con cui parlo che non conosce niente di me. Sono felicemente agitata! ›› E fa qualche passetto, allungando la mano nella sua direzione. ‹‹ Non so cosa sia un telefono cellulare..ma anch'io sono molto legata alla natura. Sai che conosco ogni proprietà delle piante nel bosco, che siano esse curative o no? ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Non scusarti. › › Disse egli, alzandosi a propria volta; e tirando fuori dalla tasca l'orologio da taschino di suo padre, lasciò cader in essa la collana appena fatta. ‹ ‹ Ci vengo, ma sto poco perché casa mia è parecchio lontana da qui e sono a piedi. › › Spiegò guardando l'ora, abbasandosi a raccogliere la propria felpa, che indossò poi con gesto svelto. ‹ ‹ Comunque devo portarti un telefono se riesco, ed insegnarti ad usarlo, così se è brutto tempo e non possiamo vederci, almeno ti rimane un contatto col mondo che non conosci. › › Disse, e le sorrise infilando le mani nelle tasche dei jeans. In qualche modo quella ragazzina lo faceva stare in pace con se stesso, ma non era ancora pronto al contatto con un altro essere umano. ‹ ‹ Io so riconoscere i funghi velenosi. Comunque se mi fai strada ti seguo — e mi stai dicendo che le lucciole esistono davvero? Non ne ho mai vista una! › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Potrei prestarti il mio cavallo per tornare a casa ma non credo sapresti dove metterlo, poi. ›› Una risata cristallina e delicata, che ricorda quasi quella piccola pietra che sfiora la superficie dell'acqua con eleganza le esce dalla labbra. Sua madre le ha insegnato a non ridere in maniera '' sciocca '' troppo rumorosa e coprirsi la bocca, ed è ciò che fa. ‹‹ Quindi il telefono serve per sentire le persone che non sono vicine a noi? Cioè tipo tu sei lì dentro e puoi parlare con me? ›› Chiede adesso confusa, mentre inizia a camminare stando attenta a rami sul terreno e pietre. ‹‹ Io no, ammetto di aver rischiato spesso di raccogliere quelli velenosi. ( ... ) Il bosco è un posto magico sai? Specialmente il posto dove eravamo prima, che inoltre è il mio preferito. Esistono davvero e sono molto belle. Le trovo anche molto romantiche! Ma forse troverei romantica qualsiasi cosa. Adoro le cose romantiche! ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Sei gentile ma temo tu abbia ragione, nel mio garage non c'è spazio per il tuo amichetto. › › Ribatté egli, calciando distrattamente qualche sassolino nel tragitto. ‹ ‹ Non proprio comunque, io sarei a casa mia non nel telefono, ma ti arriverebbe un mio video in diretta, dal mio telefono al tuo. › › Tentò di spiegarle. ‹ ‹ Poi ti spiegherò meglio. › › aggiunse. ‹ ‹ E fidati non ti ci facevo proprio romantica, visto il tuo essere appena uscita da qualche trilogia sulle fate e chissà quale mondo perduto. › › Scherzò infine.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Uhm sono un po' confusa! Come si fa ad essere nel telefono di qualcuno e contemporaneamente a casa propria? Aspetta -- hai dei poteri magici? ›› Sgrana dunque gli occhi, brillanti e felici come quelli di una bambina dinanzi a dei dolciumi. ‹‹ Io sono un alseide, come Callisto e Anthea, loro erano ninfe buone che concedevano passione e cure a chi attraversava il bosco. Ho letto della passione nei romanzi che divoro, le donne innamorate vengono descritte come passionali. Credo che sia un sinonimo di romantiche..! ›› Gli sorride e indica poi in lontananza, quella grande casa fatta di legno, circondata nei lati da un campi pieni di colture. ‹‹ E quella è casa mia. ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Oh le mie più sentite scuse mini ninfa. › › Disse Hasan alzando le mani in segno di resa. ‹ ‹ Non è che sei nel telefono, è solo una tua versione fatta di pixels, e no non ho poteri magici. › › Proseguì trattenendo una lieve risata. ‹ ‹ Oh quindi i libri sai cosa siano, almeno quello. Cominciavo un po'a preoccuparmi. › › Concluse osservando la casa, che sembrava un'accurata rappresentazione del vivere in maniera modesta, visto gli orti e il bestiame attorno. Potendo scegliere si sarebbe volentieri trasferito anch'egli in quella pittoresca oasi di pace.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Cosa sono i pif..fixtel? ›› Chiede perplessa, gonfiando poi le guance. ‹‹ Hey! Guarda che io leggo molto e so cosa sono i libri! Sono praticamente la mia unica compagnia qui. ›› Ammette con un velo di tristezza che sparisce dietro un sorriso. ‹‹ Tornerai davvero? ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Lascia stare te lo spiego un altro giorno. › › Disse Hasan guardandola con tenerezza. ‹ ‹ Qual è l'ultimo libro che hai letto? › › Chiese poi, riprendendo il ciondolo dalla tasca. ‹ ‹ Prendilo › › Disse aspettando ella gli allungasse la mano per poter lasciarlo cader nel di lei palmo. ‹ ‹ Non è un regalo, ma una garanzia. Tornerò a riprenderlo. › › Concluse con un piccolo sorriso in volto.
ᴠᴇᴇ ‹‹ Un grande classico di questi tempi, Anna Karenina. “ Capì che, non solo ella gli era vicina, ma che ora non sapeva più dove finiva lei e dove cominciava lui. ” ›› Sorride dolcemente, passandosi qualche ciocca rossa dietro le orecchie. Poi osserva l'altro ed apre la mano accogliendo il ciondolo che lui le lascia. L'osserva e lo stringe delicatamente verso il petto. ‹‹ Me ne prenderò cura. ››
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Il mio peccato principale è il dubbio. Io dubito di tutto e mi trovo sempre nel dubbio. › › Replicò Hasan, di gran lunga più razionale. ‹ ‹ Non farlo vedere a tuo padre però, non voglio crearti problemi. › › Le consigliò poi. ‹ ‹ È il caso io torni indietro ora, si è fatto davvero tardi. › ›
ᴠᴇᴇ ‹‹ Oh no, preferisco : scese, evitando di guardarla a lungo, come si fa col sole, ma vedeva lei, come si vede il sole, anche senza guardare. ›› Ancor un sorriso e un annuir del capo. ‹‹ Si, sarà meglio. La notte è bella, così come la luna, ma anche terribilmente pericolosa. ›› E s'allontana di qualche passo, uscendo dall'alta vegetazione. ‹‹ Ti aspetterò. A presto, nuovo amico. ›› E così, con il sorriso più smagliante che possa fare, si volta camminando verso casa.
ʜᴀsᴀɴ ‹ ‹ Perchè sei proprio un'inguaribile romanticona. › › Ribatté Hasan ridendo genuinamente; una risata davvero lieve ma pur sempre veramente genuina, dopo tanto tempo. ‹ ‹ Sogni d'oro, Vi. › › Concluse infine.
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Come Essere una (Vera) Lady – In Viaggio pt. 1
(oppure un Compendio sul Viaggiare Senza Farsi Notare)
‼️Questo blog ha lo scopo di riportare le avventure di unǝ autore profondamente neurodivergente ed introversǝ che ha deciso di usare un masking femminile, in quanto she/them, per sopravvivere alle normali e quotidiane disgrazie della vita ‼️
Premessa: perché Lady e non “Signorina”?
Perché Signorina ha una connotazione intrinseca che include diversi stereotipi di genere: presuppone che la persona sia una ragazza, che sia in età giovanile, che non sia sposata e ha un generale senso paternalistico del termine, dove invece Lady ricopre l’intera età adulta, senza discriminazioni di orientamento di genere (questo blog è gender neutral, nonostante l’autrice abbia deciso di ricoprire un’identità femminile, tutto ciò che viene scritto può essere facilmente intercambiato con altri vestiti/oggetti, poiché non è quello il punto di essere una Lady, un Monsieur or a Majesty), sessuali, religiosi o culturali.
Ma incominciamo: se vi dovesse capitare la disgrazia di dover fronteggiare la prospettiva di un viaggio e tutto ciò che lo circonda, questo è il post(o) che fa per voi 🌸
Non è infatti cosa desueta o sconosciuta ai più che le affollate metropolitane, autobus, treni, aerei e (il cielo non voglia) barche, mostruosi scempi di arroganza umana (nota: chi scrive, soffre tremendamente il mal di mare), quando già Monsieur Douglas Adams magistralmente appellava che non esiste lingua che contenga al suo interno la frase “bello come un aeroporto”, suscitino una normale fonte di stress.
La gente che poco prima amavate con giovialità ora diviene una folla imperscrutabile che si frappone tra voi e la meta. Solo il tempo e il fato decideranno la vostra sorte. Siete, insomma, in mano ai mezzi pubblici.
Ecco, quindi, una piccola serie di trucchi che lǝ vostrǝ adoratǝ ha trovato utile per fluttuare in questo formicaio di viavai frenetico 💅✨
Intanto, una Lady non si avvicinerebbe mai a nessuna stazione con i mezzi pubblici. Ella discende da un’auto privata (che costa meno del taxi), essendo assolutamente proibitivo attraversare la stazione a piedi, sulla quale è stata di cortese compagnia all’autista, oppure in dignitoso silenzio (se l’ansia è eccessiva) a lavorare sul suo telefono.
Scendendo dalla macchina, sfilerà fuori, in ampio (ma non troppo, una mezz’ora basta e avanza) anticipo, fermandosi un soltanto per concedersi l’ultima sigaretta prima del viaggio (meglio se elettronica e dal profumo forte) come a lanciare un ultimo sguardo da turista a quella che è la sua stessa città.
Una Lady è impassibile davanti al caldo, poiché si è ampiamente bagnata nel profumo poco prima di uscire: il suo vestito scende fino alle gambe (il che risparmia una noiosa depilazione, in caso serva) e concede giusto un paio di scarpe comode, o eleganti, a vostra discrezione. L’autore, inseparabile dalle sue converse nonostante l’età, le metterà ostinatamente sotto qualunque cosa, in quanto nere.
Il vestito è “adeguato”: elegante, certo, che spicchi, senza essere eccessivamente appariscente: un evidente compromesso tra la comodità e le nobili inglesi (ne potete rintracciare uno per 20€ in qualunque bancarella/negozietto).
Una (Vera) Lady si è preparata in anticipo: ha scelto con cura una delle due braccia, solitamente quella con cui scrive, su cui sviluppare una serie di muscoli sconosciuti alla maggior parte della popolazione umana, capaci di una forza straordinaria. Ovviamente, ciò non è deducibile dall’occhio esterno, poiché una Lady sa sempre come ben celare questa sua abilità sovrumana sotto frappe e pieghe del vestito, ma che ha evoluto con uno scopo preciso: mantenere in perfetto equilibrio una borsa petite, di capienza pressoché nulla ma rinforzata in metallo, e la borsa da viaggio, il cui peso e volume sono assolutamente indecifrabili, a parte essere completamente proporzionati alla sua figura.
La borsa non deve mai poggiare sulla spalla, un grossolano errore da principianti, ma delicatamente sostenuta dalla piega del gomito, mentre discende la scala mobile con estrema classe e tuttavia senza mancare di non distogliere mai lo sguardo dal telefono.
Una Lady è sempre impegnata (anche se è scrollare facebook/IG)
Com’è noto, cuffie e zaini, di alcun genere, sono assolutamente vietati: poiché suggeriscono un mondo di cui Lei non fa parte, come una creatura discesa per un mero momento, abbassandosi ad usare i mezzi pubblici come i comuni mortali. Dunque, la (Vera) Lady indossa sempre AirPods, se (Vera) saranno naturalmente Apple.
Altrimenti, inutile fingere: la copia è peggio dell’originale, quindi avrà optato per una marca che, cinguetterà, è parimenti sofisticata (irl, non lo è, ma ha un miglior rapporto qualità/prezzo, ricordiamoci sempre che è una performance).
È chiaro che le sedie situate per i passeggeri siano fuori questione, in quanto simbolo di povertà economica o stanchezza fisica, nessuna delle quali rientra nel Suo panorama (ma assolutamente in quello di chi scrive e che agogna un attimo di riposo).
Dunque, una Lady sbufferà indignata, diverse volte, roteando visibilmente gli occhi al cielo mentre rimane composta in fila alla cassa del bar in prenderà un caffè, (rigorosamente) dell’insalata di frutta e una bottiglietta d’acqua: il tutto, ovviamente, rincarato, ma a Lei non importa (lǝ vostrǝ scrittorǝ invece ha sentito il cuore sprofondare alla vista dello scontrino e per un secondo ha tentennato in questa avventura). E invece.
La fauna di una Stazione ad Alta Velocità non differisce in alcun modo, anche se potrebbe suggerire diversamente, dal resto di una normale stazione, ad eccezzione d'un'abbondanza di Ragazzi Europei o US in Viaggio Per l’Europa e Coppie Sopra i 40.
Per i primi, la presenza della Lady creerà una certa confusione: nel momento in cui gli chiederà in prestito una sedia parlando inglese, dopo aver trovato uno squallido tavolino, ma il più pulito della sua fila (a questo punto, perché non fingersi turista fino in fondo?).
La seconda categoria è più ostica da aggirare, in quanto la figura della Giovane Donna sembra essere per loro un fastidioso pensiero intrusivo, il ricordo di quello che avrebbe potuto essere e il sogno di una ragazza che, nel suo sbocciare, sembra essere così arrivata. Già arrivata.
Poco sanno di chi vi sta scrivendo e dunque non può che sfuggire un sorriso ironico, che li infastidirà ulteriormente.
Una (Vera) Lady, sempre nella sua avventura di poter bere il suo caffè, è sempre accorta che nulla dei suoi possessi tocchi nulla, ma se proprio deve scegliere, il pavimento è il più grande nemico. Sarà quindi sempre puntualmente attenta che il vestito, seppur lungo, non sfiori mai il suolo, dando l’impressione che una volta giunta a destinazione, brucerà quelle scarpe immonde.
[fine parte 1]
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Bomba atomica, e pure sporca
Bomba atomica sporca negli aerei di linea, forse anche kamikaze con bagaglio a mano
Sembra si stia chiarendo in che modo pensano di colpire l’Europa ( e non solo l’Europa, probabilmente anche le Americhe) con l’atomica senza che si possa fare niente per fermarli: “Lac-Mégantic” Si, hanno intenzione di rifarlo, ma non con un treno, come a Lac-Mégantic, dove oltretutto mancò la carica radioattiva perché il contrabbandiere di uranio non si trovava più sul treno al momento dell’incendio Questa volta useranno degli aerei, aerei di linea e privati per il loro attacco atomico a tradimento, quindi voi capite che non sarebbe possibile intervenire in nessuna maniera, quindi allarme rosso fuoco per tutti gli aereoporti del mondo, controlli massicci soprattutto per gli aerei dei privati, soprattutto quelli che volano a bassa quota o che volano in addestramento (sopra casa mia ne volano sempre tanti), allarme rosso fuoco anche per l’aeronautica e gli aerei super veloci, non dimenticate mai che il sabotaggio di veicoli è un classico di ogni guerra sporca Controllate accuratamente cosa trasportano gli aerei perché una bomba sporca non ha la forma di una normale bomba atomica, può essere molto più piccola e più leggera e può essere nascosta ovunque, anche dentro un bagaglio, una cassa, qualunque cosa che possa per diritto essere trasportata su un aereo di linea o su un aereo che trasporti merce Non sottovalutate questa informazione perché potrebbe essere quella esatta L’altra possibilità sarebbe il lancio da una piattaforma in mezzo al mare, oppure una portaerei o una nave da crociera sequestrata da dirottatori, ma in questo caso si tratterebbe di missili
Mi arriva adesso una nuova informazione: potrebbero essere dei kamikaze e la bomba potrebbe essere nel bagaglio a mano oppure essere della gente che si porta dietro una bomba nel bagaglio a mano e non sa di averla Fate controlli accurati e non trascurate nulla
Il mondo é nelle vostre mani, se fallirete moriremo tutti
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Sogno assurdo è reale. Doloroso in trovo il mio telefono spezzato in due e poi anche la mia carta di credito. A spezzarli è stato Lorenzo Fe insieme ad Arianna (la figlia di Ste) così, senza motivo, per cattiveria, dispetto…
Sono con EV è una signora bionda, mi viene sonno ma devo aspettare Claudia che arriva tardi, le presento la signora e poi loro fanno amicizia, si attardano allora io ed EV usciamo e le lasciamo lì. Andiamo nell’appartamento vicino, buio, moderno e scuro come uno studio psicologico, con divani in pelle di stile classico moderno. EV ed io ci mettiamo a dormire su brandine di fortuna, al risveglio trovo solo la metà superiore del mio telefono. Sono disperata! Non capisco! EV si guarda in giro, poi nella stanza principale troviamo Arianna: aria strafottente, di sfida, di menefreghismo. Come è entrata? Perché ha rotto il mio telefono? Non è stata lei, è stato Lorenzo con un suo amico, ma li ha fatti entrare lei con la sua vecchia copia delle chiavi perché in quell’appartamento ci ha vissuto con Stefania.
C’è un sacco di gente, Stefania viene convocata, ma lei arriva distratta: ha da fare! Non riesce a controllare sua figlia ma secondo lei è normale… se ne vuole andare attraverso un grande campo arato scuro, di terra scura scura, io sono furiosa e addolorata: voglio il mio telefono! Voglio un rimborso! Trovo il pezzo inferiore del telefono e la cover separata. Poi scopro che anche la carta di credito è stata spezzata. Chiedo ad EV perché Lorenzo ha fatto questo, è triste, sconsolata, e non lo sa. Vorrei chiederlo a lui, ma non c’è. Però lo ha fatto per dispetto, per fare uno sgarbo ad EV. Intanto arriva Elettra, è dispiaciuta, ma come sempre, non sa e vorrebbe essere utile, ma non riesce. …
Poi mi sveglio e il telefono è sotto il cuscino, EV ha mandato 2 real su Instagram e ha ritwittato un post
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sto ancora male. ho questo nodo alla gola che non so perché non passa mai . quando sono da sola mi viene. non sempre. ma faccio fatica a fare le cose. mi mette tanta tristezza addosso e mi toglie la motivazione. mi spinge a sfogarmi sulla pelle, a farmi del male, rovinarmi e sentirmi in colpa. io ci provo ma sono anni che è cosi. faccio miglioramenti ma poi ci ricado. pian piano spero di farcela, di non sfogare il mio dolore in questo, di accettarmi e non guardarmi e farmi schifo, perché quando mi rovino la pelle mi faccio ancora più schifo. Poi devo coprire ciò che faccio perché se la gente vede chiede o semplicemente non è bello e mi vergogno.
Non riesco a smettere e questo aumenta il mio nodo alla gola. vorrei capire come sfogare la mia tristezza perché non so come fare. Vorrei sentirmi bella, o almeno avere una bella pelle come una volta o perlomeno non come ora, segnata dal mio dolore. qui posso dirlo perché nessuno della gente che conosco sa. l’avevo accennato a mia cugina e mio fratello lo sa ma non riesco ad uscirne. è come se anche il dolore mi piacesse ora, il dolore che mi faccio. vorrei non procrastinare più e occupare al meglio il mio tempo. lo vorrei tanto. ci sto provando anche su quello con molta fatica e vedo che i risultati li sto avendo pian piano. devo aver pazienza anche su quello. purtroppo i brutti momenti hanno portato a questo. a stare a letto pensando che risolva le cose, ma non è cosi, le peggiora.
La gente pensa che io abbia una pelle normale ma non è cosi. la gente pensa che sia semplice, qualcuno capisce che sono problematica ma non sa di queste mie difficoltà. non lo sa e il fatto che pensino meglio di me di quel che è realmente mi fa sentire sotto pressione. Io spero di farcela e darmi una mano. Non vedo l’ora che questo groppo in gola se ne vada perché ce l ho da fin troppo tempo e mi toglie la voglia di vivere.
11dic22
#my liberation diary#pensieri#my thoughts#scrivere#emozioni#esperienze#sadnees#daily life#tired of life#frasi vita
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Ho un adorabile meccanismo autodistruttivo che, quando improvvisamente nella mia vita smettono di esserci stress e drammi, piuttosto che sperimentare un po’ di scialbo e inoffensivo piattume esistenziale, fa in modo che io sia l’artefice di nuovi più emozionanti drammi e struggimenti :-)
ah che bello non annoiarsi mai, félicitations claudia che comportamento maturo per questi quasi 27 anni della tua saggia persona, on dirait plutôt un’adolescente rimbecillita :-) :-)
vfnklo ti blocco stupida demente
by il tuo cervello in fuga
ADDDIOS
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